Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: mjlwards    05/01/2015    0 recensioni
Allison, 20 anni.
Il secondo anno di università sta terminando con l'arrivo delle vacanze estive. Londra l'ha fatta sentire a casa, ma anche Harry ne sarà capace?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi svegliai con una ventata di intraprendenza quella mattina. Quando mi alzai silenziosamente dal letto e mi avvicinai alla finestra notai con grande piacere che non stava piovendo, le nuvole scure coprivano tuttavia l'intera distesa di erba e gli edifici attorno. Avevo deciso di lasciare il mio paese nel 2016, l'anno in cui avevo ormai terminato gli studi liceali e programmato di trasferirmi in Inghilterra per continuare quelli universitari. Una scelta abbastanza sbrigativa, non c'era stato bisogno di pensarci troppo. “Perché no?” avevo detto a me stessa, e a distanza di due anni mi ritrovavo ancora nelle quattro mura del dormitorio femminile di quel campus con la mia compagna di stanza, Elizabeth, nel 2018. Il mio livello d'inglese era migliorato a dismisura, mentre per la pronuncia c'era ancora da lavorarci sopra. Nonostante i libri di cemento e le infinite relazioni da portare a fine mese sia io che la mia coinquilina trovavamo modo di divertirci, di respirare ogni tanto. La città, Londra, offriva varie forme di attività: una passeggiata lungo il fiume Tamigi, una visita a Bakingham Palace, ma anche una semplice serata in qualche pub non troppo distante dal centro. La capitale, verso le otto di sera, iniziava a diventare magica. Elizabeth ed io eravamo solite soffermarci sugli artisti di strada, talenti sottovalutati. Capitava spesso che lasciassimo qualche sterlina nei loro umili cappelli adagiati sull'asfalto, specialmente in inverno, quando la temperatura cominciava a sfiorare i tre gradi centigradi e quelle persone non potevano stare al caldo nemmeno per una notte... O forse sì, ma rimaneva ugualmente un bel gesto. Sbadigliai portandomi la mano davanti alla bocca e quando osservai l'orologio alla parete mi scappò un urlo, ammutolito in seguito dal suono della campanella che annunciava l'inizio delle lezioni. Elizabeth alzò di scatto la testa dal cuscino e mi guardò esasperata. Riuscii a notare le sue occhiaie dovute al poco sonno e all'ansia degli esami dell'ultima stagione, quella estiva, e pensai che avrebbe gradito volentieri una borraccia di caffè in quel momento. “Possibile che tu abbia vent'anni e non sia capace di impostare una cazzutissima sveglia?” disse senza omettere la tipica parolaccia canzonatoria. “Stavolta il preside Morrison ci ammazza”. Mi scusai ripetutamente mentre cercavo di infilarmi i jeans con una fetta biscottata tra i denti. Quando finalmente riuscii nella mia impresa mi accorsi che Elizabeth era caduta di nuovo in un sonno profondo, senza accorgersene. Decisi di lasciarla giacere tra le calde lenzuola, era evidente che non poteva affrontare cinque ore di letteratura rinascimentale in quelle condizioni fisiche. Spensi la luce e appena misi piede fuori dalla stanza, la numero 147, cominciai a vagare lungo i corridoi alla ricerca dell'aula dove la signora Evans aveva ormai cominciato a dettare appunti da dieci minuti. In lontananza vidi un ragazzo al telefono, gesticolava di continuo e il suo tono di voce variava a seconda dei suoi stati d'umore discordanti. Mi avvicinai a lui solo al fine di trovare quella maledetta classe, dato che somigliava ad un tizio del mio stesso corso. “No, cazzo, devi smetterla di assillarmi. No, no, no. Non ti voglio in mezzo ai piedi”. La sua voce era roca e bassa, a tratti lenta. L'accento sembrava provenire dal nord. Tossicchiai portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e quando attirai la sua attenzione chiesi con calma qualche indicazione. Sarei riuscita ad arrivarci da sola, senza rischiare una possibile figuraccia, ma all'inizio di ogni mese le aule ospitavano materie diverse da quelle precedenti, disorientandomi del tutto. Quasi mi sentii stupida a chiederglielo. “Non lo so” rispose con tono freddo, senza degnarsi di guardarmi negli occhi. “Ah... Ma ne sei sicuro?”. Non rispose. I miei capelli erano raccolti in una treccia disordinata e probabilmente il mio cardigan non era abbottonato come avrebbe dovuto. Le otto e venti. A quel punto decisi di saltare la prima ora e tornai indietro, verso il dormitorio. “Hey, tu” mi richiamò il ragazzo a qualche metro di distanza. Perfino da lontano i suoi occhi chiari risaltavano il viso pallido e leggermente paffuto sulle guance. “Hai i pantaloni infilati al contrario” urlò a stento. Mi toccai le natiche come se fosse un comportamento ordinario e tra le dita sentii l'etichetta della taglia. Arrossii a vista d'occhio ma mi limitai a ignorare il suo commento di poco gusto e trattenni qualche insulto del tipo “Strano che tu sia riuscito a farci caso con quell'ammasso di ricci mosci che ti copre la visuale”. Feci una breve sosta alla caffetteria prima di tornare da Elizabeth e accertarmi che stesse ancora dormendo. Vidi una goccia cadere rumorosamente sulla porta vetrata e sbuffai. “Mi sa che stasera non si esce, eh?” disse Louis, grande amico e gestore del piccolo spazio ricreativo. “Chissà perché ogni sabato comincia puntualmente a piovere, qui. Voi inglesi siete un po' sfigati”. Sorseggiai il cappuccino ancora bollente e sentii la risata mattiniera di Louis. “Oh, ma io stasera vado al Funky Buddha. E tu, Alli, dove vai di bello?” ribatté con tono strafottente. Silenzio. “Ma sbaglio o hai i pantaloni al contrario?” disse poi, con una mano a coprirgli il volto divertito. Gli diedi un pugnetto sulla spalla e finii la bevanda lasciando la tazza sporca sul bancone. “Ci vediamo a mezzogiorno, Tommo” lo salutai con la mano e tornai, dopo circa un altro quarto d'ora, in camera mia, per rovesciare i jeans dalla parte giusta e studiare la nuova sistemazione delle aule sul tablet affibbiato ad ogni studente il primo anno. “Allison” mugugnò Elizabeth con gli occhi semi-aperti. “Cosa facciamo stasera?”. Risi involontariamente alla sua domanda senza senso e, poi, guardai il cielo minaccioso che si presentava oltre le tende blu. “Mh... Andiamo al Funky Buddha”.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: mjlwards