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Autore: ToscaSam    06/01/2015    4 recensioni
"Slices of life" è una raccolta di momenti di vita quotidiana che hanno come protagonisti le famiglie di questa meravigliosa saga. Tutte ambientate nel gioioso domani che Harry e i suoi amici sono riusciti a donare a sé stessi e al mondo magico. Tutte popolate anche dai giovani maghi della nuova generazione.
L'ordine in cui appaiono è il seguente:
- Harry e Ginny Potter
- George e Angelina Weasley
- Ron e Hermione Weasley
- Draco e Astoria Malfoy
- Percy e Audrey Wealsey
- Bill e Fleur Weasley
- Rolf e Luna Scamander
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Audrey/Percy, Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Non avevo mai conosciuto Draco malfoy, che sarei io'
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Slices of life è una raccolta di momenti di vita quotidiana che hanno come protagonisti le famiglie di questa meravigliosa saga. Tutte ambientate nel gioioso domani che Harry e i suoi amici sono riusciti a donare a sé stessi e al mondo magico.
 

- Harry e Ginny Potter
- George e Angelina Weasley
- Ron e Hermione Weasley
- Draco e Astoria Malfoy
- Percy e Audrey Wealsey
- Bill e Fleur Weasley
- Rolf e Luna Scamander

*momentomomento* lo so che, secondo la zia Row, Fred jr è il primogenito e Roxanne la più piccola ... solo che quando ho scritto questa storia l'avevo dimenticato ed ero convinta del contrario D: Mi piace molto così, questo pezzo e mi spiacerebbe cambiarlo. Quindi per favore potreste fare uno sforzo di fantasia e perdonarmi lo strafalcione? ^^"
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George e Angelina Weasley
La Gallina dalle Uova d'Oro

 
George era turbato.
Qualcosa era entrato nella sua mente e non riusciva a toglierlo.
Quel pensiero aveva sconvolto la sua mattinata e il suo pomeriggio, tanto che suo fratello Ron quando erano vicini all’orario di chiusura dei ‘Tiri Vispi Weasley’, gli chiese:
« C’è qualcosa che non va?».
George parve quasi destarsi da un sogno nebuloso che lo aveva assorto fino a quel momento. Rispose: « Tutto bene. Sono solo stanco» .
Aveva aggiunto anche un bel sorrisone, che per quanto lo avesse sentito fasullo sulle sue labbra, pareva aver convinto Ron.
Il sole stava calando a Diagon Alley e le sfumature rossastre del cielo raggiunsero le finestre del negozio, facendo capire agli ultimi clienti che si aggiravano fra gli scaffali che era ora di andarsene a casa.
George sentì la voce forzatamente scherzosa di Ron salutare un paio di ragazzini che avevano comprato una gran scorta di Merendine Marinare:
« … e mi raccomando! Saltate molte lezioni!»
George soffocò una risatina: “saltate molte lezioni”, ma che scemenza era da dire? Ron non aveva il senso dell’umorismo adatto per quel mestiere, ma sempre meglio che avere Percy come assistente …
Il sorrisetto gli morì sulle labbra e si trasformò in una smorfia apatica. Stava ricominciando a pensarci e sapeva che quella cosa lo avrebbe attanagliato per molto tempo ancora.
 
« Senti George, ho chiuso le imposte. Potresti sistemare tu? Io dovrei scappare, ho promesso a Hermione che stasera li portavo tutti a mangiare la pizza …»
Ron tramestava con le finestre a bovindo, oscurando il locale.
George annuì appena, sforzandosi di nascondere l’aria affranta dalla sua faccia.
Ron se ne andò borbottando un “grazie” e si richiuse la porta alle spalle con uno scampanellio. Non si accorse di quanto fosse mesto suo fratello, aveva troppi pensieri per la testa.
George fu felice che Ron si fosse dimostrato il solito insensibile, perché in quel momento aveva bisogno di stare solo. E soprattutto di non sorridere, né ai clienti né a suo fratello.
Come mosso dalla maledizione Imperius, avvolto da una nebbiolina interiore, iniziò a sistemare i Frisbee Zannuti caduti per terra, le Mou Mollelingua mischiate alle Api Frizzole e i Cappelli Decapitati riposti in disordine.
Sospirò.
Scese nel magazzino da una piccola botola sul retro: sapeva che doveva farlo e sapeva che sarebbe stato peggio …. Eppure era necessario.
 
Quella mattina Ron aveva annunciato di aver perso un catalogo di ordinazione ed era un vero guaio perché la merce che conteneva era attualmente esaurita in negozio, e in più era richiestissima.
Dopo averlo cercato invano nel retrobottega, avevano litigato per ancora un bel po’, guardandosi in cagnesco mentre tornavano a servire gli innumerevoli avventori del locale.
Un’oretta più tardi a Ron, impegnato alla cassa, era venuto in mente che forse il catalogo gli era rimasto nel magazzino, visto che era sceso lì la sera prima a controllare se magari c’erano vecchie scatole di bacchette finte e Orecchie Oblunghe (parte delle merci così tanto richieste e da mandare in ordine).
George era sceso sbuffando e gli aveva detto di occuparsi di tutti i clienti. Una volta giunto nel magazzino si era messo a cercare il catalogo perso da Ron, ma poi invece si era ritrovato ad aprire vecchi scatoloni ammuffiti, spinto dalla curiosità.
Una particolarmente vecchia e nascosta da altre scatole, aveva attirato la sua attenzione. l’aveva aperta strappando il Magiscothc che la sigillava ed era rimasto come folgorato: era piena di fogli scarabocchiati che gli erano ritornati alla memoria dall’istante in cui li ebbe sott’occhio.
Lasciandosi trascinare dalla nostalgia, aveva rovistato fra tutte quelle carte e ne aveva pescato una pergamena giallognola: originariamente doveva essere una di quelle inutili pagine bianche infondo ai libri di testo scolastici, perché era strappata e vi era stampato a lettere microscopiche “Mille Erbe e Funghi Magici © Stamperie Slipkins -Hogsmeade”. Eppure non gli era importato parecchio di quel dettaglio, quanto semmai di quello che c’era scarabocchiato sopra da un’apparente sola grafia (ma che George sapeva benissimo appartenere a due persone distinte).
 Erano progetti che lui e Fred (George aveva avuto un tuffo al cuore solo pensando quel nome) si erano scarabocchiati durante una qualche lezione a Hogwarts, per non parlare ad alta voce, magari fingendo di prendere appunti sullo stesso foglio. Erano frasi scritte tutte storte, senza un apparente filo logico, ma che ce l’aveva di sicuro, bastava solo leggere gli spezzoni nell’ordine giusto. George lo trovò con qualche difficoltà:

“E se la facciamo con un uovo di gallina? Così quando uno prova a cancellare gli si spappola in mano e macchia tutto il foglio”
 
“Figo! E come lo chiamiamo? Gomma Esplosiva?”
 
“No perché non esplode davvero. Si spappola”
 
“Si, ma non è che possiamo chiamarla Gomma Spappolosa. Fa schifo”
 
“Gomma Schifosa!”
 
“Cacca”
 
“Però con l’uovo ci si potrebbe fare qualcosa di più figo”
 
“tipo?”
 
“Boh. Che invece di un pulcino esce una cosa schifosa”
 
“ Uova Fresche. Uno spera di farci la frittata buona e invece se le apri escono ghiaccioli”
 
“Uova dalle Galline d’Oro: che dentro contiene oro di Lepricani”
 
“Cretino. È la Gallina che fa le uova d’oro! Non l’uovo!”
 
“  È nato prima l’uovo o la gallina?”
 
“ Mi sono perso”
 
“Lascia perdere”
 
“ Senti questa: l’uovo che se lo dai a tua moglie, quando si schiude ti dice come si chiamerà tuo figlio!”
 
“ Che sentimentale!”
 
“Sai quante streghe lo comprerebbero!”
 
“Si ma basta che spari nomi a caso, no?”
 
“ È questo il punto: la gente è stupida e sai quanto pagherebbe per una scemenza del genere!”
 
"T'immagini se a mia moglie gli si apre dicendo 'Percy'?!"

"In quel caso cestini l'uovo e chiami tuo figlio in un altro modo"

“Vorrà dire che in quel caso lo chiamerò‘George’”
 
“ Basta, mi sto commuovendo. Se la McGranitt mi vede piangere penserà che mi sono ficcato la bacchetta nell’occhio”
 
“ Bell’idea! Bacchette Punzecchianti! Ti si ficcano negli occhi finché non piangi a dirotto. Può far parte della linea per saltare le lezioni!”
 
Gli scarabocchi si interrompevano lì.
Probabilmente da qualche parte c’era il continuo di quella conversazione, ma non aveva avuto voglia di cercarlo fra le migliaia di carte e poi qualcosa gli si era come conficcato nel cuore.
 
Adesso che il negozio era chiuso e non c’erano felici schiamazzi e rumori dal piano di sopra, George si sedette di nuovo accanto allo scatolone ammuffito.
Sentiva come un’entità rinchiusa in quelle traballanti mura di cartone. Come se qualcuno fosse seduto lì vicino a lui.
Il pensiero che dalla mattina lo assillava si fece sempre più forte.
George si tastò la veste in cerca di una tasca e ne estrasse il portafoglio. Lo aprì: c’era una foto dagli orli ammaccati di lui e Fred (avranno avuto quindici anni), che sorridevano e facevano linguacce. Sopra era appoggiata quella di Angelina, radiosa,  il cui abito bianco da sposa spiccava sulla sua meravigliosa carnagione scura. E infine c’era la piccola Roxanne, che agitava la manina in direzione di chi la osservava.
Un sorriso finalmente sincero sfuggì dalle labbra di George.
Rimase lì ancora per un po’, ma aveva preso una decisione.
 
*
 
Era tardi, ma Angelina non si sarebbe preoccupata: certe volte gli era capitato di passare l’orario di chiusura, visto che le vendite andavano così bene.
George notò che le luci in casa erano già spente, così si richiuse la porta alle spalle e salì in punta di piedi verso camera sua.
Dopo una sbirciatina dietro la porta di Roxanne, che dormiva beata nel box abbracciata ad una Bambola Balbettante (una bambola di pezza che aiutava i bambini ad imparare a parlare), George entrò silenzioso nella stanza da letto e vide il profilo flessuoso e morbido di Angelina sotto le coperte.
« Ehi. Andata bene a lavoro oggi?» sussurrò quando si accorse che suo marito era entrato.
« Si » cantilenò lui sentendosi di nuovo quel tono fasullo di prima. Aggiunse: « Come mai siete andate a letto così presto?»
Anche se George non la vide, dal suo tono di voce seppe che Angelina stava sorridendo:
« Quella matta di tua figlia ha giocato tutto il giorno inseguendo un Frisbee. Si è stancata da morire. È crollata subito dopo cena. Ero stanca pure io, quindi mi sono messa giù … »
George la raggiunse e le passò una mano attorno a un fianco, in silenzio.
« George, sei sicuro che vada tutto bene?» Angelina parve preoccupata.
« Mi domandavo … » disse lui all’improvviso, spaventandosi di essere così spavaldo. Sospirò. Rinunciò al primo tentativo di parlare.
Posò un lieve bacio sulla spalla di Angelina, poi sulla sua scapola, scoperta dalla camicia da notte leggera.
Lei si voltò per guardarlo meglio; alzò un sopracciglio e gli passò una mano sulla fronte: « Non avrai la febbre, vero?»
George sorrise a metà. Afferrò la mano di Angelina e la posò sul suo petto.
« George, che cosa c’è?».
Lui non resistette più e le si avvicinò. Dall’altra sua mano estrasse un oggetto piccolo e rotondo e lo posò sul palmo di Angelina.
« Mi domandavo … so che c’è già Roxanne … e che la amiamo. Ma … Ecco … mi chiedevo … ti va di aprire quell’uovo?»
Angelina aveva l’aria ancora preoccupata, anche se una parte di sé aveva cominciato a capire.
Strinse l’uovo estremamente leggero – come se fosse stato svuotato -, poi afferrò la bacchetta dal comodino e gli diede un lieve colpetto.
Metà guscio sparì rivelando l’interno dell’uovo. Era vero, non c’erano albume e tuorlo, ma un piccolo pulcino di stoffa, su cui era stata cucita una toppa bianca.
Recitava: “Fred”.

 
  
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