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Autore: Vavi_14    10/01/2015    4 recensioni
[...]Meditò un poco sulla questione, fino a quando si fermò di scatto proprio davanti al chiosco di Ramen. Ma certo. Come aveva fatto a non pensarci prima? La persona che cercava era proprio lì, nel villaggio, ed avrebbe dovuto cogliere al volo l'occasione se voleva sfruttare questa possibilità. Ridacchiò silenziosamente, pregustando la faccia che avrebbe fatto suo padre alla notizia del nuovo maestro che si era scelto.
Ora la giornata aveva assunto una piega decisamente migliore: niente più compiti a casa, nessuno stupido allenamento nel bosco.
La sua nuova missione sarebbe stata una sola: trovare Sasuke Uchiha. [...]
***
Una sorta di "prequel" alla flash "Una tecnica formidabile". Ovviamente non occorre averla già letta, ma se vi fa piacere potete dare un'occhiata giusto per capire da dov'è partita quest'idea malsana.
Buona lettura!
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Following a dream'
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Boruto balzò sulla sedia in perfetto tempismo con l'arrivederci del maestro Shino e, come sempre accadeva alla fine di ogni lezione, ingaggiò un sermone infinito cercando di convincere i compagni di classe ad organizzare l'ennesimo scherzo.
Anche questa volta lo sfortunato obiettivo sarebbe stato l'Hokage.
“Non oggi Boruto – sbuffò Shikadai, dirigendosi verso l'uscita – abbiamo una valanga di compiti per domani e se non mi metto di buona grana mia madre andrà su tutte le furie.”
Anche Inojin annuì in accordo al giovane Nara. “Dovresti essere più responsabile, Boruto, altrimenti non riuscirai mai a diplomarti in tempo.” disse, afferrando i suoi libri.
Il biondo Uzumaki gli tirò una linguaccia alle spalle ed incrociò le braccia.
“Pazienza, siete solo un branco di secchioni monotoni. Vorrà dire che me la sbrigherò da solo”
Detto questo balzò giù dalla sedia ed arrivò alla soglia della porta con tre grandi falcate, per poi sparire come un fulmine senza neanche salutare.

Passeggiò a lungo per le vie di Konoha mantenendo le braccia alzate dietro il capo ed osservando distrattamente ciò che gli succedeva attorno. Non riusciva a spiegarsi perché, da un po' di tempo, quasi tutti i suoi amici si rifiutavano di seguirlo nel suo passatempo preferito.
Dopotutto ciò che proponeva loro era un allettante pomeriggio di svago che li avrebbe liberati dalla noia di dover studiare il codice dei ninja. Aveva sempre pensato che quella roba scritta nei libri fosse pressoché inutile alla formazione di un vero guerriero: ciò che desiderava davvero era avere un insegnante capace a sua completa disposizione, che gli facesse imparare tecniche formidabili da poter sfoggiare in battaglia per distruggere i nemici. Ovviamente conosceva già una persona che rientrasse in tali parametri, ma sfortunatamente quest'ultima era troppo impegnata per potergli dedicare il tempo necessario. E poi, a dirla tutta, l'idea di essere allenato da suo padre, l'Hokage di Konoha, lo faceva sentire un privilegiato, ruolo che non si addiceva per niente al suo spirito libero. Però ne aveva bisogno, doveva assolutamente trovare qualcuno che lo rendesse più forte, in modo che i suoi compagni, riconoscendone la superiorità, non avrebbero più potuto dirgli di no.
Meditò un poco sulla questione, fino a quando si fermò di scatto proprio davanti al chiosco di Ramen. Ma certo. Come aveva fatto a non pensarci prima? La persona che cercava era proprio lì, nel villaggio, ed avrebbe dovuto cogliere al volo l'occasione se voleva sfruttare questa possibilità. Ridacchiò silenziosamente, pregustando la faccia che avrebbe fatto suo padre alla notizia del nuovo maestro che si era scelto.
Ora la giornata aveva assunto una piega decisamente migliore: niente più compiti a casa, nessuno stupido allenamento nel bosco.
La sua nuova missione sarebbe stata una sola: trovare Sasuke Uchiha.

Dopo mezz'ora trascorsa a girare in lungo e in largo, finalmente scorse una sagoma familiare aggirarsi nel quartiere più desolato di Konoha. Ogni volta che Sasuke si degnava di tornare al Villaggio dedicava anima e corpo alla ricostruzione del quartiere Uchiha, un agglomerato di case ormai distrutte relegato alla più estrema periferia. Da quando suo padre era divenuto Hokage, aveva ordinato la riapertura di quell'ala del Villaggio e, per quanto ne sapeva, era stato proprio Sasuke ad offrirsi per la gestione dei lavori, in vista di una completa messa a nuovo. Si era sempre chiesto chi sarebbe stato disposto ad andarci a vivere, dato che il Clan Uchiha era stato completamente sterminato e quel posto non godeva di certo di buona nomea tra gli abitanti del Paese.
In ogni caso l'importante era aver scovato il suo obiettivo: decise di avvicinarsi con cautela, per studiare ancora un po' il suo comportamento. Sembrava intento a dirigere l'operato di alcuni muratori e sul suo volto era dipinta la solita espressione seria e corrucciata di sempre. Boruto lo osservò per qualche minuto, mentre sceglieva le mosse giuste e le parole più adatte per la sua entrata in scena.
“Ehi mocciosetto. Si può sapere che vuoi?”
Il bambino sobbalzò e si ritrasse dietro a un cespuglio. Si guardò attorno ma non c'era nessun altro oltre a lui e ad un uomo alto coperto da un mantello nero a pochi centimetri di distanza dal suo nascondiglio.
Non lo stava guardando, continuava a concentrare la sua attenzione sugli edifici davanti a sé.
“Dici a me?” chiese timidamente Boruto, facendo capolino.
Sasuke voltò leggermente il capo nella sua direzione.
“Sì, dico a te. Esci fuori.”
Ormai era stato scoperto, perciò avrebbe dovuto inventarsi una scusa e anche alla svelta. Saltò fuori con una capriola ed atterrò alla destra di Sasuke.
“E così mi hai scoperto!” esclamò, puntandogli un dito contro. Il moro si limitò ad ignorarlo.
“E va bene, lo confesso. Stavo verificando quanto ci avresti messo per scovarmi. A dire la verità pensavo fossi stato molto più veloce ma pazienza, d'altronde lo sanno tutti che nella tecnica della trasparenza sono il migliore.”
Sasuke alzò un sopracciglio piuttosto perplesso, ma Boruto decise di non demordere. Sul suo volto si aprì un ghigno soddisfatto e, incrociando le braccia, dichiarò finalmente il verdetto finale.
“Io, Boruto Uzumaki, dichiaro te, Uchiha Sasuke, idoneo per diventare mio maestro.”
Il sopracitato lottò contro se stesso per non scoppiare a ridergli in faccia, cercando di mantenere il solito atteggiamento composto.
“Sparisci” sussurrò, tornando con lo sguardo alle macerie davanti a sé.
L'estrema delusione sul volto del ragazzo si trasformò ben presto in collera.
“Cosa?!” sbottò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. “Ti ho appena concesso il privilegio di poter allenare il figlio dell'Hokage!”
Sasuke si lasciò scappare un ghigno. “Che razza di sfacciato.”
Il biondo chiuse le mani a pugno e si mise in posizione d'attacco. “D'accordo, allora adesso ti mostrerò quanto sono forte, così non potrai più rifiutare.”
“Non ho tempo per te, levati dai piedi.”
Ma Boruto era già partito all'attacco e nel giro di qualche secondo gli era comparso alle spalle; Sasuke schivò un kunai lanciato da una sua copia, per poi scaraventare lontano l'originale con un semplice gesto della mano.
Boruto attutì il colpo frenando con i piedi e ritornò subito in posizione iniziale.
“Poi non dire che non ti avevo avvertito.”
Questa volta Sasuke lo vide posizionare le mani in modo fin troppo familiare; non poteva credere che Naruto gli avesse insegnato proprio quella tecnica.
“Con questa ti stenderò! - urlò Boruto – Tecnica dell'Erotismo!”
Da una nuvola di fumo comparve un'avvenente ragazza dalle forme prosperose, i capelli rosa lunghi fino alla vita e due grandi occhi verdi penetranti. Si avvicinò a Sasuke con le nudità coperte solo da due piccoli batuffoli bianchi.
“Avanti, Sasuke-kun. Non puoi dire di no a me.”
Anche la voce, assieme alla fisionomia del viso, sembrava assomigliare a quella di Sakura. Ma evidentemente Boruto non sapeva che quella tecnica non aveva mai avuto alcun effetto sull'ultimo degli Uchiha.
Sasuke chiuse gli occhi e sospirò. “Sei proprio inutile come tuo padre”
Scagliò uno shuriken che la ragazza non riuscì neanche a vedere, determinando lo scioglimento immediato della tecnica. Boruto piombò col sedere a terra tenendosi il ginocchio appena ferito stretto tra le mani.
“Non è possibile! Nessuno resiste al fascino di questa tecnica!”
“Adesso finiscila, mi hai scocciato. Non ho tempo per starti dietro.”
“Ma certo! - urlò Boruto, attirando l'attenzione di un uomo intento a pitturare una parete lì vicino – ora capisco. La verità è che voi Uchiha siete tutti uguali!”
Quella frase detta a bruciapelo finì per provocare il disappunto di Sasuke, il cui sguardo minaccioso non faceva presagire niente di buono.
“Ho sentito molto parlare di voi – continuò, noncurante – sempre pronti a giudicare gli altri dall'alto del vostro trono. Guardate sempre tutti dall'alto verso e il basso e ritenete degni della vostra attenzione solo i vostri simili!”
I nervi del moro cominciarono a vacillare. Il bambino stava decisamente esagerando.
“Attento a come parli, moccioso. Tu non sai niente degli Uchiha”
Conosceva bene Naruto ed era certo che non fosse lui il responsabile dei pregiudizi che frullavano in testa a Boruto. Piuttosto attribuì la colpa alle classiche voci che giravano nel Villaggio da parecchi anni ormai e che neanche dopo il sacrificio di suo fratello erano riuscite ad estinguersi.
Per questo non voleva stabilirsi di nuovo a Konoha, per questo continuava a scappare. Non si fidava ancora di quella gente, continuava a sentirsi rifiutato e la presenza di qualche rara eccezione non sarebbe bastata a fargli cambiare idea.
Boruto sorrise soddisfatto. “Se ti da fastidio ciò che penso di te, allora prova a farmi cambiare idea! Insegnami la leggendaria tecnica del Sesto Hokage, il Mille Falchi!”
L'Uchiha, dopo un primo momento di stupore, gli rispose con tono indifferente.
“Io non devo insegnarti proprio niente. E poi tu non potrai mai imparare quella tecnica.”
“Stronzate! - sbottò il biondo, puntandogli di nuovo l'indice contro – io posso fare qualsiasi cosa. Lo scopo della mia vita è quello di superare mio padre, e posso garantirti che ce la metterò tutta per riuscirci! Parola di Boruto Uzumaki!”
Sasuke lo guardò fino a leggere dentro quei vispi occhi azzurri carichi di determinazione; la somiglianza con Naruto si faceva sempre più evidente ogni anno che passava.
“E sai che ti dico? - ovviamente stava ancora parlando, non c'era speranza che mantenesse il silenzio per più di due secondi – se tu non vuoi aiutarmi allora lo farò da solo. Imparerò da solo il Mille Falchi! Questa è una promessa, Sasuke Uchiha.”
Il moro non fece in tempo a rimproverarlo per la facilità con cui era solito promettere le cose, che quello era già corso via più intenzionato che mai a cimentarsi nel suo nuovo allenamento.


****

Scelse una radura poco distante dalle porte del villaggio ed iniziò subito a mettere in pratica le dritte che gli aveva dato il maestro Kakashi.
Afferrò il polso sinistro con l'altra mano e richiamò il chakra concentrandolo su tutto il palmo. Sapeva di doverlo lasciar uscire all'improvviso, come in una sorta di esplosione. Provò e riprovò fino ad ustionarsi la mano per i troppi tentativi e quando vide il sole abbassarsi lungo la linea dell'orizzonte decise di riposarsi su una panchina di legno lì accanto.
Poggiò la schiena e guardò tristemente i suoi sandali usurati; in breve tempo fu costretto ad ammettere che da solo non sarebbe andato da nessuna parte.
Sospirò e fece per alzarsi, quando scorse un mantello familiare ondeggiargli proprio davanti agli occhi.
“Non pensavo rinunciassi così facilmente”
Boruto gli riservò un'occhiata truce ma non rispose.
L'altro si voltò. “Vieni con me” gli disse, facendogli segno di seguirlo.
Il biondo non aveva neanche più la forza per protestare, perciò in men che non si dica gli andò dietro cercando di tenere il passo. Camminarono in silenzio fino ad addentrarsi tra i primi alberi che segnavano l'inizio del bosco. Sasuke si fermò, frugò in una delle tasche dei pantaloni e tirò fuori un curioso foglietto bianco dalla forma quadrata. Boruto lo guardò stancamente.
“Che roba è? Pensavo ti fossi deciso ad insegnarmi il Mille Falchi.”
“Afferralo e concentra il chakra sulle dita delle mani.”
“Perchè?- domandò l'altro, scocciato – che senso ha tutto questo?”
Sasuke sbuffò. “Fallo e basta o potrei cambiare idea”
Il biondo acchiappò velocemente lo strano pezzo di carta e seguì alla lettera gli ordini di Sasuke. In breve tempo il foglietto iniziò a tremare e si spaccò di netto in due metà identiche.
 Il bambino alzò lo sguardo verso Sasuke, in cerca di una spiegazione. Lo vide sfoderare un sorriso sgembo.
“Come immaginavo.”
Boruto cominciava già ad averne abbastanza.
“Che cosa immaginavi? E perché il foglio si è spaccato?”
Sasuke sopirò, alla ricerca di una pazienza che non era mai stata sua.
“Come ti dicevo prima, tu non potrai mai imparare il Mille Falchi visto che, proprio come tuo padre, possiedi il chakra del vento.”
“Il chakra del vento?” domandò Boruto, a mò di cantilena.
“Esattamente. Come penso tu sappia, il Mille Falchi sfrutta l'alterazione delle proprietà del fulmine, dunque corrisponde all'arte del fulmine stessa. Il tuo chakra corrisponde all'alterazione delle proprietà del vento, per cui non hai nessuna possibilità di poterlo imparare.”
Lo sguardo perso di Boruto gli fece capire che, probabilmente, non aveva afferrato neanche mezza parola del suo discorso. Tuttavia parve convincersi dell'impossibilità dell'impresa, tanto che crollò sull'erba con la testa tra le mani.
“Accidenti – piagnucolò, sconsolato – tutta questa fatica per niente.”
Si era impegnato molto per riuscirvi e quella notizia inattesa non fece altro che scoraggiarlo. Si passò una mano tra i capelli biondi e rivolse i palmi verso l'alto, in segno di sincera sconfitta. A quel punto Sasuke si chinò su un ginocchio e lo costrinse a ritornare in sé afferrandolo per i ciuffi sbarazzini che primeggiavano sopra la sua testa.
“Stammi a sentire, mocciosetto - gli disse, a pochi centimetri dal volto – sai cosa significano quei segni che hai sulle guance?”
Boruto sbuffò. “Derivano dal chakra della volpe”
“Giusto. Il tuo non è un chakra come tutti gli altri. Inoltre i geni Uzumaki presenti nel tuo DNA hanno fatto sì che l'abilità innata del Clan Hyuga rimanga sopita.”
“Intendi il Byakugan?” chiese il bambino, che cominciava ad interessarsi.
“Sì, intendo il Byakugan. Scommetto che nessuno te ne ha mai parlato perché non rappresenta una certezza, ma se in te dovesse risvegliarsi quell'occhio, sono sicuro che-”
Fu costretto ad interrompere il suo discorso poiché Boruto fece un balzo in aria, discostandosi prontamente da lui. Nei suoi occhi era tornata a brillare la speranza e le nocche chiuse a pugno indicavano una crescente voglia di rimettersi in gioco.
“Come ho fatto a non pensarci? - chiese a se stesso, più entusiasta che mai – io sono anche l'erede del prestigioso Clan Hyuga! E prima o poi avrò anche io l'occhio miracoloso che possiede mia madre, ne sono sicuro!”
Nei suoi discorsi era spuntata nuovamente la sfacciataggine tipica del suo modo di fare.
“Hai perfettamente ragione, Sasuke-sensei. Devo imparare ad usare al meglio le capacità che ho ereditato dai miei genitori.”
Ecco che il suo tono si era fatto all'improvviso colmo di rispetto e l'espressione sfacciata con cui soleva rivolgersi all'Uchiha si era trasformata in un più smielato Sasuke- sensei.
Lui si alzò, infastidito da tutta quell'improvvisa confidenza.
“Non ricordo di aver detto che ti farò da maestro”
“Ma come – lo stuzzicò Boruto – adesso ti tiri indietro? Pensi forse di non essere all'altezza per allenare un così promettente allievo?”
Sasuke gli lanciò un'occhiataccia. “Le provocazioni non funzionano con me”
“E invece sì, sono sicuro che vorresti accettare questa sfida a tutti costi. Anche solo per gustarti la reazione di mio padre.”
Era solo un ragazzino, eppure sembrava aver compreso nell'immediato come addentrarsi nella complessa mente di Sasuke. Non era poi così difficile come gli avevano lasciato credere.
Il moro sospirò e distolse lo sguardo per breve tempo. Quando tornò a guardarlo ritrovò la solita espressione impertinente dipinta sul volto di Boruto.
“So che me ne pentirò” esordì, esasperato.
Il bambino lanciò un grido di esultanza, biascicò un grazie non udibile ad orecchio umano e, dopo aver realizzato di essere terribilmente in ritardo per la cena, corse via salutando con un cenno della mano e urlando qualcosa su un'improbabile allenamento che avrebbero dovuto provare il giorno successivo.
 


Come spesso gli capitava di fare quando la luce del sole lasciava il posto ai raggi lunari, si ritrovò a guardare i volti di pietra, soffermandosi in particolare sull'ultimo.
“Che razza di moccioso impertinente” protestò, riferendosi a Boruto.
Una folata di vento stuzzicò i suoi muscoli facciali, che un attimo dopo si aprirono a formare un sorriso.

“Dovrò stare attento. Un giorno o l'altro potrebbe davvero superarti, Naruto.”

 

 

 

****

Salve a tutti!
Come preannunciato nell'introduzione, questa one nasce da una malsana idea partorita in una breve flash-fic che ho pubblicato in precedenza.
Ho sempre trovato plausibile l'idea di un Sasuke maestro per il piccolo Boruto, anche se in tutta sincerità credo che tra i due sarebbe uno scontro continuo XD
Per quanto riguarda il Byakugan, so bene che i membri del Clan nascono già con quest'abilità e che quindi non si risveglia più avanti come avviene con lo Sharingan. Tuttavia, avendo Boruto metà geni Uzumaki e metà geni Hyuga, ho immaginato che l'occhio potesse rimanere “sopito” e poi risvegliarsi in seguito. Mi rendo conto di aver lavorato molto di fantasia, ma infondo si tratta pur sempre di una fan fiction, perciò spero che questo piccolo strappo alla regola non faccia infuriare nessuno! Ovviamente la stessa cosa vale per i “baffi” che Boruto ha sulle guance, non necessariamente legati al chakra della volpe, ma presumibilmente solo segni ereditati dal padre senza alcun potere speciale annesso.
Detto questo, sentivo di dover chiarire alcune cose, poiché anche io sono una grande appassionata del manga e so che alcuni dettagli cozzano con la realtà dei fatti.
Spero comunque che l'idea sia piaciuta e che siate riusciti ad apprezzare la storia!
Qualsiasi commento, consiglio o critica sarà ben accetto, dato che si tratta di una one un po' diversa da quelle che scrivo di solito.
In ogni caso vi ringrazio molto per essere passati di qua e alla prossima!

Vavi

  
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