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Autore: Mikirise    03/01/2015    3 recensioni
Piper sa che sua mamma è… speciale.
Sa che è bravissima a risolvere i problemi di cuore delle persone, nonostante non riesca proprio a togliersi quel sorriso divertito dal viso, quando qualcuno soffre per amore.
Non sa, però, come Afrodite faccia a risolverli, questi problemi.
Bacchetta magica? Stregoneria? Lavaggio del cervello?
No, è inutile, non riesce proprio a immaginalo.
Ma Leo può.
Piper non ha mai accettato di lavorare per sua madre, ma Leo, con un contratto che non chiedeva soldi ma la soluzione ai suoi problemi sentimentali, sì.
E questo è il racconto di quell'anno in cui Leo fu il meccanico-aggiusta-tutto della biblioteca e di come questo lavoro gli cambiò la vita.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Afrodite, Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutta colpa di Afrodite'
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Come utilizzare la biblioteca nella maniera più sbagliata in questo mondo ed essere felici

Ossia di quando Leo scoprì dei retroscena della vita di tutti che non avrebbe mai, mai, proprio mai, confessato a Piper

Capitolo otto: Dovresti saperlo che l'orgoglio è uno dei sette peccati capitali



"Perché ridi?" chiese Rachel, con in bocca una matita, mentre ripassava il suo copione.

Calypso avvicinò le ginocchia al petto, portando il fogliettino davanti ad i suoi occhi e lasciando che un piccolo sbuffo, caratterizzato da un sorriso divertito, le uscisse dalla bocca e dal naso "Certamente non ho mai pensato che tu fossi una macchina" lesse "Forse un ballo caraibico. Tipo: Ehi! Balliamo un calypso! Ma sono abbastanza sicuro che la mia rumorosità e le mie battute ti piacciano così tanto da essere quasi innamorata di me" la ragazza alzò gli occhi al cielo, per poi incontrarsi con lo sguardo della rossa.

"Qualcosa mi dice che Leo non ha poi tutti i torti"

"Che vuoi dire?"

"Leo e Calypso si vanno a sposar!" canticchiò la rossa, alzandosi per andare verso l'amica "Trallallero, trallallà! Sei cotta, cotta, cotta, cotta" sorrise, passando un braccio sopra le spalle di Calypso che cercava di respingerla in tutti i modi.

"No!" borbottò, mettendo il broncio "E tu da che parte stai?"

"Dalla parte di entrambi. Non ti ricordi? Sono anche amica di Leo, sai?"

"Ti devo rimpiazzare"

Rachel sorrise, dando un leggero colpetto alla testa della ragazza "Direi che sono la prima scelta per essere la madrina di vostro figlio" punzecchiò "Ed in quanto tua futura testimone, devo dirti che quando scrive, Leo fa un sacco di errori ortografici. È dislessico. Quindi, qualcuno lo ha aiutato a scriverti. E, sì, Annabeth vuole sapere qualcosa sul tuo Periodo Percy e deve pensare che il percorso più diretto per arrivare a te sia Leo. Detto questo" aggiunse in fretta, vedendo il sorriso dell'amica scemare "Leo è tremendamente onesto. Se ti ha scritto è perché vuole parlare veramente con te. Devi mancargli"

La castana sospirò "Sei sicura?"

"Sicurissima" assicurò Rachel con un sorriso, per poi sedersi sul tavolo e far dondolare la sedia davanti a lei con il piede "Che vuoi fare sul fronte Annabeth? Ti avverto che non inizierò una faida con quella ragazza. Vuoi raccontarle di Percy?"

Calypso fece spallucce "Non c'è granché da raccontare", poi prese a scrivere, per lasciare quello che lei non sapeva sarebbe stato l'ultimo bigliettino che avrebbe lasciato ne La meccanica del cuore.


☆★☆★



Leo aveva sempre pensato che l'essere più fuori luogo in una biblioteca era lui. Nel senso: cosa ci fa un ragazzino iperattivo e dislessico in una biblioteca, piena di libri e con solo mezzo piano dedicato alle letture per bambini, con tantissime immagini? Cosa ci avrebbe mai potuto fare, lui, in un inferno come quello?

Alla fine, aveva dovuto trovare un suo posto tra gli scaffali, col suo martello -a volte fingeva di essere Thor e lo alzava drammaticamente, gridando che Odino li avrebbe puniti tutti per non trattarlo come il principe di Asgard, che lui era- ed aveva iniziato a trovarsi a suo agio, diventando salvatore di ragazzine troppo basse per arrivare agli scaffali più alti -la prima volta nella sua vita in cui Leo si sentì alto, nonché l'ultima, visto che, cavolaccio, doveva ammettere di essere basso per la media della sua età-, e di bambini alla ricerca di qualche svago, ingannando le mamme che pensavano stessero studiando.

Leo, insomma, aveva trovato il suo posto nella biblioteca. Ma per Luke, che si guardava in giro con occhio diffidente ed agitato, quel posto doveva essere ancora l'inferno.

"Che ci fai qui?" chiese, sperando che la sua voce non fosse tremolante come l'aveva percepita. Non per niente, ma Luke non era un tipo rassicurante, nonostante Percy lo vedesse come un fratello maggiore, da ammirare ed adulare, e Annabeth lo guardasse come se fosse un Adone uscito da chissà dove per salvarla dalla volgarità dei ragazzi intorno a lei. Luke era lo stesso ragazzo che aveva fatto cadere Butch dal ponte di Saffo, solo per rallentarlo nella sua corsa alla consegna di un messaggio inutile. Luke aveva quasi ucciso Percy per vincere in una gara di nuoto -"Ucc... Leo, sei così melodrammatico! Voleva solo affogarmi!" aveva detto il diretto intetessato, citando, forse senza neanche volere, le sirene di Peter Pan, cosa che non sembrava essere rassicurante-. Luke aveva fatto rubare, con l'inganno l'elmetto portafortuna di Ade che, per la depressione, aveva fatto affidamento sui ragazzini pur di ritrovarlo.

Luke era il figlio di Ermes meglio riuscito, per così dire. Non è cattivo, dicevano quasi tutti. E okay, diciamo che non era cattivo, certamente, però, Leo non riusciva a capirlo e tantomeno a fidarsi di lui.

"Consegne" rispose Luke, mostrando un pacco tra le sue mani "Afrodite? "

Leo storse le labbra, chiedendosi come fosse possibile che quel ragazzo riuscisse a comunicare con le persone senza usare dei verbi "Fuori" provò a farlo anche lui "Tornerà tra poco" mannaggia, non possedeva il dono del figlio di Ermes "Vuoi consegnarlo a me?"

Luke lo osservò, per poi scuotere la testa "No. Aspetterò" ma allora anche tu allora usi i predicati verbali! Certo, magari non andare avanti a frasi minime, no?

"Ti devo offire un caffè, o..."

"Sei uscito con Thalia ultimamente"

Leo non seppe se sorprendersi di più del fatto che Luke sapesse certe cose legate alla su vita sentimentale -si divertì, in quel secondo, ad immaginare un Luke che si univa al circolo di spetteguless di Percy e Jason-, o che Luke sapesse usare complementi e, addirittura, gli avverbi. Aveva l'istinto di battere le mani e gridare Bravo! Bravo!

Si contenne "Sì" rispose "due o tre settimane fa, se non sbaglio"

"E...?"

"E...?" Leo inclinò la testa, seriamente confuso "Forse e... due settimane e qualche giorno. Non ne sono sicuro, va bene?"

"E com'è andata?" chiese bruscamente il biondo, appoggiando il pacco che doveva consegnare sul tavolo più vicino ed alzando un sopracciglio.

Leo si morse un labbro, cercando di non ridere "Ho scoperto che Thalia è una whovian e probabilmente ha combattuto contro i dalek, o gli angeli piangenti. E, sì, certo, abbiamo creato un Punto Fisso"

Luke forzò una risata, per poi tornare dannatamente serio ed aggrottare le sopracciglia "Cioè?"

"Niente" alzò le spalle il messicano "Le ho dato un colpo in testa e ci siamo quasi sposati"

"Come?" chiese Luke, stringendo i pugni e facendo un passo in avanti verso il ragazzino.

"Scherzavo, amico. Calmati" rise Leo, aprendo le mani davanti a lui, come a fermarlo "Abbiamo messo in chiaro che non saremmo mai potuti stare insieme. Non per niente, ma penso che abbia qualche conto in sospeso. Per questo voleva mettere un punto con me" si grattò la testa, con un sorriso sincero "Magari il conto in sospeso era con te, eh?"

Luke fece spallucce, iniziando a giocare col fiocco sopra il pacco "Boh" rispose.

"Parli sempre a monosillabi? No, perché sta diventando piuttosto irritante"

"Forse" sorrise il maggiore, guardando Leo alzando gli occhi al cielo e sospirare irritato "Tendo a non voler lasciare troppe informazioni al nemico"

"Nemico?"

"Questo è territorio di Afrodite. Capisci che nessuno qui è al sicuro. Nemmeno tu, tirapiedi"

"Sarei un tirapiedi di Afrodite? No, non penso. I tirapiedi devono essere pagati, immagino. È scritto nel regolamento dei Super Cattivi" Leo posò le sue mani sui suoi fianchi, con un sorriso di scherno.

"Non mi piacciono le persone che fanno troppe battute" lo zittì Luke ed il messicano ebbe l'istinto di fare un'ulteriore battuta, quasi volesse rendersi nemico di quel ragazzo. Si trattenne, più perché aveva paura di scoprire chi Percy ed Annabeth avrebbero appoggiato in quel litigio stra-ordinario "ma ti darò un consiglio. Fidati poco di Afrodite. Gioca a fare la dea, accoppiando le persone e facendole lasciare. Si diverte a vedere le persone col cuore spezzato. Io lo so. L'ho visto. Siamo i suoi burattini. E tu, in questo momento, stai facendo il suo gioco"

"L'ho pensato anch'io. Ma non è vero. Signora Africa non crea le coppie. Crea le occasioni, per fare in modo che due persone si possano parlare. E, la maggior parte delle volte, è perché uno dei due vorrebbe parlare con l'altro" Leo si passò un indice sopra il labbro "Io lo so. L'ho visto" ripensò a Frank e Percy, a Charles ed al fatto che, se non fosse stato per il continuo ficcare il naso di Afrodite, non avrebbero mai neanche parlato a Hazel, troppo ferma nella sua situazione familiare, per poter vedere oltre, a Annabeth, chiusa nel suo pregiudizio su Percy, cercava sempre di stargli lontano, ed a Silena, che era circondata da ragazzi che la portavano lontana dal suo fratellone.

Se non fosse stato per Afrodite, non si sarebbero mai realmente incontrati e mai avrebbero potuto vivere la loro storia d'amore. Sotto quel punto di vista, Afrodite portava il suo nome egregiamente.

Luke si leccò le labbra, avvicinandosi al ragazzino "Come può quella donna farvi il lavaggio del cervello? Per lei è tutto un gioco. Anch'io le credevo. Mi ha fatto fare i salti mortali, mi ha fatto correre da una parte all'altra dela città, mi ha usato come un suo schiavetto, perché le credevo. E, alla fine di tutto, mi sono reso conto di star facendo il suo giochetto della bottiglia. Le avevo chiesto aiuto per poter stare con Thalia. Se Thalia, in realtà, non mi fosse mai piaciuta e lo avessi fatto solo perché lei voleva divertirsi? Se fosse stata lei a portarmi a certe conclusioni, a certi ragionamenti? Ero stato accanto a Thalia dai suoi dodici anni, ero il suo miglior amico, la sua famiglia e..."

"E adesso usi il passato per dirlo"

"Io non voglio stare sotto il comando dei grandi, per così dire. A New Olympus decidono tutto loro, fanno il buono e cattivo tempo. Io voglio soltanto un po' di libertà ed essere riconosciuto. Se per raggiungere questo ho dovuto sacrificare l'amicizia di Thalia, l'ho fatto col cuore leggero e senza ripensamenti"

"Hai sacrificato l'amore di Thalia e per Thalia" lo corresse Leo "Sei veramente tu il suo conto in sospeso. Ti sei allontanato prima ancora che qualcosa potesse iniziare tra voi. Consapevolmente" il ragazzino passò la mano trai capelli, con un sorriso forzato e cercando di mantenere una faccia da poker -anche se lui non aveva una faccia da poker, sembrava più essere una faccia da biscotto-

"Ho fatto la cosa giusta"

"Sei stato un codardo" mise in chiaro il messicano "Sei scappato da una relazione, lasciando in sospeso una ragazza. Un codardo egoista. E non usare la scusa del cavaliere anarchico in cerca del suo posto nel mondo perché non sei credibile. Ti sei visto davanti a Thalia e ti è venuto l'istinto di nasconderti dietro alle colpe di tuo padre. Dèi. Pensavo di star parlando con un adulto e alla fine l'adulto sono io"

"Cosa ne vuoi sapere tu di queste cose? Puzzi ancora di latte"

"Ne so più di te, a quanto pare. E, signora Africa può essere superficiale e poco comprensibile, ma non è cattiva. Fa semplicemente in modo che le persone possano vivere il loro Punto Fisso. Incontrare una persona, innamorarcisi, mettersi insieme e vedere come va a finire. Non controlla certo l'amore, ma non vuole farci del male. Ci fa solo crescere. E se sei così ottuso da non capirlo, mi chiedo se sia vero che i biondi sono stupidi" chiese mentalmente scusa ad Annabeth, ma non a Jason "Che tu sia un codardo è un altro discorso"

"Ricontrolla bene il codice dei Super Cattivi. Dovresti essere pagato, sei un tirapiedi in piena regola"

"Fiero di esserlo"

Luke lo guardò con disprezzo, prima di lasciare un foglietto sul pacco e chiudere la porta della biblioteca con un tonfo. Tutti i ragazzi nella biblioteca si girarono verso Leo e, abituati a doverlo sgridare, essendo un casinista in piena regola, lo ripresero con un Ssh! anche troppo rumoroso.

Leo ci passò sopra ed afferrò il pacco.

Alzandolo, aggrottò le sopracciglia.

Non pesava nulla. Era vuoto.



☆★☆★



"Abbiamo fatto pace?" la domanda timida di Leo si alzò nella stanza, mentre le sue mani piegavano il foglio bianco, dando a quello la forma di un cigno.

Calypso alzò lo sguardo, si morse il labbro e si chiese quale fosse la risposta giusta a quella domanda. Avevano mai litigato? Leo non aveva farto niente per iniziare quella guerra fredda, che non era mai sfociata nella vera guerra, ma questo perché il secondo litigante era Leo Valdez e non avrebbe mai fatto del male ad una persona volutamente. A lui piaceva solo punzecchiare le persone, non farle star male.

Tutto era iniziato a causa della gelosia -sì, Calypso lo stava ammettendo- della ragazza. Se Leo non fosse mai uscito con Thalia, lei non si sarebbe mai sentita tradita e non avrebbe mai capito quanto Leo, con tutti i suoi pregi e difetti, potesse mancarle.

Prese il giaccone che le aveva prestato mesi prima e glielo porse, con aria colpevole. Lo aveva sistemato e rammendato, per questo non lo aveva restituito subito, ma sapeva perfettamente che, nell'ultimo mese, lo aveva tenuto a casa sua più per non renderglielo che per altri motivi.

Leo lasciò il suo foglietto di carta -il quarto, da quando era lì seduto, trasformato in un cigno bianco- e sorrise verso la ragazza, prendendo il mano il giaccone.

"Mi dispiace" dissero nello stesso momento e, dopo un attimo di silenzio, in cui i loro occhi si erano incontrati, avevano iniziato a ridere, sollevati.

"Cosa fai?" chiese lei, lanciando un'occhiata ai foglietti di Leo "Sembri assorto"

"Quando io e Piper ci siamo conosciuti, mi ha insegnato a fare l'origami di un cigno e mi ha detto una cosa, che ai tempi mi ha lasciato meravigliato"

"Ossia?" si stava sedendo accanto al ragazzo, trascinando la sedia il più vicino possibile a lui, senza neanche rendersene conto.

"La leggenda dei mille cigni. Che se fossi riuscito a farne mille avrei potuto esprimere un desiderio"

"Ti ci sei fiondato, immagino" rise Calypso.

"Hai imparato un po'del gergo giovanile. Sono così fiero di te" sorrise Leo, girando la testa verso di lei. Erano così vicini che, se avesse voluto, Leo avrebbe potuto far toccare i loro nasi "In realtà, però, gli origami che Piper mi ha insegnato a fare sono delle gru, non dei cigni, né io né lei sapevamo la storia intera delle mille gru, ma il risultato non cambia molto. Facendone mille dovrei poter esprimere il mio desiderio. Io ne avevo fatte più o meno trecento, ma, vedi, ai tempi quello che volevo non mi ha dato la voglia di continuare a piegare carta"

"E cosa volevi?"

"Enchiladas" rispose immediatamente il ragazzo "Echiladas per tutta la vita"

"Che desideri profondi" lo prese in giro Calypso "E adesso perché hai ricominciato?"

Leo le sorrise, alzando il dito indice e muovendolo da destra a sinistra "Non lo sai che i desideri non devono mai essere rivelati?"

"Me ne hai appena rivelato uno!"

"Cosa? Chi? Quando?"

"Sei un idiota" sorrise lei, poggiando la guancia sulla mano.

"Grazie" rispose lui, lasciandole un bacio sulla guancia, per poi alzarsi in fretta, raccattando tutti i cigni di carta sul tavolo, e salutarla con la mano, mentre andava via, di fretta "E ricordati che io non sono un codardo!"

Calypso nemmeno lo sentì, era troppo occupata a sentirsi avvampare tutto il viso.




Note
Buon anno nuovo!
  
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