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Autore: Strega_Mogana    13/01/2015    2 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 16: Un fuoco che brucia dentro

- Dobbiamo uscire. – ripeté Patricia.
Severus annuì.
- Nessuno dei sue si sta muovendo però. – la strega sorrise per stemprare un po’ la tensione.
Il mago serrò con forza gli occhi.
- Non farlo.
- Non fare cosa?
- Non sorridere più. Ti prego. Io… io… non farlo più…
- Va bene. – ripose lei guardando altrove – Cosa facciamo?
- Dobbiamo andarcene. - il mago di guardò attorno, c'erano pochi metri tra lui e la porta, eppure sembrava troppo lontana, provò ad ordinare alle gambe di muoversi, ma sentiva, sapeva che si sarebbe mosso solo verso Patricia – Non... ci riesco.
- Neppure io. - ammise la strega – Se mi muovo so che potrei solo venire vero di te. Cosa ci sta succedendo?
- Deve essere successo qualcosa tra queste mura probabilmente molti, molti anni fa. Credo che si troviamo in una sacca di energia magica, forse la maledizione di cui tutti parlano è questa. Quando entri si è costretti a rivivere quello che è accaduto, forse ci sono degli spettri intrappolati qui a rivivere le ultime ore della loro vita.
- Come ce ne liberiamo?
C'era una parte di Severus che non era del tutto certa di volersene sbarazzare. Era bello desiderarla, era bello poter pensare di amarla, di essere suo in qualche modo.
Scoprire questa sua parte lo innervosiva e imbarazzava.
- Di solito... di solito queste bolle si esauriscono da sole. In altri casi...
- In altri casi?
Deglutì ritrovandosi la gola arida.
- Bisogna aiutare gli spiriti a finire quello che avevano iniziato.
- Oh.
Era arrossita fissando il pavimento, torturandosi un labbro con i denti. Il corpo di Severus si tendeva nella sua direzione. Poteva dirle di non sorridere, ma non poteva chiederle di non arrossire in quel modo così innocente e sensuale o di non torturarsi le labbra.
Quelle sue perfette, morbide, calde labbra...
Successe tutto in un lampo, in maniera così veloce che non se ne rese neppure conto. Un istante prima fissava la sua amica dall'altra parte della stanza lottando contro quel desiderio che non sapeva più se fosse proprio o di quella presenza, l'istante dopo assaporava ancora le sue labbra.
- Io non vado da nessuna parte. - mormorò Severus tra un bacio e l'altro – Non ti lascio sola qui, con lui. Tu sei mia.
Patricia sorrise mordicchiandogli un lobo dell'orecchio.
- Non possiamo... - mormorò al suo orecchio – non... - la frase fu interrotta dalle mani del mago che cercavano di sbottonargli la camicetta – Dobbiamo... fermarci.
- Non posso. – sibilò il mago slacciando l’ultimo bottone della camicetta. – Non voglio. – le disse fissandola negli occhi verdi.
Patricia sentì il corpo in fiamme, abbracciò Severus baciandolo con passione, si sentì sollevare da terra e non si fece più domande quando lui l’adagiò sul letto impolverato.
Le mani di entrambi si muovevano cercando di eliminare ogni ostacolo che si frapponeva tra loro. Il pozionista scese a baciarle un seno coperto solo dall’intimo.
- Severus…
- Patricia…
In quel preciso istante la porta della stanza si aprì da sola, con un colpo così forte che fece sussultare entrambi.
Sulla soglia c’era un’ombra.
Maestosa, imponente, terrificante.
I due si resero conto che non avvertivano più quella presenza che li faceva muovere contro la loro volontà. Si guardarono in faccia ed arrossirono mezzi nudi su un letto coperto di polvere. L’ombra sembrò prendere consistenza, avanzava verso di loro con passo deciso, si intravedevano degli abiti regali addosso a quella figura scura.
- SGUALDRINA!- quell’urlo improvviso, con quella voce profonda, fece tremare anche le pareti della stanza.
Patricia non riuscì a reprimere un grido.
Il mago vide l’ombra sguainare una spada fatta di oscurità e alzarla sopra la testa.
- Via! – urlò Severus spingendo via la donna.
Fecero appena in tempo a spostarsi che la lama divise in due il materasso.
Patricia si fece scappare un’imprecazione.
- Devono… devono essere stati scoperti… - disse lei mentre osservava l’ombra minacciosa voltarsi verso di lei.
- MI HAI INGANNATO STREGA! – gridò l’immensa voce possente – ORA MORIRETE ENTRABI!
- Ma veramente… - balbettò Patricia.
La lama d’ombra fu calata nuovamente e fu solo per un movimento veloce della strega se non le tranciò di netto la testa dal corpo.
Riuscirono entrambi ad uscire dalla stanza, ancora mezzi svestiti, mentre l’ombra malvagia li inseguiva calando la possente spada cercando di colpirli. Svoltarono l’angolo del corridoio e Severus entrò in una delle stanze che avevano precedentemente controllato, trascinò dentro Patricia e chiusero la porta alle loro spalle.
Severus appoggiò un orecchio alla porta e rimase in ascolto qualche secondo.
- Non dovrebbe averci visto. – sussurrò.
- Perché tu gli hai visto gli occhi?
Il mago aprì la bocca per ribattere quando la lama attraversò la porta di legno come se fosse fatta di burro sfiorandogli il naso. Entrambi si spostarono dalla porta con un urlo impaurito.
La porta cadde sotto i possenti colpi del re.
- ORA VI UCCIDO!- gridò l’ombra spostandosi verso Patricia che, terrorizzata, indietreggiava guardandosi attorno alla ricerca di qualsiasi cosa potesse servirle per salvarsi.
- Non è come pensa…- mormorò cercando ogni appiglio possibile – io… noi…
Senza accorgersi un piede si ingarbugliò con una tenda caduta anni prima e rimasta sul pavimento a prendere polvere. Cadde indietro finendo sul pavimento con un tonfo, alzando una nube di polvere maleodorante.
- TACI!- urlò il re alzando la spada sulla testa – ORA MUORI!
Patricia chiuse gli occhi pronta al dolore, sentì l’aria muoversi e il pavimento tremare a pochi centimetri dalla sua gamba. Sentì anche un rumore di cocci infranti ed immaginò che la lama d’ombra avesse infranto un vaso o una delle boccette sparse sul pavimento.
Quando si rese conto che non sarebbe arrivato il dolore e che non sentiva più nessun suono osò aprire gli occhi per controllare. L’ombra era a terra, a pochi centimetri da lei, la spada era finita lontano e la sua testa era cosparsa di cocci di ceramica bianca.
Severus aveva tra le mani un manico di ceramica dello stesso colore.
- Un vaso?
- Un pitale. – specificò il mago con un mezzo sorriso – Non ho trovato altro. Meglio trovare quella maledetta chiave, prima che si svegli.
- Vedi delle tasche Severus? – domandò lei alzandosi da terra; aveva ancora la camicetta sbottonata, ma non se ne rese conto.
Il mago socchiuse gli occhi inginocchiandosi davanti a quell’essere, era come se un incubo avesse preso forma. O forse era solo l’anima del re imprigionata in una spirale di gelosia e odio.
Improvvisamente dal petto del sovrano si intravide un bagliore.
Tenue e che pulsava come un cuore.
Seguendo l’istinto il pozionista infilò la mano nel petto di ombra fino al polso. Con le dita sfiorò qualcosa di duro e freddo come una roccia, la strinse nel pugno e tirò fuori la mano.
La luce pulsante filtrava tra le sue dita. Patricia trattenne il respiro mentre Severus apriva la mano mostrando un grosso ciondolo a forma di scarabeo.
Nel silenzio totale e sotto lo sguardo stupito dei maghi l’oggetto si divise in due parti, quando l’ultimo bagliore svanì, la figura d’ombra che un tempo doveva essere stata un Re divenne fumo e quella strana sensazione che si era impadronita dei due maghi sparì all’istante.
I due si guardarono e si rivestirono in tutta fretta.
- Andiamocene. – ordinò asciutto il mago finendo di allacciarsi la camicia.
Stando il più attenti possibile Severus e Patricia iniziarono a scendere le scale. Il castello sembrava più diroccato di quando erano entrati, il pavimento sembrava decisamente più viscido e non ricordavano tutte quelle macerie ad ostruire il passaggio. Severus si trovò costretto ad aiutare Patricia per gli ostacoli più grandi. Si erano guardati più volte negli occhi ma non si erano detti nulla.
Era in imbarazzo per quello che aveva fatto e detto.
Non voglio.
Non si sarebbe fermato, questo lo sapeva bene. Non avrebbe resistito e la presenza che si era impossessata di lui non aveva colpe.
Era riuscito a controllarla in qualche modo, ma non si era, comunque, fermato.
Ora non sapeva più cosa fare. O cosa dire.
- Severus…- lo chiamò lei alle sue spalle – quello… quello che ti ho detto dentro la stanza… io…
- Non c’è bisogno di spiegare, Patricia.- la interruppe lui senza voltarsi – Eravamo posseduti da due entità che si amavano. Non eravamo noi.
Suonava strano perfino alle sue orecchie quella frase.
Patricia non ci avrebbe mai creduto.
Dopo qualche secondo di silenzio la strega sospirò.
- Hai ragione. – gli disse – Non eravamo noi.
Non si sentì sollevato da quelle parole.

* * * *


Decisero di affrontare il deserto di mattina appena svegli, su consiglio di Genio.
Accesero un fuoco poco distante dal castello in rovina e si accamparono per la notte.
Patricia si addormentò subito dopo la cena. Era sdraiata dall’altra parte del fuoco, lontano, per una volta da lui. Usava Scendiletto come una coperta e non sembrava stesse facendo un bel sogno.
Piton non riusciva a chiudere occhio, la fissava attraverso le fiamme chiedendosi come doveva comportarsi, perché proprio in quel momento, in quel luogo, doveva iniziare a provare certi sentimenti.
Si chiese se non fosse quel luogo a farglieli provare.
- Allora... - fece Genio mettendosi accanto a lui; indossava un completo marrone e aveva un blocco in mano, assomigliando tanto ad un pessimo psicologo – vuoi parlarmi di lei?
- No. - rispose secco, non apprezzando il carattere impiccione di quel… coso blu.
- Non vi siete parlati da quando siete usciti dal castello, è successo qualcosa?
- Non voglio parlare di questo... non con te!
- Beh hai qualcun altro con cui parlare in questo posto?
Severus sbuffò sconsolato lanciandogli un’occhiata tagliente.
- Lei ti piace? – gli domandò imperterrito Genio.
- Cosa?- urlò Severus, guardando subito in direzione di Patricia, temendo di averla svegliata, ma la donna si girò mormorando qualcosa di incomprensibile – Tu sei tutto matto. E’ una spina nel fianco.
- Una spina nel fianco molto bella.
Severus sospirò ripensandola alla maratona di ballo, con quel vestito bianco che le faceva sembrare una principessa.
- ... bellissima…- mormorò addolcendo un attimo lo sguardo. Sbatté un paio di volte le palpebre tornando subito in sé - Non sono innamorato di lei…- specificò con foga, forse con troppa foga – non sono l’uomo giusto. Non sono l’uomo giusto per nessuna. Io non sono un principe.
- Molte delle persone che tu ritieni giuste non sono principi. – spiegò il genio - E molti principi che conosco non meritano la principessa che hanno poi sposato. E, comunque, neppure lei ha l’aria della principessa. E, forse, quello che lei cerca non è un principe.
- Basta blaterare Genio. Dobbiamo riposare, domani ci aspetta una lunga camminata.
Genio andò a coricarsi senza più dire una parola, Severus continuò a guardarla attraverso le fiamme.
Aveva sonno, ma non si addormentò.

   
 
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