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Autore: Ninfea Blu    11/01/2015    2 recensioni
Storia che nasce da una costola di "Carlisle. L'anima di un vampiro", (riferimento cap. 5, se volete saperne di più) ma potete leggerla anche senza aver letto la storia originale.
Volterra inizio '800. Haidi, la pericolosa vampira dei Volturi, incontra qualcuno, un giovane mortale che la riporta indietro nel passato.
"I suoi occhi... sono ancora qui, in questa stanza. Sono ancora qui, posati su di me. Non sono mai andati via."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Aro, Heidi, Volturi
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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In memoria di te

2 – Angelo ingenuo

 

 

 

Questo racconto nasce da una costola di “Carlisle. L’anima di un vampiro.”

Si colloca nel periodo successivo in cui il nostro dottore lascia i Volturi, in un anno non precisato d’inizio ‘800.

Il secondo capitolo arriva dopo molto tempo dal primo – era in cantiere da un po’, è piuttosto corto, lo so, ma assicuro che i prossimi saranno più corposi –  mi sono decisa pensando che così mi verrà voglia di terminare il racconto, tempo e ispirazione permettendo. Scusate questo lungo ritardo, e spero che qualcuno abbia voglia di leggerlo ancora.

Buona lettura.

 

 

 

 

Tutto è andato nel modo consueto.

Si è compiuta la liturgia del massacro. L’ennesimo.

Le mie prede, docili mi hanno seguita senza protestare né immaginare la sorte che le attendeva; tra loro spiccava la giovane promessa sposa del mio angelo per il suo profumo così fresco, la fragranza acerba e delicata di una fanciulla vergine.

Non ha emesso fiato. Non ne ha avuto il tempo.

Prima che altri vampiri potessero farlo, mi sono gettata su di lei come un lupo famelico.

Ho bevuto avida il suo sangue caldo e dolce, immaginando che il mio angelo perduto, avesse posato le sue labbra su quella gola bianca e fragile.

Ho affondato i denti nella carne tenera della gola che ha ceduto come niente al mio assalto. E mentre uccidevo quell’innocente, ero libera da ogni rimorso. Straziavo le sue carni con perfidia, con un piacere perverso e immondo, mentre pensavo a lui.

Da troppo tempo non mi sentivo così.

Leggera.

Come se non avessi pesi enormi a gravarmi addosso e l’anima mia fosse volata via, gettata lontano dai suoi delitti.

Non volevo far leggere i miei pensieri ad Aro; non doveva sapere di Carlos.

Come avrei giustificato le mie intenzioni, benché io non sapessi bene quali fossero?

Volevo Carlos, ma il modo per averlo non era affatto chiaro in me.

Volevo il suo sangue o volevo affogare nell’oblio di un ricordo troppo lontano nel tempo?

Dovevo approfittare del momento di delirio della mattanza, mentre tutti erano ancora sotto l’effetto dell’estasi del sangue, per andarmene in fretta senza attirare l’attenzione di nessuno.

Così feci.

Me ne andai, veloce come chi ha qualcosa da nascondere.

Ma ad Aro nulla sfugge davvero, né le azioni, né i pensieri che legge sfiorandoti la pelle.

Ma per un po’ lo ingannai; qualche giorno, il tempo che durò quella strana gioia dimenticata attraverso i secoli.

 

Raggiunsi il luogo stabilito, una piazza di paese non troppo affollata di gente dai colori più vivaci del cielo sporco di nuvole grigie, basse e gonfie di pioggia imminente.

Lui era lì, immobile che mi aspettava, nell’ ansia dell’attesa che rendeva gli occhi inquieti e fuggevoli.

Occhi così freddi, ma così intensi da bruciare come fuoco la mia anima di ghiaccio. Solo i suoi capelli si muovevano all’aria che li sferzava, come onde sul mare leggermente battute dai venti.

Chissà se si sentiva in colpa per quello strano tradimento che stava attuando ai danni della sua fidanzata. Non sapeva ancora che non l’avrebbe mai più rivista.

Lo catturai al primo sguardo e lui dimenticò dove fosse.

“Siete venuta, bella signora.” Tremò d’emozione, incredulo.

“Dubitavate di me?”

“Non di voi, signora. Semmai, di me stesso.”

“Non ne avete motivo: quale donna non accetterebbe il vostro invito?”

“Forse, una donna come voi…” disse, facendosi più vicino, improvvisamente intrepido.

“Voi mi avete affascinato; non è cosa che capiti spesso, sapete… Di solito, è il contrario che accade.” Ammisi mio malgrado, leggendo in quello sguardo celeste il riflesso di un’anima ardente e viva.

“Devo ringraziare la mia buona sorte, allora…”

La mia voce s’incupì. “State attento: potreste arrivare a maledire la vostra sorte…”

Non era la buona sorte che l’aveva messo sulla mia strada, ma il mio angelo perduto non poteva saperlo. Eppure volevo che lo credesse.

“Volevate un’ ora del mio tempo: come pensate d’impegnarlo?” Continuai, azzardando un invito esplicito.

“Farò tutto ciò che vorrete, mi basta poter stare con voi. Portatemi a vedere questi arazzi, o qualunque cosa vogliate mostrarmi.”

“Non oggi, è meglio.”

In un impeto incontrollabile, che un po’ mi sorprese, mi cinse contro il suo corpo e lo lasciai fare.

“Ditemi che potrò rivedervi; vi ho chiesto un’ ora, ma sento che non potrebbe bastarmi.”

Lo volevo sentire vicino, una tentazione enorme a cui non sapevo sottrarmi; sangue caldo e invitante che pulsa nelle vene, e un cuore vivo e forte che batte sotto il petto ansante. Il mio veleno letale mi bagnava le labbra e la gola, ma un tremito dolce e innocente sconvolgeva il mio corpo. E mi parve di ricordare un fremito identico che correva sulla pelle, la stessa passione che accese una luce spenta tanto tempo prima, nel buio di una notte dimenticata tra le nebbie della memoria. Alzai una mano ad accarezzare il suo volto d’angelo e solo un guanto nero di velluto proteggeva la sua pelle dal freddo della mia. Ma era il calore che cercavo.

Quel calore che desideravo rubare dalla sue labbra che cercavano le mie, ma che ancora non si facevano trovare.

Non ero pronta a un contatto tanto intimo e segreto, alla sua lingua che avrebbe giocato con la mia, a un sapore che avrebbe scatenato il mio istinto più selvaggio. Forzai l’attesa che divenne un piacere doloroso.

“Ci incontreremo solo nei giorni grigi e uggiosi, sempre in questo posto. Trascorreremo del tempo assieme, ma non dovrete mai chiedermi nulla di personale, dove vivo o cosa faccio, e a nessuno parlerete di me. È un impegno serio che vi sto chiedendo e sarà nel vostro interesse mantenerlo.” Sussurrai accostando le mie labbra rosse al suo orecchio.

“Tutto, pur di stare con voi, Haidi. Datemi il vostro braccio e camminiamo insieme. Volete?”

“Volentieri Carlos. Accompagnatemi e parlatemi di voi. Voglio scoprire i vostri segreti.”

E Carlos mi raccontò i suoi sogni e i suoi desideri, le sue speranze e le sue delusioni, le angosce e il coraggio dei suoi sentimenti riposti negli uomini, negli ideali perseguiti con costanza, le aspettative inseguite e qualche volta disattese.

“Provengo da una famiglia agiata e potrei vivere di rendita; per mio padre mi dovrei preoccupare solamente di mantenere il prestigio del nostro casato, ma il fatto di avere ereditato dei privilegi non può farmi dimenticare che abbiamo delle responsabilità, che non tutto ci è dovuto. Vorrei costruire qualcosa di concreto, dare il mio contributo. Purtroppo, non ho ancora trovato il modo giusto per attuare il mio proposito.”

Era affascinante per me, ascoltarlo; la sua fresca ingenuità, l’innocenza del suo cuore era qualcosa di disarmante.

Era appassionato e pieno di uno slancio tipico della gioventù dei suoi anni.

Un’innocenza che forse incontravo davvero per la prima volta.

Un’ innocenza simile alla sua, ma senza la disperazione che viene dal timore di perderla.

In Carlos non esisteva il tormento che aveva angustiato lui.

C’era l’impulsività, l’impazienza che lo faceva scalpitare, e c’era la confusione, l’incertezza della direzione da prendere. Il mio angelo perduto non sapeva dove andare.

“Io sono certa che troverete la vostra strada. Siete un giovane volenteroso e generoso, colto e pieno di entusiasmo. Potreste fare molto e lo farete di certo.”

Gli dissi con l’intento d’incoraggiarlo, ben sapendo che lo stavo ingannando, ma mi piaceva troppo la luce dell’entusiasmo che faceva brillare i suoi occhi chiari. Volevo annegare in quella luce, una scintilla che mi riportava indietro nel tempo; in altri occhi dorati avevo già incontrato una fiamma identica.

Vagammo tranquilli per le stradine della cittadina, dimenticando il tempo e dove fossimo.

Per me, non c’era altro che il suo sorriso, la sua voce profonda che echeggiava alle mie orecchie, passando sotto l’arco di una strada.

Poi, ci separammo verso l’ora del tramonto e Carlos si allontanò a malincuore, per tornare al suo alloggio, una villetta affittata alla periferia della cittadina. E ancora non sapeva che non vi avrebbe trovato la sua fidanzata ad attenderlo, né alcuno dei suoi amici. Avevo una certa curiosità per la sua reazione, ma non me ne preoccupai.

Il giorno seguente, alla stessa ora e allo stesso luogo ci saremmo rivisti.

Speravo soltanto che il sole non venisse a tradirmi.

 

 

Continua…

 

   
 
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