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Autore: AgneDam    12/01/2015    1 recensioni
"C’è stata una battaglia e hanno vinto; il male ancora una volta è stato sconfitto."
"C’è stata una battaglia ed hanno perso. Il male non ha vinto, ma non è neanche stato sconfitto."
"La battaglia è ancora in corso, ma tutto quello che possono fare al momento è attendere..."
La storia parla del dopo le vicende della battaglia finale della 3B. I protagonisti hanno "vinto" e sconfitto la minaccia, ma ci sono state delle perdite significative e qualcuno tra di loro, ha intrapreso una battaglia con se stesso, con la sua mente e i suoi ricordi..
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo due: Deep in the mind”

 

*Una stanza quadrata, completamente bianca e asettica. Una cinquantina di metri quadrati completamente privi di ogni cosa; niente porte, ne finestre. Su un lato solamente il contorno impercettibile di un uscio senza maniglie.
Il pavimento bianco lucido riflette il candore eccessivo delle pareti, creando un effetto accecante, una luce naturale generata dalla totale assenza di altri colori, ad eccezione di un'unica cosa. Al centro esatto della stanza asettica, è adagiato un corpo, con lo sguardo rivolto verso il soffitto. La camicia a scacchi rossa interrompe bruscamente quella staticità, decisamente fuori posto per trovarsi lì.
Stiles lentamente batte le palpebre e riprende a fatica conoscenza. Il pavimento freddo sotto di lui, gli genera un piacevole fastidio che aiuta a sua volta a svegliarlo, ma l'improvviso biancore tutt'intorno fa sì che i suoi occhi si contraggano di nuovo. Ha la bocca secca, impastata, come se fosse rimasto incosciente e disidratato per giorni. Schiocca la lingua sul palato e deglutisce a fatica.
La stanza, fino a quel momento silenziosa, inizia pian piano a riempirsi di piccoli rumori ed echi generati dai movimenti del corpo di Stiles.
Gli ci vuole qualche minuto, prima di tentare nuovamente ad aprire gli occhi e a comprendere cosa stia succedendo. Le mani si muovono adagio, formicolanti, con i polpastrelli che catturano il freddo del marmo bianco.* Che cosa succede? *La voce di Stiles esce roca per via della gola riarsa. Il ragazzo punta le nocche sul duro pavimento, e facendo ricorso alla poca forza ancora dentro il suo corpo, tenta di sollevarsi per potersi sedere. Con molta fatica i suoi occhi si adattano alla luce accecante. Stiles si guarda intorno, osserva ogni angolo della stanza bianca.* Sono già stato qui.. *Sussurra a denti stretti tra sé. Quel posto sembra essere così familiare, come se lo conoscesse da sempre, come se nel suo passato quello fosse stato un suo rifugio sicuro. Eppure qualcosa dentro di lui gli suggerisce di esserci stato recentemente e non per rifugiarcisi, ma perchè vi era intrappolato.
Stiles ricorre a tutte le sue forze per mettersi in piedi. Le braccia leggermente tese in avanti per aiutarlo a stabilizzarsi sulle gambe. Fa un giro su se stesso, seguendo i suoi stessi movimenti con la testa, più confuso che mai.* Scott? Lydia? *Chiama; almeno i suoi amici ancora se li ricorda, forse loro potranno aiutarlo a capire. Ma l'unica cosa che si sente in quella stanza è l'eco della sua voce che richiama i due ragazzi.
Stiles rimane qualche istante immobile, in attesa, con le orecchie puntate a captare qualsiasi rumore. Ma, a parte il battito del suo cuore e il suo respiro leggermente affannoso, in quella stanza sembra non esserci assolutamente nulla. Azzarda qualche passo, trascinandosi verso le pareti per ispezionarle da cima a fondo. Deve trovare un'uscita e capire cosa diamine sia successo. Se dentro di lui ricorda quel posto, dovrà in qualche modo anche ricordare come uscirne.
Una volta trovato il contorno di una porta senza maniglia, Stiles le prova tutte per riuscire ad attraversarla. Con entrambe le mani spinge e tasta ogni centimetro della parete, con le unghie cerca di penetrare nei bordi per tentare di spostarla, o dal basso provare a sollevarla, ma nulla. Probabilmente è finta, oppure murata, in ogni caso impossibile da aprire. Ma allora come diavolo ci è finito lui lì dentro? E come sarebbe riuscito ad andarsene?
Sta prendendo la rincorsa per raggiungere con una spallata la finta porta, esausto e spaventato, quando un'altra figura compare dal nulla alle sue spalle.* Stiles... *Al suono di quella voce, il ragazzo arresta bruscamente la sua corsa, rischiando di finire comunque contro il muro di faccia.* Gesù.. *Esclama col cuore che balza improvvisamente nel petto. Si volta di scatto in direzione della voce e all'improvviso, non appena il suo sguardo si posa in quello dell'altra persona, tutto diventa stranamente chiaro; ogni cosa successa fino a quel momento, ogni pensiero, ogni ricordo, tornano. La sua mente. La stanza bianca. Il nogitsune.* Tu... Io, io ti ho visto.. tu eri.. - Lo sono.. *Lo sguardo della persona di fronte a lui, si abbassa tristemente e la voce si incrina.* Quindi.. *Stiles si sente improvvisamente agitato, terrorizzato dalla risposta che potrà ricevere alla domanda che sta cercando di rivolgere.* ..anche io sono.. - No. *La ragazza alza nuovamente lo sguardo a guardare in quello di Stiles.* Non ancora..

 

Peter è comodamente adagiato sul divano del rifugio Hale. Suo nipote, Derek, non è ancora rientrato a Beacon Hills. Ancora indaffarato con parte di quel branco di canetti inesperti. Zio Hale è fermamente convinto che gli eventi degli ultimi giorni siano conseguenza di un branco di incapaci. Ne l'Alpha, ne tanto meno i Beta sono stati in grado di tenere testa ad un piccolo imprevisto, senza riportare danni. Sempre impauriti e intimoriti da nuove minacce, sempre uniti da legami patetici che offuscano la capacità di prendere decisioni sensate. Se fosse stato lui l'Alpha, il suo branco non avrebbe dovuto temere nulla, anzi, sarebbe stata la loro presenza ad intimorire. Ma stranamente in quegli ultimi giorni, la sete di potere che sentiva incessante dentro di se, è scemata. Da quando ha avuto l'informazione da Lydia, non è riuscito a pensare ad altro. E' rimasto giorni chiuso nel rifugio di Derek, evitando provvidenzialmente anche di prendere parte a quella sciocca battaglia. Per tutto quel tempo, è rimasto a fissare la foto sfocata di quella ragazza, Malia, inviatagli da Lydia come d'accordo. L'ha studiata, cercando in ogni lineamento una somiglianza che potesse ricollegarlo a lui, una prova tangibile che quella fosse davvero sua figlia. Ha persino tentato di seguirla, spiarla, avvicinarsi a lei per avere una qualche conferma. Ma lui, Peter Hale, non è il tipo da credere a qualsiasi favoletta gli viene rifilata. Non crede. Non si fida di nessuno, se non di se stesso. E' lui, e lui soltanto a stabilire se Malia sia sangue del suo sangue. Per questo ha fatto di tutto per recapitare un messaggio alla ragazza. Sono passati ormai giorni, ed è quindi giunto il momento di un confronto faccia a faccia. Peter non è stato troppo diretto, ha lasciato la possibilità alla ragazza di capire cosa fare e dove andare. L'appuntamento è al rifugio degli Hale. 
Peter aspetta svogliatamente. Non sa decifrare la sensazione che prova in quel momento, quel fremito alla bocca dello stomaco; non l'ha mai provata fin'ora, ed è deciso più che mai a ricacciarla dentro e a non lasciarle prendere il sopravvento. Lui è un Hale, destinato ad essere uno dei più potenti Alpha, non può essere nervoso per una frivolezza simile. Incrocia le mani sulle gambe e abbassa la testa puntando lo sguardo sullo scollo a “v” della maglia bianca. Se la ragazza non si presenterà, sicuramente non dovrà preoccuparsi. Quel banale tentativo di creare quei legami che tanto evita, non lo tocca minimamente, dopotutto non è stato lui a chiedere di avere una ragazzina a cui fare da balia, non sarà mai un padre lui.

 

*La bocca spalancata a dismisura, così come gli occhi incredibilmente increduli di Stiles, tornano ad essere normali a fatica. Quello che sta succedendo in quella stanza, in quel preciso momento, è del tutto fuori dal normale, completamente impossibile, persino per uno abituato ad eventi impensabili come lui. La ragazza lo fissa, senza dire una parola, aspettando che sia lui a fare il primo passo, a capire in che situazione si sono cacciati. Poi, improvvisamente, la testa di Stiles comincia come suo solito ad elaborare teorie troppo in fretta, e come un fiume in piena riversa ogni suo pensiero trasformandolo in parole.* Sono già stato qui.. Sono già stato qui.. E' la mia mente, il Nogitsune si è impossessato di me, ancora.. *Le mani di Stiles iniziano a muoversi frenetiche.* ..Vuol dire che non è servito a nulla.. tutto quello che abbiamo fatto, che Scott ha fatto.. Abbiamo perso, non siamo riusciti a sconfiggere il Nogitsune.. Non c'è soluzione.. Non.. - Stiles.. *Allison cerca di interrompere quel flusso di pensieri, si avvicina all'amico e gli parla con calma.* Ce l'hanno fatta.. Scott e tutti gli altri. Il Nogitsune è stato sconfitto. *Stiles aggrotta la fronte incredulo.* ma allora.. perchè sono qui, e tu..?! *Si interrompe, guardando Allison fare una smorfia e alzare le spalle.* Credo, credo che tu sia in coma, o una cosa del genere.. *La ragazza fa un passo di lato portando le mani ad incrociare dietro la schiena.* In coma.. *Ripete Stiles.* ..ma insomma, tu come fai ad essere qui.. voglio dire sei.. *Il ragazzo ancora una volta si interrompe. Non ha neanche avuto modo di pensare all'amica, a quello che le è successo, e improvvisamente sente una morsa attanagliargli le viscere.* Sì, sono morta Stiles. *Allison pronuncia quelle parole con tono deciso, come se in quell'esatto momento ha accettato l'idea di essere stata strappata alla vita. Stiles abbassa lo sguardo, tutta quell'assurdità comincia ad avere un senso per lui.* Credo di sapere perchè sei qui.. *Sentenzia timidamente.* Siamo nella mia testa, no? Ti ho portato io qui.. - Tu?! *Allison sgrana gli occhi e cerca di comprendere le parole dell'amico. Adesso è lei a non capire.* Perchè? Perchè io? *Stiles alza nuovamente lo sguardo, stavolta esita. Il labbro inferiore tremola lievemente.* Perchè è colpa mia..

 


*Il più grande degli Hale si alza improvvisamente dalla sua postazione, Ne ha abbastanza, quella stupida idea non ha funzionato, ed è giunta di nuovo l'ora di pensare a se stesso e concentrarsi nuovamente sulle cose davvero importanti per lui. Peter raggira il divano dando le spalle alla porta del rifugio di Derek. Incrocia le braccia al petto, prendendo un respiro profondo, e fissa privo di pensieri la parete finestra.* C'è nessuno? *Malia è in piedi all'ingresso del rifugio e si guarda intorno sospettosa. Sposta lo sguardo a destra e a sinistra, per infine puntarlo dritto di fronte a lei a scrutare la figura di Peter Hale che lentamente le si avvicina.* Immagino tu debba essere Malia.. *La ragazza non risponde, ma i suoi occhi non si muovono di un millimetro dall'uomo.* ..Io sono Peter.. *Continua zio Hale, non preoccupandosi dello sguardo duro di lei.* ..Non siamo ancora stati presentati..

 

-Stiles..
-E' colpa mia!
-Stiles..
-E' tutta colpa mia!
-STILES!
*La voce decisa di Allison fa bloccare il ragazzo, che continua ciononostante a tormentarsi le mani e a muovere agitato i piedi sul posto.* E' colpa mia.. *Ripete ancora una volta, abbassando lo sguardo, con un filo di voce. Come può solo guardarla negli occhi senza sentirsi responsabile per tutto.* Stiles. *Allison si avvicina, la sua voce più calma e comprensiva. Deve chiudere gli occhi. Lei è morta, non è realmente lì, è tutto frutto della sua mente, perchè lui è il colpevole, perchè deve pagare per quello che le ha fatto.* Non è colpa tua. Stiles, non eri te.. Il Nogitsune ha fatto tutto questo, non tu.. *Una mano di Allison si avvicina alla spalla del ragazzo, ma prima di toccarlo, la ritrae e la lascia scivolare lungo il fianco; non vuole scoprire di non essere concreta, di non essere più reale. Stiles alza gli occhi per incrociare coraggiosamente quelli di lei. Le sue labbra si muovono impercettibilmente mentre pensa le parole giuste da dire.* Io ricordo tutto, Allison. Ogni cosa, ogni singola cosa che vi ho fatto. Quello che ho fatto a Scott, io.. Ricordo il Nogitsune dentro di me, l'ho lasciato entrare io.. *Stringe un pugno, il volto in una triste smorfia di dolore.*

 

Lo so chi sei. *I muscoli di Malia si contraggono, mentre Peter avanza verso di lei con un sopracciglio alzato, un misto tra incredulo e divertito.* Un folle, psicotico e omicida! *La risata di Hale lascia la ragazza sconcertata.* Beh, alquanto approssimativa come descrizione, ma non del tutto sbagliata. *Peter sorride, adesso a pochi centimetri da Malia.* Dovresti andartene, allora.. *Pronuncia in tono di sfida.* Che cosa vuoi da me? *Il sorrisetto beffardo stampato sul volto di Peter si amplia, vedendo e sentendo quella ragazza così risoluta. Dopotutto non gli dispiacerebbe averla intorno, e il temperamento sembra proprio essere di famiglia. Non aveva un vero e proprio scopo iniziale per quell'incontro, ma adesso una possibilità gli si presenta chiara e decisa nella mente.* Una proposta. *A quelle parole, Malia assottiglia lo sguardo. Non si è mossa da quando è entrata nel rifugio di Derek, ogni parte del suo corpo è rimasta in tensione, ferma, decisa a sfidare con ogni muscolo il licantropo che si è ritrovata di fronte.* Una proposta? Non mi conosci, perchè dovresti propormi qualcosa? *Il Peter sorridente prende a girarle intorno, a scrutarla, come a convincersi che ciò che sta per azionare sia fattibile e giusto.* Perchè.. Io so chi sei.. e sono sicuro che la mia proposta potrà interessarti. *La ragazza non risponde così lui continua.* Credo di aver bisogno di te, Malia. E ancora non lo sai, ma tu lo avrai di me... Ti voglio nel mio branco! *Sentenzia. Ma adesso è Malia a sorridere.* Non sei un Alpha, o sbaglio? Non hai un branco. *Scuote la testa, quell'uomo è davvero folle come ha sentito.* Giusta osservazione. *Peter torna improvvisamente serio, i suoi occhi in quelli di lei.* Ma so che cambierai idea. *L'uomo indugia per qualche istante fissandola, per poi scostarsi e darle le spalle in segno di congedo. Anche Malia, piuttosto sconcertata e incredula su ciò che è appena successo, fa per andarsene. Un incontro breve che avrebbe gradito non avere.* Forse Scott McCall e la sua allegra combriccola hanno le risposte per te, ma sono sicuro che non se le lasceranno sfuggire. *La ragazza coyote si blocca per un istante, captando quell'ultimo strano consiglio di un folle, poi varca la soglia e si allontana il più possibile da lì.*


*Per un istante sia Allison che Stiles rimangono a guardarsi in silenzio. Entrambi provati dal dolore che li logora dentro.* Non è colpa tua.. *Ripete Allison, interrompendo quella staticità irreale.* Non ti incolpo per quello che mi è successo, non ti incolpo per aver lasciato entrare il Nogitsune, non ti incolpo per aver tentato di proteggerci nonostante tutto. Stiles, devi convincerti anche tu.. Tu sei vivo, tu devi ancora combattere! *Gli occhi di Stiles si riempiono di lacrime, guardando l'amica. Tira su col naso e scuote la testa.* Non posso. Non posso. Non... Non è giusto! Dovrei esserci io al tuo posto.. Allison.. Mi dispiace.. *Lo sguardo torna verso la stanza bianca tutto intorno, incapace di sostenere ancora una volta quello di lei.* Lo so.. Ma devi tornare. Hanno bisogno di te, Scott ha bisogno di te. *La ragazza fa di nuovo un passo avanti per catturare l'attenzione di Stiles, che sembra non essere per nulla convinto.* Come posso tornare? Come posso riprendere la mia vita dopo tutto questo? Mi odieranno.. *La testa di Stiles torna a muoversi come un tic nervoso. Pensa a Lydia e al fatto che non avrà un'amica per colpa sua, perchè lui è stato troppo debole, perchè lui non è riuscito a evitare tutto quello. Pensa a Scott e all'avergli strappato l'amore della sua vita, pensa a Chris Argent, pensa a tutti e il senso di colpa invece di scemare cresce, opprimendogli l'anima, bloccandogli il respiro nei polmoni.* Io.. No.. Io non posso.. *Gli occhi di Allison sono pieni di comprensione, lei sa quello che passa nella testa dell'amico, lei si trova esattamente lì, una proiezione irreale di se stessa nella mente di Stiles.* Hanno bisogno di te. *Ripete.* Ricorda.. Stiles, ricorda quando eri ad Echo House. Hai lasciato che il Nogitsune entrasse nella tua mente per salvare Malia, lo hai fatto per salvare una vita... - Come? Come sai..? - Essere un'immagine nella tua testa credo abbia i suoi vantaggi. *Allison sorride al ragazzo che lentamente sembra seguire le sue parole.* Sai che ho ragione. Hai combattuto nonostante tutto. Hai combattuto fino alla fine e non è colpa tua! *Le mani di Stiles smettono di tremare e il respiro torna ad essere regolare.* Non so cosa fare.. *I suoi occhi incontrano quelli di Allison in cerca di aiuto; è spaventato, impaurito da ciò che è successo, da quello che sta succedendo e da ciò che succederà.* Torna da loro. Torna da Scott, da Lydia.. - Non so come.. *Gli occhi della ragazza si spostano in direzione della finta porta, la scruta, portando Stiles a fare lo stesso.* Perdona te stesso. Torna indietro e apri gli occhi. *Il ragazzo è di fronte la parete, osserva i bordi che definiscono lo stipite. Pensa alle parole che l'amica gli ha appena detto, pensa alla voglia di risentire la voce di Lydia, di rivedere Scott, di riabbracciare suo padre. Prende un respiro profondo.* Aspetta! *La voce di Allison lo riporta in quella stanza bianca.* Promettimi che gli starai accanto, che starai accanto a Scott e che non lascerete mio padre da solo.. *La testa di Stiles si muove meccanicamente in segno affermativo.* Sì, certo, lo prometto.. - E Stiles.. dì a Lydia che le voglio bene! *Un altro cenno di assenso.* Mi mancherai, Allison.. *E il sorriso raggiante di lei è l'ultima cosa che gli occhi di Stiles intravedono prima di chiudersi.*

   
 
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