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Autore: darkrin    17/11/2008    2 recensioni
- È proprio per questo che dovrebbe trovare una moglie. - celiò una voce alle loro spalle; - Il matrimonio è la miglior arma contro la solitudine e l’omicidio è l’arma migliore contro il matrimonio. -
- Lady Miriam. - salutò Lord Cornelius con un sorriso la nuova arrivata. - Dove siete stata fino ad ora? -
- A pelare patate. È davvero molto rilassante e… quante volte te lo devo dire Cornelius? Niente Lady. - rispose la ragazza.
[ Perché i punti oscuri sono terribilmente affascinanti. :3 ][INCOMPLETA E ABBANDONATA]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
In cui c’è un gatto matto, un nuovo amore e un banchetto di fiori

 
Alba di un nuovo giorno di primavera. Gli uccellini cinguettavano gioiosi, i fiori cominciavano a riempire le strade anche grazie al lavoro della fioraia bambina, come era conosciuta nei quartieri bassi.
Fiori, sole, uccellini, il cielo era ancora screziato di rosa e arancio.
Una mattina amena. Una mattina che non aveva l’oro in bocca, no, aveva la bellezza e la serenità in bocca.
  
Miriam, quella mattina si svegliò urlando.
In bocca aveva solo i peli del deretano di quel flaccido gatto nero che aveva preso possesso di casa sua.
Il gatto in questione si scostò mormorando tra sé e sé, offeso a morte.
Miriam, saltò in piedi con un diavolo per capello e afferrando una sedia posta accanto al suo letto la lanciò in testa al gatto che fuggì fuori dalla stanza, con la coda tra le gambe.
La ragazza continuò ad ululare per tutto il tempo che impiegò a sciacquarsi la bocca e a vestirsi.
Cosa che le prese, stranamente, il doppio del tempo che impiegava naturalmente.
Quando si guardò nello specchio sbreccato che aveva appeso in stanza sbuffò davanti alle pesanti occhiaie che le segnavano il volto e ai capelli castani tagliati disordinatamente. Legò questi ultimi con un laccio da scarpe e dopo aver nascosto il suo bottino della sera precedente sotto al materasso, uscì.
Il sole era già fastidiosamente caldo e del maledetto gatto non c’erano tracce. Meglio così. Se l’avesse visto l’avrebbe scuoiato vivo.
Era la terza volta che quella palla di pelo le faceva lo stesso scherzo: mettersi seduto sul suo volto. Quell’idiota non imparava proprio mai.
  
  
Quando Eleanor aveva visto Sarleon, il gatto nero meglio conosciuto come maledettissima palla di pelo, attraversare a rotta di collo la piazza del mercato aveva immaginato l’accaduto. Come aveva immaginato di vedere arrivare Miriam, furiosa come una valchiria del nord.
Eleanor aveva sorriso gioiosa.
Non vedeva l’ora che l’amica arrivasse e, canticchiando sottovoce, aveva cominciato a preparare il suo banchetto.
Miriam non l’aveva fatta attendere troppo a lungo, meno di due ore dopo era davanti al banchetto di fiori con un muso da funerale e un’aurea funesta che aveva fatto allontanare tutti i presenti.
Nessuno si sarebbe sorpreso di vederla commettere un omicidio e dopo, sì, che ci sarebbe stato un funerale.
<< Ciao Miriam. >> la salutò Eleanor, dietro al suo banchetto di fiori.
Aveva i capelli scuri, acconciati in una treccia morbida e gli occhi verdi che mandavano lampi di gioia, dietro ad un orecchio aveva incastrato una margherita.
Miriam in risposta grugnì.
<< Hai visto Sarleon? >> domandò.
<< Sì, l’ho visto correre via terrorizzato a morte. Ma che gli hai fatto? >>
<< Che cosa gli ho fatto io? Io? >> gridò Miriam; << Quella stupida palla di pelo ha scambiato di nuovo la mia testa per un cuscino su cui posare le sue chiappe puzzolenti. >>.
Eleanor nascose un sorriso divertito chinando il capo e sistemando i fiori sul suo banchetto, già in ordine perfetto.
Era ricoperto di fiori di tutte le dimensioni e colori, sul alto destro Eleanor aveva poi sistemato in ordine maniacale alcune corolle di fiori. Se c’era una cosa in cui Eleanor era la migliore era proprio nel fare corolle di fiori, aveva cominciato ad intrecciare fiori prima di imparare a camminare, cosa che le creava ancora qualche problema visto lo scarso equilibrio che aveva.
Miriam sbuffò, accasciandosi accanto al carretto dell’amica.
<< Lo odio quel gatto. Un giorno di questi lo spenno. >> affermò convinta.
Eleanor non fece notare che è quantomeno difficile spennare un gatto non essendo, questo, dotato di piume.
<< Ieri sera com’è andata? >> le chiese la fioraia per cambiare discorso.
<< Bene. È stata un’ottima serata. >> celiò Miriam soddisfatta.
<< Quanti ricchi hai derubato? >>
<< Solo una decina. >> rispose Miriam rimirando le sue mani con aria modesta.
Non lo era affatto, ovviamente, modesta. Se c’era qualcuno consapevole del proprio valore quella era proprio Miriam, ma ricevere complimenti era sempre un tale piacere che si divertiva spesso a fingere il contrario.
<< Davvero? Bravissima! >> la festeggiò Eleanor.
Miriam le sorrise.
<< E tu? Non ho visto nuovi fiori per la città. >> affermò; << Che cosa ti è successo? >>.
Eleanor sorrise; estasiata, il volto tondo le si illuminò di gioia mentre stringeva convulsamente un tulipano tra le mani.
Miriam alzò un sopracciglio mentre l’amica si metteva a tergiversare, servendo i clienti che nel frattempo erano accorsi.
<< Mi sono innamorata. >> mormorò alla fine chinando il capo.
Miriam sbatté un paio di volte le palpebre poi esalò un “Ah!”, privo di convinzione.
Eleanor la fissò seccata.
<< Dovresti essere felice per me! >> esclamò.
Ora una precisazione è più che necessaria. Miriam non era priva di delicatezza o di dolcezza, anzi.
Semplicemente con il passare del tempo aveva imparato a prendere con le pinze gli eterni amori di Eleanor che, come da programma, non duravano più di mezza giornata.
Non c’era nessuno capace come Eleanor di innamorarsi ad ogni angolo di una piazza; nessuno in grado di dimenticare un vecchio amore – che pure era stato un eterno amore – con la sua stessa velocità; il tempo di andare da un angolo all’altro della piazza e puff. Già non esisteva più.
Se c’era un punto fermo nella vita di Eleanor non erano certo i suoi piedi né il suo cuore, ma solo e soltanto i fiori.
E a modo loro Sarleon e Miriam.
Dunque Miriam si permise un attimo – o forse due – d’indugio prima di sorridere all’amica, falsa come una moneta falsa e congratularsi con lei.
<< Davvero Eleanor? Che bello! E lui che è? >>
Le chiese infine, non per curiosità, ma perché sapeva che era quello che l’amica voleva sentirsi dire e se anche non avesse notato la danza che Eleanor stava facendo sul posto per trattenere la sua aveva una certa esperienza alle sue spalle.
Eleanor riuscì a trattenersi per altri due secondi, sorprendendo non poco Miriam, e poi esplose.
Saltò sul posto rischiando di far crollare il banchetto che pure aveva allestito con tanta cura e impiegando tanto tempo.
Miriam fece un balzo all’indietro mentre i fiori, crollavano miseramente al suolo in una cascata di colori. Eleanor parve non farci caso, in una situazione normale avrebbe, sicuramente avuto una crisi di nervi, ma in quel momento non se ne curò.
<< Allora, l’ho incontrato ieri sera. E, l’avevo già visto, qualche volta, da lontano, ma ieri, è come se l’avessi visto per la prima volta. Lui era lì, davanti a me, guardava i miei fiori e io … l’ho amato. >> esclamò Eleanor dimenandosi come un’anguilla impazzita.
Miriam annuì, convinta, senza aver capito quasi nulla di tutta quell’interessante faccenda.
<< Rallenta. Rallenta. Chi è lui? >> chiese Miriam, memore di com’era finita la faccenda con il figlio del lattaio, al solito poi, a finire nei guai era stata lei, non Eleanor.
Miriam davvero non capiva come mai quando succedeva un qualche problema a finirci in mezzo era sempre lei – che era solo una povera e onesta ladra di strada – e mai quella pazza della fioraia.
Ma tant’è.
<< Ieri, mi hanno richiesto un grosso carico di fiori quelli del palazzo reale e, ovviamente, ci sono andata subito. Era da un po’ che stavo pensando che sarei dovuta andare da quelle parti. È una delle poche zone della città ancora prive di fiori. Quindi sono andata lì e mi hanno accolta con tutti gli onori che avrebbero fatto a una signora. Mi hanno anche fatto un sacco di complimenti per i fiori, dicendo che non ne hanno mai visti di così belli e chiedendomi come avevo fatto a farli crescere così belli. E io gliel’ho detto. Gli ho detto che parlo con i fiori e loro mi ringraziano così per le mie premure e il mio affetto. >> Eleanor prese fiato; << Insomma, stavo parlando con alcuni funzionari di palazzo, tra cui il famoso Lord Cornelius – renditi conto, ho incontrato Lord Cornelius! – quando è arrivato lui. Tutti si sono voltati a guardarlo, con rispetto. Anche io l’ho fatto, e l’avevo già visto, ovviamente. Chi non l’ha visto almeno una volta, da lontano? Ma averlo di fronte che sorride e parla di fiori è una cosa completamente diversa! >> proseguì Eleanor.
A questo punto Miriam aveva già un brutto, anzi pessimo presentimento ma, per uno strano istinto primordiale, si forzò di chiedere all’amica:
<< Eleanor, lui chi è? >>
Eleanor sorrise, compiaciuta di quella domanda.
<< Re Caspian. >> celiò.
Quello fu il primo infarto della vita di Miriam che, per sua fortuna, ancora non sapeva che da lì a poco le cose sarebbero andate peggiorando.
  
    
  
  
  
~oOo~
 
  
Il ritardo stavolta è stato più che giustificato da un problema al polso ma non sarà sempre così. Spesso sarò in ritardo e basta. u_ù
Sono una lumaca. Una lumaca. *canticchia*
moran92: Sono contenta che ti piaccia. Per gli aggiornamenti... dubito di essere ing rado di aggiornare prima di subito. u_ù
   
Ja ne
   
 - darkrin
   
 
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