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Autore: Nina_99    13/01/2015    0 recensioni
«Io ti voglio qui». Non riuciva a capire, ma si sfilò la maglietta.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Lei si trovava nella vasca da bagno. In uno stato di rilassamento misto a tristezza, di una tristezza mista a solitudine. 
Com'era solita fare a casa sua, anche qui aveva acceso le luci giallognole situate nel mobiletto attaccato a muro con un vasto ed invitante specchio. Ignorò quindi il lampadario. 
L'acqua bollente stava già evaporando, conferendo all'aria calda un non so ché di onirico, quasi mistico. Nulla a che vedere con il resto dell'hotel, madido di dinamico fermento a qualsivoglia ora del giorno, sempre sveglio. 
Lui entrò. Ed entrando si sentiva il colpa, glielo si leggeva in faccia. Era stato colto da una tale frustrazione per l'accaduto, che la voglia di riscatto lo stava logorando. Nel suo intimo il mondo aveva cessato d'esistere, v'era lei: e lei sola. Voleva lei. Null'altro gli era necessario quanto lei, null'altro lo ingolosiva quanto il suo sorriso; tanto da entrare, nel pieno dell festa conclusiva della gita, tenuta onorariamente in camera sua, nel bagno entro il quale lei stava appropinquandosi a lavarsi.
La bramava tantissimo, benché non si sarebbe mai permesso di far qualcosa... Lei sì, invece. 
«Perdonami, ti prego. Tesoro, tu sei fantastica, io un idiota, non dovevo... Porco boia, capisci, cioè tu sai che non lo penso! Io ti voglio... Tu non tanto.» 
Lei taceva: lui, affranto, liquidato da un tale sguardo quasi malevolo, logorato, stava decidendosi, con fare molto poco convinto, a lasciare la stanza.
«Io ti voglio qui.» 
Non riusciva a capire, ma si sfilò la maglietta. 
Lei acconsentì e lo invitò silenziosamente a continuare. 
Era veramente bellissimo. Un corpo scolpito e ricoperto d'oro. Brillava. Capelli biondi che scillavano al vento di un vento che non c'era. Quegli occhi blumare si stavano accendendo; e quelle labbra carnose continuamente umidificate risorgevano mentre si auspicavano di poter fare lo stesso. 
Sfilò pantaloni, calze, scarpe e tutto solo, poiché lei, inerte, lo osservava dalla vasca. La guardò. Esitava un attimo. 
«Ma sei sicura?» 
«Non voglio null'altro. Vieni qui cazzo, te ne prego». 
Non si fece implorare per nulla, più di tanto. 

Lei aveva cominciato ad accarezzarglielo, e mentre lo faceva non diceva nulla. Sorrideva compiaciuta, mentre lui faceva lo stesso con il suo seno. Era un abbraccio complessivo, era una cosa sola, unita alle bolle di sapone di quell'atmosfera tanto voluttuosa. Lui si accorse che mancava qualcosa, si alzò. Stava mettendo della musica, dopodiché tornò. 
La baciò, come aveva fatto la sera prima. 
Lei da giù si aggrappò a lui, si attaccò a quel giovane corpo perfetto. Avevano entrambi bisogno dei preliminari. Lei era persino vergine. 
Lui cominciò con l'infilarle un dito mentre lei, gemendo, si sfogava contro la sua erezione. 
Le girava la testa, tutta la stanza girava con lei e lei la vedeva coprirsi di nebbia, finché tutto non diventò vacuo e vano. 
Così lui procedette con il secondo dito, e per lei non c'era altri che lui, non vedeva altro che il suo dolore che rapidamente sfociava in godimento puro. 
Terzo. Dolore acutissimo, adesso strillava. Lui era fottutamente felice, i suoi occhi erano più che accesi, finalmente si stava realizzando, eccolo lì a compiacersi di ciò che le stava realizzando. 
Reputò superfluo infilarne quattro, così procedette con una mano intera: e lei che si credeva all'apice del piacere - non sapeva cosa la aspettava - non vedeva null'altro, anzi nulla, il mondo intero aveva cessato d'esistere e non v'esisteva allora neanche remotamente alcuna conseguenza di ciò che stava inesorabilmente impeccabilmente carpendo. 
Chiuse la mano. 
Un fiume stava arginando, un incendio nell'interno della sua persona, un male cane, un dolore pari al godimento sì tanto puro che l'abbagliava convinto non le consentì di gridare o emettere suono o verso arginando avidamente quella voluttà a se' conferendole così la chiave di un altro piano, un nuovo livello di piacere che avrebbe assaporato fino all'ultimo bruciante sussulto. 
Lo appellò "bastardo" ringhiando e inveì, e poi consolidò la sua erezione con la sua stessa mano destra. C'erano quasi, adesso si poteva procedere. 
Lo fecero. 
  
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