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Autore: _Cthylla_    11/01/2015    3 recensioni
Dopo un matrimonio tanto voluto da una parte quanto osteggiato dall'altra, e soprattutto dopo l'incidente di Emerald, eccoci di nuovo qui con la nostra neo sposina in coma.
Si risveglierà?
E se si...sarà quella di prima?
Dal Cap.3:
Lionel bevve un abbondante sorso dal bicchiere. «secondo me è sbagliato il principio di fondo, in quello che dici. Chi può dire che, Warsman o non Warsman, mia nipote non sarebbe caduta lo stesso, magari per motivi diversi? O che non le sarebbe successo qualcosa di analogo che avrebbe portato comunque alla situazione attuale?» i due uomini si guardarono nei loro occhi verde smeraldo, nel soppesare quel che il più vecchio stava dicendo «quando succedono cose come questa è normale per un padre cercare dei colpevoli, tanto più per uno “innamorato” di sua figlia come sei tu. Se a Sebastian capitasse qualcosa del genere probabilmente reagirei alla stessa maniera. Ma in realtà non ci sono colpevoli qui, se non la sfortuna o il destino ingrato, se preferisci chiamarlo in questo modo».
Howard guardava l’orizzonte con aria pensierosa. «tu sai che non credo molto nel destino».
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Nuovo personaggio, Robin Mask, Un po' tutti, Warsman/Lord Flash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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Mai come in quel momento Emerald fu tanto felice di rivedere la luce, nonostante mancassero ancora diversi metri all’uscita.

«sei giorni di marcia in un tunnel lungo chilometri e chilometri percorso in bicicletta solo per metà» perché poi era diventato troppo stretto per le bici, e si erano divisi equamente da portare sia le provviste che le varie risorse tra cui, in parti uguali, il denaro che era rimasto loro «gelo, fantasmi ed umidità…ma infine ce l’abbiamo fatta. “tour dei sotterranei di Mosca: fatto!”»

Anche Zachary era piuttosto allegro, pur non avendo trovato né il tesoro di Ivan il Terribile né la biblioteca della principessa Sofia, e stava pensando di proporre una deviazione per Istanbul prima di andare a Bombay. Tanto per confondere un altro po’le acque…e soprattutto perché riteneva che anche Istanbul potesse avere dei sotterranei interessanti.

«siam giunti, alfine!» esultò Sebastian lanciandosi in avanti «a me, luce, dolce luce! A me, aria, dolcissima aria, per troppo tempo non ho goduto di te!»

«l’aria c’è anche qui sotto, tonto, sennò saremmo morti da quel dì» borbottò Kirika, che da sei giorni stava assistendo a delle scene che le piacevano ben poco. Di quella lista che avevano fatto Emerald non aveva voluto parlare oltre, così come di quel che sembrava spingerla verso il russo decrepito, ma in ogni caso non avrebbe avuto modo di farlo neanche volendo. Dal momento in cui si erano risvegliate da quella “pausa-sonno” in poi Zachary si era appiccicato ad Emerald più che mai.

Kirika non aveva neppure avuto modo di sapere cosa pensasse Emerald della cosa, se le piacessero o meno tutte quelle…attenzioni. Quella vicinanza, quelle coccole che diversi avrebbero potuto trovare inopportune. La demonessa non sapeva dare una spiegazione logica ad un comportamento del genere, se non che potesse essersi preso una cotta per lei, eppure allo stesso tempo non sembrava così. Era come se fossero coccole…consolatorie. A parte che una scusa per tenerla più sott’occhio.

 

“dai Hammy, forza e coraggio. Immagino che non sia semplice e più avanti potrebbe diventarlo ancor meno, però sei una ragazza forte”.

 

Che motivo avrebbe avuto per doverla consolare?

«aspetta Seb! Arrivo!» Emerald fece per raggiungere il cugino di corsa, ma si sentì trattenere.

«non c’è motivo di correre via, cognatina. Tu devi risparmiare energie. Non stai ancora bene».

Dopo un istante di immobilità Emerald scivolò via dalla sua presa. «apprezzo l’interesse, ma se voglio correre da qualche parte, io corro. Right?»

«non credo sia una buona idea».

«io sì».

“mh. Forse le apprezza solo fino ad un certo punto, le attenzioni” pensò Kirika “meglio così, perché tra gli abbracci, i ‘bacetti’ e le carezze che gli lasciava fare iniziavo veramente a pensare male…qualunque senso potessero avere”.

Poi lasciamo perdere che in passato Emerald si era lasciata coccolare anche da Kid Muscle quando ne aveva sentito il bisogno, così come da Kevin quando “non potevano stare insieme” pur sapendo che le stava dietro, nonché da Warsman -anche se in quel caso magari definirle coccole era eccessivo- quella volta a Roma, e da Michael stesso quando le cose con Kevin andavano male, e quindi c’erano dei precedenti…eppure sapeva benissimo cos’aveva fatto Zeke a quel povero russo. A meno che non agisse così per evitare di insospettirlo in qualche modo sul fatto che iniziasse ad esserci una possibilità -secondo Kirika nemmeno remota come al limite sarebbe stato meglio che fosse- che lei non tornasse con Michael, alla fine, lasciando che lui le si appiccicasse come aveva fatto da Washington in poi -e più-. Se si comportava più o meno come al solito, Zachary avrebbe pensato che era tutto normale…e tra le altre cose lei avrebbe evitato possibili problemi.

«”Il fatto è che gli uomini non dovrebbero mai tentare di dettar legge alle donne. Non sanno mai come farlo e, quando lo fanno, dicono sempre cose particolarmente stupide”» citò Sebastian da lontano, cosa che strappò a Kirika una risata.

«per una volta quoto Sebastian!»

«quantomeno io dico cose stupide solo quando tento di “dettar legge”. Invece pensa un po’, Seb, ci sono persone che sono in grado di dire unicamente cose stupide anche citando grandi autori!»

Ovviamente Zachary lo aveva detto sorridendo come suo solito, ma non significava che avesse apprezzato l’intromissione. In ogni caso Hammy corse accanto a Sebastian, e a mani allacciate i due cugini si lanciarono verso la luce. Sebastian non si curò nemmeno di ribattere, al momento non avrebbe potuto importargli meno delle chiacchiere altrui.

«non dirmi che te la sei presa, albinello».

«naturalmente no. Volevo far sì che evitasse di fare una cosa sciocca».

«lascia che te lo dica, mi pare che di cose sciocche durante la marcia ne abbiate fatte diverse» a meno che non le fosse chiesto chiaramente di tacere da persone per cui lei nutriva rispetto, raramente Kirika teneva per sé quel che pensava.

«specifica».

«a parer mio le stai troppo appiccicato».

«non siamo più vicini di quanto siamo mai stati da che ci conosciamo. Non so cosa ci sia di anormale. Ed oltre a non avere alcuna intenzione di “insidiarla” -contrariamente ad altri- se anche fosse libera da legami ed io fossi interessato a testare una relazione di tipo amoroso o prettamente sessuale, so per certo che lei non sarebbe tra le potenziali candidate».

«sembrava che la consolassi».

Non erano ancora usciti dal tunnel, contrariamente ad Emerald e Sebastian che ormai fuori strillavano tutti contenti. Nemmeno il cespuglio spinoso li aveva fermati, dato che Hammy aveva indurito il suo braccio “modificato” al punto che le spine non erano riuscite a forare la pelle ed aveva strappato via tutto…e poco importava che fossero sbucati su uno spiazzo brullo dal terreno duro.

«sai Kirika, a te “sembrano” e “paiono” troppe cose. In questi giorni non credo di aver fatto niente di male, soprattutto non alla cognatina, e neppure intendo farlo. Voglio solo il bene suo, di mio fratello, e del loro rapporto. Fattori esterni al momento possono metterlo a rischio, ma non sarà sempre così, e quando avrò sistemato tutto lei tornerà a casa. Io, volendo evitare grane, mi sono già rassegnato al fatto che non mi sarà possibile. Facile che me ne vada dal pianeta» aveva stabilito che per lui fosse la miglior cosa, specie dopo quanto aveva fatto a Kevin Mask «ma lei…tonerà a casa con Lentiggine».

«ovviamente se è quel che vuole. Potrebbe anche voler restare in giro».

Emerald faceva di tutto per non insospettirlo e Kirika se ne usciva con questo, fantastico. Zachary le concesse un’occhiata. «sono sicuro che se Emerald dovesse scegliere di non essere più la mia cognatina seguirebbe la corretta procedura di separazione, nel qual caso mi renderebbe impossibile avercela con lei» e per l’appunto aveva fatto un discorso simile ad Hammy quando l’aveva conosciuta a Washington  «ma non vedo perché non dovrebbe voler tornare a casa. Lei e Michael stavano bene».

«grazie caro. Questo lo so. Io ho sempre tifato per lui».

«è il partner più adatto rispetto agli altri possibili candidati, anche solo da un punto di vista riguardante una possibile progenie. Non credo che le farebbe piacere avere un figlio mezzo macchina dal volto devastato…»

Dopo quell’osservazione Kirika si limitò ad osservarlo con una punta di sospetto. Aveva detto così perché anche lui si era reso conto di quel che sembrava esserci tra Emerald e il russo tonto oppure per altri motivi?

«…o un figlio dalla stupidità congenita tipica dei Mask, presente anche se non in maniera evidente com’è per molti altri chojin/figli di chojin della Muscle League».

«e anche qui non hai torto».

Uscirono anche loro dal tunnel. Tutti quei giorni di cammino -e di bici- nel tunnel li avevano portati tanto lontani da Mosca da essere risbucati praticamente  in campagna, proprio come segnava la mappa. A quanto sembrava erano usciti da un rilievo di più o meno sette metri di altezza, sopra al quale Zeke riuscì ad intravedere una strada che doveva portare ad un villaggio vicino, il che sarebbe stato l’ideale per racimolare un altro po’di provviste.

E solo a quel punto Zachary si ricordò che doveva dirle un paio di cose fondamentali.

«ah, Kirika…?»

«che c’è?»

«tuo padre si è suicidato una settimana fa. L’ho visto ieri, quando siamo risaliti abbastanza perché il pc modificato agganciasse il segnale» disse con estrema tranquillità…quantomeno evitando di sorridere «e se non torni sul Pianeta dei Demoni entro tredici giorni a pretendere il trono e disputare il torneo, Hell Knight romperà i trattati di pace e potrebbe essere un bel casino. Scusa se non te l’ho detto prima, ma mi era sfuggito di mente».

Calò un silenzio di tomba, dato che anche i due Lancaster avevano sentito, ma durò solo per qualche istante.

«da quanto mi sovviene, esistono ben più adeguati modi per portare notizie sì luttuose alle fanciulle» commentò Sebastian, avvicinandosi ad una pallida Kirika come a volerle dare un sostegno.

«Zachay, hai la sensibilità e la delicatezza di un treno in corsa, “ehi, tuo padre si è…”…! Ma ti pare il modo?!!» esclamò Emerald lanciando un’occhiata dura al cognato «e non so come cazzo abbia fatto a sfuggirti di mente!»

Kirika rifiutò ogni aiuto che le venne offerto, limitandosi ad appoggiarsi contro la parete guardando il terreno.

La notizia ovviamente l’aveva sconvolta, per quanto un demone possa sconvolgersi.

Suo padre, Yama Khan, morto suicida.

La persona che le aveva reso l’infanzia un inferno, che quando non l’abbandonava a se stessa la prendeva a botte, che le aveva rivelato di avere ucciso sua madre perché “rompeva troppo”, che l’aveva venduta ai suoi ex avversari…la persona che, le uniche cose buone che avesse mai fatto, erano i trattati di pace e forse -ma solo forse- lei stessa…

Dopo tutti quei tentativi di morire andati a vuoto, a quanto pareva ce l’aveva fatta.

E per quanto la notizia le fosse arrivata come una pugnalata alla pancia, quello che Kirika disse fu…

«finalmente ti sei tolto di torno, pezzo di merda. Avrei solo voluto che ci riuscissi prima, almeno non avrei dovuto tornare su di nascosto per procurarmi il liquore» borbottò ad un immaginario spirito di suo padre.

Sebastian la fissò con un’espressione attonita talmente stupida che le fece venire voglio di prenderlo a sberle così tanto per gradire. Non che Emerald fosse messa tanto meglio in realtà, pur sapendo quanto odiasse suo padre. Magari stava pensando qualcosa come “io di mio padre non direi mai una cosa così”! Beh, lei invece l’aveva detta eccome, e non intendeva rimangiarsela.

Quanto a Zeke, aveva ripreso a smanettare col portatile. Lo aveva acceso già da ben prima che intravedessero uno spiraglio di luce e in tutto quel tempo non si era curato di spegnerlo.

«albinello» Kirika odiò il modo in cui la sua voce suonò schifosamente roca «cos’è questa faccenda del Torneo e dei tredici giorni?»

«Kirika, magari non è-»

«Emerald…zitta. Grazie».

Zachary si aggiustò gli occhiali. «da quel che leggo le cose stanno così: Hell Knight ha praticamente sfidato te e la Muscle League a competere con lui in un Torneo, il cui premio sarà il trono. Metterà in campo quattro campioni e quattro campionesse. Se sei interessata al regno tu dovrai trovarne altrettanti e presentarti lassù, sul tuo pianeta, entro tredici giorni…o Hell Knight si prenderà il titolo e basta, e come ho detto prima rompendo i trattati di pace la cosa potrebbe diventare problematica. Ecco tutto».

Come se con quella fuga non fossero finiti in mezzo a casini sufficienti, ecco che si prospettava un torneo non esattamente semplice da affrontare…con possibili ulteriori danni nel caso i campioni di Kirika non avessero vinto.

«ehm…hai più o meno un’idea di che fare?» chiese Emerald, quasi esitante, a Kirika…che adesso capiva davvero cosa significava sentirsi preda dell’indecisione.

Lei si era sempre vista come un “cane sciolto”. Kirika la demonessa picchiatrice, flagello del vecchio Robbie, gran bevitrice di liquore del suo pianeta. Si dimenticava spesso di essere anche la principessa del Pianeta dei Demoni, legittima erede al trono.

Non aveva mai pensato a se stessa in quelle vesti… per quanto essere regina di una massa di gente la cui parte più tranquilla era comunque abbastanza folle da sparare al vicino di casa se disgraziatamente il cane di quest’ultimo gli faceva i bisogni nel giardino, ed eventi di qualunque tipo -incluse serate di gala- finivano puntualmente in rissa, difficilmente avrebbe potuto rivelarsi noioso.

Quindi la domanda era…che fare? Mandare al diavolo tutto e lasciare che Hell Knight facesse quello che gli pareva -come, pur essendo costretto a rispettare i trattati, aveva più o meno fatto da che Yama Khan era diventato un pazzo alcolista- oppure reclamare quel che era suo?

«non so. Che Hell Knight mi stia sulle palle che non ho ti sembra una motivazione sufficiente per rompergli le uova nel paniere, Lancaster?»

«un titolo regio implica tanti onori quanti oneri» commentò il Lancaster non interpellato «confido che in codesti tredici giorni tu rifletta intensamente su ciò, poiché in certi casi da una scelta può dipendere l’intero proprio destino».

«mi tocca quotare il cugino Seb. Di nuovo» commentò Emerald, piuttosto sorpresa.

«per me che sono un futuro esule avere come amica la regina del Pianeta dei Demoni sarebbe una cosa tanto carina!!!»

«oh sì albinello, i regali calci nel culo che ti darei sarebbero tanto carini anche per me» replicò Kirika.

«sei arrabbiata con me?»

«beh “cognatino” non so lei ma io al posto suo ti avrei picchiato».

«sei cattiva con me…proprio cattiva» Zachary rimise a posto il pc e si stiracchiò «e poi se mai per te sono “cognatone” visto che ho due anni di più. In ogni caso direi che serva un piano d’azione,  che Kirika voglia o meno lasciare la nostra allegra combriccola. Propongo di salire, seguire quella strada» indicò quella che aveva visto prima «e se ci conduce in un qualsiasi paesello fare provviste, accamparci lì per un po’, e di seguito decidere come raggiungere Bombay. Troviamo un’altra città abbastanza vicina con un aeroporto…»

«o sennò torniamo in città, una volta appurato che siamo usciti i confini che li sorvegliano a fare?» buttò lì Emerald, tanto per fingere di avere un’opinione in merito.

«non condivido la tua opinione, cugina mia. Non mi allieta il pensiero che il viaggio appena conclusosi in quei freddi tunnel possa essere stato vano, e inoltre ritengo che attualmente lo stato emotivo della nostra adorata compagna di viaggio abbia una rilevanza maggiore rispetto alle molteplici vie per raggiungere Bombay…»

«al diavolo» sbottò Kirika «io non ho bisogno della pietà di nessuno. E rifletterò mentre viaggio. Lancaster…»

«chi dei due?»

«tu, Lancaster femmina. Ti dico già adesso che se mai dovessi decidere di andare lassù -e giusto per quel che ti ho detto prima, e perché quel che è mio è mio, e perché non vorrei che con la rottura dei trattati poi non riuscissi più a trovare il liquore- non ti ci porterei nemmeno se piangessi in greco».

Emerald la guardò, un po’confusa. Che ce l’avesse anche con lei, oltre che con Zachary, perché non la stava sostenendo abbastanza? Eppure Emerald si era contenuta proprio perché sapeva che Kirika non avrebbe tollerato nemmeno una compassione velata. «ho fatto qualcosa di sbagliato?»

«macché. Penso solo che tu abbia già le tue beghe, e io le mie. E il qui presente albino-che-non-pare-albino ha ragione quando dice che tu, effettivamente, sei convalescente ed avresti bisogno di riposo invece che di fughe assurde…o di un torneo in un pianeta di matti. Te l’ho raccontato che lassù festeggiano l’arrivo dell’anno nuovo mettendo delle cariche esplosive nei corpi dei condannati a morte, sparandoli in aria e facendoli esplodere in cielo?» al pensiero sogghignò. In effetti, da demone  trovava la cosa tanto macabra quanto buffa…quando si diceva “una fine col botto”! «e con la voglia che avevi tu di fare la chojin…»

«io in effetti avrei voluto continuare a fare la dj a tempo perso, ma se hai bisogno-»

«Em, mi risulta che al momento se oltre a te anche Kirika non combatte le quattro campionesse che servono ci sono tutte: Fiona, Roxanne, la rossa e Crea» la fece notare Zeke «…però magari io ti seguo lassù Kirika! Mi sembra un posto tanto divertente e carino! Tu che dici, Seb?»

«mi avvalgo della facoltà di non esprimermi in merito a codeste insolite tradizioni».

«Kirika-»

«Emerald, sul serio, ad ognuno il suo».

«gli amici ci stanno apposta, ed ho avuto il premio per la miglior tecnica».

«ci stanno apposta solo se sono meno sconclusionati di te. Hai da fare quaggiù, da’ retta».

E Kirika sperava che in ogni caso anche Hammy non finisse per fare la scelta sbagliata. Non avrebbe cambiato le sorti di un regno, ma il corso di buona parte della sua vita forse sì, e probabilmente non in meglio.

«ok, iniziamo a cercare una strada che ci porti…all’altra strada».

 

 

:: contemporaneamente, Pianeta dei Demoni, palazzo reale ::

 

 

Già dall’inizio, dal momento stesso in cui era stato insignito del titolo di visir, Hell Knight sapeva bene che quello che gli si era prospettato non sarebbe stato un compito semplice. Non con le continue follie di Yama Khan, non sapendo di avere la Muscle League ad alitargli continuamente sul collo.

“che vecchi idioti”.

Il colossale demone dall’aspetto estremamente inquietante -e l’elmo blu/violetto con quattro spuntoni neri, la celata nera e gli occhi gialli non aiutavano- nel definire vecchi i suoi ex avversari sembrava proprio le lepre che prendeva in giro l’asino per le sue orecchie lunghe. Aveva su per giù la loro età, ma contrariamente ad essi Hell Knight si riteneva giovane almeno mentalmente.

Chiuso nelle proprie stanze lucidava la katana dalla quale non si era mai separato fin dalla gioventù. Le era particolarmente affezionato nonostante non lo avesse molto aiutato, quando aveva perso contro Warsman e Robin Mask.

Sì, anche lui era uscito sconfitto dagli scontri con la Muscle League. Sconfitto e con danni permanenti. Le ferite riportate non gli avrebbero consentito di scendere personalmente in campo in un torneo, ma se la cavava ancora …e non era andato via di testa come il suo ex re, che aveva fatto fuori il vecchio visir pochissimo tempo dopo la sconfitta solo perché reo di avergli tolto la bottiglia di liquore dalle mani.

In passato Yama Khan non era stato solo il suo re ed il leader del suo gruppo. Era stato anche un amico e perfino un modello da seguire. Arrogante forse, ma non folle. Un uomo deciso, sicuro, che sapeva cosa voleva e come ottenerlo, che faceva quel che andava fatto. Un re.

E King Muscle e la Muscle League l’avevano trasformato in un rifiuto della società che purtroppo aveva continuato ad avere una corona in testa.

Si era pensato di destituirlo, ma avrebbero solo peggiorato la situazione in un pianeta alla cui popolazione la sconfitta non era affatto andata giù. Ai tempi serviva stabilità, serviva una “continuità”, tentare di sfruttare quei dannati trattati aprendo il pianeta a turisti che avrebbero portato nuovi introiti aumentando così il benessere della gente a livello economico -che comunque non stava male di suo- ed aprire strutture dedicate che portassero anche nuove opportunità di lavoro.

Ai demoni doveva sembrare che lo spirito del loro sovrano non fosse stato spezzato, ma che avesse tratto il meglio da quella situazione creando nuovi contatti che un giorno sarebbero serviti per una rivalsa.

Hell Knight era stato così bravo a realizzare tutto ciò che a quegli imbecilli della Muscle League era arrivata solo la notizia del primo tentativo di suicidio di Yama Khan, ed era accaduto solo perché imprevisto e troppo eclatante per essere nascosto. Ma avevano creduto che in seguito si fosse ripreso e non fosse poi tanto malmesso, tanto che era a lui che inviavano direttive su come secondo loro avrebbe dovuto o meno legiferare.

“doppiamente idioti. Quando ancora si comunicava tramite lettera lui usava quelle missive per soffiarsi il naso, e poi ero io a dover recuperare e decifrare pezzi di carta incrostati di muco. Che schifo”.

Non si erano resi conto che Hell Knight aveva trasformato con immenso dispiacere -e molta attenzione, perché Yama Khan non doveva capirlo o lui avrebbe fatto la fine dell’altro visir- il suo ex amico in un fantoccio badando solo che non sembrasse troppo ubriaco durante le apparizioni pubbliche, e fingendo di acconsentire ad ogni stupidissimo editto che proponeva.

“e in tutti quelli che avrebbe voluto promulgare -come quello di proibire la vendita di liquore a chiunque se non a lui così da poterselo bere tutto ed era uno dei meno peggio- non ce n’era nemmeno uno che stabilisse di liberarci una volta per tutte dal giogo di quei vecchi bastardi”.

Vance MacMadd e compagnia, che avrebbero preteso di mettere il naso ovunque.

Se il suo leader si era rovinato al punto di costringerlo a fare…quello che alla fine aveva dovuto fare, perché Yama Khan stava diventando sempre più incontrollabile, era tutta colpa loro.

Se la regina aveva subìto maltrattamenti di ogni sorta ed infine era stata uccisa per aver protestato una volta di troppo, era colpa loro.

Se la principessa era stata anch’ella maltrattata, ed ignorata, e dopo ancora praticamente venduta, era sempre colpa loro.

Hell Knight avrebbe potuto, e dovuto, proteggerle da chiunque; non solo per amicizia ma perché in casi estremi anche questo rientrava nei suoi compiti.

Proteggerle da chiunque, sì…ma non dal suo sovrano.

Probabilmente Kirika lo odiava quasi quanto aveva odiato Yama Khan, per essere stato a guardare senza intervenire. Se era così, aveva tutta la sua comprensione.

Lui non aveva nulla contro quella ragazza. Era stato costretto a lanciare quella sfida quando il popolo aveva sollevato rimostranze, ma guarda caso il regolamento previsto le proibiva di combattere evitandole così il rischio di farsi male o di morire, cosa molto probabile.

Nel caso il torneo si fosse fatto il visir puntava sì a sconfiggerla, ma anche a farle capire le proprie motivazioni e farla passare dalla sua parte così da accontentare anche i fissati dalla “continuità della linea di sangue”…ma sinceramente sperava che continuasse a farsi i fatti propri e basta, sarebbe stato più facile. E che dopo una settimana la principessa non si fosse ancora vista era una cosa che lasciava ben sperare.

Oltretutto Kirika non era in ogni caso inclusa nella sua lista nera, e il motivo era sempre quello: non sarebbe piaciuto a nessuno se avesse ucciso la figlia del vecchio re.

Idem per quanto riguardava la figlia di uno dei pochi uomini potenti della Terra che avesse accettato, in apparenza di buon grado nondimeno, di trattare con lui.

Howard Lancaster era stato un Muscle Leaguer, ma non si era immischiato nei combattimenti avvenuti anni prima, e ad Hell Knight era sempre sembrato un “eroe” od “ex eroe” molto per modo di dire…e quel che era successo nelle finali del Torneo per la Corona chojin lo aveva confermato.

Peccato che non fosse riuscito nel suo intento di uccidere Warsman, o Hell Knight gli sicuramente avrebbe inviato in regalo una scorta a vita del loro liquore locale per ringraziamento, come minimo.

“sì, per me sarebbe molto meglio continuare a non avere contro Howard Lancaster” concluse.

Sollevò la katana, osservando i riflessi del lampadario su quella meravigliosa quanto letale lama. C’erano due possibilità su tre che a breve la sua arma avrebbe nuovamente assaggiato il sangue dei suoi nemici.

E si rifiutava di prendere in considerazione la terza possibilità, ovverosia quella di una nuova sconfitta e di dover lasciare il trono a qualcuno che apparteneva alla Lega. Era un demone di parola, e se avesse perso l’avrebbe mantenuta.

“ma non accadrà”.

Una volta diventato re avrebbe rotto i trattati e distrutto la Muscle League, certo che tutti quanti ne avrebbero giovato…e nessuno avrebbe più preso i demoni poco seriamente.

Così come nessuno sarebbe più venuto a rompere loro le scatole perché “erano una razza troppo violenta e psicotica”.

Sarebbero stati liberi.

E chiunque avesse anche solo minacciato di mettere a rischio la loro libertà ritrovata, in qualunque modo, anche solo “buttando lì” che forse non avrebbe dovuto essere loro concessa, sarebbe stato spazzato via.

Sperava solo che il tempo spazzasse via anche i suoi pochi rimorsi di coscienza per avere fatto sì che il desiderio di morte dell’irrecuperabile Yama Khan fosse accontentato…e pensando a quanto aveva speso per questo, perché i servigi di un appartenente alla gilda degli Assassini della Casa del Dono erano impeccabili quanto cari, si lasciò sfuggire un grosso sospiro.

Pensare che intendeva chiedere di poterne assoldare altri due come campioni per l’eventuale torneo, poi, gliene fece sfuggire uno ancor più grande.

A proposito, l’uomo della gilda degli Stanziali a cui aveva versato tre quarti della somma dovuta gli aveva detto chiaramente che quel giorno, e in quella precisa ora, l’Assassino che aveva svolto il lavoro sarebbe venuto a prendere il compenso che gli spettava direttamente -ossia il restante quarto- eppure non si era ancora…

Ah.

«dannazione!» si lasciò sfuggire «non potevi annunciarti come fanno tutti i comuni mortali?! A che pro questo teatrino?!!»

Chiamalo “teatrino”…va’ a sapere da quanto tempo l’Assassino, sbucato improvvisamente da non sapeva dove, era nelle sue stanze.

«silenzioso come la morte, eh? Ci credo che vi assoldano anche come spie».

La figura incappucciata di un uomo vestito completamente di nero, con il volto celato da una retìna a trama sufficientemente fitta da nasconderne i tratti, si limitò a tendere la mano guantata.

Hell Knight gli porse un sacchetto. L’uomo della gilda degli Stanziali della Casa del Dono lo aveva informato che gli Assassini accettavano unicamente contanti.

Era inquietante pensare che quella fosse solo la divisa ufficiale di quando questi ultimi per qualche motivo si mostravano in pubblico per quello che erano -come avrebbero fatto quelli che forse avrebbe finito per assoldare- o venivano a reclamare la loro ricompensa…e che sotto di essa, per quanto ne sapeva, avrebbe anche potuto nascondersi un qualsiasi servo del palazzo.

«se hai voglia puoi pure contarli, ma ti assicuro che ci sono tutti. Non mi attira l’idea di averti di nuovo nelle mie stanze, e per scopi che non mi piacerebbero».

L’Assassino mimò una risata. Quando erano in divisa non potevano emettere alcun suono che avrebbe permesso un riconoscimento.

«d’accordo, adesso però togliti di torno. Siete veramente inquietanti, voialtri, e se lo dico io c’è da prendermi sul serio…» borbottò, passandosi una mano sul volto.

Quando sollevò gli occhi, non trovò traccia dell’Assassino.

«…veramente tanto…inquietanti».

 

 

:: Russia, campagna ::

 

 

«inizio a pensare che l’unica via sia un’arrampicata. Di “strade per la strada” non ne vedo» disse Emerald a Kirika.

Avevano iniziato a camminare costeggiando il rilievo da cui erano usciti sperando di trovare una via, dapprima tutti e quattro insieme per poi invece dividersi. Per riuscire ad allontanarsi insieme da sole l’avevano messa giù parecchio dura, complice anche il comportamento che Zeke aveva avuto in precedenza, ma anche così per ora non avevano ottenuto risultati…e a dirla tutta, dopo quella discesa nelle profondità della terra, Hammy aveva una gran voglia di tornare ai suoi percorsi “naturali”; ossia verso l’alto, sempre e comunque. Un’arrampicata per lei facile da farsi e di un’altezza anche abbastanza stupida, anche se con quel terreno durissimo e brullo la gente normale non sarebbe uscita indenne da una caduta.

Ma d’altra parte, specie dopo il periodo trascorso alla Scuola di Ercole, lei non era precisamente “gente normale”.

«so che muori dalla voglia di arrampicarti, ma non pensi alle delicate manine del tuo cuginetto? Potresti essere costretta a portarlo di peso lassù, sai?»

Emerald emise un lamento. «zio Lionel avrebbe dovuto insegnargli ad arrampicarsi, invece del tennis».

«tuo zio sa arrampicarsi?»

«da quel che mi ha detto p…che mi è stato detto…sì».

«Lancaster, solo perché il mio vecchio stronzo è crepato o è stato ammazzato non è diventato improvvisamente vietato pronunciare “padre, papà” e quant’altro in mia presenza. Non voglio compassione. Non ne ho bisogno. Lo sai che mi urta i nervi».

«è che pensavo avresti preferito evitare di parlare oltre , o di sentir parlare oltre, di cose che lo riguardano. Almeno per oggi. Non è compassione. È che di solito per certe cose le persone gradiscono un minimo di tatto, e direi che di persone con la sensibilità di un panzer ce ne basta una».

«e pensare che fin quando siamo stati lì sotto gli eri tanto attaccata…finito l’amore tra “cognatini”?» domandò sarcasticamente la demonessa.

«lascia perdere. Non ho capito tutte quelle sue mosse. Facile che fossero solo per tenermi d’occhio però non ne sono del tutto sicura…cioè, ovviamente non credo che si sia preso una cotta per me, ma non…o senti, so solo che per quanto di solito io gradisca sempre le coccole un po’a volte mi inquietava. Anche se ho deciso di non farglielo capire. Non voglio che inizi a capire le mie incertezze sul matrimonio, non sono sicura di niente al momento, e ritengo di aver già fatto abbastanza danni. Non c’è bisogno che altri oltre a te sappiano per certo di questa cosa» concluse, confermando quel che Kirika aveva sospettato.

«non so come dirtelo, ma secondo me se non lo sanno ormai è perché…non lo vogliono sapere! Del tipo “non ci voglio credere”, mi capisci?» tentò di spiegarsi Kirika «e comunque quando tu e tuo cugino vi siete lanciati fuori dal tunnel Zachary ha parlato sia di “fattori esterni che mettono a rischio il matrimonio” sia del fatto che “quando avrà sistemato tutto” tu tornerai a casa e basta».

«certo…se deciderò così. E non oso immaginare cosa sia il “tutto” da sistemare».

«secondo me più che un “cosa” è un “chi”. Non ci ha ancora detto cos’è successo in città tra lui e Kevin Mask…»

«Kirika, ha detto che Kevin ha cercato di catturarlo ma lui “gli è sgusciato via dalle mani come quegli orrendi serpentacci, già, quant’è che non ne uccido uno?”…quindi cos’è successo ce lo ha detto eccome, e non vedo come potrebbe essere andata diversamente».à tra lui e Kevin uccessol "utto questo tornerai a casa e bastay ha parlato sia di "nnelà di un panzer ce ne basta una

«pensavo che ormai, almeno al fatto che non eviterà di tentare di uccidere la gente solo perché tu non vuoi, ci fossi arrivata. Allo stesso modo in cui si permette di cancellarne i ricordi, o almeno di provarci. Cristo, Lancaster, non penserai mica che fosse convinto di fare del bene? Io sono più propensa a credere al russo quando ha detto che l’ha fatto per vendicarsi della rottura di quella ridicola cuffia di Pac-Man!...cosa deve fare perché tu ti svegli ed inizi a vederlo per quello che è, tanto dolce e carino per quanto è psicotico? Sventrare il tuo russo davanti a te e farne prosciutti e salsicciotti?!»

«non è il “mio” russo» borbottò Emerald «è solo un vecchio porcello fissato».

«e tu sei solo una stupida e piccola arpia!» ribatté una voce dall’eco fredda con un tono oltremodo seccato, facendo prendere un colpo alle due ragazze «forse Zoisite non aveva tutti i torti…»

«ma che-» Emerald non fece nemmeno in tempo a concludere la frase dopo essersi voltata ad occhi sgranati ed aver visto Warsman lì, vicino a loro, che Kirika la prese per un braccio trascinandola letteralmente via di corsa.

«non c’è un cazzo da fare, quando uno pensa “cos’altro può andare storto?” succede sempre qualche altra cosa!!!»

«ma come ha…ah, ma certo, il computer, da ieri!» Emerald si sciolse dalla presa della demonessa, ma continuò a darsela a gambe lo stesso, preda di una valanga di sensazioni a cui non sapeva dare un senso, preda dell’indecisione, ed anche del senso di colpa per tutto quel che gli aveva causato. La fuga però durò poco, perché dopo averle tallonate per un po’ Warsman saltò contro la dura parete del rilievo, dandosi così spinta sufficiente da atterrare in piedi davanti alle due.

«ma porco Robbie…!» per bestemmiare Robin Mask era sempre il momento adatto.

«condivido, Lancaster!»

«Emerald, è tempo che tu ed io facciamo una chiacchierata».

Non solo era tornato a posto fisicamente, ma da quando aveva parlato con quell’aliena raccontandole la propria storia aveva iniziato a stare meglio anche psicologicamente. Si era sentito bene una volta finito, come se tutto quel che gli era capitato fosse stato meno pesante. Non era stato più così teso e sul punto di crollare. Inoltre, per motivi suoi -aveva ricevuto una chiamata di qualcuno, dal contenuto a lui ignoto- Zoisite doveva aver trovato conveniente rimanere lì a Mosca per altri quattro giorni…e gli aveva detto che tutto sommato aspettare ancora un po’ per lui non sarebbe stata una brutta idea. E lui non se n’era andato.

Era diverso tempo che, nausee a parte, non si era sentito tanto al sicuro. Grazie a lei era perfino rientrato nella clinica da cui era fuggito, così da vedere come stava Kevin, per poi uscirne come se nulla fosse, senza che nessuno si accorgesse di lui.

Doveva ammetterlo: all’idea di poter entrare ovunque, vedere tutto e sentire tutto senza essere visto o sentito a sua volta, e per di più in una clinica Lancaster, si era sentito quasi euforico.

E da ultimo, aveva preso per buono il consiglio finale della shadowjin -che però rimaneva sempre insopportabile, eh!- riguardante Emerald, ossia “se la vuoi davvero, la prossima volta che la incontri dovrai tirare fuori le palle più di quanto tu abbia mai fatto. Falle vedere che non ti sei ridotto uno straccio!”

«non c’è niente da dire, non ricordo niente, non so niente, non-»

«basta».

«wo. Oggi è tetro forte» commentò Kirika.

«grazie mille per il commento non richiesto, ed ora ti chiederei di lasciarci soli. Quello di cui dobbiamo discutere non ti riguarda. Ah, ad ogni modo…condoglianze».

Aveva assistito da lontano al momento in cui Zachary aveva detto a Kirika della cosa, lui si era messo lì nascosto ad aspettare già da prima capendo più o meno dove sarebbero potuti sbucare grazie al segnale del pc, ma aveva deciso saggiamente di non lanciarsi contro tutto il gruppo ad artigli sguainati aspettando piuttosto un’occasione più propizia.

«com’è che tutti tratte noi sapevano che mio padre si è ucciso?»

«beh, forse perché tutti tranne noi erano in superficie» obiettò Emerald, pur continuando a fissare Warsman che a quanto sembrava non aveva proprio la minima voglia di demordere. Nemmeno calarsi nei tunnel era servito, li aveva trovati in tempo record ugualmente.

«sì, c’è caso. Che faccio, mi tolgo di torno? Sicura?...ok» disse quando Emerald, dopo delle esitazioni, annuì. Kirika dunque si rivolse al russo «di’, hai mangiato vivo un generale per colazione?»

«vai».

«fottiti».

Dopo quel dolce scambio di cortesie però Kirika si allontanò davvero.

«io detesto i demoni» borbottò Warsman, avvicinandosi ad Emerald di qualche passo…e rimanendo male vedendola indietreggiare, non con aria ostile e nemmeno spaventata, quanto piuttosto confusa. E non sembrava avere molta voglia di guardarlo in faccia.

«d’accordo Emerald, che hai combinato questa volta?»

«perché?»

«ormai so che quando non mi guardi mentre parliamo c’è qualcosa che non va. E tu sai che io lo so…ti prego, dimmi che non hai fatto il tuo mestiere gratis anche con lo psicotico sbiancato perché-»

«ma no che non l’ho fatto! Sei scemo?! No!» adesso lo stava guardando in faccia e sembrava pure piuttosto incavolata, probabilmente perché le aveva velatamente dato della puttanella come suo solito «e comunque a quel velato modo di darmi della troia rispondo: tua madre!» sì, appunto, era proprio per quello. Ironicamente la cosa lo fece sentire quasi sollevato…almeno fino a quando non tentò di avvicinarsi nuovamente, e nuovamente lei si allontanò. Ad ogni modo si impose di mantenere la calma, era necessario che almeno uno di loro due risultasse saldo, lucido e sicuro di quello che andava fatto.

«non allontanarti. Perché lo fai? Non c’è motivo. L’ultima volta che ci siamo visti hai negato di aver recuperato la memoria, ma a questo punto direi di smetterla di fingere. Non serve a nessuno, nemmeno a te, non puoi continuare a fuggire dalla verità per tutta la vita. Sei stata avventata ed hai sposato l’uomo sbagliato…»

Ed ecco che ricominciava con quella sinfonia con cui la tormentava da mesi. A volte Emerald Lancaster odiava profondamente quando le persone le dicevano in faccia delle verità difficili da ammettere. E ancora di più quando era lui a farlo.

Possibile che non si rendesse conto che in ogni caso non era una scelta semplice, la sua? Che avrebbe avuto bisogno di essere lasciata in pace invece di avere intorno gente a romperle le scatole di continuo?!

…un’altra verità che non ammetteva: se avesse veramente deciso di aver sbagliato a sposarsi, senza la “gente a romperle di continuo” probabilmente avrebbe finto di avere l’amnesia ancora per un bel pezzo; e se Zachary un giorno avesse cercato veramente di costringerla a tornare si sarebbe staccata anche da lui, trovando probabilmente in seguito un supporto in Kirika, e magari anche in Sebastian, e…continuando a fuggire.

Tutto pur di non affrontare persone che non voleva deludere.

Vigliacca, vigliacca Emerald.

«di certo è meno sbagliato per me di quanto lo sia tu, questo ce l’ho ben chiaro. Il fatto di aver corso troppo può starci, ma è un altro discorso, e non c’entra niente con te».

Vigliacca e pure bugiarda.

«possibile che ti ostini ancora a mentire?! Ma non lo capisci che è inutile quanto continuare a scappare?!!» e al diavolo i progetti di mantenere la calma «perché devi essere così stupida?!»

«e tu perché non vai a squittire altrove, ratto?! In che lingua devo dirti che devi lasciar perdere, o potresti finire-»

«…come Kevin?»

Emerald si zittì bruscamente, avvertendo una morsa gelida all’altezza dello stomaco. Ebbe quasi la tentazione di pregare che le centinaia di pensieri che le stavano attraversando la mente riguardo il fatto che tutto sommato Zeke non fosse semplicemente sgusciato via fossero tutti falsi dal primo all’ultimo.

«cosa…che è successo a Kevin?»

«ah, il tuo caro cognato non te l’ha detto. Ovvio».

Purtroppo sembrava proprio che invece tutti quei pensieri avrebbero finito per concretizzarsi. «Zachary è scappato. È solo scappato via da Kevin».

«sì. Dopo averlo quasi ucciso dandogli fuoco! C’è mancato tanto così, Emerald» avvicinò il pollice e l’indice fin quasi a farli toccare «tanto…così. Spero che questo ti faccia capire una volta per tutte che razza di mostro sia. Kevin non voleva fare altro che prenderlo e riportarlo a casa, sai che non aveva i motivi che ho io per odiarlo. Quindi non puoi nemmeno giustificarlo con la legittima difesa».

Non poteva averlo fatto davvero. Non poteva…

No. Poteva eccome. Kirika aveva ragione, così come l’aveva Warsman. Contrariamente ad altri, Zachary non evitava di fare del male alle persone solo perché glielo diceva lei. Agiva unicamente in base a quel che lui voleva, a quel che gli conveniva, a quel che decideva. Forse a modo suo le era affezionato davvero, e non le avrebbe fatto del male, ma non lo era al punto di darle veramente ascolto se si trattava di altro.

Ed aveva omesso quel “particolare” del tentato omicidio di Kevin con una facilità impressionante.

«dimmi che è uno scherzo».

«preferirei che lo fosse, ma invece è vero. È in una clinica di tuo padre a Mosca, ed ha iniziato a riprendersi sul serio solo da pochi giorni. Ma è solo l’inizio. Una volta guarite le ustioni dovrà sottoporsi a diversi interventi estetici prima di poter tornare quasi com’era… ed è una fortuna che il viso non sia stato granché colpito».

Kevin. Povero Kevin. Lui non c’entrava in quella faccenda, era solo reo di tenere a lei e alla sua salute, al di là di quanto era finita male tra loro. Faceva l’idiota ma era una brava persona, e tutto meritava ma non questo.

Emerald strinse i pugni. «lo capisci, allora? Lo capisci perché ti dico di lasciarmi perdere? Io porto guai, e tu rischi di finire anche peggio di lui!!! Warsman, ficcati in testa una volta per tutte che…che non è conveniente per nessuno dei due che tu continui a girarmi intorno. Ok?...porto guai» ripeté piano la ragazza, con aria ora assente «solo questo faccio, lo avevo capito già dalle finali del torneo, ma non avevo ancora idea in quale misura e-»

Trasalì. Quando le si era avvicinato al punto di poterle appoggiare le mani sulle spalle?

«non hai dato tu fuoco a Kevin. È stato Zachary Connors. E se ti fermassi un momento decidendo di accettare quello che io ormai ho accettato da tempo, se ti scrollassi di dosso certi soggetti -sono loro a portare guai!- e mettessi in chiaro le cose, non è detto che debba finire male per forza. Serve solo un po’di coraggio! Non è semplice, io questo lo so, e so già che in ogni caso gli ostacoli non mancheranno. Però credo che si possano affrontare, una volta aver capito cosa si vuole ed essersi convinti di essere nel giusto».

Per un attimo, solo per un attimo, Emerald pensò a cosa avrebbe potuto succedere dandogli retta. Immaginò una vita passata a discutere, guardare vecchi film, ballare, tentare di uccidersi, fare sesso e giocare a dama cinese. Che splendida illusione. Poteva passare la vita a fare fondamentalmente un cavolo solo col sostegno di suo padre, specie economico.

E se, deluso come sicuramente sarebbe stato, lui avesse deciso di tagliarle i fondi?

Se proprio avesse dovuto rimboccarsi le maniche Emerald l’avrebbe fatto, nel caso il suo stipendio da chojin e la pensione di Warsman non fossero stati sufficienti, ma sarebbe stata una vita fatta meno di sole cose che piaceva loro fare e più…reale.

In ogni caso già il solo fatto di avere immaginato di poter fare una cosa del genere per una come Emerald era una gran cosa!

Stava realmente muovendo i primi passi in direzione del suo Nemico Numero Uno, forse era la seconda tappa di un percorso di…accettazione della cosa, per così dire, con le conseguenze del caso.

Però non era ancora sicura di volere, o potere, andare oltre.

E tantomeno fino in fondo.

Ma perché doveva essere così ostinato? Non avrebbe potuto facilitarle le cose dicendole di non volerne più sapere nulla? Almeno l’avrebbe deciso lui, non lei, e sarebbe stata a posto.

«non è cosa. Lascia perdere. Te lo ripeterò fino allo sfinimento, vattene via!»

Il russo non disse niente.

Si scambiarono una lunga e silenziosa occhiata, e lui scosse il capo tanto lentamente quanto con decisione in un irrevocabile “no” che gli fruttò un pugno in pieno petto.

«ahi!»

«zuccone, sei!!! Un maledetto zuccone!»

«cugina adorataaaaaa, il buon Zachary ed io abbiamo alfine trovato la via!» Sebastian scelse proprio quel momento per fare la sua entrata in scena, con un gran sorriso poi «se tu e Kirika voleste…»

Le parole gli morirono in gola, sostituite da uno strillo femmineo nel trovarsi davanti il re degli aborti della natura, e dopo questo la seconda cosa che fece fu spianare immediatamente la pistola.

«t-tu…immonda creatura! Non lordare la mia nobile cugina con le tue sporche zampe!» gli intimò, ma senza avvicinarsi e con una certa paura che traspariva dal bel volto.

«non mi aspettavo che a questo punto fosse ancora vivo» disse Warsman ad Emerald, sarcastico «andiamo via di qua!» esclamò poi correndo verso la parete del rilievo trascinandosi dietro Emerald, intenzionato ad arrampicarsi rapidamente verso l’alto per raggiungere la strada; arrivare al paese vicino era conveniente anche per lui, più o meno per le stesse ragioni dei ragazzi.

E se aveva ragione, ed aveva veramente riconosciuto il posto, a qualche chilometro di distanza dal paesello a cui erano diretti c’era il proprio, di paese. Quello dove sua madre lo mandava a fare le commissioni quando era piccolo, prima la sua intera vita iniziasse ad andare a puttane.

«non ho mai detto di voler venire con te, io-»

Emise un’esclamazione di sorpresa quando un proiettile mancò di poco Warsman, e si voltò verso il cugino per urlargli di non sparare, ma anche a lei morirono in gola le parole quando vide che a sparare era stato Zachary. Di certo aveva sentito lo strillo di Sebastian ed avendo intuito che c’era qualcosa che non andava era corso lì subito, ed aveva in mano uno di quei maledetti fucili che sparavano altrettanto maledetti proiettili particolari per la caccia ai serpenti.

«sei un robottino lento a capire. Lei non ha mai detto di voler venire con te, quindi lascia la presa e fatti uccidere senza opporre resistenza, grazie».

Aveva minacciato il russo ma fu Hammy a rispondere molto a cavolo. «volevi uccidere Kevin!!! Gli hai dato fuoco!!! Perché l’hai fatto?»

«cos…Kevin Mask?» anche Sebastian guardò perplesso ed attonito il suo compagno del crimine, che invece restò tranquillissimo.

«ha cominciato lui, cognatina. E io non ho mai avuto intenzione di ucciderlo. È come quando lo salutai lanciandogli un coltello, ricordi? E ricordi cosa ti dissi? “se avessi voluto ucciderlo, a quest’ora sarebbe morto”. Come sarà Warsman a breve. Concorderai che a questo punto non può essere lasciato in vita…no, aspetta. Non concordi, lo so. Ma sono certo che a mente fredda capirai che è meglio così!»

Stava per premere ancora il grilletto, ma proprio in quel momento Kirika si decise a tornare da un “giro” fin troppo lungo e più o meno capendo al volo la situazione si gettò immediatamente sull’individuo al momento più pericoloso, ossia Zeke, riuscendo a coglierlo di sorpresa tanto da gettarlo a terra e disarmarlo.

«Kirika!!!»

«fila via!!! Filate via!!!»

Non approvava qualunque cosa potesse esserci tra quei due ma non voleva che anche Hammy si trovasse ad affrontare una morte imprevista. Una al giorno bastava, grazie tante.

E a quel punto Emerald non poté fare altro che obbedire, ringraziandola silenziosamente insieme a Warsman, iniziando ad arrampicarsi rapidamente lungo la parete.

«Seb!!! Non stare lì impalato! Fermali!!!» Zachary al momento era impegnato in una lotta con Kirika, che conoscendo un po’le sue mosse era riuscita ad evitare di essere infilzata da un coltello e stava facendo di tutto per non dargli modo di afferrare qualsiasi altra arma, ma poteva ancora dare ordini.

«m-ma compare io non-»

«fallo e basta! SPARA!!!...e vedi di non sbagliare!»

«Sebastian rimetti a posto la dannata pistola, mi hai sentito?!!» strillò Kirika, che riuscì ad assestare un bel colpo al volto del suo avversario.

«spara!....Spara!!! è un abominio, va ammazzato, spara!!!»

Zeke aveva premuto i pulsanti giusti nel cervello di Sebastian, che a parte quello temeva ancora che Warsman potesse realmente fare del male a sua cugina non avendo capito un accidenti del loro rapporto, e dunque il ragazzo annuì con aria improvvisamente decisa sparando dritto in testa al russo, che si salvò solo perché la sporgenza a cui si era aggrappato si era distrutta tra le sue mani ed era scivolato un po’giù prima che Emerald lo soccorresse grazie al braccio potenziato.

«attento a dove metti le mani, porcello!!! …Sebastian, smetti di sparare o torno giù e ti ficco quella pistola dove non batte il sole! Ma con tanto amor-SEB!!!» strillò, riuscendo ad aiutare Warsman ad evitare un altro colpo «sei sordo?!!»

«ti farà del male! Non posso permetterlo!»

«ok, adesso basta!!!» alla fine Kirika prese Zachary di peso e lo lanciò contro Sebastian, cercando l’effetto “due al prezzo di uno” «speravo che ce ne fosse almeno uno meno svitato!!!»

«dobbiamo fare in fretta, su, muoviti!» Emerald era arrivata praticamente in cima, stava tendendo la mano a Warsman per aiutarlo nel tratto finale, iniziava ad illudersi che potessero uscirne indenni, e lo stesso Warsman iniziava a pensarla come lei.

Poi però qualcuno -forse Sebastian, forse Zachary- sparò nuovamente. Ed il proiettile, che colpì di lato una sporgenza rocciosa, prese una traiettoria talmente assurda da entrare nella testa di Warsman. Ed uscirne, per fortuna.

Emerald gridò, con gli occhi sbarrati dall’orrore, credendo per svariati terribili istanti di aver perso veramente il suo arcinemico.

Non poteva essere accaduto davvero.

“no per piacere no per favore no no no ti prego no!!!” finì di tirarlo su senza essere in grado di formulare un solo pensiero lucido, brandelli di nozioni di pronto soccorso, di frasi senza senso e sensazioni senza alcuna coerenza si rincorrevano nel suo cervello come cavalli impazziti, vedeva solo che il foro che il proiettile aveva creato entrando -assurdo!- nella parte frontale della testa, dritta al suo cervello-computer, ed il foro di uscita lì vicino, e…

«E-Em-»

E era vivo.

Quello era il vantaggio di avere un cervello artificiale. Quel proiettile entrato ed uscito gli aveva causato un buon momento di buio completo, ma a quanto sembrava non aveva fatto danni veramente gravi. Era penetrato in un punto della struttura di quel computer in cui non c’era praticamente nulla. 

Nulla, a parte…

«Nikolai…?»

«…paese. Andiamo…al paese e…poi a casa mia».

Stava vaneggiando, oh no, aveva perso la testa, e adesso? «ma non-»

«dopo questo p-paese c’è il mio e…p-poi casa mia!»

No. Forse non vaneggiava.

«devi andare in ospedale!!!»

«no! s-si ripara da solo».

«Warsman-»

«f-fai quello che ti dico!»

Cercò la mano di Emerald mentre lo diceva.

Emerald si chiese perché non riuscisse a trovarla, prima di stringergliela ed aiutarlo ad alzarsi quando lui praticamente glielo ordinò.

Poi capì.

Warsman era cieco.

«porcello…»

«andiamo e b-basta. Ci riesco. Giuro».

Nel frattempo, al di sotto del rilievo, Zachary era riuscito ad afferrare il fucile perso in precedenza e a colpire forte Kirika alla testa, riuscendo ad intontirla ben bene almeno per un po’. Seb era ancora a terra da quando Kirika aveva effettuato quel lancio.

 Non sapeva se prima, quando aveva strappato di mano a Seb la pistola ed aveva sparato, aveva veramente colpito Warsman. Avrebbe spiegato il grido di Emerald, ma non era scontato che lo avesse fatto per quello.

Corse verso la parete rocciosa, incurante del fatto che il colpo preso prima da Kirika lo avesse ferito tanto da farlo sanguinare, ed iniziò ad arrampicarsi pur essendo molto meno esperto di Emerald.

«possibile che nessuno a parte me sia sufficientemente intelligente da capire quel che va fatto?...non lascerò che lui la porti via a Michael. Non se ne parla».

«Z-Zeke, attento, è sdrucciolevole!!!» gridò Sebastian ricordando quel che aveva visto prima, in un avvertimento al quale Zachary rimase sordo.

Aveva una missione da compiere.

Quella di sistemare tutto.

Ah, e ovviamente la vendetta del cappello era inclusa.

Pensò che se avesse raggiunto i propri obiettivi forse Lentiggine ce l’avrebbe avuta di meno con lui. Che lui e Mr. Lancaster sarebbero passati sopra anche a quel che aveva fatto a Kevin. Che forse non avrebbe dovuto andare via dal pianeta per forza. Forse…

Era arrivato ad oltre cinque metri quando, come era accaduto a Warsman, all’improvviso perse la presa.

E non c’era una Emerald che potesse soccorrerlo.

Zachary Connors sperimentò cosa significasse cadere nel vuoto. Caderci davvero, con la prospettiva di farsi male, senza superfici morbide sotto, senza alberi o cespugli ad attutire la caduta,  senz’acqua ad accoglierlo.

Forse non avrebbe raggiunto alcun obiettivo, dopotutto.

Forse avrebbe dovuto ascoltare Sebastian.

Forse avrebbe dovuto ascoltare anche Emerald e trovare un altro modo di “sistemare tutto”.

“ho…sbagliato?”

Non era riferito a tutte le azioni commesse, no. Banalmente stava rimpiangendo di aver calcolato male i punti in cui mettere mani e piedi, di non aver sparato in testa al russo da lontano. Di non averlo ucciso direttamente a Washington.

Di non aver detto ad Emerald che in tutto questo lui però le voleva bene davvero, a modo suo, e che non ce l’aveva con lei, nemmeno ora che stava cadendo.

Ultimo pensiero coerente prima dell’impatto col terreno.

Quel che seguì fu piuttosto confuso. Strilli di Seb, Kirika che diceva qualcosa. Sentiva come la testa fluttuare, ed al contempo avvertiva le urla metaforiche del suo corpo dolorante.

O meglio, di metà del suo corpo.

«io…non sento…più...le gambe» mormorò, prima di perdere i sensi.




Allora...che dire? Rivertiti lettori e letterici, mi scuso per averci messo tanto ad aggiornare e mi auguro di non avervi delusi troppo. Perdonate gli errori di battitura, eventuali di ortografia e di sintassi.
...mia sorella mi ucciderà, per come ho concluso il capitolo.
Se sopravvivo...alla prossima!
   
 
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