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Autore: StrychnineTwitch    09/01/2015    2 recensioni
Michel B. cominciò un diario per il semplice motivo che fu la sua perfettina madre francese a consigliarlielo. Amava scrivere, una volta, poi aveva smesso in favore di altri tipi di sfogo, ma ricominciare non era stato un peso.
Sapeva che nessuno avrebbe letto quelle pagine, se non lui a distanza di anni, ma questo non gli impediva di mettere tutto se stesso in ciò che faceva.
Michel si sentiva una persona diversa dalle altre, e amava dimostrarlo a se stesso, ecco tutto.
-Capitoli-
-Giorno 1 - Il bicchiere di liquore
-Giorno 2 - Il filo d'erba
-Giorno 3 - La fase REM del kraken
-Giorno 4 - Bianco per il Re, blu e rosso per la Francia
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diario degli sfortunati eventi di Michel B.
e di come un giorno qualsiasi possa trasformarsi nell'incubo peggiore



9/1/2015 - La fase REM del kraken

 

E ancora una volta mi stupisco dell'inverno che arriva. Il cambiare delle stagioni, lento e graduale, è l'unica situazione sicura che riusciamo a constatare durante la nostra vita. Mi illudo di sapere che a Dicembre farà freddo, ma non so mai veramente quando arriverà e in che modo: se sarà un cambio improvviso o se comincerò col mettere una canottiera e poi passare ai maglioni senza patire veramente lo sbalzo.

Quest'anno non mi sono accorto dell'arrivo improvviso della neve, dell'arrivo improvviso del Natale e nemmeno dell'ultimo dell'anno. È stato come se, da distratto osservatore del mondo, mi sia perso le parti principali per concentrarmi su un unico, singolo personaggio: me stesso.

Solo sentendo la folla gridare attorno a me "10...9...8...7" mi sono reso conto che tutto stava "6...5...4" ancora una volta "3...2...1" per finire. "Buon anno nuovo!"

Lo spumante di scarsa qualità mi è finito addosso ed è stato il mio occhio sinistro a farne le spese.

Ho evitato di imprecare, ho detto un addio frettoloso al vecchio anno, e per le successive tre ore mi sono sentito come in un limbo. In che modo dare il benvenuto al nuovo anno? Non era ancora arrivato il tempo di pensarci. Nonostante riconosca di essere un tipo meticoloso e preciso, in quell'istante, in quell'etere, ho desiderato essere il nulla nel nulla. Prendermi il mio tempo, rilassarmi senza concentrarmi su niente. Almeno nei primi istanti di questo nuovo periodo che si apre, ho preferito escludermi e perdermi in un universo infinito.

Non posso descrivere come sia stato, non esistono parole per farlo, forse solo una: fuori fase. Fuori fase rispetto al locale, fuori fase rispetto alla gente che mi circondava, fuori fase rispetto al mio corpo freddo, rispetto all stagioni e al perpetuo rotate delle sfere celesti. Esistevo senza vivere. E basta.

Buon inizio, Michel, è l'unico pensiero, se chiamarlo così non è un'iperbole, buon inizio verso la fine.

Poi son finite quelle tre ore, son tornato a casa e mi son messo a dormire.

Il mondo dei sogni mi affascina, nonostante non li ricordi spesso. Chissà perché i nostri neuroni cercano il modo di impegnarsi quando invece potrebbero riposare anch'essi. Forse è solo una strategia per evitare la morte. O forse è solo ciò che dicono: una marea di ricordi e desideri che, ammucchiati nei nascondigli più reconditi della nostra psiche, trovano il coraggio di uscire allo scoperto solo nel buio, quando noi, i loro possessori, siamo gli unici privilegiati a poterli scorgere nell'ombra. Nell'oscurità, celati agli occhi inquisitori del mondo, mettono in atto commedie indicibili, affascinanti a tal punto che al mattino non riusciamo a riconoscerne l’esistenza. Li banalizziamo soltanto perché non riusciamo a concepirli come reali, ma senza essi saremmo persi, relitti dell’ennesimo Titanic della nostra personalità.

Mi sono informato sui sogni e sul loro affascinante mondo, partendo da Freud e arrivando a soggetti come McElroy, che ci propongono teorie interessanti su come controllare i nostri viaggi notturni. “Sogni lucidi” si chiamano. Da ciò che sono riuscito a comprendere in quel mare di termini specifici, i sogni lucidi sono simili a quelli che faccio io, anche se da sveglio. Puoi decidere di comandare le tue azioni, basta che ti convinca di conoscere la differenza tra realtà e fantasia. È il solo modo che ci è concesso per sapere cosa sarebbe accaduto quel giorno se al posto di “no” avessimo sussurrato uno spasmodico “sì” a quella fatidica domanda che da tempo ci tormenta.

È la sola possibilità che abbiamo per prendere la strada a mancina invece che a destra. Possiamo dirigerci verso il Deserto dei Tartari e lasciare che la nostra anima venga sbranata dal fuoco della penitenza nella dannazione eterna. Il tutto per la durata di tempo che desideriamo, tanto per vedere che effetto fa baciare le labbra proibite del male.

L’esempio più calzante è Biancaneve, no?
Inconsapevolmente non si era tirata indietro di fronte a quella poco affidabile mela che le era stata offerta. Chi mai, oltre a lei, avrebbe addentato senza tante domande un frutto per metà bianco come la neve e per metà rosso come il sangue? E pur dalla parte sbagliata! Qual è stato il risultato? Un sonno profondo, destinato a non finire se non grazie al bacio di quello che, più che un principe azzurro, sembra il modello gay di Abercrombie.

Talvolta mi viene naturale chiedermi se tutti questi ragionamenti non siano che il frutto (tanto per rimanere in tema) di una mente deviata sin dall’infanzia. Qualcosa dev’essere andato storto nei primi anni della mia vita. Ci dev’essere necessariamente un evento, uno di quei traumi rimossi, che hanno segnato in modo indelebile tutto il decorso della mia esistenza fino ad ora. Forse sono stato adottato: mia madre in realtà non è francese e mio padre era un derelitto pirata che, di fronte al figlio neonato dell’ammiraglio appena freddato, si è intenerito e ha deciso di crescermi in vece del defunto.

Quali avventure avrei vissuto se non avesse deciso di ritirarsi alla vita borghese per consentirmi un’esistenza normale. Questo sarebbe il mio diario di bordo ed io starei annotando la sanguinaria lotta contro il kraken.


Il mostro dai mille tentacoli ha afferrato la nostra nave. Da molte lune ormai tentiamo di annientarlo, ma le munizioni iniziano a scarseggiare, presto termineranno. Ormai carichiamo i cannoni con l’argenteria e i bottini delle navi verso le quali un lontano giorno avevamo gridato “All'arrembaggio!”. Sono 48 ore che non chiudo occhio, la stanchezza si fa opprimente per queste mie giovani e inesperte ossa, così come per quelle dei più anziani membri. Scuotiasse oggi si è strappato la gamba legnosa, afferrata da uno degli infiniti tentacoli della feroce bestia, e tutto questo solo per aver salva la vita. Una scheggia delle dimensioni di un cucchiaio si è conficcata nella carne rugosa del moncone, causando le urla acute che incorniciavano la smorfia di dolore dipinta sul viso del mozzo. Ciò ha avuto il risultato di agitare l’atmosfera dell’intera nave e del mostro stesso. L’ho visto cadere sulla schiena, sbattere la testa, mentre il sangue ferruginoso pompava a fiotti generosi dalla sua coscia, scivolando a terra e percorrendo da poppa a prua il ponte fradicio della nave. Qualcuno ha persino tentato di soccorrerlo mentre si dimenava; l’impresa sembrava impossibile fin quando mio padre, il più valoroso tra tutti i corsari che io abbia mai conosciuto, si è avvicinato con un ferro incandescente e, tolta l’imponente scheggia, ha cauterizzato la ferita che l’avrebbe probabilmente condotto alla morte.

 

Fine delle avventure del ragazzo nato tra le onde. Non saprei che altro dire: la fine più probabile, come al solito, è che anche lui muoia in un mare di sangue. Strano vero? Non posso trattenermi dal ridere. La parola morte mi suona così familiare. E pensare che dall’altra parte del mondo – chi non ha mai almeno una volta pensato di scavare un tunnel che attraverso il centro della terra portasse in Cina? – la parola morte viene pronunciata solo molto raramente. Passare al secolo (去世), dicono loro. Forse è solo un modo per esorcizzare questo evento fondamentale, per renderlo meno reale di quanto non sia effettivamente, più o meno come faccio io continuando a “passare al secolo” più e più volte. Non c’è nulla di strano in questo. Se l’uomo riuscisse a carpire completamente il concetto di morire e farlo suo morirebbe veramente. È come la vita, qualcosa di impercepibile, che scorre come il tempo, che il mondo, troppo impegnato a sfuggire alla morte, non riesce nemmeno a vedere. Eppure tutto ciò che abbiamo è qualche ora per esistere, poi finiamo, torniamo ad essere ciò che eravamo, polvere, che un malcapitato soffio di vento forse un po’ troppo debole ha portato in vita, invece di spazzarla semplicemente via. 

Michel B.

 



NB. Mi scuso per lo scabroso ritardo, purtroppo, nonostante abbia diversi capitoli già pronti, sono tutti scritti a penna e la mia voglia di ricopiare tutto a computer è pari a 0. 
Yep.
Quindi, ci tengo a fare gli auguri di un buon 2015 a tutti, vi auguro che sia messo meglio di quello di Michel, scrivere il suo diario mi mette una depressione assurda in corpo.
Non ho idea del perché Michel conosca il cinese, probabilmente frequenta qualche corso di lingue.
La cosa che mi piace di tutto questo è che mi ricorda un sacco Il giovane Holden (consiglio il libro a tutti coloro che non l'abbiano ancora letto).
Quindi... niente, il prossimo capitolo sarà piuttosto breve quindi entro pochi giorni penso di riuscire a postarlo.

Natalie B.

Ps. Volevo ricordare a tutti coloro che leggono e non recensiscono che esiste un girone dell'inferno appositamente per voi. 
 
   
 
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