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Autore: Roof_s    07/01/2015    4 recensioni
"Io... Io sono solo curioso."
Summer si tirò di nuovo su in piedi e mi guardò dritto negli occhi. "Curioso di che cosa?" domandò.
"Del perché mi hai aiutato" risposi, sincero.
Summer si guardò attorno e poi rise. "Non c'è un perché, l'ho fatto e basta."
"Tu non...?" provai a chiederle.
Lei alzò le sopracciglia, confusa. "Io non... che cosa?"
Gesticolai a caso, poi mi fermai. Ma che diavolo stavo combinando?
"Tu non hai alcun interesse per...?"
Lasciai cadere la domanda a metà, sperando di coglierla in flagrante con un improvviso rossore del viso o con fulminee smentite. Ma la mia interlocutrice rimase impassibile, aspettando che continuassi.
Sbuffai, messo alle strette. "Tu non hai alcun interesse per me?" domandai.
La sua reazione mi fece sentire immediatamente un imbecille: Summer scoppiò in una vivace risata e io non potei fare a meno di arrossire.

IN SOSPESO
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hai detto bene



Mi avvicinai a Summer e al suo insolito mezzo di trasporto e guardai la mia amica con aria confusa.
"E questa?" chiesi, poggiando una mano sullo scuro sedile della moto.
Lei rise di cuore. "Ti avevo avvertito che avrei guidato io!"
"Sì, ma non avevi detto che cosa avresti guidato!" replicai. "Sai condurre un mostro del genere?!"
Summer sbuffò e mi squadrò con un'occhiata impaziente. "Hai intenzione di tirarti indietro proprio ora per paura che un viaggio in moto possa scompigliare la tua bella chioma?" mi apostrofò, ironica.
Le strappai di mano il casco blu che aveva portato per me e la guardai con aria altezzosa. "Credi davvero che Zayn Malik possa temere te e la tua moto? Povera illusa!"
Summer sorrise di sottecchi e montò sul mezzo con una certa agilità. Chissà se era davvero abituata a guidare quella moto come voleva far credere. Non mi era mai capitato di uscire con una ragazza così indipendente e sicura di sé, e la cosa, oltre a non dispiacermi affatto, sembrava alquanto intrigante. Mentre annodavo il laccio del casco sotto il mento, rammentai le parole che Louis mi aveva scritto poco prima di uscire di casa: "Allora hai scampato il pericolo. Però fai comunque attenzione a quella ragazza."
Forse avrei dovuto dare ragione a Louis: seguire Summer su una moto grossa quanto me e lei messi insieme non pareva proprio il migliore dei modi per iniziare quella che avevo giudicato una serata tranquilla.
"Sei pronto? Tieniti stretto" esclamò Summer, voltando leggermente il capo per farsi sentire meglio.
In quel momento realizzai un certo imbarazzo nel dovermi aggrappare alla mia amica per non rischiare di cadere a terra. La cinsi per i fianchi e lei non sembrò nemmeno badare alla cosa. Percepii il terribile rombo del motore acceso e vidi Summer partire con una decisa accelerata, mentre il marciapiede di fronte a casa mia si faceva sempre più lontano. Schivò un paio di auto superandole in tutta fretta e la sentii lanciare un urletto eccitato.
"Non è divertentissimo?" esclamò alla ricerca della mia approvazione.
Mi premetti un po' più contro di lei. "Sì... Divertentissimo è proprio l'aggettivo giusto, Summer!" urlai io, altamente ironico.
Lei rise a voce alta e rallentò appena in vista di un semaforo in lontananza. Quando però scattò il verde, lei ripartì sgommando e io per poco non finii a terra cadendo all'indietro.
"Summer, guidi come una pazza!" urlai.
Lei sembrava divertirsi un mondo. "Strillare non ti servirà a niente, Zayn!"
"Di sicuro non servirà a salvarmi la pelle se continui a questa velocità."
Summer imboccò il largo viale di Wakefield Road e superò una piccola rotonda tagliando la strada a due automobili. Sospirai, elettrizzato: nonostante il mio cuore battesse alla velocità della luce per la costante paura di poter finire ridotto in poltiglia sull'asfalto, quella pazza corsa per le strade della città aveva qualcosa di adrenalinico.
"Tieniti, Zayn!"
Feci solo più in tempo a sentire questa frase prima del botto: Summer saltò su un dosso senza rallentare di molto la velocità e per poco non fui sbalzato dal sedile della moto.
"Summer!" gridai. "Fai più attenzione!"
La mia amica rispose con una semplice risata. Forse non si rendeva conto di quanto fosse terrorizzante essere suoi passeggeri quando quella costituiva la prima volta che si saliva su una moto. Mi ripromisi di non accettare mai più in tutta la mia vita un passaggio da parte sua.
Nel frattempo continuavamo ad andare a una velocità talmente elevata che dopo poco riconobbi alla nostra destra il Bradford City Park, il parco cittadino principale che si trovava nel cuore della città. Dovevamo essere sulla Hall Ings. Non avevo nemmeno idea di quale fosse il pub dove gli amici di Summer si sarebbero esibiti.
Ma se a quel punto credevo di aver già visto tutto, mi sbagliavo di grosso, perché il peggio doveva ancora venire. Uscendo dalla Hall Ings, una volta superata una rotonda di modeste dimensioni, e immettendoci in Godwin Street incontrammo una lunga fila di automobili rallentate dalla coda dei pendolari che tornavano a casa da lavoro. Finalmente la moto perse un po' di velocità e sentii chiaramente Summer dire: "Okay, adesso dobbiamo cercare di evitare tutta questa gente. Tu sei pronto?"
"Se per pronto intendi mentalmente preparato a riaffrontare la tua guida spericolata, la risposta è no, Summer. Non sono pronto!" ironizzai.
"Quante storie per un po' di velocità! La prossima volta viaggeremo in bicicletta, d'accordo?"
Ma non ebbi nemmeno il tempo necessario a formulare una risposta che la sentii ripartire a tutto gas, superando le prime macchine davanti a noi. Quando però più avanti trovammo un pullman fermo in coda, pregai nel mio cuore che Summer non decidesse di compiere stranezze.
"Summer..." provai a richiamare la sua attenzione, mentre la moto continuava a correre a velocità spedita.
"Summer?" ritentai.
La mia amica non sembrava minimamente intenzionata a degnarmi della sua attenzione. Strinsi i suoi fianchi con rinnovata forza, il pullman che si faceva sempre più vicino e imponente. Superarlo sarebbe stato impossibile senza rischiare di finire sulla carreggiata opposta.
"Summer!" strillai.
"Tieniti forte, Zayn!" urlò lei in tutta risposta.
Si piegò leggermente di lato e sfrecciò a un soffio dal pullman azzurro alla nostra destra. Poi proseguì facendo lo slalom tra una macchina e l'altra, incurante delle regole stradali che tutti gli altri conducenti sembravano rispettare.
"Summer, ti odio!" esclamai, atterrito e ancora ben stretto al suo corpo.
La mia amica scoppiò a ridere e svoltò in una strada secondaria e molto meno affollata.
"Siamo quasi arrivati, Zayn" m'informò lei. "Sei contento?"
"Preferisco non ferire i tuoi sentimenti e tenere per me la verità."
"E pensa che in qualche modo dovremo pure tornare a casa."
"Mi è sembrato di sentire un 'a piedi'... vero?"
Summer rise sonoramente e rallentò di poco per svoltare in un'altra via quasi deserta. Proseguimmo ancora per pochissimi chilometri e, dopo esserci immessi nell'ultima stretta via laterale, Summer finalmente rallentò fino a fermarsi nei pressi di un pub che non avevo mai visto prima di quel momento, l'Harp of Erin. Ci trovavamo in Westend Street: lo dedussi dalle indicazioni scolorite appese ai muri. Scesi dalla sella della moto con un balzo e mi levai il casco altrettanto velocemente. Summer imitò il mio esempio ma prendendosi tutto il tempo del mondo; una volta che si fu tolta il casco dalla testa, mi cercò con lo sguardo e scoppiò in una grossa risata.
"Eri troppo divertente, Zayn!" esclamò.
La fulminai con una breve occhiata eloquente. "Al ritorno guido io."
"Non se ne parla nemmeno! Non hai la patente adatta."
"Allora torneremo a piedi."
"Ancora con questa storia? Sei noioso, Zayn!" mi prese in giro Summer.
"Ah sì?" replicai. "Non mi credi capace di farlo?"
"Non sto dicendo..."
"Farò esattamente così!"
Scattai in avanti e la sorpresi sollevandola da terra e issandomela sulla spalla come se fosse un sacco. Lei strillò, colta alla sprovvista.
"Lasciami, Zayn!"
"Andiamo, Summer. Dove sono i tuoi amici? Immagino ci stiano aspettando..."
Lei rise e scalciò nel tentativo di liberarsi. "Zayn!"
"Come torneremo a casa? Voglio sentirtelo dire, Summer."
"In moto, esattamente come abbiamo fatto adesso."
"Non credo che questa sia la risposta corretta", e attraversai la strada con la mia amica ancora in spalla come un peso morto. "Saluta i passanti, ti stanno fissando tutti" le feci presente, riferendomi a un gruppo di ragazzetti che, al nostro passaggio, ci aveva osservati con aria perplessa.
La sentii sbuffare. "Adesso mi lasci andare?"
Una volta arrivati al marciapiede opposto a dove Summer aveva parcheggiato, la liberai dalla mia presa. Lei si tirò più giù il bordo la gonna e mi gettò un'occhiata di rimprovero.
"Non ho nemmeno i pantaloni questa sera!" bisbigliò, imbarazzata.
Levai le spalle."Credi davvero che i passanti abbiano spiato le tue mutandine?!"
Summer sorrise, sconsolata. Io non potei fare a meno di ricambiarla e la seguii mentre si avviava verso l'ingresso di quell'Harp of Erin a me sconosciuto.

***

L'interno dell'Harp of Erin era talmente oscuro che non riuscii nemmeno a distinguere adeguatamente l'arredamento e le grandi fotografie appese alle pareti. Il bancone, dietro il quale un team di cinque camerieri esperti si muoveva freneticamente per soddisfare le richieste di tutti i clienti, era illuminato alla base da luci azzurre e bianche quasi accecanti. Per il resto, le uniche luci che dessero un minimo di vitalità al posto erano quelle dei riflettori puntati sul palco.
Seduto al piccolo tavolino rotondo al centro del salone guardavo la band che si stava esibendo davanti a me. Summer aveva avuto ragione: erano bizzarri, insoliti e difficili da apprezzare. Il loro stile sembrava derivare da una brutta copia della musica di David Bowie. Anche le loro coreografie lasciavano a desiderare: i quattro componenti del gruppo avevano indossato delle strane tute argentate che lasciavano intravedere solo i volti e le dita delle mani. Inoltre cantavano testi a proposito di leggere vicende quotidiane, fatti che alle mie orecchie apparivano del tutto irrilevanti.
E Summer, se pure mi aveva dato motivo di crederla incurante del lavoro del suo amico, sembrava divertirsi ad applaudire e ad acclamare quei quattro ragazzi in piedi davanti a noi.
La vidi tornare indietro verso di me dopo essersi alzata per farsi un po' più vicina al palco.
"Tu hai l'aria di chi sta per crollare" osservò, mentre si sedeva al suo posto di fianco a me.
Mi riscossi e la fissai come stordito. "No... Io? Assolutamente no!"
"Allora, ti piacciono?" domandò, scaltra, indicando il palco; la band ci stava deliziando proprio in quel momento con un brano che parlava di un pescivendolo e della sua merce.
Sorrisi. "Senz'offesa per il tuo amico, ma..."
Summer m'interruppe con la sua bella risata vivace. "Nessuna offesa, mi aspettavo questa risposta."
"È una tua abitudine portare la gente a concerti del genere, oppure lo stai facendo per farti odiare?" scherzai.
Summer prese in mano il suo bicchiere e rigirò il ghiaccio mezzo sciolto con la cannuccia nera. "In verità ho amicizie molto diverse tra loro, quindi tendo a non mischiarle. Lo scorso sabato, per esempio, ero con alcuni amici che adorano i locali come il Tokyo, ma che non metterebbero mai piede in questo pub per ascoltare due ore e mezzo di musica frastornante."
Annuii: avevo già pensato che lei fosse quel genere di persona con cui chiunque riesce ad andare d'accordo. "Non si può dire che ti annoi, eh?"
Summer alzò gli occhi su di me mentre sorseggiava l'ultimo goccio rimasto nel suo bicchiere. "Ho troppo da fare per potermi annoiare."
"Hai tanti amici" precisai.
"Quelli che bastano per riempire i miei vuoti di tanto in tanto."
Rimanemmo zitti mentre lei aspirava dalla cannuccia producendo un fastidioso rumore di risucchio. Infine la vidi arrendersi e poggiare il bicchiere sul nostro tavolino. Incrociò le braccia al petto e fissò i propri occhi neri su di me. Me ne accorsi e ricambiai l'occhiata.
"Che c'è?" chiesi, a disagio.
"Sto continuando il mio progetto del tuo profilo psicologico, non distrarti a parlare con me" scherzò lei.
Scossi il capo. "Ti credi così brava nell'analizzare le persone?" la sfidai.
"Ho un certo talento, sì."
"Posso metterti alla prova?"
Lei allargò le braccia. "Certamente!"
Mi sporsi in avanti verso il tavolino e poggiai i gomiti sulla superficie liscia e lucida. Guardai Summer dritto negli occhi e dissi bassa voce: "Che cos'hai capito di me finora?"
La mia amica proruppe in un simulato sbuffo di superiorità. "Questo è facile! Non devi aver paura di mettermi in difficoltà, Zayn."
"Allora rispondimi" replicai, calmo.
Summer, con le braccia ancora incrociate al petto e lo sguardo di chi la sa lunga, prese un sospiro e rispose: "Probabilmente non ho capito granché, perché si dice che non conosciamo mai davvero le persone che ci stanno attorno. Però mi sembri un ragazzo sveglio e... in qualche modo imprigionato."
Corrugai la fronte, improvvisamente molto più interessato alle sue parole. "Che cosa intendi dire?" chiesi.
Summer fece spallucce e mise una mano sul tavolo; la vidi grattare con aria distratta un piccolo buco sulla superficie altrimenti perfettamente liscia.
"Hai inventiva, non ti manca la voglia di fare, eppure mi sembri come confinato in un mondo d'indecisione e timore. Come se non facessi le cose per paura del risultato" spiegò con tono cauto, forse temendo che potessi fraintenderla.
Io, però, continuai a guardarla senza esprimermi in proposito. Fissavo i movimenti delle sue dita che grattavano lievemente il tavolo e non riuscivo a isolare dalla mia mente le sue ultime parole. A un tratto alzai lo sguardo e notai che Summer mi stava guardando. Mi sorrise e in quel momento mi parve la persona più gentile e altruista del mondo, come se anche le sue sole opinioni fossero un grande aiuto.
"Scommetto che saresti un uragano di idee, se provassi a metterti in gioco più spesso" aggiunse con fare incoraggiante.
Le sorrisi e abbassai gli occhi. "Summer, non devi temere che possa prendere a male queste tue opinioni... Io so di essere cambiato molto negli ultimi mesi."
"È per via di Emily Wood?" azzardò la mia amica.
Tornai a guardarla e mi sentii perforare dal suo sguardo profondo. Summer si rivelava sempre più brava nel saper ascoltare... e interpretare. Spesso deduceva la verità dai miei disarmanti silenzi.
"Lei non ha più importanza per me" risposi, sperando di suonare sincero.
Summer annuì, ma non sembrò soddisfatta della risposta. "La diminuzione d'importanza di una persona non va di pari passo con la guarigione della ferita che ha lasciato, Zayn."
Ridacchiai sotto i baffi e tornai a guardare nella sua direzione. Summer non mutò quella sua espressione dolce e curiosa a un tempo, e io per un secondo sperai quasi che s'innervosisse del mio risolino arrogante, che reagisse e che mi rispondesse in modo duro e categorico.
"Dovresti diventare psicologa, sai? Sei in gamba e ti esprimi in modo rassicurante" mi complimentai, cambiando discorso.
La mia amica sorrise. "Mi esprimo in modo rassicurante? Ne deduco di aver superato la tua prova a pieni voti..."
"Be', forse non a pieni voti, ma per questo ci sarà tempo..." dissi. "Non avevi detto che dovrei uscire più spesso con te?"
Summer sorrise un'altra volta: non era stupida, aveva capito dove volevo andare a parare. Tornò a guardare in direzione della band del suo amico, che aveva appena terminato il bizzarro brano sul pescivendolo. Anch'io guardai verso il palco e notai immediatamente gli occhi del cantante posarsi sulla ragazza seduta al mio tavolino. A parte Summer, i restanti ascoltatori applaudirono timidamente e senza mostrare troppo entusiasmo.
"A proposito di analisi delle persone... Io credo di aver capito qualcosa a proposito del tuo amico" bisbigliai a Summer in tono confidenziale.
Lei si voltò di scatto e rise. "Non voglio sentirti dire quello che probabilmente vorrai dire!" mi avvertì.
"Non credi che lui abbia un debole per te, Summer?" proseguii, ignorando la sua replica.
Lei sbuffò, ma sembrava divertita dalla mia caparbietà. "Simon e io ci conosciamo da tanti anni..." fu tutto ciò che seppe rispondermi, il che equivaleva a un'ammissione spontanea.
Annuii, interessato. "E perché non gli hai ancora dato...?"
Summer si voltò in fretta verso di me e mi lanciò un'occhiata perplessa.
"... una chance, Summer, una chance" mi affrettai a terminare la frase.
Lei si lasciò scappare un'esclamazione di sorpresa e rise. Anch'io scoppiai a ridere della sua reazione.
"Non si può mai sapere cosa passa nella testa di uno come Zayn Malik" si giustificò la mia amica. "E comunque, Simon non m'interessa. Penso che la cosa sia abbastanza chiara."
Scossi il capo. "No, niente affatto. Tu sei qua, al suo concerto da quattro soldi e lo applaudi come se non avessi mai ascoltato musica migliore di questa. Non credi che la situazione possa apparire leggermente ambigua?"
Summer spazzò una ciocca di capelli dietro la spalla. "Dipende dai punti di vista. Io non mi sento per niente ambigua, ho sempre trattato Simon come un semplice amico. Credo che lui lo sappia" mi spiegò.
Sospirai e rimasi fermo a spiare i movimenti della mia amica: lei sembrava a suo agio anche se sapeva che il suo spasimante la stava osservando conversare amabilmente con uno sconosciuto. Lo stesso sconosciuto che non nascondeva i suoi tentativi di provare a conoscerla meglio, di penetrare nelle sue mura difensive.
"Sei mai stata innamorata, Summer?" le domandai a un tratto.
La colsi di sorpresa a giudicare dai suoi occhi: li spalancò e non fu capace di distoglierli dai miei. "E questa domanda?"
"Semplice curiosità. Allora, sei mai stata innamorata?"
Summer si prese un attimo per riflettere, e io immaginai che stesse studiando una risposta alternativa da propinarmi come contentino. La verità forse era troppo dura da accettare e confessare?
Infine alzò la testa e mi guardò senza nemmeno l'ombra di dolore o pena. Disse: "Sì, per ben tre volte. Ed è andata male tutte e tre queste volte."
"Davvero?" feci, sorpreso.
Lei annuì lentamente. "Ma questo non significa che io abbia smesso di credere nell'amore, nei suoi prodigi o che mi accanisca contro le coppie felici in giro per i parchi della città. A dire il vero, io mi innamoro quasi ogni volta che metto piede fuori casa."
"Ah sì? E come ci riesci? Illuminami, maestra!" scherzai.
Lei ridacchiò. "Il mondo è pieno di gente splendida, guardati attorno! Certi giorni perdo la testa per un taglio di capelli un po' più sbarazzino del normale, altri per uno sguardo particolarmente affettuoso, altri ancora per delle mani gentili... A te non capita mai?"
Colpito com'ero dalla risposta, non parlai subito. Rimasi a riflettere su che cosa mi aveva appena detto Summer. Aveva sofferto per amore ma nonostante ciò sembrava ancora fiduciosa nella gente che la circondava. Chissà per chi era stata male e per quali motivi? Mi riscoprii curioso di conoscere meglio le sue storie, ma non avevo il coraggio di essere così diretto.
"No, a me non capita" dissi, improvvisamente serio.
Summer si accorse del cambiamento di tono e mi fissò più da vicino, preoccupata. "Ho detto qualcosa di sbagliato?" domandò.
Scossi il capo. Come potevo spiegare che tipo di persona ridicola fossi? Costretto a saltare di letto in letto per non sentirmi solo e per non cedere al dolore lasciato dalla scomparsa di Emily.
"Io non m'innamoro. Io illudo la gente" risposi infine.
Summer sembrò spiazzata dalle mie parole e non disse nulla. Quando fece per aprire bocca, io l'interruppi prontamente e continuai: "Summer, io ti ammiro, sai? Non so nulla delle tue storie d'amore, ma mi sembri così rilassata e a tuo agio. Io non ne sono stato capace."
"È passato tanto tempo dall'ultima volta che sono stata innamorata, ecco perché sono così serena."
"Non importa. Questo non cambia il fatto che tra me e te ci siano differenze."
"E che cosa c'è di male nelle differenze? Non puoi pretendere che siamo tutti uguali. E poi in questo modo avremo qualcosa da insegnarci a vicenda, no?" mi fece notare lei con tono allegro.
Sorrisi e mi appoggiai allo schienale della mia sedia. "Vuoi davvero imparare come passare da un ragazzo all'altro nel giro di quarant'otto ore?" scherzai.
Summer simulò un'espressione corrucciata. "Forse no..."
La mia amica tornò a guardare Simon e la sua band: il cantante stava di nuovo parlando per ringraziare i pochi astanti che erano rimasti ad ascoltare le sue strambe canzoni.
Controllai l'ora sul mio cellulare: erano solo le dieci e mezzo, non troppo tardi per continuare la serata. Avrei voluto approfondire gli argomenti toccati quella sera con Summer, ma non sapevo come e se chiederglielo.
"In ogni caso, Zayn, la scelta di cambiare le cose è tua."
Alzai il capo di scatto alle parole della mia amica. Lei mi stava guardando con aria straordinariamente seria.
"Come?"
"Per essere felice non devi seguire esempi che non soddisfano davvero le tue esigenze."
Strabuzzai gli occhi. "Intendi...?"
Summer annuì. Ero allibito dal fatto che avesse scoperto il piano congegnato alla perfezione da me e Louis tempo addietro.
"Sei davvero sicuro che per reagire al dolore lasciato da una ragazza sia necessario procurare del nuovo dolore ad altre ragazze?" provò a farmi ragionare.
"Non so, io mi sento bene in questo periodo..." ammisi con un certo imbarazzo: probabilmente non era molto prudente confessare a una ragazza che il fatto di trattarne male altre mi rendesse forte e sicuro di me stesso.
"Forse in questo periodo, ma nei prossimi mesi? Ti sentirai ancora così bene dopo aver esaurito la scorta di bambole con cui giocare?" insistette Summer.
"Mi stai dicendo che dovrei..."
"No, non ti sto dicendo che cosa fare. Ti consiglio solo di riflettere attentamente sulla persona che potresti diventare" m'interruppe lei, sorridendo gentile. La vidi tornare a darmi le spalle per applaudire un'altra volta Simon e la sua band, che avevano ufficialmente terminato di suonare. Anch'io battei brevemente le mani, poi allungai un braccio attraverso il tavolino nero e sfiorai la spalla della mia amica. Lei si voltò di scatto e mi guardò incuriosita.
"Summer, io non sono così orribile come forse potresti iniziare a credere" le assicurai in un bisbiglio.
Se la mia nuova amica avesse cominciato a vedermi come una specie di mostro, sarebbe stato difficile dimostrarle il contrario. Lei non mi aveva conosciuto quando io ero ancora il fidanzato fedele e innamoratissimo di Emily Wood; lei usciva e faceva jogging con me in quel periodo così particolare e intenso della mia vita, in cui all'improvviso tutti mi scoprivano e mi desideravano. Lei mi vedeva ora attorniato da tante belle ragazze, in procinto di entrare in un gruppo musicale, e tutto ciò che riusciva a pensare era che io fossi una specie di montato con troppe utopie per la testa.
Ma Summer, al contrario di ciò che mi sarei aspettato, scoppiò a ridere e poggiò la propria mano sulla mia. Quel contatto diretto e inaspettato mi consolò, in qualche modo.
"Io non credo affatto che tu sia un mostro. Perché dovrei giudicarti?" rispose; dopo pochissimo levò la propria mano dalla mia. "Chi ti garantisce che io sia una brava persona? Una ragazza normale? Tu hai le prove che dimostrino che io non ho mai compiuto un omicidio?"
Questa volta toccò a me ridere. Ritrassi la mano e tornai ad appoggiarmi mollemente allo schienale della sedia.
"Scherzi a parte, io non penso che tu sia un terribile ragazzo ossessionato dal sesso. Stai passando una fase della tua vita in cui il distacco ti appare una buona alternativa alla sofferenza amorosa, e questo è giusto, se ti fa stare bene" riprese Summer, assolutamente tranquilla.
Il modo in cui si esprimeva, guardandomi dritto negli occhi senza alcuna titubanza, mi aiutò a comprendere che tuttò ciò era vero: Summer non mi criticava alle spalle per quelle scelte un po' discutibili, non voleva inculcarmi in testa le sue idee e tantomeno credeva di essermi superiore. Lei aveva semplicemente espresso il proprio giudizio, e poco importava che non concordasse con il mio: non avrebbe avuto alcun problema nel continuare a frequentarmi.
"Solo due categorie ti giudicheranno: gli invidiosi e i feriti" proseguì Summer, guardando nella mia direzione e intrecciando le dita delle mani come se fosse in preghiera. "Io non concordo con la tua visione delle cose, ma non mi crea nessun fastidio stare qua a parlare di Bethany piuttosto che di Emily o..."
"... di Kate" completai io.
Summer annuì e rise. "Ecco! Finché saprò di essere in compagnia del vero Zayn Malik, quel ragazzo simpatico ma anche un po' lagnoso quando si tratta di moto", al che mi fece l'occhiolino in segno di complicità, "non avrò problemi nell'affrontare discorsi tipicamente maschili come il numero di prede sessuali conquistate negli ultimi tre giorni."
Scoppiai a ridere e alzai la mano. Summer capì al volo e battemmo il cinque.
"E adesso alza il sedere, ti presento alla band" suggerì poi lei sottovoce, mentre si tirava su dalla propria sedia e rindossava la giacca. "Vuoi anche l'autografo?"
Annuii, ironico. "Se possibile anche con dedica esclusiva... Magari un pezzo tratto da quel brano sul pescivendolo. Come s'intitolava?"
Summer scoppiò in una risatina che cercò inutilmente di attenuare. Sfilò i lunghi capelli da sotto il colletto della giacca e la abbottonò.
"Non essere così critico, potresti ridurti ai loro livelli un giorno" mi redarguì fingendosi seria.
Mi avvicinai a lei e guardai nei suoi occhi neri come la notte: Summer era poco più bassa di me. "Io sarò un ottimo cantante un giorno."
Lei annuì e, senza alcun avviso, mi prese sottobraccio. "E inciderai un intero album dedicato alla sottoscritta, giusto?"
"Non ti basta una canzone?"
Summer sbuffò. "Le canzoni sono da dilettanti. Io sono Summer Wayne!"
Mi condusse fin sotto il palco, tenendomi stretto come se avesse paura che potessi fuggire da un momento all'altro. Simon era ancora sotto le luci dei riflettori: non appena la vide, s'illuminò.
"Summer, mia cara!" esclamò con fare teatrale; balzò giù dal palco, direttamente al nostro fianco, e si sporse per abbracciare e baciare Summer sulle guance.
"Ciao, Simon!" esclamò lei, allegra. "Complimenti per il concerto, mi sembra che il pubblico stia aumentando di serata in serata."
Il suo amico sbuffò, ma pareva lusingato dalle parole di Summer. Anche quando non cantava era bizzarro, sembrava non aver ancora capito di essere sceso dal palcoscenico: muoveva le braccia come se stesse recitando, le espressioni sul suo volto erano estremizzate al limite dell'artificioso.
"Non ne ho idea, so solo che noi siamo più entusiasti che mai. Stiamo preparando nuovo materiale, sarà una vera bomba!" annunciò con un tono di voce che non nascondeva l'emozione.
Summer sorrise cordialmente e fece un breve cenno col capo. "Avvisami quando suonerete di nuovo, verrò a sentirvi molto volentieri!"
"Tu sei sempre la benvenuta, lo sai" rispose lui, e tutto a un tratto mi parve farsi molto più sincero, tralasciando quei suoi modi affettati e plateali. Ero sempre più sicuro che Simon avesse un debole per Summer.
Stavo ancora riflettendo sulle mie silenziose deduzioni, quando la mia amica mi distrasse tirandomi in ballo nella sua conversazione.
"E lui è Zayn Malik, un mio amico del liceo" mi presentò.
Simon sembrò accorgersi solo in quell'istante della mia presenza. Allungai una mano e mi costrinsi a rivolgergli un sorriso gentile. Simon annuì e strinse la presa.
"Molto piacere" disse. "Siete compagni di classe?"
"Oh no, ci siamo conosciuti alle prove col gruppo teatrale" spiegò Summer.
"Complimenti per la musica, il concerto è stato... bello" intervenni per rompere il mio silenzio.
Vidi Summer voltarsi verso di me e per poco non mi lasciai scappare un ghigno divertito. Ero sicuro che lei volesse smascherare le mie bugie per farsi una grossa risata, ma resistetti e sostenni lo sguardo indagatore di Simon.
"Oh, grazie" fece lui, il tono piatto; non si poteva di certo dire che i miei complimenti gli facessero lo stesso effetto di quelli espressi da Summer.
"Voi avete piani per il resto della serata?" s'interessò poi, tornando a guardare verso la nostra amica.
Lei però guardò me. "Noi..." disse, aspettando che intervenissi.
"Noi andremmo a casa..." spiegai, sicuro che quella risposta non sarebbe servita ad attirarmi ulteriori simpatie da parte di Simon.
"Già" convenne Summer rivolta al suo amico, e in quel momento fui sicuro di vederla trattenere un sorrisetto rivelatore.
Il ragazzo annuì, perplesso. "Non vi va nemmeno una birra con noi...?"
"Domani dovrò svegliarmi molto presto. Mi dispiace, Simon" si scusò Summer.
Lui sorrise di sbieco. "Pratichi ancora...?"
"... jogging fotografico, certo!" esclamò lei, entusiasta.
Alzai gli occhi al cielo proprio nel momento in cui Simon guardò nella mia direzione. Ebbi come il presentimento che nella sua testa pensasse che fossi indegno della compagnia di Summer: lui però non sapeva che il mio modo di prendere in giro le manie della ragazza era una mera farsa.
"Be', allora non vi trattengo oltre. Mi ha fatto piacere rivederti, Summer" salutò Simon, tendendosi di nuovo verso di lei e stampando altri due baci sulle sue guance. Poi mi lanciò un'occhiata frettolosa e disse: "Grazie di essere venuto, spero ci rivedremo al prossimo concerto."
Annuii con vigore. "Ovviamente!"
"Ciao, Simon! Buona notte" disse Summer mentre ci avviavamo verso l'uscita del locale.
Solo quando avemmo superato il bancone dell'Harp of Erin e rivolto l'ultimo cenno di saluto ai camerieri, io e la mia amica fummo liberi di lasciarci andare a una grossa risata. Aprii la porta ancora ridendo della scena e Summer mi rifilò un colpetto al braccio.
"Sei un cretino!", e continuò a ridere. "Non devi prenderti gioco dei miei amici!"
Mi strinsi nel cappotto per proteggermi contro l'aria fredda che ci accolse una volta usciti dal pub.
"Senti chi parla! Non eri tu a lanciarmi le tue occhiatine ironiche? Volevi farmi scoppiare davanti a Simon!" replicai, divertito.
Summer rise e attraversò di corsa la strada, diretta al parcheggio dove aveva abbandonato la sua bella moto nera. Affrettai il passo e la raggiunsi.
"Simon è un bravo ragazzo, non ti permetto di prenderlo in giro" scherzò.
"La prossima volta presentami qualche tua amica: vedrai che non mi azzarderò a fare lo sbruffone..."
Summer mi lanciò un ghigno di sfida. "Adesso pensa a chiudere la bocca e a reggerti mentre guido questa."
Mise mano al manubrio destro della moto. Mi porse il casco blu che avevo già indossato all'andata e lo allacciai. Summer fece lo stesso, dopodiché saltò sul sedile.
"Ti avverto che se guiderai come hai fatto prima, io..."
Non feci in tempo a terminare la frase che Summer partì con un terribile rombo del motore. Di nuovo fui sul punto di cadere a terra, mi appiattii contro la schiena della mia amica e pregai che il viaggio durasse il minor tempo possibile.

***

Quando i miei piedi toccarono nuovamente terra, mi sorpresi di essere ancora vivo. Non solo avevo dovuto sopportare la morsa letale di quella fredda notte di inizio marzo, ma mi era toccato anche scongiurare a suon di preghiere il rischio di morire in un frontale con qualche automobile.
Mi sfilai il casco e intercettai il sorriso divertito che increspava le labbra di Summer; glielo porsi e commentai: "La prossima volta guiderò io. Poco ma sicuro."
La mia amica mise via il casco e ridacchiò, ancora in sella. Spense il motore ma non scese.
"Secondo me non vuoi ammettere di esserti divertito un mondo" fece.
"Spero che tu stia scherzando!" ribattei, sconcertato.
La mia amica alzò il volto verso il cielo. Solo dopo qualche istante notai che si stava sforzando di apparire risentita delle mie aspre parole.
"Sarai anche un'attrice, ma ti assicuro che smascherare le tue farse è fin troppo facile" la presi in giro.
Lei scoppiò a ridere e abbandonò l'impresa. "Zayn, sei un mostro! Almeno illudimi di avere talento!"
Risi e tornai più vicino a lei e alla sua moto. "Avevi detto di non considerarmi un mostro. Hai già cambiato idea?" le feci notare.
Qualcosa negli occhi scuri della mia amica cambiò: lei mi guardò con più attenzione e di nuovo mi concesse un sorriso ironico.
"Devi sapere che sono una persona mentalmente instabile, soffro di bipolarità e ogni tanto do segni di schizofrenia ebefrenica" cinguettò come se tutto ciò la rendesse speciale e degna di considerazione.
"È un altro dei tuoi scherzi, vero?" domandai, perplesso.
Lei gettò indietro il capo e scoppiò a ridere di gusto. "Mi stavi credendo!"
"Non avrei potuto, Summer..." smentii. "Schizofrenia ebefrenica... Usi parole come queste e ti aspetti pure di suonare credibile?"
"Non tutti hanno un vocabolario striminzito come il tuo, Zayn" mi punzecchiò volontariamente.
Le rifilai un colpetto e lei rise. La vidi spostare lo sguardo sulla via di casa mia: nonostante non fosse troppo tardi, il quartiere sembrava deserto. Probabilmente ciò era dovuto al fatto che quella fosse una zona residenziale: la movida cittadina di certo non risiedeva nell'East Bowling.
"Sai, in un certo senso sono contento che Emily sia stata una stronza con me" dissi, spezzando il silenzio.
Summer si voltò, incuriosita. "Anche tu sei abbastanza bipolare, a quanto vedo..." scherzò.
Sorrisi. "Pensa se lei non mi avesse mai tradito: non ci saremmo conosciuti."
A quelle parole, lo sguardo di Summer si fece subito più preoccupato. Il cambiamento fu talmente repentino da confondermi le idee: che cos'avevo detto di sbagliato?
Poi, però, lei decise di mettere da parte le sue preoccupazioni e sfoderò di nuovo il suo bel sorriso gentile, lo stesso che le avevo visto stampato in volto quando mi aveva aiutato contro Chad.
"Finché non avrò plasmato il tuo carattere per bene, non potrò dirmi felice di quest'amicizia" replicò scherzosamente.
"Ehi, Summer, dimmi una cosa: riesci a restare seria per più di cinque minuti?"
Ridemmo entrambi e lei scosse il capo, i lunghi capelli lisci che accarezzavano morbidamente le spalle. Riaprì la cinghia che allacciava il suo casco e se lo infilò in testa. Con la visiera ancora alzata, mi rivolse un ultimo sguardo gentile e finalmente confessò: "Uso l'ironia come forma di difesa. I sentimenti e la loro sincerità mi spaventano. Ma sì, in fondo anch'io sono contenta che siamo diventati amici. Sei un ragazzo divertente e la tua compagnia è piacevole."
Sorrisi, soddisfatto che Summer la pensasse come me. Da quando ero uscito dal tunnell della depressione amorosa, lei era la prima ragazza a cui sentivo di voler portare il dovuto rispetto. Louis mi aveva convinto che nessuna più meritasse le mie simpatie, ma con Summer non riuscivo a trattenermi: adoravo i suoi modi di fare bizzarri e la sua ironia alle volte pungente. Era una buona amica e volevo dimostrarglielo.
"E aspetta che Emily si accorga dell'occasione persa, poi vedremo chi riderà per ultimo" concluse Summer in un impeto di sincerità.
Quella sua frase mi sorprese: non solo mi aveva riconosciuto di essere un buon amico, ma adesso avanzava addirittura lunsighe gratuite. Alzai gli occhi e la vidi distogliere i suoi, forse colta da un improvviso imbarazzo: era giunta alla mia stessa conclusione? Forse credeva di essersi spinta troppo oltre con i complimenti?
"Ora devo andare, altrimenti domani farò jogging onirico" scherzò poi, cambiando discorso. Levò il capo, mi guardò nuovamente. "Anzi, faremo... no?"
Sorrisi, colpito: avevo temuto che anche quella volta mi sarebbe toccato faticare per convincerla a rivederci, prima o poi. E alla fine era arrivata quella semplice proposta, che apprezzai come se fosse un regalo tanto atteso.
Annuii. "Faremo, hai detto bene."
Summer mise in moto e mi lanciò un ultimo sorrisetto. "Buona notte, Zayn."
"Buona notte, Summer."

***

Il mattino dopo ci rivedemmo. E fu come se non ci fossimo mai lasciati. La corsa fu difficile, ma col tempo io e Summer ci stavamo abituando a quell'allenamento così pieno di parole: scattavamo fotografie tra una chiacchierata e l'altra, il tutto mentre cercavamo di non fermarci a metà strada e di non perdere quel poco di fiato che ancora riuscivamo a mantenere. E pure jogging stava diventando più divertente: uscivo di casa la mattina di buon umore, raggiungevo Spen View Lane cantando a squarciagola nella mia Peugeot e una volta terminata la corsa e la voglia di fotografare il sole ormai alto nel cielo sopra Bradford, io e la mia amica ci salutavamo. Ovviamente non prima di esserci dati appuntamento al nostro bar di fiducia per la solita colazione in compagnia.
Summer allungò il braccio e afferrò una fetta biscottata dal piattino bianco davanti a me. Non feci in tempo a fermarla che lei si era già portata la fetta biscottata alle labbra. Sorrise, scaltra, mentre masticava con gusto.
"Grazie, Summer" feci, ironico.
Lei smise di masticare e deglutì. Le scappò una risatina leggera e disse: "Stavamo dicendo?"
Sorrisi al suo indirizzo e controllai l'ora: di sovente capitava che perdessimo la cognizione del tempo e arrivassimo in ritardo a scuola.
Poco prima che lei m'interrompesse per rubare dal piattino sul quale era stata servita la mia colazione, io e Summer stavamo chiacchierando a proposito dei viaggi che avevamo intrapreso negli ultimi anni.
"Sei già stata fuori dall'Europa?" ripetei la domanda fatta poco prima ma passata inosservata.
Summer annuì e si pulì le labbra sul proprio tovagliolo viola. "Una sola volta, due anni fa. Sono stata negli Stati Uniti. E tu?"
Scossi il capo. "Mai fuori dall'Europa purtroppo. Però ho viaggiato abbastanza."
"Di solito ti sposti con amici o famiglia?" chiese ancora Summer.
"Preferisco viaggiare coi miei amici: i viaggi sono molto più semplici e meno costosi. Con la mia famiglia ho smesso di viaggiare ormai da anni. Tu invece?"
La mia amica sorrise. "Io spesso viaggio da sola."
Strabuzzai gli occhi, sorpreso dalla risposta. "Cioè fai le valigie e parti quando vuoi e per la meta che vuoi senza...?"
La vidi annuire lentamente, lo sguardo furbesco che mi puntava come se fossi un povero stupido per non riuscire a capire quella semplice formula.
"Ma non ti spaventa viaggiare da sola?" indagai, incuriosito. "E poi una volta che sei all'estero come ti organizzi per... qualsiasi cosa! Con chi esci la sera?"
Summer levò le spalle, incurante. "Non mi spaventa affatto, mi diverte molto anzi! Viaggiare in solitudine è la migliore maniera di incontrare una nuova cultura, perché sei tu con le tue sole capacità di sopravvivenza, non puoi fare affidamento su nessun altro simile a te. Questo ti mette davanti a difficoltà che vanno risolte in stretto contatto con chi conosce il posto, devi informarti, devi conoscere."
"Sei incredibile!" esclamai, ammirato. "Con chi passi il tuo tempo una volta arrivata in una città straniera?"
"Di solito non è difficile fare amicizia" rispose con semplicità. "Molti abitanti simpatizzano per gli stranieri sperduti in un paese che non conoscono."
Risi e Summer sembrò fiera del risultato ottenuto con le proprie parole.
"Comunque adesso dovremmo andare" mi fece poi notare, tornando a controllare l'ora sul piccolo quadrante rotondo del suo orologio. "Non ti sei accorto che siamo di nuovo in ritardo?"
Sorrisi e annuii. "Sì, l'avevo notato, ma mi interessava il nostro discorso."
Summer si alzò di scatto e mi tirò per una mano.
"Dai, andiamo!" esclamò.
La vidi dirigersi verso la cassa del bar e pagare per entrambi. Non smisi di insistere perché prendesse i miei soldi fino a quando non fummo chiusi in macchina. Summer, però, non mi considerò minimamente e solo quando io mi fui arreso con un semplice 'grazie' lei tornò a parlare.
Guidai fino al cortile della Tong High School, ignaro del perché la mia amica avesse così tanta fretta. Durante tutto il tragitto non smise un solo istante di controllare freneticamente l'ora sul proprio orologio da polso: per un attimo pensai che potesse avere un appuntamento galante, visti gli atteggiamenti ambigui.
Parcheggiai e lei scese come un razzo. Si issò lo zainetto in spalla e ripeté: "Fai in fretta, siamo in ritardo!"
"Stai calma, Summer. Non è mai morto nessuno per due minuti di ritardo" cercai di tranquillizzarla.
Lei sospirò e lanciò un'occhiata fugace all'ingresso del liceo: i soliti ritardatari intenti a fumare o a chiacchierare non erano ancora entrati nelle loro classi, quindi non vedevo perché noi dovessimo affrettarci così tanto.
Appena fui di fianco alla mia amica, questa mi afferrò per un braccio e mi trascinò letteralmente verso l'edificio grigio davanti a noi. In pochi minuti fummo all'interno, nonostante le mie pacate proteste.
"Summer, si può sapere perché..." riattaccai a lamentarmi, quando fui interrotto da un debole saluto rivolto proprio a me.
Eravamo arrivati davanti alla mia aula, e di fianco alla grande porta blu ci stava aspettando una bella Bethany vestita interamente di bianco. La fissai, sorpreso di rivederla proprio lì in quel momento. Poi mi voltai fulmineamente in direzione di Summer, ancora al mio fianco, e la vidi tirare fuori un sorrisetto innocente. Non avemmo bisogno di parlare per capirci: seppi all'istante che era stata lei a organizzare quell'incontro con Bethany.
"Ciao, Bethany" salutai, preso in contropiede.
Lei sorrise e mi si avvicinò di un passo. Poi spostò lo sguardo su Summer: quel gesto sembrò suggerire la sua volontà di restare sola in mia compagnia.
"Be', io sono di troppo qui" constatò la mia amica con tono allegro.
Mi scappò un sorriso spontaneo a quelle parole: Summer non sapeva proprio cosa volesse dire essere discreti e la sua schiettezza era proverbiale.
Si alzò in punta di piedi e mi bisbigliò velocemente all'orecchio: "Trattala bene, mi raccomando."
Poi rivolse un cenno di saluto a Bethany, la quale fece una strana smorfia: probabilmente quello era il suo modo di congedare le persone poco gradite. Mentre Summer si allontanava da me e Bethany, pensai con rammarico che quella ragazza si sarebbe attirata le antipatie di molte altre studentesse, di quel passo: ci mostravamo sempre più spesso insieme e non solo in giro per la scuola, ma anche in città.
"Come stai, Zayn?" domandò Bethany con tono dolce.
"Bene, grazie. E tu?" risposi, leggermente in imbarazzo: non mi ero aspettato quella mossa da parte di Summer.
Bethany annuì e si strinse nelle spalle. Poi scoppiò a ridere e lasciò cadere le braccia contro i fianchi. "Mi sento così stupida!" esclamò.
"Perché?" chiesi.
Lei mi guardò. "Tu sei... sei un ragazzo sicuro di sé, affascinante... Insomma, sono qui sotto consiglio della tua amica e non riesco nemmeno a fare quello che mi ero ripromessa."
Notai che Bethany aveva chiamato Summer 'la tua amica', quasi come se pronunciare il suo nome fosse un gesto troppo clemente.
"E che cosa ti eri ripromessa?" domandai, sempre più curioso.
Lei sospirò. "Volevo invitarti a uscire."
Toccò a me sospirare. Non ero stato in grado di affrontare adeguatamente Melanie per dirle che tra noi era finita e ora dovevo rifare tutto da capo con un'altra ragazza.
Forse Bethany se ne accorse, perché subito corse ai ripari dicendo: "Oh, naturalmente non sto parlando di un appuntamento esclusivo tra me e te. Sabato due miei amici daranno una festa a casa loro in centro città e mi farebbe piacere che ci fossi anche tu."
Tra me e me tirai un sospiro di sollievo. Improvvisamente la sua proposta non mi parve più così male. Sorrisi rilassato e replicai: "E chi saranno gli invitati a questa festa?"
Bethany s'illuminò in volto e disse: "Tutte le persone di un certo valore..."
Quell'allusione frenò per un attimo il mio entusiasmo. Mi domandai cosa significasse il valore per Bethany e i suoi amici ed ebbi lo spiacevole presentimento che il loro metro di giudizio avrebbe escluso a priori persone come Summer. Fui sul punto di far notare quel particolare, ma poi mi ricredetti e pensai alle parole della mia amica.
"Trattala bene, mi raccomando."
"Be', suppongo che una festa come si deve sia il modo migliore di terminare questa stancante settimana" conclusi.
Sul viso di Bethany fece capolino uno splendente sorriso che la fece apparire ancora più bella del solito.
"Ti va di scambiarci i numeri di telefono? Così potremo organizzarci meglio prima di sabato."

***

Quel pomeriggio, quando i miei occhi incrociarono quelli di Louis, la prima cosa che pensai fu che avevo un urgente bisogno di giustificazioni. Il mio amico mi squadrava con aria torva, come se gli avessi arrecato il più grande torto di sempre. Sapevo bene quale fosse il motivo di tanto rancore, ma ero deciso a difendere le mie scelte a testa alta.
Passai tutto il tempo delle prove del gruppo extrascolastico appollaiato sulla solita panca a bordo campo, in attesa della fine per poter raggiungere Niall e Louis. Dalla serata al Tokyo Bradford non avevamo più avuto modo di discutere della band, perciò quel pomeriggio non me ne sarei andato fino a quando non fossimo riusciti ad affrontare finalmente il discorso. Assistetti con più attenzione anche alle prove del gruppo teatrale: per la prima volta ebbi la prova del talento di Summer, che si muoveva sul piccolo palco allestito in palestra come se fosse il suo regno. In certi momenti ebbi quasi l'impressione che non stesse recitando affatto: le espressioni sul suo volto, il tono della sua voce e la maniera in cui impersonava il suo personaggio le riuscivano talmente naturali da farmi credere che lei non si chiamasse Summer e non fosse la mia amica che praticava jogging fotografico e guidava motociclette per le strade di Bradford, bensì una sconosciuta spuntata da un mondo parallelo, con indosso vestiti un po' all'antica e modi di fare decisamente eccentrici.
Certe volte mi riscoprivo quasi invidioso di Summer Wayne: era piena di passione per tutto ciò che faceva, nutriva un sincero interesse per ogni campo artistico, si gettava a capofitto in qualsiasi attività ricreativa e non temeva difficoltà od opinioni esterne. Mi chiedevo come fosse umanamente possibile conservare un atteggiamento così aperto a tutto e a tutti senza mai stancarsi. Avevo creduto di trovare una sorta di guida in Louis, che con i suoi pretenziosi dettami amorosi era riuscito a riportarmi sulla retta via; ma adesso Summer si faceva ripidamente strada nella classifica: volevo imitare il suo esempio e impegnarmi anch'io in diverse attività. La sua compagnia mi faceva venir voglia di scoprire il mondo, di non chiudere la mente entro limiti prestabiliti, di vivere accogliendo ogni occasione, positiva o negativa che fosse. Mi ripromisi di metterla a conoscenza della sua grande influenza sul mio modo di fare.
Sentii appena la voce di Chad annunciare la fine delle prove. Quando voltai il capo, intravidi alcuni ragazzi del gruppo teatrale ridere di gusto e salutarsi. Louis e Niall stavano parlando con una ragazza che li accompagnava col clarinetto in qualche brano della scaletta. Aspettai che finissero anche con lei prima di alzarmi e di avvicinarmi al palco.
Chad mi vide e sembrò ricordarsi di me. "Ah, ciao, Zayn. Questa sera possiamo spostare di mezz'ora le prove?" chiese.
"Certo. Ci vediamo alle sette e mezzo?" proposi.
"Va bene. A più tardi."
Louis mi vide e allungò un braccio in segno di saluto. Mi feci avanti e salii i gradini che portavano al palco.
"Ciao, Zayn!" esclamò Niall, indaffarato con alcuni cavi ingarbugliati.
"Ciao a tutti" risposi.
"Ciao" fece Louis con tono sospetto. "Com'è andato l'appuntamento romantico?"
A quelle parole Niall tirò su il capo e sogghignò. Io lo fulminai con un'occhiata che non ammetteva repliche.
"L'uscita in amicizia è andata molto bene, grazie dell'interesse" risposi, ignorando la frecciatina di Louis.
Questo non sembrò convinto. Puntò uno spartito per chitarra nella mia direzione e riprese: "Ha lanciato segnali ambigui? Allusioni?"
Scossi il capo. "Lou', come diavolo ti devo dire che io e...", mi bloccai per paura che Summer potesse sentirmi. Guardai alle mie spalle: di lei non c'era traccia. "Io e Summer non abbiamo intenzione di fidanzarci!" conclusi a bassa voce.
Niall si sfregò le mani impolverate e ci raggiunse. Il sorriso ironico sul suo volto tradiva i suoi pensieri.
"Non mettertici anche tu, Niall" lo anticipai.
Lui alzò le mani. "Io non ho parlato!"
"Entrambi siamo dell'opinione che una ragazza per amica sia un pericolo" si mise in mezzo Louis.
Sospirai e spostai lo sguardo. "Perché dovete trasformare una cosa da nulla in una tragedia?" chiesi.
"Zayn, ti ho portato una cosa" annunciò Louis.
Lo guardai afferrare il proprio zaino ed estrarne due DVD. Me li allungò sotto il naso di modo che ne leggessi i titoli: Amici amanti e... e Amami se hai il coraggio.
Lo guardai, accigliato. "Che cosa significano?"
"Due storie, due finali identici" disse Louis, serio. "Non puoi essere amico di una ragazza senza finire per innamorartene."
Sbuffai e scacciai con la mano i due DVD. "Lou', stai diventando insopportabile. Anziché parlare di queste stronzate, perché non affrontiamo il discorso sulla nostra band?"
Niall batté le mani. "Sono d'accordo! Stavo solo aspettando che qualcuno lo tirasse di nuovo in ballo."
"Bene" fece Louis. "Quando però sarà troppo tardi per sistemare le cose, io non vorrò sentirmi implorare aiuto, è chiaro?"
"Dai, Lou', lascia stare Summer!" mi aiutò Niall, dando una pacca al nostro amico. "Zayn non è un imbecille."
Annuii, lieto del fatto che almeno uno dei miei due amici l'avesse capito.
"E che cos'hai deciso a proposito della band?" mi chiese Louis, un po' meno scuro in volto.
"Penso sia un'ottima idea!" esclamai, emozionato. "Forse all'inizio sono stato un po' frenato da... dalla mia poca dimestichezza, ecco. Ma ci ho riflettuto sopra e mi piacerebbe davvero provare questa novità."
Louis sembrò farsi più rilassato. Ci graziò di un sorriso allegro e guardò verso Niall per assicurarsi che anche lui fosse entusiasta quanto me. Il biondo fece un segno affermativo con la mano e disse: "Allora siamo tutti d'accordo?"
"A quanto pare sì" fece Louis. "Non abbiamo un nome, non abbiamo canzoni, ma possiamo rimediare al tutto nel giro di un mese e mezzo. Ne sono certo."
"Io propongo di cominciare il prima possibile" mi misi in mezzo. "Domani pomeriggio siete liberi?"
"Be', dopo le prove del gruppo sì" rispose Niall. "Tu domani non hai lezione di canto con Chad?"
Scossi il capo. "Io e Chad ci vediamo un giorno sì e uno no. La lezione è questa sera."
"E come stanno andando le cose con lui?" s'interessò Louis, incrociando le braccia al petto.
Sorrisi, soddisfatto. "Molto bene. Chad non si sbilancia mai troppo nel fare apprezzamenti, ma io sono certo di piacergli."
Niall sollevò un pesante amplificatore utilizzato poco prima e si assicurò che non gli scivolasse dalle mani. Poi intercettò il mio sguardo e disse: "Domani verificheremo noi."
Niall si allontanò e io rimasi in compagnia di Louis. Lo aiutai a spostare ancora l'ultimo amplificatore rimasto e portai via la sua chitarra dalla sedia sulla quale l'aveva lasciata. Quando ebbe terminato di prepararsi ad uscire fuori all'aria fresca, con tanto di berretta e guanti, lo seguii giù dagli scalini che conducevano al palco. La palestra era ancora piena di gente, Chad si era soffermato a rispondere alle domande dei due protagonisti dello spettacolo che stavano preparando. A un tratto vidi Summer sbucare da dietro le quinte accompagnata da Sayoko e un'altra ragazza parecchio graziosa e truccata di nero. La mia amica non si accorse di me, ma Louis non perse l'occasione per punzecchiarmi.
"Non sprecare fiato nel negare le cose, se poi le riservi questi sguardi pieni d'amore, Zayn."
Mi voltai di scatto. "Che cosa stai dicendo? Vorrei soltanto darle la notizia del nostro gruppo."
"E perché la spii con quell'aria sospetta?" indagò Louis.
"Non la sto spiando!" mi difesi, indignato per via di quelle accuse del tutto false. "Combinazione lei è spuntata proprio adesso e io..."
Louis alzò gli occhi al cielo. "Zayn, io ho visto questa scena troppo spesso per crederti. Un'amica si trasforma sempre e inevitabilmente in una trappola. Guarda i film che ti ho dato e rifletti attentamente su..."
"Lou', sei paranoico. Perché non provi a conoscerla prima di giudicarmi? Sono sicuro che affascinerebbe anche te, possiede un carisma raro in una ragazza" lo interruppi.
Louis produsse un'esclamazione vittoriosa. "Allora ho ragione io! Tu sei affascinato da Summer!" annunciò a voce troppo alta.
Fortunatamente la mia amica era troppo lontana per riuscire a sentire il nostro discorso. Rifilai un colpo a Louis e gli intimai di abbassare la voce. Ci allontanammo in direzione dell'uscita della palestra. Una volta raggiunte le larghe porte, sicuro che non avrei più corso alcun pericolo, decisi di parlare in modo chiaro e inequivocabile al mio nuovo migliore amico.
"Inizialmente ho chiesto a Summer di uscire perché volevo provare a flirtare con lei" ammisi.
Louis annuì senza interrompermi, segno che aveva finalmente raggiunto il proprio obiettivo: una confessione spontanea.
"Ma lei non è mai sembrata troppo entusiasta delle mie proposte. Ha capito fin da subito a che cosa mirassi" continuai. "Come hai detto tu, Summer è intelligente e non le piaccio."
Louis alzò il proprio sguardo interrogativo su di me e chiese: "E allora perché andate così tanto d'accordo?"
Feci spallucce e seguii il mio amico lungo i corridoi deserti che conducevano dritto all'androne della scuola.
"Il suo interesse nei miei confronti consiste in una semplice amicizia, me l'ha praticamente detto in faccia" spiegai.
"E sei dispiaciuto di questo rifiuto?" domandò ancora Louis, convinto che a forza di scavare sarebbe riuscito a ricavare qualcosa di più di quello scarno resoconto.
"No. Pensavo che se mi avesse rifiutato, io l'avrei lasciata perdere fin da subito, perché sono serio quando dico di non volermi fidanzare. Poi però abbiamo scoperto di andare piuttosto d'accordo insieme e dopo ieri sera..."
M'interruppi ricordando le ultime parole scambiate sul marciapiede di fronte a casa mia. In quel momento avevo sentito di aver davvero trovato un'amica speciale e un po' mi era dispiaciuto che la nostra uscita non fosse durata fino al mattino.
"Dopo ieri sera?" ripeté Louis, più curioso che mai.
Raggiungemmo l'uscita della scuola e ci ritrovammo a battere i denti sul piazzale anteriore, spazzato da un gelido vento che sembrava ostinato nel volerci tormentare.
"Dopo ieri sera sono ancor più convinto che Summer sia una ragazza fantastica" conclusi, sicuro.
Louis non sembrava contento quanto me. "È successo qualcosa in particolare?"
"No, abbiamo solo parlato molto e ci siamo divertiti" risposi.
"E hai intenzione di rivederla il prima possibile?"
"Andremo a fare jogging domani mattina."
"È per questo motivo che non sei più venuto a correre con me?" fece Louis, sconvolto dalla scoperta. "Preferisci spiare la scollatura di Summer Wayne mentre corre piuttosto che parlare con me?!"
Gli diedi un colpo alla spalla e scoppiai a ridere. "Siamo amici. E adesso smettila."
Louis aveva parcheggiato vicino all'entrata della scuola. Aprì la propria auto e posò la chitarra sui sedili posteriori. Poi richiuse la portiera e mi guardò dritto negli occhi.
"Sei mio amico e provo una sincera stima per te, Zayn" disse con fare sereno; tutto a un tratto sembrava aver perso quel suo tono costantemente sarcastico. "Ma se posso permettermi di darti un'opinione, sappi che io non credo nell'amicizia tra maschio e femmina. Se vuoi essere amico di una ragazza, scegline una brutta, una antipatica, una stupida. Non scegliere una ragazza carina, carismatica e scaltra come Summer. Se davvero sei convinto di non volerti fidanzare, stai alla larga dalla tua amica."
Mi mordicchiai il labbro inferiore, sconcertato da quelle parole. Non c'era dubbio sul fatto che Summer corrispondesse perfettamente alla descrizione che Louis ne aveva dato, ma perché mi sarei dovuto privare della sua amicizia per paura di quelle che, secondo me, erano conseguenze evitabili?
"Grazie dei consigli, ma sto frequentando Bethany e a breve uscirò anche con altre ragazze. Summer lo sa e non le verrà mai in mente di mettersi in mezzo" tranquillizzai il mio amico, facendogli l'occhiolino.
Louis sospirò e gettò lo zainetto sul sedile anteriore del passeggero. "Ci vediamo domani, Zayn. Ti procurerò qualche nuovo film demente che parli dell'amicizia tra uomo e donna."
Risi e aspettai che avesse chiuso la portiera prima di salutarlo con un cenno della mano e avviarmi verso la mia Peugeot, parcheggiata lontano da lì.




Salve, popolo di EFP!
Non è passata neanche una settimana dall'ultimo aggiornamento che... rieccomi qui a pubblicare! Sono in quel mese odioso in cui non hai lezione all'università ma devi preparare quaranta esami, quindi oltre a studiare dal mattino alla sera, scrivo, leggo, guardo film, faccio il vegetale, aspetto il bando Erasmus...
Al di là della parentesi sulla mia emozionante routine, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento con questo appuntamento e la conseguente complicità Summer-Zayn (o Summayn?, Zummer?), l'intromissione di Bethany (vi piace?) e la nascita della band di Niall, Louis e Zayn. Sì, lo so, i One Direction si sono formati in tutt'altro modo, ma mi piaceva l'idea di vedere questi tre giovanotti in un gruppo già dai tempi del liceo. Diciamo che ho rivoluzionato un po' la leggenda One Direction, ma... mi auguro che la scelta vi vada comunque a genio. ;)
E ora vi saluto calorosamente senza dilungarmi troppo come al solito. Se vorrete farmi sapere cosa pensate di questo capitolo, se avrete domande o dubbi da chiarire, se vorrete farmi notare errori, io sono qui!
À
 la prochaine fois! :)




Martina
   
 
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