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Autore: RaggioDiLuna    17/11/2008    5 recensioni
eccomi qua...questa volta con una song-fic. wow! Draco e Hermione sono stati insieme, ma è finita, e la ragazza deve partire di notte, in segreto, per motivi che Draco ignora. mentre la spia di nascosto, e quando giunge il confronto, questo è quello che accade...
1)La parola “finita” stona accanto alle altre come un suono che non si accorda durante un concerto, come il fragore del tuono in un giorno d’agosto, con la spiaggia bollente sotto la pelle dei piedi e l’acqua del mare a lambire i fianchi in una carezza salata.
2)Perché io non ho mai pregato nessuno e lo avevi capito, mi avevi capito come se fossi stato uno dei tuoi libri. Avevi deciso di studiarmi e avevi forzato la serratura del lucchetto che mi teneva chiuso, mi avevi sfogliato, leggendo parola per parola i capitoli della mia vita, avevi carpito i concetti fondamentali e li avevi sottolineati con un leggero tratto d’inchiostro, ricordandoteli sempre. Uno dei tuoi libri, ed ero contento così, perché ero uno dei tuoi amati libri, ed ero amato anch’io. Perché avevi capito che il concetto fondamentale era il mio orgoglio, avevi imparato la lezione come una teoria particolarmente contorta e superata, ma ugualmente degna di nota. Avevi accettato la lezione, pronta a insegnarla a me.
3)E rimango qua, anche mentre la carrozza parte, rimaniamo solo in due in questa notte: io e il tempo. Il tempo che sembra dilatarsi, stendersi in un lungo filo, un’estremità legata alla tua carrozza in volo, cucito per sempre a te che sei il mio passato, l’altra che si perde nell’aria oscura, nel buio che è il mio futuro. E in mezzo rimaniamo io e il mio presente e non so da che parte andare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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against piccola shot, anzi, piccola song.
è la mia prima song-fiction, la canzone è "aganist all odd" nella versione dei Westlife e M. Carey.

dedicata a Nika e Silvia, per la dedizione e l'affetto costanti... vi vogliio bene.


How can I just let you walk away, just let you leave without a trace
When I stand here taking every breath with you, ooh
You're the only one who really knew me at all

Ma come posso farti andare via,
farti andare via senza lasciar traccia
quando sono qui a condividere ogni respiro con te?
Tu sei l'unica che mi ha conosciuto davvero


Una storia.
Una bella storia.
Una storia d’amore.
Una bella storia d’amore.
La nostra, bella, storia d’amore.
La nostra, bella, finita, storia d’amore.

La parola “finita” stona  accanto alle altre come un suono che non si accorda durante un concerto, come il fragore del tuono in un giorno d’agosto, con la spiaggia bollente sotto la pelle dei piedi e l’acqua del mare a lambire i fianchi in una carezza salata.
Stona come qualcosa di improvviso, di inaspettato, di brutale.
Finita, finita, finita.
Finita.
E lo ripeto sperando che diventi più famigliare, se non più facile da accettare almeno da comprendere.
Ma più le sillabe rotolano impacciate, divincolandosi tra le corde vocali della mia mente, più diventano ballerine di una danza straniera che non conosco, su musica che non sento, si muovono librandosi nell’aria, escono dalla mia bocca, ma non posso essere stato io a pronunciarle.

Anche il vento è d’accordo con me. Le raffiche soffiano in direzione contraria al mio cammino, tutti i miei sussurri se li portano via tra aliti d’aria che vengono da lontano e vanno lontano, tanto lontano che non so neppure immaginare chi sarà il prossimo ad udire le mie sillabe insinuarsi tra le tende leggere di una camera da letto.
La mia voce tremante sussurrerà quelle sillabe di veleno all’orecchio di un giovane amante che si alzerà impaurito a chiudere la finestra, a escludere quel triste presagio dalla sua vita prima che svegli anche la compagna che dorme accanto  a lui.
E forse il mio sussurrò resterà fuori dalle loro vite e di tutte quelle che incrocerà nel suo percorso, ma si sa, la terra è tonda, e prima o poi tornerà da me e il vento me lo soffierà in faccia, parole di dolore che penetreranno finalmente attraverso i polmoni insieme all’aria, e da lì passeranno al sangue e da quello al cuore.
Sì. In quel momento anche il cuore capirà che insieme all’ossigeno vitale è ora di accettare anche la mortale crudeltà di quella parola che è il niente.
Ci vorrà tutto il tempo necessario perché un alito di vento faccia il giro del mondo, ma alla fine dovrò decidermi a mettere fine a questa storia.
La nostra, bella, storia d’amore.
Finita.

Credevo di camminare a caso, ma è una bugia, o forse solo lo stupido scherzo di un inconscio crudele, e mi ritrovo qui.
Davanti ad una carrozza pronta a partire.
Verso che cosa non lo so, dove vai, perché?
Una cosa la so, te ne vai da qui, da scuola, e non sei sola. Il Trio dei Miracoli non si separa mai.
E qualcosa dentro di me sussurra maligno che non tornerai, o magari quella voce proviene dalle valigie che vedo pronte per essere caricate a bordo.
Grandi, colme, tante.
Tutte.
Vuol dire che qui non è rimasto nulla, che le vostre camere, la tua camera, è vuota. Che qua a scuola di te non rimane traccia, hai raccolto tutte le tue cose, tutte le cose che senti tue, ma te ne sei dimenticata una.
C’è ancora una cosa che ti appartiene qui, ma non lo sai.
Volevi sparire senza lasciar tracce, partendo in piena notte, ma ti sei lasciata indietro me.
Me che ti appartengo, me che sono tuo.
Non mi hai incluso nelle tue valigie, non faccio più parte di te né della tua vita.
Ma ti appartengo e rimango qui.

Come posso farti andar via?

Lasciare che l’indomani tutta la scuola si svegli scoprendo che tre Grifondoro non ci sono più e far finta di esserne sorpreso come tutti.
Come posso farti andar via sapendo che sei lì, dietro ad una tenda, dietro lo sportello di quella carrozza che sembra una fortezza, dietro al vetro dal quale traspare una debole luce.
E sono pronto a scommettere quanto ti pare che è una lanterna che illumina le pagine di un libro, vedo la sua fiamma tremolare ad ogni tuo respiro e in un attimo mi sembra di esserti di nuovo accanto, a scrutare la tua espressione corrucciata mentre eri china sui libri polverosi della biblioteca e a sincronizzare il mio respiro col tuo.
Un gioco che mi ritrovo a fare anche ora, come se respirare nello stesso momento potesse farci sentire ancora vicini, come se il mio respiro potesse confondere il tuo e scacciare la parola “fine” dalle tue labbra.
Avessi saputo cosa avrebbero articolato quel giorno, probabilmente avrei accettato di tenerle occupate per sempre, compagne gemelle delle mie, a costo di non prendere più respiri se non per sorridere e chiederti supplicarti, di  lasciarti il tempo di cambiare idea.
E alla fine l’avresti cambiata.
Perché io non ho mai pregato nessuno e lo avevi capito, mi avevi capito come se fossi stato uno dei tuoi libri.
Avevi deciso di studiarmi e avevi forzato la serratura del lucchetto che mi teneva chiuso, mi avevi sfogliato, leggendo parola per parola i capitoli della mia vita, avevi carpito i concetti fondamentali e li avevi sottolineati con un leggero tratto d’inchiostro, ricordandoteli sempre.
Uno dei tuoi libri, ed ero contento così, perché ero uno dei tuoi amati libri, ed ero amato anch’io.
Perché avevi capito che il concetto fondamentale era il mio orgoglio, avevi imparato la lezione come una teoria particolarmente contorta e superata, ma ugualmente degna di nota.
Avevi accettato la lezione, pronta a insegnarla a me.
Avevi accettato che io non mi esponessi mai, neppure  a te, e senza che me ne rendessi conto mi avevi insegnato a farlo; non ti avevo mai pregato, ma sarei stato pronto a pregarti, se solo avessi afferrato al momento ciò che mi stavi dicendo.
E se l’avessi fatto, tu avresti capito.
Saresti rimasta.
Il tuo respiro mescolato al mio, la mia mano a sostenere la tua lanterna.
E ora di me, libro aperto a forza dalla chiave del tuo sorriso, rimarrà solo la copertina elegante, rilegata in pelle nera e lucida e velluto verde come il segnalibro che spunta come una lingua di serpente.
Se qualcuno potesse aprirmi alla pagina indicata, scoprirebbe di lì in avanti solo pagine vuote, pronte ad essere scritte dalle parole che avrebbero descritto il nuovo me stesso, quello che stava con te.
Parole che rimarranno solo fantasmi, perchè la mia penna se ne sta andando proprio ora, che non ricopriranno pagine d'esistenza destinate a rimanere bianche.


How can you just walk away from me,
when all I can do is watch you leave
Cos we've shared the laughter and the pain and even shared the tears

Ma come puoi andartene da me
quando tutto ciò che posso fare è guardarti che te ne vai?
Perchè noi abbiamo condiviso le risa e il dolore, persino le lacrime


E dalla carrozza arrivano risate improvvise. Tu e Potter. Quando dovremmo essere tu ed io e quella risata avrebbe dovuto smorzarsi, morire lentamente ma all’improvviso, soffocata dal bacio che ti avrei strappato sempre, come attirato inesorabilmente da quel tuo ridere con me.
Ed è un attimo, ancora una volta un segnale che non potrei mai ignorare. Prendo un sassolino e lo rigiro fra le dita.
 “Superficie liscia, leggermente tonda, solo una piccola punta.”  
È la tua voce a parlare, a sussurrare piano il ritratto di te bambina che fa collezione di sassi camminando nel viale vicino a casa...ricordo la tua espressione sognante mentre narravi dell’Hermione di tanti anni prima, mano per mano insieme ai nonni.
Scaglio piano, con forza lieve, la forza della disperazione, quella delicata speranza che non vuole morire e urla sussurrando al cuore, scaglio piano quel sassolino contro il vetro della carrozza.
E poi altri tre in rapida successione, come ho fatto tante volte alla tua finestra.
Un segnale.
Che stupido.
Perché l’ho fatto? Dovrei essere a dormire, ignorare la tua partenza.
La lanterna si spegne, dalla carrozza il buio.
Dormi ora?
-Buona notte.-  Ma non posso che sussurrarlo al vento e il vento non risponde né vuole dormire.
Adesso basta.
È fi-ni-ta. Scandiscilo, Draco.
Una sillaba ogni passo, la cadenza che sa del ritorno alla solitudine, dentro al castello.
Me lo ripeto mentalmente passo dopo passo, il silenzio rotto solo un cigolio metallico che ignoro deliberatamente.
Non  mi importa di nulla.
- ‘notte anche a te, Draco.-
Dei passi.
Di nuovo il cigolio. Questa volta so cos’è: lo sportello della carrozza che si richiude alle tue spalle, mentre esci.
Mi blocco ma non mi volto.
-ho sentito i sassi e ho capito che eri qua fuori...da quanto?-
-non importa, Hermione.-
-da quanto?-
-abbastanza.-
-cioè?-
-abbastanza per capire che te ne stai andando. Senza dirmi nulla.- sento la rabbia affiorare.
-io non credo di poterti spi...-
-Basta, Hermione. Per favore. Non vuoi spiegarmelo, rispetto la tua decisione.- e sto dicendo solo un mucchio di cazzate, un gomitolo di bugie che si annodano l’uno sull’altro tessendo la maglia di freddezza che mi veste da tanto tempo.
-devo andare, Draco. Non so per quanto, ma devo partire ora.-
E non ce la faccio a risponderti ancora, fisso gli alberi di fronte a me come se potessero darmi la loro forza, la forza che impiegherei per voltarmi verso di te, per muovere un passo nella tua direzione senza crollare di fronte all’evidenza.
Te ne stai andando e mi lasci qua.
Sento i tuoi passi alle spalle, avverto il tuo profumo, il tuo fiato sul collo, i brividi traditori che scorrono, le tue mani sulle spalle e una sensazione di stretta allo stomaco che mi sembra di non poter resistere a lungo senza lasciarmi andare all’indietro, fino a sentire ogni centimetro della mia schiena combaciare con una parte di te.
Sento le tue dita spostarsi e le tue braccia circondarmi la vita, il tuo mento sulla spalla e come se fosse l’unica reazione possibile, sento anche le mie lacrime scorrere.
In silenzio, al buio. Non te ne accorgi.
-come puoi andartene da me, Hermione?-
Non avevo fatto i conti con la mia voce rotta, traditrice anche lei, complice dei brividi, ma è stato talmente impercettibile, o forse solo talmente inverosimile, che è passato inosservato anche questo.
Il mio corpo che rivela il mio bisogno.
Rivela il bisogno, la mia fame che ora si nutrirà solo dei ricordi.
Ricorderò ogni risata e ogni dolore, tutto ciò che ho di noi.
Ricorderò le tue lacrime che mi bagnavano il colletto della camicia e le tue mani che cercavano di allontanarmi perché non volevi si sporcasse.
Ricorderò di averti stretto nonostante la tua resistenza, fino a sentirti crollare e a doverti sostenere con le braccia, sapendo perfettamente che erano proprio le tue lacrime a sostenere me.
Sentivo, percepivo ogni lacrima come un tuo dono, una parte di te che avevi deciso di affidarmi.

I wish I could just make you turn around,
turn around and see me cry
There's so much I need to say to you,
so many reasons why


Vorrei proprio poter farti girare indietro
Girare indietro e vedermi piangere
Ci sono così tante cose che ho bisogno di dirti,
così tanti perchè,



Non c’è alcuna risposta, solo il tuo calore che scivola via, mi lascia scoperto in balia del vuoto freddo.
Di nuovo sento solo i tuoi passi, a questa volta la direzione è sbagliata, è la stessa strada che hai imboccato dopo avermi detto che era finita, lo stesso vicolo cieco che ti inghiottirà, lo stesso buco nero che ti farà sua per sempre, esclusa dal mio universo, dentro la tua carrozza fortezza.
È solo in questo momento, mentre ti allontani come una cometa e di te lasci solo la scia, che trovo il coraggio di voltarmi e l’unica cosa che metto a fuoco sono i boccoli raccolti stretti in una treccia severa, che li imprigiona uno ad uno, e mi sembra un segnale, come se anche la sensazione delle dita fra i tuoi capelli mi fosse preclusa per sempre.
E lo è.
Vorrei solo ti voltassi un attimo, vorrei solo mi vedessi piangere per te, mostrarti tutto ciò che ho provato e provo, che non sono mai riuscito a tirar fuori, come un secchio in fondo a un pozzo che non vuole saperne di salire e portare acqua fresca al nostro rapporto.
E la nostra storia è morta di sete.

But to wait for you, is all I can do and that's what I've got to face
Take a good look at me now, cos I'll still be standing here
And you coming back to me is against all odds
It's the chance I've gotta take

Ma aspettarti è l'unica cosa che posso fare
ed è quello che devo affrontare
Guardami bene un attimo, perchè io starò ancora qui
E che tu ritorni da me é contro ogni probabilità
è la possibilità che devo prendermi




Vorrei mi guardassi solo un attimo, mentre te ne vai per non tornare.
E la smetto per davvero di mentire a me stesso.
Non tornerai e me ne devo fare una ragione, perché crederlo sarebbe inutile, come credere di averti mai meritato, come slanciarsi a testa bassa contro un muro di matematica certezza.
E rimango qua, anche  mentre la carrozza parte, rimaniamo solo in due in questa notte: io e il tempo.
Il tempo che sembra dilatarsi, stendersi in un lungo filo, un’estremità legata alla tua carrozza in volo, cucito per sempre a te che sei il mio passato, l’altra che si perde nell’aria oscura, nel buio che è il mio futuro.
E in mezzo rimaniamo io e il mio presente e non so da che parte andare.
Vorrei seguire te, il mio passato, ma non ho ali di thestral per raggiungerti.
Dovrei accendere un lumos e seguire il mio filo verso il futuro, ma sono certo che il buio sarebbe troppo, e io vorrei solo luce.
Allora me ne sto fermo qui, stringendo il filo del mio tempo in mano. Io e lui bloccati, sospesi nell’attesa che ritorni...
...che ritorni l’unica persona che mi abbia mai davvero conosciuto.

 You’re the only one, who realy knew me at all.


ringrazio. punto.
ringrazio e basta.
ringrazio voi per la pazienza e la fiducia, per aver letto fino in fondo,
ringrazio le parole, gli strumenti magici con cui mi piace giocare...
...ringrazio il genio che ha deciso l'esistenza di un sito come questo,
ringrazio voi che lo frequentate, ringrazio le storie che leggo qui e le loro autrici...

Stefania.

  
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