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Autore: fewde    07/01/2015    0 recensioni
Gilth poteva nascondere i suoi pensieri a Fede quando parlavano, ma ora non poteva fare molto. La ragazza stava diventando abbastanza brava e lui era troppo debole in quella forma per respingere la sua mente.
Fede si lasciò invadere dalla sensazione mista di preoccupazione ed eccitazione di Gilth e provò ad analizzarla, come faceva spesso negli ultimi giorni, da quando l’aveva avvertita per la prima volta.
"Non è che c’è qualcosa che mi devi dire?"
Ma sapeva che in quel momento Gilth non le avrebbe potuto rispondere. Voleva solo prepararlo al discorso che le avrebbe fatto la sera a casa.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo me è troppo rischioso che io stia qui!
Zitto!
Non sto parlando.
Gilth si spostò in un angolo, vicino alla parete, ma Fede gli diede subito una botta, perché aveva creato un rigonfiamento visibile anche alla professoressa.
Aiha!
Non puoi metterti in quel modo! Accucciati e stai fermo.
Ma non mi potevo infilare nello zaino? Tanto non abbiamo bisogno di parlarci per sentirci.
E certo! E come lo vedi il compito? Stai fermo lì e non fare rumore!
Una donna con occhi verdi attenti iniziò a circolare per la classe distribuendo dei fogli.
Portava un vestito vistoso di seta rossa e i capelli scurissimi raccolti in un fermaglio verde.
Fede non capiva che interesse avesse la sua professoressa a venire così ben messa a scuola, ma ormai, dopo due anni, ci aveva fatto l’abitudine.
La donna le consegnò un foglio e Fede iniziò il suo compito.
Gilth, dammi una mano, non ci sto capendo niente!
Aspetta che da qui non vedo…
Fede fece per spostare il suo astuccio, ma nel piazzarlo davanti al suo compito, lo fece cadere a terra.
Scusa Gilth.
Si chinò a raccoglierlo facendo attenzione a non sballottarlo troppo, ma quando lo rimise sul banco si trovò davanti la faccia della professoressa.
«E’ un quarto d’ora che metti e togli le mani da questo astuccio! Cosa c’è dentro?»
«Niente professoressa!»
L’insegnante lo prese e lo ribaltò, vuotandone il contenuto sul banco: come Fede aveva affermato non avrebbe trovato nulla di compromettente. Dentro c’era una gomma, ormai ridotta alquanto male che Fede si divertiva a fare a pezzettini e a lanciare ai suoi compagni, due penne, un paio di forbici e una catenina d’oro. La professoressa esaminò attentamente il ciondolo. Lo caratterizzava un motivo circolare di rami intricati fra loro e all’interno un numero: 161.
«Molto bello» notò la professoressa, «continua il compito ora».
Fede rimise il tutto dentro l’astuccio e pulì il foglio del compito dai detriti di grafite, e da qualche pelo che erano caduti insieme alle penne sul banco e che, probabilmente, si erano depositati sul fondo dell’astuccio durante il corso  di tutto l’anno.
Gilth, tranquillo, torna.
Eccomi, ma cerca di non farti beccare!
Di nuovo si creò un piccolo rigonfiamento su un angolo dell’astuccio, questa volta, però, quasi impercettibile, e con cautela Fede vi avvicinò il foglio.
 
Gilth la aiutò ed il compito probabilmente le sarebbe andato più che bene.
Consegnò per prima, poi prese il ciondolo, se lo mise al collo e chiese alla professoressa di andare al bagno.
Gilth poteva nascondere i suoi pensieri a Fede quando parlavano, ma ora non poteva fare molto. La ragazza stava diventando abbastanza brava e lui era troppo debole in quella forma per respingere la sua mente.
Fede si lasciò invadere dalla sensazione mista di preoccupazione ed eccitazione di Gilth e provò ad analizzarla, come faceva spesso negli ultimi giorni, da quando l’aveva avvertita per la prima volta.
Non è che c’è qualcosa che mi devi dire?
Ma sapeva che in quel momento Gilth non le avrebbe potuto rispondere. Voleva solo prepararlo al discorso che le avrebbe fatto la sera a casa.
 
Mancava ancora un’ora alla fine delle lezioni, un’ora inutile. La scuola era agli sgoccioli e la maggior parte degli insegnanti preferivano starsene lì fermi e lasciare gli alunni liberi di fare ciò che volevano.
«Lo stress prende anche loro eh?»la voce di Luca veniva da un angolo della classe nel quale lui, Fede, Giulia, Flavia e Marco si stavano rilassando, mentre la professoressa di inglese aveva preferito rifarsi lo smalto che fare lezione
«Dai, infondo anche loro sono dovuti stare rinchiusi qua dentro per nove mesi».
Flavia sorrise un attimo. «Oggi a che ora ci vediamo?»
«Direi alle 3 in piscina».
Fede stava per dire che le andava bene quando all’improvviso un no le iniziò a girare nella testa.
Vuoi che non vada Gilth?
Il no si fece più forte nella mente di Fede. «Non so se io posso venire, ieri ho litigato con mia madre, poi vi faccio sapere». Cercò di mettere più amarezza possibile nel tono di voce, ma l’unica cosa che riuscì a trasmettere fu preoccupazione.
Dopo un po’ di proteste da parte degli altri quattro suonò la campanella e Fede fu salva dal dare spiegazioni.
Mentre uscivano Flavia la affiancò. «Se non puoi venire in piscina, vengo io da te, non ho voglia di lasciarti sola».
«Se mia madre non mi fa uscire non ti farebbe neanche venire a casa mia» mentì Fede. «Dai, dopo ti chiamo e, al massimo, ci vediamo domani a scuola».
«Ok… ciao».
 
Arrivata a casa Fede si tolse il ciondolo e lo lanciò sul letto in modo che Gilth potesse trasformarsi.
Era abbastanza turbata. «Perché non hai voluto che andassi con gli altri in piscina oggi?»
Gilth si mosse sul letto, poi dal bordo saltò sulla scrivania di Fede. «Siediti, dobbiamo parlare. Ho capito che ormai aspettare non avrebbe più senso».
Fede si sedette sul letto, con le ginocchia al petto e la schiena appoggiata alla parete.
«A sedici anni ogni proprietario di un aware deve fare una scelta: o continuare il suo cammino con lui, oppure abbandonarlo e perdere tutti i ricordi a lui legati».
«E’ ovvio che voglio restare con te!»
«Aspetta. La cosa non è così semplice». Gilth fece passare la lunga criniera di pelo nero e rosso che gli ricopriva tutto il dorso nella sua preziosissima gemma rosso vermiglio. «Quando compirai sedici anni io dovrò tornarmene nel mio mondo, e se sceglierai di venire con me non potrai più tornare qui fino ai diciannove anni. E’ una scelta importante e che devi compiere da sola». Gilth continuava a passeggiare a quattro zampe sulla scrivania con un’aria imperiosa e più seria che mai. «Verresti per affrontare una scuola di tre anni nella quale impareresti ad usare i tuoi poteri e poi dovresti scegliere cosa fare della tua vita».
Fede era profondamente turbata dalle parole del suo aware, ma cercò di non scomporsi e chiese a Gilth di lasciarla pensare da sola. Il suo aware tornò una catenina dorata.
Mancava una settimana ai suoi sedici anni.

 


Angolo dell'autore. Mi auto scrivo Alleluia! Io amo il genere fantasy, e questa storia la volevo scrivere da tempo! Spero di riuscire ad andare avanti abbastanza spedito e non come al mio solito *tossicchia*. Fatemi sapere che ne pensate mi raccomando!
  
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