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Autore: Heart    03/01/2015    12 recensioni
- Ti va di divertirci insieme, una cosa veloce - disse, scandendo le parole “divertirci” ma per chi mi aveva preso?
- Fottiti! - allontanai la sua mano e cercai di uscire fuori da quella situazione.
- Mi piaci - , come cavolo sentivo la sua voce nella mia testa? Questo si chiama incantesimo della mente, forse stavo farneticando e i migliaia di libri che avevo letto a proposito mi avevano fumato il cervello? Mi girai e lo trovai ancora fermo, adesso i suoi occhi assomigliavano a un leone che analizza la strategia migliore per uccidere la sua preda; quel ragazzo era strano e io ero curiosa come una pazza a scoprirlo anche se da un lato del mio cervello mi diceva di scappare e lo stavo facendo e come!
[Questa storia è residuo di un sogno, spero di caratterizzare il tutto bene e di far comprendere la vita solitaria e la sofferenza della protagonista. Comunque non sarà solo romantica ma anche con un pizzico di sovrannaturale. Buona lettura]
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Il sabato: doveva essere una di quelle giornate che ti riportavano le forze, tolte durante la settimana. Sì, sapeva che la maggior parte della popolazione umana aspettava in trepidazione quel giorno libero, per rilassarsi.

 Esatto! Il sabato sera consisteva in questo per me.

 Non c'erano quei futili argomenti del risveglio del giorno dopo, se volevo dormire fino a mezzogiorno, lo potevo fare, sì, come no! 

Mia madre mi avrebbe svegliato per rompermi le scatole! E vi assicuro che era uno dei tanti motivi per cui non dormivo quasi mai a casa, nel week-end. Preferivo essere ospitata da un'amica e fare la bella vita, almeno per poche ore.

L'orologio ticchettava come un pazzo, dovevo aspettare le otto di sera per andare da qualche parte; anche se, mia madre, mi avrebbe scaricato molto prima per potersene andare a letto.

La serata non era iniziata per niente bene, tali pensieri negativi influenzavano il mio umore ballerino.

Arrivata dalla mia amica, suonai il campanello ed entrai dentro. Ogni passo che facevo mi chiedevo se sarebbe andato tutto alla grande quella sera, senza immissione del signor mi sento il più figo del mondo, cioè il ragazzo della mia amica, che a parere mio non valeva niente, forse meno di una scopa, ma l'amore tappava sia orecchie che occhi.

La trovai al terzo piano con la madre: le due avevano un rapporto che io stessa a volte non riuscivo a capire, sembravano due vecchiette che sparlavano delle altre, le salutai e mi sedetti al mio posto, sapevo quasi tutto in quella casa.

Crystal, si stava strapazzando una ciocca di capelli biondo cenere, le dita si attorcigliavano per noia. La sua carnagione chiara le faceva assomigliare al cioccolato a latte, anche se, i suoi occhi ambra scompigliavano quel quadro immacolato. Tutto il suo corpo era perfetto, dalle curve appena accentuate, dal sedere tondo e dai fianchi piccoli. Ogni cosa che provava ci stavano benissimo. Invece, per me vestirmi era un problema. Il mio seno abbondante, le gambe e le braccia muscolose, mi faceva penare per le misure. Non ero brutta, ma non amavo le mie forme abbondanti, che causavano occhiate lascive dal popolo maschile.

 La mia formidabile amica, era intenta a discutere con sua madre di qualche cosa a me sconosciuta, presi il telefono e attraverso Wi-fi mi connessi e navigai un poco su Facebook; in tanto le due continuavano a parlare, nulla di preoccupante, erano fatte così. Nel frattempo ricevevo alcuni messaggi di altre nostre amiche per la serata, dopo un poco scocciata di essere trasparente, mi feci avanti.

- Non per disturbare, dovremmo prepararci. Le altre ci aspettano in piazza. -annunciai, lei nemmeno mi diede conto. - Crystal! Smuoviti il culo e andiamo giù, non vorrei che il tuo boy ti trovasse ancora in pigiama! - affermai nervosa, questa volta si era mosse dalla sedia e mi seguii di sotto, lei si diresse verso la sua stanza ed io in bagno a prendere i trucchi per truccarla. Se c'era una cosa che non sopportavo, era quella! Dannazione, era capace e perché non farlo? Dopo chissà quale anno era pronta, indossò i suoi bei tacchi e scendemmo, intanto il grande fusto era arrivato con quell'aria da Dio in terra, se una persona non si sopportava, sarebbe rimasto come tale per sempre. Crystal più volte mi aveva chiesto di questa antipatia ed ogni volta le rispondevo che non mi dava fiducia, c'era qualcosa in lui che mi dava irrequietezza. Era incomprensibile per me, figurarsi spiegarlo a un'altra.

Come al solito la macchina profumava di sigarette, abbassai il finestrino per prendere aria. I capelli si scompigliarono ma che me ne importava, la mia salute prima di tutto.

Il tragitto casa-piazza era breve, sarebbe stato meglio andare a piedi, ma il grande fusto era uno di quelli pigri, forse era per questo che Cupido aveva scoccato la freccia, lui e lei erano della stessa pasta.

Posteggiammo chissà quale via del corso per poi raggiungere la piazza.
La piazza di Alcamo era piccola ma con un corso abbastanza lungo. In essa ci trovavi di tutto dai negozi in più angoli, dai pub e ai bar e non ne parliamo delle pizzerie. Mi chiedevo come entrassero tutte quelle cose in quel cerchio di spazio.

E non ne parliamo di chiese in ogni angolo! Forse nel passato avevano avuto una premonizione di ciò che sarebbe avvenuto tra i giovani? per poter purificare quelle povere anime che si davano al divertimento? Non ero una praticante, ci andavo super giù solo due volte all'anno. Credevo al destino, sì, ai sogni, diciamo non sempre, perché molte volte mi avevano solo illuso, alla magia, alla fantasia e al cuore nobile.

Cose da bambini...insomma.

Il principe azzurro non esisteva, le fiabe erano belle da leggere, ma solo questo per tutto il resto se non ti stricavi* come diceva mia nonna ai ragazzi, non concludevi nulla.

Potevano andar tutti a quel paese, preferivo rimanere sola come una vecchia.

- Ehi, ci sei?  

Una mano mi passò tra gli occhi, sbattei le palpebre e mi ripresi da quel torpore fatto di pensieri.

- Ci sono - dissi convinta.

- A che pensavi? 

 Si udì una voce ben conosciuta, mi girai per metà per fissarlo, perché non si faceva gli affaracci suoi? Credevo che avesse un bel da fare con Crystal, invece ogni volta che ero sovrappensiero, lui rompeva.

- Smettila di rompere! - borbottai acida.

- E' troppo forte! Fai morire dal ridere - disse, mentre rideva come un pazzo.

Andrea era un nome, ma per me era un cretino. Non aveva nulla di particolare, era il solito ragazzo che si sentiva il più figo. Non aveva carattere, né espressioni intriganti. Era banale. La sua faccia assomigliava a un maiale di come ce l'aveva tonda. Rabbrividivo ogni volta che lo guardavo, che cosa gli attirava alla mia amica era un mistero. I denti erano storti e poi ingialliti per il troppo fumo, il naso grosso a patata, due occhi  castano che pensavano solo al sesso.

- Idiota! 

- Forse lo sei tu, ci sono una ventina di ragazzi che ti sbavano dietro e tu che fai? Non ti capisco - mi fece notare, mentre prese la mano della mia amica tra le sue - la vita di coppia è bellissima - affermò tutto felice con una luce maliziosa negli occhi.

- Solo per una sveltina! - esclamai.

- Io gliela darei volentieri -rispose lei.

- Infatti sta solo per questo e tu come una stupida non te ne accorgi - mi voltai nervosa e m'incamminai verso l'ignoto, non ne potevo più di quel clima, doveva sempre mettere il dito nella piaga?

Il rumore dei bicchieri era fastidioso.

L'alcol aveva già fatto il suo lavoro, le teste dei miei amici erano leggeri, ma pesanti dall'altra parte. Erano giovani, cercavano di divertirsi: bevendo o fumando o una bella scopata. Ma alla fine cosa ottenevano? Nulla, se prima erano soli, lo rimanevano.

-Oh siete ritornati - mi svegliai e guardai Luca.

Lui era uno dei miei migliori amici oltre a Crystal. Era un ragazzo per bene e generoso, nella vita ne aveva passato di tutti i colori, soprattutto per il suo lato omosessuale. In verità non vedevo tutta questa differenza dagli altri. Certo, non amava le donne, come tutto il resto del mondo. 

Luca era un uomo d'oro. La sua carnagione olivastra incantava chiunque lo vedesse, i suoi capelli biondo scuro e quegli occhi così espressivi. I suoi sorrisi che aprivano il cielo, la sua parlantina, il suo modo di fare, la sua luce. Purtroppo, più delle volte si sentiva disarmato. Gli altri, lo attaccavano e lo facevano sentire sbagliato e me lo ritrovavo tra le braccia come un animale ferito. Gli volevo un bene dell'anima.

- Sì, il soggiorno è stato fantastico- diceva un ragazzo bassino e  dai capelli tutti attorcigliati da treccine. Luca, annuiva come una scimmia.

- Dai, racconta un poco. Sedetevi - li fece accomodare tre tizi che ordinarono le loro bevande e iniziarono a parlare di ragazze e tante altre cose. Non m'interessava quelle discussioni da ragazzi, alla fine il loro mondo girava su quante ragazze si portavano a letto.

- Chi è lui? - mi voltai e incontrai due occhi scuri, ma nello stesso tempo luminosi. Il suo castano era simile al legno di castagno. Un marrone immischiato al bordò, era una miscela strana e inquietante che mi faceva rabbrividire dalla testa ai piedi. Era un bel ragazzo. Alto su un metro ottanta, spalle ampie e ben vestito. Il viso ovale, il naso piccolo. Un tipo misterioso e intrigante. Lo studiai e notai il gusto raffinato dei suoi abiti, sicuramente di marca, il collo sottile e le sue mani pulite e ordinate, probabilmente faceva un lavoro di ufficio.

- Lui è un amico, conosciuto lì, lo abbiamo portato per un giro turistico. - spiegò rivolgendosi verso lui. Come se fosse uno oggetto.

- Come ti chiami? - chiese Luca.

- Kaname - parlò il sottoscritto.

- Come? 

- Beh è un nome orientale - comunicò l'amico.

- Capisco, allora benvenuto in Sicilia. Spero che non soffri il caldo, anche se da qualche anno non lo fa più - gli comunicò con una risata.

Idiota!

- Dai, vieni, ti presento gli altri. - si alzarono e iniziarono il giro turistico, dopo un certo punto arrivarono da me. Luca aveva preferito fare il giro più lungo, infatti gli presentò tutti gli altri ragazzi ripescandoli dal fondo della piazza e infine giunse da me.

- A sei qui? - mi chiese, come se non mi avesse visto. Lo guardai per sbieco.

- No, me ne stavo andando!- risposi acida.

-Smettila di rompere, non farmi fare brutta figura - protestò Luca.

- Mi scusi, vostra altezza, non lo farò più. - alzai gli occhi al cielo e mi girai per andarmene via, ma mi fermò.

- Non fare la rompi scatole - mi ammonii, mentre gli altri ridevano alle sue spalle.

- Non rompere tu. 

- Almeno, presentati- disse in fine.

Guardai il nuovo arrivato dalla testa ai piedi e sbuffai.

- Piacere di conoscerti, *perno. A presto. - li lasciai con quella risposta e mi allontanai da quei pazzi.

La folla mi stava rompendo le scatole, che cos'era tutto quel caos? E perché volevo fuggire da quel posto? Mi fermai di colpo, trovandomi davanti al nuovo arrivato. Mi sorrise, come se avesse vinto un premio, era altezzoso e snob.

Non gli diedi risposta a quella muta domanda e mi voltai, ma lui, mi ritrovava sempre. E che cavolo! Che diavolo voleva da me?!

- Smettila di seguirmi! - urlai nervosa, con la pressione a mille.

- Sei interessante. - disse lui, i denti erano belli bianchi, sembravano finti e poi le sue labbra carnose, rosse come due ciliegie mature.

- Mi prendi per i fondelli? Vai, a rompere a qualcun altro! 

A un tratto si avvicinò a me con una camminata elegante e maliziosa. Il suo dito mi sollevò il mento, quel toccò scatenò una sensazione mia provata, mille scariche elettriche mi passarono dentro il corpo  fino a giungere ai piedi; mi ritrovai senza fiato. I suoi occhi si incastrarono in quelli miei.

- Ti va di divertirci insieme, una cosa veloce - disse, scandendo le parole "divertirci" ma per chi mi aveva preso?

-Fottiti! - lo allontanai la sua mano e cercai di uscire fuori da quella situazione.

- Mi piaci. 

 Come, cavolo sentivo la sua voce nella mia testa? Questo si chiamava incantesimo della mente, forse stavo farneticando e i migliaia di libri che avevo letto... a proposito, mi ero fumata il cervello? Mi girai e lo trovai ancora fermo, adesso i suoi occhi assomigliavano a un leone che analizzava la strategia migliore per catturare la sua preda. 








 

 

  
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