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Autore: bellaededeward4ever    05/01/2015    0 recensioni
tratto dal prologo
"Non ho abbastanza immaginazione per pensare a come scoprirai di essere una strega; forse te ne renderai conto quando inizierai a vedere persone urlare, piangere e ridere senza che nessun altro, a parte te, se ne accorga."
Storia ambientata nei primi anni del 1800 in inghilterra.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Caro diario,

ho sempre odiato ballare.

Credo di avertelo scritto spesso.

Una donna viene giudicata su tre caratteristiche: la bellezza, il carattere e su come balla.

A nessun uomo è mai importato quanto il genere femminile sia intelligente perché crede di essere il padrone su tutto: la natura, animali e le loro mogli.

Fino ad adesso queste erano solo supposizioni ma da quando mi sono sposata tutto questo è diventato reale.

A mio marito (se così si può chiamare) non gli importa di quello che faccio durante la mattinata: passa tutto il tempo con i suoi soci nell'ufficio a discutere di affari che “solo gli uomini acculturati” posso capire.

Mia madre diceva sempre che le donne servono agli uomini solo per scaldare il letto.

Io, però, non le avevo mai creduto perché ho sempre pensato che gli esseri di sesso maschile non fossero così meschini come tutte le descrivono.

Mi sono sbagliata.

Mi sono tremendamente sbagliata.

L'unica volta che ho avuto tutta la sua attenzione è stato ad un ballo dove “per l'etichetta” è stato costretto ad invitarmi.

Mi ha studiata e quando ha capito che ha capito che non ero affatto brava a danzare è ritornato alle sue compagnie.

Mai come in questo periodo ho odiato la parola “compagnie” credo che la maggior parte dei nostri discorsi si basa su quello.

“Questa sera avremo ospiti cercate di essere adeguata alla compagnia”

“non vi dispiace se questa sera vado da alcuni amici? Non vi preoccupate sono una compagnia molto rispettabile”

“avete un aria così tetra; cercate di non far paura agli ospiti”

Vorrei dire di essere contenta della sua poca attenzione ma questo non fa che diminuire la mia autostima.

La scorsa settimana, ad esempio, sono dovuta andare in biblioteca per prendere dei libri ma quando sono entrata nell'edificio sono rimasta alcune ora a cercare le istruzioni per evocare gli spiriti dell'aldilà e quando le ho trovate mi sono fermata a leggerle.

Quando sono tornata alla mia abitazione lui era ancora nel suo studio e non si era accorto che ero uscita.

Ho provato anche ad accennare a questo fatto ma lui non mi ha prestato attenzione e ha continuato a mangiare o a parlare con gli ospiti e perfino con la servitù che non ha mai considerato molto.

Le mie giornate da sei mesi a questa parte sono estremamente noiose: aiuto a pulire la casa, leggo, suono, cerco informazioni sulla magia e mangio.

Non ha voluto che tenessi i rapporti con le mie vecchie amicizie perché sono troppo in basso per il mio nuovo rango.

Anche adesso, per esempio ti sto scrivendo in segreto poiché, vedendomi scrivere, ha paura del destinatario di questa lettera e pretende di leggerla.

Quanto vorrei che tu sapessi parlare! Sicuramente mi sapresti dare il giusto consiglio per sopravvivere alla mia nuova, noiosa e aristocratica vita.

Augurami buona fortuna perché credo di averne bisogno!

Tua Rachel

 

 

 

Zafrina si era ripresa velocemente dall'incontro ravvicinato col fratello ma era sempre attenta a evitarlo.

Ormai era molto tempo che eravamo nel giardino e io non avevo ancora visto il quadro quindi presi coraggio e le chiesi se poteva mostrarmelo; con un sorriso lei acconsentì e lasciammo i nostri interlocutori nei loro discorsi.

Entrammo con calma nella villa e Zafrina fece strada tra i corridori della sua abitazione.

Non avevo mai visto la casa senza altre persone ed devo ammettere che era abbastanza tetra.

Forse era per questo motivo che la mia amica adorava il giardino.

Appena arrivati al terzo piano, però, iniziai a sentirmi male: in principio era solo un leggero mal di testa facilmente trascurabile ma poi tutto iniziò a peggiorare e non riuscii più a sentire quello che la mia amica diceva.

Non era un male qualunque: era come se qualcuno cercasse di rompermi il cranio a forza di sussurri e sibili.

A ogni passo aumentava sempre più tanto da non riuscire più a distinguere i rumori veri da quelli reali.

Alzai lo sguardo cercando Zafrina ma lei camminava come se non sentisse niente.

Come se io non stessi morendo lentamente

Cercai comunque di assecondare il suo passo fino a quando non sentii più i miei piedi, poi tutto si fece buio.

 

Mi svegliai in una camera che non conoscevo.

Anche se non sapevo in quale parte della casa ero, non potei fare a meno di notare quanto quella stanza fosse accogliente: i colori erano della tonalità di un marrone caldo e alle pareti c'erano appesi dipinti riguardanti paesaggi soleggiati e piante di vario genere.

-Isabella ti senti meglio? Quando Zafrina mi ha raccontato cosa è successo sono accorsa immediatamente- mia madre era appena entrate nella stanza e subito quando mi vide mi abbracciò.

- non ti preoccupare, ho avuto un mancamento- desideravo di cuore rassicurarla ma tutto quello che uscì dalla mia bocca erano parole flebili e molto simili a lamenti.

Provai allora ad alzarmi ma non ci riuscii e ricaddi sul letto.

-Non stai bene. Ti senti la febbre? Oh povera me! Non puoi di certo ritornare a casa in questo stato. Chiederò alla signora Cole di tenerti per la notte- sembrava che parlasse più a se stessa che a me quindi me ne stetti zitta fino a che non finì il suo monologo di preoccupazioni.

-mamma dammi pochi minuti e sono sicura che mi riprenderò velocemente- detto questo provai a sedermi.

La sua faccia oltre ad essere preoccupata era anche molto scettica ma vedendomi così determinata decise di lasciarmi sola e tornare dagli ospiti.

Quando se ne fu andata mi misi a pensare ai motivi del mio svenimento; non mi sono sentita male per tutta la serata e neanche nei giorni precedenti e anche adesso stavo bene; il mal di testa è iniziato mentre salivo le scale.

Il mio mal di testa è dovuto al dipinto.

Volevo assolutamente sapere il motivo, mia nonna non ha mai parlato di effetti collaterali nel vedere oggetti magici quindi doveva esserci qualcosa di sbagliato in quel dipinto.

Alla fine dopo circa mezz'ora riuscii ad alzarmi e ritornare dagli invitati.

I primi che mi raggiunsero furono mio padre e mio fratello che chiesero della mia salute.

Li rassicurai e andai a cercare Zafrina.

La trovai che parlava con i genitori e un ragazzo di alcuni anni maggiore di lei.

Appena mi vide li abbandonò e mi raggiunse.

- Isabella state bene?- era preoccupata e si vedeva ma nonostante ciò non me lo fece pesare e si limitò a chiedere quello senza ulteriori rimproveri.

-si adesso è tutto a posto; posso chiederti, se non sono troppo insistente, di ritornare a vedere il quadro?-

Lei mi guardò e fece un sorriso come se stesse parlando con una bambina

-siete appena svenuta, forse è meglio un altro giorno. Non vi pare?-

Capii di aver forzato troppo il suo cuore per oggi e quindi che era inutile insistere e allora ci accordammo per il giorno seguente.

Il resto della festa passò con molta calma; forse perché ero ancora provata dell'incidente e quindi non riuscivo a prestare molta attenzione a quello che avevo intorno.

Restai seduta tutto il tempo.

Appena trovai una sedia libera il signor Cullen mi raggiunse e mi tenne compagnia con molta gioia informandosi del mio stato di salute ogni volta che il mio sguardo si perdeva nel vuoto (il che succedeva di frequente).

Anche quando si aprirono le danze e molte ragazze gli chiesero un ballo lui non mi lasciò un secondo: le rifiutava con un sorriso e subito dopo continuava il discorso che aveva interrotto.

Era strano fare conversazione con lui: ho sempre creduto che l'unico motivo per cui gli uomini si interessassero delle donne era per chiederle la mano ma lui era diverso.

Era timido e molte volte impacciato: ogni tanto diceva una parola sbagliata e ci impiegata diverso tempo cercando di spiegare quello che veramente pensava.

Per esempio stavamo (forse era meglio dire stava visto che io rispondevo a monosillabi,)parlando di libri e lui mi aveva citata con l'appellativo solitaria e allora, temendo di avermi offeso, aveva impiegato dieci minuti buoni e un ballo rifiutato a spiegarmi che era un complimento e in realtà intendeva che si vedeva che mi piaceva la lettura.

Risi praticamente per tutta la spiegazione e lui diventava sempre più rosso.

Mi descrisse anche le sue giornate e i luoghi a cui lui era più legato.

A quel punto mi sentii veramente in colpa: avevo scoperto tante cose su di lui quel giorno e io non gli potevo rivelare la mia caratteristica più importante.

Ad un tratto mi immaginai come fosse la vita insieme a lui e il mio cuore si riempii di gioia ma subito dopo si riempii di tristezza per tutte le menzogne che gli avrei dovuto raccontare.

Lui si meritava una ragazza umana, una che la sua più grande preoccupazione era quella dei figli e non di essere uccisa.

-cosa fate domani?- aveva appena rifiutato un altro ballo dicendo alla povera fanciulla di essere troppo stanco per ballare-

- devo ritornare nella tenuta dei Cole per vedere il dipinto- risposi con ancora con un sorriso rimasto dalla nostra conversazione precedente.

-Non vi dispiace se vengo anch'io?- mi stava fissando negli occhi.

Era così serio in quel momento.

Aveva forti cambiamenti d'umore; passava dalla felicità alla tristezza in meno di un minuto.

-credevo che un giovane come voi avesse troppe faccende importanti per stare dietro ai capricci di una bambina appena maggiorenne- dissi cercando di persuaderlo dalle sue idee: non volevo svenire tra le sue braccia; sarebbe stato parecchio imbarazzante.

- mi sottovalutate signorina Swan; il mio prossimo impegno lavorativo sarà tra una settimana e dovrò andare A Notthingam e ci rimarrò per tre settimane-

- tre settimane ? É molto tempo- perché ero così triste? Non dovevo provare questo sentimento

- non vorrete di certo non accontentare un povero ragazzo nei suoi ultimi giorni di permanenza nella sua amata città?-

Era così bello; come si riusciva a dirgli di no?

- Non sia mai che io compi una fatto così orribile; siete ufficialmente invitato-

Ero nei guai e non ne sarei uscita tanto facilmente.

 

------

 

Il mattino successivo mi alzai molto presto e mi diressi immediatamente a fare colazione.

Zafrina mi aveva detto di passare all'ora che mi era più comoda e avevo deciso di passare molto presto per evitare di crogiolarmi nell'attesa.

Sfortunatamente i miei genitori non mi lasciavano andare su una carrozza da sola poiché temevano che io facessi la stessa fine di Angela.

Quindi decidemmo che mio fratello partisse con me.

Non avevo contato quanto Emmett fosse pigro e sfaticato di mattina e quindi dovetti aspettare un'ora prima che lui si degnasse di scendere le scale.

Era ancora assonnato e mangiava molto lentamente; quando scese Rosalie, però, pur di evitare di conversare con lei mangiò il rimanente ad una velocità quasi inumana.

Per quanto odiavo ammetterlo avrei dovuto ringraziarla.

 

Il signor Cullen e Zafrina ci aspettavano e appena videro me e mio fratello ci corsero incontro e ci fecero dei calorosi saluti.

Io non volevo perdere tempo e chiesi ai miei interlocutori di poter vedere il dipinto.

Emmett era poco interessato e supplicò Edward di non andare e rimanere con lui.

Vedendo il suo sguardo da supplice e notando il mio sguardo seccato scelse di restare con lui per evitare una mia crisi di rabbia.

Salimmo le scale e questa volta non sentii niente: né dolore né fastidio.

Entrammo in una stanza piena di scatoloni e di polvere; ad un occhio esterno poteva sembrare uno sgabuzzino dove tenevano gli oggetti che non servivano più ma che non avevano il coraggio di buttare.

- se ben mi ricordo dovrebbe essere in quello scatolone là-

Prese un coltello e lo aprii.

Non trovò nulla.

A quel punto incominciò a guardare in tutte le scatole fino a quando non si arrese e incominciò ad andare nel panico.

Io non sapevo che fare: provavo a calmarla ma dentro di me ero a conoscenza che qualcosa stava succedendo e di certo non era un fatto positivo.

Riprovammo a cercare dappertutto e perfino nei posti più improbabili.

Decidemmo di smetterla molto tempo dopo e mentre scendevamo le scale ci imbattemmo in Alexander, il fratello di Zafrina.

- sorella che ci facevi al terzo piano insieme alla tua amica?- lo disse in modo sprezzante come se fosse una serva da maltrattare e non la sorella più piccola

- volevo far vedere ad Isabella il ritratto di nostro padre e di re Giorgio I- rispose fissando il pavimento e arrossendo

- non lo troverete. L'ho mandato a ristrutturare questa mattina presto e non sarà pronto per un po'- si notava che si divertiva vedendo lo stato di agitazione della mia amica

-avete detto sta mattina? Quindi ieri era presente?- ero stufa di vederlo prendersi gioco di lei quindi mi intromisi senza rimorsi

- si, posso sapere perché vi serve?- ora avevo la sua massima attenzione

-mi scuso per il mio scurrile linguaggio signor Cole ma non dovreste essere orgoglioso che un vostro lontano antenato era un amico del re tanto da fare un ritratto insieme?-era insopportabile e di certo non poteva trattare male un'ospite ma per mia sorpresa incominciò a ridere.

Stava ghignando.

-non avete risposto alla mia domanda-

-in quel dipinto era anche presente un mio antenato e ero curiosa di studiarlo- mi stava fissando come se volesse leggermi nel pensiero e per un attimo temetti che riuscisse a farlo.

-capisco. Mi dispiace ripeterlo ma è dal restauratore Eric Clare e non so quando sarà pronto- disse con un sorriso forzato

- grazie per le informazioni. Zafrina andiamo a raggiungere mio fratello-

Lei senza esitazione mi fece strada e si allontanò il più veloce possibile da Alexander.

-So a che cosa state pensando Isabella- mi disse quando fummo abbastanza lontane dal suo udito -mio fratello è un ragazzo strano ma non è stato sempre così-

-quando esattamente ha iniziato a cambiare?-

Lei mi guardo e mi fece giurare che questo segreto rimanesse fra noi.

-aveva appena compito sedici anni e da mesi stava supplicando il padre di andare nella tenuta dei nostri zii in Scozia. Nostra madre era dalla sua parte ma lei pensava solo alle feste e ai possibili matrimoni quindi nostro padre non le diede retta. Io avevo appena dieci anni e non capivo bene quello che succedeva. Alla fine lui riuscì a convincerlo perché era un ragazzo intelligente e carismatico che sapeva come ottenere quello che voleva. Partì e tornò tre mesi dopo. In principio nessuno di noi notò il cambiamento; era sempre stato un ragazzo enigmatico e desideroso di cambiare il mondo ma dopo il viaggio quei sentimenti erano aumentati ad un punto insopportabile.

Usciva alla sera con compagnie sconosciute e si dimenticava tutte le feste importanti; incominciò a trattarci tutti con disprezzo fino a che ruppe del tutto ogni rapporto sposandosi una signorina del villaggio perché era incinta. Non era più mio fratello. Lui e la povera ragazza si trasferirono in una città a confine con la Scozia e ci rimasero per un paio di anni. Per il mio tredicesimo compleanno ritornò senza il figlio e la moglie e ci raccontò che lei e il bambino sono morti durante il parto anche se ora ne dubito fortemente. I miei genitori lo accolsero come se fosse il figliol prodigo e tutto sembrava essere tornato alla normalità. Diede sempre la colpa a lei. Di tutto. Eravamo tutti accecati dal suo amore per non credergli e così lo perdonammo definitivamente.

Dopo un mese però riprese le sue vecchie compagnie e incominciò a parlarci lo stretto necessario. Torna tutt'ora a casa a notte fonda e durante le cerimonie è sempre così strano. Credo che l'abbiamo perso per sempre-

-mi dispiace- non sapevo che dire.

Il mio cervello stava ancora riorganizzando tutte quelle informazioni e non riusciva più a connettersi con la bocca.

-non esserlo. É passato così tanto tempo. Non mi ricordo neanche più come è avere un fratello che ti ami-

Non sapevo come continuare il discorso.

Le avrei detto che poteva contare sul mio affetto se la mia coscienza non mi avesse detto di stare zitta visto che le mentivo ogni secondo che eravamo in compagnia.

Poco dopo, per fortuna, vidi Edward e Emmett e mi sbrigai a raggiungerli.

-allora questo famoso quadro merita?- disse mio fratello ancora con un sorriso sulle labbra

-non siamo riuscite a vederlo, il fratello di Zafrina l'ha mandato a restaurare e non sa quando tornerà-

-se vuoi sorella possiamo andare al restauratore e gli chiediamo se possiamo vederlo; non penso che ci darà una risposta negativa-

- oh fratello ti sarei infinitamente grata per questo- gli risposi sorridendogli

- vuol dire che mi devi un favore- disse guardando il Signor Cullen

- se volete Isabella vi accompagno io, come vi ho già detto ieri sera non ho molto da fare oggi- propose Edward facendo un sorriso timido.

- non scomodatevi; mio fratello sarà ben contento di accompagnarmi-

-insisto davvero. Poi Emmett non credo che ti importi tanto del quadro-

Detto ciò mi fece strada per la sua carrozza.

Io, però, non demorsi.

Sapevo quello che si diceva nella mia vecchia città sulle ragazze che viaggiavano con dei conoscenti e di certo non volevo avere quella fama.

Mio fratello propose di andarci tutti e quattro ma Zafrina declinò l'invito poiché a casa fuorché suo fratello non c'era nessuno.

Quindi noi restanti ci incamminammo per andare dal signor Clare nella carrozza di Edward.

 

Il suo studio era bellissimo: era pieno di colori, nastri, e dipinti di tutti i generi.

Ci sarei rimasta delle ore.

Le pareti erano di quel verde accogliente che mettevano calma a tutti gli ospiti.

I miei due compagni di avventure si erano già seduti mentre aspettavano che il signor Eric entrasse nella stanza.

Stavamo discutendo di un dipinto che raffigurava un mare in tempesta quando il signor Clare entrò nella stanza.

Era un uomo basso e di forma robusta, aveva i baffi molto folti e pochi capelli.

-vedo che vi siete già accomodati; ditemi quello che posso fare per voi- ci disse con estrema cortesia

- un nostro amico per l'esattezza mio cugino ha mandato a restaurare un dipinto e ci chiedevamo se lo potessimo vedere- Edward era molto calmo e se usava quel tono nessuna donna era capace di dire di no.

-vede signor...-

- Edward Cullen e loro sono i miei amici Isabella ed Emmett Swan-

-ecco signor Cullen è contro le mie regole far vedere a gente estranea i dipinti soprattutto se la persona che ha pagato non ne è a conoscenza-

- ma è molto importante se no non saremmo qui- insistette mio fratello

- non lo metto in dubbio signore ma è contro le mie regole; vedete chi mi assicura che voi non mentite?- parlava come se fossimo dei bambini e forse io lo potevo sembrare ma Emmett e Edward avevano l'età adatta per essere considerati alla pari dagli uomini più rispettabili.

-può dirci almeno quando lo finirà?- lo stavo praticamente supplicando e provai allora a comportarmi più donna e meno da ragazza tirando fuori il petto e accavallando le gambe

- questo si può fare- mi sentii fiera di me stessa; probabilmente ero sembrata ridicola e patetica ma almeno ero riuscita ad ottenere qualcosa

- Il signore che l'ha portato qui si chiama Alexander Cole- disse Edward

Dopo aver sentito il nome Eric andò a cercare in un registro e dopo pochi minuti la sua faccia diventò corrucciata.

-nessun Alexander Cole ha portato il quadro qui-

-ne è sicuro? Lui ci ha detto esplicitamente che è stato qui sta mattina- Emmett continuò a tartassarlo

-nessun uomo tranne il signor Stanley, un mio caro amico, è stato qui oggi- adesso era molto attento; si vede che non gli piaceva essere usato come scusa.

-il quadro raffigura tre uomini il signor Charles Brit, il Signor Eleazar Cole e l'antenato del nostro amato re Giorgio III- provo a parlare con la voce più suadente possibile ma sembra che io abbia dei problemi nel parlare.

-Mi dispiace signorina ma penso che mi ricorderei di quel dipinto-

- grazie ora dobbiamo andare- avevo bisogno di andare all'aria aperta, avevo bisogno di respirare aria priva di menzogne.

-mi dispiace ancora. Sicuri che non c'è altro che posso fare per voi?-

-No ma la ringrazio e ci scusiamo per averle fatto perdere del tempo- e dopo che Edward ebbe pronunciato questa frase ce ne andammo.

 

 

angolo Autrice

Mi dispiace per il gigantesco ritardo ma ero occupata con la scuola.

Che ne dite del capitolo?

Non ho molto da aggiungere...quindi...

alla prossima

 

  
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