Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: primachespuntilsole    30/12/2014    0 recensioni
"Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..."
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bimbo..
Or apotrò baciare solo in sogno
Le fiduciose mani...
E discorro, lavoro,
Sono appena mutato, temo, fumo...
Come si può ch'io regga a tanta notte?...
Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M'avresti consolato...
Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...
In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...
E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...
Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio..
Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
[...]
Giuseppe Ungaretti -Giorno per giorno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da: Alex
A: Charl
 
Casa mia, 10 minuti.
19.11.2013; 08.13 p.m.
---------------------------------
Da: Charl
A: Alex


Arrivo.
19.11.2013; 08.15 p.m.
---------------------------------

Charlotte.  08.26 p.m.
Aveva ancora le tracce della sorpresa che ha provato mentre leggeva il messaggio di Alex. Che coraggio.
Prese le sue cuffie cercando una colonna sonora adatta. ‘Are you mine?’; era perfetta.
Mentre si metteva il giubbotto la canzone le pompava nelle vene.
Si guardò allo specchio; i capelli neri arrabbiati, gli occhi stanchi e più azzurri del solito, il viso minuto, il suo nasino alla francese e quelle labbra carnose e rosee. Era bella ma non lo sapeva.
Decise che non aveva voglia di truccarsi, prese le chiavi e uscì.
Il viale Turati era già vuoto e illuminato dalla flebile luce dei lampioni e di qualche negozio ancora aperto.
La casa di Alessandro era alla fine della via.
Charl cercava di non pensare, di trattenere la rabbia. Togliersi dalla testa quell’immagine era ancora difficile, era già passato un anno.
Fissò per due lunghi minuti il citofono, poi suonò.
 
Charlotte trovò Alessandro ad aspettarla sulla porta.
Alessandro la trovò bellissima come al solito, così, senza trucco, senza grandi frasi o tratti da modella. Era bella nel suo piccolo visto e nel suo corpicino.
Quando la abbracciava ha sempre creduto di poterla rompere. Sapeva di averlo fatto, più di una volta. Anche lei  lo sapeva, se lo ricordava bene.
Lui la guardava e non riusciva a non vedere la sua dolce anima che suonava aritmo di rock e poesia . Tutto quel sentimento, quelle idee, quel sorriso, Alessandro si è sempre chiesto come tutta la anima di Charlotte potesse starci in un corpicino così.
Aveva tutto un universo in quel corpo.
Charlotte lo guardò.
Aprì i suoi occhioni color mare.
Non era cambiato da un anno a questa parte. Era rimasto uguale.
Con quei suoi capelli biondi, le labbra rosse. Gli zigomi alti e la mascella squadrata.
Il pomo di Adamo pronunciato, ma non troppo. Le vene del suo collo si muovevano a ritmo del cuore.
Le loro labbra si schiusero.
-Entra pure.- Alex si scansò e fece segno di entrare. I loro corpi si sfiorarono per un istante .
-Allora, cosa c’è di così importante da volermi ‘convocare’?-
Erano nella camera di Alex. Non si sentivano altri rumori provenire dal resto della casa, i suoi dovevano essere fuori.
Charl camminava sfiorando le copertine dei cd in vinile che aveva su tutte le preti della camera. –Non sono cambiate. Sono sempre le stesse, anche il giradischi è nello stesso posto.
Disse Alex tormentandosi le mani e irrigidendo la mascella. Abbassò lo sguardo per rialzarlo quando Charl si volto verso di lui con un sorriso aspro.
– Non avevo dubbi. Non hai risposto alla mia domanda, Alessandro.
- E’ passato un anno. Domani è un anno da..- Venne interrotto.
-Da quando hai scopato con un'altra?- Charl smise di guardare la sua collezione di vinile e si girò verso di lui.
- Da quando ti ho tradito. Si.-
- Non mi piacciono i giochi di parole. Non mi piacciono più. Dimmi chiaramente cosa vuoi Alex, perché le tue parole mi fanno schifo.-
- Charl io ho fatto un cazzo di errore! E lo so, ho sbagliato! Va bene? - Alessandro scandì bene le parole. -Io ho sbagliato.- Urlava.
-Dove vuoi arrivare? Dimmi ,dopo un anno, dove cazzo vuoi arrivare! Non riesco più a guardarti senza vederti a letto con quella troia.- Adesso stavano urlando entrambi.
- Charl, io ti giuro, mi dispiace. Charlotte credimi, ti prego.- Si avvicinò a lei e le prese il viso tra le mani.
Si guardarono negli occhi.
A Charlotte sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi.
A Alex tremavano le mani.
-Si è stancata?
-cosa?
Si  è stancata di te e allora adesso mi chiedi scusa?
Charlotte non c’è mai stata un'altra io non voglio lei io voglio te. Io voglio baciarti sotto le stelle . giocare a palle di neve con te .
- Abbracciarti quando dormi. Ridere con te. Potrei anche ascoltare Ed Sheeran per te.-
-Sono stanca di queste stronzate Alessandro, valle a raccontare a qualcun altro-.
Si divincolò dalle mani di Alex e se ne andò sbattendo la porta.
-Ti amo Charl, cristo! Io ti amo!- Urlò Alessandro, un urlo colmo di tutta la disperazione delle notti di quel maledetto anno. Si mise le mani nei capelli, si accovacciò. Il suo visto sgorgava il mare.
-Ti amavo anche io. – Sussurrò Charlotte scendendo le scale. 
Si mise le cuffiette. Cominciò a singhiozzare. Corse.
Si buttò subito sulla poltrona vicino alla finestra e guardando il mondo, pianse. Urlò.
Strano l’amore di quei due, così forte e così debole. Poteva sconfiggere il mondo, ma si rompeva con un soffio.
Non erano mai stati bravi a tenersi. Erano stati bravi ad amarsi. A guardarsi. A volersi. A sorridersi. Erano due pezzi di un puzzle, ma erano i pezzi giusti? Di sicuro erano due pezzi che sapevano stare vicini, ma forse non riuscivano a incastrarsi fra loro.
Erano due anime fragili.
Due metà di qualche libro.
Quella sera Charlotte guardava il mondo da camera sua, senza avere più certezze. Senza parole. Senza riuscire a muoversi, a uscire da quel piccolo mondo che la riparava quando niente riusciva a farlo.
Quella notte Charl non dormì.
Quella sera Alessandro andò sul lago e guardò il suo mondo al contrario, l’unico mondo che gli dava speranza.
Quella notte Alessandro non dormì.
 
Gabriele 19.11.2013; 05.37 p.m.
La vide che passeggiava per la strada . Lei e i suoi capelli corvini. Il suo rossetto nero. La sua bombetta. I suoi gambaletti. Il suo eyeliner intorno agli occhi.
Era lei.
Il cuore di Gabriele si fermò e lui smise di respirare. Riusciva solo a guardarla, li con le sue amiche, sorridente. Il mondo che le cantilenava in torno. Lei era li, bellissima.
Lo vide. E anche il cuore di Letizia si fermò a guardarlo.
Erano li fermi immobili da il lati opposti della strada, non respiravano più. Le bocche aperte, gli occhi negli occhi.
Tirarono un lungo respiro. Il mondo per un attimo era fermo. Gabriele chiuse la bocca, si imbatté due o tre volte gli occhi, strinse i denti e si costrinse a girarsi.
Lei lo imitò rapidamente.
Iniziarono a camminare, sempre più veloce per poi correre. Corsero chissà per quanto, in direzioni diverse.
Gabriele si fermò, rivederla è stato un flash back orrendo e bellissimo. Non immaginava che sarebbe stato così intenso. Così carnale, per tutti e due.
Erano passati quanti? Due forse tre mesi? Non erano abbastanza per sopportare di rivederla.
Come poteva guardarla. Come poteva non correre da lei. Chiederle scusa dirle che era uno stupido e baciarla a perdifiato. Come poteva non farlo.
 
Letizia. 05.45 p.m.
Che brutto sogno. Vederlo per lei era sempre un sogno. Sta volta è stato brutto.
Gli occhi nei suoi occhi. Aveva ancora i brividi.
Erano distanti metri, ma lo sentiva a pochi centimetri di distanza.
Stesse sensazioni dopo mesi. Nulla era ambiato, lei credeva di si, ma non era cambiato niente. Il suo cuore era ancora sparso sul pavimento della sua camera.
Gabriele doveva essere una brutta storia nella sua vita, ma era ancora tutto il libro.
Gridò dalla rabbia e pianse.
Gridava e piangeva e correva.
Chi sa dove voleva andare, con quei piedi storti e quelle mani così piccole.
A volte Letizia credeva di poter toccare il cielo con quelle piccole mani, credeva di poter riuscire a cambiare qualcosa, nel mondo. Si sentiva parte di un progetto. Parte di qualcosa.
Chi sa dove lo teneva tutto quell’amore, per riuscire fingere di non vederlo più.
Ne aveva accumulato tanto, d’amore per Gabriele.
Fingeva fosse odio, ma non le riusciva bene. Anzi le riusciva piuttosto male.
Si chiedeva spesso di Charlotte, Elsa, Sam Alex e persino di Claudio.
Da quando Gabriele non l’ha più voluta non ce l’ha fatta a rimanere nei Prima dell’alba.
Chissà.
Chissà se era cambiato qualcosa.
 
Elsa. 19.11.2013; 04.38 p.m.
 
La sveglia di Elsa suonava da un quarto d’ora, ma lei di alzarsi, non voleva saperne.
Stava sognando.
Era con Sam e facevano l’amore come tante volte in passato, sotto le stelle. Era bellissimo. Ma quella sveglia era insopportabile. Si rassegnò e dichiarò sconfitta, per sta volta aveva vinto ancora la sveglia.
Prese la sveglia e la lanciò contro il muro, ma suonava ancora.
Imprecò, parecchie volte. Ma alla fine si alzò.
Andò in bagno e decise di farsi una doccia.
Uscì dalla doccia infreddolita e bisognosa del suo accappatoio caldo. Lo trovò e si guardò nello specchio appannato. Era una testa bionda con qualche tatuaggio sul petto.
Il volto era indistinto.
Strofinò via la condensa dallo specchio e si asciugò i capelli con l’asciugamano.
Si vestì- una gonna che più di una gonna sembrava un pezzettino di stoffa, una maglietta, la calzamaglia e la pelliccia- ,si truccò e uscì.
Camminò per le strade di Lecco e si fermò appoggiata al muro in un vicoletto, aveva un appuntamento.
Si accese una sigaretta.
Un ragazzo alto, sulla trentina la avvicinò. Lo aveva già visto un paio di volte, ma non riusciva a ricordarsi il nome.
-Ciao bellissima.
Ciao , mh.. come ti chiami- ci pensò su un attimo poi lasciò perdere. -Vuoi farlo qui o a casa tua?- Disse Elsa afferrandolo lentamente per la camicia e attirandolo a sé.
-Casa mia è qui vicino-. Lui aveva un sorriso complice.
-Va bene tesoro, andiamo allora.
Forse Elsa trovava sollievo nel sesso. Forse non la faceva pensare. A Sam, soprattutto.
Fingere per un attimo che le piacessero gli uomini era confortante per Elsa.
Ma mentre lo faceva pensava.
E pensava a Sam.
Alla loro storia.
Al loro amore, così sciupato, ma forte.
Povero amore, il loro.
Così puro.
Così vero.
Così sprecato.
Un amore così difficilmente si cancella.
Elsa questo lo sapeva. Fin troppo bene, purtroppo.
Lo avevano saputo entrambe dal primo momento.
Ma avevano rischiato lo stesso.
Povero amore, il loro.
 
 
 
-------------------------------
A: Samantha.
Da: Claudio.
 
Birretta in piatta?
08.14; p.m.
-------------------------------
Da: Samantha.
A: Claudio.
 
Ci sta, 5 minuti?
08.16; p.m.
-------------------------------
Da Claudio
A Samantha
 
Ti aspetto.
08.17; p.m.
-------------------------------
 
 
 
Claudio. 19.11.2013, 08.13 p.m.
 
Claudio guardava le stelle, ormai alte in cielo.
La luna quasi non si vedeva.
Il lago era calmo, la brezza leggera.
Si accese una sigaretta.
Chi sa se è vero che chi muore ti guarda dalle stelle. Claudio se lo è sempre chiesto. Sperava di si. Sperava che sua sorella lo guardasse da li, che lo vedesse tenere testa al padre come aveva sempre fatto lei, anche se per motivi diversi da quelli di Claudio. CI sperava proprio. Voleva farle vedere come si divertiva, come ballava, urlava. Voleva che sfogliasse la sua vita. Forse per questo preferiva la notte al giorno, perché aveva questa flebile illusione.
Qualcuno gli chiuse gli occhi con le mani.
- Sam, ci conosciamo da 17 anni, ancora con sti’ giochetti del cazzo?- La sua voce era seria, ma sorrideva.
-Sei sempre noioso, dai cazzo Claudio!-.
Risero di gusto tutti e due.
Sam amava farlo ridere, la risata di Claudio la contagiava.
Lui le stappò una birra e la abbracciò.
-Ti voglio bene Sam.- 
Claudio appoggiò la testa nell’incavo della spalla di Sam e le annusò i capelli neri e ricci, anche se per farlo dovette piegarsi un pochino per la differenza d’altezza ne valeva la pena, odorava di caramelle.
-Anche io Cla’, ma tutto bene?- Sam era un po’ stupita.
Claudio si distolse dall’abbraccio e la guardò.
Era sempre la solita Sam, giacca di pelle, trucco forse un po’ troppo pesante, piercing al naso e all’ombelico visibile dalla sua maglietta forse un po’ troppo corta per novembre. Mini gonna e calze strappate. Questa era Sam.
Claudio Tornò alla realtà.
-Ieri è tornato a casa.- Strinse la mascella e bevve un sorso di birra.
-Oh cazzo! Meno male! Erano giorni che non si vedeva- Sam sembrava sollevata.
-E’ tornato sbronzo.- Claudio era rassegnato.
-Ah. Cla, cazzo, mi dispiace.- Guardò a terra e sorseggiò la birra.
-Io e mia madre ci abbiamo fatto l’abitudine.-
 Ci fu una pausa.
-Una figlia morta e un figlio Gay. Penso di poter scrivere un manuale su come rovinare la vita alla gente.- Fece un sorriso amaro e sorseggiò la birra.
-Lo sai che non è colpa tua se sei gay. I miei ancora non accettano che sia lesbica e sono passati 5 anni. Sono passati solo 10 mesi Cla, vedrai che capirà.- Sam abbassò lo sguardo sul lago.
-Di solito i gay e le lesbiche non vanno d’accordo. Siamo l’eccezione alla regola?- Claudio cercò di distrarla e le sorrise.
-Noi siamo una fottuta eccezione, in tutto. Lo siamo sempre stati, per questo sei il mio migliore amico.- Sam alzò le sopracciglia e chiuse gli occhi, con fare sapiente.
-Puoi dirlo sorella.- Rise.
Risero.
-Allora brindiamo, alle eccezioni.- Sam alzò la birra con fare teatrale. Claudio fece la medesima cosa e brindarono.
Erano sempre stati così, è vero. Erano i bambini un po’ sfigati a scuola. Quelli che fumavano marijuana fuori dal liceo. Si conoscevano da quando avevano 2 mesi. Migliori amici da allora, mai un momento di esitazione.
Erano entrati nei Prima dell’alba insieme, forse un giorno si sarebbero persi tutti di vista, ma Claudio e Samantha sarebbero ancora insieme, su quella piattaforma.
Finirono la birra in silenzio.
La testa di Sam sulla spalla di Claudio.
Guardavano il lago, così calmo e così nero.
Quel lago che oramai era il loro lago, il lago dei Prima dell’alba.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: primachespuntilsole