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Autore: blackings    06/01/2015    2 recensioni
Dal capitolo 8:
«Scorpius, sconvolto dal racconto, non sapeva che fare: non aveva mai visto il padre così apparentemente fragile e impotente, e penava per lui come per le ragazze.
“Cosa possiamo fare?” chiese quando l’uomo si fu ripreso e, rindossata la sua maschera di padre autorevole e imperturbabile Malfoy, si andò a versare il terzo cicchetto di whisky.
“Non possiamo fare nulla, Scorpius”
“Ma ci dev’essere qualcosa che risolva tutto! Padre, dovete aiutarle! Dobbiamo aiutarle!” gridò scattando in piedi e afferrando il braccio del padre. Draco, sconvolto, gli tirò uno schiaffò in pieno viso, facendolo retrocedere. Il ragazzo stava quasi per barcollare e cadere a terra, quando il padre lo afferrò e lo strinse a sé. Che cosa stava facendo? Allontanava persino suo figlio, che gli chiedeva aiuto non per sé, ma per le sue sorelle? L’immagine di una Hermione Granger torturata gli attraversò la mente, e non riuscì a reprimere le lacrime. Reprimeva persino suo figlio, pur sapendo che presto gli sarebbe rimasto solo lui.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 15: “Avete una settimana, non un giorno di più”
 
 
 
Quando Draco e Hermione scesero dabbasso, l’atmosfera scottante di poco prima si era raffreddata fino a diventare quasi gelida. Ron stava seduto in un angolo accanto al tavolino degli alcolici scolandosi il terzo cicchetto di whisky incendiario, Agnes rimaneva compostamente seduta accanto ad Astoria che, da gelida madre purosangue qual era, fissava il figlio posseduto sdraiato sul pavimento senza muovere un muscolo; Harry era seduto sul divano con un braccio intorno alle spalle di Lily, che guardava apprensiva la cugina svenuta sul sofà alla sua sinistra.
Il Serpeverde e la Grifondoro scesero le scale tenendosi per mano, e le loro dita erano ancora incrociate quando, giunti nel salone, posarono gli occhi sui rispettivi coniugi.
“Sei venuto a capo di questa faccenda, Malfoy?” chiese Astoria con un ghigno sprezzante “Quando pensavi di dirmi che zia Bella aveva deciso di paralizzare mia figlia per le tue scappatine notturne?”
“Astoria, ti prego, non è il momento” la zittì gelidamente Draco, accovacciandosi accanto al figlio e tastandogli il polso. “È ancora vivo” decretò poco dopo, esaminandogli le mani e le vene sul collo; “Qualcuno può spiegarmi che è successo?”
“Ha provato a leggere la mente di Rose: sa che il potere di legilimens nella famiglia Malfoy è ereditario, e così ha voluto misurarsi, per la prima volta. Ho provato a fermarlo, ma non c’è stato verso. Per un po’ sembrava che tutto andasse bene, ma poi ha perso il contatto, o qualcosa del genere, ha avuto una crisi epilettica e non ne è più riemerso. Non risponde e, apparentemente, sembra assente” spiegò Agnes pragmatica.
“È intrappolato nella mente di Rose” decretò Draco alzandosi in piedi e rivolgendo uno sguardo in richiesta di conferma ad Harry “Non credi, Potter?”
“Confermo, Malfoy: capitava anche a me, talvolta, di non riuscire a svegliarmi dai miei incubi, quando Voldemort si impadroniva della mia mente. Ma era diverso: eravamo un aguzzino e una vittima, qui sono in tre, e, a quanto vedo, l’aguzzina in questione sta assorbendo le loro energie” e detto ciò indicò la pelle di Scorpius e dopo quella di Rose, che, da colorite e arrossate, diventavano sempre più pallide.
“Questo che significa?” piagnucolò Ron dal suo angolo.
“Che dobbiamo contrattaccare prima che succhi loro via tutta la forza”
“Sai cosa fare, Draco?” domandò Harry asciutto.
“Conosco un solo modo per sciogliere un incantesimo del genere, ed è trovare il mago che l’ha creato e distruggerlo. C’è solo un problema…”
“Quale problema?” chiese Lily alzandosi dal divano.
“Che non sappiamo dove si trovi Bellatrix.”
“I fantasmi non restano tutti nel luogo in cui sono morti?” domandò Agnes.
“Solitamente sì, Agnes, ma non possiamo dirlo con certezza” rispose Harry.
“Le loro anime si cristallizzano nel luogo in cui sono morti solo e quel luogo è un posto carico di energia magica, altrimenti vengono disperse” spiegò Hermione.
“Dov’è morta Bellatrix?” chiese Lily rivolta agli adulti presenti nel salone.
“Ad Hogwarts” rispose Draco correndo verso la porta d’ingresso.
“Malfoy, dove diavolo vai adesso?!” esclamò Hermione sbigottita.
“A salvare i nostri figli?”
“Sei pazzo? Non abbiamo nessun piano, non sappiamo come distruggere Bellatrix né tantomeno dove potrebbe trovarsi all’interno di quel castello!” urlò la Grifondoro fuori di sé.
“Quando mai uno dei nostri piani ha funzionato, Granger?” le chiese Draco con un mezzo sorriso infilandosi il cappotto.
“Vengo con te” rispose la donna dopo un secondo di esitazione, presa in contropiede.
“Col cazzo” si intromise Ron bruscamente.
“Ron, lascia stare: ormai non puoi fare nulla” lo zittì Harry rimettendolo al suo posto “Va’, Herm: salva tua figlia e le nostre” le disse dopo con un sorriso speranzoso. La ragazza corse verso di lui e gli gettò le braccia al collo, baciandolo su una guancia. “Grazie, Harry” sussurrò rioconoscente. In fondo, era sempre stato grazie all’amico se era riuscita a sopravvivere agli scatti d’ira di Ron.
 
La Granger e Malfoy si smaterializzarono fuori dai cancelli di Hogwarts e entrarono usando un incantesimo che veniva fornito solo agli impiegati del Wizengamot. Attraversarono il grande ingresso in un turbinio di uniformi nere che scendevano a cena e, tenendosi per mano (un po’ per non perdersi nella confusione, un po’ per sfruttare al massimo quei pochi attimi di vicinanza loro concessi) procedettero in direzione della Sala Grande. Giunti all’entrata sfilarono tra due ali di tavolate e, sotto lo sguardo sbigottito della McGrannit, si arrestarono davanti al tavolo dei professori.
“Professoressa McGrannit, dobbiamo assolutamente conferire con lei” disse Draco con eleganza.
“Granger, Malfoy, che succede?” chiese la preside che, essendo una delle poche all’epoca a conoscenza della tresca (li aveva beccati a “darsi da fare” nel chiostro oltre il coprifuoco), era piuttosto stupita a vederli di nuovo insieme.
“La vita dei nostri figli è in pericolo” disse sinteticamente Hermione “e la persona che li sta distruggendo è all’interno della scuola”
Per niente stupita del pragmatismo della Granger, ma piuttosto allibita della sua  apparentemente ingiustificabile drammaticità, la preside si alzò da tavola e scortò i due nell’ufficio che, dopo essere stato di Silente, era diventato il suo. Il ritratto addormentato dell’ex preside vegliava ancora sulla scrivania ordinata della McGrannit, e il trespolo vuoto di Fanny non era stato mosso. Tutto sembrava come molti, troppi anni prima.
“Qualcuno mi vuole spiegare che sta succedendo?” chiese la professoressa sedendosi alla scrivania.
“Le nostre figlie sono vittime di un incantesimo, maledette da Bellatrix Lestrange. Agnes ha perso l’uso delle mani, Rose la vista e i capelli di Lily Potter sono diventati completamente bianchi. Negli ultimi giorni, in particolare, la mente di Rose è manipolata dalla stessa Bellatrix. In un momento di follia, per colpa della mia distrazione e sconsideratezza, mio figlio Scorpius, nel tentativo di salvarla, ha deciso di utilizzare le doti di legilimens della nostra famiglia sulla ragazza: adesso sono entrambi intrappolati, Scorpius nella mente di Rose, sotto il giogo malvagio di Bellatrix. E l’unico modo che conosco per sciogliere un legilimens del genere è risalire al mago che l’ha creato” spiegò Draco.
“Ma Bellatrix Lestrange è morta!” esclamò la McGrannit.
“Già. Venne uccisa da Molly Weasley, mia suocera, nella Sala Grande. Le anime restano sulla Terra solo se sono i loro proprietari sono stati uccisi in un luogo con una grande concentrazione di energia magica. Il fantasma di Bellatrix deve essere qui ad Hogwarts, da qualche parte” rispose Hermione accademica.
“I fantasmi sono stati mandati via da Hogwarts dopo la Guerra Magica, lo sanno tutti!” esclamò la McGrannit “è impossibile che una cosa del genere sia sfuggita al mio controllo!”
“Non neghi l’evidenza, professoressa” tentò di convincerla Hermione con tono supplichevole.
“Non nego l’evidenza, Granger, sto solo sfatando una tesi che avete elaborato basandosi sulla testimonianza di quattro adolescenti e che non ha alcuna prova!” e detto ciò la McGrannit si alzò in piedi e, armeggiando nervosamente con una sigaretta, se la portò alla bocca e la accese con la bacchetta. Un forte colpo di tosse testimoniò la poca dimestichezza della donna col fumo, ma quella continuò imperterrita ad aspirare agitatamente “E adesso fuori! Non voglio sentire una parola di più su questa storia!” urlò aprendo la porta con un colpo di bacchetta.
“PITON SAPEVA! LO CHIEDA ALLA SUA ANIMA! SEVERUS AVREBBE CAPITO!” inveì Draco chiudendo la porta di botto e poggiando i pugni sulla scrivania, le nocche bianche.
“Ma Piton non è preside, Piton è morto!” urlò di risposta la McGrannit, cieca davanti all’evidenza “Io ho una scuola da proteggere, degli studenti. E fin quando non avrò una prova della reale presenza di un fantasma qui, non darò l’autorizzazione ad  alcun tipo di caccia”
“Ci dia una settimana, professoressa” disse Harry Potter emergendo dal camino “Dopotutto, chi può rintracciare un fantasma meglio di un auror, una strega brillante e un suo, ehm, parente?”
Il sorrisetto sbarazzino di Harry ebbe sulla McGrannit lo stesso effetto che aveva ai tempi della scuola, quello che lo aveva portato a essere il suo preferito per anni.
“Essia, Potter” acconsentì la preside “Avete una settimana, non un giorno di più”.
   
 
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