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Autore: Old_Memories_of_us    03/01/2015    1 recensioni
Victoria Henderson è una ragazza determinata e spiritosa, pronta a tutto per difendere le persone a cui vuole bene, una di quelle ragazze che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno.
Ashton Irwin è uno dei ragazzi più popolari delle scuola, considerato un ragazzo ribelle che tratta le ragazze come oggetti, ma con il sogno di sfondare nel mondo della musica insieme ai suoi tre migliori amici.
Cosa succederebbe se i due si incontrassero? Victoria darà del filo da torcere ad Ashton? Beh, sta a voi scoprilo.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Guardai per la ventesima volta l’orario all’ orologio bianco appeso alla parete, possibile che una persona ci metta così tanto per venire a dirci cosa fare? Era da circa una mezz’oretta che aspettavamo dentro un’ aula della scuola che il preside o una bidella venisse a dirci come muoverci, ma fino ad ora, non si era ancora visto nessuno.

Spostai lo sguardo a ciò che avevo intorno. Il braccio di Ashton circondava le mie spalle, mentre io avevo la testa poggiata sulla sua spalla, entrambi eravamo seduti con le spalle contro al muro color panna dell’ aula e le gambe distese. Sel e Luke sembrava stessero litigando, il che non era una novità, in questi giorni quei due litigavano un giorno si e l’altro pure, mi domando se Luke smetterà mai di provarci con lei o se la mia migliore amica cederà. Punterei più sulla seconda. Calum e Michael stavano accovacciati su un banco vicino alla finestra, il primo guardava il paesaggio fuori, non che ci fosse qualcosa così bello da vedere nel parcheggio della scuola, l’altro invece dormiva beatamente, emettendo sbuffi ogni tanto, facendo spostare un ciuffetto che gli ricadeva in fronte. Ed infine c’era mia sorella. Non c’era bisogno di guardarla per sapere cosa stesse facendo. Continuava ad avere i suoi soliti occhi a cuoricino mentre osservava il ragazzo dai capelli verdi dall’ angolo della stanza, cercando, inutilmente, di non farsi vedere.

« E’ ancora convinta che non lo sappiamo? » mi sussurrò all’ orecchio Ash.

« Probabile » sussurrai, continuando ad osservarla « molto probabile. »

Lo sentii ridere, e giurai di non aver mai sentito un suono più bello. Gli strinsi la mano, non so per qualche motivo, sentivo di averne bisogno, e lui fece lo stesso.

Ad un tratto sentimmo dei passi veloci lungo il corridoio, ci girammo e trovammo la bidella davanti alla porta con le braccia conserte e lo sguardo severo. Iniziò a scuotere la testa, facendo muovere di qua e di la i suoi capelli scuri che avevano davvero bisogno di un po’ di colore.

« Voi che ci fate ancora qui? »

Calum, dopo aver dato una gomitata a Michael per svegliarlo, le mostrò il foglietto rosso datoci dal preside il giorno prima, con sopra una scritta grande e nera che recitava la parola “DETENZIONE”.

Sbuffò, per poi pulirsi le mani nel suo, già pieno di macchie, grembiule blu, e guardarci uno ad uno.

« Forza venite a prendere i secchi, le spugne e tutte le altre cose, sarà un lungo pomeriggio. »

Ashton mi diede un bacio sulla testa prima di alzarsi, e porgermi la mano per fare lo stesso.

 « Ragazzi, siete da diabete » un Michael ancora mezzo assonnato si fece avanti.

In risposta ottenne un piccolo schiaffo sul collo da Sel, che continuava a lamentarsi di quanto i ragazzi non capissero niente dell’ amore.

Dopo qualche minuto ognuno di noi aveva in mano qualcosa. Quel giorno, fortunatamente, dovevamo pulire solo il teatro, peccato che era immenso. Ci guardammo tutti intorno stralunati, non sapendo cosa fare o come dividerci i compiti.

« Sarà meglio iniziare se vogliamo finire entro stanotte » affermò sarcasticamente Calum con una scopa rossa in mano.

« Bene, dividiamoci i compiti » disse Luke disponendoci uno per uno in fila indiana « Mike, tu e Trina vi occuperete di spazzare la stanza, Vic e Ash, voi spolvererete ed infine voi due, Cal e Sel, laverete. »

« E tu cosa farai? » domandò scettico Ashton.

« Io supervisionerò il tutto, ovvio. »

In risposta ottenne tre spugne in testa.
Gli passai una scopa e gli scoccai un’ occhiataccia, che diceva tutto.

Iniziammo a pulire la stanza, e dovevo ammettere che Luke alla fine non se la cavava poi così male, anche se i battibecchi con Sel erano continui.

Con la testa tra le nuvole, continuai svogliatamente a pulire l’enorme scrivania posta davanti al palco, probabilmente era lì che il professor Smith si sedeva quando faceva le audizioni per gli spettacoli. Mi misi le cuffiette, cercando di far accelerare il tempo, cosa inutile, il tempo sembrava non voler passare mai. Dopo qualche minuto, sentì qualcuno toccarmi la spalla. Avevo sempre odiato quando qualcuno cercava di parlarmi quando avevo le cuffie, così, spazientita, mi girai. Nemmeno il tempo di accorgermi chi era, che mi ritrovai il viso completamente bagnato, per non parlare dei capelli e del resto del corpo. Dopo qualche secondo riuscii ad aprire gli occhi, trovandomi davanti un Ashton con un sorrisetto che non prometteva niente di buono.

« Mmh.. quindi è così che tratti la tua ragazza? » chiesi, fintamente offesa, ma lui non sembrava mi stesse ascoltando, anzi, non mi guardava nemmeno in faccia. Abbassai il viso per vedere cosa stesse guardando. Solo allora notai che la maglietta bianca che avevo indossato la mattina, era diventata trasparente.

« Ti sembra il caso? » gli diedi uno schiaffo dietro al collo.

Fece un lamento di dolore, portandosi una mano dietro al collo, stando attento a non far cadere la sua amata bandana. Pensavo che prima o poi se la sarebbe addirittura sposata, se avesse potuto.

Vidi gli altri venire verso la nostra direzione, Trina e Sel erano più o meno nelle mie stesse condizioni.
Appena Calum mi arrivò accanto ridendo, con una mano alla bocca, cercando inutilmente di non farsi vedere, mi osservò da capo a piedi, per poi scoppiare in una risata ancora più forte. Era tenero quando rideva, le sue narici continuavano ad allargarsi e richiudersi, a ritmo del suo respiro.

Ma ad un tratto, smise di ridere e divenne rosso. Capii subito il perché, e, a quanto pare, anche Ashton. Lo vidi togliersi la camicia a quadri gialli e neri che si era messo sopra la canottiera bianca per poi avvolgermela intorno alle spalle, aiutandomi ad indossarla e chiudendo poi tutti i bottoni. Lo guardai stranita, un po’ come tutti, ma anche riconoscente.

« Che avete da guardare? Muoviamoci forza. »

Evitai di dirgli che se la mia maglietta era diventata in quello stato, era per colpa sua. Così continuai a pulire, con un sorriso sulle labbra che valeva più di mille parole.
  
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