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Autore: Inside_My_Mind    07/01/2015    4 recensioni
Il pomello della porta era decorato da un grazioso cartello "Do Not Disturb" e dall'interno della stanza provenivano suoni irripetibili.
Zayn sorrise amabilmente e, dopo aver augurato mentalmente "buona fortuna" all'amico, si allontanò fischiettando.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Siamo a -1 alla fine ragazze, ho deciso di aspettare di avere un numero decente di recensioni per pubblicare il finale. Quindi sotto con i commenti :)


Capitolo 13

 

Ore 09.30:

Nella suite 303 imperversava la solita devastazione post apocalisse. Harry, fischiettando allegramente, infilò nella valigia un paio di camicie dai colori improbabili e pescò dietro al maxischermo al plasma un cappello a tesa larga. Appeso al gancio posteriore c’era un paio di mutandine di pizzo che sarebbe stato stretto a una pulce anoressica. “Di chi saranno?” si chiese remotamente Harry buttandole sul letto sfatto “Della prima o della seconda? Bah… proprio non mi ricordo.”

L’occhio svagato gli cadde sull’ultimo cassetto dell’armadio: il Fantasmagorico Cassetto dei Perizomi, sghignazzò tra sé e sé. Già, la bella ragazza delle pulizie.
La cameriera dalla lingua forcuta e gli occhi da letto. Lei sì che se la ricordava. Ma lei aveva guardato Louis tutta illuminata come un neon ad alto voltaggio e Harry si era ben guardato dal porsi ulteriori problemi: roba troppo profonda, per lui.

“Però magari, un ultimo pensierino…” meditò con un sorrisetto mefistofelico recuperando le mutandine dal letto.

* * *

Ore 09.35:

Nella suite 305 il cellulare di Louis ronzò. Da sotto le coperte uscì una mano vagante che recuperò il telefonino, subito fagocitata di nuovo dalle lenzuola.

“Groan…” mugugnò Louis senza nemmeno sollevare una palpebra.

“Facciamo progressi nel linguaggio dei primati, eh?” scoppiettò la voce di Paul pimpante “Che fai ancora semimorto? Tra venti minuti passo a prendervi!”

“Groff… ump…” gorgogliò il ragazzo aprendo una millimetrica fessura.

“Cos’hai detto? Vuoi una banana?”

“…oglio… rmire…”

“No no no, signorino Tomlinson, non è questa l’ora di dormire. Dobbiamo partire. Hai presente? Aereo. Hostess con bel culo. Casa!”

Louis aprì anche l’altro occhio. Si sentiva abbastanza di merda, anche perché si era addormentato alle sei. Era troppo agitato: la telefonata notturna con la cameriera l’aveva lasciato scombussolato. Aveva provato a tranquillizzarsi anche sorseggiando una tazza di thè, ma niente: gli era rimasta addosso una strana ansia, come un vuoto alla bocca dello stomaco. E dopo appena dieci minuti di sonno agitato, ecco la telefonata di Paul!

“Louis? Devo farti portare una supposta di adrenalina o ti alzi da solo?”

“Uff” sfiatò il giovane imbronciato “Non ho voglia di alzarmi.”

“Davvero!” sogghignò Paul “Di solito sei sempre il primo a voler tornare a casa. E comunque alzati, tra un quarto d’ora sono lì. E sto parlando di un quarto d’ora vero, quindi alza le chiappe. Ora!”

E riattaccò. Louis, imbronciato, rimase a lungo a guardare il soffitto, non riusciva a pensare ad altro che a una voce rotta e malinconica che diceva “Sei adorabile…”.

Perché lo diceva così bene? Perché era così convincente e metteva lo stesso tanta tristezza addosso? Più lo diceva meno lui ci credeva.

“E perché i suoi occhi sono così neri?” sbuffò la voce nella sua testa al ricordo degli occhi e delle ciglia lunghissime e sfarfallanti. Non era normale stare così male per le dannate ciglia di una cameriera: doveva essere di sicuro una malattia, un fetente batterio italiano in grado di provocare quei sintomi anomali.

* * *

Ore 10.40:

“Sei in ritardo di quaranta minuti.” la informò Anna quando Luna mise piede negli spogliatoi. Poi la guardò bene e la sua espressione si indurì come marmo.

“Sei in ritardo di quaranta minuti e hai la faccia che sembra una pizza farcita. Che ti è successo?!?”

“Niente.” mentì malissimo Luna indossando in fretta il grembiule.

“Hai bevuto?”

“Ehm...”

“Le è successo di tutto!” rispose una voce squillante dalla porta: Marta, ovviamente. Luna non fece nemmeno in tempo a pensare di dirle di tacere che la ragazza era già partita come uno Sputnik e prima di tirare il fiato aveva già sciorinato al mondo metà degli affari privati di Luna.

“Ieri sera la signorina ha fatto successo, è stata la star della serata! In tutto l’albergo non si parla d’altro…”

“Davvero?” si informò Anna glaciale.

“Una bomba! Come in un film romantico… Subito si apparta a parlare con Louis Tomlinson…”

“L’ingellato con le bretelle.” spiegò Luisa ad Anna sottovoce.

“… il quale la imbottisce di Martini e le palpa la schiena neanche fosse il suo fisiatra, poi sul più bello arriva Harry Styles…”

“Il cantantucolo dei perizomi.” mormorò sempre Luisa ad Anna.

“… che si mette a palparla anche lui, insomma, i due cagnetti se la litigano come se fosse una fiorentina con l’osso, tanto che arriva il manager a controllare la situazione. Ma la signorina sembra che li abbia esortati tutti quanti a controllarsi lo sfintere…”

“Cieli beati!” esclamò Anna lanciando uno sguardo di terribile rimprovero a Luna che divenne rossa.

“… e poi sia scappata verso gli ascensori, inseguita dal cantantucolo dei perizomi; pare che si sia chiusa dentro l’ascensore con lui, non prima di avergli tirato addosso le scarpe…”

“Co… scarpe?” sfiatò Anna costernata.

“Marta, basta.” supplicò Luna paonazza, ma Marta le rivolse uno sguardo di infinita pena.

“Amore mio, è tutto documentato” rispose implacabile “Anche la storia dell’ascensore… confesso che io l’avrei lasciata sul vago, ma ahimè, Flavio, il ciccione della sorveglianza notturna, sta ammucchiando soldi a badili facendo pagare 5 Euro per assistere alla registrazione video della tua performance col cantantucolo.”

Il viso di Luna diventò bianco come gesso.

“No.” mormorò disperata.

“Eh, sì” la demolì Marta quasi con rimpianto “Devo ammettere che quel film fa venire un bel po’ caldo. Il cantantucolo sembra piuttosto bravino a darci dentro e anche tu… le tue quotazioni sono in netto rialzo, tra il personale dell’albergo! Aspettati qualche richiesta di appuntamento. Devo dirti che nemmeno io pensavo fossi tanto portata, sembri sempre così ingessata! E invece quella cosa che hai fatto con la gamba, quella specie di avvitamento con…”

“Marta, ora basta” sentenziò Anna levandosi in tutta la sua poca statura con tantissima dignità “E tu, Luna…”

La guardò a lungo con una tale delusione negli occhi che Luna dovette smettere di respirare per non scoppiare a piangere.

“Tu vieni a pulire le suite” decise infine Anna distogliendo schifata lo sguardo “Per il resto, ne parliamo dopo.”

* * *

Ore 10.50

L’ascensore saliva verso il sesto piano e il cuore di Luna batteva come un tamburo.

“Se ne sono andati?” chiese sottovoce a Luisa, incapace di trattenere oltre quella domanda che le bruciava al bocca.

Luisa le lanciò uno sguardo di striscio, quasi di compassione.

“Sì, un’ora fa.” rispose secca Anna.

“Bene.” Disse Luna sbattendo le ciglia per non fare uscire le lacrime.

Si sentiva il cuore così dolorante nel petto che se avesse potuto se lo sarebbe strappato via.

“Ti dispiace se io pulisco la 305?” chiese Maria senza alzare lo sguardo da terra.

Anna la guardò: vide il suo capo chino, le sue spalle accasciate e un pochino le fece tenerezza: in fondo era così giovane…
 
“No.” rispose seccamente.

* * *
 
Ore 11.00
 
La suite 305 era immersa in un discreto silenzio. Non c’era il casino da bombardamento atomico della 303: il letto era disfatto ma contenuto e gli asciugamani umidi erano appesi ordinatamente al loro posto. Louis era una personcina più disciplinata di Harry, pensò Luna con una stretta al cuore. Camminò lentamente fino al centro della stanza, stringendosi i gomiti con le mani: era rigida e fredda, in apparenza, ma si sentiva così a pezzi che aveva paura di sfaldarsi, se solo avesse ceduto di un pollice. La stanza era vuota, ma c’era un profumo buonissimo tutto intorno. “L’ultima cosa che mi rimane di lui” pensò Luna.

L’odore era fortissimo in tutta la stanza.  Mentre ripuliva il bagno, prese l’accappatoio, ne era talmente impregnato che provò un dolore così intenso al cuore che dovette piegarsi in due.

Era davvero andato. Louis Tomlinson il folletto se ne era andato e lei non lo avrebbe rivisto mai più. A parte sulle riviste, certo, dove in mezzo a mille foto patinate avrebbe potuto leggere qual’era la sua nuova fidanzata, o sapere le date del tour, o quando e con chi si sarebbe sbronzato la notte…

Chissà,  forse su qualche foto avrebbe rivisto quel sorriso malizioso, un po’ sghembo, perfetto per quella faccetta da elfo… ma non avrebbe mai più sentito la sua voce squittirle dietro assurde ramanzine, né avrebbe mai più annusato il suo odore meraviglioso di limone e pepe rosa e non avrebbe mai più sentito quella esse rotolante, dolcissima… Mai più. Mai più. Mai più.

Luna si accasciò sotto la scrivania Luigi XIV del salotto, nascose la testa fra le ginocchia e pianse, finalmente, tutte le lacrime che il mondo poteva contenere.
   
 
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