GINNY
Le batteva così forte il
cuore che pensava si sarebbe
fermato. Non riusciva a definire, scientificamente e in modo esaustivo,
ciò che
provava in quell’esatto momento. Percepiva le mani di Draco
ovunque: sulla
schiena che l’accarezzavano dolcemente, sulle guance, con i
pollici che le
sfioravano le guance e sui bottoni della camicia, mentre li slacciava
con
lentezza, come se fosse il momento più solenne del mondo. La
sua pelle fremeva
dove la toccava e ogni terminazione nervosa pulsava. Nonostante fosse
tutto
molto naturale, Ginny sentiva di essere rossa per
l’imbarazzo, però fino a
quando Draco la baciava andava tutto bene. Era elettrizzata dal
nervosismo,
sensibilissima ad ogni suo tocco e tesa come una corda di violino.
Ormai la sua
camicia era del tutto aperta e lasciava intravedere il reggiseno nero a
pois
bianchi. Il ragazzo smise di baciarla e sollevò le mani,
posandole sui suoi
fianchi, osservandola affascinato. Notando la sua inquietudine
tentennante,
cercò di sdrammatizzare con un sorriso sornione: -Indossi
davvero un reggiseno
a pois?!- Ginevra abbassò gli occhi e fece le spallucce,
grata per la
distrazione: -Certo, perché? Io adoro i pois, ma se non ti
piacciono…- quindi
cercò di divincolarsi, fingendosi impermalosita e
ricominciò ad allacciarsi i
bottoni, guardando di sottecchi la
sua
reazione e mordendosi un labbro per non ridere. In men che non si dica,
si
sentì sollevare e si trovò fra le braccia di
Draco, che aveva un sorrisetto
compiaciuto in volto come il gatto che ha preso l’uccellino:
-Abbastanza
galante per lei, madame?- Ginny gli stampò un bacio sonoro
sulla guance, mentre
il biondo camminava verso il letto per adagiarla fra le lenzuola:
-Grazie, sì,
messere- Aveva le mani intrecciate dietro la sua nuca, ai capelli
chiari e
percepiva quanto era forte, quanto era snello e asciutto. Profumava
vagamente
di pelle e di sale e di Draco. La rossa iniziò a posargli
piccoli baci sul
collo, seguendo una scia che collegava l’orecchio alla
mandibola e suscitando
il suo evidente piacere, tanto che il ragazzo rallentò
l’andatura e piegò la
testa per facilitarle il lavoro. Sentendosi potente e bella, bella per Draco, riconoscendo di essere al
sicuro tra le sue braccia come in nessun altro posto al mondo, rese il
bacio
più serrato e gli lasciò un segno rosso proprio
sopra la clavicola. Poi si
allontanò e rimirò la sua opera. Gli occhi
adamantini del biondo incatenarono i
suoi in una morsa che lasciò senza fiato, quindi scesero sul
succhiotto.
-Sei
soddisfatta?-
domandò divertito e ansante, gettandole uno sguardo obliquo
che non seppe ben
interpretare.
-Sì- rispose maliziosa
–E’ quasi a forma di cuore- Draco
fece finta di lasciarla cadere, con un suo urlo sconcertato, ma poi la
riprese
al volo e la gettò sul letto scatenando le sue sonore
proteste.
-AH SEI DELICATO CON LA TUA RAGAZZA,
MI DICONO!- gridò tra
le risate, rotolandosi nel letto tra le lenzuola di raso verde scuro.
Il biondo
non le diede il tempo di lamentarsi ancora perché
iniziò a baciarla sul collo
con lo stesso trattamento che lei gli aveva riservato. Ginny si sciolse
sotto
il suo tocco delicato, abbandonando ogni timore, eppure fu presa alla
sprovvista quando Draco le lasciò un segno identico al suo
alla base del collo.
Spalancò gli occhi e si strinse alla sua schiena quando
scese ancora più giù,
mentre le slacciava piano il gancetto del reggiseno. Anche se un
po’
frastornata, era profondamente grata che stesse prendendo
l’iniziativa: non
sapeva proprio da dove cominciare e si sentiva piccola e inesperta. Le
sue
uniche esperienze si riducevano drasticamente rispetto a quelle che
aveva
vissuto Draco (giravano delle voci su di lui che avrebbero fatto
arrossire
perfino Rita Skeeter, nonostante avesse qualche dubbio sulla
fonte…), ma sentiva
comunque il bisogno fisico di stargli vicino, più vicino,
così gli tolse del
tutto la camicia e senza smettere di baciarlo si sfilò la
gonna, con la pelle
d’oca ben visibile sulla pelle pallida. Gli occhi grigi del
ragazzo si
allacciarono ai suoi, preoccupati: -Ti faccio così paura?-
Sembrava talmente abbattuto che Ginny
lo rassicurò con
troppa foga, confondendosi: -No, guarda, non sei tu, ma nemmeno io!
E’ che lo
voglio tanto, ti voglio tanto, ma
non
so come fare…- la voce si affievolì piano piano.
Ginevra vide passare mille
emozioni sul viso di Draco, dalla confusione al panico e si
sentì morire,
perché aveva rovinato il loro mesiversario. Poi lo vide
distendersi e sentì un
sussurro accanto al suo orecchio: -Tu stai ferma allora. Se davvero te
la
senti, fa quello che ti va. Sono a tua disposizione- Annuì,
leggermente
rincuorata e riappoggiò la testa sul cuscino, mentre il suo
ragazzo
ricominciava a baciarla piano, pianissimo, come se fosse di vetro e
potesse
spezzarsi. Solitamente Draco era caloroso con lei, la abbracciava con
passione,
la stringeva forte, sapendo che non le piaceva fare la bambola di
porcellana in
una teca, eppure apprezzò che fosse così cauto
questa volta. Sentì le sue mani
calde risalire sul suo corpo, sfiorandole le cosce, i fianchi, le
braccia e
provò una scarica di brividi incontrollabili. Chiuse gli
occhi, concentrandosi
sul bacio, che si faceva mano a mano più profondo,
più pieno e sul tocco delle
dita sulla pelle. Un po’ rassicurata, fece la stessa cosa ed
iniziò ad
esplorare il suo corpo, accarezzando gli addominali piatti e i muscoli
guizzanti della schiena come se non li avesse mai visti prima.
Sollevò il
pallido braccio sinistro del ragazzo, con l’orrido sfregio
nero del Signore
Oscuro che spiccava, mentre Draco deglutiva a disagio e intrecciava le
dita con
le sue, stringendole forse un po’ troppo forte. Per Ginny era
evidente che
faceva di tutto per non ritrarsi al suo tocco e al suo sguardo,
nonostante
tremasse. Tracciò una linea di baci dal suo collo fino alla
spalla, facendogli
chiudere gli occhi dal piacere, quindi scese più in basso,
avvicinandosi al
tatuaggio quasi pulsante, fino a posare pianissimo le labbra su di
esso. Non
aveva paura del Marchio e le dispiaceva pensare che Draco,
così orgoglioso e
testardo, si vergognasse. Spesso era furiosa e non sapeva bene contro
chi
scatenare la sua rabbia: contro Lucius Malfoy forse? Contro Voldemort?
Era un
segno del male, certo, però che colpa ne aveva lui se gli
era stato imposto?
Sempre tutti, ad Hogwarts, avevano ritenuto Draco codardo, meschino,
inattaccabile, eppure nessuno aveva mai pensato a che cosa aveva
davvero
sofferto. Neppure lei, fino a quando non gli era stata così
legata…
Continuò la sua
esplorazione, sfiorando appena le scapole
sporgenti. Molte parti le erano conosciute, se non care
–l’incavo del suo
collo, dove spesso si addormentava, le labbra, le mani- però
altre erano una
nuova scoperta. Lo stesso doveva essere per lui, visto che la guardava
con
occhi diversi. Erano grigi scuri, attenti, celati da qualche ciuffo di
capelli
biondi che gli ricadeva sul viso perfetto. Più bello che mai.
-Ti faccio così paura?-
gli chiese usando la sua stessa domanda,
respirando appena e solleticando la sua guancia con un dito. I loro
sguardi non
si lasciarono, verde nell’argento.
Draco le mise un ricciolo rosso
dietro l’orecchio e prima di
chinarsi sul suo seno, le bisbigliò all’orecchio:
- Sono terrorizzato, non si
vede?- In realtà, Ginevra non ebbe proprio il tempo di
pensare alla sua risposta,
perché provò una sensazione così forte
che dovette stringersi le lenzuola e
chiudere gli occhi. Mai, mai in tutta la sua vita si era data
così
completamente a qualcuno. Non offriva solo il suo corpo a Draco, gli
donava il
suo intero cuore, che sembrava messo a nudo, scoperto, pulsante.
Provò il
desiderio insopprimibile di fondersi con lui, di condividere
quell’urgenza che
montava dentro di lei e che le faceva diventare il sangue fuoco caldo;
tolse
ogni altro pezzo di stoffa che li separava, assaporando il contatto
bollente
delle loro pelli l’una sull’altra.
Affondò il viso nel suo collo e le dita nei
suoi capelli, abbracciandolo per non lasciarlo più andare.
Era così bello… Non
poteva credere che fosse davvero suo. Forse un contratto di matrimonio
lo
legava ad un’altra ragazza, ma qualcosa di più
importante di un pezzo di carta
li univa e sembrava resistere nonostante tutti gli ostacoli che si
erano
presentati in quei mesi.
Non provò nemmeno a
parlare, perché nessuna parola poteva
descrivere quello che in realtà stava provando. E nemmeno, sinceramente,
voleva farlo: per una
volta desiderava solo stare con lui, in tutto e per tutto e non
perdersi
neanche un momento.
…
Un po’ di ore dopo, la luna
non era più così alta e il cielo
stava assumendo una tonalità azzurrina più chiara
e aranciata sull’orizzonte.
L’unica grande finestra della Stanza delle
Necessità era spalancata. Le tende
volteggiavano e frusciavano impalpabili, mosse dal venticello lieve che
proveniva dall’esterno. Ginny era accoccolata sul petto di
Draco, che si alzava
e si abbassava confortante al ritmo del suo respiro, avvolta in uno
strato di
lenzuola verdi. Osservava in pace il mondo che si svegliava nel
più solenne
silenzio, mentre lui si attorcigliava un ricciolo ramato intorno al
dito. Ogni
parola era superflua. Ad un certo punto, Draco si fermò,
così lei alzò gli
occhi silenziosamente interrogativi verso di lui e lo pregò,
divertita:
-Continua dai, mi piaceva- Draco rise di cuore e lei si
sentì felice; era
sereno finalmente, dopo tanto tempo passato fra dubbi, preoccupazioni e
incertezze
logoranti. Evangeline era lontana, lontanissima da dove si trovavano,
ma non
del tutto scomparsa. Ginevra poteva solo immaginare quanto sarebbe
stato bello
avere un momento di pace totale. Si alzò, sollevando le
coperte con sé per
coprirsi, ed iniziò a cercare i suoi vestiti.
-Cosa fai?- Draco la
guardò con gli occhi socchiusi, steso
languidamente come un felino stanco.
-Vieni, andiamo a inseguire
l’alba- la giornata si
prospettava troppo bella per stare al chiuso. Si avvicinò
alla finestra,
rabbrividendo piacevolmente per i soffi di vento freschi che si
intrufolavano
nelle lenzuola. Quando si girò per ribadire il concetto, il
ragazzo, a pancia
in giù, aveva il viso profondamente affondato nel cuscino.
Ginny, piena di
disappunto, ma dopotutto divertita, prese la rincorsa e
saltò sul letto, buttandoglisi
addosso con tutto il suo peso e pungolandolo con le dita: -Draco!
Svegliati!
Su, su. Hai dormito un sacco- Richiamato all’appello,
alzò un sopracciglio e le
fece notare, malizioso: -Guarda che la fatica l’ho fatta
tutta io ieri sera-
Lei arrossì e gli diede qualche schiaffetto motivazionale,
spostando comunque gli
occhi dal suo corpo nudo per un vago imbarazzo. Alla fine anche Draco
si alzò e
si vestì con nonchalance. Indossò un paio di
jeans stracciati sulle ginocchia e
una maglietta grigia, che lo resero più giovane di quanto le
cicatrici sul suo
corpo o lo sguardo adulto non mostrassero. Però, questo
doveva ammetterlo, gli
stavano benissimo. Aveva tutti i capelli spettinati, tanto che a Ginny
venne
voglia di passarci una mano in mezzo per sistemarli; si contenne e la
unì invece
alla sua, allacciandole. Lei si mise addosso il suo famoso maglione
nero con i
bordi verdi e prese di nascosto un pacchetto, incartato
d’argento, mettendolo
nella tasca posteriore dei jeans. Tenendosi sempre per mano, uscirono
nel silenzio
del castello addormentato, passeggiando nei corridoi vuoti, appena
illuminati
dalla luce nascente. Non c’era proprio nessuno in giro,
nemmeno in biblioteca,
dove certi studenti rimanevano a ripassare fino a tarda ora (o si
addormentavano con le teste sui libri), mentre gli Elfi domestici
stavano già
preparando la colazione, testimoniata da un goloso profumo di dolci
appena
sfornati. I due ragazzi arrivarono fino al Portone e uscirono in
giardino. Un
leggero strato di rugiada bagnava l’erba verde, punteggiata
di qualche
violetta, segno della primavera quasi inoltrata. Ginny si
slacciò le scarpe e
proseguì a piedi nudi, ridacchiando per il contatto fresco
sotto le dita. Draco
era rimasto indietro di qualche passo e la osservava intensamente, la
testa un
po’ inclinata di lato e l’ombra di un sorriso sulle
labbra. Solo per lui, alzò
le mani sopra la testa e fece una ruota, atterrando ai suoi piedi e
scoccandogli un bacio sonoro sulla guancia. Sentiva di avere i capelli
tutti
arruffati, eppure Draco la guardava come se fosse la cosa
più bella che avesse
mai visto, anche se leggermente malinconico. Quanto avrebbe voluto
imparare le
basi della Legilimanzia, solo per capire cosa gli passava per la testa
in quei
momenti. Però subito lo Slytherin si riscosse e, posandole
un braccio sulle
spalle, la accompagnò in riva al lago Nero. Le onde
battevano dolcemente le
sponde sabbiose e il sole nascente si rifletteva cangiante e aranciato
su di
esse. L’aria era tiepida e la sensazione della riva umida e
ruvida sotto ai
suoi piedi confortante. Passeggiarono costeggiando il lago, mentre il
sole si
alzava davanti a loro e sorgeva dalle acque. Si fermarono sotto la
quercia
imponente, le cui gemme iniziavano a spuntare, verdi e tenere. Ginny
alzò gli
occhi verso di lui, gli accarezzò una guancia e Draco
assecondò il suo
movimento con la testa, senza mai distogliere lo sguardo magnetico e
abbracciandola alla vita. Deglutendo, con l’altra mano la
rossa sfilò il
pacchetto che aveva nascosto nella tasca dei jeans e glielo chiuse nel
pugno,
elettrizzata. Sentiva mille puffole che saltavano di qua e di
là nel suo
stomaco e un nodo alla gola. Draco era sorpreso, ma non solo, era
commosso; la
guardò con gli occhi che scintillavano di gioia: -Posso
aprirlo?-
Ginny trattenne lo sbuffo,
però alzò comunque gli occhi al
cielo e con celata dolcezza rispose: -No, te l’ho dato solo
perchè tu guardassi
il pacchetto- Lo osservò con il cuore che martellava mentre
scartava il dono con
la frenesia di un bambino, il che le fece pensare che non avesse mai
ricevuto
molto regali. Alla fine, scivolò fuori un sottile bracciale
di cuoio nero intrecciato,
semplice, con una piccolissima fata incisa sulla chiusura
d’argento. Solo chi
sapeva dove guardare l’avrebbe potuta riconoscere e,
soprattutto, collegare al
medaglione di Ginevra.
-Buon settiversario…?-
buttò lì, sorridendo.
Draco le diede un lungo bacio e, alla
fine, senza che quasi
se ne accorgesse, Ginny aveva un anellino al dito: -Buon settiversario-
Okay, non ho idea di come sia partorire, ma io credo di esserci andata molto vicino con la stesura di questo doloroso, difficile, romantico (awwww <3), imbarazzato, goffo capitolo. Mi vergogno un po' per il mio ritardo imperdonabile, perciò ciao. Vi voglio bene
Viola