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Autore: mattmary15    31/12/2014    0 recensioni
Ondine Marloren è la prima erede nella linea di successione al trono delle Terre Maggiori. Non ha mai veramente pensato che le potesse capitare la possibilità di salire sul trono. Lei non capisce la guerra scatenata per il potere ma si ritrova schiacciata tra la brama di potere di Julius Cain, rampollo della più nobile famiglia delle Terre Maggiori e la sete di giustizia del suo antico promesso sposo Leonard Valente. Chi scegliere tra i due? E cosa c'entra con loro una nave pirata comandata da uno spaccone di nome Silver? Se alla guerra civile aggiungiamo un misterioso tesoro chiamato 'Cuore del Mare' che apparteneva al popolo delle Sirene, i guai per Ondine sono assicurati... Volete seguirla in quest'avventura tra casate in lotta e mari in tempesta?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 2
-Melstrom-



Tutti dormono. Tutti tranne me e mio padre. E le decine di soldati di Cain che vagano per i corridoi come fantasmi senza pace. Non deve sembrargli troppo insolito che io e mio padre siamo rimasti nelle sue stanze. Io sono seduta, ancora nel mio scandalosissimo abito blu, sulla sedia di fronte al suo scrittoio e mi torturo le mani. Lui guarda fuori dalla finestra e non parla. Io sono troppo curiosa per attendere i suoi tempi.
–Papà,- dico per incoraggiarlo –cos’è che devi dirmi?- Lui si scuote come se si fosse ricordato solo in quel momento del motivo per cui sono lì. Forse è così. Viene verso di me e mi esorta a seguirlo per cui mi sento in dovere di avvisarlo. –Ci sono guardie dappertutto nei corridoi del palazzo.-
-Seguimi senza fare rumore, Didi.- Dice armeggiando con qualcosa che sta dietro la libreria. Improvvisamente, alle mie spalle, nella parete opposta a quella dove mio padre ha fatto scattare un meccanismo strano, si apre un passaggio. Io rimango sconcertata. Non certo per la presenza di un passaggio nascosto, questo no. Ero quasi certa che nel castello ce ne fossero. Tuttavia sono sorpresa dalla presenza, nella mia casa, dell’elettricità. Il passaggio è stato certamente aperto con l’ausilio della corrente elettrica. Ne ho la certezza non appena seguo mio padre nel cunicolo che scende verso il basso. Piccole lampadine illuminano tutto il percorso. La luce artificiale è qualcosa di stupendo. Credevo non esistesse più. Dopo la grande sciagura, l’uomo ha perso la maggior parte dei progressi scientifici e tecnici che lo avevano reso la specie dominante sul pianeta. Uno di questi è stata l’elettricità e non perché la razza umana non sarebbe stata in grado di ricostruire la rete elettrica ma perché è diventato difficilissimo reperire il metallo. Apprendere di avere in casa un generatore e cavi elettrici e lampadine è come scoprire un piccolo ma preziosissimo tesoro. Questa però non è la maggiore sorpresa che mi aspetta stasera. Un rumore familiare mi attende in fondo al cunicolo e, già che ci sono, mi fermo a riflettere sul fatto che, camminando, siamo scesi parecchio in profondità. Il cunicolo conduce ad una porta. Questa non si apre elettronicamente, anzi! Mio padre stacca dalla cintola una chiave dorata e apre un lucchetto dello stesso colore. Il gancio del lucchetto ha la forma di una sirena. Somiglia a quella che Ludwill ha lavorato sull’elsa della spada che ha forgiato per me. Quando la porta si apre mi rendo conto che siamo in una sorta di insenatura naturale. La pietra del castello degrada naturalmente in una conca d’acqua di mare. Forse è scorretto. Degrada in mare. Siamo in una grotta. Perché sotto il castello c’è una grotta? Perché mio padre che ha costruito delle mura intorno al castello per tenere lontano il mare, ha un passaggio che conduce direttamente al mare? Il mio viso deve esprimere tutte queste domande abbastanza chiaramente perché mio padre si siede sull’ultimo gradino asciutto e mi invita a raggiungerlo. Io sono un po’ timorosa. Non so spiegare quello che il mare, a pochi passi da me, mi ispira. Paura? Forse no, ma una certa inquietudine senz’altro. Lui mi rassicura.
– Vieni, Didi. Il mare non ti farà alcun male.- Detto da lui, che ne ha sempre parlato male, suona ridicolo ma lo raggiungo e mi siedo al suo fianco facendo attenzione a non bagnarmi i piedi. Mio padre, in tutta risposta, si sfila le scarpe e infila i piedi in acqua. -Non sono stato sincero con te, Didi.- Ora ha tutta la mia attenzione. –Credevo che un giorno sarei stato capace di spiegarti. Nella mia mente questo giorno era collocato tra il tuo quindicesimo e sedicesimo compleanno.-
Mentalmente rifletto sul fatto che di anni ne ho ventidue e capisco che è un po’ in ritardo. Lui sorride e riprende.
–Il fatto è che credevo di dover aspettare che tu fossi pronta e invece ero io a non esserlo mai. Anche adesso, non so da dove cominciare.- Forse sono un’egoista ma io voglio solo sapere se sarò costretta a sposare Iulius Cain e gli do un suggerimento.
-Comincia da come questa storia a che fare con Iulius Cain.- dico in modo deciso. Se deve parlarmi di qualcosa che lui ha remore a dirmi, voglio apparire coraggiosa.
-Cain vuole sposarti per salire al potere non come dittatore ma come erede legittimo di mio fratello. Ma non è tutto.- si ferma di nuovo e io penso che sto per dirgli in faccia di sputare il rospo. Lui tira un sospiro e guarda il mare con un’espressione che sembra nostalgica.
-Papà,- dico cercando di cambiare strategia – lo sai che puoi dirmi tutto.-
-Se Jenevieve sapesse che questo posto esiste ancora, mi ucciderebbe.- dice sorridendo. Cosa c’entra adesso Jenevieve? Mi sta facendo dare di matto. –E’ qui che è morta tua madre.- Dice di botto e io sento il mio respiro spezzarsi. Lui non mi guarda e io cerco di immaginare come possa scatenarsi in una grotta così piccola la tempesta, di cui tutti mi hanno raccontato, che se l’è portata via. Lui lo capisce dai miei occhi che si stanno facendo rossi che sto per scoppiare. –Non si può essere pronti mai a rivivere una cosa del genere, non è vero Didi?- una lacrima mi cade dal viso e lui mi prende una mano.
-Papà, che è successo a mia madre?- Non la donna che amavi, non la regina di Terra Smeralda, dico ‘mia madre’. Qualcuno di mio soltanto.
-Tua madre era una Sirena, Didi. Venivano chiamate così le donne di Sphira.- Ora le sue parole sembrano pronunciate in una lingua che non conosco. Eppure in un angolino della mia mente riaffiorano le storie sul regno fantasma. Cosa dicevano? Sì, ecco. Narravano di un regno prospero e magnifico in cui vivevano creature metà uomini e metà pesce. No, non è così. Dicevano di una regione in cui erano stati confinati coloro che, costretti dopo la grande sciagura a bere acqua salata, si erano ammalati di un male che rendeva grigia la loro pelle. Un maremoto aveva spazzato via quella regione per sempre. Non so altro collegato a questa storia. Così devo chiedere.
-Papà, cosa diavolo stai dicendo?- dico ritirando le mani che mio padre aveva preso fra le sue.
-Ondine, il padre di Iulius Cain, Marcus, è responsabile della morte di Laril. Non consentirò mai che tu sposi suo figlio.- La mia mente registra queste parole con infinito sollievo e torno a guardare mio padre.
-I Cain hanno ucciso mia madre?- Lui scuote il capo.
-I Cain hanno provato ad invadere Sphira. Tua madre era la figlia del signore di quelle terre. Si chiamava Laril Milian. Io l’ho conosciuta durante la guerra tra la Caucasia e Sphira per il controllo delle tratte remote.-
Rifletto sul fatto che prima della grande sciagura, tutto il globo era abitato. Dopo, solo in una parte dell’emisfero è rimasta terra da colonizzare. Il resto è stato coperto da oceani. Le tratte remote sono quelle che consentono di andare dalla regione più occidentale di Trophen a quella più orientale della Caucasia. Ovviamente affrontare un viaggio così lungo, in base alla stima della circonferenza della Terra delle vecchie carte, non sarebbe possibile alle condizioni attuali e con le navi di legno che ormai si utilizzano per navigare, ma qualcuno sostiene che forse, lungo quelle rotte, ci sia ancora della terra emersa. Mio padre prosegue.
-Io, mio fratello, e Victor Valente eravamo inseparabili e fummo mandati a Sphira per dare manforte. Già all’epoca tuo nonno non sopportava il desiderio di controllo del mare che i Cain stavano esprimendo. Ufficialmente però era Sphira ad impedire alle navi di proseguire verso ovest e quindi erano i Malian a dover fare un passo indietro nel controllo delle zone di mare più lontane dalle isole. Conobbi Laril e me ne innamorai subito. Le unioni con gli abitanti di Sphira però erano vietate. Si dicevano che fossero portatori di una terribile malattia. In lei, ovviamente, non c’era nulla di terribile e la cosa più bella era che ricambiava i miei sentimenti. Convinsi mio padre a schierarsi più apertamente contro la Caucasia e, per un po’, andò tutto bene. Io e Laril eravamo felici al riparo da occhi indiscreti grazie alla protezione di Jered e di Victor. Non poteva durare. Marcus aveva in serbo qualcosa per noi. Una flotta di più di cinquanta navi circondò Pallas, la città sul mare che era la capitale di Sphira e la bombardò con l’oro nero.-
-Oro nero?- chiedo.
-Petrolio.- Risponde mio padre –Ogni cosa bruciò. Tiberius, padre di Laril, mi chiese di portare in salvo quanti più Sphirian che potevo e, ovviamente tua madre. Avevamo solo tre navi e caricammo quante più persone potemmo. Tiberius sapeva qualcosa che non volle dirci ma sembrava molto preoccupato. Eravamo al largo quando iniziò. Il maremoto più brutto che avessi mai visto. Mi sono domandato spesso se la grande sciagura provocò onde simili. Il mare stesso sembrava un mostro delle epoche antiche che tentava di divorare le navi. Ci riuscì. La nostra scampò alla rovina perché tua madre pregò. Victor ancora adesso che sono passati anni, dice che fu un miracolo ma io so che fu lei a salvarci. Sphira scomparve nelle nebbie e nessuno fu mai in grado di ritrovarla.-
-E Marcus Cain?- chiedo con la voce rotta dal pianto.
-Ovviamente, quando si alzò il maremoto, lui era già lontano con cinque delle navi. Si deve a quel maremoto che spazzò via le altre quarantacinque il periodo di pace che abbiamo avuto fino a sette anni fa. Io tornai a Lumen ma Laril non fu beneaccetta. Lei non aveva più niente al mondo oltre me e io mai l’avrei lasciata, così abdicai in favore di Jered e per me chiesi solo Terra Smeralda. Qui Laril si riprese abbastanza bene. Lei aveva bisogno del mare per vivere, lontano dal mare cominciava ad accusare orribili dolori. Qui siamo stati felici. Abbiamo avuto te. All’inizio lei aveva paura che avessi preso i suoi tratti genetici e che non potessi stare lontana dal mare. Provammo a tenerti nel castello e stavi meravigliosamente. Eri una bambina sanissima. Mi fece giurare che non ti avrei condotta mai al mare.- D’istinto ritiro le gambe al petto allontanandole dall’acqua. Mio padre mi abbraccia. –No, Didi. Il mare fa parte di te. Non averne paura. Sono certa che non soffrirai per quello che aveva lei. Ho passato tutta la vita a studiare il male di Laril e sono giunto alla conclusione che il suo fisico fosse semplicemente stato esposto a qualcosa. Credo che il male fosse su Sphira.-
-Hai detto che stava bene. Perché è morta?- chiedo come folgorata da quel dubbio.
-Non lo so. Si è ammalata. Prima di morire ha chiesto di essere riportata al mare. Non voleva essere sepolta. L’ho lasciata andare qui.- dice e io entro lentamente in acqua. Non è fredda e sentirla lambirmi i fianchi, nonostante gli abiti, è la sensazione più bella che abbia mai provato. La voce di mio padre è dolce ora. –Sai, Didi, mentre la corrente la portava via, sembrava davvero una sirena.-
-Non sposerò Iulius Cain.- dico con rabbia voltandomi a guardarlo. Lui scuote il capo.
-Troverò un modo per farti lasciare Punta Perla domani stesso. Victor Valente mi è fedele come se fossi io stesso il governatore ora che Jered non c’è più. Leonard è il tuo promesso sposo. Loro ti proteggeranno. Fino ad allora fingi interesse nei confronti dell’ammiraglio. Sii la sirena che tua madre avrebbe voluto vedere in te. Nella virtù l’onore, nell’onore la forza, nella forza la vittoria.- dice e io so che questo è il motto della famiglia Marloren. Lascio che mi entri dentro con la stessa dolcezza con lui le onde mi accarezzano. So che né l’uno né le altre mi lasceranno mai più.
L’indomani arriva prima che me ne renda conto. I miei sogni sono popolati di sirene, spade, onde alte quanto le mura del castello e di persone dalla pelle grigia che gridano il motto della mia famiglia. Cloe entra nella mia stanza con la colazione e apre le finestre.
-Buongiorno! Sono stupita di trovarti nel tuo letto stamane!- mi dice per prendermi in giro –Ad ogni buon conto le tue nuove amiche ti hanno mandato una lettera. E’ profumata in maniera inquietante ed è accompagnata da una manciata di nastri di varie tonalità di blu. Non mi piace la piega che sta prendendo questa storia, Didi. Mi devi dire qualcosa?- Mentre prendo la lettera tra le mani che profuma davvero troppo sia per i miei gusti che per quelli di Cloe, vengo sorpresa dalla realizzazione del fatto che se mio padre mi fa lasciare Punta Perla, di certo dovrò dire addio a Cloe, Nana e a Ludwill. Non l’avevo considerato. Scosto i nastri per scacciare i pensieri e leggo la lettera.
‘Le mandiamo questo modesto dono a memoria del legame che abbiamo stretto. Le suggeriamo di indossare abiti pesanti per stasera poiché i navigatori ci hanno detto che le temperature si abbasseranno. Potrebbero addirittura cadere cristalli di neve. Le auguriamo che questa sera, alla festa in suo onore, lei possa trovare l’amore. L’amore cui ci si può affidare e da cui si può far portar via. Lola.’
Cloe vede l’aria interrogativa che si è dipinta sul mio viso e mi strappa la lettera dalle mani. –Lola? Quella Lola?- Io sorrido e annuisco. –Ma è pazza? L’inverno è passato e il mare è calmo. Non ci sarà mai neve stasera!- esclama mentre scuote il mio abito blu per riporlo. Dalla tasca cade il mio ciondolo. Io mi chino a raccoglierlo e riprendo la lettera.
-Ma certo!- dico rileggendola- è un messaggio!-
-Un messaggio?-
-Dice che Leonard Valente sta venendo a prendermi.- Cloe passa lo sguardo dal ciondolo alla lettera ed emette il suo verdetto.
-Certo. Ha senso. Il riferimento al cristallo di neve è chiaro.- dice e poi s’incupisce. –Ti farai portare via dall’amore, Didi?- Io la capisco benissimo. La presenza l’una dell’altra ha reso le nostre vite sopportabili qui. Potremmo separarci senza non essere più noi stesse?
-E se venissi con me?- chiedo. Lei scuote il capo. –Perché no?- domando.
-Perché se vai via con Leonard Valente, farai parte della resistenza. Io non potrei mai. Non posso abbandonare gli altri.-
-Ma staresti con me!- le dico improvvisamente stupita che la sua priorità non sia io.
-Se decidi di andare, non potrai portare gli altri con te.- E’ sempre la solita persona pratica e io penso che in effetti mio padre progettava la mia fuga non la sua e conosco anche il perché di questa scelta. Io posso passare per la principessa dei rivoltosi, mio padre non può schierarsi contro il governatorato o Punta Perla verrà cancellata dalle carte geografiche come Sphira. Questo pensiero mi fa torcere lo stomaco.
-Hai sempre ragione tu, Cloe. Ricorda però, non è un addio. I Cain non saliranno al potere attraverso me. Se questo significa vestirsi di blu altre mille volte, lo farò.-
-Significherà molto di più, temo. Ad ogni modo, niente blu stasera. Stasera indosserai il colore di Terra Smeralda cosi il nostro ammiraglio non avrà nessun pretesto per fucilarci!- Ridiamo insieme. Anche questo suono finisce fra le cose che devo ricordare assolutamente. Il suono della risata di Cloe.
 

Come ho fatto a dormire per tutta la mattina? E’ pomeriggio inoltrato quando torno alla taverna di Lola. Sono sporco di sabbia e sale. Ullric mi guarda con un’aria da rimprovero che è tutta un programma.
-Ma che cavolo, Silver! Passiamo la vita in mare e nell’unico giorno da mesi sulla terraferma, tu che fai? Vai a rotolarti sulla spiaggia?- Non ride, non è una battuta. E’ sinceramente preoccupato per il peggioramento che sta avendo la mia vita sociale.
-Dopo un bagno sarò come nuovo.- Mi limito a dire.
-Altra acqua. Perfetto! Neanche se fossi un pesce saresti sempre così bagnato!- dice e poi si morde la lingua come se avesse avuto uno spasmo improvviso. –Scusa.-
-Non è niente. Ho davvero bisogno solo di un bagno. Poi sarà quasi ora.- dico avviandomi verso la stanza che Lawrence mi ha riservato. All’imbrunire ho indossato gli abiti dei ragazzi della taverna di Olly. Solo i miei occhi grigi mi tradiscono, non sono tanto comuni.
Torno nella stanza di Lola. La scena che mi si presenta davanti è esilarante. Se non fossi preoccupato che tutto il piano vada per il verso giusto, prenderei anche io parte al teatrino. Lawrence e Alaric sono già travestiti da donna e cercano di mettere il rossetto ad Ullric che prova a tenersi la parrucca decorata con mille nastrini in testa.
-Ve l’ho già detto che vi odio tutti?- strepita Ullric.
-Sì, cinque volte. Ora però stai buona signorina!- fa Lola ridendo.
-Dai o faremo tardi!- lo incalza Alaric –Vedi che Silver è già pronto?-
-Ma che ci provate a fare?- insiste Ullric –Non passerò mai per una donna!- E, in effetti, il mio amico ha ragione. Il travestimento però viene completato e alla fine anche Ullric è passabile.
Raggiungo il gruppo di Olly non senza aver fatto un cenno d’intesa ai miei compagni. Lo sguardo di Lola dice chiaramente che si va in scena.
Li perdo di vista all’ingresso del palazzo. Appena ho accesso alle cantine, mi separo dal gruppo e mi libero della casacca e dal grembiule da oste. Il mio completo nero mi rende praticamente invisibile nell’oscurità dei sotterranei illuminati solo di tanto in tanto da qualche fiaccola. Ora devo risalire per la torre nord e aspettare il segnale di Alaric. Ondine sarà sulla veranda da ballo. Lei aspetta. Aspetta chi? Leonard Valente, questo è certo. Come reagirà quando scoprirà che il suo adorato promesso sposo ha mandato un pirata a salvarla? Non deve essere affar mio. Sono di nuovo al piano terra. La cartina di Lawrence dice che devo svoltare a destra e salire per una scala a chiocciola fino al secondo piano. Da lì devo arrampicarmi esternamente fino alla torre nord. Dietro l’angolo c’è la scala ma non posso raggiungerla. Elric Verier ha deciso che quello è un buon posto per aspettare l’apertura delle danze. O ha previsto anche il piano di Lola? Le trombe annunciano che la festa è cominciata. Riguardo la cartina e trovo rapido un’alternativa. Torno in parte sui miei passi e risalgo da un’altra scala. Forse girare intorno al mio nemico sarà sufficiente per stavolta. Sto per individuare un’altra scala identica alla mia quando sento dei rumori. E’ un vociare indistinto di dame. Mi passano tutte davanti senza badare al mio nascondiglio. Una di loro ha un abito verde non molto ampio. Ha i lunghi capelli biondi raccolti ad un lato della testa con un gioiello a forma di foglia. Deve essere uno smeraldo. I suoi occhi sono blu come il mare e ha le dita minute come quelle di una bambina. Ad un tratto, una delle ragazze le ruba una risata e il suo seno si alza e si abbassa nel corpetto di pietre luccicanti. La sua risata è cristallina e io non ho più dubbi. E’ Ondine. La ragazzina che un principe del nord aveva salvato dalla gelida scogliera di Nebula, è diventata una donna bellissima. Le sue amiche si affacciano al ballatoio per guardare il salone e fanno commenti sui ragazzi in uniforme. Lei rimane un attimo indietro. Il suo sguardo si fa pensieroso. Sfiora il gioiello che ha fra i capelli e mi accorgo che, appena sotto la foglia di smeraldo, è stato appuntato un cristallo di neve. La sento bisbigliare. -Nella virtù l’onore, nell’onore la forza, nella forza la vittoria.- Lawrence ha ragione. Sarà una splendida principessa della rivolta. Se io la porto fuori da qui. Lascio andare la visione davanti a me e raggiungo la mia postazione in cima alla torre. Sto quasi per lasciarmi andare all’idea che andrà tutto bene quando mi accorgo che Cain sta facendo lasciare la veranda da ballo a tutti, ragazze di Lola comprese. Ullric e Alaric saranno già alla porta ma i fuochi non cominceranno prima di mezz’ora almeno. Che sta facendo? Mi calo un po’ più giù per cercare di ascoltare la conversazione.
-Allora principessa, siamo soli adesso.-
-Non è educato nei confronti dei nostri ospiti, farli uscire tutti così.- dice lei.
-Un privilegio dell’essere la mia futura consorte è quello che non dovrà occuparsi mai di offendere la sensibilità altrui. A Lumen sono tutti molto ansiosi di servirla, Ondine.- continua Iulius girandole intorno come un predatore farebbe con della selvaggina.
-Dubito che le persone vivano con il desiderio di servirne altre.- risponde Ondine e io mi chiedo che diavolo ha in mente quella benedetta ragazza. Non sa che di fronte ha la creatura più pericolosa del mondo? Infatti ride di lei.
-Ondine, Ondine, possiamo darci del tu, vero? Tra poco condivideremo persino il letto, non trovi?- fa accarezzandole il mento. Lei si scosta di scatto ma, in quel modo, lui si accorge del gioiello a forma di cristallo di neve. La sua espressione si fa dura e glielo strappa dai capelli. Lei urla e si alza sulle punte per riaverlo indietro. Lui le afferra i polsi e la solleva da terra.
-Non ti conviene schierarti apertamente contro di me!- dice gettandola a terra. Ondine sbatte contro le colonne della balconata e lascia andare un gemito. Lui lancia il ciondolo oltre la ringhiera e ride della sua disperazione. –In fondo, pensaci principessa, hai molto più di uno stupido ciondolo da perdere continuando ad ostentare i simboli dei rivoltosi. E poi imparerai a tue spese che tutto ciò che voglio, io ottengo.- conclude avanzando verso di lei. Non riesco a restare fermo un minuto di più. Palesarmi ora è una follia ma gioco ad armi pari con Iulius Cain. Abbiamo entrambi la fama di essere creature spietate ed invincibili.
-Fai un altro passo e sei morto.- Dico con tutta la spavalderia di cui sono capace. Mi accorgo che lui non si muove. Sta valutando la possibilità che la minaccia che gli ho fatto sia reale. Ondine sgrana i suoi occhioni blu e cerca di mettere a fuoco la mia figura. Povera piccola, crede che io sia il suo principe azzurro. Deve averlo capito anche Cain che si affretta a svegliarla bruscamente dal sogno.
-Suvvia principessa, non crederai che sia Valente! Ti presento la feccia delle terre emerse, il pirata noto come Silver!- dice con tono alterato dal fastidio per essere stato interrotto e dalla rabbia e si volta. Deve aver concluso la valutazione decidendo che, dalla distanza a cui mi trovo, non rappresento una seria minaccia. Io non mi scompongo anche se non ho un’esatta idea di cosa fare adesso che sono uscito allo scoperto. Faccio un profondo inchino e tiro fuori il ghigno più sfacciato che ho in repertorio. Non basta a smorzare la delusione della principessa.
-Non pensare di essere mai al sicuro, Cain.- Dico per ritardare il momento in cui chiamerà le guardie.
-E’ buffo che tu mi minacci all’interno di un castello dell’Alleanza pieno di guardie. A meno che non debba valutare l’ipotesi che lord Acheron stia dalla parte di rivoltosi e pirati.- dice invitandomi a dargli una scusa per usare la forza nel castello. E’ un gioco che conosco fin troppo bene. L’ha usato contro Alaric e Ullric per inserirli nella lista dei traditori dell’Alleanza e mettere una taglia su di loro.
-Lord Acheron è un vecchio pazzo che crede ancora che rimanere neutrali salverà il mondo!- dico con un forte accento dispregiativo. So che non abboccherà alla storia che Acheron non si metterebbe mai contro di lui, ma per il momento non potrà usare la mia comparsa a palazzo per metterlo ai ceppi.
-Principessa, dimostri la sua fedeltà all’Alleanza e chiami le guardie.- dice per disorientarmi. Sa che deve arrivare sana e salva in Boeria.
-Principessa- dico io giocando con il mio coltello –mi pagano per portarla via da qui viva, non specificatamente ancora con un bel visino. Non mi costringa a lanciare il coltello.- Anche se non l’ho tirato, ho fatto centro perché nessuno dei due si muove o parla. Le cose però, non potrebbero mai essere così facili perché ecco sopraggiungere Elric Verier con un intero plotone di soldati di Lumen. Cain ride.
-Vedi la differenza fra noi? Elric ha l’ordine di verificare ogni dieci minuti le mie condizioni. Io ho un intero esercito. Tu cos’hai? La tua ciurma di disperati?- In effetti io ho solo la mia ciurma di disperati e ora neanche quella. Uno squittio ci fa girare tutti di lato. Una donna sta seduta gambe penzoloni sul cornicione della balconata. Nessuno l’ha vista arrivare.
-Perdonatemi,- dice –mi sono persa. Ho interrotto qualcosa d’importante? Giovanotto, - fa poi rivolgendosi a me –noi due avevamo un appuntamento, ricorda?- Elric e i suoi uomini fanno per avvicinarsi sia a me che alla donna quando lei si alza in piedi sul cornicione. E’ troppo tardi quando tutti si rendono conto che le sue fattezze sono un po’ troppo grossolane per essere quelle di una donna.
–Non hai l’esclusiva sui Verier, ammiraglio!- urla e un’esplosione riempie l’aria. Dopodiché è il caos. Scoppiano, uno dopo l’altro tutti i fuochi d’artificio e se Ullric si è già liberato del suo costume per combattere contro Elric, io mi lancio verso Ondine. Cain l’afferra per trascinarla dentro il salone. Non con me a due passi. Il mio coltello si conficca nella sua mano e lui lascia la presa il tempo necessario per consentirmi di avvinghiare la principessa e con lei, mi butto di sotto. Lei urla prima di rendersi conto che siamo sospesi alle funi nascoste sotto le piante della facciata del suo palazzo. Siamo occhi negli occhi. Non mi sono mai sentito tanto vulnerabile dal giorno in cui mi procurai la cicatrice alla spalla destra.
-Non riesco a credere che Leonard abbia mandato un pirata al suo posto!- mi dice con le guance leggermente arrossate. Se non temesse di precipitare credo che sarei l’ultima persona al mondo a cui starebbe vicina.
-Per servirti, Didi. Sono io quello che fa il lavoro sporco, non lo sapevi?-  Non so perché l’ho chiamata così. Non so se volevo rompere quella tensione o se ho pensato che farmi odiare dal primo istante faciliterà la cosa ad entrambi. Allento la presa sulla corda e mi faccio scivolare tra le ragazze di Lola che urlano correndo, come da manuale, a destra e a manca. Le mani di Lola la strappano dal mio abbraccio e la infilano sotto gli scialli delle ragazze.
–Vai ora!- la sento urlare. Lancio un ultima occhiata ad Ullric che è circondato dal fratello e dalle guardie di Lumen. Come faccio a lasciarlo qui? D’improvviso un’altra esplosione avvolge la veranda. Dall’alto Alaric lancia una fune al fratello e urla.
 –L’equipaggio della Carnival è qui!- i soldati corrono verso la porta sud. Solo Elric si affretta a portare al sicuro l’ammiraglio.
Raggiungo la fontana e mi ci immergo. Il cunicolo è stretto ma non abbastanza per impedirmi di nuotarci dentro fino al mare. Ci metteranno poco a capire che Ondine è uscita tra le ragazze di Lola e la cercheranno lì. Devo tornare in fretta alla Carnival. La nave deve lasciare il porto almeno due ore prima dell’alba. La corrente che fa resistenza mi fa capire che sono a pochi metri dal mare. Riemergo prendendo aria a pieni polmoni. Di nuovo la notte stellata sopra la testa.
 

Urla, fuochi d’artificio e di nuovo urla. Lola mi spinge a correre verso l’uscita del palazzo ma mi sento furiosa e tradita. Non è stata lei a dirmi che Leonard stava venendo a prendermi? Forse neanche lei sapeva che invece avrebbe mandato quel pirata dagli occhi di ghiaccio? Ripenso alle parole di Iulius Cain. Considererà mio padre alla stregua di un suo complice? Mi fermo un istante ma Lola capisce subito che sono preda di un ripensamento e mi parla in modo tale che penso che forse anche lei è una ribelle. Un’altra che fa il lavoro sporco di Valente?
–Didi, corri. Ora non è il momento di pensare. Tutti quelli che sono qui potrebbero farsi male. Avrai sempre modo di tornare da Cain, se lo vorrai.-
-Mio padre, Cloe, Nana…- dico come in una litania. Una voce mi scuote e urlo il suo nome prima piano credendo di essere solo in stato confusionale –Ludwill.- Poi più forte perché lo vedo tra la folla –Ludwill!-
-Didi. Cosa è successo?- mi chiede scuotendomi per le spalle.
-Davvero non lo so. Mio padre è in pericolo, Ludwill.-
-Via da qui, Didi.- mi dice guardandomi negli occhi e io lo seguo. Raggiungiamo insieme a tante altre persone la piazza e ci infiliamo nel Tortuga che sono isterica.
-Calmati, Didi.- Mi dice Ludwill che mi conosce meglio delle ragazze di qui.
-Calmarmi? Calmarmi? Dopo quello che è successo?- Strillo e mi conosco. So che sto per riepilogare tutto quello che è capitato per scoprire chi è il responsabile di questa situazione. Lola mette le mani sui fianchi e mi guarda.
-Perché, cosa è successo principessa? Doveva trovare un modo per sfuggire dalle grinfie di Iulius Cain che tiranneggia tutte le terre emerse ed è venuto ad allungare le sue mani anche su Punta Perla. Ora lei è libera. La confusione al palazzo si calmerà. C’è una nave poco fuori dal porto che la sta aspettando per salpare verso la Boeria. Lì sarà al sicuro. Cain non si azzarderà a seguirla fin la.-
Vorrei chiederle che sarà di Punta Perla una volta che io sarò fuggita, che ne sarà di mio padre. So che non posso preoccuparmene ora. Ho promesso proprio a mio padre che sarei stata forte. Improvvisamente realizzo che sono arrabbiata perché il leader della rivolta non è venuto personalmente. Forse per lui rappresento semplicemente ‘lavoro sporco’. Comunque non si torna indietro, lo capisco soprattutto dall’atteggiamento di Ludwill. Parla con Lola e poi si rivolge a me.
–Didi, Lola deve restare qui. E’ in questo posto che i soldati verranno a cercarti prima. Credo sospettino che sei fuggita in mezzo alle ragazze del Tortuga, forse proprio con l’aiuto di Lola. Ti accompagno io alla nave.-
Usciamo di corsa per sfruttare la confusione che sta scemando ma che porta ancora tanta gente in giro a vuoto. La spiaggia è deserta invece. Solo una barchetta rivoltata. Ludwill la raggiunge e la rovescia. La spinge a riva e mi dice di salire a bordo. In quel momento arrivano due ragazzi correndo. Io riconosco quello che era vestito da donna.
-Principessa, puntualissima! Andiamo!- urla.  L’altro, che gli somiglia tremendamente, afferra la prua della barca e aiuta Ludwill a spingere.
-Ullric, sei tu quello forte, spingi!- dice con compostezza.
-Alaric, prendi in braccio la principessa.- gli risponde e così vengo sollevata e issata di peso sulla barca. Mi accorgo che non c’è posto per Ludwill e grido il suo nome.
-Non temere, Didi. Va’, io non posso venire con te ora. Ognuno a Punta Perla deve rimanere al proprio posto. Appena potrò verrò a cercarti. Promesso.- Dice guardando la barca allontanarsi. Solo nel silenzio che segue mi rendo conto che il ragazzo che mi ha chiamata ‘lavoro sporco’ non c’è. Gli è capitato qualcosa? Non ho il tempo di scoprirlo perché sotto gli occhi compare la nave più bella che io abbia mai visto. Ha tre alberi e vele grigie. C’è una gran quantità di gente che gesticola e saluta Ullric e Alaric. Questi due sono stati gentili finora con me anche se Alaric è educato e pieno di premure, Ullric invece è brusco e sembra interessato solo a tornare a bordo perché ha fame. Nessuno dei due nomina il tizio che ha fatto irruzione sulla veranda pensile. A bordo della nave tutti abbracciano Ullric e Alaric mentre io divento oggetto di sguardi silenziosi. Confesso che a questo punto sono un po’ imbarazzata. A levarmi d’impaccio spunta un ragazzino. Lo chiamano Mozzo ma il suo nome è Barty. Barty mi offre un bicchiere d’acqua e chiede il mio nome.
-Ondine Marloren, principessa di Terra Smeralda.- sentono dire ma la voce non è mia. Mi volto e, seduto su una cassa, completamente bagnato, sta il ragazzo che porta il nome di Silver che, a quanto pare, è il capitano di questa nave. Tutti esultano, lo abbracciano e si congratulano con lui. Ullric, che a farci attenzione è molto più robusto di suo fratello Alaric, lo solleva di peso e gli strizza l’occhio.
-Di nuovo fradicio, eh?- Lui sorride e forse ho capito perché porta quel nome. I suoi occhi scintillano come l’argento.
Lui mi guarda e perde quel sorriso genuino che aveva fino ad un attimo fa. Indossa di nuovo quel ghigno che pare riservare alle persone che non gli piacciono e mi guarda dritto negli occhi.
– Benvenuta a bordo della Carnival, principessa. Non è un palazzo ma è il luogo più sicuro per voi in questo momento.- La sua sicurezza mi infastidisce e se io non gli piaccio, io lo trovo odioso così preferisco mettere subito le cose in chiaro.
-E chi lo dice che questo è il posto più sicuro per me? Un pirata?- Lui evidentemente non si aspettava di essere messo in discussione così, mentre si passa un asciugamano che gli ha dato Barty sui capelli neri, scrolla le spalle.
-Preferiresti tornare da Cain? Non è stato molto gentile con te l’ultima volta che ti ha parlato.-
-Non vedo una grande differenza tra voi in realtà.- Dico di riflesso al suo sarcasmo. Non lo penso. Niente sarebbe raffrontabile a Cain. La testa mi fa ancora male per la caduta dovuta al suo spintone. Lui mi fulmina con lo sguardo e si rivolge ad Ullric.
-Trovale un posto. Io, la mia cabina, non la cedo. E fai muovere questa nave, prima la scarichiamo da Valente, prima mi sentirò meglio.- conclude scendendo sottocoperta. E se mi fossi sbagliata? Se questo tizio fosse anche peggio di Cain? Alaric si accorge del mio disappunto e mi si avvicina.
-Non è sempre così.- dice e suo fratello, che se la ride alla grande, lo tira con uno strattone e lo punzecchia.
-Avanti, Alaric, non rovinare la reputazione a Silver. Lui può essere anche peggio di così!-
-Non vedo come!- esclamo veramente stizzita.
-Smettila, Ullric e porta rispetto alla principessa. Forse il capitano non vuole cedere la sua cabina ma, a bordo, ce n’è un’altra altrettanto bella. Mi segua lady Ondine.- In quel momento, con il vestito a brandelli e i capelli arruffati, non mi sento realmente una lady. Apprezzo la gentilezza di questo ragazzo che mi ricorda in modo impressionante il braccio destro di Cain. Lui nota le mie attenzioni e mi chiede se qualcosa che ha fatto mi abbia disturbato. In effetti è adorabile così gli spiego cosa mi passa per la mente. Il suo viso si fa triste ma è suo fratello a rispondere.
–Fatti gli affaracci tuoi!- grida prima di andarsene di corsa. Alaric si affretta a spiegare aprendo la porta della sua stanza.
-E’ nostro fratello. Fratello maggiore. Prego, da questa parte. In effetti non è solo mia. E’ anche la cabina di Ullric ma lui dorme quasi sempre sul ponte. Tranne quando fa molto freddo. Allora dorme nella cabina di Silver.-
-Mi dispiace. Non immaginavo che foste fratelli. Sì, insomma, non potevo saperlo.-
-Non se ne crucci, principessa. La nostra famiglia ha sempre servito quella del governatore. Quando i Cain hanno cominciato ad opporsi apertamente ai Marloren, mio padre si è mantenuto ai margini del confronto. Non aveva certo intenzione di schierarsi con i Cain ma non gli sembrava prudente ostacolarli apertamente. Molti dei loro oppositori sparivano improvvisamente o rimanevano vittime di strani incidenti.  Il governatore stesso non ha mai preteso un esplicito giuramento di fedeltà e, del resto, lui stesso è deceduto in circostanze alquanto misteriose. Allora lui ha fatto una scelta. Elric lo ha appoggiato. Immagino lo abbia fatto proprio in qualità di figlio maggiore. Ullric, invece, ha reagito molto male alla decisione di nostro padre. Il motivo era la sua amicizia con i Valente. Schierarsi dalla parte dei Cain significava automaticamente voltare le spalle a loro così se n’è andato di casa. Io non ho potuto fare altro che seguirlo. Te lo immagini da solo in giro un tipo come Ullric?- dice sghignazzando e, per la prima volta dall’inizio di questa lunga giornata, mi lascio andare anche io ad un sorriso.
-Quindi è così che siete finiti sulla Carnival.-
-Sì, non immaginavamo però che Elric sarebbe diventato il braccio destro di Iulius Cain. Ad ogni modo, quel che è fatto, è fatto.- Conclude aprendo un piccolo oblò sulla parete della paratia della nave. Una brezza fresca si spande nella cabina portando con sé l’odore del mare. Io respiro a pieni polmoni e lo ringrazio per la sua gentilezza. –Riposi ora.- fa chiudendosi la porta alle spalle. Dovrei essere sfinita ma l’adrenalina degli eventi mi tiene ancora in tensione. Normalmente, a casa mia, questo sarebbe il momento di sfilare i vestiti e fare un bel bagno ma siamo su una nave e, guardandomi intorno, mi rendo conto che non c’è neppure l’ombra di una tinozza. Apro un armadio e i vestiti appesi sono tutti da uomo. Che diavolo ho combinato? Ho lasciato mio padre, Jenevieve, Nana, Cloe e Ludwill per cosa? Leonard non si è neanche degnato di venirmi a prendere. Niente più colori del mercato o suoni della fucina del fabbro. Solo questo ripetitivo scrosciare di onde su onde. Mi lascio andare sul letto. Almeno questo sembra comodo. Il bussare alla porta mi distrae dai miei pensieri.
–Lady Ondine, le ho portato dei vestiti puliti.- Dice Barty aprendo appena la porta.
-Entra, pure.- Dico rinfrancata dalla notizia. Il sollievo, però, dura solo il tempo di dare un occhiata agli abiti. Un pantalone di lana pettinata che sembra di due taglie più grandi della mia e una camicia. Una fascia di cui non saprei che fare e un paio di stivaletti. Ora sono furiosa. Saranno anche puliti, ma non sono abiti adatti a me. Sbuffo rumorosamente ed esco dalla mia cabina. Sono davvero fuori di me e quel maledetto capitano mi sentirà stavolta. Trovare la sua cabina non è difficile e apro la porta. Sarà senz’altro a ridere della sua trovata con il suo degno compare. Devo ricredermi perché apro la cabina senza bussare e lui non sta ridendo. Non è in compagnia. Semplicemente è nudo.
Descrivere la mia vergogna è difficile almeno come confessare che non riesco a distogliere lo sguardo dal suo corpo.
–Non mi sembra di aver sentito bussare.- Dice infilandosi dei pantaloni e dandomi la schiena. Sulla spalla destra ha una cicatrice che parte dalla base del collo e arriva fino al fianco destro. Mi colpisce perché all’inizio sembra un tatuaggio color argento. Lui si volta e quello stesso argento ora brilla nei suoi occhi.
–Che vuoi?- Chiede bruscamente e io mi domando come faccia un volto così bello a diventare tanto odioso.
-I miei vestiti.- Balbetto.
-I tuoi vestiti?-
-Sì. Sono da uomo.-
-Non ci sono frequentazioni femminili a bordo. Non tanto spesso almeno. Tuttavia, se vuoi, puoi indossare questo.- Dice lanciandomi un abito rosso e nero che sembra uscito da una taverna molto meno elegante di quella di Lola. Glielo rilancio.
-Se devo scegliere se sembrare un marinaio o una prostituta, preferisco sembrare un maschio.- Lui si avvicina con l’abito ancora tra le mani e mi sfiora una guancia.
-Ma tu non sembri un maschio.- Dice mentre io sono di nuovo preda di una strana immobilità. –E comunque sei ingiusta nei confronti della signorina che lo ha lasciato qui.-
-Sì, come no.- Dico incrociando le braccia. –Grazie lo stesso.- faccio lasciando la stanza. Non torno nella cabina di Alaric. Salgo sul ponte e mi accorgo che ormai è notte fonda. Lo spettacolo del cielo stellato è qualcosa da mozzare il fiato. Non mi ero mai accorta che ci fossero così tanti puntini luminosi sopra la mia testa. Raggiungo la paratia e mi affaccio. Se ci sono mille punti fissi nel cielo, ce ne sono diecimila che tremano sul pelo dell’acqua. Il pensiero vola a mia madre e alle parole di mio padre sul fatto che le donne di Sphira erano chiamate sirene.
-Io non so neanche nuotare.-  Mi dico senza accorgermi d’essere ascoltata.
-Davvero?- La voce che mi sorprende alle spalle è quella di Alaric. Lo dice in modo gentile, non ha intenzione di prendermi in giro. Ho conosciuto questo ragazzo da poco ma ho già capito che è di animo buono. Così gli sorrido.
-Sì. Non avevo mai messo i piedi nell’acqua prima di ieri sera. Non so nuotare.-
-Non è salutare, per qualcuno che decide d’andare per mare!-
-Non ho mica deciso io di andare per mare. Mi ci sono ritrovata su questa nave.-
-Buffa cosa da dire per una persona che abita su di un’isola. Prima o poi avresti dovuto prenderla una nave, o avevi deciso di non lasciare mai Terra Smeralda?- Bella domanda. Mi piacerebbe avere anche una bella risposta ma non è così pertanto opto per la verità.
-Non ci avevo mai pensato seriamente.-
-La prima volta che ho lasciato la Silferia avevo dieci anni.  Fu un viaggio per raggiungere la Boeria. Abbastanza lungo ma divertente.-
-Sapevi nuotare?- chiedo sorridendo.
-Sì- dice annuendo e facendo uno sguardo malinconico –mi ha insegnato Elric.- In quel momento ricordo che Elric è il braccio destro di Cain. Non ho fratelli o sorelle ma non riesco a sopportare di essere separata da Cloe, figurarsi accettare l’idea di scoprire che è passata dalla parte del mio peggior nemico.
-Scusa.- dico sottovoce.
-E di cosa? Tranquilla.-
-Non riesco proprio ad immaginare uno come te che prende ordini da quel tizio.- Dico riferendomi a Silver.
-Silver è in gamba.  E non dar retta a mio fratello. E’ molto meglio di come sembra. Non so quante volte mi ha salvato la vita da quando sono a bordo della Carnival.  Sai, io non sono bravo come Ullric a menare le mani. Mi difendo, questo è certo ma preferisco usare questa.- dice toccandosi la testa.
-Non dico che non sia coraggioso. Ho visto cos’ha fatto a palazzo,  eppure è così arrogante!-
-Mio fratello mi ha detto che ha anticipato la sua entrata trionfale perché Cain ti ha picchiata.- Il mio cervello si stacca. Che vuol dire ‘anticipato’? Che il piano era diverso e lui ha voluto proteggermi?
-L’ha fatto solo perché ha ricevuto il compito di proteggermi da Leonard Valente.-
-L’ordine è di Valente ma la vita in gioco è quella di Silver, mi faresti la cortesia di ricordarlo principessa?-
Rimango a riflettere qualche istante su queste parole. In fondo non è questo che mi tormenta in realtà? Che ne è delle nobili intenzioni del mio Leonard? Forse è piuttosto infantile da parte mia credere di dover avere la priorità nei pensieri del leader della Rivoluzione in questo momento critico. Dovrò accontentarmi del pirata che mi ha messo alle calcagna e rinviare le romanticherie più avanti. Mi perdo con lo sguardo nei flutti. Non voglio dare ad Alaric la sensazione di non aver capito il messaggio ma neppure la sicurezza che terrò in considerazione la sua richiesta. D’improvviso mi mette il suo mantello sulle spalle. Lo ringrazio.
-Rientriamo sottocoperta? Fa freddo.-
-Il cielo che si riflette nel mare è stupendo.-
-Si dice che il mare rubi l’anima di chi guarda troppo a lungo sul fondo del mare.- Mi giro a guardarlo con un’espressione curiosa.
-Non è vero! Vero?- Lui ride.
-E’ vero, invece.-
-A te il mare l’ha rubata?-
-A me no. Ma l’ha rubata a Silver, per questo è così burbero!-  Stavolta sono io a sorridere.  Sono felice di avere incontrato Alaric. In sua compagnia il viaggio potrebbe risultare addirittura piacevole. Lo seguo in cabina e mi sento sollevata. Ci sono molte cose che ancora non capisco ma rimuginare su questa giornata non servirà a fare chiarezza. Dormire mi farà bene.






 

  
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