23.
Condannati
Quando Eric le mise
una chiave in mano, chiudendole subito il pugno attorno al metallo sottile per
impedire che Max vedesse il loro scambio, Aria capì le intenzioni del ragazzo.
Scivolò via tra il
muro ed Eric, che non si era spostato e le rimaneva davanti, teso e silenzioso.
Aveva le vene del collo tirate e la mascella contratta, senza perdere di vista
Max. Anche lei si concesse un’ occhiata al capofazione da poco arrivato,
sorprendendolo con lo sguardo fisso su Eric in un’ espressione a metà fra
l’accondiscendente e il serio.
Se ne andò, diretta
verso i corridoi appartati che portavano agli alloggi preferenziali, senza dire
una parola.
Si divincolò nella
penombra della residenza, raggiungendo la camera di Eric che aprì con la chiave
appesa ad un cordoncino che il ragazzo le aveva dato.
Provò ad aprire la
porta, ma la trovò chiusa, così bussò. –Aria? Sono io!- sussurrò.
Sentì il rumore
della ragazza che saltava giù dal letto, per poi cogliere il ticchettio dei
suoi piedi nudi sul pavimento. Attese il rumore della serratura che scattava e
si intrufolò in camera quando gli venne aperta la porta.
Aria aveva un’
espressione spaventata, e capì che era tesa anche lei e che, probabilmente,
aveva paura che fosse stato qualcun altro a presentarsi al posto suo.
-Scusa se ho chiuso
la porta a chiave…- Gli disse a conferma, con tono incerto.
-Nessun problema.-
La tranquillizzò sbrigativo. –Hai fatto bene.-
Avrebbe voluto
accarezzarle il viso, baciarla, dato che sul suo volto leggeva la paura che
aveva provato e il bisogno che aveva di essere rassicurata.
Ma non se la
sentiva.
Si trascinò, insieme
al suo lato più oscuro, verso la poltrona girevole vicino alla finestra. Si
lasciò cadere seduto, sentendosi estremamente pesante e stanco. Aria lo osservò
in silenzio e studiò il modo in cui teneva contratte le spalle, il suo sguardo
profondo e la sua espressione dura.
Lei non poteva
sapere cosa era successo, e cosa avessero avuto da dirgli gli altri capifazione,
ma doveva essere qualcosa di importante, e sperare che fosse una bella notizia
era assurdo.
Eric era troppo
provato, sicuramente si trattava di qualcosa di grave.
Non voleva chiedere,
voleva lasciarlo sereno. Nella sua mente ritornarono le parole di Leah, che si
riferiva ai momenti in cui Eric cadeva a pezzi e aveva bisogno di conforto.
Ed era quella la
situazione che aveva davanti, ovvero un Eric che lottava contro sé stesso per
tenere i propri pezzi insieme, seduto sulla poltrona da solo.
Scivolò verso di lui
e si sedette sulle sue gambe, passandogli le braccia intorno al collo. Lui non
si mosse quasi per nulla, si limitò a sollevare un braccio per sorreggerle la
schiena, mentre teneva l’altro sul bracciolo, stringendolo con il pugno. La sua
espressione rimaneva vuota e i suoi occhi puntati su di un punto imprecisato,
senza seguire i movimenti dalla ragazza.
Eric serrò la
mascella.
Ci aveva provato,
aveva tentato la strada alla luce del sole ma non aveva funzionato.
Era stato fissato un
incontro per discutere gli ultimi dettagli del loro piano per togliere il
potere governativo agli Abneganti, valutando il momento migliore per agire e
per iniettare il siero che Jeanine aveva inviato per tutti i membri della
fazione. Tuttavia, non tutti avrebbero aderito alla simulazione, per cui i
cinque capifazione degli Intrepidi si erano radunati e si erano trovati
d’accordo sui nomi delle persone che sarebbero rimaste coscienti.
A tutti i bambini
della fazione sarebbe comunque stato iniettato il siero, ma gli sarebbe stato
ordinato di rimanere in gruppo in un luogo specifico.
Max aveva una moglie
e un figlio piccolo, decisamente poco adatti per la guerra e quindi
risparmiabili. Loro sarebbero rimasti nei loro alloggi senza sapere cosa
succedeva fuori, e sarebbe spettato proprio a Max imporgli di non uscire senza
dirgli la verità. In questo modo il capofazione sarebbe stato anche più libero
di agire e di dedicarsi al loro impegno.
Sarah, l’unica donna
al comando, aveva un compagno forte e robusto che sarebbe stato sicuramente
utile nell’esercito e, poiché non erano nemmeno sposati, le era stato ordinato
di lasciarlo alla simulazione e lei si era trovata d’accordo.
Marcus, il più
tranquillo e taciturno, con una folta barba e i capelli radi, non era sposato e
non aveva figli ed, essendo stato un trasfazione, non aveva altra famiglia e
altri legami affettivi.
In pochi sapevano
che il ragazzino smilzo con i capelli rasati che seguiva il capofazione Finn
come un’ombra, non era solo il suo braccio destro, ma anche il suo unico
figlio. La moglie era morta in un incidente anni a dietro, e quel ragazzo era
tutto ciò che gli restava. Dopo il consenso da parte di Max, Finn aveva potuto
rivelare al figlio i loro accordi con gli Eruditi e quindi, dato che sapeva,
non sarebbe stato sottoposto all’iniezione e avrebbe collaborato dando il suo
contributo alla causa.
E così era stato confermato che i ragazzini sotto i
sedici anni, la famiglia di Max, il figlio di Finn e qualche guardia scelta di
particolare valore, sarebbero rimasti fuori dalla simulazione.
L’ultimo capo
fazione era Eric che, quando tutto era iniziato e aveva accettato di immolarsi
nella missione, non aveva nessuno per cui chiedere un permesso speciale. Ma le
cose erano cambiate.
Aveva comunque
avanzato la sua richiesta, chiedendo di tenere fuori dalla simulazione la sua
ragazza, ma sapeva sin dall’ inizio che se non avevano risparmiato il compagno
si Sarah, non avrebbero certo concesso a lui quel vantaggio.
Finn, conoscendo la
ragazza in questione, gli aveva riso in faccia senza alcun riguardo. Anche gli
altri sapevano che si riferiva all’iniziata con cui, oltre ogni regola, aveva
una relazione quasi clandestina. Non avevano riso, ma avevano detto di no.
Aria era giovane e
forte, sarebbe scesa in campo come tutti gli altri iniziati che avrebbero
superato il test finale. E, proprio dopo il test e dopo la cerimonia d’
ingresso alla fazione, gli sarebbe stata fatta l’iniezione e il siero di
simulazione le sarebbe entrato in circolo, guidando lei e gli altri ad agire
contro la loro volontà, il giorno seguente.
Erano condannati,
entrambi.
Lei perché sarebbe
stata mandata in guerra, e lui perché avrebbe rischiato ogni cosa opponendosi.
Ma, mandando
mentalmente al diavolo Finn che aveva osato deriderlo, con ancora la rabbia che
gli ribolliva nelle vene per quell’affronto a cui non aveva potuto replicare,
Eric aveva preso la sua decisione.
Se non avevano
voluto dargli il permesso di tenere Aria al sicuro, avrebbe fatto di sua
volontà concedendosi da solo quell’autorizzazione. Per niente al mondo la
ragazza sarebbe stata manovrata dagli Eruditi contro gli Abneganti.
Gli era stata data
la garanzia che alla loro fazione non sarebbe successo niente di male,
altrimenti lui e gli altri capi Intrepidi non avrebbero accettato l’accordo con
Jeanine. Si trattava di un gioco da ragazzi, gli Abneganti erano innocui e si
parlava solo di un’azione intimidatoria verso tutta la città e non solo verso
la fazione al governo, ma c’era sempre il rischio che si aprisse il fuoco e che
qualcuno, privo di conoscenza perché sotto simulazione, ci rimettesse la vita.
Ed Aria doveva
essere protetta e risparmiata a quella tortura umiliante.
Forte e determinata
com’era, non avrebbe mai accettato di avere la mente soggiogata da un computer.
Inoltre, dagli studi raccolti, si diceva che chi era sotto simulazione
mantenesse le facoltà visive e uditive, pur non riuscendo più ad agire di volontà
propria.
Scosse la testa e
serrò i pugni fino a conficcarsi le unghia nei palmi delle mani.
Aria, ancora seduta
in braccio a lui, gli posò un bacio sulla guancia, cogliendo il suo turbamento.
Decise di non dire
nulla, era talmente tanto in collera che doveva utilizzare tutte le sue energie
per mantenere la calma, perciò non poteva sprecarne per inutili parole. Mise un
braccio sotto le ginocchia della ragazza, mentre l’altro era già dietro la sua
schiena, e si alzò in piedi con lei ancora in braccio.
Per la paura del
gesto improvviso, Aria sussultò appena, ma si strinse di più al suo collo,
sicura che fra le sue braccia non corresse alcun pericolo.
Eric avanzò e la
depositò con cura al centro del letto, poi si spogliò e andò a stendersi nella
sua parte, spegnendo la luce. Era steso supino, con un braccio sotto la testa e
l’altro abbandonato lungo il fianco, aveva il petto scoperto che si alzava e si
abbassava ad un ritmo sempre più controllato, mentre guardava il soffitto in
silenzio.
Al buio, Aria si
strinse al braccio di Eric che, esausto e ancora chiuso in sé stesso, serrò gli
occhi.
Si alzò dal letto su
cui era seduta per allacciarsi le scarpe e si avvicinò alla porta, prese la
propria giacca dall’appendi abiti e la indossò, tirando su la cerniera.
Quando una mano si
posò sulla sua spalla, voltò solo la testa in silenzio, incrociando il proprio
sguardo con quello del ragazzo. Era decisamente più alto di lei, forte, e la
guardava con un’ espressione e metà fra il malinconico e il determinato.
-Oggi è il giorno
del test finale.- Le disse, con una serietà che sembrava emanare vita propria.
Aveva ancora le mani
sui bordi della giacca. Annuì.
-Voglio che tu mi
faccia una promessa…-
Curvò le
sopracciglia e arricciò le labbra, guardandolo interrogativamente, senza
nascondere una certa diffidenza. Altro che incoraggiarla o augurarle buona
fortuna, si era illusa per niente.
-Alla fine di tutte
le simulazioni, voglio che tu ti separi dagli altri iniziati e che vieni qui,
invece di andare alla cerimonia d’ingresso alla fazione.-
Le sue sopracciglia
si curvarono ancora di più e il suo atteggiamento diffidente scivolò verso lo
scettiscismo, fino all’offeso. –Che storia sarebbe questa?-
Eric sospirò e
guardò la porta, perché non era più in grado di guardarla negli occhi, non
mentre la metteva al corrente, mentendole, dei fatti funesti che stavano per
accadere.
-Non puoi farmi
domande. Sai che sta per succedere qualcosa, e che sto facendo di tutto per
tenerti al sicuro!-
Aria si voltò
completamente verso di lui, la sua espressione si addolcì, e posò le proprie
mani sui suoi avambracci tatuati. –Ma Eric, perché non vuoi spiegarmi nulla?
Cosa c’entra saltare la cerimonia per venire in camera tua?-
Il ragazzo scosse la
testa, si limerò delle mani della ragazza e le mise le proprie sulle sue spalle
esili. –Capisci cosa sto rischiando per te?-
le disse, con la furia che iniziava a scaldargli le vene. –C’è in ballo
qualcosa che non puoi immaginare, è una situazione pericolosa, e tu dovrai
fidarti di me!-
La ragazza rimase ad
osservarlo per qualche istante, cogliendo il tormento e la rabbia che gli
facevano tremare le mani e pulsare le vene del collo. –Perché la cerimonia
degli iniziati? Succederà qualcosa a loro?-
-No, non
propriamente, hai la mia parola che rimarranno integri e che li rivedrai per
cena.-
-Allora cosa…?-
-Aria!- la sua voce
salì e le fiamme nei suoi occhi si risvegliarono. –Vuoi che finisca in guai
seri? Vuoi vedermi rovinato, sapendo tutto quello che sto facendo solo per
proteggerti? Forse tu sei pronta a rischiare, ma io non posso permettertelo.-
-Non farò niente che
possa crearti problemi.- gli disse, a testa bassa. –Vorrei solo sapere la
verità.-
-La verità?- Eric
abbassò il capo e il suo solito ghigno gli piegò le labbra. –La verità non ti
serve, ma saprai tutto al momento opportuno.-
Poi Eric le tolse le
mani dalle spalle, e lei si sentì improvvisamente debole e vuota. Iniziò a
rigirarsi le dita delle mani, senza osare guardarlo. I suoi muscoli erano tesi,
il suo sguardo affilato come una lama e non voleva rischiare di vedergli
perdere la pazienza. –Vuoi che mi fidi di te, ma tu non ti fidi abbastanza di
me da dirmi chiaramente come stanno le cose…-
Il suo braccio venne
improvvisamente stretto in una morsa dalla mano di Eric. –Forse non hai capito,
ho provato a chiedertelo gentilmente, ma forse vuoi le miniere forti. Finito il
test, tu devi lasciare tutti e venire
nella mia stanza, ti è chiaro?-
Aria liberò il
braccio con uno strattone e lo guardò di traverso. –Smettila di trattarmi come
tratti tutti gli altri, io non ho paura di te e tu non devi comportarti così!-
Rimasto in silenzio,
Eric e la guardò intensamente, il suo sguardo era quasi folle, poi si riempì di
desiderio e, nonostante la ragazza non riuscisse a crederci, si riempì anche di
paura.
-Allora fallo per
me.- Le disse con voce suadente, letale in tutta la sua calma. Avanzò verso di
lei e si fermò ad un palmo dal suo viso. –Non posso permetterti di rovinare
tutto. Non possiamo commettere errori, oppure saremo morti.-
Abbassando gli
occhi, Aria sentì il suo cuore stringersi.
-Verrai nel mia
stanza, come ti ho detto?-
A quella domanda
tornò a guardarlo, provando per la prima volta paura, ma non per lui, ma per la
gravità di ciò che nascondeva. –Va bene, lo farò.-
Ancora sconvolta e
con il cuore a mille, si recò in mensa per la colazione e si trovò davanti una
scena alquanto insolita. Uno dei tavoli era stracolmo, con seduti attorno ben sette
persone. C’era Sasha, con Will seduto tra Tris e Christina, ma c’erano anche
tre iniziati interni. Il primo era Uriah, poi c’era Marlene e l’altra loro
amica che doveva chiamarsi Lynn. Aria la riconobbe perché era nella squadra di
Eric a ruba bandiera e perché aveva seguito Marlene durante il giro per la
residenza che Sasha aveva organizzato per il suo compleanno.
Si avvicinò e si
intrufolò nell’unico posto libero, tra Tris e Will.
-Era ora!- la salutò
Sasha, alzando una mano dall’altra parte del tavolo.
Vicino alla bionda,
Marlene aveva un muffin in ogni mano, uno al cioccolato e uno alla vaniglia, e
dava un morso prima ad uno e poi all’altro.
-Allora, pronti per
vedermi fare il tempo minore in assoluto?- Scherzò Uriah.
Lynn gli rispose
qualcosa, scatenando una discussione a cui si aggiunse anche Tris.
-Ci avresti mai
pensato che saremo arrivati a questo punto?-
Aria, sentendo la
voce di Will, si girò verso di lui. Cogliendo il suo messaggio, sorrise.
-Adesso non dovrai
più sentirti dire che ti comporti come un’animale, qui in mezzo siamo i più
raffinati!- le disse.
Scoppiò a ridere.
–Decisamente, noi non siamo così pazzi!-
Will fece un cenno.
–Sempre se riusciamo a superare l’ultimo test!-
-Sappiamo già chi
farà i tempi peggiori, e sia tu che io siamo salvi!-
-Non sei contenta?-
le chiese. –È da quando ti conosco che dici che vuoi diventare un’ Intrepida,
non dovresti saltare di gioia?-
Alzò gli occhi al
cielo. –Nemmeno tu eri convinto quanto lo ero io, e adesso eccoci qui.
Ovviamente sono felicissima!-
-Bene!- le mise una
mano sulla spalla. –Adesso non dovrò più preoccuparmi che tu faccia a botte con
qualcuno, ero stanco di farti da guardia del corpo!-
-Sarebbe più
corretto dire che facevi la guardia del corpo a quelli che mi rompevano le
scatole!-
-Per forza! Se rompi
il naso a qualcuno fra gli Eruditi finisci nei guai, qui è tutto normale,
perciò da oggi il mio lavoro finisce!-
A quel punto
Christina si voltò verso di lui. –A proposito, che lavoro vuoi fare?-
-Guardia della
recisione! Sono abituato a controllare e mi piace l’idea di tenere d’occhio i
confini. Inoltre, in caso succedesse qualcosa di anomalo là fuori, sarei il
primo a saperlo!-
-Ed ecco che viene
fuori il tuo lato curioso da Erudito!- lo beffeggiò affettuosamente Christina.
-E tu, vuoi ancora
fare l’istruttrice?-
-Penso di sì!-
-E tu?- chiese Will,
sta volta rivolto ad Aria.
La ragazza si
strinse nelle spalle. –Non ne ho idea…-
Improvvisamente Tris
si alzò e lasciò il tavolo, salutò e se ne andò chissà dove e chissà con chi.
Aria tornò a parlare
con Will. –Che lavoro potrei fare?-
Will rise. –Uno da
dura!-
-Non so solo
picchiare la gente, so fare altro, sai?-
-Allora potresti
fare un lavoro di comando, potresti farti valere senza picchiare nessuno!-
Intervenne Christina, sporgendosi verso di lei.
In silenzio, Aria
valutò la proposta per alcuni secondi.
-Il posto di apprendista
capofazione è già preso!- Puntualizzò Will, lanciando un’occhiata a Peter
seduto al tavolo vicino. -A meno che non arrivi prima di lui in classifica…-
Scosse la testa. -Non
voglio diventare capofazione, per niente, però forse c’è qualcos’altro di
simile che potrei fare!-
Christina mandò giù
un pezzo di Muffin. –Magari ci sono altri ruoli di comando!-
-Giusto!- Rispose
Will.
Aria appoggiò il
mento su una mano e pensò alla mattina del giorno dopo, quando tutti gli
iniziati sarebbero stati considerati a tutti gli effetti membri degli Intrepidi
e avrebbero dovuto individuare il tipo di lavoro da svolgere per la fazione. Aveva
sentito dire che i capifazione, che avevano tenuto d’occhi gli iniziati,
avrebbero dato qualche suggerimento ad ognuno di loro per aiutarli nella
scelta. Immaginò il momento imbarazzante in cui Eric sarebbe stato insieme ai
capi, forse sarebbe stato proprio lui a consigliarla. Di certo non sarebbe
diventata un’ aspirante capofazione, sarebbe stato troppo imbarazzante trovarsi
tutti i giorni a lavorare con Eric. Assolutamente non era un’ idea che le
piaceva.
-Io e gli altri
andiamo a fare un giro prima che ci chiamino per il test finale, vieni con
noi?- le chiese Will, sottraendola ai suoi pensieri.
Sasha, che si stava
alzando insieme a Marlene, le fece segno di seguirli.
-Come vi siete
conosciuti?-
Alle domanda che Christina
rivolse a Will, Aria sollevò gli occhi e vide il ragazzo ridere mentre si
alzava in piedi.
-Perché le ho
salvato la pelle, ovviamente!-
-Non darti troppi
meriti!- intervenne, seguendo lui e Christina.
Will rise ancora.
Mentre camminavano,
Aria sorrise a sua volta e ripensò a quel giorno a scuola di diversi anni
prima, quando aveva conosciuto Will. Erano della stessa fazione e le loro
famiglie si conoscevano, ma i due bambini non avevano mai parlato fra di loro…
Avano sette anni, e
quel giorno a scuola faceva piuttosto caldo. Aria era seduta vicino agli altri
bambini Eruditi ad un tavolo per la pausa pranzo, ma era piuttosto infastidita.
Il bambino che era
seduto davanti a lei continuava a guardarla in modo strano, facendo smorfie di
continuo.
-Perché tu non
studi?- le aveva chiesto, puntandole un dito contro.
Aria lo aveva
guardato di traverso, sapeva benissimo che era abitudine dei bambini Eruditi
sfruttare ogni pausa per apprendere qualcosa di nuovo, ma faceva davvero troppo
caldo e lei non ne aveva voglia.
-Lo dico alla
maestra, che lo dirà ai tuoi genitori! Devi apprendere cose nuove invece di
sprecare tempo!- aveva strillato il ragazzino, alzandosi in piedi e battendo le
mani sul tavolo.
Sentendosi parlare
con quel tono, Aria si era alzata in piedi con uno scatto e si era sporta oltre
il tavolo per dare uno spintone a quel bambino antipatico.
-Come hai potuto?
Non ci si comporta così, lo dirò al mio papà. Sei scorretta!-
La bambina aveva
incassato quelle parole imbronciata, senza dire nulla, fino a quando non era
arrivato un altro bambino della loro età.
-Non dirai niente a
nessuno!- aveva detto al ragazzino che l’aveva accusata, posandogli una mano
sulla spalla. –Non stava studiando perché è già avanti con tutti i compiti e sa
già tutto quello che sai tu. E non c’è bisogno di dire niente ai suoi genitori,
ti ha spinto perché sei stato sgarbato!-
Lei aveva osservato
a lungo il bambino appena arrivato, aveva folti capelli neri e un naso un po’
troppo grande per il resto del viso.
-Perché la difendi,
Will?-
Will, il bambino con
i capelli scuri, aveva preso un respiro profondo e sostenuto lo sguardo
accusatorio dell’altro bambino. –Perché conosco i suoi genitori, lei è una mia
amica!-
L’altro non aveva
saputo ribattere, così se ne era andato via.
-Ciao, ignora Igor,
è un idiota presuntuoso!- le aveva detto Will, sorridendole.
-Ciao, grazie!-
aveva risposto Aria, timidamente.
-Come ti chiami?-
-Ariana!- Si strinse
ancora di più nelle spalle. –Da grande sarò un’ Intrepida!-
Will aveva riso, e i
suoi occhi si erano socchiusi. –Anche a me piacciono gli Intrepidi, ma pensò
che rimarrò fra gli Eruditi.-
-Peccato, potevamo
essere amici!- Aveva dichiarato, scollando le spalle. –Perché hai detto a
quello lì che sono tua amica?-
-Perché, non vuoi
esserlo?-
Ariana aveva
sollevato le sopracciglia. A scuola tutti la evitavano di continuo, non aveva
nessuno con cui parlare liberamente perché erano tutti perennemente chini sui
libri e, se nominava gli Intrepidi, si scatenava una tragedia. Quel bambino
invece sembrava sereno, non pensava solo allo studio, aveva accettato la sua
idea sugli Intrepidi ed era stato molto gentile con lei.
-Okay, allora è
deciso Will: saremo amici!-
-Okay!- Le aveva
risposto. –E, se sceglierò gli Intrepidi, saremo amici per sempre!-
Aria continuò a
seguire i suoi amici, Sasha scherzava con Uriah e Marlene, mente Will era
vicino a Christina.
Sorrise, pensando
alla promessa di due giovani bambini Eruditi, spensierati e forse ingenui, che
tuttavia si stava trasformando in realtà.
Will era il suo primo
vero amico, avrebbero superato l’iniziazione e sarebbero rimasti insieme. Sarebbe rimasta sua amica per sempre.
Continua…