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Autore: imperfectjosie    07/01/2015    0 recensioni
Le persone vivono, sperando di poterli realizzare, quei sogni così improbabili e appena visibili, poi c'è chi, come me, riesce ad afferrarne uno e a stringerlo forte al petto.
Quel sogno si chiamava Jack.
Nome piuttosto comune, vero?

| Jack/Carrie | - Update 12/12/2014; plus!Alex/Carrie.
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap. XIII - A modo tuo
(Epilogo)


Carrie




 

Sarà difficile diventar grande, prima che lo diventi anche tu
Tu che farai tutte quelle domande, io fingerò di saperne di più
Sarà difficile, ma sarà come deve essere
Metterò via i giochi, proverò a crescere

Sarà difficile chiederti scusa, per un mondo che è quel che è
Io nel mio piccolo tento qualcosa, ma cambiarlo è difficile
Sarà difficile, dire "Tanti auguri a te!"
A ogni compleanno, vai un po' più via da me

A modo tuo,
andrai a modo tuo
Camminerai e cadrai, ti alzerai, sempre a modo tuo
A modo tuo,
vedrai a modo tuo
Dondolerai, salterai, canterai, sempre a modo tuo

Sarà difficile vederti da dietro, sulla strada che imboccherai
Tutti i semafori, tutti i divieti
E le code che eviterai
Sarà difficile, mentre piano ti allontanerai
a cercar da solo quello che sarai.

Sarà difficile lasciarti al mondo e tenere un pezzetto per me
E nel bel mezzo de tuo girotondo, non poterti proteggere
Sarà difficile
Ma sarà fin troppo semplice
Mentre tu ti giri e continui a ridere.



La nostra nuova vita, riparte da qui.
Baltimora.
Città anonima, se non fosse per una band di qualche anno fa, che con tutto il coraggio del mondo, è partita per inseguire un sogno gigantesco.
Una marea di stagioni più tardi, sono ancora qui a godersi ogni attimo di quell'utopia. Tra tour in giro per il mondo, interviste, apparizioni TV, fans e risate.
Alexander cresce in fretta, ha tre anni adesso e riesce a trovare già quelle parole appena pronunciate, utili solo per fare domande.
« Da-da, mamma, dove? »
Sorrido, levandogli dalla bocca il manico di una chitarra nera, con i bordi arancioni e abbandonando momentaneamente la cena sul fuoco, sotto la supervisione maniacale di Charlotte.
New York è solo un ricordo.
Sopra alle scale che portano al piano superiore, l'enorme coniglio dei blink ci osserva dall'alto, con una smorfia ghignante che da sempre terrorizza il mio bambino!
Mi siedo, prendendo Alex tra le braccia e guardandolo ridere di gusto, per poi ficcarsi le piccole dita in bocca.
I pochi capelli neri come la pece, con il tempo, si sono trasformati in un ammasso ingestibile di fili informi, più chiari, ma fitti come la nebbia. Gli occhi, aperti al mondo, grandi e attenti. Vivaci, scuri di curiosità, insieme ad un misto di simpatia e una certa predisposizione a ficcarsi nei pasticci!
Assomiglia ogni giorno che passa di più al padre.
Scena adorabile, solitamente. Ammesso che il padre in questione, non sia Jack Barakat. Allora è un disastro!
« Tesoro, da-da dovrebbe tornare a momenti con lo zio Lex! » commento, posando il naso su quello un po' più piccolo – ma credo ancora per poco! - del mio bambino.
Mi appiccica i palmi delle mani sulle guance, sgambettando per raggiungere la chitarra.
« Sììì, zio A-ex zio A-ex! » batte le mani, liberandosi dalla presa e gattonando verso lo strumento. Roteando gli occhi al soffitto con un grande sorriso, lo lascio fare. Ci penserà Jack a fargli cambiare idea!
« A proposito » comincio, girando il busto per osservare la schiena ormai rigida di Charlotte, piegata per tagliare i pomodori.
« Come va con il grande Alexander? »
« Benissimo, perché? » rimbecca, mantenendosi sul vago.
Inarco un sopracciglio, alzandomi dal divano senza smettere di tenere mio figlio sotto stretto controllo. Come ho già detto, ne ha bisogno!
« È una settimana che non tocchi un goccio d'alcool, salvo il solito bicchiere di vino per cena. Nausee, giramenti di testa... asciugamani sporchi di vomito! Di un po', ti sembro stupida? » commento, incrociando le braccia al petto e poggiando il peso del corpo sullo stipite appena accentuato dell'open-space.
Si volta di scatto, minacciandomi con un mestolo sporco di sugo e di riflesso faccio un passo indietro, puntando le mani in avanti.
« Se provi a fare un fiato, ti sculaccio con questo! » ringhia di rimando, mordendosi un labbro.
Distrattamente, il pensiero di essere stata così spaventosa quando ero incinta mi sfiora, ma lo perdo appena la toppa della porta si gira con il classico rumore.
Alexander scatta in piedi, trotterellando verso l'entrata a braccia aperte.
« Da-da! »
Poi, la voce allegra di Jack riempie il salotto, facendomi sorridere.
« Esatto, campione! Da-da è Superman e ha appena avuto una nuova proposta discografica! Hey, amore, domani cena fuori, bisogna festeggiare! » quasi urla, sovrastando la risatina di nostro figlio e prendendolo in braccio subito dopo, per poi lanciare una veloce occhiata alla sua adorata chitarra, bloccandosi.
« Come mai la mia chitarra è sporca di gelatina? » domanda, storcendo il naso per poi entrare in cucina.
Lascia sedere Alex sul ripiano cottura, ignorando le occhiatacce di Charlotte e mantenendolo in equilibrio con le mani.
Sbuffo un sorriso.
« Perché il sogno di tuo figlio è diventare una rockstar! E a proposito di rockstar, dov'è Alex? »
« Zio A-ex! »
« Certo amore, zio Alex! E adesso papà ci dirà dove è andato, vero papà? » rincaro la dose, accarezzando i capelli del mio bambino e scoccando un'occhiata indagatrice a Jack, che di tutta risposta si massaggia il collo, sorridendo sghembo.
« Mi ha detto di avere delle cose da sbrigare, così l'ho accompagnato alla sua macchina, ma dovrebbe arrivare! » si giustifica, indicando la porta con un pollice.
Inarco un sopracciglio, spostando gli occhi su Charlotte.
Fa finta di niente, piegata per controllare il pollo nel forno. La conosco così bene, e conosco così bene Alex che c'è solo un nome ad affollarle la mente: Lisa.
Sospiro pesantemente, pronta al peggio, quando la porta si spalanca, rivelando un mazzo di rose meravigliosamente rosse, sopra a dei jeans stretti e degli stivaletti di cuoio marroncini.
Quei capelli non lasciano scampo. Tiro un calcio moderato a Charlotte per farla voltare.
« Okay! Okay, d'accordo! Va bene, avete vinto! Sono incinta! » proclama ironica – temo in preda ad una crisi ormonale – allargando le braccia per enfatizzare il concetto.
Io e Jack rimaniamo a bocca aperta, mentre il rumore di un mazzo di fiori che si infrange sul pavimento ci costringe a guardare in salotto. Alex se ne sta inerme, con gli occhi sgranati, incapace di muoversi.
« Complimenti, Charlotte, lo hai ucciso! » commento ironica, tentando di sdrammatizzare un po'. Almeno quel tanto che basta da ridare colorito ad Alex!
La mia migliore amica mi lancia un'occhiata di fuoco, poi prende coraggio e si avvicina al suo ragazzo.
« Amore? » comincia cauta, mordendosi il labbro inferiore.
Alex sembra acquisire un minimo di capacità cerebrale, perché si volta a guardarla boccheggiando, prima di deglutire con evidente fatica.
« S-Sei incinta? »
« Un po'! » minimizza sarcastica, indicandogli il quantitativo con due dita e aspettando la reazione che ne segue.
Il chitarrista si apre in un ghigno, prima di accovacciarsi per raccogliere una rosa da terra.
« Allora mi sa che queste non bastano, vero? » domanda retorico, posizionandone una sotto al naso di Charlotte.
In vita mia, non l'ho mai vista piangere, o peggio, emozionarsi! Vi assicuro che questo è un vero evento!
Lancio un'occhiata a Jack, prestando poi attenzione a mio figlio che incurante di ogni cosa, continua a sgambettare contro il ripiano, intento a mangiucchiare un biscotto.
« Alex io... non sapevo se dirtelo. Ho sempre una paura fottuta! Paura che ti possa richiamare Lisa, e tutto questo- » comincia, tirando su col naso.
Ma Alex la abbraccia di slancio, bloccando il resto della frase e continuando a stringere la rosa tra la mano che porta quello stesso colore rosso.
« È andata bene, no? »
Jack mi bisbiglia all'orecchio, spostandosi prima di venire richiamato dalle piccole dita di Alexander.
« Da-da? Ho fame! »
Ci scambiamo un'occhiata divertita, poi richiamiamo i due piccioncini ai fornelli con tutta l'intenzione di farci dare una mano!
« Zack e Rian? »
« In famiglia fino a domani, ma possiamo organizzare un barbecue per il fine settimana, che ve ne pare? »
Jack risponde così alla domanda di Charlotte, ficcandosi in bocca un pezzo di pane. Con la coda dell'occhio, osservo il piccolo Alex fare lo stesso e scuoto la testa sconsolata, prima di levargli dalla bocca quella fetta enorme!
Gliela spezzo in due bocconi più piccoli, porgendoglieli. Mi guarda ridendo per un po', poi si prende ciò che gli spetta, continuando ad imitare suo padre!
« Mi sembra una buona idea! Jack finiscila di appoggiarti al ripiano, o lo spacchi! » ringhio, cacciandolo malamente con un movimento a caso delle mani.
Sghignazza senza togliersi dalla bocca la fetta di pane.
« Ma Alex può! »
« Alex è un bambino di tre anni, Bassam! » è la risposta serafica del primo chitarrista.
Dall'altra parte dell'angolo cottura, se ne sta appoggiato al frigorifero, sgranocchiando patatine e lavando tutto il pavimento di briciole!
Ringhio in direzione del maggiore, che mi risponde inarcando un sopracciglio confuso.
« Che c'è? » bofonchia, la bocca ancora colma di cibo.
Non ho più la forza di dire altro! Mi lascio andare ad un lamento frustrato, posando la fronte sulla spalla di Charlotte e facendola ridere di gusto.
Per placare i nervi, mi avvicino a mio figlio, abbassandomi per osservarlo meglio.
Così piccolo, così sorridente e ignaro di ciò che gli aspetta in questa vita. Cadrai tante volte, Alexander, ma tuo papà e io saremo sempre lì, pronti ad acchiapparti al volo, per assicurarci che tu rimanga in piedi. Ancora una volta, sempre.
Potrai svegliarci nel cuore della notte, tornare da noi quando una ragazza ti spezzerà il cuore, farci arrabbiare scappando di casa compiuti i sedici anni, convinto di potercela fare da solo. Ma non sarà così e la porta rimarrà aperta ad ogni tuo ritorno. 
Non ci capiremo quasi mai, l'adolescenza è dura bambino mio. Ma ti prometto che farò del mio meglio, cercherò di rassicurare tuo papà quando perderà la pazienza, proverò a proteggerti a scuola da chi si proclamerà migliore di te, avvicinandoti solo per avere un po' di fama.
Arriverò a passo di marcia, quando qualcuno oserà farti del male. Ma dovrai imparare a combattere anche da solo, una volta cresciuto. Dai tutto quello che ti viene dato. Apprezza chi riesce a guardare oltre il tuo nome, e comincia a credere che un domani andrà meglio.
Perché andrà meglio, piccolo mio.
Il tuo cognome sarà difficile da portare e tu un giorno lo odierai. Poi mi odierai, per avertelo involontariamente donato. E tuo padre si arrabbierà, insultandoti. Lui è fatto così, lo capirai con gli anni. Ma lo amerai lo stesso. E sai perché?
Tutti amano Jack Barakat, amore! E tu sarai fiero di lui, lo userai per entrare gratis nei locali, per ubriacarti alle feste, persino per avere più ragazze di cui vantarti!
Non importerà qualsiasi colore deciderai di avere tra i capelli, quanti “Vaffanculo!” urlerai a pieni polmoni, ogni porta sbattuta con violenza, ogni grido di rabbia e frustrazione, e ancora i preservativi chiusi nel cassetto, le riviste porno... non importerà. Ai miei occhi, avrai sempre tre anni. Sarai il mio bambino per sempre e per questo, sarà mio compito proteggerti. Ti chiedo scusa adesso amore, per questo mondo orrendo. Però non smetterai mai di ridere, tuo padre ti avrà lasciato questo grande dono.
Nonostante tutti gli scivoloni che prenderai, ci sarà sempre un porto sicuro a cui attraccare. Sbaglierai, sbaglieremo, ma non smetteremo mai di provarci. Insieme.
E poi ti augurerò tutto l'amore del mondo, e lo troverai quando meno te lo aspetterai. Nello stesso posto che credevi ti fosse precluso. Dove io ho trovato il tuo papà. Sarà grande, ti farà paura, ma tu non mollare mai. Continua a camminare, io resterò qualche passo dietro di te in silenzio, ad assicurarmi di non vederti crollare per terra.
« A cosa stai pensando, piccola? »
La voce di Jack mi riporta in cucina. Scuoto piano la testa, tornando a guardare il viso sorridente di Alexander. Due occhi che promettono disastri, carichi di una voglia ancora sopita e pronti a spaccare il mondo.
Abbozzo un leggero sorriso, voltando la testa per perdermi in due pozze scure più grandi, ma dannatamente identiche.
« Solo... cose. » rispondo a bassa voce, issandomi in piedi e tornando al sugo per la cena.
Jack scrolla le spalle, prendendo in braccio il piccolo Alex e portandolo in salotto, con la promessa di fargli vedere quella chitarra da vicino e, con il tempo, di aiutarlo a conoscerla.
« Vedi, campione, è da qui che partono i sogni! »
Sorrido alla frase che si perde nell'aria, scambiandomi un'occhiata di intesa con Charlotte e una più profonda, legata ad un passato sofferto insieme poi riconquistato, con Alex.
Baltimora.
Tutto nasce da qui.



FIN.
*Josie's corner;
Siamo arrivati alla fine. Tredici capitoli più tardi, quasi mi commuovo per averla terminata! Quando mi affeziono ad una storia, finisce sempre così.
Beh, che dire?
La prima long di questo fandom. Spero vi sia piaciuta, io ringrazio tutti quelli che l'hanno recensita, messa tra le preferite, seguite, ricordate, bla bla bla... vi amo.
A presto,
Josie. 

  
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