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Autore: NightWatcher96    30/12/2014    5 recensioni
Prendersi cura di qualcuno può avere lati positivi ma anche negativi, questo si sa. Ma se i problemi ne fossero due, diramati in un'avventura mezza ironica dove Raph cresce continuamente d'età mentre Mikey regredisce?
Donnie ha solo 15 giorni di tempo per trovare una soluzione. O perderà per sempre i suoi due fratelli. Attenzione, però: il male è sempre nell'ombra e Leo lo sa.
TMNT Nick
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Contorni sfocati.

Leggeri brusii di sottofondo.

Un pulsare costante che ricordava di non essere ancora morti.

Raphael Hamato era stato il primo a risalire la nebbia mentale che lo aveva tenuto sopito per quasi otto ore, costruendo un alto muro di preoccupazione per Splinter e per Leonardo, che mai lo avevano lasciato da solo.

Neanche a Donatello che, adesso, cominciava a muovere leggermente la testa, pronto per abbandonare il sonno e tornare alla cruda realtà.

Né tantomeno Michelangelo, che con un cerotto sull'occhio sinistro, solo fortunatamente ferito da alcune schegge nell'impatto precedente e non danneggiato irriparabilmente, riposava accanto a Raphael, nel dojo, con una coperta addosso.

Splinter abbassò le orecchie, sospirando amaramente alla cupa aria che galleggiava nel dojo, dove nemmeno il fumo costante dell'incenso era riuscito a schiacciare; ma, in fondo, era normale. Era un padre e come tale aveva a cuore la salute dei suoi figli.

Leonardo, d'altro canto, continuava a mordicchiarsi nervosamente le labbra, fissando il vuoto con il corpo teso e inginocchiato davanti ai futon che ospitavano i suoi fratelli. Splinter lo aveva tenuto d'occhio da un po' e nell'arco di queste otto ore e trenta minuti non aveva cambiato espressione, continuamente roso dal senso di colpa.

-Lo sapevo...- aggiunse, d' un tratto. -Lo sapevo che avrei dovuto fermarlo prima che la sua stanchezza avesse preso il sopravvento! Ma no, non l'ho fatto e adesso chissà quali conseguenze ci saranno con quel mutageno. Quello poi! Nella nostra tana! Cristo, Donnie! Che diavolo ci vai a combinare?-.

Splinter non si pronunciò e mantenne uno sguardo indagatore, stupido dall'imprecazione del suo primogenito che stava continuando a borbottare istericamente.

Improvvisamente, il sensei catturò una sfumatura bordeaux piccola, proveniente dal primo futon alla sua sinistra: era Donatello che stava sbattendo le palpebre per allontanare la sfocatura della confusione e ripristinare gli ultimi ricordi prima dell'esplosione. Aveva un'espressione vuota e confusa.

Splinter fece subito segno a Leonardo di non pronunciarsi ulteriormente e si avvicinò a Donatello, accarezzandogli morbidamente la testa bendata.

-Padre...- mormorò dolcemente, emettendo un gemito.

-Donatello, sono così grato che i tuoi ricordi siano rimasti tali...-.

Il viola annuì piano, voltandosi verso destra, dove anche Raphael cominciava a muoversi piano.

-C... che cosa ha causato il mutageno?- biascicò.

-Per ora non lo sappiamo ancora. Tu, incredibilmente, non sei stato esposto ad alcuna traccia di esso e per tanto sei svenuto semplicemente per aver sbattuto la testa contro il pavimento- spiegò il maestro, notando il verde acceso delle iridi luminose del secondogenito.

-Se non fosse stato per Mikey, sarei diventato chissà quale mostro o peggio...- deglutì il viola, facendosi leva sulle braccia per alzarsi.

Il suo fratellino era tranquillo mentre riposava con quel cerotto sull'occhio, spiccante anche sopra la maschera che a nessuno era stata tolta.

Un rantolo strozzato giunse dalla bocca di Raph che inarcò la schiena a una fitta bianca di dolore proveniente dalla sua spalla destra, quella che aveva urtato lo spigolo acuminato del banco da lavoro di Donnie, nel disperato tentativo di salvarlo in qualche modo.

-La mia spalla...- gemette, respirando affannosamente.

Don provò a raggiungere l'arto ferito ma con un ringhio animalesco Raph lo allontanò, mettendosi seduto con la rabbia più bruciante nello sguardo diffidente.

-Stammi lontano!- ruggì, spostandosi a quattro zampe per proteggere il corpo di Mikey con il suo. -Hai già causato abbastanza guai per le tue manie di genio e ora guarda che cosa hai fatto! Per causa tua, chissà cosa diavolo potrebbe succederci!-.

Donnie deglutì amaramente e distolse lo sguardo, ferito nel profondo.

-Raph, ti prego, non aggredirlo- appianò Leo, anche se concordava con il rosso.

In fondo, cosa da poco, Don aveva quasi ucciso tutti e tre, no?

-E secondo te cosa dovrei dirgli? Grazie per averci mutato, forse?-.

Leonardo rimase impassibile e in quell'attimo anche l'ultimo fratello diede segni di ripresa con un colpo di tosse violento. Raph emise un nuovo ringhio nel tener lontano Donnie dal suo piccolo fratello e gli si sedette accanto, a gambe incrociate.

Tranne il braccio bendato, si sentiva a posto. Beh, eccetto per una leggera nausea.

-Mikey?- chiamò dolcemente, accarezzandogli la guancia con l'indice.

Il più piccolo schiuse l'unico occhio, mettendo piano a fuoco l'immagine verde acqua del soffitto, ombrato in alcuni punti. C'erano delle candele a rendere tremanti le ombre nette e scure e un leggero calore tutt'intorno. Ma bastò uno sguardo all'odio bruciante nelle iridi di Raph che di tanto in tanto si spostavano verso un Donnie seduto sul suo futon con lo sguardo basso, a farlo raggelare. Che si era perso?

-Come ti senti, figlio mio?- domandò il maestro.

Il giovane ci pensò su e rispose. -Sono stanco, padre... forse un po' l'occhio...-.

-E' normale, ragazzo mio-.

Mikey strinse la mano di Raph, guardandolo tristemente ma quest'ultimo, conoscendo la silenziosa richiesta di provare a non incolpare totalmente Donnie, distolse lo sguardo e lasciò il dojo, marciando a pugni stretti verso la sua camera.

-Donnie...- chiamò il giovane.

Il viola sobbalzò un po' e osò guardarlo. Le lacrime stavano già cadendo dai i suoi occhi spaventati nella realizzazione del male commesso.

-Donnie, non è colpa tua- continuò Mikey, sbadigliando.

Il viola si limitò semplicemente ad abbassare la testa, troppo affranto per poter davvero rispondergli con pura sincerità...

 

***

 

Un giorno era trascorso dall'incidente e nella tana una divergenza snervante regnava tra i quattro figli. Raph ruggiva e infieriva contro un Donnie che continuava a singhiozzare quando nessuno lo vedeva; Leonardo non spendeva una parola per risolvere la questione e il piccolo Mikey non trovava lo spirito per ripristinare la temibile famiglia di un tempo con qualche battutaccia o scherzo.

Era ormai notte fonda; la bianca luna era oscurata da grosse nuvole cariche di pioggia che rabbuiavano ulteriormente una New York flebilmente illuminata. Il vento scuoteva rabbiosamente le chiome sempreverdi degli alberi del Central Park, incutendo timore nei senzatetto che osservavano il mutarsi della notte fonda dalla discarica abbandonata.

Nelle fognature, però, accadeva ben altra cosa. In un rifugio sconosciuto alla maggior parte delle persone, una leggera luminescenza verde era comparsa sotto l'uscio della camera di Raphael che dormiva supino, con le mani riposate sull'addome coperto dalla sua coperta. Era talmente traquillo che non si sarebbe accorto di nulla. Nemmeno del flash comparso al centro del suo petto.

Era una luce intensa di un bianco contornato di verde acqua, in ricordo del mutageno che avvolse il suo corpo rilasciando piccole particelle di luce che lentamente svanirono l'una dopo l'altra, sotto la pelle del mutante di diciassette anni.

In un breve lasso di tempo, del flash non vi fu più traccia, inghiottito dal buio notturno reso innaturale da quella fonte nata dal nulla.

Ma dalla camera di Michelangelo, qualcos'altro di simile stava accadendo. Al centro della sua fronte un lampo rosato si espanse per tutta la camera, inglobando il suo corpo per poi lampeggiare per quasi trenta secondi e spegnersi dolcemente.

Nessuno si sarebbe accorto di nulla... ma il mattino seguente?

 

Circa cinque ore più tardi, dove New York sarebbe stata svegliata da un forte temporale invernale, occhi bordeaux arrossati dalla numerose lacrime versate nella notte e da un sonno tormentato da incubi mortali, fissavano il percorso breve che divideva la zona giorno da quella notte.

Donatello era un relitto, con la maschera afflosciata sul petto come un foulard e il corpo leggermente curvo in avanti, come uno zombie. La sua pelle pallida era fredda, ma nulla che potesse combaciare con l'abisso di disperazione che aveva gelato il suo cuore a tal punto che sentire i battiti sarebbe stata una vera sfida.

-Mikey... Raph...- articolò in un sussurro, avvicinandosi alla credenza per prendere la macchinetta del caffé.

Bastò quel gesto meccanico a riaccendergli un pizzicare al naso che andò a formare nuove lacrime calde sulle sue guance dalle altre rapprese. L'ultimo caffé glielo aveva preparato il fratellino cacciato via per dare la priorità al bene materiale.

-Mikey...- sussurrò, riponendo la macchinetta nella credenza.

Non aveva bisogno di una droga per il cervello... doveva solo vedere il suo fratellino. E così si avviò verso la zona notte, come un deva-vu al rovescio.

Per ironia della sorte, nel buio del corridoio due occhi verdi lo guardavano come una belva. Donnie fece immediatamente un passo indietro quando il suo corpo leggero andò a sbattere leggermente contro qualcuno.

-Guarda dove metti i tuoi piedi!- ringhiò una voce grave che gli ricordò molto qualcuno.

Donatello si spostò di lato, seguendo quell'imponente forma che grugniva verso la cucina. Non poteva essere davvero...

-RAPH!- gridò, ricorrendolo.

Tentò di prendergli un braccio ma d'un tratto si ritrovò schiacciato con il guscio alla parete e una mano possente sulla trachea, solo per intimidire e non per soffocare.

-Ti devi togliere dai piedi, hai capito?-.

Donnie era terrorizzato dal vedere quello sguardo bruciante d'odio così diverso dal solito che, nel corso degli anni, aveva incontrato in varie occasioni.

La luce rossastra della lampadina del frigo che si apriva lentamente illuminò parzialmente la cucina: Raphael accompagnò l'anta grigio metallizzato con un dito, sogghignando piano per poi tornare a Donnie. Quest'utlimo deglutì, fissandolo con occhi spalancati. La luminescenza alle spalle brillava nell'occhio destro del focoso, il cui corpo presentava una sfumatura morbida in grado di ammorbidire anche i bordi più spigolosi della dentellatura del guscio. Per il viola fu un vero shock realizzare quanto grosso e terrificante fosse diventato il secondo al comando dopo Leo.

-R... Raph...?- borbottò, tremando. -M... ma co... cosa ti è accaduto?-.

Il focoso lo lasciò, mettendosi a braccia conserte. Era più muscoloso, di una manciata di centimetri più alto di Donatello che lo fissava a bocca aperta; la sua voce era calata in un tono più profondo, cancellando ogni forma di fanciullezza in essa. Sembrava più violento e soprattutto letale.

-Non domandarmelo. Mi sono svegliato così- bofonchiò, accendendo la luce.

-Questo è assolutamente... incredibile...-.

Raph restrinse gli occhi nudi senza maschera e tornò al frigo per prendere una bottiglia di latte e i suoi soliti cereali dalla credenza, senza più dargli confidenza. Era ancora profondamente infuriato per la superficialità di Don ma... non poteva odiarlo davvero. Voleva solo dargli una lezioncina.

Un lampo d'argento brillò verso il rosso che catturò la traiettoria con la coda dell'occhio: in un secondo si destreggiò in un violento pugno scaturito dalle mani giunte a mò di bocca selvaggia e dalla gamba destra piegata in avanti.

Quello che rivelò essere Leonardo volò letteralmente verso il muro della cucina, crollando al suolo con un gemito di dolore e la katana con il quale aveva voluto eludere Raph tentennò sul pavimento, accanto al suo piede.

-Leo...!- espirò Raphael, inginocchiandoglisi accanto, per aiutarlo. -Stai bene?-.

L'azzurro schiuse un occhio e guardò attentamente, con shock, il volto più adulto che gli stava parlando. Quegli occhi verdi sarebbero appartenuti solo a suo fratello testa calda e non allo sconosciuto che gli aveva fatto ribollire il sangue e costretto ad attaccare. L'aveva visto in cucina con lo sguardo minaccioso e l'espressione impaurita di Donnie gli aveva fatto scattare l'impulso di iperprotettività.

Peccato che avesse fallito!

-Sto bene...- aggiunse, anche se un leggero scricchiolio delle costole lo fece trasalire. -O quasi...-.

-Diamine... ci sono andato troppo pesante-.

Alcuni frammenti incrinati dei mattoni della parete si erano addensati sul piastrone di un Leo che non riusciva a staccare gli occhi dal fratello in rosso. Era così adulto, forte, alto, un vero pilastro. E un leader. E il bendaggio alla spalla malconcia gli dava un tocco di un generale stimato che aveva guidato il suo esercito in numerose battaglie.

-Quanti anni potrebbe avere?- domandò, d'un tratto, rivolto a Donnie.

-Suppergiù... direi oltre i venticinque-.

Leonardo spalancò enormemente gli occhi, mentre si lasciava completamente sollevare da Raph e tornare con i piedi saldamente in terra. Suo fratello aveva... più di venticinque anni? Ma come...?

Un lampo bianco di realizzazione lo colpì improvvisamente: forse poteva collegare questa mutazione all'esplosione! Sicuramente sì!

-Conosco quello sguardo, Leo. E se stai pensando a quello che penso io, beh, la risposta è un secco . Caffé, soluzione chimica e mutageno hanno accresciuto il corpo di Raph- spiegò Donatello, acuto.

-Se questo è accaduto a me, che cosa sarà successo a Mikey?- formulò Raphael.

I passi leggiadri che solo il maestro Splinter possedeva tentennavano dal corridoio, soffermandosi in cucina. Il sensei aveva le orecchie ritte e teneva per mano l'ultimo delle tartarughe, osservando quasi con curiosità il cambiamento di Raph.

Aveva udito i discorsi dei figli e il tonfo spaventoso susseguitosi subito dopo. Si era chiesto che cosa fosse accaduto ma qualcuno lo aveva battuto sul tempo. Le sue shoji si erano aperte da piccole mani e un bambino lo guardò con occhi spaventati e grandi, uno dei quali coperto da un cerotto.

-M... Mikey?- espirò incredulo Leonardo, a bocca aperta.

La più piccola delle tartarughe raggiungeva la cintura del maestro Splinter; indossava la sua maschera su enormi occhi curiosi e il suo piccolo e magro corpicino era nudo.

-Che cosa ti è successo?- esclamò Raphael, avvicinandoglisi.

Il bambino frignò, nascondendosi dietro alla veste del maestro, spaventato dall'imponente muscolatura di Raphael.

-Un esatto contrario di ciò che è accaduto a te- sottolineò Donatello, affascinato.

-Cioè... io sono grande mentre lui è piccolo? Diavolo! Anche questa, adesso!- bofonchiò il mutante adulto, passandosi una mano sulla testa con frustrazione.

Mikey fece nuovamente capolino, seguendo affascinato Raphael prendere posto su una delle sedie della cucina; gli andò vicino, guardandolo con i suoi occhi azzurri scintillanti e gli appoggiò le mani sulle ginocchia, scodinzolando la sua piccola codina con eccitazione.

-Non ha spiccicato una parola. Don, che potrebbe essergli accaduto? E soprattutto, quanti anni ha?- formulò Leo, perplesso.

-Michelangelo è sempre stato un bambino molto timido, all'età di sei anni. Estremamente curioso, anche e sarebbe comparso davanti a ciò che per lui era nuovo da solo, dopo una prima diffidenza- raccontò il maestro Splinter, lisciandosi la lunga barbetta sotto al mento.

-Quindi Mikey dovrebbe avere sei anni, dico bene?- fece Donnie e Splinter annuì.

Raphael sospirò amaramente; adesso odiava sempre di più l'effetto di quella mutazione!

-Raphie?- mormorò improvvisamente Mikey, con una vocina dolce e tenera.

Il focoso sollevò un sopracciglio e lo afferrò delicatamente sotto le ascelle, mettendolo seduto sulle sue ginocchia. Mikey ridacchiò e lo abbracciò al petto, agitando alternativamente le sue piccole gambe.

-Penso che non abbia più paura di te- commentò Donnie.

Un improvviso gemito di Leonardo spezzò bruscamente quella sfera rosea di dolcezza che alleggiava intorno a Raph e Mikey; l'azzurro era in ginocchio, con le braccia strette alla sua vita e occhi stretti dal dolore pulsante sotto i piastroni. L'urto cominciava a pompare le conseguenze.

-LEO!- esclamò Donatello.

-S... sto bene...-.

-Non è vero!- gridò Mikey, scoppiando in lacrime. -Leo sta male! Raphie, Le-Le sta tanto male!-.

Raphael gli fece una carezza e sotto un cenno del maestro Splinter, lo raccolse in braccio, portandoselo in camera sua, sperando di calmarlo un po'.

-Non ti preoccupare, Mikey. Leo è forte e tu lo sai. Credo che ha bisogno solo di un cerotto- rincuorò Raph, anche se non lo pensava davvero.

Il piccolo spalancò gli occhi brillanti di lacrime, dondolandosi leggermente sull'amaca dove Raph lo aveva posto e allargò un enorme sorriso soddisfatto che fece leggermente arrossire il fratello più grande. Adesso capiva cosa il sensei volesse dire riguardo alla fanciullezza degli ultimo degli Hamato; Mikey era sempre stato carino ma da piccoli non se ne erano mai accorti.

-Cerotto!- ripeté.

Altro che cerotto, però. Leonardo aveva un leggero gonfiore appena sotto la giuntura dei pettorali superiori con quelli centrali e un costante scricchiolio doloroso. Era stato disteso sul lettino della sua camera, mentre Donnie tornava con una borsa marrone contenente attrezzi medici. Con il laboratorio fuori uso, avrebbero dovuto accontentarsi.

Dopo un'accurata quanto veloce occhiata, trovò il problema.

-Raph ti ha colpito molto duro, Leo. Quindi, la mia diagnosi è questa: costole rotte con una leggera lesione degli scuti centrali del tuo carapace. Trattamento: bendaggio stretto e riposo per due settimane. Nessun allenamento né tentativi di sfuggire ai miei ordini-.

Leo sbuffò giocosamente attraverso il dolore ma trasalì nuovamente quando il genio e il padre lo misero in posizione seduta per un perfetto bendaggio alle costole.

-Devo ricordarmi di non sorprendere più Raph con quell'affondo banale...- commentò. -Non si sa mai cosa potrebbe mai accadere in futuro...-...


Angolo dell'Autrice

Primo capitolo di questa storia. Dopo tanto tempo, mi sono divertita a scriverlo, con le varie battute e tutto il resto. E' semplicemente uno spasso e l'ironia drammatica dovrà ancora venire, quindi, prima di salutarvi, vi abbraccio calorosamente chiedendovi di aspettare i prossimi capitoli! Spero di aggiornare quotidianamente!
Baci e abbracci come le stelle nel firmamento!

  
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