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Autore: Lidja_    09/01/2015    1 recensioni
Avevo bisogno di parlare con qualcuno, e c'era solo una persona di cui potessi fidarmi. Mi diressi verso la casa numero 6 ma qualcosa mi fermò. Le volevo ancora bene, ma ora tutto era cambiato. Avevo fatto le mie scelte. Così mi girai e corsi verso la foresta, dove l'ultima di queste mi stava aspettando. Non avrei mai pensato che mi sarei innamorato di lei eppure eccomi lì che fremevo al pensiero di tenerla ancora tra le mie braccia.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Ethan Nakamura, Percy Jackson, Silena Beauregard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta sognai Beckendorf. Mi guardava con occhi vitrei pieni di dolore, un dolore che provoca solo il tradimento di un amico. “Sei stato tu. Mi hai ucciso tu!” gridava. Poi un'altra esplosione.
Mi svegliai nuovamente tremando. Questa volta non persi tempo, mi alzai e andai alla fontana che mi aveva regalato mio padre. Dovevo parlargli, avevo bisogno del suo aiuto. Presi una moneta dal fondo e la lanciai nell'arcobaleno formato dagli schizzi della fontana.
<< Divina Iride accetta la mia offerta. Mostrami Tyson sul Monte Olimpo >>
Aspettai qualche attimo e la faccia di mio fratello sostituì l'arcobaleno.
<< Ciao fratello >> gridò Tyson sgranando l'occhio.
<< Ehi Tyson. Come stai? Ti piace il nuovo lavoro? >>
<< Tyson si diverte tanto. Ho già cacciato un po' di brutti mostri che cercavano di entrare sulla Grande Montagna e mi sono fatto questa >> disse alzando il braccio e mostrandomi una cicatrice che lo percorreva dalla spalla al gomito << Gli amici dicono che sono invidiosi >>
<< Bravo Tyson ma fai attenzione, qualche cicatrice va bene ma vedi di non farti ammazzare >>
Il sorriso scomparve dalla faccia del ciclope.
<< Scusa campione, ultimamente ho un po di problemi >>
<< Percy non ha chiamato solo per sapere come andava. Percy vuole un aiuto >>
<< Sì campione, sono nei guai. >>
Dovevo dire che stavo ferendo Annabeth al suo più grande fan. Come avrei fatto?
<< Sto facendo del male a una ragazza >> cominciai.
<< Come quel mostro ha fatto con Tyson? >>
<< No. Ma forse è anche peggio. Il problema è che non posso smettere di mentirle senza fargliene dell'altro >>
<< Io dico che se Annabeth scopre cosa le nascondi ti farà male lei >> mi rispose Tyson sorprendendomi.
<< Annabeth? Chi ha parlato di Annabeth? >> dissi scioccato.
<< Tutte le volte che parli di lei hai qualcosa negli occhi >>
Qualcosa negli occhi. Forse Tyson aveva ragione, forse Annabeth significava qualcosa di più per questo mi facevo tutti quei problemi. Sì certo, le volevo bene, non potevo sopportare l'idea che se ne andasse, ma finiva qui, giusto?
Beh forse non proprio.. mi rispose l'odiosa vocina.
Dopotutto mi aveva salvato la vita più volte di quanto mi piacesse ammettere, era normale che le fossi così legato.
E se non fosse solo per questo?
Io amavo Silena. Di questo ne ero certo, ma c'era qualcosa che...
<< Dovresti farti coraggio e pensare al bene di Annabeth >> mi disse riportandomi alla realtà << ora Tyson deve andare se no papà si arrabbia, a presto fratellone e ricorda: qualche cicatrice va bene ma vedi di non farti ammazzare >> mi fece un gran sorriso e scomparve.
Ancora una volta Tyson mi aveva stupito. Dopotutto aveva ragione: era meglio dire subito la verità ed evitare che soffrisse ulteriormente. Questo non toglieva che fosse dannatamente difficile. Mi ripromisi che quella sera, dopo il falò le avrei parlato.
Ovviamente più si avvicinava l'ora di cena più il mio coraggio scemava.
Passai il resto della mattinata sdraiato sulla mia branda, da solo.
Era incredibile come ci si potesse sentire soli in un campo pieno di ragazzi.
Finalmente, che fosse per il bisogno di cibo o semplicemente per la noia, verso pranzo decisi di alzarmi per unirmi a tutti gli altri nel padiglione. E pensare che quello che mi aspettava era un altro tavolo vuoto mi face deprimere ancora di più.
Non feci in tempo a uscire dalla porta che altri problemi mi precipitarono addosso, o meglio, mi corsero in contro.
<< Percy! Per fortuna ti ho trovato! >>
Juniper aveva la faccia sconvolta. Ansimava come non avevo mai visto fare a una ninfa. Forse non avevo mai visto una ninfa ansimare.
Da quando Grover il suo fidanzato, nonché mio migliore amico, era partito per salvare il mondo dai mortali e la loro spazzatura, io e lei ci eravamo avvicinati molto.
Quando ne sentiva la mancanza veniva da me, parlavamo di lui e cercavamo di capire dove fosse. Un paio di volte lo avevamo persiano chiamato con l' iPhone (la 'i' sta per Iride, la dea dell'arcobaleno) ma lui era parecchio impegnato.
<< Mi dispiace ragazzi ma uno dei miei compagni è rimasto intrappolato in un taglia erba. Vi chiamo io più tardi >> ci disse una volta. Ovviamente non richiamò.
Vedendo Juniper così spaventata pensai che si trattasse di lui, che gli fosse successo qualcosa di orribile. Per fortuna mi sbagliavo.
<< Juniper, rilassati. Concentrati e raccontami cosa è successo >>
Lei fece due respiri e si passò una mano sugli occhi verdi.
<< Stanotte stavo facendo una passeggiata nella foresta. Mi facevo gli affari miei e pensavo a Grover e all'improvviso un ragazzo è uscito dall'ombra. Non mi sono preoccupata troppo, sai sono tanti quelli che cercano di testare il proprio coraggio, ma quando ho provato a convincerlo di tornare a letto ha fatto un ghigno che mi ha spaventata molto >>
Juniper si fermò e prese un grande respiro. Cominciai a temere che il problema non fosse un ragazzo in giro per la foresta di notte, dopotutto si erano viste cose anche più strane.
<< Non era solo un ragazzo avventato, vero? >>
Juniper si guardava i piedi scalzi e sembrava in imbarazzo. Cercava di dirmi qualcosa ma era evidentemente spaventata di quello che avrei pensato.
<< Era.. era.. morto >> disse infine.
Il mio sguardo doveva essere pieno del dubbio che mi invadeva la mente perché subito si giustificò
<< So che può sembrare strano ma non sono impazzita. Gli occhi erano vuoti, senza emozioni. Percy, potevo vedergli attraverso.. bè più o meno. Ma sono sicura di ciò che ho visto >>
Alzò la mano e mi mostrò un pezzo di stoffa nera e logora.
<< Prima di andarsene mi ha lanciato questa >>
Inizialmente pensai che fosse solo uno straccetto ma mi resi presto conto che era qualcosa di più terrificante.
<< Dove è andato? >> chiesi strappandoglielo dalle mani.
Rimase in silenzio parecchio tempo fissando un punto impreciso sopra la mia spalla.
<< Juniper-dove-è-andato? >>
<< Per favore non arrabbiarti con me >> mi implorò << Si è... girato ed è corso contro un albero, lui è... scomparso nell'ombra, letteralmente. So che può sembrare... >> 
Non sentii la fine della frase perché stavo già correndo verso la foresta. Non poteva essere, non poteva essere tornato.

   
 
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