Mai come in quel momento Emerald fu
tanto felice di rivedere
la luce, nonostante mancassero ancora diversi metri
all’uscita.
«sei giorni di marcia in un
tunnel lungo chilometri e
chilometri percorso in bicicletta solo per metà»
perché poi era diventato
troppo stretto per le bici, e si erano divisi equamente da portare sia
le
provviste che le varie risorse tra cui, in parti uguali, il denaro che
era
rimasto loro «gelo, fantasmi ed
umidità…ma infine ce l’abbiamo fatta.
“tour dei
sotterranei di Mosca: fatto!”»
Anche Zachary era piuttosto allegro,
pur non avendo trovato
né il tesoro di Ivan il Terribile né la
biblioteca della principessa Sofia, e
stava pensando di proporre una deviazione per Istanbul prima di andare
a
Bombay. Tanto per confondere un altro po’le
acque…e soprattutto perché riteneva
che anche Istanbul potesse avere dei sotterranei interessanti.
«siam
giunti, alfine!»
esultò Sebastian lanciandosi in avanti «a me,
luce, dolce luce! A me, aria,
dolcissima aria, per troppo tempo non ho goduto di te!»
«l’aria
c’è anche qui sotto, tonto, sennò
saremmo morti da
quel dì» borbottò Kirika, che da sei
giorni stava assistendo a delle scene che
le piacevano ben poco. Di quella lista che avevano fatto Emerald non
aveva
voluto parlare oltre, così come di quel che sembrava
spingerla verso il russo
decrepito, ma in ogni caso non avrebbe avuto modo di farlo neanche
volendo. Dal
momento in cui si erano risvegliate da quella
“pausa-sonno” in poi Zachary si
era appiccicato ad Emerald più che mai.
Kirika non aveva neppure avuto modo
di sapere cosa pensasse
Emerald della cosa, se le piacessero o meno tutte
quelle…attenzioni. Quella
vicinanza, quelle coccole che
diversi
avrebbero potuto trovare inopportune. La demonessa non sapeva dare una
spiegazione logica ad un comportamento del genere, se non che potesse
essersi
preso una cotta per lei, eppure allo stesso tempo non sembrava
così. Era come
se fossero coccole…consolatorie. A
parte che una scusa per tenerla più sott’occhio.
“dai
Hammy, forza e
coraggio. Immagino che non sia semplice e più avanti
potrebbe diventarlo ancor
meno, però sei una ragazza forte”.
Che motivo avrebbe avuto per doverla
consolare?
«aspetta Seb!
Arrivo!» Emerald fece per raggiungere il
cugino di corsa, ma si sentì trattenere.
«non
c’è motivo di correre via, cognatina. Tu devi
risparmiare energie. Non stai ancora bene».
Dopo un istante di
immobilità Emerald scivolò via dalla sua
presa. «apprezzo l’interesse, ma se voglio correre
da qualche parte, io corro. Right?»
«non credo sia una buona
idea».
«io
sì».
“mh. Forse le apprezza solo
fino ad un certo punto, le
attenzioni” pensò Kirika “meglio
così, perché tra gli abbracci, i
‘bacetti’ e
le carezze che gli lasciava fare iniziavo veramente a pensare
male…qualunque
senso potessero avere”.
Poi lasciamo perdere che in passato
Emerald si era lasciata
coccolare anche da Kid Muscle quando ne aveva sentito il bisogno,
così come da
Kevin quando “non potevano stare insieme” pur
sapendo che le stava dietro,
nonché da Warsman -anche se in quel caso magari definirle
coccole era
eccessivo- quella volta a Roma, e da Michael stesso quando le cose con
Kevin
andavano male, e quindi c’erano dei
precedenti…eppure sapeva benissimo
cos’aveva fatto Zeke a quel povero russo. A meno che non
agisse così per
evitare di insospettirlo in qualche modo sul fatto che iniziasse ad
esserci una
possibilità -secondo Kirika nemmeno remota come al limite
sarebbe stato meglio
che fosse- che lei non tornasse con Michael, alla fine, lasciando che
lui le si
appiccicasse come aveva fatto da Washington in poi -e più-.
Se si comportava
più o meno come al solito, Zachary avrebbe pensato che era
tutto normale…e tra
le altre cose lei avrebbe evitato possibili problemi.
«”Il fatto
è che gli uomini non dovrebbero mai tentare di
dettar legge alle donne. Non sanno mai come farlo e, quando lo fanno,
dicono
sempre cose particolarmente stupide”»
citò Sebastian da lontano, cosa che
strappò a Kirika una risata.
«per una volta quoto
Sebastian!»
«quantomeno io dico cose
stupide solo quando tento di
“dettar legge”. Invece pensa un po’, Seb,
ci sono persone che sono in grado di
dire unicamente cose stupide anche citando grandi
autori!»
Ovviamente Zachary lo aveva detto
sorridendo come suo
solito, ma non significava che avesse apprezzato
l’intromissione. In ogni caso
Hammy corse accanto a Sebastian, e a mani allacciate i due cugini si
lanciarono
verso la luce. Sebastian non si curò nemmeno di ribattere,
al momento non
avrebbe potuto importargli meno delle chiacchiere altrui.
«non dirmi che te la sei
presa, albinello».
«naturalmente no. Volevo
far sì che evitasse di fare una
cosa sciocca».
«lascia che te lo dica, mi
pare che di cose sciocche durante
la marcia ne abbiate fatte diverse» a meno che non le fosse
chiesto chiaramente
di tacere da persone per cui lei nutriva rispetto, raramente Kirika
teneva per
sé quel che pensava.
«specifica».
«a parer mio le stai troppo
appiccicato».
«non siamo più
vicini di quanto siamo mai stati da che ci
conosciamo. Non so cosa ci sia di anormale. Ed oltre a non avere alcuna
intenzione di “insidiarla” -contrariamente ad
altri- se anche fosse libera da
legami ed io fossi interessato a testare una relazione di tipo amoroso
o
prettamente sessuale, so per certo che lei non sarebbe tra le
potenziali
candidate».
«sembrava che la
consolassi».
Non erano ancora usciti dal tunnel,
contrariamente ad
Emerald e Sebastian che ormai fuori strillavano tutti contenti. Nemmeno
il
cespuglio spinoso li aveva fermati, dato che Hammy aveva indurito il
suo
braccio “modificato” al punto che le spine non
erano riuscite a forare la pelle
ed aveva strappato via tutto…e poco importava che fossero
sbucati su uno
spiazzo brullo dal terreno duro.
«sai Kirika, a te
“sembrano” e “paiono” troppe
cose. In
questi giorni non credo di aver fatto niente di male, soprattutto non
alla
cognatina, e neppure intendo farlo. Voglio solo il bene suo, di mio
fratello, e
del loro rapporto. Fattori esterni al momento possono metterlo a
rischio, ma
non sarà sempre così, e quando avrò
sistemato tutto lei tornerà a casa. Io,
volendo evitare grane, mi sono già rassegnato al fatto che
non mi sarà
possibile. Facile che me ne vada dal pianeta» aveva stabilito
che per lui fosse
la miglior cosa, specie dopo quanto aveva fatto a Kevin Mask
«ma lei…tonerà
a casa con Lentiggine».
«ovviamente se è
quel che vuole. Potrebbe anche voler
restare in giro».
Emerald faceva di tutto per non
insospettirlo e Kirika se ne
usciva con questo, fantastico. Zachary le concesse
un’occhiata. «sono sicuro
che se Emerald dovesse scegliere di non essere più la mia
cognatina seguirebbe
la corretta procedura di separazione, nel qual caso mi renderebbe
impossibile
avercela con lei» e per l’appunto aveva fatto un
discorso simile ad Hammy
quando l’aveva conosciuta a Washington
«ma non vedo perché non dovrebbe
voler tornare a casa. Lei e Michael
stavano bene».
«grazie caro. Questo lo so.
Io ho sempre tifato per lui».
«è il partner
più adatto rispetto agli altri possibili
candidati, anche solo da un punto di vista riguardante una possibile
progenie.
Non credo che le farebbe piacere avere un figlio mezzo macchina dal
volto
devastato…»
Dopo quell’osservazione
Kirika si limitò ad osservarlo con
una punta di sospetto. Aveva detto così perché
anche lui si era reso conto di
quel che sembrava esserci tra Emerald e il russo tonto oppure per altri
motivi?
«…o un figlio
dalla stupidità congenita tipica dei Mask,
presente anche se non in maniera evidente com’è
per molti altri chojin/figli di
chojin della Muscle League».
«e anche qui non hai
torto».
Uscirono anche loro dal tunnel. Tutti
quei giorni di cammino
-e di bici- nel tunnel li avevano portati tanto lontani da Mosca da
essere
risbucati praticamente in
campagna,
proprio come segnava la mappa. A quanto sembrava erano usciti da un
rilievo di
più o meno sette metri di altezza, sopra al quale Zeke
riuscì ad intravedere
una strada che doveva portare ad un villaggio vicino, il che sarebbe
stato
l’ideale per racimolare un altro po’di provviste.
E solo a quel punto Zachary si
ricordò che doveva dirle un
paio di cose fondamentali.
«ah,
Kirika…?»
«che
c’è?»
«tuo padre si è
suicidato una settimana fa. L’ho visto ieri,
quando siamo risaliti abbastanza perché il pc modificato
agganciasse il
segnale» disse con estrema
tranquillità…quantomeno evitando di sorridere
«e se
non torni sul Pianeta dei Demoni entro tredici giorni a pretendere il
trono e
disputare il torneo, Hell Knight romperà i trattati di pace
e potrebbe essere
un bel casino. Scusa se non te l’ho detto prima, ma mi era
sfuggito di mente».
Calò un silenzio di tomba,
dato che anche i due Lancaster
avevano sentito, ma durò solo per qualche istante.
«da quanto mi sovviene,
esistono ben più adeguati modi per
portare notizie sì luttuose alle fanciulle»
commentò Sebastian, avvicinandosi
ad una pallida Kirika come a volerle dare un sostegno.
«Zachay, hai la
sensibilità e la delicatezza di un treno in
corsa, “ehi, tuo padre si
è…”…! Ma ti pare il
modo?!!» esclamò Emerald
lanciando un’occhiata dura al cognato «e non so
come cazzo abbia fatto a
sfuggirti di mente!»
Kirika rifiutò ogni aiuto
che le venne offerto, limitandosi
ad appoggiarsi contro la parete guardando il terreno.
La notizia ovviamente
l’aveva sconvolta, per quanto un
demone possa sconvolgersi.
Suo padre, Yama Khan, morto suicida.
La persona che le aveva reso
l’infanzia un inferno, che
quando non l’abbandonava a se stessa la prendeva a botte, che
le aveva rivelato
di avere ucciso sua madre perché “rompeva
troppo”, che l’aveva venduta ai suoi
ex avversari…la persona che, le uniche cose buone che avesse
mai fatto, erano i
trattati di pace e forse -ma solo forse- lei
stessa…
Dopo tutti quei tentativi di morire
andati a vuoto, a quanto
pareva ce l’aveva fatta.
E per quanto la notizia le fosse
arrivata come una pugnalata
alla pancia, quello che Kirika disse fu…
«finalmente ti sei tolto di
torno, pezzo di merda. Avrei
solo voluto che ci riuscissi prima, almeno non avrei dovuto tornare su
di
nascosto per procurarmi il liquore» borbottò ad un
immaginario spirito di suo
padre.
Sebastian la fissò con
un’espressione attonita talmente
stupida che le fece venire voglio di prenderlo a sberle così
tanto per gradire.
Non che Emerald fosse messa tanto meglio in realtà, pur
sapendo quanto odiasse
suo padre. Magari stava pensando qualcosa come “io di mio
padre non direi mai
una cosa così”! Beh, lei invece
l’aveva detta eccome, e non intendeva
rimangiarsela.
Quanto a Zeke, aveva ripreso a
smanettare col portatile. Lo
aveva acceso già da ben prima che intravedessero uno
spiraglio di luce e in
tutto quel tempo non si era curato di spegnerlo.
«albinello»
Kirika odiò il modo in cui la sua voce suonò
schifosamente roca «cos’è questa
faccenda del Torneo e dei tredici giorni?»
«Kirika, magari non
è-»
«Emerald…zitta.
Grazie».
Zachary si aggiustò gli
occhiali. «da quel che leggo le cose
stanno così: Hell Knight ha praticamente sfidato te e la
Muscle League a
competere con lui in un Torneo, il cui premio sarà il trono.
Metterà in campo
quattro campioni e quattro campionesse. Se sei interessata al regno tu
dovrai
trovarne altrettanti e presentarti lassù, sul tuo pianeta,
entro tredici
giorni…o Hell Knight si prenderà il titolo e
basta, e come ho detto prima
rompendo i trattati di pace la cosa potrebbe diventare problematica.
Ecco
tutto».
Come se con quella fuga non fossero
finiti in mezzo a casini
sufficienti, ecco che si prospettava un torneo non esattamente semplice
da
affrontare…con possibili ulteriori danni nel caso i campioni
di Kirika non
avessero vinto.
«ehm…hai
più o meno un’idea di che fare?» chiese
Emerald,
quasi esitante, a Kirika…che adesso capiva davvero cosa
significava sentirsi
preda dell’indecisione.
Lei si era sempre vista come un
“cane sciolto”. Kirika la
demonessa picchiatrice, flagello del vecchio Robbie, gran bevitrice di
liquore
del suo pianeta. Si dimenticava spesso di essere anche la principessa
del
Pianeta dei Demoni, legittima erede al trono.
Non aveva mai pensato a se stessa in
quelle vesti… per
quanto essere regina di una massa di gente la cui parte più
tranquilla era
comunque abbastanza folle da sparare al vicino di casa se
disgraziatamente il
cane di quest’ultimo gli faceva i bisogni nel giardino, ed
eventi di qualunque
tipo -incluse serate di gala- finivano puntualmente in rissa,
difficilmente
avrebbe potuto rivelarsi noioso.
Quindi la domanda era…che
fare? Mandare al diavolo tutto e
lasciare che Hell Knight facesse quello che gli pareva -come, pur
essendo
costretto a rispettare i trattati, aveva più o meno fatto da
che Yama Khan era
diventato un pazzo alcolista- oppure reclamare quel che era suo?
«non so. Che Hell Knight mi
stia sulle palle che non ho ti
sembra una motivazione sufficiente per rompergli le uova nel paniere,
Lancaster?»
«un titolo regio implica
tanti onori quanti oneri» commentò
il Lancaster non interpellato «confido che in codesti tredici
giorni tu
rifletta intensamente su ciò, poiché in certi
casi da una scelta può dipendere
l’intero proprio destino».
«mi tocca quotare il cugino
Seb. Di nuovo» commentò Emerald,
piuttosto sorpresa.
«per me che sono un futuro
esule avere come amica la regina
del Pianeta dei Demoni sarebbe una cosa tanto carina!!!»
«oh sì
albinello, i regali
calci nel culo che ti darei sarebbero tanto carini anche per
me» replicò
Kirika.
«sei arrabbiata con
me?»
«beh
“cognatino” non so lei ma io al posto suo ti avrei
picchiato».
«sei cattiva con
me…proprio cattiva» Zachary rimise a posto
il pc e si stiracchiò «e poi se mai per te sono
“cognatone” visto che ho due
anni di più. In ogni caso direi che serva un piano
d’azione, che
Kirika voglia o meno lasciare la nostra
allegra combriccola. Propongo di salire, seguire quella
strada» indicò quella
che aveva visto prima «e se ci conduce in un qualsiasi
paesello fare provviste,
accamparci lì per un po’, e di seguito decidere
come raggiungere Bombay.
Troviamo un’altra città abbastanza vicina con un
aeroporto…»
«o sennò
torniamo in città, una volta appurato che siamo
usciti i confini che li sorvegliano a fare?» buttò
lì Emerald, tanto per
fingere di avere un’opinione in merito.
«non condivido la tua
opinione, cugina mia. Non mi allieta
il pensiero che il viaggio appena conclusosi in quei freddi tunnel
possa essere
stato vano, e inoltre ritengo che attualmente lo stato emotivo della
nostra
adorata compagna di viaggio abbia una rilevanza maggiore rispetto alle
molteplici vie per raggiungere Bombay…»
«al diavolo»
sbottò Kirika «io non ho bisogno della
pietà di
nessuno. E rifletterò mentre viaggio.
Lancaster…»
«chi dei due?»
«tu, Lancaster femmina. Ti
dico già adesso che se mai
dovessi decidere di andare lassù -e giusto per quel che ti
ho detto prima, e
perché quel che è mio è mio, e
perché non vorrei che con la rottura dei
trattati poi non riuscissi più a trovare il liquore- non ti
ci porterei nemmeno
se piangessi in greco».
Emerald la guardò, un
po’confusa. Che ce l’avesse anche con
lei, oltre che con Zachary, perché non la stava sostenendo
abbastanza? Eppure
Emerald si era contenuta proprio perché sapeva che Kirika
non avrebbe tollerato
nemmeno una compassione velata. «ho fatto qualcosa di
sbagliato?»
«macché. Penso
solo che tu abbia già le tue beghe, e io le
mie. E il qui presente albino-che-non-pare-albino ha ragione quando
dice che
tu, effettivamente, sei convalescente ed avresti bisogno di riposo
invece che
di fughe assurde…o di un torneo in un pianeta di matti. Te
l’ho raccontato che
lassù festeggiano l’arrivo dell’anno
nuovo mettendo delle cariche esplosive nei
corpi dei condannati a morte, sparandoli in aria e facendoli esplodere
in
cielo?» al pensiero sogghignò. In effetti, da
demone trovava la
cosa tanto macabra quanto
buffa…quando si diceva “una fine col
botto”! «e con la voglia che avevi tu di
fare la chojin…»
«io in effetti avrei voluto
continuare a fare la dj a tempo
perso, ma se hai bisogno-»
«Em, mi risulta che al
momento se oltre a te anche Kirika
non combatte le quattro campionesse che servono ci sono tutte: Fiona,
Roxanne,
la rossa e Crea» la fece notare Zeke
«…però magari io ti seguo
lassù Kirika! Mi
sembra un posto tanto divertente e carino! Tu che dici, Seb?»
«mi avvalgo della
facoltà di non esprimermi in merito a
codeste insolite tradizioni».
«Kirika-»
«Emerald, sul serio, ad
ognuno il suo».
«gli amici ci stanno
apposta, ed ho avuto il premio per la
miglior tecnica».
«ci stanno apposta solo se
sono meno sconclusionati di te.
Hai da fare quaggiù, da’ retta».
E Kirika sperava che in ogni caso
anche Hammy non finisse
per fare la scelta sbagliata. Non avrebbe cambiato le sorti di un
regno, ma il
corso di buona parte della sua vita forse sì, e
probabilmente non in meglio.
«ok, iniziamo a cercare una
strada che ci porti…all’altra
strada».
:: contemporaneamente,
Pianeta dei Demoni, palazzo reale ::
Già dall’inizio,
dal momento stesso in cui era stato
insignito del titolo di visir, Hell Knight sapeva bene che quello che
gli si
era prospettato non sarebbe stato un compito semplice. Non con le
continue
follie di Yama Khan, non sapendo di avere la Muscle League ad alitargli
continuamente sul collo.
“che vecchi
idioti”.
Il colossale demone
dall’aspetto estremamente inquietante -e
l’elmo blu/violetto con quattro spuntoni neri, la celata nera
e gli occhi
gialli non aiutavano- nel definire vecchi i suoi ex avversari sembrava
proprio
le lepre che prendeva in giro l’asino per le sue orecchie
lunghe. Aveva su per
giù la loro età, ma contrariamente ad essi Hell
Knight si riteneva giovane
almeno mentalmente.
Chiuso nelle proprie stanze lucidava
la katana dalla quale
non si era mai separato fin dalla gioventù. Le era
particolarmente affezionato
nonostante non lo avesse molto aiutato, quando aveva perso contro
Warsman e
Robin Mask.
Sì, anche lui era uscito
sconfitto dagli scontri con la
Muscle League. Sconfitto e con danni permanenti. Le ferite riportate
non gli
avrebbero consentito di scendere personalmente in campo in un torneo,
ma se la
cavava ancora …e non era andato via di testa come il suo ex
re, che aveva fatto
fuori il vecchio visir pochissimo tempo dopo la sconfitta solo
perché reo di
avergli tolto la bottiglia di liquore dalle mani.
In passato Yama Khan non era stato
solo il suo re ed il
leader del suo gruppo. Era stato anche un amico e perfino un modello da
seguire. Arrogante forse, ma non folle. Un uomo deciso, sicuro, che
sapeva cosa
voleva e come ottenerlo, che faceva quel che andava fatto. Un re.
E King Muscle e la Muscle League
l’avevano trasformato in un
rifiuto della società che purtroppo aveva continuato ad
avere una corona in testa.
Si era pensato di destituirlo, ma
avrebbero solo peggiorato
la situazione in un pianeta alla cui popolazione la sconfitta non era
affatto
andata giù. Ai tempi serviva stabilità, serviva
una “continuità”, tentare di
sfruttare quei dannati trattati aprendo il pianeta a turisti che
avrebbero
portato nuovi introiti aumentando così il benessere della
gente a livello
economico -che comunque non stava male di suo- ed aprire strutture
dedicate che
portassero anche nuove opportunità di lavoro.
Ai demoni doveva sembrare che lo
spirito del loro sovrano
non fosse stato spezzato, ma che avesse tratto il meglio da quella
situazione
creando nuovi contatti che un giorno sarebbero serviti per una rivalsa.
Hell Knight era stato così
bravo a realizzare tutto ciò che
a quegli imbecilli della Muscle League era arrivata solo la notizia del
primo
tentativo di suicidio di Yama Khan, ed era accaduto solo
perché imprevisto e
troppo eclatante per essere nascosto. Ma avevano creduto che in seguito
si
fosse ripreso e non fosse poi tanto malmesso, tanto che era a lui che inviavano direttive su come
secondo loro avrebbe dovuto o meno legiferare.
“doppiamente idioti. Quando
ancora si comunicava tramite
lettera lui usava quelle missive per
soffiarsi il naso, e poi ero io a dover recuperare e
decifrare pezzi di
carta incrostati di muco. Che schifo”.
Non si erano resi conto che Hell
Knight aveva trasformato
con immenso dispiacere -e molta attenzione, perché Yama Khan
non doveva capirlo
o lui avrebbe fatto la fine dell’altro visir- il suo ex amico
in un fantoccio badando solo che
non sembrasse
troppo ubriaco durante le apparizioni pubbliche, e fingendo di
acconsentire ad
ogni stupidissimo editto che proponeva.
“e in tutti quelli che
avrebbe voluto promulgare -come
quello di proibire la vendita di liquore a chiunque se non a lui
così da
poterselo bere tutto ed era uno dei meno peggio- non ce n’era
nemmeno uno che
stabilisse di liberarci una volta per tutte dal giogo di quei vecchi
bastardi”.
Vance MacMadd e compagnia, che
avrebbero preteso di mettere
il naso ovunque.
Se il suo leader si era rovinato al
punto di costringerlo a
fare…quello che alla fine aveva dovuto fare,
perché Yama Khan stava diventando
sempre più incontrollabile, era tutta colpa loro.
Se la regina aveva subìto
maltrattamenti di ogni sorta ed
infine era stata uccisa per aver protestato una volta di troppo, era
colpa
loro.
Se la principessa era stata
anch’ella maltrattata, ed
ignorata, e dopo ancora praticamente venduta,
era sempre colpa loro.
Hell Knight avrebbe potuto, e dovuto,
proteggerle da
chiunque; non solo per amicizia ma perché in casi estremi
anche questo
rientrava nei suoi compiti.
Proteggerle da chiunque,
sì…ma non dal suo sovrano.
Probabilmente Kirika lo odiava quasi
quanto aveva odiato
Yama Khan, per essere stato a guardare senza intervenire. Se era
così, aveva
tutta la sua comprensione.
Lui non aveva nulla contro quella
ragazza. Era stato
costretto a lanciare quella sfida quando il popolo aveva sollevato
rimostranze,
ma guarda caso il regolamento previsto le proibiva di combattere
evitandole
così il rischio di farsi male o di morire, cosa molto
probabile.
Nel caso il torneo si fosse fatto il
visir puntava sì a
sconfiggerla, ma anche a farle capire le proprie motivazioni e farla
passare
dalla sua parte così da accontentare anche i fissati dalla
“continuità della
linea di sangue”…ma sinceramente sperava che
continuasse a farsi i fatti propri
e basta, sarebbe stato più facile. E che dopo una settimana
la principessa non
si fosse ancora vista era una cosa che lasciava ben sperare.
Oltretutto Kirika non era in ogni
caso inclusa nella sua
lista nera, e il motivo era sempre quello: non sarebbe piaciuto a
nessuno se
avesse ucciso la figlia del vecchio re.
Idem per quanto riguardava la figlia
di uno dei pochi uomini
potenti della Terra che avesse accettato, in apparenza di buon grado
nondimeno,
di trattare con lui.
Howard Lancaster era stato un Muscle
Leaguer, ma non si era
immischiato nei combattimenti avvenuti anni prima, e ad Hell Knight era
sempre
sembrato un “eroe”
od “ex eroe”
molto per modo di dire…e quel
che era successo nelle finali del Torneo per la Corona chojin lo aveva
confermato.
Peccato che non fosse riuscito nel
suo intento di uccidere
Warsman, o Hell Knight gli sicuramente avrebbe inviato in regalo una
scorta a
vita del loro liquore locale per ringraziamento, come minimo.
“sì, per me
sarebbe molto meglio continuare a non avere
contro Howard Lancaster” concluse.
Sollevò la katana,
osservando i riflessi del lampadario su
quella meravigliosa quanto letale lama. C’erano due
possibilità su tre che a
breve la sua arma avrebbe nuovamente assaggiato il sangue dei suoi
nemici.
E si rifiutava di prendere in
considerazione la terza
possibilità, ovverosia quella di una nuova sconfitta e di
dover lasciare il
trono a qualcuno che apparteneva alla Lega. Era un demone di parola, e
se
avesse perso l’avrebbe mantenuta.
“ma non
accadrà”.
Una volta diventato re avrebbe rotto
i trattati e distrutto
la Muscle League, certo che tutti quanti ne avrebbero
giovato…e nessuno avrebbe
più preso i demoni poco seriamente.
Così come nessuno sarebbe
più venuto a rompere loro le
scatole perché “erano una razza troppo violenta e
psicotica”.
Sarebbero stati liberi.
E chiunque avesse anche solo
minacciato di mettere a rischio
la loro libertà ritrovata, in qualunque modo, anche solo
“buttando lì” che
forse non avrebbe dovuto essere loro concessa, sarebbe stato spazzato via.
Sperava solo che il tempo spazzasse
via anche i suoi pochi
rimorsi di coscienza per avere fatto sì che il desiderio di
morte dell’irrecuperabile
Yama Khan fosse accontentato…e pensando a quanto aveva speso
per questo, perché
i servigi di un appartenente alla gilda degli Assassini della Casa del
Dono
erano impeccabili quanto cari, si lasciò sfuggire un grosso
sospiro.
Pensare che intendeva chiedere di
poterne assoldare altri
due come campioni per l’eventuale torneo, poi, gliene fece
sfuggire uno ancor
più grande.
A proposito, l’uomo della
gilda degli Stanziali a cui aveva
versato tre quarti della somma dovuta gli aveva detto chiaramente che
quel
giorno, e in quella precisa ora, l’Assassino che aveva svolto
il lavoro sarebbe
venuto a prendere il compenso che gli spettava direttamente -ossia il
restante
quarto- eppure non si era ancora…
Ah.
«dannazione!» si
lasciò sfuggire «non potevi annunciarti
come fanno tutti i comuni mortali?! A che pro questo
teatrino?!!»
Chiamalo
“teatrino”…va’ a sapere da
quanto tempo
l’Assassino, sbucato improvvisamente da non sapeva dove, era
nelle sue stanze.
«silenzioso come la morte,
eh? Ci credo che vi assoldano
anche come spie».
La figura incappucciata di un uomo
vestito completamente di
nero, con il volto celato da una retìna a trama
sufficientemente fitta da
nasconderne i tratti, si limitò a tendere la mano guantata.
Hell Knight gli porse un sacchetto.
L’uomo della gilda degli
Stanziali della Casa del Dono lo aveva informato che gli Assassini
accettavano
unicamente contanti.
Era inquietante pensare che quella
fosse solo la divisa
ufficiale di quando questi ultimi per qualche motivo si mostravano in
pubblico
per quello che erano -come avrebbero fatto quelli che forse avrebbe
finito per
assoldare- o venivano a reclamare la loro ricompensa…e che
sotto di essa, per
quanto ne sapeva, avrebbe anche potuto nascondersi un qualsiasi servo
del
palazzo.
«se hai voglia puoi pure
contarli, ma ti assicuro che ci
sono tutti. Non mi attira l’idea di averti di nuovo nelle mie
stanze, e per
scopi che non mi piacerebbero».
L’Assassino mimò
una risata. Quando erano in divisa non
potevano emettere alcun suono che avrebbe permesso un riconoscimento.
«d’accordo,
adesso però togliti di torno. Siete veramente
inquietanti, voialtri, e se lo dico io c’è da
prendermi sul serio…» borbottò,
passandosi una mano sul volto.
Quando sollevò gli occhi,
non trovò traccia dell’Assassino.
«…veramente tanto…inquietanti».
:: Russia,
campagna ::
«inizio a pensare che
l’unica via sia un’arrampicata. Di
“strade per la strada” non ne vedo» disse
Emerald a Kirika.
Avevano iniziato a camminare
costeggiando il rilievo da cui
erano usciti sperando di trovare una via, dapprima tutti e quattro
insieme per
poi invece dividersi. Per riuscire ad allontanarsi insieme da sole
l’avevano
messa giù parecchio dura, complice anche il comportamento
che Zeke aveva avuto
in precedenza, ma anche così per ora non avevano ottenuto
risultati…e a dirla
tutta, dopo quella discesa nelle profondità della terra,
Hammy aveva una gran
voglia di tornare ai suoi percorsi “naturali”;
ossia verso l’alto, sempre e
comunque. Un’arrampicata per lei facile da farsi e di
un’altezza anche
abbastanza stupida, anche se con quel terreno durissimo e brullo la
gente
normale non sarebbe uscita indenne da una caduta.
Ma d’altra parte, specie
dopo il periodo trascorso alla
Scuola di Ercole, lei non era precisamente “gente
normale”.
«so che muori dalla voglia
di arrampicarti, ma non pensi
alle delicate manine del tuo cuginetto? Potresti essere costretta a
portarlo di
peso lassù, sai?»
Emerald emise un lamento.
«zio Lionel avrebbe dovuto
insegnargli ad arrampicarsi, invece del tennis».
«tuo zio sa
arrampicarsi?»
«da quel che mi ha detto
p…che mi è stato detto…sì».
«Lancaster, solo
perché il mio vecchio stronzo è crepato o
è
stato ammazzato non è diventato improvvisamente vietato
pronunciare “padre,
papà” e quant’altro in mia presenza. Non
voglio compassione. Non ne ho bisogno.
Lo sai che mi urta i nervi».
«è che pensavo
avresti preferito evitare di parlare oltre ,
o di sentir parlare oltre, di cose che lo
riguardano. Almeno per oggi.
Non è compassione. È che di solito per certe cose
le persone gradiscono un
minimo di tatto, e direi che di persone con la sensibilità
di un panzer ce ne
basta una».
«e pensare che fin quando
siamo stati lì sotto gli eri tanto
attaccata…finito l’amore tra
“cognatini”?» domandò
sarcasticamente la
demonessa.
«lascia perdere. Non ho
capito tutte quelle sue mosse.
Facile che fossero solo per tenermi d’occhio però
non ne sono del tutto
sicura…cioè, ovviamente non credo che si sia
preso una cotta per me, ma non…o
senti, so solo che per quanto di solito io gradisca sempre le coccole
un po’a
volte mi inquietava. Anche se ho deciso di non farglielo capire. Non
voglio che
inizi a capire le mie incertezze sul matrimonio, non sono sicura di
niente al
momento, e ritengo di aver già fatto abbastanza danni. Non
c’è bisogno che
altri oltre a te sappiano per certo di questa cosa» concluse,
confermando quel
che Kirika aveva sospettato.
«non so come dirtelo, ma
secondo me se non lo sanno ormai è
perché…non lo vogliono sapere! Del tipo
“non ci voglio credere”, mi capisci?»
tentò di spiegarsi Kirika «e comunque quando tu e
tuo cugino vi siete lanciati
fuori dal tunnel Zachary ha parlato sia di “fattori esterni
che mettono a
rischio il matrimonio” sia del fatto che “quando
avrà sistemato tutto” tu
tornerai a casa e basta».
«certo…se
deciderò così. E non oso immaginare cosa sia il
“tutto” da sistemare».
«secondo me più
che un “cosa” è un
“chi”. Non ci ha ancora
detto cos’è successo in città tra lui e
Kevin Mask…»
«Kirika, ha detto che Kevin
ha cercato di catturarlo ma lui
“gli è sgusciato via dalle mani come quegli
orrendi serpentacci, già, quant’è
che non ne uccido uno?”…quindi
cos’è successo ce lo ha detto eccome, e non vedo
come potrebbe essere andata diversamente».
«pensavo che ormai, almeno
al fatto che non eviterà di
tentare di uccidere la gente solo perché tu non vuoi, ci
fossi arrivata. Allo
stesso modo in cui si permette di cancellarne i ricordi, o almeno di
provarci.
Cristo, Lancaster, non penserai mica che fosse convinto di fare
del bene? Io
sono più propensa a credere al russo quando ha detto che
l’ha fatto per
vendicarsi della rottura di quella ridicola cuffia di Pac-Man!...cosa
deve fare
perché tu ti svegli ed inizi a vederlo per quello che
è, tanto dolce e carino
per quanto è psicotico? Sventrare il tuo russo davanti a te
e farne prosciutti
e salsicciotti?!»
«non è il
“mio” russo» borbottò Emerald
«è solo un vecchio
porcello fissato».
«e tu sei solo una stupida
e piccola arpia!» ribatté una
voce dall’eco fredda con un tono oltremodo seccato, facendo
prendere un colpo
alle due ragazze «forse Zoisite non aveva tutti i
torti…»
«ma che-» Emerald
non fece nemmeno in tempo a concludere la
frase dopo essersi voltata ad occhi sgranati ed aver visto Warsman
lì, vicino a
loro, che Kirika la prese per un braccio trascinandola letteralmente
via di
corsa.
«non
c’è un cazzo da fare, quando uno pensa
“cos’altro può
andare storto?” succede sempre qualche altra
cosa!!!»
«ma come ha…ah,
ma certo, il computer, da ieri!» Emerald si
sciolse dalla presa della demonessa, ma continuò a darsela a
gambe lo stesso,
preda di una valanga di sensazioni a cui non sapeva dare un senso,
preda
dell’indecisione, ed anche del senso di colpa per tutto quel
che gli aveva
causato. La fuga però durò poco,
perché dopo averle tallonate per un po’
Warsman saltò contro la dura parete del rilievo, dandosi
così spinta sufficiente
da atterrare in piedi davanti alle due.
«ma porco
Robbie…!» per bestemmiare Robin Mask era sempre il
momento adatto.
«condivido,
Lancaster!»
«Emerald, è
tempo che tu ed io facciamo una chiacchierata».
Non solo era tornato a posto
fisicamente, ma da quando aveva
parlato con quell’aliena raccontandole la propria storia
aveva iniziato a stare
meglio anche psicologicamente. Si era sentito bene una volta finito,
come se
tutto quel che gli era capitato fosse stato meno pesante. Non era stato
più
così teso e sul punto di crollare. Inoltre, per motivi suoi
-aveva ricevuto una
chiamata di qualcuno, dal contenuto a lui ignoto- Zoisite doveva aver
trovato
conveniente rimanere lì a Mosca per altri quattro
giorni…e gli aveva detto che
tutto sommato aspettare ancora un po’ per lui non sarebbe
stata una brutta
idea. E lui non se n’era andato.
Era diverso tempo che, nausee a
parte, non si era sentito
tanto al sicuro. Grazie a lei era perfino rientrato nella clinica da
cui era
fuggito, così da vedere come stava Kevin, per poi uscirne
come se nulla fosse,
senza che nessuno si accorgesse di lui.
Doveva ammetterlo: all’idea
di poter entrare ovunque, vedere
tutto e sentire tutto senza essere visto o sentito a sua volta, e per
di più in
una clinica Lancaster, si era sentito quasi euforico.
E da ultimo, aveva preso per buono il
consiglio finale della
shadowjin -che però rimaneva sempre insopportabile, eh!-
riguardante Emerald,
ossia “se la vuoi davvero, la prossima volta che la incontri
dovrai tirare
fuori le palle più di quanto tu abbia mai fatto. Falle
vedere che non ti sei
ridotto uno straccio!”
«non
c’è niente da dire, non ricordo niente, non so
niente,
non-»
«basta».
«wo. Oggi è
tetro forte» commentò Kirika.
«grazie mille per il
commento non richiesto, ed ora ti
chiederei di lasciarci soli. Quello di cui dobbiamo discutere non ti
riguarda.
Ah, ad ogni modo…condoglianze».
Aveva assistito da lontano al momento
in cui Zachary aveva
detto a Kirika della cosa, lui si era messo lì nascosto ad
aspettare già da
prima capendo più o meno dove sarebbero potuti sbucare
grazie al segnale del
pc, ma aveva deciso saggiamente di non lanciarsi
contro tutto il gruppo
ad artigli sguainati aspettando piuttosto un’occasione
più propizia.
«com’è
che tutti tratte noi sapevano che mio padre si è
ucciso?»
«beh, forse
perché tutti tranne noi erano in superficie»
obiettò Emerald, pur continuando a fissare Warsman che a
quanto sembrava non
aveva proprio la minima voglia di demordere. Nemmeno calarsi nei tunnel
era
servito, li aveva trovati in tempo record ugualmente.
«sì,
c’è caso. Che faccio, mi tolgo di torno?
Sicura?...ok»
disse quando Emerald, dopo delle esitazioni, annuì. Kirika
dunque si rivolse al
russo «di’, hai mangiato vivo un generale per
colazione?»
«vai».
«fottiti».
Dopo quel dolce scambio di cortesie
però Kirika si allontanò
davvero.
«io detesto i
demoni» borbottò Warsman, avvicinandosi ad
Emerald di qualche passo…e rimanendo male vedendola
indietreggiare, non con
aria ostile e nemmeno spaventata, quanto piuttosto confusa. E non
sembrava
avere molta voglia di guardarlo in faccia.
«d’accordo
Emerald, che hai combinato questa volta?»
«perché?»
«ormai so che quando non mi
guardi mentre parliamo c’è
qualcosa che non va. E tu sai che io lo so…ti prego, dimmi
che non hai fatto il
tuo mestiere gratis anche con lo psicotico sbiancato
perché-»
«ma no che non
l’ho fatto! Sei scemo?! No!» adesso lo stava
guardando in faccia e sembrava pure piuttosto incavolata, probabilmente
perché
le aveva velatamente dato della puttanella come suo solito «e
comunque a quel
velato modo di darmi della troia rispondo: tua
madre!» sì, appunto, era proprio per
quello. Ironicamente la cosa lo fece
sentire quasi sollevato…almeno fino a quando non
tentò di avvicinarsi
nuovamente, e nuovamente lei si allontanò. Ad ogni modo si
impose di mantenere
la calma, era necessario che almeno uno di loro due risultasse saldo,
lucido e
sicuro di quello che andava fatto.
«non allontanarti.
Perché lo fai? Non c’è motivo.
L’ultima
volta che ci siamo visti hai negato di aver recuperato la memoria, ma a
questo
punto direi di smetterla di fingere. Non serve a nessuno, nemmeno a te,
non
puoi continuare a fuggire dalla verità per tutta la vita.
Sei stata avventata
ed hai sposato l’uomo sbagliato…»
Ed ecco che ricominciava con quella
sinfonia con cui la
tormentava da mesi. A volte Emerald Lancaster odiava profondamente
quando le
persone le dicevano in faccia delle verità difficili da
ammettere. E ancora di
più quando era lui a
farlo.
Possibile che non si rendesse conto
che in ogni caso non era
una scelta semplice, la sua? Che avrebbe avuto bisogno di essere
lasciata in
pace invece di avere intorno gente a romperle le scatole di continuo?!
…un’altra
verità che non ammetteva: se avesse veramente
deciso di aver sbagliato a sposarsi, senza la “gente a
romperle di continuo”
probabilmente avrebbe finto di avere l’amnesia ancora per un
bel pezzo; e se Zachary
un giorno avesse cercato veramente di costringerla a tornare si sarebbe
staccata anche da lui, trovando probabilmente in seguito un supporto in
Kirika,
e magari anche in Sebastian, e…continuando a fuggire.
Tutto pur di non affrontare persone
che non voleva deludere.
Vigliacca, vigliacca Emerald.
«di certo è meno
sbagliato per me di quanto lo sia tu,
questo ce l’ho ben chiaro. Il fatto di aver corso troppo
può starci, ma è un
altro discorso, e non c’entra niente con te».
Vigliacca e pure bugiarda.
«possibile che ti ostini
ancora a mentire?! Ma non lo
capisci che è inutile quanto continuare a
scappare?!!» e al diavolo i progetti
di mantenere la calma «perché devi essere
così stupida?!»
«e tu perché non
vai a squittire altrove, ratto?! In che
lingua devo dirti che devi lasciar perdere, o potresti
finire-»
«…come
Kevin?»
Emerald si zittì
bruscamente, avvertendo una morsa gelida
all’altezza dello stomaco. Ebbe quasi la tentazione di
pregare che le centinaia
di pensieri che le stavano attraversando la mente riguardo il fatto che
tutto
sommato Zeke non fosse semplicemente sgusciato via fossero tutti falsi
dal
primo all’ultimo.
«cosa…che
è successo a Kevin?»
«ah, il tuo caro cognato
non te l’ha detto. Ovvio».
Purtroppo sembrava proprio che invece
tutti quei pensieri
avrebbero finito per concretizzarsi. «Zachary è
scappato. È solo scappato via
da Kevin».
«sì. Dopo averlo
quasi ucciso dandogli fuoco! C’è mancato
tanto così, Emerald» avvicinò il
pollice e l’indice fin quasi a farli toccare
«tanto…così.
Spero che questo ti faccia capire
una volta per tutte che razza di mostro sia. Kevin non voleva fare
altro che
prenderlo e riportarlo a casa, sai che non aveva i motivi che ho io per
odiarlo. Quindi non puoi nemmeno giustificarlo con la legittima
difesa».
Non poteva averlo fatto davvero. Non
poteva…
No. Poteva eccome. Kirika aveva
ragione, così come l’aveva
Warsman. Contrariamente ad altri, Zachary non evitava di fare del male
alle
persone solo perché glielo diceva lei. Agiva unicamente in
base a quel che lui
voleva, a quel che gli conveniva, a quel che decideva. Forse a modo suo
le era
affezionato davvero, e non le avrebbe fatto del male, ma non lo era al
punto di
darle veramente ascolto se si trattava di altro.
Ed aveva omesso quel
“particolare” del tentato omicidio di
Kevin con una facilità impressionante.
«dimmi che è uno
scherzo».
«preferirei che lo fosse,
ma invece è vero. È in una clinica
di tuo padre a Mosca, ed ha iniziato a riprendersi sul serio solo da
pochi
giorni. Ma è solo l’inizio. Una volta guarite le
ustioni dovrà sottoporsi a
diversi interventi estetici prima di poter tornare quasi
com’era… ed è una
fortuna che il viso non sia stato granché colpito».
Kevin. Povero Kevin. Lui non
c’entrava in quella faccenda,
era solo reo di tenere a lei e alla sua salute, al di là di
quanto era finita
male tra loro. Faceva l’idiota ma era una brava persona, e
tutto meritava ma
non questo.
Emerald strinse i pugni.
«lo capisci, allora? Lo capisci
perché ti dico di lasciarmi perdere? Io porto guai, e tu
rischi di finire anche
peggio di lui!!! Warsman, ficcati in testa una volta per tutte
che…che non è
conveniente per nessuno dei due che tu continui a girarmi intorno.
Ok?...porto
guai» ripeté piano la ragazza, con aria ora
assente «solo questo faccio, lo
avevo capito già dalle finali del torneo, ma non avevo
ancora idea in quale
misura e-»
Trasalì. Quando le si era
avvicinato al punto di poterle
appoggiare le mani sulle spalle?
«non hai dato tu fuoco a
Kevin. È stato Zachary Connors. E
se ti fermassi un momento decidendo di accettare quello che io ormai ho
accettato da tempo, se ti scrollassi di dosso certi soggetti -sono loro a portare guai!- e mettessi in
chiaro le cose, non è detto che debba finire male per forza.
Serve solo un
po’di coraggio! Non è semplice, io questo lo so, e
so già che in ogni caso gli
ostacoli non mancheranno. Però credo che si possano
affrontare, una volta aver
capito cosa si vuole ed essersi convinti di essere nel
giusto».
Per un attimo, solo per un attimo,
Emerald pensò a cosa
avrebbe potuto succedere dandogli retta. Immaginò una vita
passata a discutere,
guardare vecchi film, ballare, tentare di uccidersi, fare sesso e
giocare a
dama cinese. Che splendida illusione. Poteva passare la vita a fare
fondamentalmente un cavolo solo col sostegno di suo padre, specie
economico.
E se, deluso come sicuramente sarebbe
stato, lui avesse
deciso di tagliarle i fondi?
Se proprio avesse dovuto rimboccarsi
le maniche Emerald l’avrebbe
fatto, nel caso il suo stipendio da chojin e la pensione di Warsman non
fossero
stati sufficienti, ma sarebbe stata una vita fatta meno di sole cose
che
piaceva loro fare e più…reale.
In ogni caso già il solo
fatto di avere immaginato di poter
fare una cosa del genere per una come Emerald
era una gran cosa!
Stava realmente
muovendo
i primi passi in direzione del suo Nemico Numero Uno, forse era la
seconda
tappa di un percorso di…accettazione della cosa, per
così dire, con le
conseguenze del caso.
Però non era ancora sicura
di volere, o potere, andare
oltre.
E tantomeno fino in fondo.
Ma perché doveva essere
così ostinato? Non avrebbe potuto
facilitarle le cose dicendole di non volerne più sapere
nulla? Almeno l’avrebbe
deciso lui, non lei, e sarebbe stata a posto.
«non è cosa.
Lascia perdere. Te lo ripeterò fino allo
sfinimento, vattene via!»
Il russo non disse niente.
Si scambiarono una lunga e silenziosa
occhiata, e lui scosse
il capo tanto lentamente quanto con decisione in un irrevocabile
“no” che gli
fruttò un pugno in pieno petto.
«ahi!»
«zuccone,
sei!!! Un
maledetto zuccone!»
«cugina adorataaaaaa, il
buon Zachary ed io abbiamo alfine
trovato la via!» Sebastian scelse proprio quel momento per
fare la sua entrata
in scena, con un gran sorriso poi «se tu e Kirika
voleste…»
Le parole gli morirono in gola,
sostituite da uno strillo
femmineo nel trovarsi davanti il re degli aborti della natura, e dopo
questo la
seconda cosa che fece fu spianare immediatamente la pistola.
«t-tu…immonda
creatura! Non lordare la mia nobile cugina con
le tue sporche zampe!» gli intimò, ma senza
avvicinarsi e con una certa paura
che traspariva dal bel volto.
«non mi aspettavo che a
questo punto fosse ancora vivo»
disse Warsman ad Emerald, sarcastico «andiamo via di
qua!» esclamò poi correndo
verso la parete del rilievo trascinandosi dietro Emerald, intenzionato
ad
arrampicarsi rapidamente verso l’alto per raggiungere la
strada; arrivare al
paese vicino era conveniente anche per lui, più o meno per
le stesse ragioni
dei ragazzi.
E se aveva ragione, ed aveva
veramente riconosciuto il
posto, a qualche chilometro di distanza dal paesello a cui erano
diretti c’era
il proprio, di paese. Quello dove sua madre lo mandava a fare le
commissioni
quando era piccolo, prima la sua intera vita iniziasse ad andare a
puttane.
«non ho mai detto di voler
venire con te, io-»
Emise un’esclamazione di
sorpresa quando un proiettile mancò
di poco Warsman, e si voltò verso il cugino per urlargli di
non sparare, ma
anche a lei morirono in gola le parole quando vide che a sparare era
stato
Zachary. Di certo aveva sentito lo strillo di Sebastian ed avendo
intuito che
c’era qualcosa che non andava era corso lì subito,
ed aveva in mano uno di quei
maledetti fucili che sparavano altrettanto maledetti proiettili
particolari per
la caccia ai serpenti.
«sei un robottino lento a
capire. Lei non ha mai detto di
voler venire con te, quindi lascia la presa e fatti uccidere senza
opporre
resistenza, grazie».
Aveva minacciato il russo ma fu Hammy
a rispondere molto a
cavolo. «volevi uccidere Kevin!!!
Gli hai
dato fuoco!!! Perché l’hai
fatto?»
«cos…Kevin
Mask?» anche Sebastian guardò perplesso ed
attonito il suo compagno del crimine, che invece restò
tranquillissimo.
«ha cominciato lui,
cognatina. E io non ho mai avuto
intenzione di ucciderlo. È come quando lo salutai
lanciandogli un coltello,
ricordi? E ricordi cosa ti dissi? “se avessi voluto
ucciderlo, a quest’ora
sarebbe morto”. Come sarà Warsman a breve.
Concorderai che a questo punto non
può essere lasciato in vita…no, aspetta. Non
concordi, lo so. Ma sono certo che
a mente fredda capirai che è meglio
così!»
Stava per premere ancora il
grilletto, ma proprio in quel
momento Kirika si decise a tornare da un “giro” fin
troppo lungo e più o meno
capendo al volo la situazione si gettò immediatamente
sull’individuo al momento
più pericoloso, ossia Zeke, riuscendo a coglierlo di
sorpresa tanto da gettarlo
a terra e disarmarlo.
«Kirika!!!»
«fila
via!!! Filate
via!!!»
Non approvava qualunque cosa potesse
esserci tra quei due ma
non voleva che anche Hammy si trovasse ad affrontare una morte
imprevista. Una
al giorno bastava, grazie tante.
E a quel punto Emerald non
poté fare altro che obbedire,
ringraziandola silenziosamente insieme a Warsman, iniziando ad
arrampicarsi
rapidamente lungo la parete.
«Seb!!!
Non stare
lì impalato! Fermali!!!» Zachary al momento era
impegnato in una lotta con
Kirika, che conoscendo un po’le sue mosse era riuscita ad
evitare di essere
infilzata da un coltello e stava facendo di tutto per non dargli modo
di
afferrare qualsiasi altra arma, ma poteva ancora dare ordini.
«m-ma compare io
non-»
«fallo
e basta! SPARA!!!...e
vedi di non sbagliare!»
«Sebastian
rimetti a
posto la dannata pistola, mi hai sentito?!!»
strillò Kirika, che riuscì ad
assestare un bel colpo al volto del suo avversario.
«spara!....Spara!!!
è un abominio, va ammazzato, spara!!!»
Zeke aveva premuto i pulsanti giusti
nel cervello di
Sebastian, che a parte quello temeva ancora che Warsman potesse
realmente fare
del male a sua cugina non avendo capito un accidenti del loro rapporto,
e
dunque il ragazzo annuì con aria improvvisamente decisa
sparando dritto in
testa al russo, che si salvò solo perché la
sporgenza a cui si era aggrappato
si era distrutta tra le sue mani ed era scivolato un
po’giù prima che Emerald
lo soccorresse grazie al braccio potenziato.
«attento a dove metti le
mani, porcello!!! …Sebastian,
smetti di sparare o torno giù e
ti ficco quella pistola dove non batte il sole! Ma con tanto
amor-SEB!!!»
strillò, riuscendo ad aiutare Warsman ad evitare un altro
colpo «sei sordo?!!»
«ti farà del
male! Non posso permetterlo!»
«ok, adesso
basta!!!» alla fine Kirika prese Zachary di peso
e lo lanciò contro Sebastian, cercando l’effetto
“due al prezzo di uno”
«speravo che ce ne fosse almeno uno meno svitato!!!»
«dobbiamo fare in fretta,
su, muoviti!» Emerald era arrivata
praticamente in cima, stava tendendo la mano a Warsman per aiutarlo nel
tratto
finale, iniziava ad illudersi che potessero uscirne indenni, e lo
stesso
Warsman iniziava a pensarla come lei.
Poi però qualcuno -forse
Sebastian, forse Zachary- sparò
nuovamente. Ed il proiettile, che colpì di lato una
sporgenza rocciosa, prese
una traiettoria talmente assurda da
entrare nella testa di Warsman. Ed uscirne, per fortuna.
Emerald gridò, con gli
occhi sbarrati dall’orrore, credendo
per svariati terribili istanti di aver perso veramente il suo
arcinemico.
Non poteva essere accaduto davvero.
“no per piacere no per
favore no no no ti prego no!!!” finì
di tirarlo su senza essere in grado di formulare un solo pensiero
lucido,
brandelli di nozioni di pronto soccorso, di frasi senza senso e
sensazioni
senza alcuna coerenza si rincorrevano nel suo cervello come cavalli
impazziti,
vedeva solo che il foro che il proiettile aveva creato entrando -assurdo!- nella parte frontale della
testa, dritta al suo cervello-computer, ed il foro di uscita
lì vicino, e…
«E-Em-»
E era vivo.
Quello era il vantaggio di avere un cervello artificiale. Quel proiettile entrato ed uscito gli aveva causato un buon momento di buio completo, ma a quanto sembrava non aveva fatto danni veramente gravi. Era penetrato in un punto della struttura di quel computer in cui non c’era praticamente nulla.
Nulla, a parte…
«Nikolai…?»
«…paese.
Andiamo…al paese e…poi a casa mia».
Stava vaneggiando, oh no, aveva perso
la testa, e adesso?
«ma non-»
«dopo questo p-paese
c’è il mio e…p-poi casa mia!»
No. Forse non vaneggiava.
«devi andare in
ospedale!!!»
«no! s-si ripara da
solo».
«Warsman-»
«f-fai quello che ti
dico!»
Cercò la mano di Emerald
mentre lo diceva.
Emerald si chiese perché
non riuscisse a trovarla, prima di
stringergliela ed aiutarlo ad alzarsi quando lui praticamente glielo
ordinò.
Poi capì.
Warsman era cieco.
«porcello…»
«andiamo e b-basta. Ci
riesco. Giuro».
Nel frattempo, al di sotto del
rilievo, Zachary era riuscito
ad afferrare il fucile perso in precedenza e a colpire forte Kirika
alla testa,
riuscendo ad intontirla ben bene almeno per un po’. Seb era
ancora a terra da
quando Kirika aveva effettuato quel lancio.
Non
sapeva se prima,
quando aveva strappato di mano a Seb la pistola ed aveva sparato, aveva
veramente colpito Warsman. Avrebbe spiegato il grido di Emerald, ma non
era
scontato che lo avesse fatto per quello.
Corse verso la parete rocciosa,
incurante del fatto che il
colpo preso prima da Kirika lo avesse ferito tanto da farlo sanguinare,
ed
iniziò ad arrampicarsi pur essendo molto meno esperto di
Emerald.
«possibile che nessuno a
parte me sia sufficientemente
intelligente da capire quel che va fatto?...non lascerò che
lui la porti via a
Michael. Non se ne parla».
«Z-Zeke, attento,
è sdrucciolevole!!!» gridò Sebastian
ricordando
quel che aveva visto prima, in un avvertimento al quale Zachary rimase
sordo.
Aveva una missione da compiere.
Quella di sistemare
tutto.
Ah, e ovviamente la vendetta del
cappello era inclusa.
Pensò che se avesse
raggiunto i propri obiettivi forse
Lentiggine ce l’avrebbe avuta di meno con lui. Che lui e Mr.
Lancaster
sarebbero passati sopra anche a quel che aveva fatto a Kevin. Che forse
non
avrebbe dovuto andare via dal pianeta per forza. Forse…
Era arrivato ad oltre cinque metri
quando, come era accaduto
a Warsman, all’improvviso perse la presa.
E non c’era una Emerald che
potesse soccorrerlo.
Zachary Connors sperimentò
cosa significasse cadere nel
vuoto. Caderci davvero, con la prospettiva di farsi male, senza
superfici
morbide sotto, senza alberi o cespugli ad attutire la caduta, senz’acqua ad
accoglierlo.
Forse non avrebbe raggiunto alcun
obiettivo, dopotutto.
Forse avrebbe dovuto ascoltare
Sebastian.
Forse avrebbe dovuto ascoltare anche
Emerald e trovare un
altro modo di “sistemare tutto”.
“ho…sbagliato?”
Non era riferito a tutte le azioni
commesse, no. Banalmente
stava rimpiangendo di aver calcolato male i punti in cui mettere mani e
piedi,
di non aver sparato in testa al russo da lontano. Di non averlo ucciso
direttamente a Washington.
Di non aver detto ad Emerald che in
tutto questo lui però le
voleva bene davvero, a modo suo, e che non ce l’aveva con
lei, nemmeno ora che
stava cadendo.
Ultimo pensiero coerente prima
dell’impatto col terreno.
Quel che seguì fu
piuttosto confuso. Strilli di Seb, Kirika
che diceva qualcosa. Sentiva come la testa fluttuare, ed al contempo
avvertiva
le urla metaforiche del suo corpo dolorante.
O meglio, di metà
del
suo corpo.
«io…non
sento…più...le gambe»
mormorò, prima di perdere i
sensi.
Allora...che dire? Rivertiti lettori e letterici, mi scuso per averci messo tanto ad aggiornare e mi auguro di non avervi delusi troppo. Perdonate gli errori di battitura, eventuali di ortografia e di sintassi.
...mia sorella mi ucciderà, per come ho concluso il capitolo.
Se sopravvivo...alla prossima!