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Autore: The two Rompi Balls    30/12/2014    0 recensioni
[Dal Testo:
Continuò nel suo discorso: – Questo esercizio…richiede l’impiego di molti muscoli ed è il più difficile che ci sia perché è direttamente collegato al suo umore, capisce? Per di più ormai è così complicato che poche persone ci riescono: perché continuano costantemente ad allenarsi giorno per giorno, e quando i risultati danno i frutti, provano una grande soddisfazione - sembrò finalmente ricevere un po’ d’attenzione –E in cosa consiste?–
-Sorrida– ]
Una fenice risorge dalla cenere, torna al fuoco per quanto tu la possa uccidere.
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Impallidì all’improvviso, non poteva essere vero. Scese dalla bici e la abbandonò per correre a casa sua; in quel momento non riusciva a capire più niente. Provò ad entrare ma degli uomini la bloccarono, dicendole che non si poteva accedere. Non si sapeva chi avesse chiamato i soccorsi. Lei andò su tutte le furie e urlò contrò di loro mentre cercavano di spingerla indietro. In quell’attimo che venne bloccata per la quinta volta, riuscì a vedere il corpo di Lucy che veniva coperto con un lenzuolo. Un urlo uscì violento dalla sua gola mentre le lacrime iniziarono a ricoprirle il volto.
In quell’attimo, un cuore ardente di fiamme si tramutò in cenere in un colpo solo, Jade si sentì mancare l’aria e all’improvviso, fu tutto nero.
 
Si risvegliò con un cuscino che le sorreggeva la testa in un lettino da studio. Non riusciva a capire bene dove si trovasse ne cosa fosse successo e poi…si ricordò del cadavere di sua sorella. Pensare a questo le fece scendere una lacrima; lei era così piccola…non meritava questo. Immaginò che anche i suoi genitori avessero fatto una fine del genere. Pensò a quante volte aveva dimostrato loro il suo affetto e improvvisamente rimpianse ogni occasione che perse per dirgli quanto li volesse bene.
In quel momento iniziò a piovere, e Jade si potè immedesimare in ogni singola goccia che scendeva dal cielo per ritrovarsi sul duro asfalto delle strade o sul terreno.
Si chiese improvvisamente se la loro morte fosse stato un semplice incidente e poi pensò al discorso che le aveva fatto sua madre, potevano essersi fatti dei nemici pericolosi... E solo in quel momento, realizzò che sotto questo tragico avvenimento, c’era qualcosa di grosso dietro, per essere arrivati alla fine della loro vita.
Qualunque cosa fosse successa, la giovane si giurò che avrebbe scoperto la causa della morte della sua famiglia, e se necessario, li avrebbe vendicati; si sarebbe sporcata le mani per loro. Appena arrivò il pensiero dell’omicidio, si sentì sopraffatta dai sensi di colpa e di stupore verso se stessa. Essere forti non significa uccidere a propria volta e macchiarsi l’animo in questo modo.
Ora che aveva trovato questo piccolo obbiettivo a cui aggrapparsi, decise di pensare al presente. Aveva deciso che sarebbe stata rappresentata da quelle goccioline di pioggia fino alla fine del loro ciclo: sarebbe tornata dal cielo, richiamata dal Sole che prima o poi sarebbe tornato. Iniziò a guardarsi intorno.
Appena messa a sedersi su quel lettino, individuò subito un orologio a pendolo e un certificato appeso al muro. Le pareti erano di color verdognolo decorate a ghirigori color oro. Alle sue spalle c’era una porta di legno di cedro, che si aprì improvvisamente mostrando un uomo occhialuto, con giacca e cravatta; in mano aveva una cartella piena di fogli.
-Dunque si è svegliata signorina- lei non rispose. –Non voglio iniziare questo risveglio con una brutta notizia, ma pare che lei non abbia parenti o volontari per la vostra tutela. Se entro domani non se ne troveranno, dovremmo trasferirla in un orfanotrofio- fece per controllare i documenti-… che si trova in Irlanda. Per il momento lei non può disporre dei beni che le hanno lasciato i suoi genitori, quindi se ne occuperà lo Stato…ma li potrà recapitare una volta raggiunta la maggiore età-.
Dunque così andava a finire, in un orfanotrofio? Che cosa ne sarebbe stato d’ora in poi della sua vita..? Sarebbe cambiata per sempre. Un attimo prima era spensierata e in felice compagnia, e adesso si sentiva sola.
“Certo che la sfiga mi perseguita” stava pensando in quel momento.
L’uomo tornò nel suo ufficio, probabilmente doveva essere un assistente sociale.
Decise di avere più informazioni su ciò che era successo, quindi entrò nell’ufficio.
Era una stanza poco più grande di una cameretta, trenta metri quadri.
Le decorazioni alle pareti erano uguali a quelle della sala d’attesa, e l’arredo comprendeva una scrivania accompagnata da una sedia con cuscinetto rosso sopra.
-Mi scusi il disturbo…- iniziò la ragazza. –Prego, mi dica..ha preso una bella botta quando prima è svenuta, si sente bene adesso?- rispose l’assistente.
-Si grazie…volevo sapere…tutto ciò che riguarda la morte della mia famiglia..e chi ha chiamato i soccorsi.-
-Bé…- l’uomo sembrò indulgiare per un attimo. Fece un profondo sospiro accompagnato da uno sguardo malinconico verso il soffitto. Nel frattempo Jade era in piedi dinnanzi a lui, mentre si tormentava le mani.
-Sono stati uccisi a causa del gas che si è diffuso per la casa...non c’era alcun segno di aggressione. I soccorsi sono stati chiamati da una voce femminile anonima, ma quando sono arrivati, c’erano solo i cadaveri a terra, la manopola del gas aperta e il telefono di casa non al suo posto. E’ improbabile che si tratti di un suicidio o di una negligenza di uno dei suoi familiari: stando a ciò che dicono i dati, si dice che quando la casa fu ripopolata, la manopola del gas era già aperta, con un biglietto molto strano…
Impossibile che si tratti di una negligenza dell’anonimo soccorritore: la morte delle vittime non era vicina alla telefonata e inoltre non ci sono tracce di DNA combacianti che possano incolpare costei che è scappata. -
-Allora…- sussurrò Jade -..il caso sembra alquanto curioso, ma la cosa certa, è che si tratta di un omicidio.- concluse l’uomo per lei.
Gli occhi della ragazza luccicavano dalla rabbia, dalla rabbia che ciò che aveva supposto, era maledettamente vero. Volse lo sguardo al pavimento e poi all’assistente.
-Grazie per le informazioni signore. Vorrei chiederle se potrei dare un’occhiata ai fascicoli che includono il caso.-
-Non si può signorina.-
-E per quale motivo?-
-Perché ciò che le ho riferito si limita a questo, anche perché per la sua minore età non può controllare certi fascicoli. E poi, dovrebbe pensare a preparare le sue valigie e a salutare i suoi amici: a quanto pare, domani mattina partirà per l’Irlanda-
-Capisco.- concluse infine Jade. Poi abbandonò lo studio.
Improvvisamente si chiese se tutto questo non fosse un sogno, anzi, un terribile incubo. Tutto ciò era orribilmente ingiusto; possibile che non pensassero alla bambina che era andata a finire in mezzo a tutta quella storia?
Quella notte non riuscì a dormire in quello studio. Glielo avevano offerto per una nottata, dato che la mattina sarebbe stata trasferita all’orfanotrofio che, secondo i documenti che aveva letto, era anche un college. La cosa non le poteva sembrare più crudele di così: non solo i piccoli orfani dovevano rassegnarsi all’idea di essere senza genitori, ma per di più dovevano anche assistere alla situazione che c’erano bambini che magari gli rinfacciavano di averne. Le sembrava una presa in giro bella e buona questa, dato che qualche “figlio o figlia di papà” se ne incontravano spesso in giro. In ogni modo, l’indomani le avrebbero permesso di tornare nella sua stanza per preparare le sue cose: questo era un diritto che le spettava nonostante la casa fosse stata chiusa a tutti.
Appena riuscì a prendere sonno, ebbe una specie di flashback della sua vita. Vide il volto di sua nonna, che leggeva a lei e sua sorella le storie scritte in quel libro; sua madre e suo padre. Ad un tratto le scene si fecero strazianti: Lucy con il viso rigato di lacrime mentre gridava aiuto. Quell’immagine che le mostrava la mente, iniziò a far sudare Jade. Più quell’immagine iniziava a farsi pressante, più iniziava a vedere inizialmente delle fiamme, che stavno prendendo la forma di un’ ala piumata. Ad accompagnare quella nuova scena, c’era la voce di sua nonna che le chiedeva di non arrendersi e lasciarsi andare. Quando tutta l’ala prese forma, tornò in quello stranissimo sogno l’immagine della sua marmocchietta, questa volta serena e circondata da un cielo di stelle. Dietro di se sembrava che dominasse delle ali color oro e fatte di fuoco.
Poi si svegliò. In quel momento Jade ebbe la convinzione che avrebbe lottato per lei, per sua sorella.
 

 
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