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Autore: TsunamiZN    11/01/2015    1 recensioni
Erano alla resa dei conti, dovevano rispettare l'accordo pirata stretto con Trafalgar Law, un alleanza decisa dal loro capitano ma di cui ogni componente della ciurma doveva farne parte. Ognuno il suo ruolo e quello di Zoro al momento era ostacolato da quell'enorme uomo di roccia che gli si parava davanti. O era quella stupida bambola che si ostinava a restare attaccata alla sua gamba?
**Dedico a tutte le utenti del Midori Mikan, in onore del 10° anniversario, che mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere.^^**
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donquijote Family, Franky, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per una volta non aveva dovuto urlare per imporre nuovamente il suo volere allo spadaccino. Era rimasta colpita da come si era imposto su Franky, ricordandosi autonomamente del suo dovere. Ma anche questo lo aveva sempre saputo: Zoro non si sarebbe mai tirato indietro dall’assolvere alle promesse strette.
Involontariamente, si scoprì a osservare quello sguardo assorto e tremendamente profondo, con cui cercava le fidate spade per poi ripulirle dalla polvere di cui erano coperte e riporle nuovamente al suo fianco. Quelle spalle così larghe che le rivolgeva, le avevano sempre profuso una naturale sensazione di protezione, nata dal gesto che le aveva rivolto al loro primo incontro, quando, a braccia tese, si era frapposto fra lei e i pirati di Bagy il Clown che volevano attaccarla.

Questi erano stati i pensieri che l’avevano distratta, durati forse qualche attimo, e che avevano dato la possibilità a quel pazzo scatenato del loro carpentiere di agire, riducendola in quel modo.

Solo adesso si pentiva seriamente di aver avuto la brillante idea di rivolgere la sua richiesta di aiuto anche al secondo compagno della sua ciurma, mossa dall’idea che quattro braccia e due cervelli sarebbero stati più utili nel riportarla alla sua reale forma. Era perfettamente consapevole che neanche Franky avesse ricordi a lei legati, però era sicura che fosse in possesso di maggiori informazioni sul paese di Dressrosa rispetto al ragazzo dai capelli verdi. Ma, soprattutto, sapeva che il cyborg era dotato di una maggiore empatia, sulla quale intendeva fare leva per accaparrarsi il suo aiuto: Franky era sicuramente capace di comprendere il suo dolore e la sua impotenza per quelle sembianze più di quanto non lo fosse Zoro. Dopotutto, avrebbe sfidato anche il Capitano nel caso quast’ultimo gli avesse impedito di prestare aiuto alla tribù Tontatta.
Non aveva però previsto quell’eccessiva reazione da parte del cyborg, consapevole della reale forma umana che celavano i giocattoli: aveva deciso di infonderle coraggio in un modo talmente particolare che la consapevolezza del destino che le si prospettava davanti era nata, improvvisa e terrorizzante, non appena aveva carpito una lacrima di commozione scendere dagli occhi del compagno carpentiere.

<< Adesso sarai più forte per compiere la tua missione! >>

Quelle erano state le parole che gli aveva udito proclamare poco prima di essere catturata, per subire quella meticolosa opera di restyling. Era stata trasformata in un piccolo robot, un giocattolo per maschi. E, nuovamente, non aveva potuto opporre resistenza al suo destino.
Contro Franky calci e pugni erano stati vani, non riusciva più a replicare il colpo sferrato a Zoro poco prima per impedirgli di immergersi nella cisterna elettrificata del Sad. Quell’unica volta soltanto era riuscita ad andare a segno, mossa da un sentimento che non riusciva più a replicare. Probabilmente, proprio per vendicarsi di quel pugno subito, lo spadaccino la osservava a braccia conserte con l’abituale ghigno sarcastico sul volto, negandole il proprio aiuto.

Con la bamboccia fatta accomodare nuovamente sulla sua spalla, aveva ripreso a correre verso la sua missione, notando come si stesse rivelando stranamente silenziosa in quella seconda parte del loro tragitto. Forse era immersa in qualche strana formulazione di piani di attacco, oppure stava semplicemente ricordando il triste destino affrontato poco prima tra le mani del cyborg. La vide muovere il braccio rammendato, volto ad attaccarsi un brillantino sotto all'occhio destro:

<<Hey!!! Che è quel coso?!?!>> le urlò contro per la stranezza di quel gesto.
<<Una lacrima, visto che non posso piangere!>>

Invece lui non poteva fare a meno di ridere osservandola.
Non era tipo da apprezzare robot e marchingegni meccanici. Non come Rufy, al quale si illuminavano gli occhi tutte le volte, Usopp, che non tratteneva urla di gioia, e Chopper, la cui felicità si dipingeva sul volto. Tuttavia era contento di quella piccola rivalsa nei confronti di quella bamboccia, anche se non era stato lui a operarla. Era troppo divertente osservarla, carpirne di nascosto i movimenti mentre cercava di liberarsi di quelle nuove appendici del suo corpo. Le piccole mani, ostacolate dalla loro stessa forma, riuscivano con difficoltà a far roteare le viti che le fissavano le protezioni in metallo utilizzate per coprirle le gambe. La salopette, dall’aria così infantile, era adesso una pettorina di ferro, capace di aumentare la resistenza ai colpi inflitti. Era stata finemente rifinita e personalizzata, con la serigrafia del nome con cui il carpentiere l’aveva battezzata:BF-Dolly.
Il cappello, trasformato in un casco tecnologico, fu la prima cosa di cui la vide liberarsi, ridando la libertà ai ruvidi capelli di lana, che erano adesso trasportati dal vento. Fu la volta dei piedi di feltro, che vide nuovamente liberi di ciondolare, non più oppressi da quell’armatura, rivelando nuovamente la strana tinta verde che aveva assunto il suo corpo dopo quell’inaspettata nuotata nella cisterna.

Ora che si era liberata di quegli inutili ostacoli, poteva tornare ad osservare la città intorno a loro e decidere quale percorso sarebbe stato più breve da intraprendere per raggiungere il castello. Cominciava a piacerle quella posizione, che le permetteva di guardare il mondo dall’alto: una volta tornata umana non avrebbe più avuto occasione di osservarlo da lì.
Poi i pensieri tornarono a soffermarsi sul suo nuovo e attuale aspetto: chissà se quel colorito strano che aveva assunto avrebbe continuato a perseguitarla anche una volta tornata umana. Si sarebbe profondamente vendicata sullo spadaccino, nel caso: dopotutto si era tinta di verde per evitargli una brutta fine!
Vide Zoro osservarla con la coda dell’occhio, e anche se non proferiva parola, era sicura di conoscerne i pensieri, lieti che fosse distratta nelle sue preoccupazioni tanto da evitare di rivolgergli la parola. E,soprattutto, di non dover subire ordini.
Ma non sarebbe durata a lungo la sua quiete.

<<Prendi quella scala a destra! Taglieremo un gran pezzo di strada!>>

La sua pace era durata poco, ecco che quella bamboccia aveva ricominciato ad impartire ordini, ai quali eseguì sbuffando e imboccando la rampa di scale indicategli. Man mano che procedeva verso l’alto, però, non poté fare a meno di notare come i gradini si facessero più difficili da percorrere e le sue falcate sempre più lunghe. Vide la sua fidata Wado Ichimonji, la spada bianca ricordo di Kuina, sfilarsi dal suo fodero senza che nessuno vi posasse sopra mano. Prontamente, bloccò la fuga della fidata lama dalla custodia, ma le altre due katane la seguirono a ruota, compiendo il medesimo destino. Si guardò attorno indagatore, intenzionato a scoprire il colpevole macchiatosi di furto: probabilmente un altro membro di quei piccoli esseri Tontatta voleva divertirsi alle sue spalle in un momento così critico. Ma ciò che vide era invece molto diverso dalla sua aspettativa: le strade appena percorse, le abitazioni, si trovavano ora esattamente sopra la sua testa, sovrastandolo. Un flebile grido di aiuto riportò la sua attenzione sulla bambola che lo accompagnava, rivolta con i piedi verso l’alto, che cercava di non mollare la presa dal bavero della sua giacca nera. Arrestò bruscamente la sua corsa: non era il resto del mondo ad essersi spostato sopra la sua testa, era lui che, combattendo contro le normali leggi di gravità, rivolgeva la testa verso il basso con i piedi saldamente ancorati alle scale, posizionate sottosopra. Perchè lui non veniva attirato verso il suolo come stava accadendo a quella bamboccia che a fatica si tratteneva ai suoi indumenti?
La accolse nella presa delle sue mani, impedendole di cadere e interpellandola su quella strana situazione che stavano vivendo.

<<Andiamo avanti, da qualche parte queste scale dovranno pur portare!>> decretò Nami dopo una meticolosa osservazione.

Non se lo fece ripetere due volte: infilato il giocattolo all’interno della giacca, al sicuro da una rovinosa caduta, portò la mano sulle else delle spade, impedendo loro di abbandonarlo, e si esortò a riprendere il cammino.
Le nuvole intorno, la gabbia di filo che rinchiudeva la città togliendole il respiro, erano nuovamente sopra di loro: finalmente la gradinata aveva recuperato la normale posizione consentita dalla gravità. Eppure, gli sembrava di continuare a girare su se stesso. Era una sensazione che aveva provato spesso nella sua vita, ma ora stava semplicemente procedendo dritto, nell’unica direzione consentitagli da quel corridoio sospeso. Improvvisamente, un'altra scala comparve davanti a lui, direzionata verso il basso: la imboccò, pensando fosse l’unica soluzione per uscire da quel circolo vizioso. Nuovamente si trovò capovolto, stavolta sospeso parallelamente al terreno, mentre Nami, all’interno della sua giacca, cominciava a lamentare i primi segni di nausea.

<<Siete incappati nelle mie scale di Escher!>> sentenziò fiera una voce alle loro spalle, svelando la sua presenza e con essa il mistero di quello strano percorso <<Sei riuscita a scappare, sei una rossa davvero sfuggente!>>.

Si voltò per accertarsi di chi avesse pronunciato quelle parole, sentendo la piccola bambola acquattarsi ancora di più all’interno della sua tasca, alla ricerca di un riparo da quella visione. Portò una mano all’altezza di quel rifugio, cercando di tranquillizzarla con quel semplice tocco: non avrebbe permesso a nessuno di toccarla. La donna che si parava adesso davanti loro indossava un lungo vestito viola a fiori gialli, che le metteva in risalto le forme larghe e il seno cadente. I capelli riccioluti, legati sopra la testa, si scioglievano lungo le spalle in due colori: biondi a destra, arancioni a sinistra. Un pennello e una tavolozza tra le mani, il colore fresco che gocciolava ancora sul pavimento.

<<Tu devi essere un altro membro della famiglia DonQuijote>> osservò lo spadaccino, verificando l’identità della sua interlocutrice.
<<Esatto! Come hai fatto a indovinare, ragazzo?>>
<<Siete tutti brutti uguali!>> ghignò sarcastico, portando la mano in posizione di attacco.
<<Come ti permetti di trattare così un artista geniale come me?! Comunque io sono Jola, colei che segnerà la fine della tua sbruffonaggine!>> sentenziò, intingendo il pennello in un abbondante dose di colore presente sulla tavolozza, per poi scagliarlo contro di lui.

Saltò, per evitare di essere colpito da quella pittura. Non era a conoscenza dei suoi poteri, ma dei colori era meglio non fidarsi. I ricordi legati alla Baroque Works gli erano più che sufficienti.

Ma non appena le suole delle sue scarpe si staccarono dagli scalini, il suo corpo riacquistò la gravità, facendolo precipitare verso il terreno. I suoi riflessi furono abbastanza pronti da permettergli di salvarsi, conficcando la lama di una delle katane in una delle scale poste più in basso.

<<Se abbandoni l’atmosfera delle mie opere surreali, il tuo corpo torna al peso della realtà cui appartiene!>> confermò il suo pensiero Jola, guardandolo dall’alto mentre, attaccato a peso morto alla spada, la stava usando per darsi uno slancio e riportare i piedi sulla superficie.
<<Non ho molto tempo da perdere con te samurai! Quella bambola che ti porti dietro, restituiscimela! Ѐ riuscita a sfuggirmi prima di stipulare il contratto con Sugar!>>
<<Sugar?>> domandò interrogativo, rivolto al giocattolo.

Nami tirò fuori la testa dal suo rifugio, spiegandogli tutto quello che era successo, consapevole che, anche se non poteva ricordarsi di lei nella sua mente, magari poteva crearne nuovi ricordi.

<<Stavamo scappando verso l’isola di Zo, dove Rufy, consigliato da Torao, ci aveva ordinato di dirigerci portando con noi Caesar Clown. Ma lei….>> indicò la vecchia avversaria contro cui si era battuta poche ore prima <<Ha recuperato i sensi più velocemente del previsto, decidendo di rapirmi e usarmi come oggetto di scambio per quello scienziato pazzo!>>.
<<Se non ti fossi ribellata, ora staresti a svolgere lavori per noi, ubbidiente e tranquilla, legata al tuo destino di schiava!>> concluse l’artista mentre con estrema calma mischiava del rosso carminio a del blu oltremare, preparando il nuovo attacco.
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<<Avvertirlo non servirà a nulla! Doflamingo non è persona da donare seconde occasioni, se fallisco nel riportarti da lui mi aspetta la morte! E la mia carriera è ancora troppo luminosa per subire questo arresto!>>.

Vincolato a quel legame stretto con la scalinata, riuscì a schivare solo la prima pennellata diretta verso di lui, ma la seconda, tempestiva, andò a coloragli la giacca facendo subire al suo corpo un’ inaspettata trasformazione: il suo torace si scompose in una lunga linea attorcigliata su se stessa, come fosse la buccia di una mela, lasciando che solo l’aria prendesse posto dove prima risiedevano gli organi. La bambola, privata della protezione che gli abiti di Zoro gli donavano, fluttuava all’interno di quella spirale di vuoto, sconvolta dalla sorte toccata al compagno.
Fu estremamente semplice per Jola afferrarla, approfittando di quel momento di disorientamento, e proseguire poi la sua fuga, con Nami nuovamente in possesso.
A nulla servirono gli urli disperati indirizzati a lui, che ripetevano il suo nome in cerca di aiuto.

Aveva già vissuto otto anni di schiavitù, per nulla al mondo avrebbe voluto ripetere quella tremenda esperienza.



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Eccomi finalmente tornare ad aggiornare con questo capitolo!!! scusate tantissimo il ritardo, ma ho traslocato e mi sono dovuta riassestare spiritualmente, senza contare che ero a corto d'ispirazione :(

Cmq annuncio che con il prossimo capitolo, termino!!! Lo devo ancora scrivere però! Un grandissimo ringraziamento va a Place, che ha accettato di farmi da beta editor per questo capitolo, avevo paura non si capisse veramente nulla delle descrizioni e degli sviluppi ç__ç

Spero di essere riuscita a tenervi incollate! alla prossima ed ultima pubblicazione ^____^

  
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