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Autore: Merkelig    02/01/2015    0 recensioni
Dopoguerra. Due fratelli dagli occhi di smeraldo. Due angeli dalle ali d'acciaio.
Una storia di apocalissi, rivelazione e redenzione.
Terza classificata al contest "La sfida dei dieci (contest a pacchetti)" indetto da Releeshahn sul forum di Efp.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
Spirito perduto

Dovettero passare quattro giorni prima che Serafina trovasse la forza necessaria a tornare sui suoi passi. Per quattro giorni lei e Giona hanno vissuto dentro una caverna umida, mangiando le poche bacche commestibili sopravvissute al freddo, bevendo dalla cascata vicina. Nascondendosi tutte le volte che sentivano un rumore di ali venire nella loro direzione.
Alla fine la ragazza si è fatta forza, ha preso per mano il fratellino e, tremando, è uscita allo scoperto, dirigendosi verso il campo.
La vista che gli si presenta davanti è atroce.
Cadaveri.
Cadaveri di uomini, donne, vecchi, ragazzi. Bambini. Gli stessi bambini che la settimana prima giocavano con Giona.
Tutte le persone che non sono riuscite a scappare in tempo.
Serafina prende in braccio il fratellino, perché non rivolga lo sguardo a quello spettacolo tremendo.
- Se qualcuno è sopravvissuto non ha avuto il coraggio di tornare qui. – dice più a se stessa che al bambino. Il silenzio la opprime, rafforza quel senso di nausea e stordimento che l’ ha assalita assieme al tanfo dei corpi insepolti.
Quasi a volerle dare torto di proposito un lamento soffocato raggiunge il suo orecchio.
La ragazza si volta di scatto verso la fonte del suono e comincia a cercarne l’autore, come un segugio che ha puntato un coniglio. Si distrae solo quando sente la sua scarpa scivolare su qualcosa di viscido. Abbassa lo sguardo con un brivido.
Sangue. Una lunga striscia scarlatta disegna un macabro percorso che svolta l’angolo.
Quando la ragazza aggira i poveri resti di una capanna distrutta non può fare a meno di fare un brusco passo indietro.
Perché davanti a lei, accasciato al suolo e con gli occhi chiusi, c’è l’angelo dai ricci di rame.
 
 

 
 
 
Serafina è pietrificata. Non riesce a muovere un muscolo. Il respiro che stava prendendo resta sospeso a metà, nell’aria gelida.
- Serafina…- la chiama il fratellino.
È come un segnale. Al suono di quella voce flebile l’angelo apre gli occhi.
Per lo shock la ragazza cade all’indietro, seduta. Impiega tutte le forze che le sono rimaste per costringere la propria mano sinistra ad uscire dall’ipotermia e a posarsi sulla testa arruffata del fratellino, nella vana illusione che quel semplice gesto basti a proteggerlo.
- Tranquilla. Non voglio farvi del male.
È la prima volta che sente un angelo parlare. Non credeva neppure che sapessero farlo. La sua voce è cristallina. Sembra il suono delle prime acque primaverili che, dopo un lungo letargo invernale, tornano a zampillare festose sotto forma di cascata.
- Stai scherzando?
Lo sguardo della ragazza scorre sulla figura riversa al suolo. Osservandolo, osservando un angelo come mai prima d’ora le era stato possibile, Serafina si rende conto delle numerose ferite aperte sulle sue spalle, sulle sue braccia e sul suo viso, delle macchie, brune e vermiglie, presenti sulla tunica candida e delle numerose scheggiature sulle sue ali scure.
L’angelo la studia per un lunghissimo momento, senza sbattere le palpebre.
- No.
- E gli altri? – l’intonazione è tremolante mentre domanda.
- L’ordine era di fare pulizia, ed è stata fatta.
- Pulizia… - ripete la ragazza tra se e se. Finalmente si azzarda a posare a terra il bambino che ha stretto in braccio finora.
Giona osserva l’angelo ad occhi spalancati. Lo fissa a lungo, senza parlare, mentre l’oggetto della sua curiosità sostiene l’approfondito esame senza battere ciglio.
- Perché mi guardi così? – si ritrova infine a chiedere l’angelo.
Giona, interpellato, sobbalza prima di rispondere.
- Ti immaginavo diverso.
- Diverso come?
- Non lo so. – dice il bambino impacciato – diverso.
L’angelo resta in silenzio, osservando attentamente il bambino.
- Tu prima…forse eri buono?
- Giona! – lo riprende bruscamente la sorella.
- Buono? – l’angelo corruga le fini sopracciglia, confuso.
- Si…forse tu prima proteggevi gli uomini e vegliavi su di loro.
- Io non… non ricordo nulla di “prima”.
- Come sarebbe? – chiede Serafina, forse più aspramente di quello che avrebbe voluto.
L’angelo posa il suo sguardo dorato su di lei.
- Io non possiedo ricordi di prima della guerra.
La ragazza resta costernata.
- Cioè, tu non… non ricordi nulla? Come è possibile?
- Tu sai che cosa è successo, non è vero? – il suo sguardo si accende all’improvviso, così all’improvviso che la ragazza sussulta per il cambiamento repentino del suo atteggiamento. – Tu puoi dirmelo.
Serafina resta in silenzio per un po’, fissando l’angelo scossa.
- Ma tu chi sei? – si ritrova a chiedere a mezza voce. L’angelo le fa paura. Solo pochi giorni prima lo ha visto lanciare blocchi di roccia sui capanni di legno del campo dove viveva. Ha rischiato di uccidere suo fratello. E ora, quello stesso ragazzo – creatura, si corregge, - intrattiene una conversazione con loro come fosse la normalità.
Non riesce a vedere niente nel suo sguardo. Sono occhi vuoti quelli che si posano ora su di lei, ora su suo fratello.
Non riesce a comprendere la situazione, essa le sfugge di mano lasciandole solo un senso di irrealtà e confusione. 
Chi è lui?
Che cosa è?
Che succede?
L’angelo la guarda. Quando si decide a ricambiare lo sguardo, la ragazza si rende conto che, per la prima volta da quando li ha osservati, quei soprannaturali occhi ambrati sembrano aver acquisito un’espressione vera. Sembrerebbero quasi gli occhi di un umano ora, se non fosse per la tonalità così inusuale. 
- Mi chiamo Aladiah. – dice l’angelo. – Tu sei Serafina, giusto?
La ragazza tace. Si limita ad annuire brevemente.
- Puoi aiutarmi, Serafina?
Improvvisamente lo sguardo della ragazza si raggela.
- Vuoi sapere che cosa è successo?
Il piccolo Giona guarda la sorella, spaventato. Non l’ ha mai sentita usare un tono di voce così gelido.
L’angelo annuisce.
- L’Apocalisse.  
  
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