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Autore: Diletta_86    14/11/2008    2 recensioni
E se Gaetano, Renzo e Camilla fossero ancora adolescenti? Se il commissario Berardi e la Baudino avessero frequentato il solito liceo, suscitando le gelosie di un Renzo adolescente ed insicuro, iscritto ad una scuola che odia? Ritrovare un compagno, un fidanzatino di giovinezza, farebbe cambiare idea a Camilla, quarantenne in crisi d'affetto e sommersa dalle abitudini? Proviamo a tornare indietro al loro passato... perchè molto spesso gli amori nascono sempre sui banchi di scuola.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'aula,come il resto dell'edificio, era a dir poco fatiscente; mattonelle un tempo bianche si alternavano a mattonelle nere andando a rappresentare un'improbabile scacchiera piena di macchie e poco pulita; le pareti scalcinate avevano un ché di oppressivo. Camilla rimase impietrita un attimo nel vedere lo spettacolo generale di quella che sarebbe stata la sua aula per gli anni a venire.

" Cam.. banco in terza fila?"

Le giunse la voce di Gaetano; non era più acuta come in passato e stava assumendo i tratti morbidi e sensuali di giovane uomo.

" Come sempre.."

Gli rispose sorridendo prima di spiccare una breve corsa in direzione del banco a due posti in terza fila alla sinistra dell'aula, proprio affianco a caloriferi e finestre; semplicemente perfetto. Lui rise dietro di lei, spiccando a sua volta la corsa, afferrandola per un braccio prima che toccasse il legno ruvido del banco. Si fermarono di scatto, osservati dai loro compagni di classe, sconosciuti perplessi da tanta confidenza.

" Ah ah.. ci siamo sempre seduti assieme..."

".. si.. ma al banco sono sempre arrivata io prima.."

" solo perché a furia di essere in ritardo ti sei allenata nella corsa più di me,.."

Battibeccavano come cane e gatto. Le loro madri dicevano sempre che assomigliavano ai ladri di Pisa e Livorno, di giorno si odiavano e di notte andavano assieme a svaligiare le case. Paragone calzante. C'era un qualcosa di alchemico tra di loro, seppur a livello embrionale. Certe volte nemmeno si parlavano, semplicemente agivano in sincronia mentale.

Camilla era lì li per iniziare un'altro dei loro terribili battibecchi quando la voce profonda di un uomo anziano, brizzolato, dall'aria decisamente sadica si levò sopra il brusio, gelandolo in un silenzio di tomba. Rapidamente lei e Gaetano presero posto, fissandosi in silenzio alcuni istanti, quasi a mangiarsi tanto erano intense le occhiate, per poi concentrarsi sull'uomo.

Il docente mosse alcuni passi all'interno dell'aula, ascoltando il suono marziale delle sue stesse scarpe, per poi andare a sedersi alla cattedra, sopraelevata da una pedana di legno usurato dal tempo. Con lentezza poggiò la sua borsa di pelle, l'aprì e nè estrasse il registro di cuoio aprendolo sul tavolo.

Fu l'appello più brutto della vita di Gaetano e Camilla, sembrava che li stessero chiamando al patibolo. Osservando la sua compagna di banco di sott'occhi, infatti, Gaetano si accorse che lei era a disagio per tanta freddezza, probabilmente le ricordava il padre e la sua paranoia per la disciplina militare. La capiva, anzi no.. l'amava, anche se non lo sapeva ancora con certezza, e non si sarebbe mai sognato di dirglielo.

Certo, aveva provato a baciarla l'estate del loro terzo anno alle scuole medie, e lei non gli era sembrata dispiaciuta, nè avevano perfino parlato, eppure non capivano ancora quale fosse il profondo mistero che gli adulti chiamavano amore. Per fortuna la lezione finì presto; per mezzogiorno erano già in cortile,con gli zaini in spalla ed il sole in fronte, chiacchierando di come organizzarsi con la divisione dei libri ed i compiti.

" Vieni a pranzo?"

Chiese Camilla a Gaetano voltandosi ad almanaccare con il lucchetto della bicicletta che non nè voleva sapere di aprirsi. Lui annuì, andando a sfiorarle le mani nel tentativo di aiutarla con l'impresa, provocando ad entrambi un brivido lungo la spina dorsale.

" Dovrei avvisare a casa.."

" Oh.. chiamiamo da me.. "

Un paio di gesti esperti ed il lucchetto si aprì liberando la meravigliosa graziella rosso fiammante di Camilla che subito andò a poggiare nel cestello di vimini la tracolla, decisamente troppo pesante. In silenzio la ragazza aspettò che Gaetano liberasse la propria mountanbike dal lucchetto. Osservandolo Camilla si accorse di quanto fosse cresciuto in quell'ultima estate.

Le spalle si erano fatte più larghe ed il fisico asciutto era ora perfezionato da un accenno di muscoli. I capelli lunghi gli donavano, dandogli un ché di esotico e fascinoso. A lei Gaetano piaceva in special modo per il suo cervello, l'umorismo e la solarità, ma il fatto che stesse mettendo su un fisico niente male era una aggiunta davvero perfetta.

Si avviarono pedalando fianco a fianco lungo la pista ciclabile che attraversava il parco del loro quartiere, pedalando ad un ritmo blando che permetteva loro di continuare a chiacchierare senza essere soggetti al fiatone. Erano quasi arrivati quando qualcosa attirò l'attenzione di Camilla.

Un barbone giaceva semi nascosto dai cespugli lungo l'asfalto della pista ciclabile. Pareva morto stecchito. La ragazza accennò a fermarsi, seguita a ruota da Gaetano che già allora coltivava il sogno dell'investigazione. Lasciarono biciclette e zaini a terra lungo la siepe, avvicinandosi quatti al corpo, fermamente decisi a dare un occhiata da vicino.

" Credi che dovremmo chiamare la polizia?"

" Dovremmo..ma.. non ci sono telefoni pubblici.."

Bisbigliavano, sporti l'uno sulla spalla dell'altra dentro la siepe. L'uomo aveva circa una sessantina d'anni ed era chiaramente uno dei tanti barboni che di notte affollavano i parchi di Roma. Addosso non aveva niente, e sia Gaetano che Camilla esitavano ad indagare sulla questione. Alla fine si arresero all'evidenza, ed inforcando le biciclette pedalarono veloci sino ad arrivare al portone del grande palazzo bianco dove abitava la famiglia Baudino.

Rimuginando sul morto sistemarono le bici nell'androne del palazzo, sotto l'occhio curioso di una portiera tipicamente laziale, tutta grembiule e pettegolezzi, e salirono le scale sino all'appartamento di Camilla.

" Mamma.. sono tornata.."

" Ciao Camilla.. sbrigati è pronto in tavola.."

" Salve signora Andreina..."

La madre di Camilla si sporse dalla porta della cucina con espressione curiosa, provocando un risolino imbarazzato ed orgoglioso assieme  della figlia.

" Mà..ti spiace se ho invitato Gaetano per pranzo?"

Andreina sollevò gli occhi al cielo. Doveva proprio abituarsi a quel giovanotto in giro per casa perché, era certa, se lo sarebbe presto trovato come genero. Non che fosse male, anzi, era beneducato, cortese ed intelligente e visti l'uno affianco all'altra lui e Camilla formavano un quadro sublime, solo che per la sua  unica figlia si aspettava qualcuno diverso, magari un prossimo architetto di modeste ambizioni, qualcuno come quel ragazzo del piano di sotto, Renzo.

" Figurati... ormai è quasi di famiglia.."

Rispose laconica donna Andreina tornando a tuffarsi in cucina, sicura che Camilla sapesse essere una padrona di casa eccellente, almeno con quell'ospite. Girando la minestra coi carciofi i pensieri di donna Andreina vagavano. Sua figlia stava crescendo, e presto lei avrebbe dovuto fare i conti con le decisioni per il futuro che Camilla era pronta a prendere. Sarebbe stata capace di accettare una figlia il cui spirito d'avventura poteva portarla in giro per il mondo?

Ad Andreina bastava guardare sua figlia negli occhi,in special modo se era con Gaetano, per notare la fiamma ceca della passione e dell'avventura, la stessa che aveva avuto suo padre da ragazzo e che ora li aveva ridotti ad una coppia che si tollera per quieto vivere; sperava davvero che non andasse allo stesso modo per sua figlia.

 

2005  Bar " Mario" nel centro di Roma, ore undici.

 

Gaetano era salito sul terrazzino dell'appartamento a tale velocità che pareva stesse volando. Nei begli occhi, quella sera tinti di un intenso verde prato, brillavano ancora i pensieri settembrini del loro primo anno di liceo. Camilla lo attendeva appoggiata alla balaustra di ferro battuto, indossava quell'aria di falso distacco che usava da ragazza per evitare che sua madre s'accorgesse della loro relazione. Andreina lo aveva sempre reputato un ragazzo troppo audace per la figlia di un ufficiale di marina.

Il commissario si fermò a riprendere fiato poco distante dal punto in cui lei ed una ragazza di non più di vent'anni attendevano l'ingresso in azione dei difensori della legge. Era da poco rientrato in possesso di quel briciolo di lucidità necessaria per forzare una porta ed occuparsi del probabile scomparso quando Camilla si decise a fare la sua mossa.

Incurante dell'abbigliamento a dir poco trascurato che aveva indosso, infatti, la professoressa Baudino, in Ferrero ( Ancora per poco.. N.d.A. XD) si era scostata dalla ringhiera, avvicinandosi al bel commissario con uno smagliante sorriso, lo stesso che aveva il giorno in cui lui, pazzo ed incosciente, le aveva chiesto di sposarlo.

Era  la primavera del 1985 e le rondini iniziavano la loro migrazione dalle terre dell'emisfero sud a quelle dell'emisfero nord. Due ragazzi sui diciotto anni filavano lungo la via consolare a bordo di una tenutissima Harley Davidson usata. Alla guida del motociclo c'era un giovanotto coi capelli lunghi sin quasi alle spalle, con indosso un giubbino di pelle che faceva tanto Arthur Fonzarelli. Dietro di lui, stretta contro le sue spalle muscolose, c'era una giovane dai capelli ricci e ribelli, pettinati in avanti a coprire la fronte. La ragazza aveva indosso uno di quegli abiti tipicamente Hippie a grandi fiori colorati. Dall'espressione che aveva pareva fosse già arrivata in paradiso.

Dopo un pò i due ragazzi raggiunsero una zona collinare piuttosto suggestiva per via del paesaggio boschivo e delle rovine antiche a fare da proscenio ad una vista mozzafiato del mare di ostia all'orizzonte. Avevano con se panini e tovaglia e dopo poco già bivaccavano ridendo e scherzando coi visi l'uno poggiato contro quello dell'altra. Ad un certo punto il ragazzo s'era fatto serio. Emozionato aveva almanaccato nelle tasche dei jeans a campana estraendone una minuscola scatola di pelle lucida color fuoco.  Gli occhi color cielo avevano assunto un'espressione estatica mentre s'inginocchiava davanti alla sua bella che, dal canto suo, lo guardava con le mani giunte poco sotto al mento ed un sorriso sfavillante stampato sulle labbra coperte da un filo di gloss.

" Vuoi sposarmi Camilla?"

 

Gli occhi del commissario Berardi caddero, com'era inevitabile, sulla scollatura della camicetta della donna. Con un bottone slacciato, infatti, Camilla lasciava intravedere con incosciente malizia parte dell'incarnato chiaro del collo e dell'incavo tra i seni. Stavolta però non fu la pelle candida, bensì qualcosa che contro di essa riluceva come oro contro il velluto. Attaccato ad una catenella a maglie finissime, celato sapientemente agli sguardi indiscreti, ma non a quello acuto ed indagatore d'un poliziotto, ciondolava un anello con incastonata al centro una piccola pietra rosso rubino sfavillante.

Intercettando il tiro dello sguardo di Gaetano Camilla non poté non ridacchiare al pensiero di quello che avevano condiviso lei ed il commissario nella loro adolescenza, a quello che ora la spingeva a continui paragoni tra passato e presente, tra il legittimo coniuge e l'amore che aveva perduto, l'amore che sua madre pensava fosse troppo audace per una giovane di buona famiglia.

" Il ragazzo non risponde alla fidanzata.. che, evidentemente, è molto in ansia.."

Vipera... intrigante e letale.. Pensò Gaetano limitandosi ad annuire alle parole di Camilla con un gesto del capo per poi rivolgersi ai suoi uomini. Fu una cosa rapida, ma non indolore. Grazie ad un vecchio trucchetto Torre riuscì a far scattare la serratura, permettendo loro l'accesso all'appartamento. Trovarono il corpo del giovane assente disteso sul tappeto di quello che appariva come un salottino. C'erano segni di colluttazione ovunque e sangue, spettacolo piuttosto orrido, ma che non ebbe effetti stravolgenti su Camilla.

La prof era troppo impegnata a consolare la sua alunna per realizzare lo scempio compiuto. Bene! c'era di mezzo un omicidio. Tutto come ai tempi dell'università. Un paio di telefonate mirate ed il commissario Berardi aveva allertato la squadra della scientifica ed il magistrato. Dopo aver preso i rilievi, fatto alcune generiche domande, Gaetano autorizzò il trasporto della salma ed incaricò l'ispettore torre e l'ufficiale valle di riaccompagnare a casa la studentessa. Ci sarebbe stato tempo all'indomani per gli interrogatori completi ed il resto della burocrazia.

La pendola presente nel salotto dell'appartamento batteva quasi la mezzanotte ed ormai erano rimasti da soli lui e Camilla, sempre che non si contasse il povero ragazzo ucciso, con buona probabilità in seguito ad una violenta colluttazione. Rientrando nella stanza dove il corpo era stato rinvenuto, con il cellulare ancora in mano, il commissario Berardi si fermò sulla soglia a rimirare la figura di spalle della professoressa che, china sul corpo, pareva riflettere su chissà quali retroscena. Era sempre stata una ragazza attenta, sensibile ai risvolti psicologici delle azioni umane, ed ora, con buona probabilità, era divenuta una donna ed una insegnante premurosa e caparbia.

" Dobbiamo andare Cam..."

Esordì con voce un pò troppo bassa e sensuale, andando a poggiarle con un tremito una mano sulla spalla sinistra, avvertendo un brivido sotto il palmo mentre lei si voltava ad osservarlo. Aveva pianto. Attese in silenzio che lei si alzasse e recuperasse il proprio soprabito da una poltrona per poi accompagnarla fuori da quel posto. Era tardi.

" Stai bene?"

" Sono stata meglio.."

" Avrei dovuto farti riaccompagnare a casa prima. perdonami."

" Non ci saresti riuscito..e lo sai."

Ridacchiò. In fondo non era cambiata poi molto, neppure nell'aspetto. Sempre magra, vestita con gusto personale ed inusato, i capelli ricci tagliati corti ed il trucco appena accennato.

" Mi ero dimenticato di quanto tu fossi diversa dal comune.."

"... Attento commissario potrei ritenermi offesa..."

 

   
 
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