NOTA: piccolo consiglio per la lettura… ad un certo punto, una parte della storia sarà introdotta da un asterisco. Da quel punto in poi vi suggerisco di ascoltare la sigla di “Battle Spirits - Dan il Guerriero Rosso”, o la versione italiana (https://www.youtube.com/watch?v=cR2EJKgo52g) o quella giapponese (https://www.youtube.com/watch?v=550D8g9qUUM)… secondo me merita. ^-^
Capitolo 2
La ragazza,
invece, doveva raggiungere il luogo dove avevano deciso di incontrarsi.
Era
felice che gli altri fossero stati d’accordo di riunirsi a
poca distanza dalla
spiaggia, permettendole così di passare il tempo con le
amiche fino all’ultimo
minuto.
Continuando a
godersi il sole e il cielo azzurro, Mai arrivò non molto
tempo dopo al luogo
prestabilito. Era stata un’idea di Kenzo quella di proporre
il luogo dove, ormai
quasi quattro anni prima, lei e lui si erano incontrati per parlare un
po’ di
quello che era successo nel futuro. Mai sorrise e salì sul
largo muretto che
delimitava il marciapiede. Chiuse gli occhi e inspirò
l’aria che veniva spinta
da una leggera brezza. Lasciò cadere la borsa a terra e vi
si sedette accanto.
Dietro di lei, oltre la strada, c’era la stazione del tram da
cui probabilmente
sarebbero venuti gli altri. I suoi grandi occhi ametista si posarono
sulla
spiaggia sottostante, affollata di bagnanti che si godevano gli ultimi
giorni
di sole prima dell’imminente inizio dell’autunno.
Le grida e le risate
arrivavano forti fino a lei. Lentamente, iniziò a dondolare
le gambe e il suo
sguardo tornò a posarsi sul lontano orizzonte del mare.
Tutto sembrava così
vivo, così allegro. Anche il mare sembrava scintillare in
modo diverso, quasi
contagiato da coloro che nelle sue acque cristalline cercavano
refrigerio dal
caldo della giornata.
Era veramente
una giornata splendida: cielo azzurro e terso, pigri nuvoloni bianchi
che
sembravano stiracchiarsi all’orizzonte, mare limpido e
scintillante, spiaggia
bianca e festosa, una brezza leggera che rendeva ancora più
perfetto il clima
non più caldo e afoso di quell’estate che stava
volgendo al termine.
I primi tempi
le era stato difficile vedere gli altri così felici in un
giorno così doloroso
per lei, quando i suoi pensieri si facevano più malinconici.
Le prime volte
passava quelle mattine al cimitero, da Dan. Ma quel giorno non aveva
potuto.
Forse era stato quel sogno, forse le sensazioni delle ultime settimane
che
sembravano volerle far credere di poter tornare a Gran RoRo…
ma aveva sentito
che il modo migliore per ricordare Dan fosse quello di essere felice. E
se Gran
RoRo l’avesse veramente richiamata, sarebbe andata nonostante
i dubbi e le
paure. Anche se il pensiero che non ci fosse Dan, l’avrebbe
fatta soffrire.
Era stata una
quattordicenne ostinata e testarda, alla ricerca della fama e del
successo, una
ragazzina che dietro una scorza di superficialità e
indifferenza nascondeva il
suo profondo desiderio di aiutare gli altri. Una ragazzina che a Gran
RoRo
aveva imparato a sacrificarsi e ad avere fiducia negli altri.
Era diventata
una sedicenne che nascondeva nel cuore il dolore di essere stata
sconfitta,
piegata dall’odio degli altri. Una ragazza che aveva cercato
nel futuro un modo
per riscattare il passato, che aveva riscoperto la gentilezza e la
disponibilità usandole però per nascondere il
proprio animo combattivo, per non
soffrire ancora. Il futuro le aveva mostrato che poteva ancora essere
entrambe
e aveva lottato di nuovo per coloro che soffrivano.
E nel corso di
quegli anni aveva scoperto che cosa significava amare. Prima troppo
orgogliosa
per ammetterlo, poi troppo spaventata di soffrire per dichiararlo.
C’era voluta
tutta l’avventura del futuro per curare le vecchie ferite e
darle la
possibilità di scoprire di essere ricambiata. Aveva
finalmente scoperto che
cosa significasse amare, anche se per poco tempo.
Mai
alzò lo
sguardo verso il cielo azzurro, dove gli uccelli si libravano liberi e
leggeri.
Per mesi, dopo quel giorno aveva creduto di essere di nuovo in
trappola. Ora,
finalmente era di nuovo libera come loro. Era cresciuta e maturata
ancora in
quegli anni, era riuscita a venire a patti con tutte le esperienze
belle e
brutte che aveva affrontato. Il Guerriero Viola e il membro
dell’equipaggio
della Sophia si erano fuse in
un’unica persona, ora pronta a mostrare sia il suo lato dolce
sia quello
determinato, una giovane donna che non avrebbe più dovuto
aver paura di amare e
anche di soffrire. Lo doveva anche a Dan, lui avrebbe voluto vederla
felice…
“Sorpresa!”
Mai
sobbalzò a
quella parola quasi gridata nel suo orecchio e sentendo due mani che si
posavano sulle sue spalle. Quasi perse l’equilibrio e dovette
afferrarsi al
bordo del muretto per non cadere di sotto. Con il cuore che batteva
quasi
volesse uscire dal petto, la ragazza si voltò con gli occhi
sgranati solo per
incontrare il volto sorridente di Hideto.
“Tu
sei… tu
sei…”
Hideto sorrise
mentre Mai cercava di trovare una parola adatta per mostrare il suo
disappunto,
ma senza offenderlo troppo. Indignata dal divertimento che lui sembrava
trovare, la ragazza afferrò la borsa per colpirlo con essa.
L’intento bellicoso
era però vanificato dal sorriso spuntato sulle sue labbra.
“Sei
uno
stupido, Hideto!”
Il ragazzo,
che
le sembrava ancora più cresciuto dall’ultima
volta, scansò ridendo l’arma
impropria di Mai e si alzò in piedi. Per qualche istante i
due si fissarono
negli occhi e Mai cercò di mostrarsi molto
offesa. Alla fine, però, Hideto le porse la mano per
aiutarla ad alzarsi e
sulle labbra di Mai eruppe un radioso sorriso. I due si abbracciarono
per
qualche istante, fino a quando Mai si staccò da lui.
“Allora,
da
quale parte del mondo sbuchi questa volta?”
Hideto sorrise
e alzò le spalle. “Oh, non molto lontano. Ero in
Australia.”
Mai lo
colpì
sul braccio con la mano. “E cosa aspettavi a rispondermi
allora?”
Il Guerriero
Blu sorrise ironico. “Scusa, la prossima volta mi porto il
computer nel deserto
e lo carico con l’aria rovente.”
La ragazza
incrociò le braccia e sbuffò. “Potresti
sempre portarti un caricabatteria ad
energia solare.”
Dopo un
istante, Mai guardò di sottecchi l’amico e i due
si ritrovarono di nuovo a
ridere. Hideto, mentre guardava l’amica, non poteva che
essere felice. Lui e
Kenzo avevano avuto paura che Mai non ce l’avrebbe fatta a
superare la perdita
di Dan. I primi tempi aveva sempre fatto così fatica a
ridere e sorridere. Ora
invece si vedeva che era finalmente serena. Aveva sempre saputo che Mai
era una
ragazza forte e il futuro, nonostante tutto, l’aveva aiutata
come aveva aiutato
anche lui e tutti gli altri. Avevano avuto bisogno di ritrovare fiducia
in sé
stessi. Dan sarebbe stato felice di sapere che il suo sacrificio non
fosse stato
vano. Ora però come faceva a raccontarle dei suoi strani
sogni e sensazioni? Se
erano solo sue illusioni? Non voleva rischiare di fare crescere
speranze
infondate né in lei né negli altri.
“Allora?”
Hideto si
riscosse e si accorse che Mai lo stava guardando in attesa.
Un’espressione
confusa apparve sul volto del ragazzo.
“Scusa?”
Mai sorrise
paziente. “Non mi racconti niente del tuo viaggio?”
A quel punto
Hideto capì. “Ah, sì, scusa. Ero solo
sovrappensiero.”
La ragazza
scosse la testa. “Non ti preoccupare. Pensavo fosse un modo
carino per passare
il tempo fino a quando non arrivano gli altri.”
Hideto
annuì.
“Certo. Comunque la prossima volta decidiamo con largo
anticipo. Così io non mi
sogno di andare chissà dove ed essere costretto a prendere
l’aereo di notte.”
Mai
spalancò
gli occhi sorpresa. “Potevi avvertirmi… avremmo
potuto posticipare. Magari
rimandare a domani. Sarai stanchissimo!”
Fu il turno di
Hideto questa volta scuotere la testa. Il suo sguardo si fece serio.
“Non
avrei
mancato quest’appuntamento per nulla al mondo. Non solo
perché siamo gli ultimi
Maestri della Luce.”
Mai
capì che
cosa Hideto aveva lasciato in sospeso e gli sorrise grata. In quei
quattro anni
i suoi amici avevano sempre cercato di starle vicino e anche quando lei
aveva
ripreso a duellare, accettando il dolore e andando avanti, avevano
sempre
cercato di esserci nell’anniversario della scomparsa di Dan.
Prima che uno
dei due potesse dire qualcos’altro, un movimento alle spalle
di Mai attirò la
loro attenzione. Hideto fu il primo a sorridere e alzare la mano in
segno di
saluto, mentre la ragazza si voltò e si accorse anche lei di
chi fosse appena
arrivato salutandolo subito dopo.
Yuuki si
fermò
accanto ai due amici e ricambiò il saluto.
“Credevamo
fossi scomparso, Hideto. Mai cominciava a credere che ti fossi dato
alla
macchia.”
Hideto sorrise
e scosse una mano.
“Questione
risolta. Mai ha decretato che la prossima volta che vado in Australia
devo
portarmi un computer che possa usare un caricabatteria ad energia
solare.”
La ragazza
annuì
soddisfatta. “Non mi sembra una cattiva idea.”
Hideto
preferì
non proseguire il discorso anche perché effettivamente non
era una cattiva idea
e tornò a prestare la propria attenzione a Yuuki.
“Allora,
Yuuki.
Come va?”
Erano un paio
di mesi che non si vedevano tutti e quattro, anche se si erano tenuti
in
contatto con le email e il telefono. In quegli anni erano stati tutti e
quattro
allo stesso tempo lontani e vicini: lontani perché dovevano
prendere le proprie
strade, vicini perché fossero sempre pronti ad aiutarsi gli
uni con gli altri.
Yuuki e Mai erano forse stati i due che più di tutti avevano
avuto bisogno di
aiuto, ma anche Hideto e Kenzo si erano sentiti più forti
con l’appoggio degli
amici.
“Considerato
tutto, potrebbe andare meglio. Ma già il fatto che nessuno
mi abbia ancora
riconosciuto è qualcosa.”
Yuuki aveva
ragione e lo sapevano sia Mai sia Hideto. Fin dai loro primi incontri
quell’incognita era rimasta. Cosa sarebbe successo se un
giorno qualcuno avesse
riconosciuto Yuuki come il Guerriero Bianco creduto morto cinque anni
prima? I
primi tempi erano tutti stati molto sospettosi e avevano preferito
incontrarsi
a casa di Elisabeth. Ma per fortuna anche Yuuki erano cresciuto e a
quanto
sembrava le persone dimenticavano facilmente un volto quando non erano
costrette a ricordarselo.
Proprio in
quel
momento arrivò il tram che si fermò sferragliando
davanti alla piccola stazione
e attirando l’attenzione dei tre ragazzi. Una testa dai
riconoscibilissimi
capelli verdi fece capolino dal mezzo di trasporto e si
infilò di corsa nel
piccolo sottopassaggio che passava sotto i binari. I tre ragazzi
sorrisero e si
misero in attesa dell’ultimo Maestro della Luce. Kenzo,
infatti, non si fece
attendere a lungo e sbucò trafelato dal sottopassaggio. Era
fin troppo evidente
la paura che il ragazzino aveva avuto di arrivare in ritardo.
Notando i tre
amici, Kenzo aveva alzato il braccio per salutarli e aveva percorso di
corsa
gli ultimi metri che lo separavano da loro.
“Scusate!
So
che sono in ritardo… ma non mi ero proprio accorto
dell’ora!”
Hideto mise
una
mano sulla spalla del ragazzino, piegato in due dallo sforzo e
impegnato nel
tentativo di riprendere fiato.
“Guarda
che non
scappavamo mica. Non serviva che corressi, soprattutto con questo
caldo!”
Kenzo,
riuscito
finalmente a riempire a sufficienza i polmoni di ossigeno, si
risistemò gli
occhiali e guardò l’amico indispettito.
“Lo
sai che ci
tengo alla puntualità. Stavo facendo una ricerca e non ho
guardato l’ora.”
Il che non era
neppure una bugia, pensò Kenzo. La realtà era che
aveva usato la maggior parte
del tempo per scervellarsi sulle strane sensazioni provate nelle
settimane
precedenti. Ma, in fin dei conti, il risultato era stato lo stesso e
tanto
valeva pensare ancora un po’ se dirlo agli altri oppure no.
Hideto sorrise
divertito e alzò le mani sconfitto.
“Non
sia mai
che il nostro piccolo genio non riesca nei suoi mirabolanti
progetti!”
Kenzo lo
fissò
leggermente offeso. “Non è questo il punto! E lo
sai! Non mi sarei mai perso
una nostra rimpatriata.”
Mai e Yuuki
sorrisero guardando lo scambio tra i due e alla fine la ragazza
passò un
braccio attorno alle spalle del ragazzino per rassicurarlo. Per un
attimo le
sembrò di essere tornata a quattro anni prima, quando su
quel muretto c’erano
solo lei e Kenzo. Ma ora era diverso, ora c’erano anche
Hideto e Yuuki.
“Kenzo,
lo
sappiamo. Non preoccuparti. I nostri incontri sono importanti per tutti
noi
come anche i progetti di ciascuno di noi. Su cos’era la
ricerca?”
Kenzo, per la
prima volta in quel giorno, sentì la mente schiarirsi e
iniziò a raccontare con
sempre maggior entusiasmo l’argomento della ricerca su cui
quella mattina non
era riuscito a concentrarsi. Forse perché, quando era con i
suoi amici,
riusciva a permettersi di pensare un po’ di meno a quello che
lo preoccupava.
Mentre il
ragazzino continuava a raccontare, i quattro ragazzi iniziarono a
camminare
costeggiando l’alto muro che li separava dalla spiaggia. I
loro incontri
riuscivano a rasserenare ciascuno di loro e in quegli istanti tutti e
quattro,
ignari di farlo tutti insieme, si ritrovarono a cercare un modo per
introdurre
il discorso “sogni e sensazioni” con gli altri.
Ora, più che mai, erano
convinti che fosse importante.
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Dopo aver
camminato per un po’ di tempo, i quattro ragazzi avevano
deciso di trovare una
zona un po’ più tranquilla per poter continuare a
parlare, rimanendo pur sempre
all’aperto. Era una giornata troppo bella per sprecarla
chiusi in qualche
posto. Tutti d’accordo, presero una delle stradine che
conducevano verso la
zona alta delle colline e della zona residenziale che costeggiava la
spiaggia.
Alla fine, la
loro scelta era caduta su un piccolo parco in cui si erano imbattuti
girovagando tra le tranquille stradine. Seduti sulle panchine
all’ombra,
c’erano solo un paio di anziani e un gruppetto di mamme che
guardavano i
bambini giocare sulle giostre. I rumori della spiaggia salivano fin
lassù ma
giungevano ovattati e tra gli alberi si riusciva poteva scorgere il
mare e i
bagnanti.
I Maestri
della
Luce individuarono una panchina un po’ più isolata
dalle altre e lontana dai
giochi e vi si diressero senza indugio. Kenzo e Mai vi si sedettero e
la
ragazza posò finalmente a terra la borsa piena degli oggetti
di spiaggia.
Hideto, messe le mani in tasca, si posò al bordo della
panchina e Yuuki si si
appoggiò con la schiena ad un albero vicino alla stessa.
Mentre erano
stati in cerca di un luogo dove fermarsi, i quattro ragazzi si erano
ritrovati
a discutere sui progressi che avevano fatto in quegli anni per la loro
battaglia sulla verità di Gran RoRo. Pur ritrovandosi
d’accordo ancora una
volta sul fatto che un approccio frontale non sarebbe servito a nulla,
se non a
riportarli alla situazione di cinque anni prima, i Maestri della Luce
si erano
resi conto che neppure la loro nuova tattica stava ottenendo i
risultati
sperati.
“Non
credo che
sia colpa nostra o del metodo che usiamo…”
La voce di
Hideto riportò l’attenzione degli altri sul
discorso che avevano interrotto nel
momento in cui erano entrati nel parco.
“…
piuttosto mi
sembra che siano le altre persone. È una mia impressione o
la maggior parte di
loro sembra quasi aver dimenticato tutto quello che è
successo sei anni fa?”
Ci furono un
paio di istanti di silenzio, prima che Kenzo, con un sospiro di
rassegnazione, parlasse
a sua volta.
“Penso
che sia
un atteggiamento comune… quando gli anni passano e le
vicende non ti riguardano
in prima persona, tendi a non prestarci più
attenzione.”
Mai
annuì
tristemente. “Dopotutto non possiamo neanche incolparli del
tutto… tutti hanno
i propri problemi quotidiani, la questione di Gran RoRo è
molto lontana dalla
vita di tutti i giorni.”
“E
non potevamo
certo aspettarci che dopo tutto quello che è successo e che
è stato detto ci
accogliessero a braccia aperte. Dopo che anche Dan si è
arreso, le persone
hanno semplicemente voltato pagina. Se non fosse stato per il Re del
Mondo
Altrove, per loro Gran RoRo non sarebbe mai esistito.”
Gli altri tre
annuirono lentamente alle parole di Yuuki. Gran RoRo era apparso nella
vita
dell’umanità all’improvviso e
altrettanto all’improvviso era scomparso
lasciando soprattutto dubbi e paure. Anche loro erano stati lasciati
soltanto
con l’incertezza di una promessa, ma senza alcuna garanzia
che il portale di
Gran RoRo si sarebbe presto riaperto per loro. Dopotutto, neppure nel
2651
l’umanità era ritornata a Gran RoRo. Forse
dovevano mettersi il cuore in pace…
non sarebbero stati loro a rincontrare Magisa. Forse in un futuro
ancora più
lontano ci sarebbero stati nuovi Maestri della Luce che lo avrebbero
varcato…
Quando questo
triste pensiero attraversò la mente di Hideto, il ragazzo si
rese conto che non
poteva tacere sulle sensazioni che aveva provato. Dovevano tutti
aggrapparsi
alla più piccola speranza. Non potevano permettere che la
nostalgia facesse
loro credere di non fare abbastanza o di non avere una
possibilità.
Hideto, presa
quella decisione, inspirò e alzò lo sguardo sugli
amici.
“Sarebbe
bello
avere almeno un segno, vero? Qualcosa che magari ci faccia capire che
Gran RoRo
non si è dimenticato di noi. Magari un messaggio di Magisa o
qualcosa per
continuare ad alimentare la nostra speranza di tornare a Gran
RoRo…”
Il Guerriero
Blu rimase in attesa e guardò i suoi amici sperando in un
segno di
riconoscimento da parte loro. Se avevano avuto anche loro le sue
sensazioni,
avrebbero capito che si stava riferendo ad esse.
E la reazione
che Hideto sperava non si fece attendere. Mai e Kenzo con gli occhi
leggermente
sgranati si voltarono verso di lui: era evidente la sorpresa che
provavano nel
rendersi conto di non essere stati gli unici ad avvertire quelle
sensazioni.
“Anche
tu,
Hideto?”
Il ragazzo
annuì verso Mai. Prima che potesse aggiungere altro per
spiegare quello che
personalmente aveva vissuto, fu Yuuki a parlare per primo. Quando gli
altri tre
Maestri della Luce si voltarono verso di lui videro nei suoi occhi un
vago
senso di sollievo, quasi una speranza che riaffiorava misto a quello
che
sembrava un netto senso di colpa. Senso di colpa di cui Mai, Hideto e
Kenzo non
si spiegavano il motivo. Ora che era chiaro che tutti e quattro avevano
avuto
quelle sensazioni o sogni o entrambe, nessuno di loro poteva incolparsi
per non
averlo detto appena si erano riuniti. I loro dubbi, però,
furono presto
dissipati dalle successive parole di Yuuki.
“Prima
di
parlare di quello che è successo recentemente…
c’è una cosa che forse avrei
dovuto raccontarvi prima.”
Kenzo
guardò il
Guerriero Bianco curioso. “Di cosa stai parlando?”
Se Yuuki si
trovava a disagio nel parlare di qualcosa di così personale
non lo diede a
vedere, come aveva sempre fatto anche a Gran RoRo.
“È
successo il
giorno in cui mi sono risvegliato dal coma.”
Quelle parole
fecero apparire sul volto dei tre un’espressione ancora
più perplessa.
“Ma
visto
quello che è successo nelle ultime settimane…
credo sia giusto che lo sappiate.
Quel giorno non mi sono risvegliato da solo, ma sono stato
aiutato.”
Mai, Hideto e
Kenzo non dissero nulla, in attesa che Yuuki parlasse. Sembravano tanti
piccoli
pezzi di un puzzle che si andavano sistemando.
“Era
una specie
di sogno che non finiva mai, sempre uguale. Ma ad un certo punto
all’improvviso
è apparsa Kajitsu… non so spiegarmi il
perché e il motivo per cui mi apparve in
quel sogno dopo così tanto tempo dalla sua morte e dal
giorno in cui ero
entrato in coma.”
Gli altri non
sapevano che cosa dire. Avevano sempre saputo del legame speciale che
univa
Yuuki e Kajitsu ma quanto successo era difficile da spiegare lo stesso.
“Non
ti era
successo prima?”
Yuuki scosse
la
testa alla domanda di Kenzo.
“No.
Fino a
quel momento è stato come vagare nell’oblio. Poi
è arrivata lei e mi ha
spronato a svegliarmi, dicendomi che il mio compito da Guerriero Bianco
non era
ancora concluso.”
Yuuki
sembrò
valutare un attimo come proseguire mentre gli altri sentivano sempre di
più che
quanto successo era strettamente legato alle sensazioni di quelle
settimane.
“Non
sono mai
riuscito a dare una spiegazione alle sue parole, mai fino ad
oggi… non so se
fosse veramente lei o dei ricordi, ma potrebbe essere anche stato un
aiuto
mandatomi in qualche modo da Magisa. Sapeva che Kajitsu sarebbe stata
in grado
di darmi la forza per risvegliarmi.”
Mai prese in
mano una ciocca di capelli e iniziò a giocherellarci con
espressione
pensierosa.
“La
tua ipotesi
potrebbe essere corretta… Magisa con il potere del Nucleo
Progenitore sarebbe
potuto essere in grado di superare la barriera tra i due mondi e
aiutarti. Ma
se tutto questo è vero…”
Fu Kenzo a
concludere il pensiero di Mai.
“Come
spiegare
il fatto che Magisa non si è più fatta sentire
per tre anni? Se anche Gran RoRo
fosse stata in pericolo, come spiegare questi anni di
silenzio?”
Hideto si
strinse le spalle sconsolato. “Potrebbe essere soltanto un
modo con cui il suo
subconscio cercava di spronarlo a risvegliarsi per riprendere la
battaglia per
la verità di Gran RoRo… sicuramente il tuo legame
con tuo sorella avrà lasciato
un solco molto profondo nella tua memoria. Potrebbe essere tutto una
elaborazione
della tua mente…”
Yuuki
sospirò.
“Potrebbe essere… non so che cosa dirvi.”
Mai
spostò lo
sguardo sui tre amici. “Ma riflettiamo un attimo. Tre anni fa
il sogno di
Yuuki… nelle ultime settimane io ho provato più
volte la sensazione di essere
chiamata e stanotte ho fatto un sogno in cui mi ritrovavo davanti ad
una porta
chiusa. Mi sentivo chiamare e avevo la certezza che oltre quella porta
ci fosse
Gran RoRo. Vale lo stesso per voi?”
Hideto fu il
primo ad annuire.
“Sì,
ho avuto
anche io sensazioni simili. E nel sogno che ho fatto stanotte, mi
appariva
lontano quello che sembrava un portale per Gran RoRo. E una voce mi
chiamava
distintamente.”
Kenzo
annuì a
sua volta. “Idem per me. Non può essere un
caso.”
Quando anche
Yuuki annuì, Mai riprese a parlare.
“Anche
se il
motivo ci sfugge, potrebbe esserci un collegamento con Gran
RoRo?”
I quattro
ragazzi rimasero in silenzio e nei loro occhi vedevano la stessa
speranza. Non
sapevano che cosa dire o come spiegare quanto successo, ma non poteva
essere un
caso di questo ne erano certi. Nello stesso periodo e il sogno nella
stessa
notte? La probabilità di un simile avvenimento non era certo
elevata… e poi era
stato tutto troppo realistico. Le sensazioni, i sogni, il fatto di
sentirsi
chiamare…
Hideto stava
per
dire qualcosa, ma la voce non riuscì ad uscire dalle sue
labbra. Sgranò gli
occhi come fecero anche gli altri uno dopo l’altro. Rimasero
immobili e il
mondo attorno a loro sembrò scomparire. Non potevano credere
a quello che
vedevano davanti ai loro occhi. Una piccola e leggera farfalla verde
volteggiava davanti a loro. Per un attimo credettero fosse una semplice
farfalla, ma la scia luminosa che si lasciava alle spalle non dava
adito a
dubbi.
Mai
deglutì e
il suo cuore cominciò a battere più forte per
l’emozione.
“Ma…
questa è…”
Hideto si
staccò dalla panchina e annuì. “Una
delle farfalle di Kajitsu.”
La farfalla
iniziò a librarsi attorno a loro e i quattro ragazzi
trattennero quasi il
respiro. era un’altra casualità che non aveva
spiegazione, un altro avvenimento
che non si poteva spiegare che in un modo: Magisa stava cercando di
mettersi in
contatto con loro. Non potevano certo averla evocata loro parlando di
Gran
RoRo!
Prima che uno
di loro potesse riprendersi dallo shock, la farfalla si
allontanò lentamente
verso gli alberi di fronte a loro. I quattro ragazzi ripresero a
respirare
lentamente, quasi spaventati di farla scomparire. Con lo sguardo la
seguirono
nei suoi delicati volteggi fino a quando si posò su di un
tronco.
Se uno di loro
avesse avuto ancora qualche dubbio, fu allora che ciascuno di essi
venne
spazzato via. Mai e Kenzo si alzarono di scatto dalla panchina, gli
occhi
sgranati. Hideto si posò alla panchina con una mano quasi
per non cadere e
Yuuki si allontano dal tronco facendo un passo avanti, incapace di
distogliere
lo sguardo da quanto era apparso davanti a loro.
Nel momento in
cui la farfalla si era posata al tronco, l’insetto si era
dissolto e al suo
posto, voltata di schiena, era apparsa Kajitsu. I lunghi capelli verdi,
l’abito
scuro che sfiorava il selciato del sentiero e l’erba
dell’aiuola. Nonostante
fossero passati sei anni dall’ultima volta che erano stati a
Gran RoRo, non
riuscivano a credere che ora stesse finalmente succedendo quanto
avevano
desiderato.
Dopo qualche
istante, Kajitsu, spirito o illusione o qualsiasi cosa fosse, si
voltò verso di
loro e sorrise.
Un pallone da
calcio sfrecciò davanti a loro andando a colpire un altro
tronco. I quattro si
riscossero all’improvviso, quasi risvegliandosi da un sogno
ad occhi aperti. La
loro attenzione venne attratta da tre bambini che correvano ridendo a
recuperare il pallone, per poi tornare verso le madri che dicevano loro
di non
allontanarsi troppo.
Quando il loro
sguardo tornò verso il punto in cui era apparsa Kajitsu, non
videro più nulla.
Come apparsa, si era dissolta. Per un attimo credettero seriamente di
essersi
immaginati ogni cosa. Ma poi la farfalla riapparve poco lontano verso
l’entrata
del parco. Sembrava quasi invitarli a seguirla. Nessun altro, esclusi
loro,
sembrava essersi accorto di nulla.
Kenzo, che
faceva fatica qualche volta ad accettare simili avvenimenti con la
propria
mente scientifica, si sistemò gli occhiali che erano
scivolati sul naso.
“Avete
visto
anche voi? Non me lo sono immaginato, vero?”
Hideto scosse
la testa. “O siamo completamente impazziti tutti e quattro, o
quella era vera.
A meno che non sia una qualche allucinazione
collettiva…”
Kenzo
guardò
l’amico scettico. “Causata da cosa? Non abbiamo
né sbattuto la testa e non mi
sembra che abbiamo inalato qualche gas e neppure ci manca
ossigeno!”
Prima che
Hideto potesse magari iniziare con qualche plausibile spiegazione
medica, Yuuki
prese la parola.
“So
che
potrebbe essere una trappola. Anche il Re del Mondo Altrove le aveva
usate per
attirare me e Dan. Ma sento che non è così.
Qualcuno ci sta chiamando e ha
usato le farfalle di Kajitsu perché sapeva che le avremmo
riconosciute e
seguite.”
Avrebbe voluto
pensare che fosse proprio Kajitsu a chiamarli, ma sapeva che non era
possibile
e non poteva illudersi. Avrebbe rivisto Kajitsu, in un’altra
epoca, in un’altra
vita… ma non ora. Doveva accettarlo.
“Forse
mi sto
sbagliando. Ma se è un’occasione non possiamo
sprecarla.”
Mai strinse la
borsa in mano. “Siamo pronti a rischiare anche se potrebbe
essere una
trappola?”
Nessuno ebbe
il
tempo di rispondere, perché la farfalla iniziò ad
allontanarsi. Per lunghi
istanti si scambiarono uno sguardo dubbioso e allarmato. Ma Yuuki aveva
ragione, era un’occasione che non potevano sprecare.
Sapevano che
poteva essere l’unica occasione per tornare a Gran RoRo.
Mai, Hideto e
Kenzo sapevano che poteva essere l’unica occasione per
combattere anche per Dan
e Clarky.
Yuuki sapeva
che
poteva essere l’unica occasione per tornare nel mondo in cui
sentiva veramente
di appartenere.
E iniziarono a
correre dietro alla farfalla, rispondendo così alla domanda
di Mai. Avevano
paura, dubbi, speranza e avrebbero corso il rischio di finire in una
trappola.
Ma se qualcuno stava cercando di conquistare Gran RoRo,
perché avrebbe dovuto
scomodarsi per loro? A Gran RoRo, senza un aiuto, non sarebbero mai
potuti
tornare. Tanto vale avere fiducia.
Uscirono dal
parco e iniziarono a correre sul marciapiede inseguendo la farfalla.
Non
sapevano dove li stava portando, ma se volevano scoprirlo, e dovevano
scoprirlo, non restava che seguirla.
Ogni tanto,
quando incrociavano qualche solitario passante, venivano adocchiati con
sguardi
stupiti e perplessi. Non c’era da sorprendersi dato che
faceva ancora
abbastanza caldo nonostante l’imminente fine
dell’estate.
Ogni volta,
però, nessuno sembrava accorgersi della farfalla. Farfalla
che ormai stava ben
distanziando i quattro Maestri della Luce.
Kenzo, forse
quello meno allenato tra i quattro, guardò sconsolato il
punto verde che era la
farfalla mentre cominciava a sentire i primi avvisi dei polmoni.
“Però,
chiunque
sia… potrebbe aspettarci… io non so quanto
ancora… riuscirò a resistere!”
Mai scosse la
testa e lo afferrò per mano.
“Devi
resistere, Kenzo. O andiamo tutti, o non va nessuno.”
Yuuki e Hideto
non dissero nulla, ma si vedeva che erano d’accordo. Non
potevano mollare, non
dopo tutti quegli anni d’attesa. Non era giusto nei loro
confronti, non era
giusto per Yuuki che era vissuto in una sorta di limbo per quasi tre
anni, non
era corretto verso tutti i loro amici, Dan e Clarky inclusi. Avrebbero
corso il
rischio tutti insieme.
Kenzo si fece
forza e lanciò uno sguardo grato verso Mai. “Ci
proverò…”
Mentre
correvano non prestavano quasi attenzione a dove stavano andando,
quello che
era sicuro era che la farfalla li stava lentamente riconducendo verso
il centro
città. Svoltarono un angolo e videro a poca distanza da loro
uno dei canali e
accanto i binari del tram. La sbarra era abbassata e sempre
più vicino si
sentiva il suo sferragliare sui binari. Dall’altra parte,
posata al parapetto
del ponte che attraversava il canale c’era di nuovo Kajitsu.
Sorrideva e dietro
di lei si vedevano le ultime case della zona residenziale e
più oltre gli
edifici del centro.
Si fermarono a
pochi passi della sbarra e il tram passò davanti di loro,
scuotendo i loro
capelli e i lembi dei vestiti con la massa d’aria spostata.
Quando scomparve
alla loro sinistra, i quattro spostarono lo sguardo
dall’altro lato e videro di
nuovo solo la farfalla. Mentre la sbarra tornava a rialzarsi,
l’insetto
riiniziò ad allontanarsi. Sembrava avesse soltanto voluto
controllare che
fossero ancora dietro di lei.
La loro corsa
proseguì e li condusse sempre più vicino al
centro. Era come un inseguimento,
una strana caccia al tesoro. Ogni passo erano più stanchi e
più desiderosi di arrivare
alla meta, ma la loro corsa non sembrava voler finire. La farfalla e
l’immagine
di Kajitsu si erano sostituite altre volte. Non appena vedevano la
ragazza, lei
si dissolveva e la farfalla riprendeva a volare. Una volta la videro
seduta
sopra un muro, la gonna mossa da una brezza quasi inesistente;
un’altra in
mezzo alla strada, in piedi ad attenderli, poi seduta su una panchina o
posata
con la schiena ad un palo.
Quando
finalmente arrivarono tra gli alti grattacieli e palazzi del centro, i
quattro ragazzi
sperarono che la loro meta fosse vicina. Senza contare che ora la corsa
si era
fatta più difficile, costretti com’erano a
scansare i passanti più numerosi
rispetto a prima. Arrivati ad un incrocio non videro più la
farfalla ed ebbero
paura di averla persa. Con quella farfalla si sarebbe dissolta la loro
unica
possibilità di tornare a Gran RoRo.
Si guardarono
attorno e con sollievo la videro. Ma non era la farfalla, era Kajitsu.
Era
ferma dall’altra parte della strada, dietro ad un gruppo di
persone in attesa
di attraversare. Con lo sguardo sembrò volerli rassicurare:
li avrebbe
aspettati. Invisibile agli altri, Kajitsu iniziò ad
allontanarsi non appena la
videro. Un camion passò davanti a loro mentre aspettavano
che il semaforo
diventasse verde, coprendo la loro visuale. Quando la folla
iniziò ad
attraversare insieme a loro, i Maestri della Luce videro di nuovo la
farfalla,
sostituitasi di nuovo alla figura evanescente.
Se fosse
possibile, ai quattro sembrava di correre in un silenzio quasi assurdo.
Sentivano
solo il battito del loro cuori, non le voci dei passanti, non il rumore
del
traffico. La stanchezza era quasi stata completamente sostituita
dall’adrenalina e dalla speranza di rivedere Gran RoRo.
Durante la corsa aveva
perso importanza il fatto di non sapere quale fosse la loro meta o
tutti i
dubbi che ancora avevano. L’unica cosa importante, che
sapevano fin troppo
bene, era che avrebbero potuto non avere una seconda
possibilità.
La farfalla
proseguì ancora qualche minuto, finché non si
diresse verso un palazzo in
particolare. Era uno dei classici edifici di cemento e vetri, ma un
particolare
lo contraddistingueva. Collegata ad esso, di un paio di piani
sopraelevata
dalla strada, c’era una terrazza da cui si intravedevano le
verdi aiuole che
creavano una sorta di giardino.
I quattro
ragazzi si fermarono ai piedi della rampa di scale che portava ad esso
e
cercarono di rallentare i respiri affannati. Quella specie di bolla che
li
aveva avvolti, sembrò esplodere all’improvviso e i
quattro tornarono coscienti
dei rumori attorno a loro. Due automobili percorsero la strada e un
gruppo di
persone entrò nell’edificio che loro conoscevano
così bene.
Avrebbero
voluto dire qualcosa, ma erano sopraffatti dal senso di riconoscimento
che quel
luogo aveva generato. Era l’edifico di cui, da anni ormai,
molte sale erano
dedicate a Battle Spirits e dove la maggior parte dei tornei
più importanti
della città venivano tenuti.
I loro sguardi
si diressero verso l’alto e al bordo del muretto che cingeva
il giardino, c’era
di nuovo la figura evanescente di Kajitsu. Aveva le mani posate sui
mattoni e
li guardava silenziosa. Per un qualche motivo che non riuscirono a
spiegare
neppure loro, capirono che erano arrivati. Un soffio di vento mosse i
capelli
della ragazza e, dopo aver sorriso loro, Kajitsu si voltò,
inoltrandosi tra le
aiuole verdi.
Si scambiarono
uno sguardo e salirono le scale, appena in tempo per vedere Kajitsu
scomparire
dietro ad una delle siepi.
La seguirono
lentamente, camminando per riprendere fiato. Non sarebbero
più riusciti a
correre lo stesso, l’emozione era troppo grande. E poi
c’erano troppi ricordi.
Non poteva essere un caso che la farfalla, Kajitsu o chiunque fosse li
avesse
portati lì.
Fu per quello
che si fermarono e si guardarono, in attesa che fosse un altro a
parlare per
primo. Vedevano negli altri la stessa inquietudine, la stessa speranza,
l’identica sorpresa e paura. Kenzo fu il primo a parlare.
“Qui
abbiamo
fatto quel torneo tre anni fa. Abbiamo saputo qui che ti eri svegliato,
Yuuki.”
Hideto
sorrise.
“E quel torneo di sei anni fa? È qui che per la
prima volta tutti i futuri
Maestri della Luce si sono ritrovati insieme. Tu
Kenzo…”
Kenzo
annuì
sorridente. “Io credo fossi in un’altra sala.
C’era un torneo della mia
scuola…”
Anche Mai
sorrise. Tutta la loro prima avventura era iniziata in un certo senso
da lì.
Yuuki si aggiunse al discorso, ignaro se Dan avesse mai raccontato agli
altri
cos’altro era successo lì quel giorno. Sembrava
che il loro destino fosse un
cerchio, ricominciava esattamente da dove era iniziato. Non poteva
essere un
segnale che un’altra volta la loro avventura sarebbe iniziata?
“Non
so se Dan
ve l’abbia mai accennato, ma io e Kajitsu mandammo Dan a Gran
RoRo subito dopo
quel torneo. Proprio da questa terrazza.”
Mai
sgranò gli
occhi e ricordò quegli istanti. Lei stava duellando e aveva
visto correre via
Dan. Non ci aveva dato peso quel giorno, ma ora capiva che Dan stava
correndo
inconsapevole verso Gran RoRo. Il destino sapeva essere divertente.
Iniziò a
giocherellare con una ciocca di capelli e sorrise dolcemente, beandosi
nel
ricordo di quel primo rincontro con Dan.
“Sapete,
anche
io sono venuta a prendere qui Dan per portarlo nel futuro. E qualcosa
mi dice
che il luogo dove Kajitsu aveva aperto il varco per Gran RoRo
è lo stesso dove
ho attivato io il portale per il futuro.”
Erano di nuovo
lì, ma quella volta ci sarebbe stata una grande differenza:
Dan non avrebbe
varcato il portale. Era un po’ triste, ma erano certi che un
pezzetto di Dan
avrebbe attraversato il varco insieme a loro.
A quel punto
rimasero in silenzio. Ogni coincidenza era un prova che qualcosa
sarebbe
successo. Ormai erano convinti quasi completamente che le loro
sensazioni
fossero vere: qualcuno li stava chiamando a Gran RoRo.
“Maestri
della
Luce…”
La voce
così
inaspettata di Kajitsu li ridestò dai loro pensieri e fece
ricordare loro che
la loro meta era solo pochi passi più lontana. Si voltarono
e videro la ragazza
a pochi metri da loro, in attesa. Yuuki per un istante ebbe
l’impressione di
vedere sovrapposta ad essa il ricordo di sei anni prima.
Per un attimo,
lo sguardo della ragazza sembrò rimproverarli
dell’attesa, ma poi riprese a
camminare e scomparve di nuovo dalla loro vista. I quattro ragazzi
accelerarono
il passo e la seguirono. Non appena svoltarono, la videro accanto ad il
muro
che delimitava la terrazza. Oltre a lei, si vedevano gli altri palazzi
e il
cielo azzurro del pomeriggio. Kenzo e Hideto guardarono verso Mai e
Yuuki e i
due annuirono: era lo stesso luogo.
A quel punto,
avanzarono di pochi metri e si fermarono. L’emozione era
fortissima, ma una
strana paura stava crescendo: forse l’emozione era troppa e
ora che
l’adrenalina stava lentamente scendendo, riaffioravano i
dubbi. E ora?
Yuuki, per un
istante, avrebbe voluto andare avanti, allungare la mano per toccarla,
sentirla
finalmente vicina. Ma sapeva che non avrebbe potuto neppure sfiorarla,
fosse
veramente lo spirito di Kajitsu o più probabilmente
un’immagine creata da
Magisa, le sue mani avrebbero solo attraversato quelle della ragazza. E
avere
la conferma che quella ragazza era solo un fantasma della sua amata
sorella
avrebbe fatto troppo male. Preferiva ricordarla reale come nel sogno di
tre
anni prima.
In quel
momento, Kajitsu si librò verso l’alto e i suoi
piedi si posarono sul muretto.
Chiuse gli occhi e strinse le mani al petto. Un sorriso appena
percettibile era
visibile sulle sue labbra.
“Maestri
della
Luce, il Regno di Gran RoRo ha ancora bisogno del vostro
aiuto.”
Quelle parole
fecero fremere i quattro ragazzi: stava veramente succedendo. E se
anche fosse
stata una trappola, ormai, avrebbero rischiato. Kajitsu aprì
gli occhi e tese
il braccio verso di loro. Una luce verde e iridescente
l’avvolse. Le ali del
suo abito si dischiusero per la prima volta.
“Prestateci
di
nuovo la vostra forza, Guerrieri del Nucleo. I sei Regni hanno bisogno
di tutti
voi.”
Era come
quella
prima volta. Quando Kajitsu sei anni prima aveva aperto il portale per
ciascuno
di loro. E ora vi sarebbero tornati.
Hideto
deglutì
e riuscì a trovare voce sufficiente per parlare.
“Significa
che
ci porterai a Gran RoRo?”
“La
scelta è
solo vostra, Maestri della Luce. Venire starà a voi
deciderlo.”
Avrebbero
voluto chiedere tante cose, anche Kenzo stava per parlare, ma la
ragazza non
diede loro il tempo. Si lasciò cadere all’indietro
e scomparve alla loro vista.
Corsero in avanti e si fermarono contro il muretto.
Un’inattesa raffica di
vento scosse i loro capelli. I loro occhi incrociarono quelli di
Kajitsu. La
ragazza sorrise e si voltò, librandosi nell’aria
come prima la farfalla. Una
luce verde ancora più intensa l’avvolse e il suo
corpo si dissolse in una
miriade di farfalle che si si fusero in un unico punto luminosissimo
oltre la
strada. In un secondo si creò un luminoso varco, grande come
una porta e
percorso da lampi di energia.
“Risponderete
alla chiamata del Nucleo, Maestri della Luce?”
Erano
finalmente lì: il varco di Gran RoRo era stato riaperto ed
era davanti a loro.
Bastava lanciarsi e sarebbero stati catapultati in una nuova avventura.
Ora che
erano così vicino ad un sogno così tanto
inseguito, avevano paura. Sembrava
ancora tutto così impossibile. Poche ore prima stavano
passeggiando per le
strade della periferia di Tokyo e ora erano lì.
Cosa li
attendeva oltre al varco? Magisa li avrebbe accolti? Quale pericolo
minacciava
Gran RoRo? Poteva, nonostante tutto, essere una trappola? Chi avrebbe
preso il
posto di Dan e Clarky?
Erano domande
a
cui non sapevano rispondere e alle quali non erano completamente certi
di voler
rispondere. Andare a Gran RoRo significava affrontare veramente il
fatto che
qualcuno avrebbe preso il posto di Dan e Clarky. Nessuno di loro
sarebbe
riuscito ad accettarlo facilmente. Poteva essere questo sufficiente a
farli
desistere?
L’unica
certezza era che il portale non sarebbe rimasto aperto
all’infinito.
Kenzo
deglutì.
Non voleva pensare al fatto che gli faceva quasi più paura
la loro esitazione
che affrontare un nuovo nemico a Gran RoRo.
“Se
possiamo
scegliere significa che se rifiutiamo qualcuno prenderà il
nostro posto? Sarà
infantile, ma credevo che i Maestri della Luce non fossero
così comuni…”
Kenzo aveva
ragione, ma la realtà era che nessuno di loro sapeva
esattamente come venivano
scelti i Maestri della Luce. Anche Yuuki sapeva soltanto che
c’erano leggende
antiche che ne parlavano e che Kajitsu li aveva trovati
perché ognuno di loro
custodiva dentro di sé la luce di uno dei sei simboli. E
sapeva che anche
durante la loro prima avventura, se uno di loro non avesse accettato,
sarebbe
potuto restare sulla Terra.
“Combattere
per
Gran RoRo non è un obbligo, non lo è mai stato.
Anche sei anni fa avreste
potuto rifiutare. Oggi come allora, se uno di noi rifiuterà
verrà sostituito.
Magari passeranno degli anni o meno prima che arrivi un altro Maestro
della
Luce. Ma prima o poi succederà.”
Mai, Hideto e
Kenzo ripensarono a Julian. Lui era stato il Guerriero Rosso prima di
Dan.
Effettivamente sembrava essere passato del tempo prima che Dan
prendesse il
posto a cui Julian aveva rinunciato dopo la sua sconfitta.
Mai
deglutì e
fissò il portale.
“Ognuno
di noi
ha preso il posto di un precedente guerriero. Dan ha sostituito Julian.
Qualcuno sostituirà Dan e Clarky…”
Hideto
sospirò
e prese la parola, anche per distogliere la loro attenzione da quel
pensiero.
Lo avrebbero affrontato a momento debito.
“Allora,
mi sa
che l’unica cosa che ci resta da fare è
scegliere.”
Gli altri tre
non risposero, ma tutti si voltarono a guardare il portale. Stava a
ciascuno di
loro prendere una decisione. E non era per niente facile.
Yuuki sapeva
già la propria decisione. Per quanto in quegli anni avesse
conosciuto i Maestri
della Luce, Elisabeth e tante altre persone sincere e disponibili, una
parte di
lui aveva sempre saputo che Gran RoRo era la sua vera casa. Il luogo da
cui non
sarebbe potuto essere rifiutato per quello che era. Quel mondo aveva
significato così tanto per lui e sua sorella, era pronto a
fare qualsiasi cosa
per difenderlo.
Nel corso della sua vita, la Terra era riuscita a infliggerli dolorose
ferite e
sapeva che, neanche dopo quei tre anni, era riuscito ancora a
sconfiggere del
tutto l’oscuro presagio del Re del Mondo Altrove. Tornare a
Gran RoRo gli
avrebbe permesso di affrontare una volta per tutte i fantasmi del suo
passato:
vincendoli, avrebbe dimostrato a sé stesso che il Re del
Mondo Altrove aveva
sbagliato, che lui era diverso da quell’uomo. Lo doveva
all’amata sorella.
Elisabeth avrebbe capito. Il suo posto era a Gran RoRo.
“Io
vado.”
Hideto si
ritrovò a ripercorrere gli ultimi sei anni della sua vita.
L’avventura di Gran
RoRo aveva aperto un capitolo della sua vita che non avrebbe mai
creduto
possibile. Era finalmente riuscito a liberarsi delle sue paure ed era
diventato
veramente sé stesso. Nonostante tutto, anche tutto quello
che era successo dopo
l’aveva aiutato. L’avventura, la sfida e anche un
po’ di pericolo non gli
facevano più paura. Confrontandosi con il tredicenne che era
stato, stentava a
riconoscersi: un tempo chiedergli di affrontare una simile
responsabilità lo
avrebbe fatto correre a nascondersi. Sorrise. Aveva un enorme debito
con quel
mondo e lì c’erano tanti amici che anche lui si
sentiva in dovere di
proteggere.
Se Magisa li stava riportando a Gran RoRo, perché un giorno
non avrebbero
potuto far capire a tutti la verità su Gran RoRo? Dan e
Clarky contavano anche
su di lui. Non era più uno che si tirava indietro.
“Io
sono
pronto. E se anche sarà una trappola, riusciremo a trovare
un modo per
evitarla. Siamo o non siamo i Maestri della Luce?”
Kenzo si rese
conto che avrebbe dovuto interrompere di nuovo lo studio per i suoi
esami, come
era successo quando era andato nel futuro. Avrebbe di nuovo dovuto
rischiare la
vita… perché, doveva ammetterlo, nel futuro non
era certo stato in prima linea
come a Gran RoRo. Per essere completamenti sinceri, da quasi cinque
anni e
soprattutto da quando era andato nel futuro, si era più
dedicato ai suoi studi
che ai combattimenti di Battle Spirits. Era rimasto un passatempo che
adorava,
ma non trascorreva ogni momento libero a giocarci.
Ma era comunque, fino a prova contraria, un Maestro della Luce. E aveva
capito
grazie a Gran RoRo che non doveva sottrarsi alle
responsabilità. Anche quando
le sue vittorie venivano controbilanciate da altrettante
sconfitte… a Gran RoRo
non era stato facile. Diventare il più grande dei duellanti
di Battle Spirits,
però, non era più il suo obbiettivo. Ora i suoi
sogni erano molto meno
egoistici. Era deciso.
“Andiamo.
Se
hanno bisogno di noi, non possiamo tirarci indietro.”
Mai
capì
finalmente il sogno di quella notte. L’unica cosa che ancora
poteva impedirle
di andare a Gran RoRo erano i suoi dubbi, era il suo inconscio
desiderio di
rimanere ancorata al passato per non lasciare andare Dan. Ma era il
torto più
grande che potesse fargli. Tornare a Gran RoRo sarebbe stato difficile,
rivedere
tutti quei luoghi che le ricordavano Dan l’avrebbe fatta
soffrire. Ma sarebbe
anche stato catartico: solo così la sua ferita si sarebbe
definitivamente
rimarginata. E poi lo doveva anche a sé stessa: come nel
futuro non poteva
rimanere ferma se qualcuno aveva bisogno d’aiuto. Non sentiva
più il bisogno di
nascondere quel lato di sé. Sorrise e strinse il medaglione
al collo, mentre
gli occhi brillavano di determinazione. Era lei il Guerriero Viola. Dan
e
Clarky in quello non c’entravano. Ma avrebbe combattuto anche
per loro, avrebbe
difeso Gran RoRo anche per loro. Ora sapeva che non c’era
nulla da scegliere.
“Gran
RoRo ci
aspetta.”
Parlarono a
pochi secondi di distanza l’uno dall’altro. Quando
se ne resero conto, si
guardarono e sorrisero. Sapere che, qualunque cosa li avesse aspettati
dall’altra parte di quel varco, l’avrebbero
affrontata insieme, era
confortante. Non sarebbero stati soli.
Hideto fu il
primo a prendere l’iniziativa e salì sul muretto.
“Cosa
stiamo
aspettando? Credo abbiamo fatto attendere fin troppo i nostri
amici.”
Kenzo rimase
per qualche secondo a fissare titubante il muretto: non gli sembrava
una gran
genialata salirvi. E se scivolavano? Lo sguardo di rimprovero che gli
lanciò il
Guerriero Blu fu, però, sufficiente a dissipare i suoi
dubbi. Facendosi aiutare
da lui, salì al suo fianco. Nello stesso momento anche Yuuki
salì a sua volta.
Poi, Yuuki e Hideto porsero una mano ad una sorridente Mai e la
issarono
accanto a loro. Non che avesse bisogno del loro aiuto, ma in quel
momento non
le importava minimamente.
**** BATTLE NO LIMIT! ****
Una volta
tutti
insieme sul muretto, i quattro ragazzi presero un respiro. Era
veramente
arrivato il momento: le emozioni che stavano provando erano bellissime.
Mai
tornò a stringere le mani di Yuuki e Hideto. Il sorriso non
aveva ancora
lasciato le sue labbra.
“Tutti
quattro
insieme.”
Yuuki e Hideto
capirono subito che cosa intendesse Mai e il Guerriero Blu strinse a
sua volta
la mano di Kenzo. Il più piccolo del gruppo si
sistemò gli occhiali, lanciando
a disagio degli sguardi attorno a loro.
“Non
per fare
da guastafeste, ma forse è meglio che ci sbrighiamo.
Immagino che impressione
sbagliata potremmo dare in questo momento…”
Anche gli
altri
tre colsero l’allusione: effettivamente sembravano essere in
procinto di
buttarsi giù dal palazzo. Cosa che, tecnicamente parlando,
non era neppure
troppo lontano dalla verità. Ma vai a raccontare alla
polizia che loro avevano
un buonissimo motivo…
“Al
tre?”
Mai, Hideto e
Yuuki annuirono alla richiesta di Kenzo. In fondo in fondo, chi
più chi meno,
avevano tutti bisogno di quel piccolo incentivo.
“Uno…”
La voce
di Hideto risuonò sicura. Se aveva anche lui paura, era
bravissimo a
nasconderlo.
“Due…”
Kenzo,
invece, si costrinse a dire il numero ad alta voce. Ma non poteva
aprire il
portale vicino alle siepi? Il segreto era non guardare di sotto.
“Tre!”
Mai e
Yuuki parlarono insieme. I loro pensieri che ancora una volta volavano
verso
Dan e Kajitsu.
Come se
fossero
un’unica persona, i quattro ragazzi si lanciarono
all’unisono verso il portale.
Per un lungo istante, rimasero sospesi sopra la strada davanti al
portale.
Poi un lampo
bianco li avvolse.
Un attimo e
tutto era scomparso. Un furgoncino percorse lentamente la strada,
mentre un
ragazzo in bicicletta svoltava l’angolo. Il varco, i lampi di
energia e i
quattro ragazzi si erano dissolti nel nulla, come se non ci fossero mai
stati.
Mai, Yuuki,
Hideto e Kenzo si trovarono avvolti dall’oscurità.
Le pareti nere erano
percorse da lampi multicolore di energia. Qualcosa, una forza che non
capivano
da dove provenisse, li spingeva avanti verso un nuovo varco luminoso.
Quando furono
a
pochi metri da esso, una luce accecante eruppe dal portale
costringendoli a
chiudere gli occhi e a sciogliere le mani. Un attimo e ne furono
completamente
avvolti. Al di là di quel portale, li attendeva Gran RoRo.
Salve
a tutti! ^-^ No, non state
sognando ad occhi aperti… sto veramente aggiornando dopo
solo due settimane
dall’ultima volta (fatico a crederci anche io)!
Perché me lo sono fatta un bel
proposito per l’anno nuovo: riuscire ad aggiornare almeno
ogni due settimane…
io ci provo. XD
Detto
questo, per prima cosa passiamo ai
ringraziamenti che stavolta più di altre volte mi sento in
dovere di fare verso
tutti quelli che hanno avuto la pazienza di aspettarmi:
Per
le preferite: Lacus Clyne, ShawnSpenstar e
_Mamoru_
Per
le seguite: Lacus Clyne, Osaki Kitsune
e ShawnSpenstar
Per
le recensioni del capitolo 1: Ale_LoveBS,
_Mamoru_ e Osaki
Kitsune
Veramente,
non so davvero come
ringraziarvi! Spero veramente di riuscire nel mio proposito per
ripagarvi di
tutta l’attesa!
Per
quanto riguarda il capitolo, fatemi
sapere che cosa ne pensate e i comportamenti e le descrizioni dei
Maestri della
Luce continuano a sembrarvi IC! Non sembrerà, ma
è difficile far passare tanti
anni e modellare in modo coerente i vari personaggi. In generale spero
vi sia
piaciuto: avete visto? Il portale di Gran RoRo si è aperto!
E
ci saranno un sacco di novità e
sorprese ad attendere i nostri Maestri della Luce…
dopotutto, il viaggio è appena
iniziato!
Con
questo vi saluto e vi do
appuntamento al 22 o al massimo al weekend di quella settimana
perché in
suddetta settimana ho un esame… ^-^ auguratemi buona fortuna!
A
presto, Hikari/D’Artagnan
P.S.
continuate pure a fare ipotesi sul primo fortunato duellante della
serie…
chissà chi indovinerà o se qualcuno ha
già indovinato… ;)