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Autore: Skylark91    03/01/2015    7 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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XIII.
Tales from the Past



Spuff.

Severus lanciò un’occhiata infastidita alla fonte del rumore. Si era sempre chiesto che uso facesse Silente di tutti quegli stupidi strumenti d’argento che emettevano piccoli e incessanti sbuffi di vapore, senza mai trovare una risposta soddisfacente al riguardo. L’unica cosa di cui era assolutamente certo, era che – uniti al costante russare dei Presidi nei ritratti – quegli odiosi oggettini rendevano le sue visite all’ufficio del vecchio mago a dir poco snervanti.

«È vero, dunque,» disse piano Silente, assorto nei suoi pensieri, «Azkaban è caduta.»

Severus non rispose, fissando lo sguardo sulla copia della Gazzetta del Profeta del giorno. In prima pagina, spiccava una vecchia foto della prigione dei maghi, a lato del titolo: ‘Evasi da Azkaban: sostenitori di Colui Che Non Deve Essere Nominato presto ricondotti davanti alla giustizia.’ Non una parola sulla dispersione dei Dissennatori, né sul fatto che i Mangiamorte in questione non fossero già più individuabili.

Tsk… idioti incompetenti.

«Cercano di contenere le informazioni,» sospirò stancamente il Preside, «senza rendersi conto del fatto che la quiete non sia destinata a durare.»

«Non stanno facendo altro che il suo gioco,» disse Severus, in tono annoiato. «Conscio della loro ignoranza, il Signore Oscuro ha spostato la sua base in un luogo irrintracciabile, un forte dotato di barriere persino sul circondario esterno; attaccare il Ministero non è più tra i suoi piani immediati, dal momento che lo considera… innocuo.»

Silente annuì e si alzò per sostare accanto alla finestra dell’ufficio. «Continua a studiare eventuali piani di fuga, Severus, ma fa’ attenzione: Voldemort ha già dubitato di te una volta e il fatto che non ti abbia ancora rivelato l’identità del suo infiltrato, è senza dubbio preoccupante.»

Severus si sforzò di non trasalire nel sentir nominare quell’essere ripugnante. «Con un po’ di pazienza, il completamento della Pozione per il suo Rituale mi farà riacquistare luce ai suoi occhi,» disse, senza entusiasmo, strofinandosi il braccio sinistro con una mano. «Considerando che ho iniziato la preparazione una settimana fa – con l’inizio del plenilunio –, in meno di una decina di giorni l’Oscuro Signore sarà convinto di avere tra le mani la sua arma più potente… peccato che nemmeno Lui possa distinguere una pozione vera da una disillusa,» aggiunse, le labbra stese in un ghigno sottile.

Silente gli concesse un lieve sorriso, voltandosi ad osservarlo con un brillio compiaciuto nello sguardo chiaro. «Questo ci permetterà di mantenere la tua copertura ancora per diverso tempo prezioso,» disse, prima di aggiungere, con una punta di orgoglio nella voce, «siamo sicuri che il Cappello non abbia scelto troppo presto per te, Severus? Geniale come un Corvonero, coraggioso come un…»

«Oh, per favore, Albus,» interruppe Severus, agitando brevemente una mano a mezz’aria, «risparmiami simili paragoni con la tua… ah… nobile Casa,» aggiunse con un sorrisetto sardonico.

Silente ridacchiò piano, per nulla offeso dal tono dell’Esperto di Pozioni, essendo ormai abituato ai suoi commenti sarcastici. «A proposito di Grifondoro,» esordì, tornando a osservare fuori dalla finestra la traiettoria di un gufo nel cielo mattutino, «ho saputo che hai permesso a Harry di darti una mano in laboratorio…»

«Se dare una mano significa sentirlo ronfare sul banco di lavoro quando dovrebbe ripulirlo, allora sì, si può dire che si stia dimostrando molto utile,» replicò Severus, con una smorfia.

«Potresti approfittare della sua presenza per dargli qualche consiglio su come migliorare in Pozioni, anziché metterlo ai lavori forzati… magari facendogli fare qualcosa di più interessante?» suggerì Silente.

Severus inarcò un sopracciglio. «E magari chiedergli anche di partecipare alla preparazione di alcune pozioni richieste esplicitamente dall’Oscuro Signore… quale brillante idea, Albus,» disse, roteando gli occhi. «Ho già superato me stesso accettando di tenerlo là sotto di prima mattina per osservare eventuali progressi con l’Occlumanzia: ammesso che si stia esercitando – cosa di cui dubito, visto che non ho ancora ricevuto uno straccio di saggio riguardo al compito assegnatogli –, gli effetti positivi dei metodi contenuti nel libro che gli ho dato si notano più facilmente appena svegli.»

Silente gli lanciò un’occhiata curiosa, che Severus fece finta di non vedere. «Sembra che tu stia facendo un buon lavoro con lui.»

L’uomo dai capelli neri scrollò le spalle con aria indifferente. «È ancora ben lontano dal padroneggiare l’Arte e mostra una snervante tendenza a sottovalutare i benefici di una sana chiacchierata con i suoi piccoli amici riguardo a quanto accaduto la notte della Terza Prova,» sbottò, secco.

Il sorriso sulle labbra di Silente si allargò ancora di più. «Sono certo che presto sarà lui stesso a sentire il bisogno di parlare con qualcuno delle colpe e delle paure che ancora lo tormentano. Forzarlo al dialogo farebbe più male che bene ora come ora,» sospirò infine, prima di girarsi e riprendere posto alla propria scrivania. «Nel frattempo, domani potrà festeggiare il suo compleanno con Sirius, i Weasley e la signorina Granger, sperando che possa distrarsi – per un giorno – da ogni preoccupazione.»

«Oh, che peccato. Vorrà dire che domattina dovrò fare a meno del mio volenteroso aiutante,» commentò senza emozione Severus, incurante dello sguardo divertito di Silente. Non avendo più nulla di cui discutere con il Preside, si alzò e fece per andarsene, non prima di aver aggiunto: «Sarà meglio che vada giù a controllare che non abbia fatto esplodere l’intero laboratorio con qualche sua geniale trovata.»
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Harry imprecò sottovoce quando un dolore acuto gli attraversò il palmo della mano.
 

Mollò la presa sullo straccio e si chinò sopra il tavolo da lavoro che stava ripulendo per identificare ciò che l’aveva punto; osservando con attenzione, scoprì che si trattava di un aculeo di porcospino conficcato nel legno.

Il ragazzo lo estrasse con forza e lo gettò con irritazione alle proprie spalle, senza curarsi minimamente di dove potesse andare a finire.

Come diavolo mi è saltato in mente di offrirmi per lustrare l’odioso laboratorio di Severus Piton? Sbottò mentalmente, frustrato, mentre si avvicinava il palmo ferito al viso per esaminarlo meglio: oltre a dolere e ad essere arrossato, nulla di più. Se lo massaggiò brevemente con l’altra mano, prima di tornare chino sul bancone per terminare le pulizie.

Dopo più sbadigli che strofinate, Harry abbandonò nuovamente il panno che aveva usato per asciugare la superficie da lavoro; si sgranchì la schiena e considerò l’idea di fare una pausa curiosando indisturbato finché ne avesse avuta la possibilità.

Piton non era andato via da troppo tempo; erano passati appena una trentina di minuti da quando il Pozionista aveva abbandonato il laboratorio dopo una breve conversazione con Silente tramite il camino. A Harry era parso piuttosto di fretta, e – all’infuori di secche raccomandazioni riguardo al non provocare danni e il divieto di accelerare i lavori con la bacchetta – il giovane non aveva ricevuto particolari spiegazioni.

«Non approfitterai della tua permanenza a Hogwarts per praticare magie durante l’estate a tuo piacimento, Potter» aveva detto Piton il primo giorno, evocando tutto l’occorrente necessario per delle pulizie alla cara, vecchia maniera babbana.

Non bastavano i Dursley… aveva sbuffato Harry nella propria testa, guardandosi bene dal lamentarsi con Piton a gran voce e di prima mattina, per giunta.

Il ragazzo prese a gironzolare per la grande stanza con fare annoiato, provando a immaginare le possibili questioni sulle quali stessero discutendo il Preside e il professore. Era certo che si trattasse di Voldemort e avrebbe dato qualunque cosa per poter scoprire utili informazioni sui suoi piani, soprattutto visto che in quei giorni – dal quasi miracoloso ritorno di Piton a Hogwarts – non era trapelato nulla di nuovo.

Incurante del fatto di doversi ancora occupare di ben due calderoni da grattare da cima a fondo, Harry si avvicinò alla notevole libreria situata all’estremità della sala, incuriosito dalla quantità di libri presenti sugli scaffali e dal fatto che quella zona sembrasse diversa dal resto del laboratorio, illuminata da una luce ben più decisa di quella soffusa presente nella zona di lavoro. Il giovane sapeva di rischiare non poco vagando indisturbato là sotto, ma trovava difficile dire di no ad una tentazione simile: non aveva mai avuto modo di esplorare quel luogo così grande da quando aveva iniziato a scendervi per le sue ‘pulizie’, visto che Piton non si era mai assentato in sua presenza e quello sembrava il momento più adatto per farlo.

Dando un’occhiata ai numerosi tomi che occupavano i ripiani della libreria, Harry non si stupì più di tanto della frequenza con cui le parole “Arti Oscure” ricorressero tra i titoli che leggeva; non era un segreto che Piton fosse da sempre interessato a quella particolare branchia della magia, aspirando – con particolare costanza – alla relativa cattedra scolastica.

Mentre scorreva con lo sguardo i vari libri e le loro intestazioni, il Grifondoro si distrasse un attimo per riflettere su chi avrebbe potuto assumere il ruolo quell’anno; magari “Malocchio” Moody – quello vero – avrebbe preso il posto che la volta precedente gli era stato negato dall’impostore Barty Crouch Jr. Harry non ci sperava più di tanto, soprattutto perché non credeva affatto di potersi sentire a proprio agio davanti all’uomo le cui sembianze gli ricordavano solo attimi di panico e… rabbia, verso chi aveva stregato la Coppa Tremaghi in un mezzo per spedirlo dritto dritto da Lord Voldemort.

Già, avrà anche incantato la Coppa, ma è stato comunque per causa mia che Cedric ha accettato di prenderla…

Harry sospirò e riprese a passeggiare lentamente davanti alla libreria, percorrendola per il lungo. Nel tentativo di allontanare i sensi di colpa per tutta quella vicenda, il giovane si sforzò di tornare ad ipotizzare su di un possibile candidato per Difesa Contro le Arti Oscure, ma mentre si lanciava in quest’impresa, – per quanto fosse al corrente dell’irrealizzabilità di un simile desiderio – non poté fare a meno che andare con la mente a Remus Lupin. Era stato l’unico, rifletté Harry, tra tutti i professori di quella sfortunata materia, ad insegnargli effettivamente qualcosa… nel vero senso del termine.

Un vero peccato che grazie a Piton non vedrà mai più una cattedra in vita sua, pensò amaramente il giovane, chiedendosi – nel frattempo – se l’uomo affetto da Licantropia fosse ancora in missione per conto di Silente. Chissà, magari potrebbe esserci anche lui domani a Grimmauld Place…

Un particolare fuori posto colse improvvisamente l’attenzione di Harry, riportandolo alla realtà: c’era un foglietto piegato che sporgeva da un libro situato sul quinto ripiano della libreria, proprio nel punto in cui lo sguardo del ragazzo si era distrattamente posato. Considerata l’altezza, Harry dovette spingersi sulla punta dei piedi e tendere il braccio al massimo per poter arrivare a toccare il dorso rigido del volume con le dita e tirare verso di se.

Rischiò di farselo cadere in testa vista la presa precaria. Soddisfatto di essere riuscito nel suo intento, Harry aveva completamente rimosso la possibilità di essere colto da Piton mentre ficcava il naso tra i suoi affetti personali.

Il giovane lasciò scorrere lo sguardo sul volume e inarcò un sopracciglio nel leggere il titolo riportato sulla copertina: ‘Milleuno Spunti per Perfetti Incanti’ di un certo Barnabis Crockford. Sembrava essere un libro per ragazzi a giudicare dalle immagini e doveva avere diversi anni (ma non tanti quanto il manuale di Occlumanzia); pareva anche che Piton l’avesse consultato parecchio (senza contare la posizione spostata rispetto agli altri volumi), sebbene Harry non riuscisse proprio a immaginare cosa potesse mai farsene di un libro del genere un tipo come lui.

Sempre più incuriosito dal foglietto sporgente, il Grifondoro lo estrasse con cautela dal volume e lo aprì. I suoi occhi incontrarono una calligrafia ordinata e femminile, in quella che aveva tutta l'aria di essere una lettera.
                                                                                                                         



                                                                                                                             25 Dicembre 1972
                                                                                                                    Aberystwyth, Ceredigion
                                                                                                                                             Galles

          Caro Sev,

                        
                          sono felice di sentire che stai passando queste vacanze invernali a Hogwarts.

          Ho sperato fino all’ultimo che tua madre decidesse di accontentarti per quest’anno e sono
          contenta che alla fine abbia scelto ciò che è più giusto per te, mi spiace solo di non poter
          essere lì a tenerti compagnia. Vedrai che presto ci rifaremo di tutti i giorni persi,
          a cominciare dai festeggiamenti per il tuo compleanno!  
         
          Come procedono le giornate? Mi auguro nel migliore dei modi e spero che l’assenza
          di quei due bulli arroganti di Potter e Black contribuisca in tutto ciò; sono sicura che
          una punizione esemplare non gliela toglierà nessuno la prossima volta che proveranno
          quello stupido scherzo del bagno. Approfitta della tranquillità offerta dalla loro mancanza
          (l’intera scuola dovrebbe!) per rilassarti e passare più tempo fuori dai sotterranei, magari
          potresti andare a leggere il libro che ti ho spedito con questa lettera in qualche luogo più
          luminoso della Sala Comune di Serpeverde. Sono sicura che ti piacerà e che ti aiuterà
          nell’ideare nuovi incanti, dato che sembra fatto apposta per te; sono curiosa di scoprire cosa
          inventerai questa volta!
    
          La vacanza trascorre bene anche da noi. Il viaggio in Galles è stato piacevole finora
          e ha permesso a Petunia di distrarsi dall’argomento ‘magia’ quel tanto che basta per darmi
          un po’ di tregua. Non sono i suoi dispetti a preoccuparmi, ma la distanza che ormai sembra
          dividerci; credo che non abbia mai smesso di sperare in una lettera di ammissione ad
          Hogwarts e io continuo a evitare di parlarne davanti a lei per non farla soffrire.
         
          Passando a note più allegre, forse domani papà troverà un modo per portarmi a vedere
          i draghi! Dobbiamo solo sperare che mamma distragga Petunia in qualche negozio di vestiti
          e riuscire nell’intento di trovare l’arena magica di cui abbiamo sentito Hagrid parlare.
          Non vedo l’ora di rivederti per raccontarti tutto nei dettagli!
          
          Nel frattempo, tantissimi auguri di Buon Natale!

          Con affetto,
          Lily

          PS.   Scommetto che avrai già finito i compiti di Pozioni! Mi chiedo se Lumacorno abbia
                 intenzione di farci entrare nel suo Club speciale visto che siamo ormai al secondo
                 anno.


Harry si sentiva stordito, come se avesse ricevuto un duro colpo in testa. Non aveva letto realmente le ultime parole che vergavano la conclusione alla lettera. La sua mente si era fermata al nome con cui essa era stata firmata. Lily. Rimase a fissare per diversi secondi il foglio di carta, completamente incapace di riprendersi dallo shock e di fermare il flusso di pensieri disorganizzati che avevano preso a turbinargli in testa confusamente.
 

Non potevano esserci molti dubbi sull’identità della Lily di cui aveva appena letto la missiva.

Troppi nomi che conosceva, troppi elementi coincidenti per poter essere additati come pura casualità, in quella lettera così breve eppure così significativa, testimoniante un’impensabile amicizia tra i giovani Severus Piton e Lily Evans.

Anche solo accostandoli mentalmente, i loro nomi – insieme – sembravano stridere.

Harry non si era accorto di essere indietreggiato di qualche passo, troppo frastornato da tutto quell’ammontare di scoperte per accorgersi dei cambiamenti intorno a lui e delle sue stesse azioni. Sarebbe andato avanti ancora per diverso tempo con le sue formulazioni, se non avesse urtato qualcosa dietro di se e una cupa voce non l’avesse fatto raggelare seduta stante.

«Potter

Harry non aveva il coraggio di voltarsi. Una sensazione di puro terrore si era impossessata di lui a tal punto da fargli trattenere il fiato; pur non vedendolo in viso, Harry poteva sentire l’incontrollabile ira di Piton crescere sempre più e aleggiare attorno a lui come una sentenza di morte.

Deglutì, e prese a girarsi lentamente, ma prima che potesse completare l’azione, si vide strappati di mano libro e lettera con un rapido guizzo, come se fossero stati artigliati da un rapace.

«Cosa avevo detto riguardo al ficcare il naso nei miei affari?»

La voce dell’Ex-Mangiamorte era sempre più terribile alle orecchie di Harry, e – ora che poteva vederne il volto – la situazione si presentava ancora più agghiacciante. L’espressione solitamente fredda e impassibile dell’uomo appariva distorta in una maschera di pura rabbia; un pallore cadaverico era calato su ogni tratto facciale e i suoi occhi – spaventosi quanto pozzi neri senza fondo – fissavano Harry con un’intensità tale da farlo sentire un misero scarafaggio in procinto di essere schiacciato.

«Hai soddisfatto abbastanza la tua curiosità per oggi, Potter?» Piton mosse un passo verso di lui e Harry trovò la forza di sbloccarsi solo per indietreggiare. «Avrei dovuto immaginare che avresti aspettato il momento opportuno per fare quello che il tuo stolto padre ti ha così diligentemente tramandato…»

«Professore, i-io--»

«Fuori

«N-non è come--»

«HO DETTO FUORI, POTTER!»

Harry non poté insistere oltre; Piton lo sovrastava ormai e il ragazzo era certo che il rumore di barattoli in frantumi fosse un chiaro segnale del drastico calo di autocontrollo da parte dell’uomo. All’esplosione del terzo contenitore di vetro, il Grifondoro prese a correre verso la porta del laboratorio – evitando senza troppa grazia il contenuto viscido che ricopriva il suolo – e imboccò il corridoio alla propria destra, risalendo le scale di volata; non si sarebbe fermato per nessuna ragione, almeno finché non avrebbe raggiunto i piani superiori e la salvezza, tremante e ancora sotto shock.

Non era sicuro di voler più mettere piede nei sotterranei del castello almeno fino all’inizio delle lezioni scolastiche.
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«BUON COMPLEANNO, HARRY!»

Sirius Black osservò il suo giovane figlioccio sorridere a tutti i presenti riuniti nella sala da pranzo di Grimmauld Place. I festeggiamenti erano iniziati non appena il neo-quindicenne aveva attraversato la soglia del camino nella sala e tutti gli invitati lo avevano accolto tra fischi di trombette e striscioni colorati.

Il ragazzo era rimasto piacevolmente sorpreso da tutte quelle attenzioni; era chiaro che avesse sentito la mancanza di quella che per lui era ciò di più vicino ad una vera famiglia. Dal momento del suo arrivo all’ora di pranzo – quando Remus Lupin li aveva raggiunti, incrementando la gioia generale e di Harry soprattutto – fino all’apertura dei regali, il ragazzo si era dimostrato sempre di buon umore, ma mai completamente spensierato. Sirius avrebbe giurato di aver visto una rapida ombra oscurargli gli occhi verdi più di una volta, come se fosse soprappensiero.

Che si trattasse delle scoraggianti notizie riportate dal Profeta il giorno prima?

Probabilmente no. In fondo, solo poco prima che tutti si mettessero a tavola Sirius aveva potuto vedere Harry discutere al riguardo con Ron e Hermione. I loro toni erano sì preoccupati, ma l’intervento di Ninfadora Tonks era riuscito a migliorare in qualche modo i loro umori.

L’uomo era intenzionato ad indagare sulla faccenda; non era del tutto certo che Harry avesse la testa con loro in quel momento e, in qualità di padrino, era suo dovere preoccuparsi di risolvere piccoli quesiti come questo, anche se ciò avesse voluto dire discutere di argomenti poco piacevoli nel giorno del compleanno del suo figlioccio.

Sì, perché a giudicare dall’espressione assorta assunta dal suo ragazzo in quel momento e dai furtivi sguardi che vedeva lanciare di tanto in tanto a se stesso e a Remus, Sirius aveva proprio il sentore che la conversazione sarebbe stata incentrata su qualcosa a lui tutt’altro che geniale.
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Harry non riusciva a togliersi dalla testa quello che era successo il giorno precedente.

Malgrado tutti i suoi sforzi per distrarsi e godersi appieno la giornata, nonostante la gioia che aveva provato nel rivedere tutti e la piacevole sorpresa che aveva ricevuto con il ritorno di Lupin, il giovane non si sentiva proprio in grado di liberare la mente dalle sconcertanti informazioni ricavate dalla lettera scritta da sua madre e indirizzata a Severus Piton ben ventitre anni prima.

Se gli avessero detto che un giorno avrebbe scoperto che sua madre e Piton erano stati amici di scuola, il giovane era certo che – dopo un attimo di panico iniziale – si sarebbe fatto semplicemente una fragorosa risata, prendendo il tutto come un terribile scherzo. Ma vedere la prova effettiva di tale affermazione era tutta un’altra cosa; nessuno spazio a dubbi o incertezze, e la reazione di Piton al riguardo non aveva fatto altro che confermare il tutto, nonostante Harry non fosse del tutto certo del motivo di una simile reazione, dato che l’uomo non si era mai scagliato contro di lui in quel modo in circostanze, a suo parere, ben peggiori.  

Ma al di là di una scoperta già abbastanza scioccante di per sé – continuò a rimuginare il ragazzo, accantonando per un attimo il pensiero di Piton – la cosa più assurda di tutta quella storia era ciò che sua madre sembrava pensare di suo padre a quei tempi. Harry non si era di certo immaginato che i suoi genitori potessero aver avuto chissà quale idillio amoroso già dal loro secondo anno – non era neanche mai stato certo che potessero essere grandi amici da allora – ma per lo meno conoscenti che si apprezzassero vicendevolmente come compagni di Casa.

Di sicuro non aveva mai pensato alla possibilità che Lily considerasse sgradevole sia James che Sirius, tanto da augurare a entrambi di scontare una detenzione come si deve solo per qualche bravata giocata su Piton.

Severus Piton. Che persona poteva mai essere a quell’età, da poter risultare piacevole agli occhi di sua madre, che – a giudicare dalla lettera – pareva preferire la compagnia del Serpeverde a quella dei due Grifondoro? 
    

Nonostante l’ammontare di sensazioni confuse che l’avevano colpito al momento di quella rivelazione, tuttavia, Harry poteva ricordarne per lo meno una completamente positiva: l’attimo in cui si era sentito sopraffatto da un’emozione calda e profonda, quando – alla sorpresa della recente scoperta – era subentrata la consapevolezza di star stringendo tra le mani qualcosa che era appartenuto a sua madre, qualcosa che lei aveva toccato e scritto di suo pugno, dando forma a quelli che erano i suoi pensieri di un Natale di diversi anni prima, quando era ancora solo una ragazzina.

Un pezzo della vita di sua madre era stato proprio lì, tra le sue dita... prima che Piton arrivasse – silenzioso e letale – a privarlo di ciò che per lui aveva appena acquistato un valore simile a quello di una reliquia.

«Allora Remus, com’è andata la tua missione? Sei riuscito a recuperare informazioni per Silente?»

Gli occhi di Harry si spostarono sul suo ex-insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, mentre ascoltava brevemente la risposta che quest’ultimo stava dando ad Arthur Weasley, prima di tornare a ponderare sul da farsi. Era intenzionato a sapere qualcosa di più sui suoi genitori, e, in particolar modo, sul rapporto che sua madre doveva avere con Piton.

Perché nessuno ha mai pensato di dirmi qualcosa di così personale riguardo a mia madre? Pensò, mentre posava lo sguardo su Sirius e lo scopriva fare lo stesso. In effetti, era più frequente che si parlasse di suo padre o di entrambi in generale, piuttosto che di lei nello specifico.

Harry era estremamente curioso ora, ma non pensava che sarebbe riuscito ad affrontare una discussione del genere con il proprio padrino, sapendo quanto quest’ultimo detestasse Piton. Lupin, d’altro canto, appariva molto più ben disposto nei confronti dell’uomo, dimostrando almeno di essere capace di avere una conversazione civile e, soprattutto, utile sull’argomento.

Allora è deciso. Harry terminò la propria fetta di torta e tornò a prestare completamente ascolto al resoconto di Remus; era perfettamente nei suoi diritti chiedere informazioni sui suoi genitori, dunque perché non approfittare della presenza di uno dei loro amici più intimi per soddisfare la sua curiosità e sfatare i suoi dubbi riguardo a entrambi?
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Il Whiskey Incendiario Ogden Stravecchio bruciava nella gola di Severus come avrebbe fatto il Marchio Nero sul suo avambraccio in circostanze normali. Era evidente, tuttavia, che quelle non lo fossero, visto il lancinante dolore che gli percorreva l’intero arto.

Severus posò il bicchiere di Whiskey vuoto sul tavolo della sala in cui si trovava e si appoggiò con entrambe le mani ad esso, il capo piegato verso il libro e la lettera che la mattina precedente aveva strappato dalle mani di Potter.

Lo stesso libro e lettera… che avevano per lui un valore tuttora incommensurabile.

Non era stato difficile vedere attraverso gli occhi terrorizzati di Potter come si erano svolti fatti. Il moccioso ficcanaso aveva pensato bene di prendere a gironzolare per il suo laboratorio finché la sua attenzione non era stata catturata dall’enorme libreria a muro di cui l’uomo disponeva. Una volta lì davanti, non aveva impiegato molto ad individuare l’unica cosa apparentemente fuori posto nella stanza.

Severus si maledisse mentalmente. Come aveva potuto tralasciare un dettaglio così importante, proprio lui, tanto preciso e accorto soprattutto per quel genere di minuzie?

Vero, in sua difesa poteva essere considerato il fatto che tra i continui richiami del Signore Oscuro e le lezioni di Occlumanzia di Potter la sua mente era costantemente occupata da questioni estremamente delicate. Ma ciò che Severus non riusciva a smettere di rimproverarsi era la facilità con cui aveva ceduto due sere prima a riprendere in mano quel libro e a rileggere dopo tanti anni la lettera di Lily.

Possibile che la vicinanza forzata di Potter lo avesse spinto inconsciamente a tentare di affrontare i suoi spettri del passato? A concedersi il lusso di ricordare ciò che di bello c’era stato prima che lui potesse rovinare tutto con una stupida frase e delle scelte sbagliate?

La paura che Potter, tra tutte le persone, potesse scoprire il suo passato e il suo legame con sua madre non era nulla in confronto al fatto che il moccioso sarebbe potuto venire a conoscenza di qualcosa di ben più privato, come la promessa che aveva fatto in nome del suo amore per Lily e che – guarda caso – riguardava proprio lui.

Nessuno poteva sapere.

Nessuno doveva sapere.

La sua copertura (e, con essa, la sua reputazione ad Hogwarts) non sarebbe stata messa in pericolo da stupidi ficcanaso, soprattutto non da un marmocchio insolente che giocava a fare l’eroe. L’abitudine di Potter di spifferare tutto ai suoi amichetti avrebbe potuto mandare facilmente all’aria anni e anni del suo delicato lavoro di spia, se solo avesse avuto l’occasione di scoprire informazioni tanto riservate – di cui solo Silente era a conoscenza – e se queste stesse fossero giunte alle tante orecchie indiscrete che giravano costantemente intorno a Potter, specialmente durante l’anno scolastico.

Il camino situato sul lato opposto da dove si trovava lui avvampò in quell’istante, prima di lasciare spazio alla figura del Preside.

«Severus,» pronunciò quest’ultimo, alla solita maniera amabile, «desideravi vedermi?»

L’uomo dai capelli neri non sollevò gli occhi dagli oggetti sul tavolo di fronte a lui, ma inarcò un sopracciglio. «No, si tratta più di una necessità.» Udì il mago più anziano ridacchiare leggermente e si sforzò di non sbuffare in sua direzione. «Devo parlarti prima che tu parta per il Ministero stasera; è molto probabile che prima di domani sia chiamato a rapporto.»

«Credi che Tom si stia preparando a qualcosa di grosso?»

«A giudicare dal Marchio sì, in queste circostanze è in procinto di richiamare tutta la sua cerchia a rapporto… come la notte della Terza Prova.» Severus lasciò passare diversi secondi – durante i quali fece sparire il libro e la lettera di Lily con un fluido movimento della bacchetta – prima di riprendere a parlare. «Se avrò fortuna, grazie alla presenza degli evasi, proverò a scoprire l’identità dell’infiltrato al Ministero; Mulciber mi deve qualche… favore, potrei riuscire a portare l’argomento della nostra chiacchierata sull’aiuto che hanno ricevuto per fuggire.»

«Mi sembra un’ottima idea, Severus, anche se preferirei che usassi la massima discrezione e cautela nel trattare con i Mangiamorte, soprattutto quelli appena rilasciati. Ricorda che Voldemort potrebbe essere in attesa di un tuo passo falso e tenderti un tranello,» disse Silente, prendendo posto ad una delle sedie presso il tavolo e osservando l’Esperto di Pozioni far apparire un altro bicchiere di fianco al proprio, contenente però del brandy. «Nel frattempo, proverò a scoprire un modo per allontanare definitivamente Lucius Malfoy dai ranghi del Ministero; senza tali privilegi, gli sarà molto difficile risultare utile al suo padrone. Non dimentichiamo che potrebbe essere implicato nel recupero della formula.»

«Non direttamente,» commentò Severus, ricordando le sue ultimi, brevi conversazioni con l’amico di vecchia data, «dopo tutto questo tempo, si sarebbe lasciato sfuggire qualche dettaglio in merito al suo coinvolgimento. La modestia non è esattamente il suo forte quando si tratta di fare la gara a chi compiace di più l’Oscuro Signore.»

Silente sorseggiò il suo brandy in silenzio per qualche istante. «Mi chiedo se Lucius abbia intenzione di mandare il giovane Draco a Hogwarts quest’anno… dubito che riuscirà a tenerlo lontano da Voldemort ancora per molto data l’età di reclutamento ormai prossima,» sospirò, fissando un punto vuoto nella stanza.

«Finora, il ragazzo non ha partecipato ad alcuno degli incontri, ma dubito che il Signore Oscuro si farà sfuggire l’occasione di allargare le proprie fila,» disse Severus. «Il suo ritorno ad Hogwarts potrebbe essere un modo per ritardare l’inevitabile e proteggere Draco…»

«… oppure usare la sua presenza per tenere d’occhio Harry.» Silente sospirò nuovamente. «Quel ragazzo non ha ancora avuto un anno scolastico che non sia stato costellato di pericoli e spaventi.»

Severus alzò gli occhi al soffitto, in un evidente gesto di stizza. «Non mi risulta che Potter faccia molto per evitare almeno la metà dei guai che incontra,» commentò, aspro.

«Su, su, non essere acido, Severus,» replicò bonariamente l’anziano mago, «è per caso successo qualcosa tra te e il giovane Grifondoro? Avrei giurato che aveste intrapreso la strada giusta per una civile convivenza da qui alla fine delle vacanze…»

«Continua a sognare, Albus,» scandì Severus, asciutto. «Finché Potter non imparerà a tenere il naso fuori dalle faccende altrui, dubito che riuscirà mai a tenere i pericoli lontani. Sarà una liberazione vederlo sempre meno nei prossimi giorni, potrei quasi considerare l’idea di fermarmi alla fortezza del Signore Oscuro volontariamente.» Severus terminò l’ultimo goccio di Whiskey presente nel proprio bicchiere e ignorò l’occhiata severa di Silente.

«Mi aspetto che tu sia di ritorno regolarmente dalla preparazione della pozione. Voldemort dovrebbe sapere che una tua prolungata assenza da Hogwarts risulterebbe sospettosa dal momento che non dovrei essere a conoscenza dei suoi piani,» gli ricordò. «Ad ogni modo,» proseguì, alzandosi dalla sedia dopo aver finito il proprio drink, «ti ringrazio per avermi avvisato riguardo all’imminente chiamata, provvederò che sia Minerva a ricevere Harry stasera, al suo rientro da Grimmauld Place.»

Severus gli rivolse un cenno di approvazione. «Questa è quella che chiamo un’ottima notizia.»
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«Volevi parlarmi, Harry?»

Remus Lupin guardò con attenzione il suo ex-alunno, in viso un’espressione aperta e cordiale come d’abitudine. Il figlio di James appariva perplesso; Remus ricordava di avere già visto quel genere di turbamento sul volto di Harry in altre occasioni durante l’anno in cui era stato suo insegnante e sperava che anche in questa circostanza il giovane si sarebbe sentito abbastanza a proprio agio da riuscire a confidarsi.

«In effetti sì, professore… ma se ha da fare con--»

«Harry, mi fa piacere passare del tempo con te, è passato un anno dall’ultima volta che ci siamo visti,» rispose Remus. «Non temere, ho avuto modo di riposarmi dalla missione prima di raggiungervi qui a Grimmauld Place. E non farti problemi a darmi del tu, come ben sai, non insegno più ad Hogwarts,» aggiunse, rivolgendogli un sorriso gentile.

«Ehm... d’accordo,» Harry ricambiò il sorriso, apparendo più rilassato. «Mi chiedevo se avevi qualche minuto per parlare dei miei genitori, di mia madre soprattutto… sembra che nessuno parli mai di lei per qualche motivo.»

«Certo che possiamo parlarne, Harry. Cosa vuoi sapere esattamente?» Remus si era aspettato ben di peggio, ma non riusciva a capire per quale motivo il ragazzo avesse aspettato che fossero soli e non avesse incluso anche Sirius in una conversazione che gli sarebbe sicuramente stata a cuore.

«Beh… quando hanno iniziato a frequentarsi esattamente? Cioè… non sono sempre stati amici, giusto?»

Remus si lasciò sfuggire una piccola risata divertita. «Oh, no, Harry,» rispose, affabile. «Tua madre e tuo padre non avrebbero potuto essere più diversi. Infatti, hanno iniziato a uscire insieme solo verso la metà del sesto anno, dopo averne passati cinque a battibeccare come cane e gatto.» Remus vide un lampo di consapevolezza attraversare lo sguardo di Harry.
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«Perché litigavano? Mamma non sopportava il modo di scherzare di papà e Sirius?»

Harry era sempre più desideroso di saperne di più, anche a costo di dover sopportare spinose domande di ritorno riguardo ai suoi mezzi di informazione. Sentiva lo sguardo di Remus farsi più attento, ma l’adrenalina era ormai entrata in circolo e nulla avrebbe potuto fermare la sua sete di conoscenza. Anzi, tutta quella situazione non faceva altro che distrarlo dal leggero pizzicore che aveva iniziato ad avvertire alla cicatrice da circa qualche minuto.

«E’… probabile che non apprezzasse certi comportamenti un tantino… infantili, da parte loro,» rispose Remus, improvvisamente in difficoltà. Lui stesso non aveva mai approvato certi modi di fare di Sirius e James. «Ma hanno entrambi iniziato a mettere la testa a posto nel corso del sesto anno…»

«Si prendevano gioco degli altri studenti?» lo interruppe Harry, incalzante, con un vago presentimento di ciò che non doveva andare a genio a sua madre. «Facevano i bulli con chi non era come loro? Con i più fragili?» Un nome balenò nella mente di Harry, che non riuscì a frenarsi in tempo dal pronunciare: «Con Piton?»

Remus sembrava spiazzato; non si era immaginato che Harry avrebbe condotto la loro conversazione con tanta foga e partecipazione, ma prima che potesse dire qualcosa una terza persona entrò nel tetro salotto di Grimmauld Place.

«E’ questo che pensi, Harry?» disse Sirius, fermo sull’uscio che connetteva la sala con un corridoio. «Che io e tuo padre non fossimo altro che bulli?»

Harry si pentì di non aver tenuto la bocca chiusa. «Non ho detto questo,» rispose con calma, girandosi verso di lui, «mi chiedevo solo per quale motivo--»

«Harry, Severus Piton era praticamente un Mangiamorte in via di sviluppo quando--»

«Già al secondo anno?» Harry inarcò un sopracciglio, scettico. «E non mi risulta che le vostre ‘attenzioni’ riguardassero solo lui…»

«Sirius e James erano ragazzi un po’ vivaci, Harry, ma quando sono diventati uomini--»

«Vuoi dire che Draco Malfoy è solo un ‘ragazzo vivace’, Remus? Che Tiger e Goyle, e tutti gli altri bulli a scuola che per anni tormentano gli altri studenti possono essere giustificati per un semplice problema di vivacità

Harry non poteva credere che infine tutti i suoi dubbi si erano rivelati corretti. Non poteva credere che Piton avesse sempre detto il vero riguardo a suo padre e al suo modo di comportarsi ad Hogwarts…

«Ma ti senti, quando parli?» Sirius avanzò nella sala e sul suo viso c’erano un misto di emozioni confuse che Harry non aveva mai visto nello stesso momento; incredulità, rancore e la peggiore di tutte: delusione. «Pensi che quel serpente di Mocciosus se ne stesse immobile quando accadevano queste cose? Non posso credere che tu ti sia fatto fare il lavaggio del cervello da quell’essere spregevole!»

«Non mi ha fatto nessun lavaggio del cervello,» replicò Harry, indignato e per nulla intenzionato a rivelare le proprie fonti; alzò a sua volta la voce. «Non ho mai parlato con lui di queste cose, ma so che mia madre--»

«Anche tua madre se n’era accorta, Harry!» gridò Sirius, prendendo la palla al balzo per ricondurre il suo figlioccio sulla via della ragione. «Persino lei – l’unica diversa da quella marmaglia di Mangiamorte con cui Mocciosus era fiero di andare in giro – aveva capito che lui non era altro che un untuoso appassionato di Arti Oscure e futuro seguace di Voldemort!»

«Dannazione Sirius, stavo parlando con Remus!» esclamò Harry, irritato dall’ennesima interruzione. «Non posso fare il nome di Piton che inizi ad alterarti...»

«Non è il nome di quell’idiota a darmi fastidio,» sbottò Sirius, irato e deluso al tempo stesso, «ma il modo in cui sembri difendere l’uomo che ti ha reso la vita impossibile in questi ultimi quattro anni, a discapito della memoria di tuo padre!» Diede le spalle a entrambi, ignorando la voce di Remus che lo invitava a sedersi e parlarne con calma, e si fermò soltanto una volta giunto alla porta da cui era entrato. «Mi chiedo cosa penserebbe James sentendo suo figlio giudicarlo prima ancora di averlo conosciuto.»

E con queste ultime, sconsolate parole uscì.

Harry si sentiva estremamente confuso e mortificato; non sapeva più a chi credere o a chi dare ragione. Quello di cui era certo, era che non avrebbe mai pensato di litigare con Sirius prima del suo ritorno ad Hogwarts e – per giunta – nel giorno del suo compleanno. La delusione che aveva avvertito nella voce del suo padrino era insopportabile, qualcosa che non aveva mai provato prima; ma, dall’altro lato, si sentiva a sua volta tradito per la cecità che lo stesso Sirius aveva dimostrato dopo aver praticamente ammesso che tra le loro attività ad Hogwarts vi era anche quella di tormentare gli altri studenti.

Volevo solo capire perché mia madre preferisse la compagnia di Piton a quella di papà, tutto qui. Sbuffò mentalmente, già nervoso per il pizzicore alla cicatrice – di cui si era completamente dimenticato – e chiedendosi come erano potuti arrivare ad alzare la voce tanto da far sbucare Ron e Hermione dal corridoio, richiamati da tale baccano.

Harry vide Remus rivolgergli uno sguardo simpatetico, facendogli capire che non aveva motivo di essere giù e che presto sarebbe tornato tutto come prima tra lui e il suo padrino. «Non capisco perché debba scaldarsi così tanto,» borbottò il ragazzo, sinceramente dispiaciuto.

«Sirius non è mai stato il tipo paziente e argomentatore» disse l’uomo con calma, «non farne un dramma, Harry, vedrai che sarà lui il primo ad accorgersi di aver esagerato.»

«Non stavo mettendo in dubbio le sue parole, è solo che…» cercò di spiegare il ragazzo, ignorando gli sguardi curiosi dei suoi due amici, ancora sulla porta, «… che non avrei mai immaginato che mamma potesse apprezzare la compagnia di Piton e… fosse irritata da papà, almeno all’inizio.» Avvertì Ron ed Hermione scambiarsi un’occhiata scioccata, ma si decise a continuare indisturbato. «Nessuno parla quasi mai di lei – a parte in relazione ai nostri occhi – e credevo avesse a che fare con questo, col fatto che lei e Piton si conoscessero…»

«In realtà, non ci abbiamo mai pensato, Harry. Eravamo stretti amici di tuo padre ed è stato solo verso la fine della scuola che Lily si è unita al gruppetto, ma non abbiamo mai – davvero – pensato di tenerti qualcosa nascosto,» disse Lupin, sincero e deciso al tempo stesso.

Harry annuì, dopo qualche istante. Era sicuro della buona fede con cui Remus aveva pronunciato quelle parole, il suo ex-insegnante si era sempre dimostrato onesto con lui, anche riguardo a questioni ben più controverse e il giovane non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto mentirgli o omettere volutamente dei dettagli sapendo quanto quell’argomento gli stesse a cuore.

«E’ che… mi accorgo veramente solo ora di quanto poco conosca di entrambi,» commentò infine Harry, senza opporre il minimo sforzo per celare il velo melanconico che gli aveva coperto gli occhi in quell’istante al pensiero dei suoi genitori, morti prima ancora che lui potesse ricordarseli.
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Minerva McGranitt guardava oltre la grande finestra rettangolare dello studio del Preside mentre attendeva che Harry Potter facesse la sua comparsa. In assenza di Albus – già da diverse ore al Ministero in seguito ai disordini susseguitisi dalla caduta di Azkaban – e di Severus – in chissà quale angolo nascosto della Gran Bretagna – la responsabilità di aspettare l’arrivo a momenti del Ragazzo Sopravvissuto era diventata sua.

Il giovane Grifondoro sarebbe arrivato di lì a poco da Grimmauld Place, dopo aver passato quella che Minerva sperava fosse stata una piacevole giornata di distrazione, trascorsa tra i festeggiamenti di compleanno del neo-quindicenne.

Nonostante il suo modo di fare spesso severo, la donna desiderava sinceramente, per Potter, un po’ di tranquillità, soprattutto in vista dei recenti sviluppi negativi per l’intero mondo magico. Molto presto, se la guerra fosse andata avanti di quel passo, nessuno avrebbe più potuto parlare di feste e distrazione per chissà quanto tempo.

Erano esattamente le ventidue e trentasette minuti quando il grande camino di marmo, vicino al quale Minerva sedeva, prese vita e a brillare di luce verde, illuminando per un istante l’intera stanza circolare.

«Signor Potter.» Minerva si alzò dalla sua postazione nel vedere il ragazzo fare il suo turbolento e alquanto sgraziato ingresso nell’ufficio, concludendo con una grande voluta di polvere da cui lo stesso Potter dovette riprendersi gradatamente. «Buon compleanno.»

«G-grazie, professoressa,» gracchiò Harry, una volta che fu in grado di proferir parola senza strozzarsi con la sua stessa tosse.
 

Sembrava confuso. Evidentemente, pensò Minerva, nessuno doveva averlo messo al corrente del fatto che sarebbe stata lei a riceverlo per riaccompagnarlo alla Sala Comune.

«Il Preside è partito qualche ora fa per il Ministero, Potter, mi ha incaricata di accompagnarti alla Torre di Grifondoro,» spiegò, prima di aggiungere, «oh, e il professor Piton mi ha chiesto di riferirti che da domani mattina non sarà più il caso di presentarti nel suo laboratorio.»

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, in viso un’espressione ancora più perplessa di prima. «Non le ha detto nulla riguardo alle lezioni di Occlumanzia…?»

«Il professor Piton aveva molta fretta quando mi ha riferito le sue istruzioni per te, credo che faresti meglio a parlarne con lui al suo ritorno.»

«Oh.»

Minerva lo osservò con attenzione per qualche istante. Potter non sembrava particolarmente allegro; con se aveva diversi pacchetti regalo già scartati – che la donna si apprestò a incantare affinché raggiungessero il dormitorio senza la necessità di doverli trasportare – ma non mostrava neanche un briciolo dell’umore di uno che è appena tornato dalla propria festa di compleanno.

«Qualcosa non va, signor Potter?» chiese la Direttrice di Grifondoro, mentre si accingevano a lasciare l’ufficio di Silente. «E’ evidente che non hai l’aria di chi dovrebbe aver festeggiato i suoi…»

Non finì mai la propria frase, perché in quel momento l’attenzione di entrambi fu catturata da un rumore e una luce provenienti dallo stesso punto in cui avevano sostato poco prima. Il camino di Silente si illuminò per una seconda volta in un’ampia fiammata, per lasciare spazio ad una figura tarchiata e totalmente priva di gusto estetico.

Minerva guardò allibita la faccia da rospo che aveva di fronte, chiedendosi per quale assurdo motivo Dolores Umbridge avesse appena messo piede nell’ufficio presidenziale di Hogwarts senza essere attesa.

«Sottosegretario Anziano,» soffiò Minerva, curvando un sopracciglio in un eloquente gesto di stizza, incredula e infastidita da tanta arroganza, «si può sapere che scherzo è mai questo? Piombare qui – ad Hogwarts – senza il minimo preavviso…»

«Non si preoccupi, professoressa,» esordì l’altra donna e Minerva notò solo in quel momento quanto questa apparisse stranamente più stanca e disfatta rispetto all’ultima volta che l’aveva vista, quasi… trasandata. «Impiegherò… solo pochi secondi del vostro tempo.» I suoi occhi, leggermente arrossati da un’evidente mancanza di riposo si spostarono dalla Vice Preside a Harry, il quale la fissava, a sua volta, con l’aria accigliata di chi non ha la più pallida idea di cosa stesse succedendo, né di chi fosse quella strana donna.

Poi, accadde l’inevitabile.

Minerva aveva aperto bocca per ribattere alla Umbridge di levare i tacchi e tornare solo dopo aver fissato un incontro con Silente, ma nessun suono fece in tempo a uscirle dalle labbra.

Un grido agghiacciante si levò dietro di se e la donna seppe che poteva trattarsi solo di Potter.

Sì voltò di scatto e vide il ragazzo con la testa tra le mani, ansimante e sofferente; Minerva lo guardò contorcere il viso – ogni tratto di esso distorto in una maschera di puro dolore – e scattò immediatamente da lui.

«Potter!» lo chiamò, risvegliatasi dallo shock iniziale. Provò a posargli una mano sulla spalla e a sollevargli il viso in modo da vederlo meglio – dato che Harry non sembrava poterla sentire – e solo allora i suoi occhi incontrarono la saetta sanguinante del giovane. «No…» sussurrò Minerva, completamente ignara della strega dietro di se e della sua bacchetta levata, «… Potter! Mi senti? Devi venire subito con m--»

«Stupeficium!»

Minerva fu scagliata contro la porta di quercia, a pochi metri da lei e Harry, dove si accasciò, priva di sensi. Non avrebbe visto né sentito nulla di quello che sarebbe successo dopo essere stata schiantata.

Né avrebbe potuto ricordarselo.

«Oblivion.»
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