CAPITOLO DODICESIMO
CURIOSE CONOSCENZE
Andael
stava, come al solito, giocherellando con il suo pendente. Era uno strano
ciondolo, un cerchietto di metallo piuttosto anonimo, sinceramente. Ma proprio
non riusciva a toglierselo, e non solo perché la chiusura si era
definitivamente auto-distrutta qualche anno prima e neanche perché, in fondo,
ce l’aveva da quand’era nato, se non da prima.
Stranamente,
quel ciondolo sembrava causargli una dipendenza nociva. Non una cosa “il mio tesssssoro”, intendiamoci.
Insomma, non esattamente.
Il
giovane apprendista era dunque tutto preso nella contemplazione del proprio
futuro (ovvero si stava domandando cosa fosse più giusto fare), quando una strana
Elfa lo raggiunse, a passo svelto e con un espressione assai poco rassicurante.
- Oh,
Andael, finalmente riesco a trovarti!!-
Andael
fissò l’Elfa con aria turbata
- Che?-
domandò, imbarazzato – IO? Ah, sì, ecco, io...-
- Il
Bianco Consiglio sta per cominciare, e non ti trovavo da nessuna parte!-
- Ma io
veramente...- esordì Andael, ma la giovane lo folgorò con uno sguardo assai
crudele
- Andael,
grosso pezzo di cretino, non mi riconosci?-
L’Apprendista
continuò nella sua estatica contemplazione
- No.- ammise
poi, palesemente avvilito.
L’Elfa
sospirò, sconsolata, scuotendo la testa con aria afflitta.
Ripensandoci,
era persino carina. Aveva dei begli occhi, neri come l’onice, capelli scuri e
una strana ciocca violetta...
- IKAR?-
esclamò Andael, spalancando gli occhi ed indietreggiando rispettosamente,
urtando una statua e facendola cadere per terra, con un rumore secco di cocci
rotti. L’apprendista però era troppo sorpreso per rendersene conto.
- Ben
svegliato, pivello di prime piume.- sbottò l’Aquila non più aquila, dando ad
Andael un colpo sulla nuca – il tuo intelletto mi sorprende sempre.-
- Ma
tu... sei... cioè... semplicemente fantastica! Sei... un doppione, una
sottospecie di pupazzo di neve alterato da strani incantamenti! Insomma! Sei in
carne ed ossa, e poi sei fatta tutta di piume, e poi sei così... cioè, IKAR!!-
L’Elfa
sospirò, passandosi con nonchalance una ciocca di capelli dietro l’orecchia
leggermente appuntita
- Non
sono esattamente un’Elfa.- spiegò, a bassa voce.
Andael
avvicinò la testa a quella si lei, chinandosi leggermente con fare complice
- Devi
sapere che io sono una .... beh, è imbarazzante dirlo... sono una...
Mezz’Aquila. Mio padre era un mago un pochino matto... un amico di Gandalf,
penso.. (Stupido Gandalf!). Ha fatto un esperimento e si è trovato per le mani
una bambina per metà Aquila e per metà... ahia! Dannazione, Andael, sta’ un po’
attento!-
Tutto
preso dal racconto, Andael si era chinato in avanti un po’ troppo e... pum!
Testata garantita contro la fronte della... Mezz’Aquila.
- Scusa.-
si scusò l’apprendista, mortificato -... vai avanti.-
- No,
niente. Questa sono io nell’altro mio aspetto. Ecco. Fine. Smetti di fare
quella faccia sbalordita. Piantala, non è educato! Dannazione, Andael, chiudi
quella bocca, raccogli la mascella e cancellati dalla faccia quell’espressione
ebete!-
Ikar
stava per uccidere il proprio inesperto compagno quando una voce maschile
risuonò nell’ambiente, facendo impietrire la povera ragazza
- Ikar,
mia cara! Sono felice che tu sia di nuovo a casa!-
- Ok,
pivello. Se vuoi ammazzarmi con uno dei tuoi incantesimi sbagliati, questo è il
momento più opportuno.-
Ma
interrompiamo la narrazione nel momento più interessante per aggiornarci sugli
eventi che stanno coinvolgendo Konstantin, qualche chilometro più in basso.
L’avevamo
lasciata stupefatta ed inquietata di fronte ad una porta aperta, a godersi uno
spettacolo curioso.
Spettacolo
che riporteremo senza eccessivi commenti (e credetemi, ce ne starebbero almeno
cinque o sei, di commenti maligni.)
Dentro
alla casetta, una piccola casetta col tetto di paglia, un tavolo di legno e
qualche sedia dall’aria instabile, due vecchietti stavano cucinando biscotti di
fronte ad un grande forno di pietra scura e, in mezzo all’angusta cucina,
c’era...
-
BOROMIR? Che diavolo...?! E perché indossi un grembiule da cucina?...-
Konstantin guardò l’amico, e scoppiò a ridere come una matta.
- Ti
prego, Konstantin – la pregò l’uomo di Gondor – spiega a questi gentili signori
che NON SONO loro figlio Bill, e che non ho la più pallida idea di come si
preparino i biscotti al mirto rosso, anche perché penso di non sapere neppure
COS’E’ il mirto rosso!-
- Ma dai,
Bill...- lo tormentò la giovane, ridacchiando -... non sei felice di rivedere i
tuoi vecchi genitori?-
- Vedi,
Billy?- gracchiò la vecchietta, brandendo pericolosamente un matterello di
legno – la signorina ha ragione!-
- La
signorina non ha ragione, donna!- esclamò Boromir – La signorina è una
psicopatica.-
Konstantin
sorrise, eccessivamente mielosa e simpatica ed entrò nella cucina
- Salve.
Mi chiamo Konstantin. E temo (sul serio, temo), che questo giovanotto non sia
vostro figlio Bill.- spiegò, seria. I vecchietti la fissarono perplessi
- Grazie,
Connie.-
Per
qualche istante nella casa ci fu il silenzio più assoluto, poi Konstantin prese
un lungo respiro profondo e disse
- Ok,
signori vecchietti. Vecchietto, vecchietta, vi prometto che farò del mio meglio
per rintracciare vostro figlio Bill, ovunque sia e qualunque cosa stia
facendo.-
L’anziano
signore si alzò tossicchiando dalla sua sedia vicino al forno e, sempre
tossicchiando, andò di fronte a Konstantin e annunciò, serafico
- Lei è
molto gentile, signorina Sconosciuta. Ma deve sapere che noi non abbiamo un
figlio di nome Bill. La nostra unica figlia si chiama Lara e vive ad Acquaneve.-
- E
allora come mai mi avete tenuto segregato qui dentro per gli ultimi due
giorni?- esclamò Boromir, un po’ incazzato ed un po’ perplesso. Più incazzato
che perplesso, a dirla tutta.
- Un
signore a cavallo ci ha chiesto di comportarci così.- spiegò la vecchietta,
affaccendandosi attorno al forno – era un ragazzo così perbene che non potevamo
rifiutare...-
Una vena
iniziò a pulsare pericolosamente sulla tempia di Boromir, mentre Konstantin si
copriva la bocca per non scoppiare a ridere un’altra volta.
- Miei
cari amici vecchietti – concluse la ragazza, dopo essersi data una calmata –
avete fatto bene. Se ripassa per di qua, ringraziate quel ragazzo perbene.-
Poi la
giovane si voltò verso Boromir e gli chiese
- E’
lui?-
L’uomo
annuì, scuotendo la testa con aria rassegnata
- Temo
proprio di sì.-
Konstantin
si appoggiò al muro e scoppiò a ridere. Aveva le lacrime agli occhi, nonostante
i vecchietti la fissassero perplessi
- Dei,
Boromir...- riuscì a dire, fra una risatina e l’altra – tuo cugino mi farà
impazzire!-
Eh sì,
perché il “ragazzo perbene” altri non era che Vanamir, l’immaturo cugino di
Boromir e Faramir, probabilmente il burlone più cretino di tutta Minas Tirith e
dintorni.
La vecchietta
sorrise, accomodante, sfornando un vassoio di biscotti al mirto rosso
- Un
biscotto, cari?-
Ikar
sospirò.
Fra
Andael, la missione, gli Elfi, i Nani, i Cattivi, i Buoni, i Nazgul e gli
Anelli, già la sua pazienza era stata messa a dura prova, se poi si sommava a
tutto una buona dose di...
- Mia
cara figlia, finalmente sei tornata a casa!-
... di
papà, allora era definitivamente giunta l’Apocalisse
FINE CAPITOLO DODICESIMO
Ringraziamenti!!
Illidan: guarda, i classici greci e
latini fanno danni in ogni luogo. Bisogna stare attenti... grazie per la
recensione, sono davvero felice che il capitolo non sia riuscito monotono o
ripetitivo! Per quanto riguarda Andael... diciamo che, come si è appena visto,
ha degli alleati all’interno!! Bacio!
Ayay: ehi, grazie per tutte le
recensioni nei vari capitoli!! Sono felice che l’ultimo capitolo ti sia
piaciuto così tanto!! Speravo che la mia storia fosse buffa e ora che so che ti
piace... ehi, sono entusiasta! Un bacione e tanti ringraziamenti!
ANCORA UN BACIO A TUTTI!
CHARY