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Autore: malandrina4ever    11/01/2015    7 recensioni
I think I'm drowning
asphyxiated
I wanna break the spell
that you've created
You're something beautiful
a contradiction
I wanna play the game
I want the friction

[...] Sirius ghigna e il biancore dei denti è quasi abbagliante nel buio, la smorfia ferina di un amore impossibile che ringhia piano nella testa di James da sei anni, in ogni momento, che lo attanaglia e attacca forte nel silenzio, serrando le zanne alla sua gola e togliendogli il respiro.
E James ha voglia di urlare ogni volta che incrocia gli occhi di Sirius.
[...] Our time is running out
and our time is running out
you can't push it underground
we can't stop it screaming out

[...] James sta di nuovo guardando Sirius in quel modo.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Sirius Black | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 4.

 

 

 

 


La prima volta è stata al quarto anno.

L’aria fredda di Novembre, il manto scuro del cielo sopra di loro, la torre di Astronomia e due bottiglie di Whiskey Incendiario trafugate dall’ufficio di Lumacorno.


I primi sorsi giù tutti d’un fiato, gara a chi si mostra più impassibile.


Le chiacchiere infinite di Sirius sulle stelle sopra di loro. Il suo dito che traccia deciso la costellazione del Cane Maggiore, l’orgoglio nel riconoscersi in quella più luminosa, di cui porta il nome, il sorriso amaro nell’indicare Regolo.

E James che non sente una singola parola.


  Il liquido caldo che scende e brucia la gola.


Sirius sa un sacco di cose sulle stelle, può mandare interi paragrafi a memoria dal suo libro di Astronomia di quando era ancora un bambino, il giovane erede di Grimmauld Place costretto a ripetere all’infinito le stesse nozioni all’educatore, sotto lo sguardo severo di Walburga. Che i Black hanno tutti nomi di astri e la famiglia sopra ogni cosa.

Sirius potrebbe parlare di stelle per tutta la notte.

A James non importa assolutamente nulla delle stelle.

Le labbra di Sirius sono bagnate e c’è una goccia di liquido scuro che gli scorre lenta sul mento.


Si sono scambiati le bottiglie a un certo punto.


Le dita di James scivolano sul collo umido della bottiglia, mentre se lo preme con foga sulle labbra intorpidite. Gli sbatte sui denti, una volta o due. Ci passa sopra la lingua e continua a bere, mentre Sirius continua a muovere le sue fottute labbra, troppo bagnate, troppo carnose, troppo e basta.

Ed è James quello che non sta zitto di solito.

Ma Sirius ha gli occhi lucidi per l’alcool, le ciocche scure quasi umide sulla fronte sudata e tutto quello a cui fa caso sono le stelle sopra le loro teste.

E James stringe il collo della bottiglia più forte che può, perché le labbra di Sirius non sono distanti anni luce.


Una bottiglia vuota è abbandonata a pochi passi da loro, il vento la fa rotolare piano.


Quando l’altro prova ad alzarsi, barcollante, James lo afferra per la camicia e lo ritira bruscamente a terra, perché Sirius non deve andare da nessuna parte. È una delle poche cose che sa al momento: le stelle sono stupide e troppo lontane, non fa più così freddo come prima di bere e Sirius deve stare lì con lui.

Il Whiskey Incendiario bagna il maglione della divisa di Sirius quando lui atterra malamente sulla pietra fredda. Alcune gocce finiscono anche sulla mano di James ed è a quel punto che Sirius scoppia a ridere. Forte, come fa tutto.

La risata dell’altro è troppo alta e risuona nella notte, su fino alla stella di cui porta il nome, perché è così che ride Sirius, come se dovesse sfidare il mondo intero e gli dei stessi. La sente spesso, James, quella risata, ma ora gli perfora i timpani, risuonando nella sua testa come un’esplosione prolungata. E non lo sopporta.

È allora che la bottiglia si rovescia a terra e il liquido scuro si sparge sulla pietra, mentre James afferra Sirius per i capelli e lo tira verso di sé con uno strattone impellente. Stringe le labbra del suo migliore amico tra i denti, sordo al gemito di dolore, e le lecca, perché non c’è nient’altro che debba fare al mondo di così importante. La sua intera vita, passata, presente e futura, si esaurisce sulle labbra di Sirius, sangue misto a Whiskey sulla sua lingua.

Passano pochi infiniti secondi e Sirius lo spinge forte, le mani sul suo petto, le labbra che si allontanano di scatto dalle sue. La pozza di Whiskey sotto la schiena di James gli bagna il maglione e lo fa rabbrividire, l’odore forte che gli arriva alle narici e tutte quelle fottute stelle che lo fissano dall’alto e si prendono gioco di lui. Anche Sirius sta ridendo ora e non lascia che James si sollevi sui gomiti: gli è sopra in un attimo, il suo petto che lo schiaccia a terra, una gamba tra quelle di James e le dita bianche che si stringono tra i capelli dell’altro, tirandoli. Denti contro denti e la lingua calda di Sirius che gli corre sul collo e lecca ogni traccia di Whiskey dal mento. E continua, anche quando del Whiskey non c’è più traccia.


La bottiglia mezza piena rotola più veloce, fino a scontrarsi con l’altra, in un tintinnio di vetro verdognolo.


La pietra dura contro la sua schiena, oltre la stoffa sottile della divisa, è gelida, ma Sirius è bollente sopra di lui. E gli sta succhiando le labbra con la sua stessa urgenza, ci si aggrappa nello stesso modo disperato e James pensa che potrebbe piangere solo per il modo in cui Sirius lo sta baciando. I suoi occhiali sono finiti da qualche parte accanto alla sua testa, probabilmente in mezzo a tutto il Whiskey che Lumacorno certamente non aveva destinato a quello, ma non è come se avesse bisogno della vista per sapere che tutto ciò che di più vero e bello il mondo ha da offrire è sopra di lui in quel momento, la testa che si staglia contro il cielo stellato e le ciocche nerissime che si confondono col manto della notte. E gli occhi grigi che sembrano volerlo trapassare sono quello che lo fa scattare ed ora è Sirius ad essere terra, con James che gli rotola contro e gli stringe le dita attorno ai polsi, bloccandolo così, perché sia suo per sempre.

Sirio brilla forte sopra di loro e la luce biancastra continua a infilarsi di sfuggita nel campo visivo di James, mentre loro non si fermano neppure per un attimo. Continuano a lottare e a leccarsi, si aggrappano l’un l’altro e si mordono e Sirio non è mai stata così brillante e Sirius non è mai stato così bello, col sangue che gli cola dalle labbra gonfie e le guance infiammate, i capelli spettinati come quelli di James lo sono sempre.  

E continuano, continuano esattamente così per tutta la notte, perché non c’è tempo e lo sanno entrambi. Perché il Whiskey si asciugherà dalla pietra ad un certo punto e quello smetterà di essere possibile. Le stelle svaniranno e con esse le labbra di Sirius, perché sono distanti anni luce in realtà, perché è il suo migliore amico e James si sforza con tutto se stesso di renderlo sbagliato.

Sirius ghigna e il biancore dei denti è quasi abbagliante nel buio, la smorfia ferina di un amore impossibile che ringhia piano nella testa di James da sei anni, in ogni momento, che lo attanaglia e attacca forte nel silenzio, serrando le zanne alla sua gola e togliendogli il respiro. E tutto quello che vuole James è lasciarsi soffocare, solo per una notte, dalla forza inarrestabile di quello che hanno, smettere di combatterla per una notte soltanto, farselo bastare, una notte per tutta la vita.

E James ha voglia di urlare ogni volta che incrocia gli occhi di Sirius.


È quasi l’alba quando Remus si accorge che è uno solo il respiro che gli arriva alle orecchie. Non ha bisogno di aprire gli occhi per sapere che è Peter.


Le stelle non si vedono più da un po’, ma James ne stringe ancora una tra le braccia. Ha freddo ora e il vento gelido sembra aprirgli mille infiniti taglietti sul viso, carezzandolo ininterrottamente, ma non vuole attraversare la porta a pochi passi da loro. Sa che quando entreranno nel castello cambierà tutto e sa che se si muove adesso, se allontana il naso dal collo caldo di Sirius, se lo sveglia, allora sarà finita davvero. Appoggia le labbra contro le sue, immobile, chiude gli occhi e prega che Sirius continui a dormire per un altro po’, solo un altro po’.

Qualche altro secondo.

L’ultima boccata d’aria prima dell’apnea.


Lumacorno non noterà che la serratura del suo armadietto privato è stata forzata prima di altre quattro ore.


Quando Sirius apre gli occhi, le labbra di James scivolano piano dalle sue, contro la sua spalla nuda e poi via. E quel gesto lento basta per mettere a tacere ogni speranza.

È stato un sogno, Sirius lo sa. È successo e ne porta i segni freschi sulla pelle, ma è destinato a svanire oltre i confini di quella notte isolata, fuori dal tempo e dalla realtà.

La spalla di James è calda contro la sua, mentre Sirius, gli occhi puntati al cielo sopra di loro, si passa la lingua sulle labbra e il sapore ferreo del sangue gli riempie la bocca.

È mattina, Sirio non brilla più.


Il Whiskey ha lasciato solo un alone umido sulla pietra.


Sirius scoppia a ridere.

 

 

 

 

 

 

 

 


   
 
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