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Autore: _Rainy_    06/01/2015    3 recensioni
Un pub poco affollato, un gioco pericoloso con la fortuna e con la morte, undici proiettili e una rivoltella ancora scarica appoggiati su un tavolo. Chi sarà il primo a morire? Chi sarà il primo a rivelare i suoi segreti?
Undici ragazzi dal passato oscuro e una vendetta, sottile come la lama di un pugnale, che si tesse nelle tenebre...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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OCCHI CHE PORTAVANO IL SEGNO DEL TRADIMENTO   N

 

Heather dal canto suo sghignazzava, come sempre, e guardando i rimanenti con perfidia mise al centro del tavolo l’ottavo proiettile.
- Chi vuole avere l’onore di lanciare? – Chiese, velenosa come un serpente.

Nessuno dei presenti si mosse; Courtney e Gwen ancora chine sul corpo inerme di Duncan.

- Coraggio ragazzi! Non possiamo rimanere qui a piangerci addosso tutta la sera! – Ridacchio la mora, poi sbuffò. – Okay, se proprio non volete lo farò io, come al solito.

Fece rapidamente ruotare su se stesso il proiettile ed esso vorticava, mentre tutti i presenti riprendevano i loro posti e sudavano freddo al pensiero che si fermasse su di loro.

Pian piano il proiettile rallentò e si fermò esattamente su una giovane ragazza che aveva appena finito di tracannare il suo bicchiere: Leshawna.

- Dunque è il mio turno, stronzetta… - Sussurrò guardando l’odiata Heather.

La mora annuì e fece il gesto di mettersi in ascolto mentre l’altra faceva una smorfia di disgusto:
- Come sapete io ho vissuto relativamente tranquilla fino ai 20 anni…



Il locale era piccolo e sporco. Casse nascoste con poca cura da pesanti tende occupavano tutti e quattro gli angoli della sala, che ospitava decine di tavoli in legno unto e sedie sgangherate, e diffondevano musica assordante oltre che abbastanza antiquata creando un sottofondo sgradevole, ma che ben accompagnava le attività che si svolgevano abitualmente in quel seminterrato adattato: spaccio, furti, pianificazione di complotti e assassinii...

La frequentazione del locale era adatta alle attività che li abilmente si svolgevano e facendo scorrere lo sguardo tra la folla si potevano vedere tante persone diverse: grassi boss della malavita decaduti, ubriaconi o barboni e persino qualche sgualdrina in abiti provocanti e attillati che ancheggiava spostandosi tra i vari tavoli alla ricerca del cliente successivo.

Leshawna non aveva scelto di lavorare lì, ma ci era stata costretta dal padre che era stato il gestore di quel locale scadente. In quel momento, mentre indossava il suo succinto vestito di paillettes rosse, pensava all’ultima conversazione che aveva avuto con suo padre e alla promessa che gli aveva fatto: non abbandonare quel posto. All’inizio era stato difficile, ma ci aveva fatto l’abitudine.

Il suo più grande desiderio, però, era andarsene e non le importava più, ormai, se ciò voleva dire infrangere la promessa fatta al vecchio padre. Era diventato un’ossessione per lei e veniva percepito come un bisogno fisico, oltre che un forte desiderio.

Con voce suadente Bill urlò alle persone radunate nel locale di prestare attenzione e ascoltarlo:
- Signore e signori, forse non tutti qui sanno che questo locale, si, proprio questo, ha una delle migliori cantanti di tutta l’America! E forse non sapete neanche che questa cantante è qui per voi stasera a deliziarvi con la sua voce e a svuotare i vostri portafogli in fazzoletti per asciugare le vostre lacrime di commozione! Signore e signori, stasera per voi… Leshy! – Il pubblico esplose in grida di approvazione.

Leshawna salì sul palco ancheggiando e sorrise suadente al pubblico urlante. Dopodiché prese il microfono e cominciò a cantare, liberando la sua voce roca, ma melodiosa e ammaliando tutti con le sue parole, come sempre.

Quando la canzone finì sorrise di nuovo e fece un breve inchino, rimanendo a godersi gli applausi. Fece per rientrare dietro le quinte quando Bill prese la parola:
- Leshy, aspetta! – Lei si fermò e tornò subito indietro sprizzando falsa felicità. – Non vorrai andartene così senza aver risposto a qualche domanda del nostro pubblico?
- Magari un’altra volta, Bill… - Rispose Leshawna facendo squillare esageratamente la sua voce.
- Oh andiamo… - Pregò lui, poi si avvicinò e le sussurrò in un orecchio: - Se non rispondi alle loro domande giuro che ti rovino, e stavolta per davvero. – Poi si voltò, di nuovo sorridente come se non fosse successo nulla.

Bill era così e ricopriva tanti ruoli per Leshawna: amico, collega, amante occasionale, ma anche aguzzino e ricattatore. La sua presenza era uno dei punti fermi della vita della ragazza, e spesso costituiva uno dei punti critici e la peggiore delle sue paure.

- Magari riusciamo ad ascoltare qualcuno di voi! – Strillò entusiasta Leshawna, spumeggiante come non mai, ma sudando freddo.

Bill le sorrise dall’alto della sua chioma dorata e si rivolse al pubblico:
- Chi vuole parlare per primo? – Diversi uomini alzarono la mano e Bill fu subito da loro.

Il primo era un noto boss della malavita che le strizzò l’occhio e chiese:
- Quanto vuoi, baby? Se capisci cosa intendo… - Diversi uomini risero, ma la ragazza dentro di sé era solo disgustata, nonostante non potesse mostrarlo.
- Oh, ehm… - Si mise una mano davanti alla bocca, falsamente imbarazzata. – Passa dopo e vedremo di trovare un accordo… Per mandarti via a calci! – E gli strizzò l’occhio mentre il pubblico rideva, lui compreso.

Un altro signore subito si alzò e Bill corse da lui con il microfono:
- Sei troppo sexy, sai?
- Grazie tesoro! – Civettò lei.

Bill vide che nessuno alzava la mano con decisione e risalì sul palco in fretta per congedarla, tornando poi a dirigere lo show e a presentare l’altra cantante del locale.

Leshawna camminò velocemente fino dietro alle quinte e calcolò che mancavano ancora 4 ore prima della fine del suo turno. Si sedette sulla poltrona, sconsolata.

Il suo lavoro non le piaceva per niente: doveva mettere in mostra il suo corpo ogni giorno, sfruttare la sua voce e fare tutto ciò che diceva Bill per guadagnare qualche soldo e mandare avanti quella baracca solo per rispettare l’ultimo desiderio di suo padre. La sua era stata una vita costellata di sacrifici e se Bill era entrato nella gestione del locale era solo perché non riusciva ad incassare abbastanza da sola.

Si cambiò più in fretta che poté, indossando una camicia a quadri allacciata sotto al seno e un paio di jeans strettissimi, per poi dirigersi immediatamente al bancone del bar e portare le ordinazioni ai vari tavoli. La barman, Tina, la guardò intensamente, capendo il disagio di Leshawna a lavorare lì e le consegnò un’ordinazione sussurrandole:
- Quando convincerai Bill a licenziarti sarai libera, lo sai…

Leshawna annuì e si destreggiò tra i tavoli ricevendo fischi e pacche sul sedere al suo passaggio. Quei contatti non le facevano altro che schifo, ma doveva resistere ancora un po’ prima di riuscire ad andarsene.

Sognava di sfondare come cantante, ma sapeva che rimanendo in quel locale le probabilità di farcela erano piuttosto limitate, perciò, da quando aveva realizzato che esaudire l’ultimo desiderio del padre l’avrebbe portata ad una vita insoddisfacente, pregava Bill di licenziarla e di lasciarla libera, ma egli non voleva, ben sapendo che la sua voce era ciò che mandava avanti il locale. La ragazza provava sensazioni contrastanti a quel rifiuto, perché in effetti si sentiva in colpa per desiderare un’altra vita, infangando la memoria del suo amato papà.
Tina era subentrata quasi subito, avendo lavorato in quel bar sin da quando era stato fondato, e aveva cercato di convincere Bill a lasciare libera Leshawna, perché pensava che di sicuro la memoria del vecchio padre non si sarebbe rovinata se la figlia avesse potuto conquistare uno stile di vita decente. Bill, però, era irremovibile e le aveva provate tutte per far firmare a Leshawna un documento che attestava che sarebbe rimasta per sempre.

Alla fine erano giunti ad un accordo: Leshawna avrebbe lavorato lì fino a quando non sarebbe riuscita ad avere un altro posto di lavoro sicuro e in quel caso Bill l’avrebbe lasciata andare, usando Sharon, la cantante minore, come principale attrazione del locale.

Proprio Sharon si stava esibendo in quel momento e quella sera avrebbe dovuto fare lei il cosiddetto “Suicidio” (com’era chiamato da Tina) che consisteva nel cantare ininterrottamente per ore fino alla chiusura del locale in modo da intrattenere gli ospiti e eseguire le canzoni da loro richieste e che toccava una sera a Leshawna e una sera a lei.

Bill avvicinò Leshawna afferrandola per un braccio:
- Ehi! Bella esibizione, tesoro. Ho in mente qualcosa. – Ghignò osservandola attentamente.
- Ah si? – Sussurrò lei dopo aver urlato a Tina di fare anche da cameriera per qualche minuto e cercando di sorridere. – Cosa?
- Be’, stavo pensando che… In effetti potresti diventare l’amante di quel signore che prima ti ha chiesto quanto volessi per una sveltina. Così ci assicureremmo la sua regolare presenza in questo locale, no? E con lui di sicuro arriverebbero i suoi scagnozzi e tanti tanti soldi!

Leshawna impallidì: aveva sentito bene?
- C-Cosa? – Strabuzzò gli occhi.
- Oh, andiamo. – Lo sguardo di Bill divenne gelido. – E’ quasi cosa fatta. Ne ho parlato prima con questo signore e lui ti aspetta stasera per il primo incontro. – Poi si avvicinò all’orecchio della ragazza per sussurrarle, suadente. – Pensa a quanti soldi potresti accumulare: soldi da investire nel tuo nuovo lavoro, no?
- No, Bill. Non posso accettare. Non mi interessa se dovrò lavorare qui per un periodo di tempo più lungo, ma io non voglio quei soldi. Gli parlerò io e tu, in quanto mio dipendente perché il locale è mio, devi rispettare la mia decisione.
- Ah! Ho smesso di essere un tuo dipendente tanto tempo fa, ma va bene: fai come vuoi… - E la lasciò lanciandole un ultimo sguardo freddo.

Leshawna corse da Tina a spiegarle tutto e perse qualche minuto a parlare con il signore in questione:
- Ehm… Mister… Potrei parlare un secondo?

Lui stava sorseggiando una birra circondato dai suoi scagnozzi e le sorrise mostrando i suoi denti gialli. Era un signore basso e tarchiato, con un grasso collo taurino e una fronte perennemente madida di sudore. Gli occhi, piccoli e cattivi, saettavano di qua e di là, ma il tono di voce era sicuro e gentile.
Fece cenno agli scagnozzi di andarsene e rimasto solo annuì, facendole cenno di sedersi.

Leshawna ubbidì e attaccò:
- Vede, non so che proposta le abbia fatto Bill, ma non possiamo stipulare un patto del genere, lei lo capirà sicuramente e oltretutto io non sono…
- S, Leshy. – La interruppe. – Lo so. Avevo già messo in conto un tuo rifiuto, ma se mai avessi bisogno così disperatamente di soldi da dimenticare tutti i tuoi scrupoli non hai che da chiamarmi. Sai dove trovarmi, dopotutto. – E sorrise di nuovo.

La ragazza si rialzò trionfante e lo ringraziò, per poi riprendere a servire ai tavoli e aspettando che quelle lunghe ore passassero.

L’unica cosa che la mandava avanti, che le faceva sopportare tutte le richieste indecenti come quella era il pensiero che prima o poi se ne sarebbe andata: la sua ossessione per i soldi era maniacale e spesso si intascava le mance che qualche cliente lasciava sul tavolo.
Sognava di scappare nel cuore della notte infrangendo il patto con Bill e sapeva che non avrebbe esitato un istante a tradire chiunque pur di potersene andare. Ogni suoi desiderio era finalizzato ad andarsene e sopportava sempre meno il dover lavorare lì per forza; non le importava di nessuno e si vergognava di essere diventata una persona con così bassi valori morali, ma ormai nella sua mente c’era spazio solo per la parola “libertà”.

La sua ossessione l’aveva portata alla pazzia? Forse, ma non era mai stata così vicino a rendere il suo sogno realtà e per quello non importava essere matti o meno.

- PIU’ TARDI –

- Grazie a Dio anche per oggi abbiamo finito! – Esclamò Tina rivolgendosi al resto dello staff.

Leshawna le sorrise, mentre Sharon si cambiava e Bill ne approfittava per accarezzarle la coscia.

- Si, oggi è stato interminabile… - Sussurrò Sharon con la sua voce da oca che diventava profonda e sensuale quando cantava.
- Domani potremmo… - Cominciò Bill, ma venne interrotto da dei pesanti colpi alla porta sul retro.

Tutti sussultarono e Tina chiese a gran voce:
- Chi è?
- Cazzo Leshy, vieni fuori! – Leshawna sussultò: era il boss con cui aveva parlato poco fa e si capiva che era ubriaco. – Non hai idea di tutto quello che possiamo fare insieme. Sei una bomba, baby! Aspetta solo che le mie mani accarezzino il tuo corpo nudo e… - Silenzio. Poi riprese. – Ho dei soldi. Tanti soldi. Vieni fuori troia!

La ragazza non rispose nulla e fissò Bill, spaventata. Lui ghignò e urlò:
- Adesso vengo ad aprirti Charlie! – Poi si diresse a grandi passi verso la porta.
- Ehi, pezzo di stronzo! Che cazzo stai facendo?! – Inveì Tina.
- Affari, puri e semplici affari. – Scrollò le spalle Bill.
- Coglione, è del tuo capo che stai parlando! – Lo agguantò per la maglietta Tina, mentre Charlie cominciava a canticchiare da fuori la porta.
- Oh mia cara, Leshawna non è più il mio capo da un sacco di tempo: tutte voi dipendete da me, okay? – Ringhiò rabbioso lui e andò ad aprire a Charlie, che corse dentro.

Aveva un aspetto orribile: della schiuma gli colava dalla bocca, gli occhi erano annebbiati, i vestiti tutti sporchi di birra e le scarpe di vomito e urina. Biascicò:
- Leshy, come mai c’è tutta questa gente? Hai in mente qualcosa di più di una notte di passione con il sottoscritto? – E si mise a ridere senza alcuna ragione.
- Stai zitto idiota… - Sussurrò Tina.

Sharon e Bill se ne andarono a braccetto senza dire più una parola e Charlie osservò attentamente Leshawna iniziando a slacciarsi i pantaloni:
- Sei un angelo sceso in terra e… - E iniziò a blaterare parole senza senso e frasi sconnesse.
- Okay, ora ti facciamo tornare a casa e dimentichiamo tutto ciò. – Disse Tina con decisione e fece per sollevare Charlie dalle spalle, ma non appena lo toccò lui le si avventò addosso urlando.
- Oh Leshy, quanto ti amo! Sei così… - E cominciò a produrre degli orrendi gemiti spogliando a forza Tina e non riconoscendola.

La ragazza provò ad opporsi, ma Charlie era più pesante e più forte di lei e alla fine ebbe la meglio, riuscendo a denudarla e a gettarla su una poltrona vicina per poi gettarsi su di lei mentre dalla tasca posteriore dei pantaloni numerose banconote cadevano per terra.

- Ehi, aiutami! – Strillò Tina.

Leshawna osservò prima Tina che si contorceva sotto il grasso corpo di Charlie e poi i soldi sparsi sul pavimento.
Che fare? Aiutare un amica in difficoltà per poi essere di sicuro violentata da Charlie o afferrare tutti i soldi che poteva e scappare, finalmente, lontano da tutto e da tutti?
Tina era sempre stata cara con lei, ma in fondo era solo un qualcosa che la teneva legata a quel posto e ogni giorno che la vedeva le ricordava quanto orribile fosse la sua vita.
Quei soldi, però, erano di sicuro macchiati di chissà quali crimini e prenderli voleva dire accettare una vita di fughe, nonostante con quelle banconote lei avrebbe di certo potuto costruirsi una nuova carriera e un nuovo futuro.

Decise in pochi secondi: Tina la stava fissando e lei mimò con le labbra un “Perdonami.” mentre afferrava tutti i soldi che poteva e correva via passando dal retro, uscendo nella fredda aria della notte.

Sentì Tina che le urlava dietro insulti e che strillava di aver sempre saputo che era una stronza non dissimile da Bill, ma poi i suoi urli vennero sostituiti da orrendi gemiti di piacere e dolore e Leshawna smise di ascoltare.

Iniziò a correre e, fermato un taxi, strillò al conducente di portarla dovunque, l’importante era allontanarsi dal luogo dove aveva lasciato parte della sua dignità e aveva dimostrato a se stessa di non essere altro che un’egoista senza scrupoli.

Si disprezzava per quello che aveva fatto? Si, ma dentro di sé si sentiva leggera e in pace per essere finalmente libera ed erano queste sensazioni a disgustarla di più. Sapeva che da quel momento non sarebbe più riuscita a guardarsi allo specchio senza rivedere gli occhi rabbiosi e imploranti di Tina, occhi che portavano il segno del tradimento.



- Ti confesso, “Leshy”… - Disse subito Heather calcando con disprezzo il nomignolo. - … Tutto mi aspettavo tranne che questo. Hai abbandonato la tua unica amica a uno stupratore ubriaco! – Concluse indignata.
- Senti, bella, non venire a fare la predica a me! Tu non mi pare sia mai stata una santarellina nella tua vita! – Ringhiò rabbiosa Leshawna.
- Già, ma io non sono una traditrice. – Ghignò l’altra.
- N-Non mi chiamare così… - Impallidì Leshawna e afferrò la pistola, per poi far ruotare rapidamente il tamburo e spingerlo per caricare la pistola. – Non spetta a te giudicarmi!
- Me ne guardo bene, traditrice. – Ridacchiò la mora guardando Leshawna con occhi impazienti.

La ragazza si puntò la pistola alla tempi e sparò.

Un colpo.
La vita o la morte.

Clack.

La morte di Leshawna fu rapida e poco sanguinolenta. Giusto un rivolo di sangue colò dal buco lasciato dallo sparo, ma si seccò quasi immediatamente.
Il corpo della ragazza venne portato via ancora caldo dagli inservienti e Heather seguì il suo cadavere con lo sguardo, per poi voltarsi a fissare i restanti:
- Sembra che siate baciati dalla sorte… Per ora. La sua storia è stata scialba e leggermente sconclusionata, nonché povera di dettagli, ma che ci si poteva aspettare da una come lei? Mi auguro che la prossima storia sia più emozionante.

Alejandro, che aveva già parlato, si sporse in avanti e chiese:
- Heather, perché stai facendo questo?
- Tutto a suo tempo mio bel latin lover, tutto a suo tempo. – Sorrise Heather sporgendosi verso di lui.
- Ancora mi chiedo perché stiamo facendo tutto questo… - Sussurrò Gwen più a se stessa che agli altri.
- Se hai paura puoi andartene, tesoro. – Sibilò Heather, sprezzante. – La parte migliore deve ancora venire! Ma ora basta, come dicevo prima mi auguro che la prossima storia sia più emozionante…

 


- CIAMBELLANGOLO -
Heilà, mie adorate ciambelline ricoperte di zuccherini (?) :3?
Sono passati seeeecoli da quando ho aggiornato e mi dispiace, ma questo fandom si sta svuotando, non trovate? Quindi non sono molto motivata a scrivere, ma non temete, o pochi rimasti a leggere questo angolo, finirò questa e tutte le serie da me iniziate prima di dedicarmi ad altri generi :3
Ho grandi progetti per il 2015 (?), sia scrittorici (?) sia serietvosi (?) e persino bookosi (? > non c’è due senza tre…) :3
Vi auguro un felicissimo anno e vi ringrazio per tuuuutto il supporto che mi avete dato,
_Rainy_
BLOG: http://raggywords.blogspot.it (la grafica è ancora quella natalizia, ma presto ce ne sarà una nuova :3)
FICCY HARRYPOTTEROSA: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2625484
FICCY ORIGINALE: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907&i=1
PAGINA FACEBOOK DELL’AUTRICE (E poi ho finito con i link, giuro lol): https://www.facebook.com/pages/Rainy_/615961398491860?ref=bookmarks

   
 
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