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Autore: Kaimy_11    09/01/2015    1 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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23. Condannati

 

 

 

 

Quando Eric le mise una chiave in mano, chiudendole subito il pugno attorno al metallo sottile per impedire che Max vedesse il loro scambio, Aria capì le intenzioni del ragazzo.

Scivolò via tra il muro ed Eric, che non si era spostato e le rimaneva davanti, teso e silenzioso. Aveva le vene del collo tirate e la mascella contratta, senza perdere di vista Max. Anche lei si concesse un’ occhiata al capofazione da poco arrivato, sorprendendolo con lo sguardo fisso su Eric in un’ espressione a metà fra l’accondiscendente e il serio.

Se ne andò, diretta verso i corridoi appartati che portavano agli alloggi preferenziali, senza dire una parola.

Si divincolò nella penombra della residenza, raggiungendo la camera di Eric che aprì con la chiave appesa ad un cordoncino che il ragazzo le aveva dato.

 

Provò ad aprire la porta, ma la trovò chiusa, così bussò. –Aria? Sono io!- sussurrò.

Sentì il rumore della ragazza che saltava giù dal letto, per poi cogliere il ticchettio dei suoi piedi nudi sul pavimento. Attese il rumore della serratura che scattava e si intrufolò in camera quando gli venne aperta la porta.

Aria aveva un’ espressione spaventata, e capì che era tesa anche lei e che, probabilmente, aveva paura che fosse stato qualcun altro a presentarsi al posto suo.

-Scusa se ho chiuso la porta a chiave…- Gli disse a conferma, con tono incerto.

-Nessun problema.- La tranquillizzò sbrigativo. –Hai fatto bene.-

Avrebbe voluto accarezzarle il viso, baciarla, dato che sul suo volto leggeva la paura che aveva provato e il bisogno che aveva di essere rassicurata.

Ma non se la sentiva.

Si trascinò, insieme al suo lato più oscuro, verso la poltrona girevole vicino alla finestra. Si lasciò cadere seduto, sentendosi estremamente pesante e stanco. Aria lo osservò in silenzio e studiò il modo in cui teneva contratte le spalle, il suo sguardo profondo e la sua espressione dura.

Lei non poteva sapere cosa era successo, e cosa avessero avuto da dirgli gli altri capifazione, ma doveva essere qualcosa di importante, e sperare che fosse una bella notizia era assurdo.

Eric era troppo provato, sicuramente si trattava di qualcosa di grave.

Non voleva chiedere, voleva lasciarlo sereno. Nella sua mente ritornarono le parole di Leah, che si riferiva ai momenti in cui Eric cadeva a pezzi e aveva bisogno di conforto.

Ed era quella la situazione che aveva davanti, ovvero un Eric che lottava contro sé stesso per tenere i propri pezzi insieme, seduto sulla poltrona da solo.

Scivolò verso di lui e si sedette sulle sue gambe, passandogli le braccia intorno al collo. Lui non si mosse quasi per nulla, si limitò a sollevare un braccio per sorreggerle la schiena, mentre teneva l’altro sul bracciolo, stringendolo con il pugno. La sua espressione rimaneva vuota e i suoi occhi puntati su di un punto imprecisato, senza seguire i movimenti dalla ragazza.

Eric serrò la mascella.

Ci aveva provato, aveva tentato la strada alla luce del sole ma non aveva funzionato.

Era stato fissato un incontro per discutere gli ultimi dettagli del loro piano per togliere il potere governativo agli Abneganti, valutando il momento migliore per agire e per iniettare il siero che Jeanine aveva inviato per tutti i membri della fazione. Tuttavia, non tutti avrebbero aderito alla simulazione, per cui i cinque capifazione degli Intrepidi si erano radunati e si erano trovati d’accordo sui nomi delle persone che sarebbero rimaste coscienti.

A tutti i bambini della fazione sarebbe comunque stato iniettato il siero, ma gli sarebbe stato ordinato di rimanere in gruppo in un luogo specifico.

Max aveva una moglie e un figlio piccolo, decisamente poco adatti per la guerra e quindi risparmiabili. Loro sarebbero rimasti nei loro alloggi senza sapere cosa succedeva fuori, e sarebbe spettato proprio a Max imporgli di non uscire senza dirgli la verità. In questo modo il capofazione sarebbe stato anche più libero di agire e di dedicarsi al loro impegno.

Sarah, l’unica donna al comando, aveva un compagno forte e robusto che sarebbe stato sicuramente utile nell’esercito e, poiché non erano nemmeno sposati, le era stato ordinato di lasciarlo alla simulazione e lei si era trovata d’accordo.

Marcus, il più tranquillo e taciturno, con una folta barba e i capelli radi, non era sposato e non aveva figli ed, essendo stato un trasfazione, non aveva altra famiglia e altri legami affettivi.

In pochi sapevano che il ragazzino smilzo con i capelli rasati che seguiva il capofazione Finn come un’ombra, non era solo il suo braccio destro, ma anche il suo unico figlio. La moglie era morta in un incidente anni a dietro, e quel ragazzo era tutto ciò che gli restava. Dopo il consenso da parte di Max, Finn aveva potuto rivelare al figlio i loro accordi con gli Eruditi e quindi, dato che sapeva, non sarebbe stato sottoposto all’iniezione e avrebbe collaborato dando il suo contributo alla causa.

E così  era stato confermato che i ragazzini sotto i sedici anni, la famiglia di Max, il figlio di Finn e qualche guardia scelta di particolare valore, sarebbero rimasti fuori dalla simulazione.

L’ultimo capo fazione era Eric che, quando tutto era iniziato e aveva accettato di immolarsi nella missione, non aveva nessuno per cui chiedere un permesso speciale. Ma le cose erano cambiate.

Aveva comunque avanzato la sua richiesta, chiedendo di tenere fuori dalla simulazione la sua ragazza, ma sapeva sin dall’ inizio che se non avevano risparmiato il compagno si Sarah, non avrebbero certo concesso a lui quel vantaggio.

Finn, conoscendo la ragazza in questione, gli aveva riso in faccia senza alcun riguardo. Anche gli altri sapevano che si riferiva all’iniziata con cui, oltre ogni regola, aveva una relazione quasi clandestina. Non avevano riso, ma avevano detto di no.

Aria era giovane e forte, sarebbe scesa in campo come tutti gli altri iniziati che avrebbero superato il test finale. E, proprio dopo il test e dopo la cerimonia d’ ingresso alla fazione, gli sarebbe stata fatta l’iniezione e il siero di simulazione le sarebbe entrato in circolo, guidando lei e gli altri ad agire contro la loro volontà, il giorno seguente.

Erano condannati, entrambi.

Lei perché sarebbe stata mandata in guerra, e lui perché avrebbe rischiato ogni cosa opponendosi.

Ma, mandando mentalmente al diavolo Finn che aveva osato deriderlo, con ancora la rabbia che gli ribolliva nelle vene per quell’affronto a cui non aveva potuto replicare, Eric aveva preso la sua decisione.

Se non avevano voluto dargli il permesso di tenere Aria al sicuro, avrebbe fatto di sua volontà concedendosi da solo quell’autorizzazione. Per niente al mondo la ragazza sarebbe stata manovrata dagli Eruditi contro gli Abneganti.

Gli era stata data la garanzia che alla loro fazione non sarebbe successo niente di male, altrimenti lui e gli altri capi Intrepidi non avrebbero accettato l’accordo con Jeanine. Si trattava di un gioco da ragazzi, gli Abneganti erano innocui e si parlava solo di un’azione intimidatoria verso tutta la città e non solo verso la fazione al governo, ma c’era sempre il rischio che si aprisse il fuoco e che qualcuno, privo di conoscenza perché sotto simulazione, ci rimettesse la vita.

Ed Aria doveva essere protetta e risparmiata a quella tortura umiliante.

Forte e determinata com’era, non avrebbe mai accettato di avere la mente soggiogata da un computer. Inoltre, dagli studi raccolti, si diceva che chi era sotto simulazione mantenesse le facoltà visive e uditive, pur non riuscendo più ad agire di volontà propria.

Scosse la testa e serrò i pugni fino a conficcarsi le unghia nei palmi delle mani.

Aria, ancora seduta in braccio a lui, gli posò un bacio sulla guancia, cogliendo il suo turbamento.

Decise di non dire nulla, era talmente tanto in collera che doveva utilizzare tutte le sue energie per mantenere la calma, perciò non poteva sprecarne per inutili parole. Mise un braccio sotto le ginocchia della ragazza, mentre l’altro era già dietro la sua schiena, e si alzò in piedi con lei ancora in braccio.

Per la paura del gesto improvviso, Aria sussultò appena, ma si strinse di più al suo collo, sicura che fra le sue braccia non corresse alcun pericolo.

Eric avanzò e la depositò con cura al centro del letto, poi si spogliò e andò a stendersi nella sua parte, spegnendo la luce. Era steso supino, con un braccio sotto la testa e l’altro abbandonato lungo il fianco, aveva il petto scoperto che si alzava e si abbassava ad un ritmo sempre più controllato, mentre guardava il soffitto in silenzio.

Al buio, Aria si strinse al braccio di Eric che, esausto e ancora chiuso in sé stesso, serrò gli occhi.

 

Si alzò dal letto su cui era seduta per allacciarsi le scarpe e si avvicinò alla porta, prese la propria giacca dall’appendi abiti e la indossò, tirando su la cerniera.

Quando una mano si posò sulla sua spalla, voltò solo la testa in silenzio, incrociando il proprio sguardo con quello del ragazzo. Era decisamente più alto di lei, forte, e la guardava con un’ espressione e metà fra il malinconico e il determinato.

-Oggi è il giorno del test finale.- Le disse, con una serietà che sembrava emanare vita propria.

Aveva ancora le mani sui bordi della giacca. Annuì.

-Voglio che tu mi faccia una promessa…-

Curvò le sopracciglia e arricciò le labbra, guardandolo interrogativamente, senza nascondere una certa diffidenza. Altro che incoraggiarla o augurarle buona fortuna, si era illusa per niente.

-Alla fine di tutte le simulazioni, voglio che tu ti separi dagli altri iniziati e che vieni qui, invece di andare alla cerimonia d’ingresso alla fazione.-

Le sue sopracciglia si curvarono ancora di più e il suo atteggiamento diffidente scivolò verso lo scettiscismo, fino all’offeso. –Che storia sarebbe questa?-

Eric sospirò e guardò la porta, perché non era più in grado di guardarla negli occhi, non mentre la metteva al corrente, mentendole, dei fatti funesti che stavano per accadere.

-Non puoi farmi domande. Sai che sta per succedere qualcosa, e che sto facendo di tutto per tenerti al sicuro!-

Aria si voltò completamente verso di lui, la sua espressione si addolcì, e posò le proprie mani sui suoi avambracci tatuati. –Ma Eric, perché non vuoi spiegarmi nulla? Cosa c’entra saltare la cerimonia per venire in camera tua?-

Il ragazzo scosse la testa, si limerò delle mani della ragazza e le mise le proprie sulle sue spalle esili. –Capisci cosa sto rischiando per te?- le disse, con la furia che iniziava a scaldargli le vene. –C’è in ballo qualcosa che non puoi immaginare, è una situazione pericolosa, e tu dovrai fidarti di me!-

La ragazza rimase ad osservarlo per qualche istante, cogliendo il tormento e la rabbia che gli facevano tremare le mani e pulsare le vene del collo. –Perché la cerimonia degli iniziati? Succederà qualcosa a loro?-

-No, non propriamente, hai la mia parola che rimarranno integri e che li rivedrai per cena.-

-Allora cosa…?-

-Aria!- la sua voce salì e le fiamme nei suoi occhi si risvegliarono. –Vuoi che finisca in guai seri? Vuoi vedermi rovinato, sapendo tutto quello che sto facendo solo per proteggerti? Forse tu sei pronta a rischiare, ma io non posso permettertelo.-

-Non farò niente che possa crearti problemi.- gli disse, a testa bassa. –Vorrei solo sapere la verità.-

-La verità?- Eric abbassò il capo e il suo solito ghigno gli piegò le labbra. –La verità non ti serve, ma saprai tutto al momento opportuno.-

Poi Eric le tolse le mani dalle spalle, e lei si sentì improvvisamente debole e vuota. Iniziò a rigirarsi le dita delle mani, senza osare guardarlo. I suoi muscoli erano tesi, il suo sguardo affilato come una lama e non voleva rischiare di vedergli perdere la pazienza. –Vuoi che mi fidi di te, ma tu non ti fidi abbastanza di me da dirmi chiaramente come stanno le cose…-

Il suo braccio venne improvvisamente stretto in una morsa dalla mano di Eric. –Forse non hai capito, ho provato a chiedertelo gentilmente, ma forse vuoi le miniere forti. Finito il test, tu devi lasciare tutti e venire nella mia stanza, ti è chiaro?-

Aria liberò il braccio con uno strattone e lo guardò di traverso. –Smettila di trattarmi come tratti tutti gli altri, io non ho paura di te e tu non devi comportarti così!-

Rimasto in silenzio, Eric e la guardò intensamente, il suo sguardo era quasi folle, poi si riempì di desiderio e, nonostante la ragazza non riuscisse a crederci, si riempì anche di paura.

-Allora fallo per me.- Le disse con voce suadente, letale in tutta la sua calma. Avanzò verso di lei e si fermò ad un palmo dal suo viso. –Non posso permetterti di rovinare tutto. Non possiamo commettere errori, oppure saremo morti.-

Abbassando gli occhi, Aria sentì il suo cuore stringersi.

-Verrai nel mia stanza, come ti ho detto?-

A quella domanda tornò a guardarlo, provando per la prima volta paura, ma non per lui, ma per la gravità di ciò che nascondeva. –Va bene, lo farò.-

 

Ancora sconvolta e con il cuore a mille, si recò in mensa per la colazione e si trovò davanti una scena alquanto insolita. Uno dei tavoli era stracolmo, con seduti attorno ben sette persone. C’era Sasha, con Will seduto tra Tris e Christina, ma c’erano anche tre iniziati interni. Il primo era Uriah, poi c’era Marlene e l’altra loro amica che doveva chiamarsi Lynn. Aria la riconobbe perché era nella squadra di Eric a ruba bandiera e perché aveva seguito Marlene durante il giro per la residenza che Sasha aveva organizzato per il suo compleanno.

Si avvicinò e si intrufolò nell’unico posto libero, tra Tris e Will.

-Era ora!- la salutò Sasha, alzando una mano dall’altra parte del tavolo.

Vicino alla bionda, Marlene aveva un muffin in ogni mano, uno al cioccolato e uno alla vaniglia, e dava un morso prima ad uno e poi all’altro.

-Allora, pronti per vedermi fare il tempo minore in assoluto?- Scherzò Uriah.

Lynn gli rispose qualcosa, scatenando una discussione a cui si aggiunse anche Tris.

-Ci avresti mai pensato che saremo arrivati a questo punto?-

Aria, sentendo la voce di Will, si girò verso di lui. Cogliendo il suo messaggio, sorrise.

-Adesso non dovrai più sentirti dire che ti comporti come un’animale, qui in mezzo siamo i più raffinati!- le disse.

Scoppiò a ridere. –Decisamente, noi non siamo così pazzi!-

Will fece un cenno. –Sempre se riusciamo a superare l’ultimo test!-

-Sappiamo già chi farà i tempi peggiori, e sia tu che io siamo salvi!-

-Non sei contenta?- le chiese. –È da quando ti conosco che dici che vuoi diventare un’ Intrepida, non dovresti saltare di gioia?-

Alzò gli occhi al cielo. –Nemmeno tu eri convinto quanto lo ero io, e adesso eccoci qui. Ovviamente sono felicissima!-

-Bene!- le mise una mano sulla spalla. –Adesso non dovrò più preoccuparmi che tu faccia a botte con qualcuno, ero stanco di farti da guardia del corpo!-

-Sarebbe più corretto dire che facevi la guardia del corpo a quelli che mi rompevano le scatole!-

-Per forza! Se rompi il naso a qualcuno fra gli Eruditi finisci nei guai, qui è tutto normale, perciò da oggi il mio lavoro finisce!-

A quel punto Christina si voltò verso di lui. –A proposito, che lavoro vuoi fare?-

-Guardia della recisione! Sono abituato a controllare e mi piace l’idea di tenere d’occhio i confini. Inoltre, in caso succedesse qualcosa di anomalo là fuori, sarei il primo a saperlo!- 

-Ed ecco che viene fuori il tuo lato curioso da Erudito!- lo beffeggiò affettuosamente Christina.

-E tu, vuoi ancora fare l’istruttrice?-

-Penso di sì!-

-E tu?- chiese Will, sta volta rivolto ad Aria.

La ragazza si strinse nelle spalle. –Non ne ho idea…-

Improvvisamente Tris si alzò e lasciò il tavolo, salutò e se ne andò chissà dove e chissà con chi.

Aria tornò a parlare con Will. –Che lavoro potrei fare?-

Will rise. –Uno da dura!-

-Non so solo picchiare la gente, so fare altro, sai?-

-Allora potresti fare un lavoro di comando, potresti farti valere senza picchiare nessuno!- Intervenne Christina, sporgendosi verso di lei.

In silenzio, Aria valutò la proposta per alcuni secondi.

-Il posto di apprendista capofazione è già preso!- Puntualizzò Will, lanciando un’occhiata a Peter seduto al tavolo vicino. -A meno che non arrivi prima di lui in classifica…-

Scosse la testa. -Non voglio diventare capofazione, per niente, però forse c’è qualcos’altro di simile che potrei fare!-

Christina mandò giù un pezzo di Muffin. –Magari ci sono altri ruoli di comando!-

-Giusto!- Rispose Will.

Aria appoggiò il mento su una mano e pensò alla mattina del giorno dopo, quando tutti gli iniziati sarebbero stati considerati a tutti gli effetti membri degli Intrepidi e avrebbero dovuto individuare il tipo di lavoro da svolgere per la fazione. Aveva sentito dire che i capifazione, che avevano tenuto d’occhi gli iniziati, avrebbero dato qualche suggerimento ad ognuno di loro per aiutarli nella scelta. Immaginò il momento imbarazzante in cui Eric sarebbe stato insieme ai capi, forse sarebbe stato proprio lui a consigliarla. Di certo non sarebbe diventata un’ aspirante capofazione, sarebbe stato troppo imbarazzante trovarsi tutti i giorni a lavorare con Eric. Assolutamente non era un’ idea che le piaceva.

-Io e gli altri andiamo a fare un giro prima che ci chiamino per il test finale, vieni con noi?- le chiese Will, sottraendola ai suoi pensieri.

Sasha, che si stava alzando insieme a Marlene, le fece segno di seguirli.

-Come vi siete conosciuti?-

Alle domanda che Christina rivolse a Will, Aria sollevò gli occhi e vide il ragazzo ridere mentre si alzava in piedi.

-Perché le ho salvato la pelle, ovviamente!-

-Non darti troppi meriti!- intervenne, seguendo lui e Christina.

Will rise ancora.

Mentre camminavano, Aria sorrise a sua volta e ripensò a quel giorno a scuola di diversi anni prima, quando aveva conosciuto Will. Erano della stessa fazione e le loro famiglie si conoscevano, ma i due bambini non avevano mai parlato fra di loro…

 

Avano sette anni, e quel giorno a scuola faceva piuttosto caldo. Aria era seduta vicino agli altri bambini Eruditi ad un tavolo per la pausa pranzo, ma era piuttosto infastidita.

Il bambino che era seduto davanti a lei continuava a guardarla in modo strano, facendo smorfie di continuo.

-Perché tu non studi?- le aveva chiesto, puntandole un dito contro.

Aria lo aveva guardato di traverso, sapeva benissimo che era abitudine dei bambini Eruditi sfruttare ogni pausa per apprendere qualcosa di nuovo, ma faceva davvero troppo caldo e lei non ne aveva voglia.

-Lo dico alla maestra, che lo dirà ai tuoi genitori! Devi apprendere cose nuove invece di sprecare tempo!- aveva strillato il ragazzino, alzandosi in piedi e battendo le mani sul tavolo.

Sentendosi parlare con quel tono, Aria si era alzata in piedi con uno scatto e si era sporta oltre il tavolo per dare uno spintone a quel bambino antipatico.

-Come hai potuto? Non ci si comporta così, lo dirò al mio papà. Sei scorretta!-

La bambina aveva incassato quelle parole imbronciata, senza dire nulla, fino a quando non era arrivato un altro bambino della loro età.

-Non dirai niente a nessuno!- aveva detto al ragazzino che l’aveva accusata, posandogli una mano sulla spalla. –Non stava studiando perché è già avanti con tutti i compiti e sa già tutto quello che sai tu. E non c’è bisogno di dire niente ai suoi genitori, ti ha spinto perché sei stato sgarbato!-

Lei aveva osservato a lungo il bambino appena arrivato, aveva folti capelli neri e un naso un po’ troppo grande per il resto del viso.

-Perché la difendi, Will?-

Will, il bambino con i capelli scuri, aveva preso un respiro profondo e sostenuto lo sguardo accusatorio dell’altro bambino. –Perché conosco i suoi genitori, lei è una mia amica!-

L’altro non aveva saputo ribattere, così se ne era andato via.

-Ciao, ignora Igor, è un idiota presuntuoso!- le aveva detto Will, sorridendole.

-Ciao, grazie!- aveva risposto Aria, timidamente.

-Come ti chiami?-

-Ariana!- Si strinse ancora di più nelle spalle. –Da grande sarò un’ Intrepida!-

Will aveva riso, e i suoi occhi si erano socchiusi. –Anche a me piacciono gli Intrepidi, ma pensò che rimarrò fra gli Eruditi.-

-Peccato, potevamo essere amici!- Aveva dichiarato, scollando le spalle. –Perché hai detto a quello lì che sono tua amica?-

-Perché, non vuoi esserlo?-

Ariana aveva sollevato le sopracciglia. A scuola tutti la evitavano di continuo, non aveva nessuno con cui parlare liberamente perché erano tutti perennemente chini sui libri e, se nominava gli Intrepidi, si scatenava una tragedia. Quel bambino invece sembrava sereno, non pensava solo allo studio, aveva accettato la sua idea sugli Intrepidi ed era stato molto gentile con lei.

-Okay, allora è deciso Will: saremo amici!-

-Okay!- Le aveva risposto. –E, se sceglierò gli Intrepidi, saremo amici per sempre!-

 

Aria continuò a seguire i suoi amici, Sasha scherzava con Uriah e Marlene, mente Will era vicino a Christina.

Sorrise, pensando alla promessa di due giovani bambini Eruditi, spensierati e forse ingenui, che tuttavia si stava trasformando in realtà.

Will era il suo primo vero amico, avrebbero superato l’iniziazione e sarebbero rimasti insieme.  Sarebbe rimasta sua amica per sempre.

 

 

 

 

 

 

Continua…

   
 
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