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Autore: erydia    01/01/2015    0 recensioni
DAL CAPITOLO 16
E dopo un po’, Scorpius capì. Pianse lacrime amare, lacrime di rabbia, di tristezza e solitudine. L’aveva persa, in un’istante lui l’aveva persa. In quell’istante, con Lily tra le braccia, pensò alla promessa che le fece, la promessa di proteggerla e riportarla a casa. Se fosse riuscito a mantenerla lei non … non si sarebbe dovuta buttare. “Voglio che tu sappia che ti ho salvata, non quando contava purtroppo, ma ti ho salvata” sussurrò lasciandole una scia di baci sul viso “Ogni notte nei miei sogni io rivivo tutto daccapo ma in modo diverso. Sono sempre più veloce, più reattivo. Dozzine di volte, sempre in modi diversi. Ogni notte ti salvo!”
Voleva vedere i suoi occhi aprirsi, Scorpius. Ma non ricevette nulla. E allora capì, capì che Lily non sarebbe tornata più da lui.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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Non ci credo, sono riuscita a postare oggi 1 Gennaio 2015 *-*. Perché, chi posta il primo dell'anno, posta tutto l'anno (?). Oh almeno si spera XD.
Comunque non voglio dilungarmi molto, perché spero che questo capitolo piaccia davvero. 
PS: Mi rivolgo a tutti quelli che leggono la mia storia, me la lasciate una recensione? T_T vi prego!
Anyway, sono distrutta quindi magari, farò considerazioni di questo capitolo nell'altro capitolo. 
Vi lascio la foto di Mary McDonald, è così che la immagino io.
phoebe-tonkin.jpg
Baci Bacioni Baciotti!

LILY LUNA POV

 
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, 
  dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.”
 
Erano passati giorni dal nostro ritorno, eppure ogni singolo istante mi era scivolato addosso come acqua limpida che ti gocciola lungo le braccia, senza però darti alcuna sensazione. Non sentivo più le sensazioni, quelle stesse di cui era fatta la mia vita. Perché io vivevo di sensazioni!. Non sapevo più cosa significasse provare rabbia, rancore, odio … amore.
Quando mi ero risvegliata tra le braccia di Scorpius, io ero stata … ero stata …
“Signorina Potter, speravo di incontrarla!”
Una voce familiare, molto familiare, mi ridestò dai miei pensieri. Mi voltai con una lentezza estenuante. Potevo sentire i battiti del mio cuore ad ogni minuscolo movimento che il mio corpo faceva. Erano riflessi meccanici, quasi a recitare un copione sempre, istante dopo istante, senza mai vederne una fine.
“Salve..” borbottai deglutendo e guardandolo negli occhi. Sotto quegli occhiali a mezza luna, potevo vedere dentro la profondità di quell’azzurro cielo dei suoi occhi. Sapevo cosa vedeva Silente, lo sapevo bene.
Lui semplicemente non vedeva nulla. I miei occhi color nocciola, gli stessi occhi di James Potter, erano spenti e vuoti. Era come viaggiare a senso unico verso il nulla, e perdersi senza poter tornare indietro. Senza voler tornare indietro.
“Come sta?” mormorò il vecchio Preside ed io scossi le spalle. Come voleva che stessi? Ero in un luogo che non potevo definire casa, in un tempo che non mi apparteneva, ero stata torturata nei miei incubi peggiori, avevo affrontato un viaggio per … “So che quello che le è successo, di certo non la fa stare bene. Ma, mi permetta di dirle una cosa..” mormorò scrutandomi con profondità. “…quello che le è successo, deve solo darle la forza di andare avanti, signorina Potter. Deve vincere le sue battaglie..” si fermò un secondo, misurando le parole da dire, e poi continuò “..battaglie che non sono ancora terminate.”
Una volta, zio Ronald si lasciò scappare che Silente, quello stesso uomo che avevo davanti, quello stesso uomo che era stato mentore di mio padre, lo aveva cresciuto come carne da macello. Lo aveva accudito, consolato, aiutato, solo per sacrificarlo alla prima occasione. Avevo sempre pensato fosse tutta una menzogna, perché il Mago più buono e grande di tutti i tempi, non poteva davvero far quelle cose. Ma fu solo in quel momento, guardando quella figura davanti a me, che capii che infondo un briciolo di verità mio zio l’aveva detta.
“So affrontare benissimo le mie battaglie, grazie comunque!” mormorai in nessun modo. Ero apatica, ero spenta, la mia voce non aveva emozione. Mi voltai, con la stessa lentezza con cui mi ero voltata, sentendo un indistinto sguardo cielo guardarmi allontanare.
“Non si chiuda in se stessa, signorina Potter”
Stavo per fare un altro passo quando mi fermai di colpo, mi voltai mentre un lampo d’ira attraversò i miei occhi. Potevo sentirne la consistenza su tutto il mio corpo, eppure fu un secondo che non si prolungò nel tempo, ed io tornai apatica come due secondi prima.
“Era un luogo bello …” mormorai “…mi sentivo in pace con me stessa. Sapevo che loro soffrivano, ma non riuscivo a trovare la forza di lasciare quel luogo.” Deglutii a fatica.
“Tu eri…Lily tu eri…”
“In paradiso?” vidi il vecchio preside annuire e spalancare gli occhi e in quel momento avrei voluto piangere e poi avrei voluto la pioggia, giusto per non piangere da sola. “Non lo so, ma era un luogo di pace.” Sussurrai “E poi lui … Scorps mi ha baciata ed io sono stata strappata da quel posto magnifico.” Chiusi gli occhi riprendendo fiato “La verità … la verità è che poteva anche non essere il Paradiso, ma per me lo era e la persona che più amo al mondo, quella stessa persona … lui … mi ha strappata da lì”
Mi portai una mano sul petto, abbassando di poco il mio busto. Sentii indistintamente il mio cuore accelerare di un paio di battiti e poi arrestarsi di colpo, per ricominciare quella lenta litania di battiti che ormai mi caratterizzavano.
“La verità, professor Silente, è che non so come sia potuto accadere. Come io sia potuta tornare da quel mondo.” Annaspai in cerca d’aria. Mi ero fatta mille domande su come fosse accaduto, come potesse Scorpius aver avuto la forza di farmi tornare dal mondo dei morti. Strinsi gli occhi così forte che potevo sentirli pizzicare. Avevo una rabbia dentro che non mi dava la forza di andare avanti, una rabbia che mi aveva bloccata e mi aveva lasciata in balia di una disperazione mista a distruzione. Vedevo gli altri andare avanti, ed io cercavo di raggiungerli ma era troppo difficile, ero troppo stanca, troppo legata a qualcosa che non voleva lasciarmi andare.
“Io ritengo …” mormorò Silente “che Scorpius sia riuscito nella sua impresa perché forse, tu eri morta in quel luogo.” Si fermò guardandomi negli occhi e ammiccando un sorriso amaro “..un luogo che non ha né spazio e né tempo.”
Quindi era questa la verità? Ero morta ma in realtà non ero davvero morta?.
“Lily, tu hai il cuore di una fenice. Tu rinascerai sempre dalle tue ceneri!”
Bum , Bum , Bum
Colpi di cannone o era il mio cuore che batteva?.
Guardai il preside sparire dalla mia vista e il mio corpo cadde sotto la mia disperazione.
 
“Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, 
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.”


Restai per un tempo interminabile, accasciata al suolo. Le mie gambe sembravano non voler dar retta al mio cervello, e il mio cuore continuava una litania così lenta da farmi bloccare il respiro. Ero stata strappata dal Paradiso ed ero tornata cadavere. Nessuno poteva tornar vivo da quel luogo. Inevitabilmente, si rimaneva sempre morti dentro. Il corpo andava avanti, ma l’anima si disperdeva in ogni singolo istante e il cuore, batteva sempre più lentamente, fino a che non si sarebbe arrestato del tutto.
 
- Il secondo fratello, volendo umiliare ancora di più la morte, chiese un oggetto in grado di riportare in vita i morti. La Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e glielo donò, dicendogli che bisognava semplicemente far girare tre volte la pietra su se stessa e dire il nome di una persona morta, per riportarla così in vita. Una volta a casa il secondo fratello fece rivivere la donna che amava e che morì il giorno prima delle loro nozze. Ma la donna, infelice perché non appartenente al mondo dei vivi, era fredda e assente. Il mago, disperato, decise di raggiungerla e si tolse la vita impiccandosi –  
 
Non so cosa mi spinse però, ad alzarmi da quel pavimento freddo. Sapevo solo che dovevo parlare con lui, con Scorpius. Sapevo di dover prendere una decisione. Dirgli la verità? O lasciarlo vivere nella beata ignoranza?. Sospirai cominciando lentamente ad incamminarmi verso la sala comune, dovevo prendere una decisione ma decidere era la parte peggiore, quella che mi faceva soffrire di più.
 
 

POV

 
“Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, 
dalle ossessioni delle tue manie.”
 
Lily Evans correva, perché le sembrava l’unico modo per raggiungere la sua destinazione, senza incappare in cambiamenti repentini delle scale. Normalmente, non sbuffava se le scale cambiavano facendola arrivare ad una destinazione sbagliata, ma quel giorno, in quel preciso istante, lei doveva correre. Aveva incontrato, o meglio scontrato, Sirius Black fuori la sala comune e grazie a lui, e ad una strana pergamena su cui aveva deciso di non indagare, era riuscita a scoprire dove fosse James.
Era infatti da giorni che il capitano della squadra di Quidditch, aveva messo distanza sia con lei che con i suoi amici. Probabilmente, pensava Lily Evans mentre correva, aveva messo una notevole distanza con tutti. Avevano visto cose orribili, ma non per questo doveva escludersi dal mondo intero. Lilian stava bene, il sangue del suo sangue stava bene. Allora perché stava così male? Perché non riusciva a riprendersi da tutto quell’assurdità che li circondava?. Non sarebbe stato tutto più facile e diretto?.
NO!
Perché James Potter, non si sarebbe mai perdonato il fatto che sua nipote si fosse volontariamente gettata nel vuoto per salvare lui, per salvare tutti loro.
Fu con questa confusione mentale, che Lily raggiunse la torre di astronomia e la visuale che le si parò di fronte, le fece stringere il cuore. James Potter, il solare e dolce James Potter, se ne stava con gli occhi fissi verso il nulla, le mani stringevano il balcone, che circondava tutta la torre , e le spalle contratte. Lily vide le nocche bianche delle mani, per la forte stretta del ragazzo ed immaginò il volto contratto del suo amore. La stessa espressione che ormai aleggiava sul suo volto da giorni.
“James…”
Quello di Lily fu un sussurro, così impercettibile che si perse nell’aria. La ragazza non sapeva se fosse stato abbastanza alto da arrivare a James. Aspettò per un lungo istante prima di vedere il volto di James lanciarle un’occhiata fugace, veloce, troppo veloce, e tornare a guarda il nulla.
“James…” continuò la ragazza senza però muoversi di un centimetro. Doveva essere lui a raggiungerla, doveva essere lui a fidarsi e a lasciar entrare la rossa nella sua testa. Non poteva essere il contrario, doveva essere così e non c’era nessun perché in quello. “James …” e il suono che uscì dalle labbra di Lily fece sciogliere il cuore di ghiaccio di James che lentamente, con una lentezza estenuante, lasciò andare di poco la presa da quel balcone.
“Sarà sempre così? Per lei intendo!. Sarà sempre destinata a quest’orribile destino?”
In un primo momento Lily Evans non capì, poi dopo secondi interminabili di attesa lei capì. Capì che James non poteva sopportare il destino che quella ragazza doveva affrontare, capì che James si sentiva impotente, in colpa e capì anche, (come aveva fatto sua nipote giorni prima), che ogni scelta che James avrebbe affrontato nella vita sarebbe stata nell’interesse della propria famiglia. Anche lei era legata a quella ragazza che veniva dal futuro, ma per lui era diverso, lui l’aveva vista morire … era una cosa che difficilmente si dimenticava.
“Temo di si..” mormorò Lily abbassando il capo. Il respiro le si fermò, il cuore si strinse in una morsa d’acciaio e la voce le uscì piccola e quasi strozzata.
“Non è giusto!” ringhiò James dando un pugno alla parete che aveva di fianco. No non era giusto, non era per niente giusto.
“James la cosa più difficile a questo mondo è viverci. Abbi coraggio, vivi per me.”
“James..” azzardò Lily “Ricordi cosa ti ho detto il giorno in cui sei partito?” non aspettò una risposta dal moro, perché sapeva che se avrebbe spezzato quel discorso, poi non lo avrebbe più continuato. “Ti raccontai di quel sogno, della mia paura di perderti. Tu …” deglutì “Tu James hai giurato di restarmi accanto, sempre. Adesso ho bisogno di te, del vero James. Quello che non si ferma davanti a niente, che lotta per i suoi ideali, che mi ama e che io amo sopra ogni cosa.” Si fermò cercando di placare quei battiti troppo accelerati. Fece un respiro, poi un altro e un altro ancora. Quando il suo cuore riprese a battere normalmente, Lily Evans continuò. “Ho bisogno di te James. Tutti qui hanno bisogno di te, quindi ti prego … ti prego James, vieni da me.”
E quando James, colpito da quelle parole si voltò, il suo sguardo ricadde sulla mano di lei, tesa e ad aspettare una sua mossa. E alla fine James, si perse in quel mare di occhi verdi e si lasciò andare. Con passi incerti e lenti, prima prese la sua mano e poi la travolse in un abbraccio che sapeva di amore, di disperazione e di aiuto. Perché James si stava ammalando, e solo Lily conosceva la cura, solo lei era la cura.
 
“Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.”
 
Sirius era giù di morale. James era giù di morale, e se James era giù di morale, Sirius non si sarebbe per niente ripreso. Lo sapevano tutti che quei due vivevano in simbiosi. Era questo ciò che Mary pensava mentre con davvero poca, pochissima voglia, si avviava stranamente da sola nell’aula di Trasfigurazione. Ad Alice era salita la febbre e l’aveva mischiata a Frank . Beh, pensò Mary, con tutti i baci che si scambiavano era anche una cosa molto normale. Remus era con Emmeline probabilmente già nell’aula di Trasfigurazione, Lily Evans era con James chissà dove e poi c’era Peter, oh beh pensò Mary, era sicura che Peter qualcosa stesse combinando per non essere lì. Ma nessuno di quei ragazzi era lui, il rinnegato Sirius Black. Il testardo, bellissimo, solare e carismatico Sirius Black. Era da un po’ di tempo che lei non faceva altro che pensare a lui. Lo pensava mentre dormiva, quando si svegliava e in ogni istante della giornata. Un giorno poi, scendendo nella sala comune, lo guardò dormire sul divano, con i capelli ribelli e il volto incredibilmente serio e rilassato. Fu in quell’istante che capì di amarlo. Ironia della sorte, invece di dover fingere un sentimento che non provava come la sua mente aveva progettato, aveva dovuto mentire alle sue amiche dicendo loro di non amare quel ragazzo quando in realtà lo desiderava con tutta se stessa.  
 
“Ciao io sono Black, Sirius Black!” mormorò quel bambino di appena undici anni, gonfiando il petto per dare più importanza alle parole che uscivano dalla sua bocca.
“Io sono Mary McDonalds” rispose di rimando una bambina da lunghi capelli lisci che le ricadevano morbidi sulle spalle e grandi occhi bicromatici. A Sirius quella bambina piacque dal primo istante, da quando i loro sguardi si erano incrociati, ma non glielo avrebbe mai detto, nemmeno quando se la ritrovò nella sua stessa casa di appartenenza, nemmeno quando era stato ripudiato dalla propria famiglia, nemmeno quando nelle notti buie avrebbe voluto la sua figura accanto. Sarebbe stato un sentimento che Sirius avrebbe represso, perché a parer suo, un Black non era capace di amare!. Peccato che Mary, avrebbe potuto amare per tutti e due.
 
Continuava a camminare Mary, o meglio a correre. Quelle stramaledettissime scale avevano cambiato direzione un sacco di volte, una cosa alquanto strana visto che non cambiavano così velocemente, o meglio più veloce del solito insomma. Stava continuando questo suo strano discorso mentale quando non si accorse di una figura seduta sul pavimento freddo di Hogwarts. Fu un istante, un solo misero istante, e Mary inciampò in quelle gambe ritrovandosi rovinosamente con la faccia spiaccicata al suolo.
 
“E guarirai da tutte le malattie, perché sei
un essere speciale ed io, avrò cura di te.”
 
“Emmeline”
Quella voce, troppo vicina per non ascoltarla, troppo lontana per raggiungerla, le parlava. Mani calde che la stringevano, labbra infuocate che baciavano il suo collo.
Remus,Remus, Remus
“io ti amo”
“anche io, anche io”
E quelle frasi si persero nel vento proprio lì, dietro quella colonna di marmo. Quelle promesse d’amore furono suggellate con un bacio di pura passione. Quell’amore che li avrebbe portati in alto, più delle nuvole, più del cielo. Gocce di pura essenza.

 
Erano accadute talmente tante cose che ad Emmeline quel giorno appariva come un ricordo lontano, avendo la stessa consistenza emotiva di quegli attimi che sia lei che quel ragazzo meraviglioso che aveva accanto, avevano provato. Da quando si erano finalmente dichiarati, sia lei che Remus non avevano avuto un attimo di tempo per loro. C’era stato l’incidente di Lily Luna, il viaggio che aveva dovuto affrontare con James e Sirius. Inutile dire che senza i suoi migliori amici, Remus era assente, troppo preoccupato, troppo in ansia, troppo solo per dar retta anche a lei. Ed Emmeline non se la prese per questo anzi, cercava di essergli il più vicino possibile.
“A cosa pensi?”
Fu Remus a distoglierla dai suoi stessi pensieri. Quella mattina avevano deciso di restarsene in Sala Comune ancora un po’, saltando la colazione. Non che Emmeline e Remus facessero una così abbondante colazione, non erano Sirius, ma quel poco che bastava per mettere qualcosa nello stomaco.
Ma loro si nutrivano di amore. Non avevano bisogno di altro.
“Pensavo a noi, alla sera del nostro primo bacio”
Sia lei che lui arrossirono prima di lasciarsi andare in un sorriso dolce che si andò a fondere in un bacio a fior di labbra che provocò ad entrambi un brivido lungo la schiena. L’amore in quella stanza era palpabile e a chi avrebbe visto la scena, sarebbe spuntato solo un grande sorriso. Perché quei due erano così carini insieme da apparire perfetti agli occhi di tutti. Non troppo smielati come Alice e Frank e nemmeno troppo acidi come Lily e James. Avevano una giusta proporzione di tutto.
“Pensavi solo a questo?” la incitò il ragazzo.
“No anche che, non abbiamo avuto molto tempo per stare insieme ultimamente..” ammise colpevole abbassando il capo, non voleva di certo accusarlo di niente. “mi mancava questa nostra intimità tutto qua.”
Remus si lasciò andare in un sorriso sghembo e malandrino, le prese i fianchi e si posizionò sopra di lei. Non c’era malizia in quegli atteggiamenti, eppure quello non impedì ad Emmeline di arrossire.
“Vediamo un po’ cosa si può fare al riguardo.” Ghignò Remus prima di baciarla con trasporto. Cos’era un bacio? Un trasporto di due labbra che s’incontravano . Respiri che si univano coinvolgendo anche l’anima, fino al delirio dei sensi, fino al totale, incondizionato, abbandono all’amore.
 
“Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.”
 
C’erano stati giorni, in cui sia Sirius che Mary, si erano voltati indietro malinconici, stanchi di sentire il rumore delle loro stesse lacrime. Nervosi perché i loro migliori anni se ne stavano andando lasciandoli vuoti, terrorizzati senza potersi specchiare l’uno negli occhi dell’altra. E alla fine, cadevano a pezzi, indifesi e arrabbiati. I loro cuori, si erano disintegrati senza che loro potessero fare niente.
“Spiegami ancora una volta, perché sono qui.”
“Semplice, hai fatto una brutta caduta..”
Mary guardava Sirius con una faccia piuttosto indignata. Sirius guardava Mary con una faccia piuttosto divertita. Entrambi sentivano i loro cuori battere un po’ troppo velocemente, ma cercavano di ignorare quei battiti e quei sussulti frequenti.
Come se non ci fosse limite al peggio, Mary era inciampata nelle gambe dell’ormai ex rampollo della famiglia Black che l’aveva soccorsa prontamente. Prima di essersi accertato che non si fosse fatta troppo male, l’aveva presa tra le braccia e portata in infermeria. A quel pensiero, Mary, ancora arrossiva.
“Si ma non mi sembrava il caso di portarmi da Madama Chips!” insistette la mora e il ragazzo scrollò le spalle.
“Pensavo che sarebbe stato bello saltare le lezioni e passare del tempo insieme, ma se non ti va …”
Il ragazzo stava per alzarsi ma Mary lo fermò, un po’ troppo velocemente.
“No no …” farfugliò “Resta!”
E quelle parole, fecero spuntare sul volto di Sirius un sorriso sghembo. Restarono a fissarsi per un tempo interminabile, ma era bello perdersi l’uno negli occhi dell’altra.
 
Le strade notturne di Londra erano animate da ubriaconi, pazzi, filosofi, prostitute e abitanti notturni di ogni genere. Dal suo post, Sirius osservava quel miscuglio di gente, restituendo l’affresco di una capitale bella, sfarzosa ed elegante ma allo stesso tempo tenebrosa e disincantata. Ogni notte, attraversava le silenziose strade londinesi mentre tutti dormivano, eccetto qualche pazzo filosofeggiante. La pioggia scendeva sottile, infrangendosi sulle sue spalle. Lo circondava, l’accarezzava lungo tutto il suo corpo. Cadeva senza rimorsi ma, nonostante tutto, la sua anima era più grigia del cielo di quella sera . E quella sera, pensò Sirius, la pioggia cadeva nello stesso modo su di lui e su Mary; e per nessuno esisteva un perché.

“Sai Sirius…”
“Mary”
Parlarono all’unisono, e questa cosa li fece arrossire entrambi. Mary si malediva per non riuscire a formulare una frase corretta e di senso compiuto e Sirius si malediva perché non riusciva ad essere naturale in quel momento.
Si lasciò andare in un sospiro prima di guardarla.
“Prima tu…” la incitò e a quel tono Mary non ribadì.
“No niente .. mi chiedevo ..” Era così difficile parlare con lui, fingere qualcosa che in realtà lei non voleva. “Perché esci con tante ragazze, senza impegnarti seriamente?”
“Mi stai davvero chiedendo della mia vita privata?” la guardò Sirius.
Mary in tutta risposta arrossì abbassando il capo “oh beh si, però se non vuoi dirmelo non fa niente!”
E mentre il moro sorrideva confuso, lei si schiaffeggiava mentalmente.
“Perché loro non sono te!”
 
Si fissarono per un secondo, poi lo sguardo di lui si posò dolce su quella Corvonero e il cuore di Mary perse un battito.
“Stai bene, dolcezza?”
Lei lo guardò annuendo col capo e lo baciò.
Fu un bacio lungo come quelli che si vedevano nei film babbani, ma a suo modo fu devastante. Tutto quello che Mary rammenta di quell’attimo fu che, quando le loro labbra si toccarono, il suo cuore si sbriciolò in mille pezzi. Cominciò a correre, più che poteva. Lontano da lui, lontano da loro, lontano da tutti. I suoi occhi erano stanchi di vedere, il suo cuore era stanco di soffrire, le sue mani erano stanche di non poterlo sfiorare e la cosa che la uccideva più di tutte, era che tutto ciò era avvenuto solo ed esclusivamente per colpa sua.
 
“Mary, ci sei?” sventolò la sua mano davanti al volto della ragazza.
Mary pensò che il suono della sua voce era come il rumore di una moltitudine di acque. E quando udì di nuovo quel tono soave, mille fremiti entrarono in lei, creando emozioni di panico e di estremo desiderio di lui. Il suo cuore si fermò all’istante, e il suo respiro cessò di esistere. C’era il sole, c’era lui e ciò che rimaneva di lei.
“Mary …”
Quando udì la sua voce, la sua melodia, il suo incedere così dannatamente particolare, un brivido lieve e potente allo stesso tempo, percorse la sua pelle regalandole ancora una volta, attimi di profondo piacere.
“Mary …”
Il suono della sua voce l’accarezzò piano, mentre mille dolci e incredule sensazioni, pervasero il suo cuore. La sua voce, la legò a lui di nuovo.
“Sirius!”
Pronunciare il suo nome era diventato incredibilmente facile. Non sapeva bene ancora, cosa fosse cambiato. Probabilmente dipendeva dal fatto che, non aveva intenzione di vivere a lungo senza di lui.
“Tutto okay?”
“Si..” annuì poco convinta.
“Non mi rispondi?” e sul volto di Sirius apparve un’espressione di delusione.
I suoi occhi erano vuoti, le sue labbra asciutte. Il suo della sua voce gli appariva estremamente fastidioso. Il silenzio cominciava ad essere il loro compagno di vita, le parole volavano via trascinati come da una brezza estiva. Spostò le braccia, incrociandole delicatamente al petto; poi, lo guardò negli occhi, rendendosi conto che, malgrado tutto, il passato non sarebbe cambiato. E stanca di tutto, stanca della sua infelicità, Mary si fiondò sulle labbra del moro con avidità mista a paura. La paura di essere respinta. Ma ciò non accadde!. Sirius, dal canto suo, accolse quel bacio con gioia posando una mano sul fianco della ragazza e un’altra tra i suoi capelli, per approfondire il bacio. Aveva fatto tante cose stupide nella sua vita, Sirius Black, degli errori imperdonabili. Aveva perso tante occasioni, scendendo davvero in basso, ma quella sembrava l’unica cosa giusta. Perché Mary sarebbe stata la sua salvezza.
“Screanzati, l’infermeria non è luogo di effusioni!”
 
“Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono!”
 
“A cosa pensi, James?”
“Mi dispiace di averti fatto perdere la lezione!” ammise rammaricato il moro, e Lily si lasciò andare in un sorriso dolce.
“Non preoccuparti, recupererò”
E detto questo, abbracciò il suo ormai fidanzato. Quella parola affiancata al nome James, fino a poco tempo fa se qualcuno glielo avrebbe detto li avrebbe incendiati tutti. Cruciati!. Eppure eccola lì, abbracciata al ragazzo che fino a qualche tempo prima odiava. E adesso?
“James …”
“Mhh?”
“Ti amo.”
E il ragazzo l’avvolse in un bacio così intenso e carico di passione, che li lasciò entrambi senza fiato.
“James, quante ragazze hai amato prima di me?”
“Nessuna!”
“E dopo di me?”
“Nessuna!”
e continuarono a bearsi di quella piccola parte di intimità che si erano ritagliati. Perché al di fuori dei problemi che incombevano su di loro, Lily e James si amavano e di un amore che avrebbe resistito al più devastante degli uragani.
“Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.”
 
 

SCORPIUS POV

 
Era scappata da me, dalle sue paure. Ma più si allontanava e più allo stesso tempo si avvicinava, il mondo (come diceva mia madre) era tondo. Conoscevo Lily più di quanto conoscessi me stesso. Avevo conosciuto le sue paure più grandi, i suoi desideri e più di tutti il suo cuore. Dovevo ritrovarla, non si sarebbe perdonata mai quella sua piccola debolezza. Non ero certo di tante cose, ma Lily era una grande ragazza e prima di tutto una grande combattente. Io la stimavo molto, gli volevo bene ed avevo imparato a conoscere il suo “io” interiore. La vita, per Lily, era diventata dura da quando era tornata da quel mondo. Scesi frettolosamente le scale, fermandomi in mezzo a uno dei corridoi di Hogwarts. Sentivo gli occhi di tante persone puntati su di me ma non avevo il tempo materiale di dare spiegazioni. E così, senza pensare alle conseguenza, corsi alla ricerca dell'unica ragazza con cui avrei voluto passare quel giorno e perché no, la mia vita. LILY.
Non mi fu difficile trovarla, era lì seduta sotto un albero nel grande parco di Hogwarts. Una folata di vento gelido mi fece rabbrividire ma non ci badai, la mia prerogativa era rannicchiata su se stessa nella speranza di cullarsi.
Mi fece male vederla così triste.
Mi fece male saperla senza di me.
Mi fece male vederla in quello stato.
Mi fece male, non poterla stringere a me.
Perché da quando era tornata, Lily si era allontanata.
“Ehi tu, ragazzina” mormorai avvicinandomi a lei.
In risposta, Lily si limitò ad alzare la testa, a fare un piccolo cenno col capo e a riabbassarla quasi contemporaneamente. Non aveva voglia di parlare e lo capivo bene, ma non potevo accettare il fatto che si chiudesse in se stessa. Quello era un dolore che dovevamo affrontare insieme.
“Come hai fatto a trovarmi?” bofonchiò giocherellando (beh più che giocare, torturava) con un piccolo fiore.
Sorrisi della sua ingenuità. “Questo non ha importanza” mormorai abbassando il capo.
“Non ha importanza?” mi chiese con quella voce intrisa di tristezza. Come poteva una ragazza così solare, essere stata ridotta in quello stato? Deglutii, passandomi una mano tra i capelli. Avrei così tanto voluto aiutarla!
“No, io non credo”
“Scorpius…” mi guardò negli occhi e quello sguardo mi fece morire dentro. I suoi occhi, le sue mani, le sue labbra erano droga per me. Ne ero uscito, ma ogni volta che il mio sguardo si posava sul suo, ritornavo ad esserne dipendente. E gli schiavi dell’amore, erano destinati a morire e resuscitare ogni volta che si trovavano accanto all’oggetto del loro amore. “Tu mi avresti trovata comunque?”
“Sempre” e Lilian per me era Terra, Sole e Cielo. La mia droga preferita, la droga da cui non riuscivo a perdere la dipendenza. Avrei voluto scomparire, scappare e andare lontano perché il mio posto, mi ripetevo, non era con lei ma le mie gambe rifiutavano di muoversi, per loro era quello il mio posto.
“Mi salveresti?” quella sua domanda, mi apparve più come una richiesta di aiuto. Lei mi stava implorando e vederla lì, in quello stato, lacerava il mio petto.
Mi avvicinai a lei, in modo lento e calcolando ogni mio singolo passo. Mi abbassai e in quel momento i nostri sguardi erano alla stessa altezza. Guardai i miei occhi riflessi nei suoi e ci vidi soltanto tristezza. La sua morte aveva portato scompiglio nelle nostre anime, quella stessa morte che aveva portato con sé la nostra felicità. Chiusi gli occhi cercando di riprendermi un secondo e quando li riaprii trovai i suoi a fissarmi in cerca d’aiuto.
“Cosa vuoi che faccia?” le chiesi.
“Fammi dimenticare” e a quella richiesta, apparsa poco più di un sussurro, cedetti stringendola a me piano. Era così fragile che avevo paura si frantumasse da un momento all’altro ed io, non potevo perdere lei … sarei morto.
 
“Ti salverà da ogni malinconia,
perché sei un’essere speciale ed io avrò cura di te.”
 

LILY LUNA POV

 
La morte non poteva essere cancellata, ti rimaneva dentro fino a corrodere le tue stesse ossa. Ti frantumava, impedendoti di vivere come prima, ma non si poteva diventare chi non si era a causa sua, non si poteva lasciare che questa avesse il sopravvento sul tuo corpo. Era a questo che pensavo mentre Scorpius mi stringeva.
“Cosa vuoi che faccia?” mi chiese.
“Fammi dimenticare, prenditi cura di me!” sussurrai e lui annuì.
“Io si, che avrò cura di te”
 
 
 
 
 
 

 
  
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