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Autore: Cris Snape    05/01/2015    3 recensioni
Lord Voldemort č stato sconfitto. Severus Piton si prepara ad iniziare una vita tranquilla dopo aver lavorato tanti anni come spia, ma qualcuno glielo impedirā: un bambino di quattro anni che irrompe tempestivamente nella sua vita, frutto di un'avventura estiva.
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TRADUZIONE
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Il bambino

 

 

La macchina sgangherata avanzò per la strada che conduceva alla fine di Spinner's End e si fermò di fronte ad una vecchia casa che era situata giusto di fronte a quel fiume zeppo di contaminazione. Edward Burns aggrottò il naso quando vide quel luogo, pensando che non fosse il miglior posto per far crescere un bambino, ma finì per stringersi nelle spalle, comprendendo che non era lui a dover decidere dove sarebbe andato a finire il ragazzino che, in quel momento, stava seduto nel sedile posteriore della macchina, abbracciato ad un orsetto di peluche e con gli occhi fissi su qualche posto del bosco che c'era sull'altra riva del fiume.
Il bambino non aveva più di quattro anni e sembrava troppo piccolo per la sua età; bassino e molto magro, aveva i capelli neri molto ben tagliati, pettinati verso l'alto con grazia, ed era un po' pallido, anche se si mostrava perfettamente sano. Quello che più risaltava nel suo viso erano gli occhi: grandi, neri, dallo sguardo penetrante (a volte troppo, come se appertenessero ad una persona molto più grande) e i suoi lineamenti non erano esenti dalla grazia, anche se non si poteva dire che fosse bello. Indossava un paio di jeans un po' consumati, un paio di scarpe da ginnastica azzurre e una camicia a righe bianche e verdi; il signor Burns si disse che sembrava un ometto vestito in quel modo e, di nuovo, si sentì commosso quando lo vide seduto dietro di sé. Sembrava così perso e spaventato che era impossibile non provare tenerezza per lui; aveva appena perso sua madre e l'unica persona che gli rimaneva al mondo era l'uomo che stavano andando a trovare quella mattina, suo padre, che non aveva mai visto e col quale doveva restare nonostante la paura che il piccolo sentiva.
Il signor Burns scese di macchina e si guardò intorno pigramente; non sembrava ci fosse molta gente che viveva nei dintorni, ma il posto sembrava tranquillo, nonostante lo stato di apparente abbandono. Aprì la portiera posteriore e il bambino lo guardò fisso, senza lasciare il suo orsacchiotto e senza muovere nemmeno un muscolo, forse aspettando che il signor Burns, l'uomo che si era occupato di lui nelle due settimane trascorse dalla morte di sua madre, gli dicesse cosa doveva fare. Edward gli tese una mano con il sorriso sul viso e gli parlò dolcemente.
"Andiamo, Adrien" gli disse, e il piccolo si aggrappò a lui come se fosse un salvagente. "Il tuo papà vive in quella casa."
Adrien Bellefort annuì con la testa e scese di macchina; con una mano si teneva al signor Burns, e con l'altra si aggrappava al suo orsetto di peluche, un pupazzo di color brunastro che non sembrava avere niente di speciale, ma dal quale il piccolo non si separava né di giorno né di notte.
"Non devi essere nervoso" gli disse Edward, notando il leggero tremito del bimbo. "Andrà tutto bene, Adrien."
"Mi vorrà il mio papà?" chiese Adrien, alzando la testolina per guardare il signor Burns fisso come poco prima; quella era una domanda abbastanza logica, date le circostanze e l'uomo non aveva una risposta da dare al piccolo, perché lui stesso non poteva sapere se tale Severus Piton che andavano a trovare volesse o non volesse farsi carico del bambino. Per quel che aveva detto la madre di Adrien, quell'uomo non era mai venuto a sapere di avere un figlio, dunque era logico pensare che adesso non volesse saperne niente. Ma non c'era bisogno che Adrien lo sapesse...
"Certo che ti vorrà!" disse, suonando realmente convincente e passando una mano tra i capelli al bambino. "È il tuo papà!"
Adrien non sembrò molto convinto, ma non disse niente; si limitò a chinare la testa e a lasciarsi trascinare dal signor Burns lungo la stradina sterrata che separava la strada dall'entrata della casa. Edward, che già era abituato a fare cose come quella, era molto nervoso in quell'occasione; si era molto affezionato ad Adrien nelle ultime settimane e desiderava profondamente che le cose gli andassero bene. Nel tempo che passò nell'orfanotrofio, stava sempre solo, così triste che gli altri bambini non si avvicinavano a lui per giocare; se qualcuno ci aveva provato, Adrien si era sempre negato... Senza dubbio, la morte di sua madre lo aveva colpito moltissimo, nonostante il signor Burns fosse convinto che un bambino così piccolo non potesse comprendere fino in fondo il significato della morte; Adrien sembrava un ragazzo speciale, sembrava conoscere più cose rispetto ai bambini della sua età e questo si rifletteva nel suo sguardo. Il signor Burns rimaneva scosso quando Adrien lo guardava fisso, chiedendo di più di quello che poteva fare a parole, dimostrando di avere qualcosa di speciale in sé, qualcosa che non era facile da identificare, ma che era lì, in quegli occhi neri...
Il signor Burns si fermò di fronte alla porta d'ingresso e guardò un'altra volta Adrien; lasciò la valigia che conteneva tutte le cose del bimbo a lato e suonò il campanello. Notò come Adrien si irrigidiva e gli strinse una mano per tranquillizzarlo; tutto sarebbe andato bene, tutto doveva andare bene...

Severus Piton stava cercando di fare qualcosa da mangiare quando suonarono alla porta; era tornato dall'ospedale il giorno prima e aveva dedicato praticamente tutto il tempo a sistemare la casa. I Mangiamorte gli avevano lasciato tutto all'aria quando avevano scoperto il suo stato di spia, cercando chissà che cosa, e Severus aveva trovato una sgradevole sorpresa quando era arrivato; Albus Silente, che lo aveva accompagnato a casa per, secondo lui, assicurarsi che tutto andasse bene, gli aveva offerto l'aiuto degli elfi domestici di Hogwarts e, in proporsione, grazie a loro, la sua casa sembrava un luogo abitabile.
Tuttavia, gli faceva un po' male lo stomaco quando faceva movimenti bruschi, ma i guaritori del San Mungo sembravano essersi stancati delle sue continue lamentele e lo avevano spedito dritto a casa, dopo avergli dato, questo sì, una buona dose di pozioni curative che doveva prendere con totale puntualità. Severus avrebbe potuto preparare tutte quelle pozioni personalmente, ma era così contento di poter lasciare finalmente il San Mungo che accettò tutto quello che i Medimaghi gli diedero e promise di seguire il suo trattamento a qualsiasi costo.
Aveva pensato di sfruttare quel che rimaneva dell'estate per pianificare le sue lezioni di Pozioni, dopo due anni senza impartirle e, in fondo, era contento di non doversi occupare delle benedette pozioni curative; proprio come gli aveva detto Albus Silente, doveva ristabilirsi e questo significava dedicare la maggior parte della giornata a poltrire. Severus era stato molto tempo senza dedicarsi a non far niente, così che sarebbe stata una sfida per lui provarci...
Quando suonarono, stava per buttare a terra un tegame d'olio bollente, ma fortunatamente non aveva perso i riflessi e non successe nulla; percorse il corridoio maledicendo sotto i baffi, pensando che forse qualche venditore ambulante babbano aveva deciso di andarlo a disturbare (i suoi vicini avevano smesso di andarlo a trovare ormai da molti anni), e pensava mentalmente alla frase più sgradevole che lo avrebbe aiutato a disfarsi di loro... Quando aprì e trovò quell'uomo alto e robusto, e un bambino con i capelli neri così minuto, alzò le sopracciglia e aspettò di capire cosa succedeva quella mattina... sicuramente non erano venditori ambulanti; nessuno di loro portava mocciosi al lavoro, anche se quell'uomo portava una valigia con sé...
"È lei Severus Piton?"
L'uomo aveva parlato con fermezza, guardandolo direttamente negli occhi; anche il bambino che lo accompagnava lo stava guardando, anche se sembrava spaventato e stringeva la mano dell'uomo con forza, mentre faceva piccoli passi per nascondersi dietro le gambe dell'adulto.
"Sì" disse con voce grave, guardando di sbieco il piccolo; subito lo aveva trovato somigliante a qualcuno, ma non sapeva bene a chi.
"Sono Edward Burns" rispose l'uomo, allungando una mano perché Severus la stringesse. "Sono un assistente sociale."
Severus gli mando un'occhiata neutra; era un assistente sociale, d'accordo... e quindi?
"Possiamo parlare?" domandò il signor Burns, facendo intendere che voleva entrare in casa.
"A proposito di cosa?" snocciolò Severus, incrociando le braccia, deciso a rimanere lì fuori.
"A proposito di Adrien" disse l'uomo, facendo in modo che il bambino si collocasse davanti a lui. "Adrien Bellefort."
"Che gli succede?" chiese Severus, guardando quel nano con indifferenza, con disprezzo e, forse, con un po' di curiosità.
"Vedrà..." Edward mise le mani sulle spalle del bimbo che continuava a stringere ostinatamente il suo orsetto di peluche. "Non credo che questo sia il posto più adeguato per trattare certe cose... le dispiace se entriamo?"
Severus era tentato di dire di no, ma c'era qualcosa negli occhi di quel Babbano che aveva davanti che gli fece pensare di dover ascoltare ciò che aveva da dirgli. Facendosi da parte, permise all'uomo e al bambino di entrare in casa, poi chiuse la porta con attenzione, senza neanche immaginare la svolta che la sua vita stava per dare.
Precedendo quegli inaspettati invitati, li condusse nel salone, una stanza un po' lugubre, ma perfettamente pulita, che aveva le pareti piene di ogni genere di libro. Il signor Burns osservò la stanza con curiosità, notando che Adrien tornava a prendergli la mano, e si accomodò sulla poltrona che Severus gli indicò con un gesto.
"Non ho niente da offrirle" disse Severus un po' secco; il moccioso sembrava sempre più intimidito, dato che stringeva con molta forza il suo orsacchiotto e si avvicinava al signor Burns cercando, forse, la sua protezione. E questo senza che Severus gli avesse rivolto la parola... "Di cosa voleva parlarmi esattamente?"
"Come le ho già detto" disse Edward, facendo un gesto tranquillizzante ad Adrien e facendolo sedere sulle sue ginocchia, "volevo parlarle di Adrien Bellefort."
"Che gli succede?" chiese Severus per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
"Non so se lei ricorderà la signorina Mariah Bellefort..."
Severus strinse gli occhi e mise a fuoco i ricordi. Non gli ci volle molto per ricordare Mariah, una donna che conobbe approssimatamente cinque anni prima e con la quale ebbe un breve flirt... non era sicuro del suo cognome, ma gli sembrava di ricordare che avesse origine francese...
"Mi ricordo di lei, sì."
"Bene..." Edward sorrise; sembrava un po' sollevato al sentire una risposta affermativa. "Dunque, Adrien è il figlio di Mariah..."
"E questo cosa ha a che vedere con me?" Severus si strinse nelle spalle, senza capire (o senza voler capire, meglio).
"Beh, che Mariah Bellefort assicura che lei è il padre di suo figlio... Vale a dire che Adrien è suo figlio, signor Piton."
Severus si fece molto serio, assimilando il significato di quelle parole... Un secondo più tardi, scoppiò in una risata... Quello era uno scherzo! Quel moccioso, figlio suo? Era del tutto impossibile; lui non aveva figli, lui non sarebbe mai potuto essere il padre di nessun nano, era del tutto assurdo.
"Cosa sta dicendo?" azzardò facendo una smorfia; Adrien si era stretto tra le braccia del signor Burns e non si azzardava a guardare Severus.
"Mariah Bellefort morì qualche giorno fa, signor Piton" spiegò Edward gravemente, cercando di capire se l'uomo che aveva di fronte gli credesse o no. "Lei e la signorina Bellefort coltivaste una relazione amorosa qualche anno fa e, frutto di questa relazione, nacque Adrien. L'ultima volontà di sua madre fu che lei si prendesse carico del bambino, dopo il proprio decesso."
"Ma... questo è impossibile!" disse Severus, tornando a ridere, guardando Adrien Bellefort, mentre una miriade di idee disparate gli ronzavano in testa. "Io non ho figli..."
"Tentammo di localizzarla prima che la signorina Bellefort morisse, in modo che lei le potesse spiegare personalmente come stanno le cose, ma non la trovammo." Edward mise a terra Adrien e cercò nelle tasche della propria giacca finché non trovò un foglio perfettamente piegato. "Mi consegnò questa lettera per lei; le parla di Adrien e le spiega i motivi per i quali non le ha comunicato prima l'esistenza del bambino."
Severus prese la lettera che Edward Burns gli tendeva con mani tremanti e la osservò qualche secondo con la testa in totale confusione; quanto tornò a guardare Adrien, capì a chi gli sembrava somigliasse... Aveva i suoi stessi capelli neri, i suoi stessi occhi neri ed era anche tanto piccolo come lo era lui da bambino...
"Capisco che tutto questo sia improvviso per lei, signor Piton" disse il signor Burns soavemente. "Se ha qualche tipo di dubbio, possiamo sottomettere il bambino a qualche test di paternità, ma le assicuro che è figlio suo."
"Perché lo ha portato qui?" chiese Severus con voce debole; la gola aveva iniziato a seccarglisi in fretta. Gradiva l'offerta di quell'uomo, ma non aveva bisogno di nessun test medico per rendersi conto che quel bambino era uguale a lui.
"Perché lei è suo padre e, come le ho detto prima, la signorina Bellefort desiderava che fosse lei a occuparsi di Adrien. Il bambino non ha nessun altro familiare.
"Ma io non posso..." borbottò Severus con gran insicurezza; lui, che per tanti anni aveva visto la morte da vicino, sta per avere il primo attacco di nervi della sua vita. "Io non posso occuparmi di nessuno in questo momento..."
"Se desidera rinunciare alla tutela del bambino," disse Edward con tristezza, captando il gesto amaro di Adrien, che sembrava essere al punto di mettersi a piangere "potrei incaricarmi di tutto il lavoro burocratico; noi assistenti sociali ci incaricheremmo di trovargli una buona famiglia."
Severus rimase in silenzio... Lui non poteva prendersi cura di un bambino... quell'offerta suonava tentatrice... Lui voleva avere una vita tranquilla, voleva godersi la pace che si respirava nel mondo magico dopo la caduta di Lord Voldemort, voleva sapere com'era vivere senza dover fingere di essere una persona che in realtà non era... Non poteva prendersi cura di un bambino...
Guardò Adrien ancora una volta e vide le lacrime che lottavano per scappare dai suoi occhi da un momento all'altro e, senza capire molto bene il perché, si rese conto che non poteva rifiutarlo così, a prescindere, e si maledì per questo, perché stava per complicarsi la vita.
"Anche se potrebbe dare un'opportunità ad Adrien" disse il signor Burns soavemente, spingendo di nuovo Adrien per metterlo di fronte al suo appena incontrato padre. "Potrebbe provarci ed io potrei tornare in un paio di settimane per verificare se va tutto bene..."
Severus continuò a rimanere in silenzio... Tornò a guardare Adrien e, quasi senza rendersene conto, annuì con la testa, facendo capire che aveva intenzione di farlo...
"In questo caso" il signor Burns si alzò e gli tese la mano un'altra volta "tornerò tra qualche giorno, signor Piton" si piegò di fronte ad Adrien e lo guardò negli occhi. "Ti comporterai bene?"
Adrien affermò con la testa e Edward gli diede un bacio sulla fronte. Poi, Severus lo accompagnò alla porta e rimase quieto, confuso e spaventato, mentre l'uomo si allontanava dalla casa con la sua macchina sgangherata...
Un figlio!
Che cosa assurda!
E, tuttavia, in qualche posto nel suo profondo più nascosto, ne era contento...
Un bambino...






Note della traduttrice.
Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto; stiamo entrando piano piano nella storia...
Mi piacerebbe leggere il vostro parere, quindi oltre a ringraziare chi segue o seguirà questa storia, ringrazio chi lascerà una recensione.
A presto^^
B e l l e

   
 
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