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Autore: Craggy    01/01/2015    3 recensioni
“Se solo Malfoy potesse giocare ancora …” sussurrò Harry, più a se stesso che a qualcuno in particolare, mentre la ragazza si avviava verso la Sala Comune.
E proprio mentre si apprestava a prepararsi, un lampo di genio le attraversò la sua brillante mente.
Malfoy doveva tornare a volare, giusto? Giusto.
Questo voleva dire migliorare i suoi voti, esatto? Esatto.
E chi, nella scuola, aveva un elevato spirito di sacrificio, unito alla perfetta padronanza di quelle tre meravigliose quanto complicate materie?
Hermione Granger, ovviamente.
Lì per lì sorrise raggiante, e se avesse avuto un’altra se stessa si sarebbe volentieri data un cinque.
Era un genio.
Un genio.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 11.

Karmageddon.

 

 

 

 

“Harry!”

“Hermione!”

“Ginny!”

“Hermione!”

“Ron… ”

“Mamma?”

“Ron… ”

“Signora Weasley?”

“Ronald Bilius Weasley, lascia subito stare quella povera ragazza! Non vedi che non riesce più a respirare?”

La scena di ritrovo generale a King’s Cross accadde, se possibile, con maggior calore del solito; la notizia dell’incontro traumatico di Hermione con Malfoy durante le vacanze, tutti gli amici della ragazza sembravano essere convinti che la strega avesse bisogni di qualche abbraccio extra.

Il risultato fu una mischia degna del più agguerrito incontro di rugby.

Dopo aver rassicurato Molly Weasley di non aver alcun tipo di lividi, abrasioni, ferite da incantesimo o tracce di maledizioni gettate dal giovane Malfoy, alla ragazza fu concesso di salire sull’Espresso per Hogwarts.

Mentre l’allegra combriccola prendeva posto in uno scomparto miracolosamente vuoto, Ginny e Ron iniziarono a tempestare la ragazza di domande: perché Malfoy era venuto a cercarla, come aveva reagito lei dopo averlo visto, se era sicura di non essere sotto una maledizione eccetera.

Ben decisa ad evitare l’argomento “Draco Malfoy” in ogni suo aspetto, la ragazza lanciò un’occhiata di supplica ad Harry; anche lui si intendeva di persone petulanti che continuano a far domande (vedi Rita Skeeter), e riusciva a comprendere la disperazione dell’amica.

“Oh, Hermione, sai che è successa una cosa buffa?” disse infatti il moro, cercando di cambiare argomento e di far cessare l’interrogatorio che stava subendo la poveretta.

I due Weasley, in effetti, si zittirono, e guardarono il moro con aria interrogativa.

Harry si schiarì la gola: era riuscito a salvare la riccia, ma ora tutti si aspettavano che lui dicesse qualcosa.

Ormai rassegnato a fare una figuraccia, il ragazzo venne aiutato da un’ignare Ginny, che sorridente esclamò: “Ah, già! Non puoi immaginare cos’ha fatto Fred quando gli abbiamo detto che non saresti venuta alla Tana con noi!”.

Ron sembrò rilassarsi: detestava essere all’oscuro delle cose, e temeva di essersi perso una situazione divertente.

Harry invece si ripromise di inviare a Ginny un cesto di frutta, in segno di gratitudine.

“Allora, stavamo cenando quando lui e George si sono Materializzati in cucina – sai, avevano fatto un salto da Zonko – e Fred si stava guardando intorno come se cercasse qualcuno. Io allora gli ho chiesto cos’avesse, e lui mi ha chiesto – indovina – perché tu non c’eri!” disse Ginny, che per la foga del racconto stava gesticolando con vigore, tanto che Ron si era allontanato lentamente dalle mani della sorella, pericolosamente vicine al suo viso.

“E poi Fred deve aver fatto cadere una brocca, o un piatto, insomma alla fine della serata avevamo dei cocci in più e una stoviglia di meno”. Una voce profonda aveva completato la narrazione di Ginny, che guardava offesa due ragazzi identici che erano apparsi sulla porta.

Fred liquidò quella storia con un gesto annoiato della mano.

“Come potrei fare senza la mia Granger preferita? Nessuno che mi minaccia, nessuno che mi fa rispettare le regole, niente di niente. In effetti, sono abbastanza offeso. Tu, donna senza cuore, mi hai abbandonato in balia del mio gemello brutto!” aveva esclamato teatralmente.

George si fingeva ferito, Ginny rideva, Fred si era portato una mano sulla fronte con fare svenevole ed Harry stava dando potenti pacche sulla schiena a Ron, che aveva avuto la malsana idea di mangiare una Cioccorana mentre si sganasciava.

Hermione, dal canto suo, fissava allibita la scena.

Il giorno in cui avrò degli amici normali non sarà mai troppo presto.

“Beh, mi dispiace Geroge. Non era mia intenzione abbandonarti con questo rompiscatole, a saperlo sarei venuta alla Tana e avrei studiato piani su piani per tenere Fred alla larga da te”, commentò sarcastica.

Fu il turno di Fred di fissarla ferito, mentre la faccia di George si illuminò in un sorriso.

All’orizzonte si intravedeva ormai il castello di Hogwarts, e sotto minaccia di Hermione andarono tutti ad indossare la propria divisa.

Mentre il gruppetto scendeva dal treno, Hermione urtò qualcuno.

Qualcuno che la guardò scettico e sorpreso allo stesso tempo.

“Granger”

“Malfoy morto”

“Io  non sono morto”

Per ora”.

 

 

*

 

 

“Hey Hermione!”.

Nott l’aveva fermata subito dopo la cena, con l’intenzione di fare una chiacchierata: da quando lui e il gemello Weasley (non voleva nemmeno sapere quale dei due fosse) avevano avuto quel piccolo scontro nel corridoio buio davanti alla Sala Comune dei Grifondoro, la riccia non sembrava avere un momento libero.

“Scusa, Theo, devo correre a Rune Antiche”

 “Parliamo dopo? Ron ha bisogno che lo aiuti in Incantesimi”.

Una sera, dopo averla intercettata al volo, lei lo aveva liquidato con un “Mi spiace ma sono di fretta, Malfoy mi ha detto che non riesce a fare l tema di Astronomia”.

Aveva preferito Malfoy, un ragazzo che aveva sempre odiato e che l’aveva sempre odiata, a lui!

Era il colmo.

Ma tra le tante caratteristiche dei Serpeverde, vi era anche la testardaggine nel perseguire uno scopo; motivo per cui, appostato dietro ad una colonna, Theodore aspettava che Hermione Granger gli passasse davanti.

Niente scuse.

E infatti …

“Santo cielo Theodore, mi hai fatto prendere un colpo!” aveva esclamato la strega, colta alla sprovvista da due braccia muscolose che l’avevano afferrata per un braccio e strattonata contro un muro.

“Non farla tanto lunga, volevo solo parlarti, signorina Granger” disse lui, quasi a scusarsi di tanta indelicatezza, e lasciò il polso della ragazza.

“Allora dimmi, cosa c’è di tanto urgente” chiese la giovane, con una nota d’impazienza nella voce.

Eppure …

Qualcosa non andava.

Hermione si decise a guardare con attenzione il ragazzo che aveva di fronte, studiando ogni centimetro del suo viso, alla ricerca di qualcosa che lasciasse intendere il motivo di tutta quell’agitazione.

“Mi sono innamorato”.

“Oh. E chi è la sfortunata questa volta?” tentò lei, cercando di alleggerire l’atmosfera densa.

Theodore sorrise impercettibilmente, più per cortesia che per altro.

“Molto spiritosa. È una di Serpeverde, un anno più piccola credo. Si chiama Astoria, Astoria Greengrass”.

“Chi?”chiese perplessa lei: non era un’esperta di studentesse verde argento, ma un minimo di cultura di base su chi fosse bene evitare ce l’aveva.

E quella Astoria Greengrass non le diceva assolutamente niente.

“Bionda, occhi azzurri, un fisico da favola. È timida, quando ho provato a parlarle è scappata nel bagno delle ragazze. Neanche tu hai avuto questa reazione, quando mi sono presentato davanti alla Signora Grassa” rivelò sconsolato Nott.

In effetti le sue maniere da baldo giovanotto che ha il mondo ai propri piedi spesso intimoriva le ragazze – e non solo.

Se poi quella bambolina di ceramica, rifletté Hermione, era anche più piccola, probabilmente l’era venuto un infarto.

“Oh, Theo. Tu e il tuo compare vi atteggiata a grandi amatori, quando è palese la vostra mancanza assoluta di comprensione femminile. E cos’hai detto a quella poverina? Ti prego, non dirmi che le hai chiesto …”

La frase rimase in sospeso nell’aria gelida della notte, segno che Theodore Nott aveva davvero fatto quello che non dovrebbe mai essere fatto.

“E va bene, sì. Le ho chiesto se potevo visitare la sua Camera dei Segreti, d’accordo? È una frase ad effetto, di solito funziona!” esclamò esasperato.

In effetti, ripetuta ad alta voce con il senno di poi, il ragazzo si era reso conto che forse – forse – quella non era stata una delle sue idee migliori.

Lo schiaffo che la ragazza di fronte a lui si era appena tirata in fronte n’era la conferma.

“Lo so, sono un completo idiota – non annuire con quel sorriso soddisfatto – ma ho bisogno che tu mi aiuti! Che cosa posso fare per farla cadere ai miei piedi?”

“Beh, tanto per iniziare potresti …”

“Senza sembrare una specie di maniaco, grazie”

“Ah. Allora ti sconsiglio di chiedere aiuto a Malfoy”

“Ma lui è stato il mio mentore! Ho conosciuto la mia prima ragazza perché lui ci ha presentato!”

“Sicuro che non l’avesse pagata?”

“Questa era cattiva, sono offeso”

“Sei un fesso, più che altro. Senti, non è così difficile. Sii carino, aiutala a portare i libri, evita frasi ad effetto. Ti assicuro che l’unico effetto che faranno è la fuga precipitosa della tua damigella”.

Theodore, soddisfatto dei consigli ricevuti, scompigliò i capelli di Hermione, e con un “Allora sei davvero sveglia, piccola Granger” la salutò.

Anche la ragazza si avviò verso il suo dormitorio, piena di compassione per quell’innocente ragazza che si sarebbe trovata un Theodore innamorato a farle le corte; ad un tratto, però, il suo cervello iniziò a fare connessioni sgradite.

Theodore.

Serpeverde.

Serpeverde.

Draco Malfoy.

Draco Malfoy.

Ripetizioni.

Incontrare ancora quell’idiota.

 

E il mondo le cadde addosso.

 

 

*

 

 

 

“Bene ragazzi, domani, come spero sappiate, affronterete il primo test di questo semestre. So che probabilmente avrete i residui di pandori e panettoni, ma vi voglio attenti e reattivi. Inutile dire, credo, che non mi aspetto meno di Accettabile da tutta la classe. Sì, anche lei signor Paciock, sono certa che lei ha tutte le capacità di affrontare un compito di Trasfigurazione. Ecco, se potesse lavorare di più sulla concentrazione sarebbe fantastico”.

Minerva McGranitt, impassibile come una statua, spietata come Lord Voldemort, aveva rammentato ai suoi cari studenti l’imminente verifica.

Ed effettivamente molti degli alunni del sesto anno avrebbero preferito una visitina dei Mangiamorte piuttosto che dover passare il pomeriggio, la sera e probabilmente anche parte della notte a studiare Trasfigurazione.

Tra questi, una testa bionda spiccava nella massa di studenti.

Una testa che apparteneva ad un certo Serpeverde, che già vedeva la sua nuovissima Nimbus 2394 sequestrata finché i suoi voti non fossero migliorati.

Eppure una soluzione c’è, vero Draco?

Certo che c’è.

E allora cosa aspetti?

Quella ragazza mi inquieta. Sono certo che in verde e argento sarebbe un’assassina spietata.

Oh, quante storie.

Parla per te. A proposito, chi sei?

La voce del buon senso. Certo, con te passo la maggior parte del tempo in silenzio, ma ogni tanto un barlume di assennatezza passa anche per il tuo cervello. Dunque, dov’eravamo? Ah già. Sei un fifone e non vuoi andare dalla Granger a chiedere di aiutarti, perché sai che probabilmente ti affatturerebbe.

La fai facile tu. Io odio il sangue, e questa camicia è costata un sacco. Non voglio sporcarla solo perché non riesco a Trasfigurare neanche un girino in una rana.

Dovresti chiederlo. Mal che vada, prenderai l’ennesimo Scarso.

 

Con tutte queste elucubrazioni mentali, finalmente Draco Malfoy giunse alla conclusione che sì, avrebbe chiesto ad Hermione Granger una mano per la verifica del giorno successivo.

Nella scala di utilità, aveva scoperto che una morte lenta e dolorosa causata  da una Grifondoro era senz’altro preferibile all’ennesima occhiataccia della McGranitt.

Il ragazzo non mentiva a se stesso, sapeva perfettamente che la Granger aveva tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con lui: le aveva distrutto la vacanza, rovinato l’amicizia con il suo detestabile cugino che però, a quanto aveva potuto vedere, se la cavava meglio di lui nel territorio Ragazze Dai Capelli Impossibili), l’aveva costretta a tornare a casa sua prima del tempo.

Senza contare l’appellativo poco cortese che aveva usato prima della partenza natalizia.

Di certo non poteva sbucare fuori dal nulla, darle una pazza sulla spalla ed esclamare “Hey amica mia, vero che mi aiuti, vecchia furbona?”.

Neanche Potter sarebbe stato tanto stupido.

Dunque, avendo esaminato con cura ogni dettaglio, ogni singola possibilità per raggiungere il suo scopo, Draco si dovette arrendere all’evidenza: c’era un  unico modo per convincere la Granger ad aiutarlo.

Sarebbe stato doloroso? Sì.

Il suo orgoglio maschile ne sarebbe uscito ammaccato? Naturalmente.

Avrebbe preferito una notte di passione con San Potter piuttosto che quel piano suicida? No dai, almeno la Granger era una ragazza.

In ogni caso, aveva forse altra scelta? Certo che no.

Tirando un sospiro frustrato, il biondo si decise.

Avrebbe dovuto chiederle scusa.

“Theo, amico caro, compagno dei giochi di fanciullezza, amico fidato di adolescenza, inestimabile compare di scorribande giovanili, ti ho mai detto quanto io apprezzi la tua illuminate presenza, e di quanto ti sia grato  per l’appoggio ed il sostegno che da te non mancano mai nei miei confronti?” iniziò infatti, approfittando del tragitto tra l’aula di Trasfigurazione e quella di Pozioni per persuadere l’amico.

Il quale, stranito da quegli inaspettati complimenti, guardava il giovane Malfoy come fosse stata una bestia rara e curiosa.

“Ti ringrazio, amico. E dimmi, quali delle mie innumerevoli doti che tanto decanti apprezzi maggiormente?”.

Theodore ci aveva impiegato mezzo secondo per capire che Draco se lo voleva ingraziare, probabilmente gli serviva il suo aiuto.

E come avrebbe potuto, da buon calcolatore qual era, farsi scappare la ghiottissima occasione di sfottere Draco Malfoy?

“Beh Theo, ecco … mmm … la tua lealtà è davvero …  leale e poi i tuoi capelli sono così favolosi …” iniziò tentennante il biondino, al quale poco importava delle qualità dell’altro, fintantoché lo aiutava negli impicci.

“Basta così, ti prego. Rischio di arrossire. Coraggio, sputa il Porlock: cosa ti serve?”

“Convinci la Granger ad aiutarmi questo pomeriggio con Trasfigurazione”

“E perché dovrei? Mi dispiace, ma mi  difficile mettere buone parole per la gente, soprattutto se la gente in questione se tu. Scusa, non eravate diventati tipo Bestest Friends Foreverest tu e lei?”

“Magari ho fatto una cosa che l’ha fatta arrabbiare. Magari più di una. Magari se mi aiuterai potrei farti conoscere Donovan Bishot”

“Il portiere dei Cannoni di Chidley?”

“Già. Si fa fare la manicure dove va anche la cugina della sorella della zia di mio padre”

“Affare fatto, ma sappi che voglio l’autografo”

“Sei un amico, Theo”

“Anche. Oppure mi conviene e basta. Ora muoviamoci, o Piton sarà contrariato. E nessuno di noi vuole vederlo in quello stato”.

 

 

*

 

Le settimanali due ore filate di Pozioni si erano concluse con trenta minuti d’anticipo, coronate da un urlo disumano proveniente dal professore che sembrava un pipistrello gigante, il quale, con il lungo naso fremente di rabbia, aveva tolto cinquanta punti a Grifondoro.

La spiegazione non era stata necessaria: i resti di quella che sarebbe dovuta essere una Pozione Persuasiva erano sparsi sui muri dell’aula, sul pavimento e su tutti gli sventurati studenti che quella mattina avevano avuto la pessima idea di sedersi vicino al calderone di Neville Paciock.

I danni non sarebbero stati così gravi, se non fosse stato per il piccolo particolare che Neville aveva aggiunto troppo sangue di Manticora, trasformando l’intruglio da Persuasiva a Corrosiva.

Dieci studenti Grifondoro furono spediti di corsi in infermeria, tra i quali Harry, Ron, Lavanda, Calì e Neville stesso, che abbandonò l’aula con uno sguardo colpevole.

Altrettanti Serpeverde erano caduti gloriosamente nella battaglia tra Paciock e la pozione incriminata, e quello fu probabilmente il vero motivo per l’ira di Piton: dei Grofondoro, in fin dei conti, non pareva particolarmente dispiaciuto.

Hermione, con i riflessi sviluppati che la contraddistinguevano, aveva fatto in tempo a lanciare un Protego che aveva salvato dalle ustione lei e una decina di studenti; Piton aveva tolto altri cinque punti a Grifondoro, asserendo che la signorina Granger, evidentemente incapace di non far mostra delle sue abilità magiche, aveva usato la bacchetta nelle sue ore, cosa che era assolutamente proibita.

Hermione era tornata a testa bassa verso il suo banco, trattenendosi dall’insultare quell’uomo odioso, riflettendo che però sarebbe potuta andare peggio.

Probabilmente non mi ha tolto il triplo dei punti perché ho salvato anche il suo prezioso Draco Malfoy, ragionò la strega.

L’aula era ormai un campo di battaglia, più della metà degli alunni erano in infermeria, e buona parte degli ingredienti era andata distrutta: a malincuore, Piton congedò i superstiti.

“E grazie alla splendida dimostrazione di quell’incapace di Paciock, per domani mi aspetto tre rotoli di pergamena sulle cause dell’esplosione della sua pozione, illustrando le quantità che non dovrebbero essere variate e gli ingredienti che non possono essere messo in ordine diverso. E ora andate nelle vostre Sale Comuni”.

Estasiati, gli studenti si precipitarono fuori da quella specie di cripta, prima che il professore cambiasse idea: Severus Piton era un uomo lunatico.

“Lei no, signorina Granger. Dal momento che ha messo in evidenza la sua abilità negli incantesimi, sarebbe così gentile da sistemare questa confusione?” chiese ironico infatti, senza preoccuparsi di nascondere un ghigno divertito.

“E cosa dovrei fare esattamente, signore?” chiese la ragazza, ormai rassegnata a perdere l’inaspettata mezz’ora di libertà.

“Riparare le ampolle rotte, mettere in ordine alfabetico e cromatico gli ingredienti, pulire questo sfacelo. Ma dati i suoi ottimi voti in Incantesimi, non vorrà farmi credere che sia un compito gravoso, no?” aggiunse malefico.

Una risata generale si alzò dalla parte Serpeverde rimasta, in particolare dal banco Malfoy – Nott; certo, Piton non aveva mai cercato di nascondere l’evidente preferenza che aveva per il biondo, ma era anche vero che, se non avesse punito anche quei due, la Granger sarebbe andata a lamentarsi dalla sua Direttrice, che lo avrebbe convocato nel suo studio.

E solo Merlino sapeva quanto Severus odiasse vedere la Coppa della Case, vinta da Grifondoro l’anno precedente, svettare sulla scrivania di Minerva, che ovviamente non avrebbe fatto che metterla in mostra.

E così, a malincuore, l’arcigno professore di Pozioni riprese i suoi alunni preferiti.

“Signor Malfoy, signor Nott, dal momento che avete colto la vena umoristica di questa situazione, perché non fate compagnia alla signorina Granger? Così forse si toglierà quell’espressione dalla faccia, giusto? Andiamo, non è felice di avere i miei migliori studenti come aiutanti?” sorrise fintamente angelico l’uomo, sottintendendo che lei non fosse la sua studentessa migliore.

Uscendo dall’aula per andare in infermeria – a trovare i Serpeverde, ovvio – non tralasciò un “Divertitevi, e vedete di non fare tardi ad Astronomia!” che trasudava sarcasmo.

Hermione, sbuffando e imprecando, si mise all’opera, ben conscia di non poter contare sul minimo aiuto da parte di quelle due serpi; Piton inoltre si era accidentalmente dimenticato di firmarle un permesso di ritardo, e quindi in venti minuti avrebbe dovuto rimediare a quell’apocalisse, darsi una sistemata e correre sulla torre di Astronomia, che ovviamente era situata dalla parte opposta rispetto all’aula di Pozioni.

Intanto, Theodore stava complottando con Draco.

“Dai, è l’occasione perfetta per chiederle di aiutarti”

“Non so Theo … “

“Guarda, me ne vado anche, così avrai carta bianca. Non ringraziarmi, questo e altro per il mio compagno di scorribande”, e detto ciò il moro uscì trionfante dalla classe, lasciando un giovane Malfoy a darsi dello stupido: altro che scorribande, quel grandissimo stronzo era riuscito a sfangarsi la punizione!

 

Non hai scuse, temo. Alza le tue chiappe marmoree e vai a scusarti.

Ma io non voglio.

Stupido ragazzino tronfio, non m’importa se vuoi o no. Dai, muoviti.

 

In effetti, Draco era riuscito a convincersi.

In effetti, si sarebbe scusato.

In effetti, sarebbe stato un po’ strano, ma nulla di tragico.

In effetti, magari la Granger lo avrebbe perdonato.

In effetti, si era avvicinato alla ragazza, china su una disgustosa macchia fucsia.

In effetti, prima di parlare avrebbe potuto controllare in pavimento.

In effetti, scivolare sul cervello di Knarl non era stata una mossa brillante.

In effetti, la scena doveva essere stata piuttosto esilarante, se la Granger stava ridendo così fragorosamente.

 

Dolorante, anche se era ferito più nell’orgoglio che nel corpo, Draco si alzò con un’espressione impassibile, sistemandosi i pantaloni della divisa e schiarendosi la voce.

“Granger, volevo chiederti una … cosa”

Stupita da tanta audacia da parte del ragazzo, Hermione smise per un attimo di lanciare Gratta e Netta e fissò il Serpeverde, curiosa.

“Sì, ecco. Forse, e dico forse, potrei non aver fatto la cosa migliore impedendo a te e a mio … cugino … di passare insieme il Natale. Ecco. Già. Magari sono stato un po’ indelicato a usare quel termine, dopo aver promesso di non usarlo più” riuscì a dire infine, con numerose pause tra una frase e l’altra.

La riccia era decisamente confusa: lui si stava scusando davvero? Cioè, probabilmente non era poi così dispiaciuto per Devon (sul fatto del Mezzosangue, invece, pareva sinceramente pentito. Meglio così), ma era comunque qualcosa.

Magari avrebbe potuto perdonarlo, solo per quella volta.

Magari avrebbe smesso di avere quella faccina coccolosa e speranzosa.

Magari, se non avesse aggiunto qualcosa che sembrava “Avrei bisogno per Trasfigurazione” sarebbe potuto succedere.

Magari, se avesse almeno finto di porgerle delle scuse disinteressate, sarebbe stata disposta ad aiutarlo di buon grado.

E invece non era andata così.

“Tu, stupido approfittatore! Credevo ti dispiacesse davvero, ma se ti senti in dovere di scusarti solo perché hai bisogno di me, sappi che hai sbagliato di grosso! E non parlarmi finché le tue intenzioni non saranno oneste. E ora divertiti con i muri, io ho già lavorata a sufficienza!” sbottò indignata, sbattendo la porta dietro di sé.

Avviandosi verso la Torre, Hermione riuscì a formulare un solo pensiero:

Magari una volta o l’altra Draco Malfoy sarebbe diventato meno stupido.

 

*

 

 

“Hermione?”

“Mh?”

“Hermioonee”

“Mpf.”

“Hermione Granger!”

“Eh? Cosa? Perché stai urlando, Ginny, me lo spieghi?”

La rossa alzò disperata gli occhi al cielo: era almeno una decina di minuti che provava ad avere una normale conversazione con la riccia, che però rispondeva ad ogni domanda con una serie di sbuffi, mugugni ed altri suoni non meglio definiti, mentre i suoi occhi leggevano la stessa pagina da quando aveva aperto il libro.

“Hermione, qualcosa mi dice che sei turbata. Coraggi, dimmi tutto” chiese la piccola di casa Weasley, con la curiosità che la contraddistingueva.

“Non sono assolutamente turbata, ma comunque. Malfoy mi stava facendo delle scuse, solo che …” iniziò a spiegare la ragazza, ben contenta di avere una confidente e, perché no, magari anche una consigliera.

“Aspetta, aspetta. Draco Malfoy? Lui? Sicura che non fosse sotto Imperius?” chiese Ginny, con gli occhi stralunati per lo stupore; i Serpeverde non si scusano mai, tantomeno Malfoy.

“Già, ma aspetta. Dopo essersi scusato, più o meno, ha subito aggiunto che gli serviva una mano in Trasfigurazione, e quindi probabilmente non era neanche sincero. Se fosse per me lo lascerei in balia del suo destino, ma non voglio che la McGranitt mi ritenga una persona che non rispetta gli impegni presi, e lei sa bene che sono io ad aiutare Malfoy nella sua materia. Secondo te cosa devo fare?” concluse la riccia, lanciando un’occhiata supplichevole all’amica.

Ginny, dal canto suo, si limitò a scuotere i folti capelli fulvi, scoppiando a ridere di fronte all’espressione da cucciolo bastonato della povera Hermione.

“A parte il fatto che, sincere o no, intanto Mister Orgoglio Virile ti ha chiesto scusa; sai benissimo che non ho motivi particolari per stare dalla sua parte, ma ti vorrei far notare che quando mio fratello ed Harry ti facevano arrabbiare, poi li aiutavi lo stesso. Se non vuoi, non farlo, ma per una volta forse potresti mettere da parte anche il tuo, di orgoglio” concluse la piccola Weasley, che aveva assentu un’aria da saggio zen che aiutò a stemperare il clima serioso.

Con un cenno d’assenso ed un sospiro di rassegnazione, Hermione si alzò dal comodo divanetto della Sala Comune, afferrò il suo libro di Trasfigurazione ed uscì a passo deciso dal dormitorio: come diceva quella canzone?

What doesn’t kill you makes you stronger.

Quello che non ti uccide ti rende più forte.

Sperando che nessuna serpe a mordesse nell’impresa.

 

*

 

Fortuna volle che, prima di addentrarsi nei sotterranei doveva stavano i Serpeverde, Hermione incrociasse tre ragazzine del quarto anno, che stava parlando freneticamente dell’allenamento della squadra verde argento quella sera, nonostante fosse alquanto inusuale che capitasse dopo la cena.

Ma Piton pareva disposto a firmare i permessi a tutte le ore del giorno.

Con parole gentili – ed uno sguardo gelido – la Grifondoro riuscì a farsi dire l’ora esatta degli allenamenti, pensando che, nonostante tutto, era grazie a lei se Serpeverde aveva riacquistato il componente migliore.

Accomodatasi sugli spalti (non senza sguardi curiosi da parte della tifoseria della parte opposta) iniziò a leggere il capitolo successivo di Trasfigurazione, in modo da portarsi avanti sull’argomento che la professoressa avrebbe affrontato dopo la verifica.

Pareva persino incurante dei fischi, delle urla e delle imprecazioni dei giocatori quanto la Pluffa (o era il Bolide?) non andava dove volevano, uniti al coro di “Draco! Draco! Draco!” che erano scoppiati quanto il biondo aveva agguantato il Boccino.

Le fangirls esistono anche nel mondo magico, chi l’avrebbe mai detto.

La partita era appena finita, con grande gioia di Hermione che stava congelando, e dunque la ragazza stava cercando una testa platinata tra la folla per mettersi a sua disposizione nel ripasso, quando un “Hey morettina, occhio!” la fece girare incuriosita: il Portiere dei Serpeverde, che le stava di fronte (da quando era lì?) aveva intercettato un Bolide (o era una Pluffa?) giusto prima che la colpisse in pieno.

“Oh, beh, grazie” balbettò imbarazzata, perché per essere un appartenente alla sua Casa, quel ragazzo le pareva molto cortese.

“Figurati, quegli impiastri di Tiger e Goyle non hanno minimamente il senso delle distanze. Beh, mi devi un favore, morettina” ammiccò lui, sorridendo.

“Ecco dov’era la fregatura. Comunque, io sono Hermione”

“Quell’Hermione? Cavolo, i miei amici mi uccideranno, ho appena salvato la vita alla mente geniale che sta dietro le mirabolanti imprese di San Potter! Ma a proposito, che ci fa un grifone tra le serpi?” chiese interessato.

“Beh, sto cercando Malfoy. Draco Malfoy” chiarì, come se ce ne fossero altri di Malfoy.

Il ragazzo, che si ostinava a non rivelare il suo nome, si limitò ad indicarle gli spogliatoi maschili e, con un occhiolino complice, sparì dietro i suoi compagni, urlando “Goyle, la prossima volta che vuoi uccidere qualcuno, non farlo sotto la mia responsabilità!”.

Ridacchiando per l’inaspettata avventura notturna, e assai poco pratica di Quidditch, la riccia entrò negli spogliatoi.

Negli spogliatoi maschili.

Che per qualche grazie divina era vuoti, evitando il disonore eterno sui Grifondoro.

Ma il fato non concede mai troppa benevolenza, e quindi decise di far inciampare la ragazza sull’unica scopa di tutta la stanza, una scopa placcata di oro bianco, il cui proprietario, sentendo il pericolo, balzò fuori dal nulla a bacchetta sguainata.

Hermione cadde a terra per lo spavento, mentre Draco stava coccolando il suo manico, sussurrando paroline dolci e rassicuranti.

Massaggiandosi il braccio, la ragazza si accorse di essere in presenza di un Mister Boxer e Canottiera, non riuscendo lei a vederne la faccia, ma con il vago presentimento di chi fosse il giovane misterioso.

“Granger? Che cosa ci fai qui?” chiese infatti lui, dopo essersi accorto dell’inaspettata visitatrice.

“Così, passavo di qui e ho pensato a te. Se ti interessa, sono disposta ad aiutarti per la verifica”.

“Ma sono le dieci passate!”

“Quindi?”

“No, niente. D’accordo, mi vesto e andiamo”, e con queste parole Draco afferrò i pantaloni e la camicia, facendo strada alla ragazza verso il suo dormitorio.

Giunti nella camera del ragazzo, che per gentile concessione di Lucius Malfoy era singola e appartata dal resto degli studenti, i due si sedettero sull’enorme letto a baldacchino del ragazzo: era incredibilmente strano.

 Dopo qualche secondo, più per rompere il silenzio che per altro, Hermione esclamò :” Bleah, Malfoy, puzzi di fango. Fila a farti la doccia, ora. Vorrei dormire prima o poi, perciò muoviti!”

In effetti, pensò il biondino, una doccia fredda magari l’avrebbe svegliato da quell’incubo.

Chiudendo la porta del bagno, giurò di aver sentito la Granger borbottare “Ma questo non vuol dire che io ti abbia perdonato, stupido furetto saltellante”, tra sé e sé.

Il ragazzo, gettandosi sotto il tiepido getto d’acqua, sorrise.

Sì, la fiera Grifondoro aveva capitolato.

 

 

 

CRAGGY'S NOTES:

Ma buongiorno fiorellini adorati!

Passato bene Capodanno?

Io sono sopravvissuta guardando Si alza il vento, e mandando accidenti ai miei vicini. Eh.

Ma a voi non interessa nulla della mia vita privata, quindi forse è meglio seOGGI VADO A VEDERE THE IMITATION GAME WAAAAAH.

Hm.

Coff coff.

Scusate.

Dicevo, capitolo nuovo, bc "chi posta a Capodanno posta tutto l'anno". Scherzo, odio questa frase.

I nostri friendz hanno fatto pace, circa, nonostante Draco sia un insensibile come un tappo (?): niente corse a rallentatore sulla sabbia candida, musica di sottofondo e stacco nero.

Nope, abbiamo solo quel pirla di Draco che fa il pirla.

Eh, succede.

Come avrete notato, credo, sono meno ciarliera del solito: ringraziate la mia prof di greco, che ci ha messo una verifica sugli aoristi passivi al rientro. Ti odio, donna.

Ma passiamo alle cose serie: ho bisogno di voi.

Ecco, ho già in mente come concludere questa fanfiction, come pure degli episodi qui e là, ma non so bene cosa fare: mi aiutereste?

Mi farebbe piacere un vostro consiglio, aiuto, qualcosa insomma, che mi dia una mano a capire cosa fare della mia vita.

Vi lascio dunque, come al solito, con un sacco di abbracci e ...

 * stacchetto musicale *

I miei ringraziamenti:

a ladyathena, Dramione_lol e Arya00 , che hanno recensito lo scorso capitolo. Vi voglio bene, ragazze.

Se magari - magari - anche i 55 seguiti, 6 preferiti e 22 ricordati  volessero lasciare un segno tangibile del loro affetto per me, non mi offendo eh.

In ogni caso, graziegraziegrazie.

I miei linkZ:

tumblr: http://fattoilmisfattonox.tumblr.com/   (scrivetemi neh!)

blog magiko: http://raggywords.blogspot.it/     (visitatelo neh!)

 

Vi saluto un sacchissimo, e vi ringrazio per la GGGioia che mi donate ogni capitolo.

Vado a farmi un the, direi.

Craggy :3

 

P.S.: computer nuovo, editor html nuovo. Che dite, prova superata?

  
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