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Autore: ilaperla    07/01/2015    4 recensioni
Il destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata?
Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso.
Il destino ha completato il suo corso con lei? O uno scontro può dare inizio a qualcosa di diverso?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai chiesti come ci si sente ad essere rinchiusi in una bolla? In quella specie di carta con le palline, quella adatta per gli imballaggi quando si fanno i traslochi?
Io lo so bene.
Ho sempre provato questa sensazione da anni, la prima volta quando tutte quelle lucine mi passavano sulla testa mentre correvano a salvarmi.
La prima volta in cui il mio corpo smetteva di funzionare, la prima volta in cui mi sentivo fuori da me stessa come una spettatrice passiva della vita che correva, la prima volta in cui provai cosa significa la paura.
 
Ora guardo il soffitto, proprio come quella volta, ma ora senza quelle luci che corrono via e mi chiedo quanto ancora io possa resistere. Quanta forza io abbia ancora per aggrapparmi a questa vita.
La sensazione di star cadendo, ma di non toccare mai terra. Non ancora.
 
Un ticchettio mi fa perdere il contatto visivo con il soffitto e faticosamente poso lo sguardo vicino la porta della mia camera.
Eloise mi sorride, proprio come fa da anni. Un sorriso che nasconde tristezza e dolore.
Uno spettatore estraneo ci crederebbe a quel sorriso, senza soffermarsi sugli occhi arrossati. Ma io no, io la conosco da tanto e la sento distintamente quando entra in casa e si soffia il naso.
Lo so che non è il raffreddore, so che non è allergia. So che è tristezza, so che è dolore.
 
Le sorrido anche io e silenziosamente la invito ad entrare.
Eloise colma la distanza con tre passi e si siede sul letto accarezzandomi la testa.
Il suo calore si propaga per tutto il mio corpo e ne sono rincuorata. Questo significa che io stia ancora vivendo, dopo tutto.
Il calore si propaga dentro me e per un momento mi sento meglio.
 “Ciao” la saluto lieve.
“Come stai oggi?” Mi domanda, scrutando i miei occhi.
“Meglio” mento “stamattina sono riuscita ad alzarmi”.
Eloise rimane in silenzio per un po’ impercettibile, per poi scuotere la testa e inspirare.
“Non mentirmi Alyssa”.
Merda.
Sospiro e volto la testa verso la finestra ancora chiusa.
Non so che ore siano, ma vedo la luce filtrare tra le persiane e so che Eloise arriva sempre verso le dieci.
Ormai perdo facilmente la cognizione del tempo, rimango tutta la notte sveglia ascoltando il ticchettio delle lancette dell’orologio sulla scrivania.
Ascoltando il tempo scorrere. Percependo la vita scivolare.
 
“Ho parlato con tuo padre” mi avvisa lei.
Sospiro nuovamente e chiudo gli occhi. So cosa ne seguirà.
“Mi ha detto che non ti alzi da questo letto da settimane e che menti a me e a tutti. Sono tutte stronzate quelle che mi dici Alyssa. Non provi nemmeno a resistere. Non provi nemmeno a combattere. Quante volte ti ho detto di alzarti da questa merda di letto? Ho perso il conto. E tu cosa fai? Mi dici che ci proverai, ma ogni maledetta volta che torno ti trovo qui”.
“Cosa dovrei fare?” Domando silenziosamente, più a me stessa che ad Eloise.
“Reagire”.
“Ho già reagito El, lo sai e lo sappiamo tutti. Ma sta arrivando. Il momento sta arrivando”.
 
Silenzio.
So che gli occhi della mia migliore amica si sono riempiti di lacrime, so che ha ragione. Ma io non ce la faccio più.
È come se qualcuno pian piano mi stesse togliendo le pile necessarie a vivere.
Mi sto lasciando andare e per la prima volta non ho voglia di reagire.
Sono stanca.
 
“Sai che giorno è oggi?” Mi chiede lei, con voce roca.
Nego con la testa, ancora impaurita di vedere quegli occhi.
“Torna Liam”.
 
 
Reagire.
Un passo dietro l’altro.
Combattere.
Sollevarsi pian piano.
Aggrapparsi.
Fare forza sui punti più stabili.
 
Quando rimango sola nella stanza, respiro lentamente guardando ancora il soffitto.
Dopo un’assenza di tre settimane dei ragazzi da Londra è arrivato il momento di fermare il tour per un po’.
Ho cercato di evitare Liam per tutte queste settimane, non volevo si preoccupasse, così ho fatto in modo di sentirlo il meno tempo possibile.
Poche chiamate, pochi contatti.
Liam ha la capacità di percepire come io stia anche a chilometri e chilometri di distanza e non mi andava a genio il fatto che si sarebbe preoccupato e avrebbe messo da parte quello che gli piace fare.
Non mi va che le persone mi ricordino come un peso.
 
Chiudo gli occhi e riprendo a respirare regolarmente.
Ha ragione Eloise, è ancora tempo di combattere, di aggrapparmi a ciò che posso anche con le unghie.
Non è ancora finita.
 
Con gli occhi chiusi faccio forza sui gomiti e mi ci appoggio, alzandomi pian piano.
Ho ancora paura di aprire gli occhi per constatare che tutto si stia frantumando.
Stringo i denti e appoggio i piedi per terra. Solo quando mi siedo al letto prendo la forza di guardarmi attorno.
Questo, per quanto possa essere un gioco da ragazzi, credo sia la parte più complicata.
Vedere la stanza che ti gira attorno, percepire che stai cadendo in un burrone e che nessuno ti salverà è spaventoso.
Respiro.
1…
Percepisco il cuore battere.
Respiro.
2…
Dentro me c’è ancora la linfa che permette di sopravvivere.
Respiro.
3…
E riaprire gli occhi sul mondo, per capire che la fine non è ancora arrivata…
 
...ma è vicina.
 
 
 
“Possiamo anche tornare a casa” Eloise alla mia destra parla distratta mentre armeggia con il telefonino.
Sposto lo sguardo dal finestrino del taxi per guardare la  mia amica.
“Sai preoccupata?”.
“No” risponde troppo velocemente.
“Harry?” Domando accennando un sorriso.
Sono stata così fuori dal mondo sia mentalmente sia fisicamente che Eloise si è imposta di non parlarmi del suo ex ormai ragazzo, per non farmi pesare nessuna situazione.
 
Lei scrolla le spalle, infilando il cellulare in borsa.
“Perché non me ne parli?”
Eloise si volta verso me e mi regala un sorriso incerto.
“Mi manca” ammette semplicemente.
“Penso che la risposta tu già ce l’abbia”.
Lei sospira e la vedo arrovellarsi per la decisione da prendere. Se tentarci oppure no.
La verità è che alle volte ci complichiamo così tanto, anche se le risposte sono sotto il nostro naso.
Crediamo che una cosa sia impossibile, quando la verità è che basta lasciare andare le cose da sole. In modo semplice, genuino. Senza tentare l’impossibile.
 
Le prendo la mano e la stringo tra le mie.
“Sii felice Eloise, solo questo conta” le sussurro.
Mi sorride, stavolta grata e vedo nei suo occhi la consapevolezza di quello che deve fare.
 
 
POV NIALL
 
La cosa che so far meglio?
Se fosse stata un’intervista per la radio avrei detto suonare la chitarra.
La verità è che la cosa che mi riesce meglio è incasinarmi la vita. Come una perfetta ragazzina adolescente.
 
Mi piacerebbe una volta tanto dire la verità.
Ai giornalisti, ai miei amici, a lei.
La verità, caro mondo infame, è che sono un idiota patentato.
Un ventenne che si prende delle cotte colossali, proprio come i ragazzetti insomma, per le donne dei suoi amici.
Maledizione!
Ho sempre odiato, fin da quando andavo a scuola, il fatto che mi piacessero le ragazze dei mie compagni di classe.
Perdevo la testa sempre per quelle che non potevo avere.
Grazie al cielo cottarelle dove il tutto si affievoliva dopo un po’.
 
Semplicemente mi sentivo un perdente.
Chi diamine avrebbe voluto iniziare una relazione con un ragazzino con i denti storti, che amava Justin Bieber e che perdeva il suo tempo nella sua cameretta a strimpellare una chitarra scordata?
Nessuno, appunto.
 
Gocce di acqua calda mi scivolano sulla spalla mentre strizzo gli occhi per aver solo immaginato di provare qualcosa per Alyssa.
Passo le mani tra i capelli esasperato. Apro gli occhi e mi incanto a vedere l’acqua che silenziosa cade su di me.
Non so nemmeno spiegare cosa mi sia preso.
Portarla nel mio posto segreto, dedicarle quella strofa di Little Things a cui tengo tantissimo, portarla con me alla premier. Non mi era mai capitato di portare con me una ragazza ad eventi del genere.
Ovviamente, tutti a fantasticare e io il primo ho fatto galoppare troppo la mia fantasia.
Una piccola parte di me ci credeva, ci sperava che Alyssa provasse qualcosa per me. E non aveva ancora voluto credere del tutto che scorreva tra noi solo amicizia.
 
Quanto la vita è infame?
Ma il problema è che non finisce tutto qui. La parte peggiore deve ancora arrivare.
La parte peggiore è che quella ragazza, così innocente, deve lasciare tutto troppo presto.
La parte peggiore è che non la vedrò crescere come invece dovrebbe. Come è una priorità per tutti.
La parte peggiore è io non posso fare nulla per trattenerla qui con me.
 
Qualcuno bussa alla porta e mi fa sussultare. Quanto tempo ho passato qui sotto?
“Horan! Sei affogato sotto quella maledetta doccia?” Urla Louis, mentre bussa pesantemente sul legno.
“No, è che l’acqua calda non arrivava ancora”.
“Sarà un problema dei tubi, siamo mancati per parecchio tempo”.
“Già”.
“Comunque muovi in culo Horan, le ragazze sono arrivate”.
Sono qui.
Lei è qui.
Qualcosa nel mio cuore si mette in moto e mi odio, perché non dovrebbe essere così. È sbagliato.
“Ok” rispondo lievemente mentre chiudo l’acqua e finalmente mi decido ad uscire da questa trappola mortale.
 
 
Al piano di sotto si sente vociferare. Un chiacchiericcio leggero, smorzato dalla porta della mia camera chiusa.
Non ho ancora il coraggio di vederla, di guardare quell’Alyssa così cambiata da quando la conobbi per la prima volta.
Abbiamo fatto qualche chiamata via Skype mentre eravamo in viaggio e lei era sempre più deperita, ogni maledetto giorno che passava.
Vedere i suoi occhi limpidi però, che brillavano ancora, dava la speranza non solo a me ma anche al mio miglior amico. Liam.
Sentirlo piangere silenziosamente fuori dal bus è stato come un pugno al petto.
Credo di non aver mai sentito piangere Liam prima d’ora. Nemmeno quando la storia con Danielle era ormai destinata a finire.
Sentirlo piangere è stato forse il momento peggiore.
Dove ci porterà il futuro? Sono consapevole che parecchie cose cambieranno quando… bhe, quando il momento sarà arrivato.
 
Sbuffando mi allungo sul letto per prendere, da sotto, la mia chitarra.
Ho un motivo che mi frulla in testa da giorni.
È come se la mia testa volesse scrivere qualcosa, apro la custodia e rileggo i miei appunti scarabocchiati e pieni di linee di cancellatura.
Appoggio il gomito sul letto e prendo a leggere quelle frasi per trovarne un senso.
 
Nuovamente qualcuno bussa alla porta e distrattamente lo invito ad entrare.
“Qualcuno non è sceso a salutarci”.
Quella voce mi fa sussultare e scatto a sedere sul letto.
“Io… io… avevo da fare”.
“Da quando balbetti biondo?”
Alyssa sorride e con un passo strascicato entra in camera.
La prima cosa che noto è di quanto i miei timori siano stati fondati.
È magra, piccola e sembra stanca. Molto di più di quanto potesse apparire su uno schermo del pc.
“No… non sto balbettando”.
“Certo, raccontalo a qualcun altro”.
 
Rimaniamo in silenzio mentre io continuo a fissarla.
Vorrei prendere quello che gli scorre dentro e bruciarlo. Vorrei darle una seconda possibilità. Vorrei darle un pezzetto della mia anima affinché lei possa continuare a vivere.
“Posso?” Mi domanda poi, slacciando il nostro contatto visivo, indicando la parte di letto vuoto.
Mi faccio più in la e la invito a sedersi accanto a me.
La vedo camminare lentamente e aggrapparsi al muro, sul suo volto passa un lampo di dolore ma subito lo maschera sedendosi vicino a me.
Il suo odore di vaniglia mi avvolge. È delicato e dolce, un perfetto profumo da abbinare a questa ragazza.
“Cosa facevi?”
 
Sbatto le palpebre, prendendomi a pugni mentalmente per essere nuovamente incappato in questi particolari che non posso soffermarsi su di lei.
“Componevo” alzo il foglio e faccio vedere quello a cui stavo lavorando.
Alyssa si porta le mani alla bocca mortificata.
“Oddio, sono una stupida. Stavi lavorando e ti ho disturbato per niente”.
“Tu non sei niente”.
“Ma sono una stupida”.
“Bhe… quello forse un po’ si” le sorrido e lei apre un occhio per guardarmi per poi lasciarmi un pugno, troppo debole, sul braccio.
“Horan non sei divertente”.
“Altri direbbero il contrario”.
“Sei tornato modesto a quanto vedo”.
Scrollo le spalle e pizzico le corde della chitarra.
 
“Posso avere l’esclusiva?” Mi domanda sottovoce.
Alzo la testa e la trovo con la testa inclinata di lato, sorridente. E dentro di me gioisco, perché non sta solo sorridendo con le labbra, ma anche i suoi occhi sono allegri.
“Di cosa?” Domando, staccando i polpastrelli dalle corde.
Lei fa segno verso il foglio.
“Non è ancora finita”.
“O andiamo… solo una piccola parte”.
“Ma non l’ha ascoltata nessuno ancora”.
 
Alyssa rimane in silenzio e abbassa lo sguardo sulle sue unghie.
“Potrei non sentirla mai” sussurra.
Il cuore smette di battere, lo sento distintamente. È come un colpo al petto che squarcia tutto sul suo cammino.
“Bhè… insomma, potrei avere altro da fare” sdrammatizza ancora lei, tornando a sorridere.
Ma stavolta il sorriso non ha niente a cui vedere con quello di prima.
Ingoio a vuoto e chiudo gli occhi.
 
Senza parlare afferro la chitarra sulla gamba sinistra e appoggio il foglio sul copriletto.
Gli accordi mi passano nella mente silenziosi, ormai conosciuti a memoria. Sono lì da tre settimane ormai, come se dovessi mettere nero su bianco quello che nascondo.
Perché la verità è che tutti nascondiamo qualcosa.
 
I know how it goes
I know how it goes from wrong and right
Silence and sound
The day ever hold each other tight like us
The day ever fight like us

 
You and I
We don’t wanna be like them
We can make it till the end
Nothing can come between you and I
 
Faccio risuonare l’ultimo accordo improvvisato all’ultimo e lascio che il nuovo silenzio scenda tra noi.
Tutto mi sarei aspettato, tranne quello che accade subito dopo.
Alyssa appoggia la sua testa sulla mia spalla destra e la sento sospirare.
Rimango con il fiato sospeso, riesco a sentire il suo suono delicato del respiro un po’ affannoso, come se sulle spalle le gravasse un peso troppo per lei. Come realmente è.
Il suo odore così gentile e famigliare mi invade le narici e come un riflesso incondizionato, appoggio delicatamente la mia testa sulla sua. In un intreccio fatto di emozione.
You and I” canticchia alla fine lei, riuscendo a sorridere anche con la voce.
 
“Ti è piaciuta?” Le chiedo sollevando la testa e guardandola dall’altro.
Lei rimane in quella posizione. La vedo sorridere e chiudere gli occhi.
“E’ come se tu volessi dire qualcosa con quelle frasi”.
Merda.
“Bhè… in verità… insomma” merda, merda, merda, cosa devo fare? Dirle la verità?
No non posso. Sarebbe tutto sbagliato.
Lei si fida di me, siamo degli ottimi amici e se dovessi aprire il mio cuore sarebbe tutto sbagliato.
Quello che abbiamo costruito fino ad ora verrebbe tutto smontato, per non parlare di quello che accadrebbe con Liam, con il gruppo.
Tutto per cosa? Una mia cotta.
Sarebbe troppo difficile dirle quello che mi passa per la testa e che collega il cuore.
E sarebbe troppo facile dare sfogo ai miei sentimenti senza pensare alle conseguenze. Ma non è possibile.
Nel momento in cui prendo la decisione definitiva, sento qualcosa dentro di me incrinarsi.
 
“Non lo so, è che ultimamente c’è troppo amore nell’aria e mi sono sentito in dovere di contribuire anche io” dico, mentre appoggio la chitarra per terra ed evito lo sguardo di Alyssa.
Cazzo, che diavolo di giustificazione è?
“Ti manca l’amore?” Domanda lei.
“Non sono innamorato da molto tempo Aly. Diciamo che mi sono preso una pausa” le sorrido, non incrociando il suo sguardo.
“Non siamo noi a decidere quando e come innamorarci, Niall. Quando accadrà colei a cui darai il tuo cuore sarà fortunata”.
“Già…” sussurro passandomi una mano tra i capelli freschi di taglio nuovo.
“Andiamo dai, i ragazzi hanno deciso di fare karaoke stasera” annuncia lei, alzandosi lentamente e avviandosi alla porta.
Quando ci arriva, si volta mi sorride e mi fa segno di seguirla.
 
Gia, quando mi innamorerò colei a cui donerò il mio cuore sarà fortunata. Peccato non esserlo anch’io.
Perché una parte del mio cuore sarà sempre legata a te, Alyssa.
 
POV ALYSSA
 
“Diamine Lou, sei tornato senza voce. Ringrazia che il tour sia finito. Altrimenti sarebbe stato come quella volta che facesti cilecca” dice Zayn, mentre si siede in poltrona dopo aver duettato con Louis che arrancava dietro ogni nota di Hakuna Matata del Re Leone.
“Zitto Malik, quella volta fu un eccezione” sdrammatizza il ragazzo, trafficando con un nuovo cd per il karaoke.
“Ricordate la figuraccia?” Domanda Harry ridendo come un forsennato.
“Il povero Niall non sapeva dove mettere la faccia tanto erano le risate” aggiunge Liam, allargando le braccia sulla spalliera del divano.
Io ed Eloise sedute su due sedie del salotto, guardiamo i ragazzi battibeccarsi.
Mi fa piacere vederli così spensierati e in questo momento potrei anche dimenticarmi di tutto il casino che c’è dentro me.
“Come dimenticare il suo acuto esponenziale” ridacchia Niall sorseggiando la sua birra.
“Quando avete finito avvisatemi” risponde Louis immusonito, mentre si siede per terra a gambe incrociate e preme play sul lettore dvd.
“A chi tocca?” Domanda Liam guardandosi attorno.
“Eloise e Harry” annuncio facendo voltare in mia direzione tutti gli sguardi della sala.
Lo ammetto, ho sbirciato il prossimo titolo che aveva in serbo Louis e non ho visto un motivo più ghiotto per farli esibire insieme.
“Non so cantare” obietta la mia amica, incrociando le braccia al petto.
“Non potrai essere peggiore di Hazza” decreta Zayn facendomi l’occhiolino.
Lo ringrazio con un cenno della testa per la dritta, so che cosa hanno passato in queste settimane. Un Harry con il muso lungo attaccato perennemente a un telefono per parlare con la mia amica, che declinava tutte le sue chiamate.
Harry si alza in piedi e aspetta che Eloise gli venga accanto.
“Ricordami di strozzarti” mi fa sapere silenziosamente lei, mentre si alza e raggiunge il riccio.
 
La canzone “Uno sguardo d’amore” della Bella e la Bestia mi sembrava adatta a loro due.
Eloise inizia impacciata a leggere sullo schermo a un metro di distanza da Harry, lui dal suo canto quando arriva il suo turno si fa più vicino e finalmente lei alza il suo sguardo su di lui.
Arranca sulla seconda strofa, impegnata a guardare gli occhi verdi del moro. Harry allunga una mano titubante ma quello che ne segue sorprende non solo lui stesso, ma anche noi che li guardiamo.
Eloise allaccia le sue dita alla grande mano di Harry e gli sorride arrossendo.
Completano in sincronia l’ultima strofa della canzone e con un piccolo saltello, la mia amica si trova tra le braccia del suo non più ex ragazzo, a quanto pare.
Inutile dire che dalla platea si alza un forte applauso.
“Era ora!” Sancisce fischiando Louis.
 
Ad un tratto una mano cinge la mia spalla e quando alzo lo sguardo trovo Liam che mi sorride e mi strizza l’occhio.
“Grande pensata”.
“Era palese che si volevano e non potevo sopportare ancora un altro giorno in più il piagnucolare di Harry nelle video chiamate” rispondo all’enfasi di Liam.
Ma la verità è che sono fatti troppo bene per non stare insieme. Sono come le figurine e gli album da completare, necessari l’uno per l’altra.
“Tocca a noi” mi esorta sorridendo il mio ragazzo, mentre mi allunga una mano.
“Cosa hai in serbo per me?” Gli domando seguendolo.
“Una sorpresa”.
Lo vedo trafficare con i titoli delle canzoni successive.
Mi volto un attimo e vedo i due ritrovati piccioncini seduti accanto, fitti in una conversazione che racchiude solo loro in un involucro di dolcezza.
Suppongo che abbiano milioni di cose da dirsi e da recuperare.
Il mio sguardo si sposta su quel ragazzo biondo che mi sta fissando.
Gli faccio un cenno con la mano e Niall sembra ridestarsi, mi sorride e ricambia il mio cenno impacciato.
Ripenso al discorso di prima avuto nella sua stanza e il suo cambio repentino di visione, lo conosco da poco è vero, ma lo considero uno dei miei più cari amici e credo che mi stia nascondendo qualcosa.
Il problema è sapere cosa, lo vedo chiuso in se steso, nel suo bozzolo e non riesco ancora a comprendere cosa nasconde.
“Pronta?” Mi domanda Liam, passandomi il microfono.
“Sono nata pronta”.
 
Le note di “Il mio inizio sei tu” di Anastasia risuona nella stanza.
Adoro quel film, ricordo ancora la prima volta che lo vidi e una piccola fitta di dispiacere mi risuona come un vecchio eco nel petto.
Mia madre.
 
Venivamo da esperienze sbagliate,
ben lontani dal vedersi mai più
ma siamo qua fabbricanti di sogni,
                   il mio inizio sei tu
 
Sorrido a Liam.
Sono sicura del fatto che abbia scelto apposta questa canzone.
Ripenso a quando ci scontrammo per la prima volta, sconosciuti, con la certezza che non ci saremmo mai più visti in vita nostra.
Quanto può sbagliare la nostra concezione.
La vita ci riserva sempre delle sorprese inattese. E per una volta, questa è una sorpresa meravigliosa. Che ha arricchito la mia vita da tutti i punti di vista.
 
Sconosciuti tu non eri nei piani,
stiam vivendo nuove complicità
ma era un po' che il cuore voleva
Funzionerà
 
Ha funzionato, continua a funzionare e dentro di me funzionerà per sempre.
 
Con te che io voglio riempire i miei giorni
Te che io voglio far veri i miei sogni
Questo viaggio ha porti sicuri
Chiari contorni…
Ci sarò per la fine del mondo
Ci sarò per amarti di più
E così se chiami rispondo
Il mio vero inizio sei tu
 
Perché Liam per me è stato tutto, i miei giorni, i miei sogni, il mio mondo.
E sono felice di andare via con questa consapevolezza.
Sono felice perché sono consapevole che lo amerò per sempre. Fino alla fine.
 
La nostra vita passata
Cercando felicità
Con te un futuro ce l'ho
Lo aspettavo da un po'
Niente ora ci cambierà
 
E questa vita mi ha dato felicità, mi ha dato un futuro, mi ha dato Liam.
 
Con te che io voglio riempire i miei giorni
Te che io voglio far veri i miei sogni
Questo viaggio ha porti sicuri
Chiari contorni…
Ci sarò per la fine del mondo
Ci sarò per amarti di più
E così se chiami rispondo
Il mio vero inizio sei tu
 
La canzone finisce e io mi trovo stupidamente con le lacrime agli occhi e un sorriso raggiante sulle labbra.
Non importa. No, non importa quanto tempo io ancora resti qui.
Sono contenta di quello che il destino mi ha riservato.
Mi ha riservato lui. Liam. Il mio inizio.
 
 
“Grazie per la serata” annuncio mentre scendo dalla macchina, accompagnata da Liam.
“Grazie a te” mi risponde aiutandomi ad aprire il piccolo cancello di ferro della mia villetta a schiera.
“Sarai stanchissimo”.
Liam si ferma difronte e si mette le mani nelle tasche sospirando.
“Sto bene tesoro, tu sarai stanca e vorrei che fossi già a letto”.
Mi avvicino sorridendo e gli appoggio una mano sul suo fianco.
“Non importa, una serata come questa mi mancava da troppo tempo e starti accanto mi ha fatto sentire meglio”.
Lui accenna un piccolo sorriso forzato e la cosa mi fa incrinare il cuore.
Abbasso la testa e fisso i miei piedi mentre Liam rimane in silenzio con lo sguardo perso in alto nel cielo.
È come se volesse svincolare il momento, è come se non fosse qui con me.
“Cosa c’è Liam?” Gli domando torturandomi il labbro, impaurita delle conseguenze alla mia domanda.
“Niente, probabilmente hai ragione tu. Sono solamente stanco”.
Ancora con la testa abbassata accenno a un movimento affermativo della testa.
“Ora vado” annuncio guardando le luci accese della cucina in casa “mio padre mi starà aspettando”.
Sento Liam avvicinarsi e prendermi il viso tra le mani.
I nostri sguardi si incrociano e i suoi occhi brillano di luce propria. Straordinari.
“Ti amo” mi sussurra prima di appoggiare le labbra delicatamente sulla mia fronte.
Chiudo gli occhi per inebriarmi di quella situazione e crogiolandomi nella convinzione che realmente questo gelo sia dovuto al fatto di essere stanco. Dopo tutto abbiamo passato una serata tranquilla insieme e quella canzone è stata simpatica cantarla insieme.
No, non è nient’altro.
Il suo bacio, troppo breve, si scioglie e Liam fa un passo fuori dal cancelletto.
“Buonanotte” lo saluto mentre chiude la portiera della macchina e si allontana nella notte.
E il mio ultimo pensiero mentre guardo i fanalini rossi è che vorrei essere con lui per scacciargli via tutte quelle paure che gli annidano il cervello. E cancellare anche le mie.
 
“Papà, sono a casa” annuncio togliendomi la giacca dalle spalle e appendendola al guardaroba.
Un vociferare sommesso si blocca di colpo dal salotto.
Strano, mio padre ha compagnia? E soprattutto, chi ci viene a fare visita a quest’ora della sera?
A passo malfermo mi avvicino alla stanza da cui provenivano le voci e la prima cosa che mi colpisce è una borsa di medie dimensioni rossa, appoggiata ai piedi del divanetto.
Subito dopo quello che nota la vista è una signora con i capelli a caschetto ben curati biondi che da le spalle alla porta.
È in piedi e difronte a lei c’è mio padre seduto alla sedia del tavolo del salotto.
Sono pronta a chiedere chi sia quella signora ben posata e che ci fa in casa nostra.
Ma la domanda mi muore in gola non appena noto il volto della donna.
Un volto che credevo di aver rimosso dalla mia vista.
Un volto che avevo fatto finta di rimuovere dalla mia vita.
Quegli occhi, sono difficili da dimenticare. Come potrei?
Erano sempre quelli che vedevo prima di addormentarmi. Erano i primi che vidi non appena mi svegliai in quel maledetto ospedale la prima volta in cui l’inferno iniziò a scorrere dentro di me.
E sono gli ultimi che vedo prima che un burrone mi sovrasti.
Sento il cuore palpitare più del normale, sento caldo, mentre la mia voce pian piano si spegne sull’unica parola che mai più avrei creduto di pronunciare in vita mia.
Mamma

 
 
Un grazie sentito con tutto il cuore a chi mi ha dato la spinta, a chi è rimasto e sempre ci sarà.
Grazie per avermi aspettato, ve ne sarò eternamente grata.
Buon anno a tutti voi. 
Vostra
-IlaPerla-

 
  
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