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Autore: gloriabarilaro    04/01/2015    5 recensioni
Demi è innamorata del suo migliore amico, Josh, un ragazzo bellissimo e piuttosto popolare che, però, preferisce passare con lei il suo tempo; la difende, la protegge, la tratta come una principessa.
Eppure tra loro c'è solo una forte, stupenda amicizia nata una sera dove entrambi avevano perso qualcosa, incoscienti del fatto di averne trovata un'altra.
Qualcosa li lega. Forse le emozioni che provano l'uno per l'altra - come dice Miley, la migliore amica di Demi - o forse qualcosa che sta per tornare; forse, qualcosa che in realtà c'è sempre stato.
E' una storia di una ragazza con qualche problema in più, che piange un po' più spesso. Perché Demi è così fragile, e lo sanno tutti: Miley, Josh, Chelsea, e anche... Selena.
[Avvertimenti: il carattere dei personaggi reali è completamente modificato. Demi non è Demi, è solo un personaggio in cui potreste trovare un po' di me.]
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato, Selena Gomez
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31.

This place is so empty
My thoughts are so tempting
I don't know how it got so bad
Sometimes it's so crazy
That nothing can save me
But it's the only thing that I have
[Sum 41, Pieces]
 

  Il cinguettio degli uccellini mi entrò nelle orecchie, scuotendomi dal sonno che mi stava abbandonando lentamente: anche il mio corpo si stava risvegliando pian piano con me, facendomi sentire ciò su cui ero sdraiata. Era freddo, e duro: sembrava metallo.
  Già al risveglio, quando riaprii gli occhi, mi accorsi che tremavo: stretta nel mio cappotto, sentivo il freddo del mattino invernale gelarmi le ossa, e il vento, soffiando sulle ultime tracce delle lacrime, rendeva esse fredde a contatto con la mia pelle. Mi sedetti diritta sulla panchina sulla quale mi ero addormentata e mi guardai attorno: allora non era stato tutto un sogno.
  Guardai il cielo dipinto di azzurro e lilla, il sole pallido che nasceva a est, illuminando le chiome degli alberi del parco mosse dal vento, e smisi di tremare un attimo: nell’incoscienza della sera prima avevo camminato fino al parco e mi ero addormentata sulla panchina dove, per la prima volta, avevo incontrato Josh. Cercai disperatamente di non rievocare ricordi che mi avrebbero fatto solo male e, in qualche modo, ci riuscii.
  Mi alzai da lì solo quando il sole fu chiaro e distinto all’orizzonte, illuminando tutto il parco e la strada fuori. Mi sistemai come potevo i capelli e, stringendomi nel cappotto per nascondere il vestito, camminai a testa bassa fino a casa.
  Ritrovai la pochette tra le piante proprio dove l’avevo lasciata, tra le spine delle rose che mi graffiarono la pelle mentre la riprendevo e, aprendola, estrassi le chiavi ed entrai in casa cautamente, attenta a non svegliare nessuno.
 
  Avevo quindici chiamate perse e dieci messaggi non letti da parte di Miley: scorsi l’elenco senza nemmeno controllare né l’orario delle chiamate, né il contenuto dei messaggi; per il momento, nemmeno la furia di Miley quando avrebbe capito che non l’avrei richiamata mi spaventava.
  Sorseggiando il mio caffelatte caldo seduta sul davanzale della finestra, lasciavo che il vento freddo mi facesse rabbrividire nel pigiama di flanella che mi ero infilata dopo aver messo il vestito a lavare. Con mio stupore, notai due chiamate insolite, cui il mittente non era Miley: una era da parte di Josh – solo a leggere il suo nome mi pizzicarono gli occhi –, l’altra da parte di Selena.
  Controllai l’ora con la coda dell’occhio, ricordandomi che quel giorno avrei dovuto incontrare quest’ultima: e mentre una parte di me non vedeva l’ora, l’altra riteneva fosse meglio sotterrarsi sotto le coperte per il resto della giornata.
  In quel momento,  qualcuno bussò alla porta: sobbalzando dallo spavento, mi rovesciai qualche goccia di latte sul pigiama e non risposi. Poco dopo, la figura di mio padre faceva capolino piano nella stanza. Lo guardai e mi sforzai di sorridergli: aveva la stessa vestaglia della sera prima, i radi capelli sul capo scompigliati. Quando mi vide, sorrise anche lui: ‹‹Sei già sveglia.››
  Annuii senza aggiungere altro, bloccando lo schermo del cellulare e posando quest’ultimo sulla scrivania quando mi alzai per raggiungere l’uomo in piedi in mezzo alla stanza e lasciargli, seppur con esitazione, un bacio del buongiorno sulla guancia; quando mi allontanai, lessi la sorpresa per quel gesto nei suoi occhi e il suo sorriso allargarsi.
   ‹‹Non sei stanca? Non sei rientrata presto ieri sera.››
  Dentro di me tirai un sospiro di sollievo: perlomeno non avevano scoperto che non avevo dormito a casa, quella notte. Scuotendo la testa, mormorai: ‹‹A dire il vero lo sono, ora mi rimetto a dormire.››
  Mio padre assentì con il capo, abbassando lo sguardo a terra subito dopo. Sembrava nervoso, il che rese nervosa anche me:  mi sedetti sul letto, temendo che avesse notato che non era disfatto come sarebbe dovuto essere.
  ‹‹Demi, io… Volevo ringraziarti›› disse, incatenando il suo sguardo al mio. Mi morsi l’interno della guancia, cercando di non piangere: non avevo più lacrime da versare oramai.
  ‹‹Se tu non mi avessi dato quella chance… Non so che avrei fatto – Si sedette vicino a me, abbassando il letto sotto al suo peso e facendomi scivolare verso di lui. – Sei stata davvero coraggiosa: è difficile perdonare le persone.››
  E’ difficile perdonare le persone. Quelle parole mi rimbombarono in testa mentre lasciavo che mi cingesse le spalle con un braccio e mi avvicinasse a sé. Inevitabilmente, mi ritrovai a chiedermi se Josh fosse già venuto a sapere del mio segreto e se, in quel caso, mi avrebbe mai perdonato. Scacciai con grande sforzo quel pensiero dalla mente mentre, alzandomi, mi scostai il braccio di mio padre di dosso.
  ‹‹Sì, lo so›› mormorai sovrappensiero, dandogli le spalle. Presi un altro sorso di caffelatte, ascoltando il silenzio che seguì quella mia affermazione. Iniziai a preoccuparmi e, trattenendo il fiato, mi chiesi a cosa stesse pensando; lanciando un’occhiata sfuggente allo specchio, intravidi il suo riflesso intento a guardarmi pensoso.
  ‹‹Stai bene, Demi?›› mi chiese tutt’ad un tratto, cogliendomi di sprovvista. Guardai il liquido nella tazza oramai semivuota che tenevo in mano, riflettendo sulla risposta che avrei dovuto dargli: pensai subito di replicare con un bugia ma, riflettendoci, non sapevo neppure io come mi sentivo in quel momento.
  Annuii, infine, voltandomi verso di lui per mostrargli l’accenno di sorriso che avevo fatto comparire come per magia sulle mie labbra. Lo vidi rilassare le spalle e ricambiare. ‹‹Tutto a posto, sono solo stanca, te l’ho detto›› lo tranquillizzai, stringendo forte la tazza nelle mani. La ceramica era diventata tiepida dopo aver trasferito tutto il calore alle mie mani fredde ancor prima di rientrare a casa,  battendo i denti e gelando dal freddo.
  ‹‹Giusto, scusa – replicò lui, alzandosi a sua volta aiutandosi con le mani – ti sto solo tendendo sveglia. Vado, così puoi dormire›› si fermò sulla soglia della porta e si voltò nuovamente verso di me. Aprì la bocca per aggiungere qualcos’altro ma poi, esitando, la richiuse. Posò la grande mano sulla maniglia e chiuse la porta bianca, lasciandomi impalata in mezzo alla stanza a fissare quest’ultima, mordicchiandomi l’interno del labbro, e pensare a come l’avessi trattato male.
  Il mio sospiro malinconico ruppe il silenzio. Non ero brava con le persone.
  Passai il resto della mattinata a leggere i messaggi di Miley ed esaminare con estrema calma tutti gli orari delle chiamate, aspettando che le ore passassero e con loro anche l’appuntamento con Selena. Non ci sarei andata. Non me la sentivo. L’avrei chiamata, poi, nel pomeriggio, e le avrei spiegato tutto…
  Mi raggelai. L’avevo pensato per davvero? Non volevo incontrare Selena? Ma, soprattutto, ero davvero intenzionata a darle spiegazioni?
  Lasciai cadere il cellulare sulla mia pancia e mi portai le mani sul viso; non riuscivo più a ragionare. La notte prima avevo dormito poco e male, e forse era la stanchezza a giocarmi brutti scherzi.
  Levai lo sguardo verso il soffitto, lasciando che quel bianco, illuminato dal pallido sole invernale, mi accecasse; E mentre ripensavo a Josh, rievocando in serie tutti i ricordi che avevo di me e lui, assieme, nel bene o nel male e facendoli scorrere in testa come in un film, gli occhi mi si fecero più pesanti e mi addormentai.
 
  Nell’inconscio sonno, sognai il ragazzo che amavo piangere, in un angolo di una stanza buia e fredda: guardava fuori dalla finestra la pioggia scrosciante scendere dal cielo scuro e imperlare il vetro, lasciarsi illuminare dalla luce dei lampioni e scorrere a fiumi sulle strade asfaltate; le stesse strade dove una ragazza correva, veloce. Aveva il fiatone, e la sua corsa era un po’ zoppicante.
  Una goccia di sangue cadde sull’asfalto bagnato, e quando lei si voltò, mostrando il taglio che aveva sulla guancia, la luce del lampione illuminò il suo viso per un secondo, prima che ricominciasse a correre.
  Era Selena.
  Quando mi risvegliai, però, me l’ero già scordato.
 
  Alla fine non andai all’appuntamento.
  Rimasi in casa a fissare con occhi sbarrati il muro, mentre tremavo nonostante i caloriferi fossero accesi. Facevo finta di dormire quando i miei genitori entravano nella stanza per chiedermi se avessi fame. Di tanto in tanto mi riaddormentavo davvero, ma senza fare altri sogni.
  Non chiamai Selena per disdire il nostro incontro, ma non perché non le volessi spiegare il motivo.
  Non ne ebbi semplicemente il coraggio.


 



Chiedo umilmente perdono. 
Credo che farvi aspettare tre mesi per il capitolo quando vi avevo detto che avrei aggiornato presto è forse la cosa più crudele che vi abbia fatto.
O, forse, è stato il non far andare Demi all'appuntamento con Selena.
A mia discolpa, vi suggerisco di pazientare. Però non dico altro: posso essere buona quanto voglio a darvi degli indizi, ma non voglio assolutamente spoilerare.

Sinceramente mi è passata voglia di postare le mie storie qui. Dovrei trovare un nuovo sito di fanfiction in cui caricare le mie storie. Avere qualcuno che le legge mi fa anche venire voglia di scriverle, cosa che ultimamente mi manca molto.
Ho una crisi di pagina bianca che sta durando un po' troppo, e mi sta uccidendo. Mi dispiace che dei miei stati d'animo ne risentiate voi, ma giuro che mi farò perdonare.
Voglio ringraziarvi tutti quanti per essere rimasti nonostante l'attesa, e le mie lettrici preferite che mi sostengono sempre.
E' da un po' che non vi sento ragazze, scusatemi se non mi sono fatta più viva, ma ultimamente lo sono ben poco.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (nonostante sia un po' fermo e triste, ma non potevo scrivere altro dopo quello che è successo, non credete?) e che abbiate voglia di scrivermi due paroline per sollevarmi il morale. Se poi avete anche qualche sito di fan fition da consigliarmi, accetto volentieri ogni cosa. Grazie in anticipo a tutte.
Baci, 
Glo.
   
 
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