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Autore: _Fanvergent_    11/01/2015    1 recensioni
E se le cose dopo lo scontro finale avessero preso una piega diversa? Storia narrata dal punto di vista di Annabeth.
NO fatti e personaggi degli Eroi dell'Olimpo.
***
Dal primo capitolo:
-Anche lui era cambiato, rimaneva ben poco di quel ragazzo impacciato che baciai sul Monte Sant'Elena.
Non mi sentivo più una figlia di Atena, ero solo una ragazza confusa, non avevo più certezze, ero insicura su tutto: sul mondo in cui vivevo, sui miei sentimenti. Non è che fingessi quando ero assieme a Percy ma eravamo rallentati da qualcosa, o meglio da qualcuno e il suo ricordo. Gli amici persi in battaglia erano tanti, troppi.-
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Annabeth Chase, Ethan Nakamura, Percy Jackson, Silena Beauregard, Talia Grace
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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### CAPITOLO 2 ###

 

Sentii, un fruscio poco lontano da me e automaticamente mi ritrovai il pugnale in mano, mi avvicinai e iniziai a sentire delle voci.

Inutile dire che mi misi ad origliare, avevo uno strano presentimento. Capii che le voci in questione appartenevano al mio ragazzo e “a Silena??” ; “possibile che..?” ma ancora non capivo di cosa parlassero, col senno di poi avrei fatto meglio ad andarmene.

Ascoltai una conversazione già iniziata.

<< E allora io cosa sono? Un passatempo? >> disse la figlia di Afrodite. << No, cosa?! No assolutamente, non lo penserei mai! E' lei il passatempo...è-è una copertura >> replicò Percy sorpreso, appoggiandole le mani sulle spalle e accarezzandogliele.

<< Se è la verità dimostramelo >> rispose lei con voce rotta girandosi e portandosi le mani al viso. << Ehi piccola vieni qui, io amo solo e soltanto te. Guardami >>. Le alzò il mento con le dita, la guardò dolcemente e a quel punto sentii un rumore, nel mio petto.

Feci cadere il pugnale che, ovviamente, decise di colpire l'unico sasso presente nel raggio di miglia, facendo un bel po' di rumore e interrompendo la loro scenetta idilliaca. Già, perché mentre io ero occupata a non morire d'infarto lì sul posto, loro avevano deciso di incollare le loro labbra in un bacio, che di casto aveva ben poco.

Presi il pugnale e me ne andai, fregandomene di far rumore, tradita, ferita nell'orgoglio e parecchio incazzata.

Corsi nella mia cabina ma non piansi, non riuscivo a pensare a nient'altro che a come farla pagare a quello stronzo di una sottospecie di pesce.

Avevo deciso, me ne sarei tornata a San Francisco, lontano da quel posto che ormai mi ricordava solo sofferenze.

Scrissi un biglietto esclusivamente per assicurarmi che “il coglione” non mi seguisse.

 

“Sono tornata a casa. Non provare a seguirmi, tanto so che sarebbe solo senso di colpa e non affetto. Sei uno stronzo e un codardo. So cosa hai fatto e non ce la faccio vedere te e la tua doppia faccia tutti i giorni.”

 

Misi giù la penna sospirando, questo posto mi sarebbe mancato, era stato la mia prima grande casa ma, ormai, i ricordi negativi oscuravano i giorni spensierati passati ad allenarmi.

Feci il mio zaino e facendo attenzione a non essere vista da nessuno me ne andai; passai nella cabina 3 per lasciare giù il biglietto e poi mi diressi all'uscita.

Era orario di colazione, in giro non c'era anima semi-divina e così potei passare per l'arena, il laghetto delle canoe, l'armeria e la parete di lava, salutando quei posti così cari.

Giunsi, infine, al pino di Talia e ai confini. Mi voltai un'ultima volta, presi un bel respiro e col pugnale in mano iniziai ad allontanarmi dal campo.

Il viaggio fu lunghissimo ma relativamente tranquillo, incontrai solo qualche mostro minore che, senza grossa fatica, misi KO.

Avevo prenotato un volo per San Francisco grazie al portatile di Dedalo, una volta arrivata decisi di andare da mio padre e la sua famiglia.

Ancora non sapevano che sarei tornata e non pensavo sarebbe stata proprio una bella sorpresa.

Scesi dall'aereo che era appena passata l'alba di mercoledì.

Dall'aeroporto presi un taxi che mi lasciò proprio sotto casa.

Suonai e da dentro sentii Susan urlare: << Mattew, vai ad aprire >>

<< Annabeth! >> esclamò il mio fratellastro. << Ciao Mattew >>

<< Papà!! E' tornata Annabeth >>

<< Cos-, Annabeth, tesoro! Che sorpresa. Pensavo avessi deciso di rimanere al campo per tutto l'inverno >> disse abbracciandomi.

Almeno ora, quando tornavo a casa, era felice di vedermi e, anche se movimentavo un po' la sua vita, con qualche visitina a sorpresa di mostri, non me lo faceva pesare.

<< Ciao papà, mi sei mancato. Al campo le cose sono piuttosto cambiate, così ho deciso di andarmene e tornare qui. Ho un po' di soldi da parte e posso prenotare una stanza in albergo ma, per un paio di giorni dovrò restare qui per sistemarmi >>

<< No Annie, tu resti qui a casa. Non ti faccio stare in albergo >>

Mio padre era cambiato, non era la stessa persona da cui ero scappata a sette anni, ora non voleva farmi stare in albergo; quando, come mezzosangue ne avevo viste di più brutte.

Bobby e Susan era in cucina, mi accolsero calorosamente per i nostri standard affettivi.

<< Annabeth tutto bene? >> mi chiese addirittura Susan

<< No, non va molto bene ma non importa, ho bisogno di stare un po' da sola per pensare. >>

<< La colazione? >>

“Oh dei” pensai “ora si preoccupano pure se faccio la colazione” << Fatta in aereo >>

<< Allora tesoro, noi ora dobbiamo andare al lavoro e a scuola >> disse indicando i miei fratellastri, << Ci vediamo per pranzo e non preoccuparti di preparare nulla, che andiamo a mangiare fuori >>

Sorrisi debolmente in senso di gratitudine, avevano capito che non volevo mi venissero fatte domande sul mio ritorno e che avevo bisogno di schiarirmi le idee.

Corsi in camera mia e mi buttai sul letto; ero troppo stanca, troppo ferita, una lacrima mi scorse sulla guancia fuori dal mio controllo. Non avrei mai più pianto -mi ero ripromessa- non per lui, non per amore.

 

***

 

Dopo un paio di giorni ero ancora distrutta e in preda alla più totale noia e frustrazione, avevo ricevuto più volte messaggi Iride da Talia, Clarisse, Nico, Malcolm e Tyson, le prime mi intimavano di tornare, testuali parole: “Dimmi chi devo fulminare che lo arrostisco” “Muovi il culo bionda e torna qua subito”

Avevo passato un paio d'ore a pensare a Perseus e a Silena, non me l'aspettavo da entrambi.

Anche se non ero del tutto convinta che lui mi amasse -non ero sicura di amarlo neanche io-, pensavo che mi volesse abbastanza bene e mi rispettasse più di così.

Decisi di farmi una passeggiata, giusto per spezzare la routine; che ruotava attorno a libri, film, portatile di Dedalo, letto e gelato.

Essere a San Francisco era parecchio pericoloso; così vicino al monte Tamalpais, centro del potere di Crono

Nonostante fosse ormai ritornato nel Tartaro, il suo covo rimaneva pieno di mostri delle sue schiere, in attesa di un nuovo comandante per tornare alla ribalta.

Come ad affermare i miei timori, il monte era in pieno fermento. Stava succedendo qualcosa, percepivo attività di mostri e io ero ben decisa a scoprire cosa stessero architettando ma sopratutto sotto il controllo di chi.

 

Era una bella scarpinata per arrivare in cima e impresa più difficile era non farsi notare dalle sentinelle. Le schiere di Crono si stavano riorganizzando velocemente e arruolando parecchi combattenti. Tutto ciò non era pensabile, a New York avevamo ucciso parecchi mostri, tutti gli “assi nella manica” di Crono e il Titano stesso. Non potevano essere già così in tanti essendo auto-governati, avevano sicuramente un comandante capace... chessò un Titano -no tutti rispediti nel Tartaro- , un dio minore ancora frustrato o un semidio traditore particolarmente vendicativo ma tutti o erano morti o avevano confessato e stavano al campo.

Dovevo scoprire di più.

 

Il centro del Monte era ben organizzato, strategicamente dovevo ammetterlo: le schiere erano preparate e ben guidate, erano tutti impegnati a far qualcosa, fabbricare armi, combattere o riuniti a discutere. Tracciai con lo sguardo linee immaginarie per capire da dove provenissero gli ordini per arrivare al loro capo.

Impegnata com'ero non mi accorsi dei mostri che arrivavano dall'ingresso del cunicolo dov'ero nascosta, ero praticamente in trappola.

I due lestrigoni arrancavano come se fossero stanchi, punto a mio favore: sarebbe stato più facile distruggerli.

Con un balzo mi lanciai contro il primo che cadde disorientato e lo ferii al torace, tranciai la coda del secondo per renderlo meno letale e, mentre questo cercava di capire dove fosse finita la sua coda letale, lo rispedii negli inferi.

Il primo intanto si era rialzato ed era ben intenzionato a colpirmi, continuava a sferrare colpi con la coda, cercando di ferirmi e disarmarmi ma ero troppo veloce per lui in modalità attacco, gli saltai sulla schiena aprendogli col pugnale uno squarcio per poi vederlo ridotto in polvere dorata.

 

Mi legai i capelli e mi spostai in un altro cunicolo, probabilmente con il rumore dello scontro avevo rivelato la presenza di un'infiltrato e -meglio per me- non farmi scoprire.

Dall'altro tunnel si accedeva ad un'ampia caverna, vuota tranne per una persona o meglio un semidio che non pensavo di rivedere. Ethan.

Doveva essere morto, era morto, l'avevo visto abbandonare la vita dopo essersi rialleato con noi contro Crono.

Emisi un verso di sorpresa che non passò inosservato al figlio di Nemesi che si voltò.

<< Figlia della saggezza >> lui al contrario mio non era per nulla sorpreso nel vedermi lì.

<< Mi aspettavo una tua visita, sai tengo d'occhio il campo da un po', da quando me ne sono andato dagli inferi. Felice di rincontrarmi? >>

<< Tu, sei morto! …  >>





                                                                    -Percy e Silena-

                                                                     -Annabeth-

 

                                                                     -Ethan

*NA: Salve a tutti :), ecco qui il nuovo capitolo.
Spero che vi piaccia e che lasciate un recensione piccina picciò *faccia da cucciolo*
Mi dispace per i fan della Percabeth (sono una di voi) però vabbè poi vedrete sviluppi di diverse ship ;)
-Lisa

   
 
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