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Autore: _Lillian_    09/01/2015    8 recensioni
"Sarà come se non fossi mai esistito".
Aveva detto così prima di scomparire e così sarebbe stato se dentro me non stesse crescendo qualcosa che mi lega ancora più inesorabilmente a lui.
"Quando non si ha più nulla a cui potersi aggrappare anche il pericolo diventa un'ancora di salvezza, e i Volturi per me, per loro... lo sono stati"
Mi chiamo Isabella Marie Swan e sono un'immortale.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Chapter 7
 
 
 
POV BELLA
 
“Questo è un errore inaudito! Una tale mancanza da parte vostra è scandalosa! Avevo detto Black! Non Volturi!”. Robert era attaccato al cellulare da più di mezz’ora strepitando più di una papera in procinto di affogare. Feci segno con le mani di calmarsi e abbassare il tono ma l’unica cosa che ebbi in cambio fu un eloquentissima occhiataccia. Sospirai.“ In ogni caso, se entro cinque minuti a partire dal momento in cui il tasto rosso metterà fine alla nostra chiamata, l’errore non sarà risolto e sepolto i vostri servigi non sono più a noi graditi e passerete davvero un brutto quarto d’ora!”. Robert mise fine alla chiamata lanciando il suo nuovo, ma ormai rotto, smartphone chissà dove. “Ai miei tempi non c’era tutta questa indisciplina sul posto di lavoro, le nostre famiglie sono loro clienti da decenni e decenni è grazie a noi che l’impresa va avanti per quanto sborsiamo ogni volta e loro hanno anche la barbara presunzione di poter sbagliare!? Tzè!” disse ancora gettandosi a peso morto sul divano. Inarcai un sopracciglio. “Sai Robert, dovresti calmarti, di vampiri che hanno avuto un infarto non ne ho mai sentito parlare ma, parliamoci chiaro, per te che lo sei solo per una parte niente può essere certo” dissi sedendomi accanto a lui e accarezzandogli la schiena con la mano destra mentre cercavo disperatamente di trattenere un risolino. “Isabella, un tale errore poteva metterci in pericolo, hai mai sentito parlare di famiglie umane, italiane e non, che hanno Volturi come cognome? Ovvio che no. Magari già che c’erano avrebbero potuto mettere anche Cullen! Chissà cosa sarebbe potuto accadere se qualcuno a noi nemico se ne fosse accorto. L’identità dei ragazzi è la cosa più preziosa da dover mantenere e già la loro abnorme indisciplina mette a dura prova questo compito. Quando ho iniziato ad allenarli sembravano un branco di iene impazzite… non che adesso la cosa sia cambiata in effetti”. Risi al ricordo di quanto poco andassero d’accordo quelli che ora potrebbero considerarsi tante parti di un unico corpo. Le antipatie erano nate dal nulla così come poi dal nulla erano nate le amicizie. “Credi che in qualcuno quest’errore abbia già destato sospetti?” chiesi ora più preoccupata di prima ritornando con i ricordi al presente. “Non penso, sai quanto può essere facile soggiogare una persona per noi e diciamo che colei che si occupa delle varie scartoffie era già molto propensa a fare due chiacchiere con me” disse Robert ammiccando con il suo sorrisino che avrebbe fatto prendere l’infarto a qualsiasi essere femminile umano e non sulla faccia della terra. Si anche a me va bene!? Ma io sono già super innamorata di un altro per questo ciò che provo io non fa testo. “So che è stato un pericoloso errore, ma sono umani e gli errori possono capitare, anche i vampiri sbagliano e a volte i loro sbagli fanno anche più danni”. Molti ma molti più stratosfericamente enormi danni. A volte mi viene da pensare a lui non come al bellissimo, intelligentissimo e super galante vampiro di cui io mi sia innamorata ma come al vampiro più imbecille che possa essere mai esistere sulla faccia della terra. Ovviamente sempre con affetto. Lui mi ha avvicinata, lui mi ha fatta innamorare, lui parla di ‘per sempre insieme’ e poi sempre lui mi dice che io non sono la gnocca che può essere all’altezza di stargli al fianco! “Si lo so per questo evito di ucciderli seduta stante, o almeno non per questa volta… Isy ci sei? Non è ora il momento in cui mi dici che le persone innocenti non possono essere uccise e che io non devo diventare un mostro? Un altro viaggio mentale? Insomma ragazza datti una calmata o un giorno di questi non ti riprendiamo più dal tuo mondo di vampiri azzurri e rosa!”. Risposi a Robert con un occhiataccia per poi alzarmi e andare a preparare la cena per i ragazzi. “A proposito, dove sono le nostre bellissime e adorabili dodici bestiole?”. “I ‘ragazzi’ sono ancora in giro per negozi ma conoscendo i ritmi a cui li avrà sottoposti Lilian torneranno più affamati che mai” sorrisi a Nassiri che aveva appena fatto il suo ingresso. “Novità mogliettina?” le chiese Robert mentre faceva zapping con la tv. “Nessuna, da quando siamo arrivati si sono registrati solo due omicidi a duecento chilometri da qui e sicuramente non sono opera di esseri umani, il marchio di morte è sempre lo stesso, ieri notte sono andati in ricognizione Nicholas e Cameron ma al loro arrivo non cera già più nulla eccetto i cadaveri ovviamente”. “Carnagione grigiastra, occhi rivoltati, labbra viola e uno squarcio sulla gola da parte a parte?”. “Robert non c’è bisogno di fare l’autopsia vocale, sappiamo già le condizioni in cui le vittime riversano ed è ora di cena, grazie”. “Oh andiamo, come se tu dovessi cenare o come se il tuo stomaco morto potesse provare qualcosa. Sai credo che risulteresti davvero molto sexy mentre sei intenta a mangiare una pizza con la mozzarella filante che cola giù dalle tue labbra carnose” ammiccò nella mia direzione. Alzai gli occhi al cielo. “Qualcuno se lo prenda vi prego”. “In tutto questo dove sono gli zii vampiri e il cagnolino?”. “Demetri e Renata sono a caccia lontano da qui mentre Jake è alla riserva per dei saluti al nuovo branco, pare sia molto più numeroso rispetto ai precedenti” risposi girando la frittata in padella. “Credo sia logico, non ho mai visto una tale affluenza di mostri tutti in una volta, tra lupi, vampiri, cacciatori di morte e morti viventi potremmo aprire un buffet di umani in tutto il mondo ma non servirebbe a sfamarci”. “Sai Robert le tue battute hanno sempre un non so che di macabro, dovresti rivedere il concetto di sarcasmo su un dizionario”. “È la vita che mi ha inacidito, dovevi conoscermi nel 1890 ero un vero gentleman ti avrei conquistata con il mio charme” disse l’uomo comodamente stravaccato sul divano facendomi l’occhiolino per poi incatenarmi sul posto con quei suoi meravigliosi occhi ghiaccio-azzurri. Si prospetta una ‘convivenza’ davvero, davvero, ma davvero molto difficile.
 
POV ANTHONY
 
“Ti prego Lily, ti supplico basta!”. Ed ecco che per la trentasettesima volta Nicholas  implorava mia sorella per poter uscire da quel dannatissimo centro commerciale. “No”. Ed ecco come mia sorella per la trentasettesima volta calpestava senza pietà le sue preghiere. Erano sette ore, quarantatré minuti e ventiquattro…venticinque… ventisei secondi che eravamo imprigionati lì senza alcuna via di scampo. Ai miei occhi, questa poteva considerarsi la giornata in cui ognuno di noi aveva dato il meglio di se prendendo alla lettera il ‘siate più umani possibile’. Lilian aveva comprato una quantità industriale di vestiti che avrebbero sicuramente riempito i nostri armadi e da essi straripato. Nicholas aveva pregato più in questa giornata che in tutta la sua vita invocando tutti i santi del calendario messi in fila e credo che qualcuno lo abbia anche inventato trovandosene improvvisamente a corto. Grace con tutto quello che aveva messo nello stomaco avrebbe potuto sfamare l’esercito di due nazioni, i bambini del terzo mondo e forse anche qualche panda. Daniel aveva conquistato e infranto cuori ovunque i suoi occhi cadessero e il bello della situazione e che nonostante lui sapesse di non voler dare alcuna chance al popolo femminile li dentro concentrato, utilizzava comunque tutta la potenza del suo charme cavalleresco per farsi ammirare, Narciso. Cameron aveva accarezzato ogni singolo essere animale che abbia incrociato il nostro cammino, i piccoli occhi e i musini pelosi lo mandavano in tilt come un mega cheeseburger manda in crisi Grace e un paio di Gucci Lily. Renesmee si era fermata in ogni singolo negozio che avesse in vetrina anche un solo, minuscolo e insignificante peluche sicuro che a fine giornata avrebbe fatto un resoconto dettagliato al povero Jake, o forse al suo povero portafogli. Deliah aveva saccheggiato ogni tipo di libreria presente e Kein l’aveva seguita in ognuna di esse fulminando tutti gli esseri maschili a partire dal commesso. Si Kein aveva una sbandata colossale non dichiarata per mia sorella, quella buona però. Daisy aveva provato tutti i giochi elettronici possibili facendo capitolare tutti gli adolescenti che nelle donne cercavano solo calcio, sesso e videogiochi e credo che il sesso con la bionda non sia niente male. Clara aveva giocato con tutti i bambini che le zampettavano di fianco feliche come una pasqua, era la meno avvezza a giocare con i nostri schifosissimi nemici e torno non potevamo di certo darglielo. Aria seduta al mio fianco era intenta a trattenere i suoi istinti omicidi contro Daniel e il suo infinito ed egocentrico io. Credo che anche questa sia una cotta non dichiarata ma fossi in lei per un tipo come Daniel non la dichiarerei neanche sotto tortura.   
“Possiamo tornare a casa”. Mai frase più soave ho mai udito fuoriuscire dalle labbra di Lilian. Finalmente dopo otto ore, ventotto minuti e quarantadue secondi il supplizio era finito. Sommersi dalle buste, esausti e affamati eravamo finalmente sulla soglia di casa dove ad attenderci c’era un profumino davvero molto invitante. “Mamma te l’ho mai detto che ti amo più di ogni altra cosa al mondo e al di sopra di esso?” dissi a mia madre che si aprì in un meraviglioso e materno sorriso seppur sulle labbra di una diciottenne. “Oh Isabella sei un miraggio o sei quella vera? In ogni caso sei bellissima e anche la tua frittata lo è!” disse Nicholas gettando le buste a terra sotto lo sguardo omicida di Lilian e andando ad abbracciare mia madre e la pentola. “Dalle vostre facce deduco che vi siate divertiti” rise mamma scombinando i ricci di Nick. “Si, fino a cinque ore fa lo stavamo facendo, poi tutto è diventato sempre più stretto, pesante e offuscato” rispose Aria con una voce melodrammatica. “Quante storie per un po’ di shopping!”. “Un po’ di shopping!? Ma se non si vede il pavimento!” sbottò Cameron indignato guardando le buste che costellavano il parquet ormai scomparso. “Aver fatto movimento di certo non ha danneggiato i vostri sederi appesantiti! Tra poco saremmo dovuti ricorrere alla chirurgia per staccarvi dai divani, eravate entrati in simbiosi con il salotto!” ribatté mia sorella impettita. “Basta così bestiole, mettete a posto il centro commerciale, lavatevi le manine e portate i vostri deretani sulle sedie prima che vi scuoia vivi” disse Robert comparendo al fianco di mia madre che prontamente gli sorrise alzando gli occhi al cielo. Come uomo era strano, pazzo e il suo sarcasmo faceva paura ma sinceramente sia io che le mie sorelle non siamo mai stati contrari ad una loro relazione e non abbiamo mai immaginato uomo diverso al suo fianco. Robert era infinitamente buono anche se raramente lo mostrava e per noi era stato come un padre, a dire il vero forse anche un po’ tale lo consideravamo. Ci aveva allenati, ci aveva resi forti, ci aveva aiutati ad accettare ciò che eravamo e ad accettare anche quella parte di noi che ancora ci è oscura e la cosa più importante, in qualsiasi momento non aveva mai abbandonato nostra madre, l’aveva sempre protetta, l’aveva consolata, fatta ridere, l’aveva resa viva e per questo gli saremo debitori a vita.
“Mangiamo in fretta e poi tutti a nanna domani è il gran giorno!” Batté le mani Lily euforica. “Lilian inizia la scuola! La scuola è considerata luogo di martirio per noi adolescenti cosa ti rende tanto entusiasta nel dover affrontare verifiche, interrogazioni e compiti a casa su cose che probabilmente hai anche vissuto?” risposi scettico all’idea. “Mi rende entusiasta il fatto di poter fare qualcosa di normale, come le persone normali della nostra età. E nonostante io forse abbia vissuto determinate cose le studierò lo stesso perché è questo che fanno i normali adolescenti!”. “Questo è lo spirito giusto ragazza! Prendete esempio bestiole” sorrise Robert strofinandosi le mani sporche di sale con il panno da cucina. “Che banda di matti” sentenziò Clara sedendosi a tavola. La cena passò allegramente tra battutine, scherzi e risate come di consueto e una volta aiutata la mamma a ripulire la cucina, la macchina macina pensieri che mia sorella Lily aveva al posto del cervello, partorì la brillante idea di dormire tutti insieme. A nulla servirono le proteste del poco spazio, del pavimento freddo o delle occhiaie il primo giorno di scuola perché furono tutte spente da sacchi a pelo gonfiabili di dodici e dico dodici colori diversi comprati a nostra insaputa da quella matta da legare. Inutile dire che ancora una volta la sua capacità di incastrarci in situazioni scomode e assurde avesse avuto la forza di stupirci e di colpirci di nuovo, si, come solo un martello di dieci tonnellate solo può fare. Ma dico io non potevamo stare ognuno sotto il proprio tetto, dentro al proprio piumone con il sedere sul proprio  soffice materasso? La risposta di Lilian fu diretta, no.
 
POV KEIN
 
“Ho vinto di nuovo!” disse Anthony vincendo l’ennesima partita a scacchi ad un ormai molto esaurito Cameron mentre Grace e Aria scoppiavano in una fragorosa risata “Tu bari, è impossibile che vinca sempre, deve esserci sotto qualche sporco mezzuccio!”. “Cameron credo che l’unico sporco mezzuccio sia la sua infima e meschina intelligenza” rispose Nessie facendo spallucce e gettando l’ennesima maglietta sul letto. Avevamo optato per dormire tutti nella sua stanza che seppur della stessa grandezza delle altre, in lunghezza era più agibile per dodici persone e avremmo guadagnato spazio. “Secondo me quella rossa ti stava da Dio Ness” sentenziò Clara con le mani nel barattolo di Nutella ormai vuoto. “No il rosso è troppo appariscente da indossare il primo giorno di scuola”. “Perchè non provi con la mantella nera che hai gettato sul letto diciamo… venti abiti fa?” disse suo fratello rimettendo in ordine la scacchiera. “Ma quella mi farà sembrare invisibile!”. “Appunto”. Risi della gelosia di Anthony per le sorelle tutte intente nella scelta del vestiario da primo giorno di scuola, tutte tranne una. Deliah se ne stava seduta alla finestra ad ammirare il paesaggio al di fuori di essa rigirando tra le dita un piccolo ciondolo a forma di infinito appartenente al bracciale che le regalai quattro anni fa. Mi persi nell’osservare i suoi lineamenti perfetti, il nasino piccolo e all’insù come quello di sua madre, le guance rosee e soffici, le labbra piene ma delicate, il verde luminoso dei suoi occhi incorniciati dalle  perfette onde che i suoi capelli ramati creavano fino ai suoi fianchi percorrendo tutta la lunghezza della sua schiena. “Gemello non vorrei essere invadente ma tra poco sbavi” disse Daniel a bassa voce al mio orecchio. Lo spinsi indispettito giù dal letto mentre lui se la rideva e solo poi mi accorsi di essere osservato da tutti. Il mio sguardò scattò a lei che se in un primo momento mi guardò con un cipiglio interrogativo, subito dopo si aprì in un dolce sorriso. “Uh ma ci sono le corse di cavalli qui fuori? Sento galoppare qualcosa alla velocità della luce” rise ancora il mio sicuramente morto gemello. Ora ridevano tutti. Ok l’allusione era stata colta al volo con successo. “Piantatela di fare gli idioti”. Santa Aria da Los Angeles sei sicuramente la mia ragazza preferita dopo l’ultima Cullen. “Giusto è arrivato il momento di fare la nanna cacciatori, da domani la nostra vita umana avrà inizio e tutto sarà diverso, tutto cambierà, me lo sento” sospirò Ness stendendosi sul proprio letto dal quale ero poco prima sceso e accoccolandosi fra le braccia del fratello che aveva preso il mio posto. Anthony abbracciò la sorella per poi stamparle un bacio fraterno sulla fronte. “Notte peste” sussurrò Nick all’orecchio di Lilian accarezzandole una guancia, vidi le gote della mia amica pazza divenire di mille sfumature di rosso diverso per poi sorridere al moro e dargli un tenero bacio sul naso. Aria si era infagottata per bene nel suo sacco a pelo beige e inaspettatamente mio fratello Daniel aveva spostato il suo di sacco accanto a quello della ragazza, le aveva fatto un occhiolino e poi si era messo nella sua stessa posizione, occhi negli occhi. Ok, questa mi era nuova. “Un penny per i tuoi pensieri?” mi chiese Dely comparendo improvvisamente alle mie spalle. Mi voltai verso di lei e le sorrisi. “Direi che alla fine come idea non è stata male”. Vidi passare negli occhi di Deliah la confusione sicuramente dovuta al fatto di non aver capito a cosa io mi stessi riferendo. “Lilian ha avuto una buona idea, se domani inizia una nuova vita per noi credo sia giusto dire addio alla vecchia tutti insieme, non credi anche tu?”. E la confusione divenne dolcezza e il mio cuore perse un battito e poi due, tre…
 
 
POV DELIAH
 
“Non utilizzate la velocità vampira, non soggiogate le persone per ottenere ciò che volete, non mostrate di sapere troppe cose non è normale per degli adolescenti che lo studio lo evitano come la peste, non azzardatevi a spaventare qualcuno, ragazzi le ragazze posso essere guardate quindi trucidate chi di dovere solo se vengono alzate mani dove non devono essere alzate, mostratevi goffi di tanto in tanto nelle ore di educazione fisica, eccellere in ogni sport non è una cosa normale, non rispondete a tono ai professori, non siate asociali ma neanche troppo aperti, gli umani non sono completamente stupidi e cosa più importante cercate vi prego di non innamorarvi di uno di loro. Per quanto sia una cosa nobile sarebbero guai in primis per l’umano o l’umana, il mondo in cui apparteniamo li vede prede non cacciatori  e in secondo luogo per voi, rimarreste feriti da un amore impossibile e soprattutto, cosa più importante di tutte, il vostro cognome Black non Volturi, non Cullen per Dio! Tutto chiaro?”. Era ormai da un’ora che la tiritera di Robert andava avanti, non avevamo fatto in tempo a metter  piede in cucina che ci aveva fatti accomodare tutti in salone per esporci la sua lunga, lunghissima lista di ‘non fare questo, non fare quello’. “Cristallino Robert ma se non ci fai andare faremo un mega ritardo il primo giorno!” borbottò Daniel esasperato. “Questa è una cosa da umani” disse mamma abbracciandoci uno ad uno. “Mi raccomando ragazzi siate voi stessi nonostante tutto e divertitevi!” disse schiacciandoci un occhiolino. “Isabella se dici così mandi all’aria un’ora di raccomandazioni studiate per altro per una notte intera” protestò Robert indispettito. “So che è importante che stiano attenti, ma vorrei che fossero anche loro stessi, vorrei che vivessero a pieno le superiori come adolescenti ordinari, voglio andare ai loro colloqui e sgridarli se vanno male in matematica. Sono sempre impegnati in combattimenti, allenamenti e gli omicidi sono il loro ‘lavoro’. Voglio ben altro per loro, voglio ben altro per tutti voi. Quindi pance in dentro, petti in fuori, testa alta e buon primo giorno di scuola!”. Ho mai detto che io adoro mia madre?     
“Va bene, se proprio Isabella vuole questo,  vi concedo di entrare a far parte della squadra delle cheerleader e di diventare capitani della squadra di football, rugby e baseball ma niente di più” sorrise Robert sornione. “Oh ma quale onore ci hai concesso, tra un po’ mi commuovo, non ho parole” rispose mio fratello teatralmente. “Noi allora andremo se avete finito con le raccomandazioni da prima elementare, arrivederci è stato un piacere” disse Lily spintonando Clara e Kein fuori di casa seguita da tutti noi. Fui l’ultima ad uscire e non lo feci o almeno non lo feci prima di abbracciare forte mamma. Sapevo quanto tutto questo per lei significasse e sapevo quanto tutto questo per lei fosse difficile. Se mai avessi potuto fare qualcosa per dividere con lei le sue emozioni l’avrei fatto e sperai con tutta me stessa di aver inviato con questo abbraccio le mie intenzioni a lei. Mi strinse così forte da farmi mancare il respiro, ma sin da quando eravamo piccoli questa era la più dolce delle torture. “Ti voglio bene mia piccola e adorabile Deliah”. “Te ne voglio anche io mamma, tanto”. “DELIAH LA RIVEDRAI TRA SEI ORE VEDI DI SBRIGARTI!”. “Mamma te l’ho mai detto che a me bastavano anche solo Nessie e Anthony come fratelli? Non c’era bisogno di impegnarsi per farne una quarta” dissi ridendo seguita a ruota da mia madre e da Robert che seppur in disparte aveva assistito al nostro momento madre - figlia. “Ti ho sentita e l’ultima a nascere sei stata tu!”.
 
POV EDWARD
 
La Forks High School… il luogo dove la incontrai per la prima volta e la sede dei più cari ricordi. Non avevo mai amato così tanto essere un perenne adolescente come in quel periodo dove le mie ore di lezione trascorrevano rovistando le menti altrui per trovare il suo volto e dove aspettavo con ansia l’ora che con lei condividevo, l’ora di Biologia… l’ora in cui bestemmiai cercando di attentare alla sua vita in mille modi possibili ma anche l’ora in cui capii che se mai la sua vita fosse stata spezzata nel baratro avrebbe trascinato con sé anche la mia e io gliel’avrei lasciato fare magari aiutandola. Ed oggi mi manca, come l’aria, come il sole, come la mia umanità. Lei era la mia umanità.
Questo era tutto un errore, io non dovevo essere fuori il parcheggio di questa scuola ma in Italia ad implorare i Volturi di uccidermi. Speravo con tutto me stesso che i nuovi arrivati avessero davvero a che fare con la famiglia Italiana di vampiri più potenti che esistano, almeno il mio supplizio sarebbe terminato prima di quanto potessi anche solo sperare.
La mia testa era affollata da centinaia di pensieri ma tutti ruotavano intorno ad un unico movente. L’arrivo di diciassette nuovi studenti, il nostro arrivo e il loro arrivo. In una cittadina tanto piccola mai si era vista una tale cosa che per molti era considerato un vero e proprio fenomeno. Nessuno li aveva ancora visti poiché nessuno stava pensando ai loro volti evidentemente non erano ancora arrivati.
-Ma quello è un Dio!-. – Oh mio Dio ma quanto sono belli?- . – Ti prego, ti supplico buon Dio fai che la biondona super sexy me la dia!-.
Ed eccoli qui, i soliti pensieri adolescenziali che ogni santissima volta investivano  la mia testa come se mi fossero stati urlati a qualche centimetro di distanza. Ogni volta che ci trasferivamo in una nuova scuola, in qualsiasi Stato essa si trovasse, qualsiasi lingua si parlasse i pensieri su di noi erano sempre gli stessi. Ci avevano notati e ora ci avrebbero ammirati per il resto delle loro vite, se solo sapessero…
“Andiamo Edward la campanella è suonata e la tua prima ora è Matematica, siamo insieme” disse Alice scotendomi leggermente il braccio sinistro. Annuì senza forze o meglio il mio corpo avrebbe potuto spostare due montagne insieme in qualunque momento ma moralmente sentivo di non poter spostare neanche una stupida piuma.
Camminavamo per i corridoi ignorando le occhiate ammirate, gli inutili sussurri e i risolini eccitati di approvazione intenti a raggiungere l’aula. Avevo solo voglia di sedermi e staccare la spina del mio cervello e così feci. Appena presi posto ebbi solo il tempo di notare mia sorella sedersi qualche banco più indietro lasciando libero quello al mio fianco ma poi arrivai alla conclusione che non m’interessava davvero avere una risposta.
-Voglio tenere d’occhio i nuovi arrivati e se ho qualche visione meglio non stare tra le prime file-. Non annuii, non feci nulla mi limitai solo a spegnere tutte le voci nel mio cervello definitivamente e con esse anche quella di mia sorella. Al mio fianco si sedette un giovane ragazzo dalla pelle olivastra e gli occhiali enormi che gli cascavano sul naso dritto di continuo.
“Mi scusi è qui che si svolgerà la lezione di matematica?” chiese una voce nuova non ancora udita in quella classe finora. Non mi voltai. Non ne vedevo il motivo. “Si signorine?” rispose il professore con un tono di voce alquanto annoiata. Evidentemente il primo giorno di scuola era una scocciatura non solo per gli studenti. “Black, Deliah e Lilian Black”. “Ah due dei nostri nuovi arrivi, sedetevi pure qui avanti la lezione sta per iniziare e benvenute a bordo. Sperando non siate ignoranti quanto i miei studenti attuali”.
Black… ottant’anni fa qual cognome era unico e apparteneva all’odioso ragazzino dalla pelle baciata dal sole, ma se le due ragazzine fossero state sue discendenti avrebbero presenziato oggi in una scuola della riserva non di certo qui a Forks, patria dei visi pallidi.
“Edward”. Mia sorella mi chiamò con un tono di voce che avrei potuto udire solo io. Alzai gli occhi dal banco per capire cosa da me volesse e annegai in un pozzo color cioccolato.
La ragazza dinanzi a me, la nuova, Black… aveva i suoi stessi occhi .
Il mio cuore morto se possibile si lacerò ancor di più sotto quello sguardo. Da quando l’avevo lasciata commettendo l’errore più grave della mia esistenza, mai avevo incontrato occhi come i suoi, della loro stessa luminosità, delle loro stesse sfaccettature, della loro stessa profondità. Sapevo di dover distogliere lo sguardo ma non ci riuscii. Qualcosa nella nuova arrivata mi attirava come la gravità mi attira alla terra.
“Ciao, io sono Deliah Black e lei e mia sorella Lilian, tu sei?” chiese la ragazza al suo fianco. Mi occorse tutta la forza possibile per staccare gli occhi dalla ragazza per spostarli sull’altra. E ciò che vidi fu ancora peggio. La ragazza che aveva parlato aveva degli occhi a me fin troppo familiari, occhi che mi riportarono al passato, occhi che erano identici ai miei… ai miei da umano. Mi fissava con un mezzo sorrisino imbarazzato, probabilmente dovuto al mio sguardo insistente e al mio silenzio. Mi aveva fatto una domanda ma per la prima volta da quando mi ero trasformato rimasi in silenzio non sapendo rispondere ad una domanda che forse non avevo neanche capito.
“Bene ragazzi per quanto mi duole ammetterlo, un altro anno sta iniziando e io sono il vostro professore di Matematica per chi non lo sapesse, qualcuno mi vedrà come un incubo altri magari come un icona da seguire e nonostante io sappia che la seconda è solo una mera speranza mentre la prima una solida realtà, continuo a sperare anno dopo anno che arrivi qualcuno pronto a seguire le mie orme”. La voce del professore irruppe nell’aula facendo girare le due ragazze alquanto stranite dal mio comportamento. Per tutta l’ora le osservai, osservai i loro movimenti e ascoltai i loro discorsi che quasi sempre riguardavano la lezione. Al suono della campanella si alzarono agilmente dal loro posto scappando letteralmente fuori dall’aula.
“Edward”. Alice comparve al mio fianco, sul suo viso un velo di preoccupazione. “Edward o non vedo i loro futuri”.
Ma cosa stava succedendo?        
 
Angolo Autrice ♥

Buon Salve eccomi qui dopo le feste e tanto studio universitario. Se intoppi non saltano fuori rinizia di nuovo il capitolo alla settimana senza problemi. Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo e che dire finalmente qualcuno ha incontrato qualcun'altro :P
alla prossima ♥ 
   
 
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