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Autore: Lara Ponte    13/01/2015    7 recensioni
Un piccolo villaggio ai margini del deserto...
Un giovane che sta per entrare ufficialmente nell'età adulta e dovrà decidere della propria vita.
Una razza che all'apparenza vive in pace come tutte le altre, ma qualcosa non torna.
Il dubbio ed il desiderio di cambiare un'amara realtà sconvolgeranno il giovane Ashjta Destara fino alle estreme conseguenze...
In realtà, l'idea di questa storia mi è arrivata grazie ad un contest a cui mi ero iscritta l'anno scorso.
( Trovate tutti i dettagli a fine del capitolo.
Intanto questo è il link:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922391/Sangue-di-Drago-Fantasy-Contest-/discussione.aspx )
Grazie in anticipo e buona lettura a tutti.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Prologo

Mercy: Pietà.

 

L'estate volgeva al termine, ma un sole cocente si infrangeva ancora sulle pietre di Isshua dando l'innaturale impressione che l'aria vibrasse tutt'intorno. In realtà non era la prima volta che il caldo si attardava a lasciare la valle del piccolo villaggio e Ashjta quel giorno aveva fin troppi pensieri per curarsi del tempo. Presto sarebbe stato il suo ventesimo compleanno e come spesso faceva, passeggiava lentamente per le strade. L'andatura scanzonata faceva ondeggiare una lunga treccia di capelli neri che dalla nuca arrivava fin quasi alle ginocchia. Odiava stare ore ad asciugare e pettinare quella chioma, tuttavia per tradizione la sua gente guadagnava il diritto di tagliare i capelli soltanto al raggiungimento della maggiore età. La sua era una razza particolare e dato che i segni del tempo non comparivano mai prima del centesimo anno, gli antenati stabilirono che quello sarebbe stato un buon modo di distinguere gli adulti dai minorenni.

Arrivato alla fine della strada si sedette su un muretto ai margini delle campagne e sbuffò su un ciuffo più corto che gli ricadeva fastidiosamente sul viso, mettendosi poi a scrutare il paesaggio tutt'attorno. Non era mai stato oltre i confini della vallata e tutto ciò che sapeva lo aveva appreso dai libri. Stando alle carte, il loro territorio confinava ad ovest col deserto di Kalak, mentre il clan di Zhor, quello più vicino al loro, si trovava nelle montagne poco più a nord. La razza umana che invece occupava quasi tutta l'entroterra, distava da loro almeno cento miglia in direzione est/sud-est. Socchiuse gli occhi cercando di immaginare come potesse essere una grande città, ma non aveva proprio idea di cosa aspettarsi. Intanto prese a tormentare la propria treccia cercando di concentrarsi su qualcosa di più pratico.

“Scommetto che non hai ancora deciso il taglio!”
Ad urlargli contro facendolo sobbalzare era stata una ragazzina dall'aspetto esile. Due treccine dorate e due occhioni azzurri che come sempre lo squadravano impertinenti.
“Mishar! Accidenti a te: vuoi farmi venire un infarto?”
“Da quando ti spaventi per così poco?”
“E' che sono un po' sovrappensiero, fra due giorni è il mio compleanno.”
“Lo so... e domani, prima della cerimonia, potrai finalmente tosarti la zazzera di cui ti lamenti tanto.”
“Non è mica facile esercitarsi coi capelli che vanno dappertutto. Aspetta a quando inizia il tuo di addestramento!”
“Addestrarmi io? Non ci penso nemmeno! Credo che invece studierò le erbe. Quindi tu avresti deciso di fare il mercenario?”
“Odio le miniere e nel commercio sono negato. In compenso il maestro Karlfar dice che potrei cavarmela con la spada...” Mentre parlava, un grosso rapace volò alto sopra le loro teste emettendo uno strido acuto, e il giovane non poté fare a meno di osservarlo con aria sognante.
'Se questo è un mercenario io sono la fatina della sabbia.' Pensò la ragazzina. “Io dico che sei senza speranze!” Lo prese in giro allegramente.
“Tu si che sai come incoraggiare una persona! In realtà mi piacerebbe viaggiare, ma devo pur guadagnarmi da vivere in qualche modo.” Sospirò spostando una foglia che il vento gli aveva posato su una spalla. Come gli altri della sua specie, la pelle era ricoperta di piccole e quasi invisibili squame, ma le sue in particolare possedevano una lucentezza dorata.
“Sarebbe bello poter volare, ma noi non siamo draghi e non siamo umani. Abbiamo conquistato la libertà ma a quale prezzo?”
“Eh no!” Obbiettò subito lei, afferrandogli il viso e guardando dritto nei suoi occhi verde acqua. “Non voglio più sentirti con la tiritera che tutto il mondo ci odia e bla-bla-bla... Io personalmente non vorrei mai diventare una schiava e se qualcuno pensasse il contrario che vada a farsi impiccare...”
Un grido straziante, simile ad un ruggito, spezzò all'improvviso quel discorso ed entrambi si voltarono in direzione del villaggio.

 

Nella piazza centrale, una folla di persone fra militari e paesani aveva accerchiato un drago di colore rosso-dorato ed anche i due giovani decisero di andare a vedere. Era una femmina non molto grande con le ali lacere e ferite in diversi punti, gli occhi arrossati dal sangue si muovevano folli in ogni direzione come alla ricerca di qualcosa.
“Giù quelle balestre dementi! Dovete prenderla viva!” Sbraitava Calheb, promosso da poco a capitano delle guardie. Per quanto si sforzasse di mantenere la calma, aveva scritto in faccia almeno un migliaio di imprecazioni. 'Dove accidenti è un mago quando serve?!' “Voi altri: allontanate i civili prima che qualcuno finisca ferito!” Ordinò ad un gruppetto di reclute rimaste imbambolate ai margini del piazzale. La sua espressione divenne appena più sollevata quando sei veterani arrivarono di corsa, reggendo tre grosse reti metalliche, una per coppia.
Ci fu subito un primo lancio ma il drago riuscì a voltarsi a tempo ruggendo una fiammata contro la rete che si fuse a mezz'aria. Il cerchio di curiosi si smembrò all'istante con la maggior parte dei paesani che fuggirono da tutte le parti. Ciò che non erano riusciti a fare i soldati lo aveva risolto rapidamente il fuoco.
Quella stessa fiamma aveva sfiorato il tetto di legno di una delle case adiacenti alla piazza e subito ne scaturì un piccolo incendio. Il capitano mandò prontamente le reclute a riempire secchi d'acqua, programmando con gli altri il prossimo lancio.
“L'animale è ferito, ci vorrà una buona mezz'ora prima che possa caricare un altro colpo come quello. Vi dividerete in due squadre: la prima dovrà attirare la sua attenzione e l'altra le lancerà addosso la prossima rete!”

Ashjta, che osservava la scena a breve distanza, non temeva per la propria gente. Conosceva abbastanza bene il capitano e sapeva che prendere il drago sarebbe stata soltanto una questione di tempo. Si voltò alla sua destra cercando Mishar ma non la trovò, quasi sicuramente si era dileguata per lo spavento. Rialzò allora lo sguardo in direzione della piazza e vide che i soldati erano pronti per il secondo tentativo.
Al via del capitano la rete fu lanciata e stavolta il drago balzò in avanti verso la strada, atterrando proprio davanti a lui che indietreggiando con uno scatto maldestro si ritrovò seduto a terra.
“Tu laggiù! Togliti da lì!” Gridò subito l'ufficiale.
'Stai bene vero?' Una voce femminile dal tono gentile parlò nella sua mente. 'Non voglio far male a nessuno... Io... Io volevo soltanto essere libera.'
“Sei scappata dalla grotta, vero?”
Più osservava l'animale e più sentiva la disperazione che albergava nel suo animo. Non c'era ferocia in quegli occhi, ma solo un'infinita tristezza. Come folgorato, non poté fare a meno di lasciarsi coinvolgere da una simile sofferenza.
'Aiutami... ti prego'
“Come?”
'Uccidimi... non voglio che mi prendano una seconda volta. Ti prego.'
“Non... Non avevo idea.” Balbettò incerto. “State davvero così male, laggiù?”
“Come osi chiedere una cosa del genere! Si sono presi tutto, tutto. Non potrò nemmeno mai conoscere i miei bambini!” Ruggì ad alta voce, sbattendo violentemente le ali.
'No... non volevo spaventarti... perdonami. Il dolore mi impedisce di ragionare. Fuggire o morire. Non desidero null'altro. Solo tu puoi aiutarmi.'

Intanto le guardie, incalzate dal loro capitano, si erano precipitate attorno ai due.
“Che cavolo ci fai ancora lì impalato?” Imprecò uno di quelli che reggevano l'ultima rete.
“Mi ha parlato, dice che le dispiace. Dovete credermi: soffre molto anche lei. Davvero non si può fare nulla?”
“Non sai cosa dici ragazzo. Levati di torno” Tagliò corto Calheb facendosi avanti tra i suoi e tirandolo via per un braccio.
“Signore, lei non sa cosa mi ha detto...”
Quelle proteste fecero soltanto spazientire l'ufficiale che strinse maggiormente la presa sul giovane e lo gettò letteralmente indietro verso i balestrieri.
'Prendi una balestra, di quelle coi dardi rossi, le altre sono inutili, presto... non puoi lasciarmi vivere così. Ti supplico.' Gli occhi dell'animale si fecero lucidi come se vere lacrime potessero bagnare quelle squame scarlatte. Non oppose alcuna resistenza quando l'ultima rete la intrappolava tra le sue maglie e la guardia cittadina si dava da fare per legarle le zampe. Il giovane come impietrito, osservava uno dei cadetti che sospirando poggiò a terra la propria arma.
'Non esitare... esaudisci il mio primo ed ultimo desiderio.'
Successe tutto in pochi secondi: Ashjta, senza badare alle conseguenze, afferrò quella balestra e corse fino a piazzarsi davanti al drago. Come in trance non sentiva più nulla, né le grida né le braccia che invano cercavano di fermarlo. Muovendosi con velocità e precisione a lui innaturali, caricò un dardo dalla punta rossa, mirò in mezzo a quei grandi occhi imploranti e sparò.
'Grazie, grazie davvero piccolo mio...' Le ultime parole che gli giunsero prima di perdere i sensi.

“Quel mostro lo ha stregato, ecco cos'è successo...”
La voce di Mishar, che stava sfacciatamente tra lui, ancora steso a terra e le guardie lo riportò alla realtà. Ignorando completamente la discussione in atto, si ritrovò a piangere e singhiozzare come non aveva mai fatto nemmeno da bambino.
“Stregato o non stregato, ha commesso un crimine.” Spiegava pazientemente il capitano.
“Ma non vede com'è ridotto? E' evidente che è fuori di sé!”
“Non urlare così... ti prego, le mie orecchie.”
“Era ora che ti tornasse la voce...” Sbuffò l'amica.
“Il capitano ha ragione. Mi appello al tribunale degli anziani, è un mio diritto.”
“Ma se non sei ancora maggiorenne!” Fece notare l'ufficiale inarcando un sopracciglio.
“Lo sarò tra pochi giorni.”
“Quindi sei della terza generazione, ti facevo più giovane.” Commentò. “Ad ogni modo, dovrai startene al fresco fino a quando verrai convocato.”





Pensieri...a mezz'aria.

Per prima cosa ci tengo a ringraziare subito ManuFury.
(Questa, la sua pagina su EFP : http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=142266  )

Se ho iniziato a scrivere questa storia infatti è tutto merito suo e del suo concorso:

http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922391/Sangue-di-Drago-Fantasy-Contest-/discussione.aspx

Quando ho letto la traccia proposta, presa dall'entusiasmo, mi sono iscritta al volo.
Chi mi conosce anche solo un minimo sa quando adoro il fantasy e i draghi in particolare :)
Tuttavia, quando mi sono seduta davanti alla tastiera ed ho iniziato a buttar giù qualche idea...
Ehm...ecco:  alla fine le idee sono state talmente tante che ho capito subito che non sarei mai risucita a scrivere la storia (di cui ancora ignoro molti dettagli) in un numero ragionevole di pagine XD

Ragion per cui, mi sono ritirata dal contest per provare a scrivere questa mia nuova Long.
Purtroppo non so dire con quale frequenza riuscirò ad aggiornare... -_-
Troppo poco tempo e troppi impegni (...tra un raffreddore e l'altro poi non ne parliamo !)

Come sempre cercherò di scrivere in modo decente, ma qualche errore più o meno grave sono sicura che mi scapperà lo stesso.
Confido nella vostra pazienza.

Per finire...
Un grazie a tutti voi che avete iniziato a leggere la mia nuova storia e spero vorrete
accompagnarmi anche nei prossimi capitoli.

Un saluto.
Lara


p.s. Suggerimenti, segnalazioni e consigli saranno sempre  i benvenuti

Ciao ciao





 

  
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