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Autore: Sakurina    20/11/2008    7 recensioni
Qualcuno segue Ino insistentemente. Col suo sguardo di ghiaccio, non le permette di dormire sonni tranquilli. Lei non sa chi sia, ma lui... sembra conoscerla bene. La situazione si aggraverà sempre di più, finché il coinvolgimento di Shikamaru e dei suoi amici sarà assolutamente necessario. Chi è il misterioso ragazzo? Cosa vuole da Ino? Indovinate un po'?
[Incompleta]
Un'altra long ShikaIno! Because ShikaIno is Rock! Per Sparta!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Beyond Good And Evil

Beyond Good And Evil

 

 

Chapter 3.

"Too Far From Here"

 

Inoichi rientrò fischiettando in casa. Lasciò l'ombrello nell'ingresso, in modo che sgocciolasse ben bene sul pavimento - per la gioia della moglie che avrebbe dovuto ripulire il tutto - ma non ci pensò: quel giorno era stranamente allegro, senza una ragione particolare. Nemmeno la pioggia che scrosciava da giorni l'aveva demoralizzato.

Entrò in cucina, attirato dal delizioso odorino che giungeva dai fornelli: riconosceva a un chilometro di distanza la mano raffinata di sua figlia in cucina da quella più mediocre della moglie.

-"Allora Ino-chan, cosa prepari al tuo papino?"- domandò amorevolmente Inoichi, avvicinandosi alla figlia.

L'uomo ebbe un sussulto, con tanto di un leggero balzo all'indietro, quando i suoi occhi incontrarono il rosso vivo del sangue che imbrattava gli abiti di Ino.

-"Tesoro! Cos'è successo?!"- trasalì Inoichi, afferrandola per il polso e obbligando la figlia a voltarsi verso di lui.

Negli occhi di Ino, però, non vi era parvenza di vitalità. Erano spenti, vuoti, vitrei, lontani da dove si trovava il suo corpo.

Allarmato, l'uomo scosse con forza la ragazza, facendola ridestare da quello stato di incoscienza con un sussulto.

-"Ino!"- la richiamò, ansioso.

-"...papà..."- sussurrò la biondina, smarrita.

-"Cosa... cosa hai fatto?"- domandò Inoichi, guardandole la mano solcata da un profondo taglio.

La Yamanaka si voltò, guardando il coltello insanguinato finito a terra, senza ricordare come.

-"Mi sono tagliata e mi sono un po' impressionata per il sangue. Tutto qui. Vado su a medicarmi!"- cercò di giustificarsi in fretta Ino, risultando non solo nervosa, ma anche vagamente spaventata.

Fuggì in camera sua ignorante i richiami ansiosi del padre, che però desistette con un sospiro rassegnato: del resto, ultimamente la figlia si comportava sempre più inspiegabilmente.

Ino frugò nella sua borsa da medic-ninja, afferrando delle garze, con cui si bendò alla bell'e meglio la mano ferita. Si lasciò scivolare contro la parete della stanza, prendendo a respirare più intensamente.

Lasciò vagare il suo sguardo per la camera, apparentemente tranquilla e disinteressata. Non le importava più il pulsare bruciante sul palmo della mano. Forse, non le importava più nemmeno di quel luogo. Sentiva di essere distante, sentiva che il freddo che provava in quei giorni - soprattutto dopo la partenza di Shikamaru e Choji - si era intensificato, si era appropriato del suo corpo, della sua mente, del suo cuore.

Non percepiva neanche più la sua presenza: non capiva se era la forza dell'abitudine per quegli sguardi glaciali, o forse il misterioso pedinatore l'aveva fatta finita. Non le importava neanche più di quello. Almeno, la pazzia paranoica che l'attenagliava si era placata. O forse non se ne rendeva conto... ma ne era completamente vittima.

Ino alzò lentamente una mano, accarezzando il ciondolo a forma di goccia capovolta che le pendeva dal collo. Lasciò scivolare il polpastrello sulla parte superiore tondeggiante, scheggiata ai lati e nella parte inferiore. Accarezzò le incisioni di quelle lettere di un alfabeto straniero illeggibili, logorate dal tempo.

La ferita alla mano prese a bruciarle più forte non appena l'avvicinò al ciondolo d'argento. Ino si fissò la mano fasciata come affascinata da quella reazione improvvisa e prese a slegare la benda velocemente. Poggiò il ciondolo sul taglio sanguinante, ed improvvisamente fu come se tutto intorno a lei fosse diventato luce.

Lo rivide chiaramente, come se fosse stato con i proprio occhi... e forse, erano i suoi occhi.

Il gazebo bianco avvolto dalle rose rosse, i petali che le cadevano addosso dal soffitto, come una lieve e delicata pioggia scarlatta. Il petto che bruciava, pulsava, mentre qualcosa di umido e caldo le sgorgava dal ventre, imbrattando il suo bel abito bianco.

Le piaceva quell'abito. L'aveva visto dalla sarta e se n'era subito innamorata. Era perfetto per quel ballo, se solo... e poi... il pugnale... il suo pugnale...

Ino trasalì, scossa da quella visione incontrollabile che le era apparsa davanti agli occhi, come se la stesse vivendo (o rivivendo) in quel momento.

Il sangue aveva ripreso a sgorgarle copioso dalla mano e in un attimo, tutto fu chiaro.

Ricordava, adesso: poco prima stava cucinando tranquillamente, la testa altrove, lontano da lì, probabilmente ancora una volta a Suna. Sì, inevitabilmente era tornata a pensare a Shikamaru e... e poi, improvvisamente, il grosso coltello utilizzato per tagliare la carne, aveva rapito la sua attenzione. Lo scintillare della lama larga e affilata l'affascinava così tanto da renderla magnetica. Tutto era svanito improvvisamente nel vuoto: come preda di un raptus violento, senza logica né ragione, istinto allo stato puro, quella lama così invitante era affondata nel palmo della sua mano, desiderosa di macchiarsi del suo sangue e di sentirla soffrire. Proprio come allora...

A quel punto, i pensieri si fusero, diventando un confuso groviglio di immagini senza senso nella testa di Ino. La cucina, il gazebo, il coltello, i petali di rosa, il ciondolo, il vestito bianco, il sangue... tutto prese a vorticare vertiginosamente in quella stanza, come se fossero entità concrete, fondendo realtà e finzione, senza permettere a Ino di capire dove si trovasse realmente.

Solo un gemito sommesso, e tutto svanì nelle tenebre, ancora una volta.

Ino rimase distesa al suolo, priva di sensi, mentre il sangue della ferita alla mano diveniva improvvisamente rappreso.

L'antico ciondolo rimase a terra, vicino alle garze insanguinate. Vi rimase solo per pochi secondi, perché presto, con un lieve cigolio, la finestra si aprì, permettendo all'aria umida di pioggia di riempire la stanza della Yamanaka. Dei passi leggeri ma sonnolenti attraversarono la camera, avvicinandosi prima al corpo privo di sensi di Ino, poi alle garze e alla catenina.

Il ragazzo avvolto dallo spesso mantello nero si chinò appena dall'alto del suo metro e settanta, e raccolse con un gesto rapido il ciondolo, che lui stesso aveva fatto pervenire alla ragazza.

Sostò per alcuni secondi sulla medaglietta a forma di goccia, dopodiché la appoggiò con grazia sul comodino di fianco a letto. Tornò sui suoi passi, inginocchiandosi al lato del corpo di Ino, carezzandole dolcemente la guancia pallida, provocandole ancora una volta dei caldi brividi.

Con una facilità quasi innaturale, il ragazzo la sollevò da terra, come se fosse un'azione abitudinaria per lui. Non appena la ebbe fra le braccia, sussultò, come scosso da un'intensa emozione.

Scosse la testa, lasciando che il cappuccio ricadesse sulla schiena, mentre alcuni capelli corvini sfuggivano dalla pettinatura ordinata per accarezzargli il volto.

Non perse altro tempo e adagiò Ino sul letto, coprendola gentilmente con le coperte viola. Un'ultima carezza, dalla guancia, lungo gli zigomi, fin alle labbra.

-"Amore mio..."- sussurrò, fissando con desiderio le labbra rosse e morbide della ragazza, trattenendosi a fatica dal baciarle.

Il misterioso ragazzo sospirò, indossando nuovamente il cappuccio, e saltò agilmente sul davanzale della finestra, per poi svanire nuovamente come un'ombra nella notte.

 

 

La vide uscire dal negozio col volto pallido e lo sguardo basso e triste. Il passo era lento e svogliato, mentre un'aura di malinconia l'avvolgeva, pesante.

La mano bendata cadeva molle lungo il fianco, mentre la catenella era sempre lì, saldamente legata intorno al suo collo.

Ancora una volta, un brivido freddo e mozzafiato percorse la schiena della Yamanaka, invitandola a respirare più a fondo: rieccolo che la spiava. Per un po' era svanito, ma adesso era tornato in azione.

Ino dovette aumentare il passo, crucciata e infastidita, mentre un ansioso groppo in gola per poco non la soffocava. Il respiro mancava, gli occhi bruciavano, e il nervosismo le irritava la pelle quasi come carta vetrata.

Dopo pochi passi, prese a correre velocemente verso il palazzo dell'Hokage, fermandosi solo dopo averne varcato la porta. Ino si appoggiò contro la parete, accasciandosi al suolo, affondando il volto fra le ginocchia. Ansimante, prese a piangere, silenziosa.

-"...ancora..."- singhiozzò disperata la biondina, realizzando di aver avuto nuovamente un attacco di panico.

 

Il ragazzo sospirò, una volta che Ino sparì dalla sua visuale. Avrebbe voluto seguirla, visto che era da qualche giorno che non aveva più occasione di vederla, ma dovette fermarsi: oggi era turno di casa Yamanaka.

Ci aveva impiegato più del previsto ad intrufolarsi in casa Nara, visto che Shikaku pareva avvertire la sua presenza. Fortunatamente, anche lui era partito per una missione, lasciandogli il via libera per la camera di Shikamaru.

Il ragazzo - che oggi aveva abbandonato il suo mantello nero - lasciò il tetto della casa di fronte, saltando con agilità impressionante sulla finestra della camera di Ino, che aprì facilmente.

Entrato si guardò attorno, con interesse. Vedere quel luogo alla luce del giorno gli fece uno strano effetto. Il viola dominava ogni angolo della camera, dalla tende alle lenzuola, dal tappetto al portapenne.

Lui ricordava che il suo colore preferito, in realtà, era il bianco... si morse il labbro inferiore, con espressione amareggiata, scuotendo la testa come per cancellare certi pensieri.

Si diresse verso la scrivania, luogo tappezzato di foto, libri e quant'altro ci potesse essere. Con attenzione, il ragazzo sollevò uno a uno i libri e i quaderni della Yamanaka, fino a raggiungere un piccolo libricino rosa nascosto in fondo alla pila: il diario di Ino.

Sorrise, soddisfatto: ormai aveva la situazione in pugno.

 

 

Aveva pianto a lungo in quell'angolino nascosto del palazzo: la tensione che l'attanagliava era troppa, così come la paura di fidarsi degli altri.

Sapeva di poter contare su Sakura, però in quel momento la sua situazione le pareva talmente assurda, che era chiaramente convinta che nessuno avrebbe potuto crederle per davvero.

Così si sfogò con se stessa per una buona mezzoretta, dopodiché cercò di ridarsi un minimo di ritegno alla Ino Yamanaka. Anche se la vera Ino, in quel momento, le pareva quasi una sconosciuta.

La ragazza salì le scale, dirigendosi verso l'ufficio dell'Hokage per domandare istruzioni sui compiti quotidiani, e pregò che non si trattasse di passare altre ore nell'obitorio con Shizune: già si sentiva abbastanza morta dentro, non aveva bisogno di altri cadaveri nella sua vita.

Dei rimproveri pesanti e risentiti provenivano dall'ufficio e Ino si piazzò davanti alla porta senza capire con chi ce l'avesse Tsunade. Non la sentiva così furiosa da tempo, e - visto che Naruto era in missione - c'era solo una persona così abile da stuzzicare la sua pazienza al limite...

Senza pensarci due volte, Ino aprì la porta senza nemmeno bussare, sostando allibita sulla figura alta e familiare che stava in piedi davanti alla cattedra dell'Hokage, con espressione seccata e le mani ben ficcate in tasca.

-"Shikamaru..."- sussurrò Ino, incredula.

-"Ehilà, Ino..."- la salutò Shikamaru, tradendo un'espressione stranamente sollevata sul volto.

-"Come mai sei già tornato?"- domandò la Yamanaka, sorpresa.

-"Ehm... dovevi parlarti... urgentemente."- ammise il Nara, senza troppi giri di parole.

-"Scusatemi, Romeo e Giulietta, potreste rimandare le vostre timide effusioni a più tardi? Ino, sto facendo una lavata di capo a Romeo, se non ti dispiace..."- intervenne Tsunade, alquanto irritata.

All'udire quegli appellativi, i due ragazzi arrossirono all'istante, imbarazzati dall'insinuazione dell'Hokage.

-"Mi scusi, Tsunade-sama..."- commentò Ino, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle, ancora imbarazzata.

-"Shikamaru... si può sapere cosa ti succede?"- domandò la donna, tornando alla sua ramanzina.

-"Ho avuto un brutto presentimento, Tsunade-sama. Solo questo."-

-"E un presentimento è sufficiente per farti interrompere la missione?!"-

-"Sì, questa volta... sì."- ammise Shikamaru, perentorio e pensieroso.

 

 

-"Ehi, Ino!"- la salutò con un gran sorriso Choji, seduto sulle scale del cortile in attesa del compagno.

-"Ciao Cho... ma com'è che siete tornati così presto?"- domandò la Yamanaka, accomodandosi di fianco all'Akimichi.

-"Ma che ne so... improvvisamente di notte Shikamaru mi piomba in camera sbraitando di vestirmi e di fare i bagagli che tornavamo a Konoha. Mi ha solo accennato ad un sogno che ti riguardava e ad un brutto presentimento... e nulla di più. Però sembrava piuttosto turbato."- spiegò l'amico, perplesso.

-"Capisco..."- sussurrò Ino, stringendosi le ginocchia al petto, con un profondo sospiro.

-"Ehi."- li richiamò poco dopo Shikamaru, apparendo improvvisamente alle loro spalle.

-"Allora, te le ha suonate Tsunade-sama?"- domandò Choji, divertito.

-"Manco fossi stato un violino, Choji."- sospirò il Nara, con un lieve ghigno che subito svanì, non appena il suo sguardo si posò su Ino. -"Ino... ti devo parlare un minuto. Ti va?"-

All'udire quella domanda, la Yamanaka percepì il cuore balzarle in gola e le gote colorarsi improvvisamente, andandole in fiamme.

-"Ho capito, levo le tende."- sorrise Choji, andandosene quasi con piacere.

-"Perché sei tornato indietro? Choji mi ha detto..."- iniziò Ino, scrutando dubbiosa il ragazzo sedersi al suo lato.

-"Lascia stare quello che ho detto a Cho. Si può sapere cosa diavolo sta accadendo? Tsunade-sama mi ha detto che ancora non ti sono passati quegli assurdi attacchi di panico."- iniziò Shikamaru, con voce rapida e pesantemente seccata.

Ino rimase ferita dal tono scocciato di quelle parole, quasi l'essere tornato a Konoha fosse un peso insostenibile per lui.

Lo fissò allibita mentre lo vedeva portarsi una sigaretta in bocca, sintomo di grande irritazione.

-"Sì, ma... non li faccio venire... apposta..."-

-"Ci mancherebbe altro! Sei ancora convinta che ci sia qualcuno che ti pedini?"- domandò poi lui, con un sospiro, premendosi le dita contro le tempie.

-"C'è qualcuno che mi pedina, Shika. Non lo vedo, ma c'è."- protestò la biondina, offesa dal dubbio.

-"E ne sei così spaventata che porti al collo la sua catenina?"- sbottò improvvisamente il Nara, scattando in piedi e fulminandola con sguardo seccato.

D'istinto, Ino si portò la mano fasciata sulla collana, stringendola quasi con la paura di perderla. Come faceva il suo compagno a sapere che quel ciondolo gliel'aveva regalato lui?

-"Cos'hai fatto alla mano?"- domandò Shikamaru, prendendole la mano fra le sue, perplesso.

-"Mi sono tagliata in cucina."- ammise la Yamanaka, tradendo un certo nervosismo nella voce.

-"E... perché c'è del sangue sul ciondolo?!"- insistette il Nara, questa volta con tono più allarmato.

Shikamaru allungò la mano verso il petto di Ino, cercando di afferrare il ciondolo, ma di scatto la ragazza si alzò in piedi, allontanandosi da lui come spaventata... terrorizzata.

Il petto si alzava e abbassava velocemente, preda della respirazione faticosa della Yamanaka, diventata improvvisamente pallida come un lenzuolo. Fissava Shikamaru con occhi sbarrati, terrorizzata dall'ipotesi che potesse avvicinarsi al ciondolo o... a lei.

Nuovamente, delle immagini lucenti, confuse, veloci, la accecarono, portandola a chiudere gli occhi per via del bruciore.

Ancora il gazebo, quel gazebo bianco, attorniato di rose rosse, dilaniate dalla pioggia battente. La pioggia... quel particolare non c'era nelle visioni precedenti. E non c'era nemmeno il sangue sul suo bel vestito bianco. Anzi, non c'era proprio il suo vestito bianco, sostituito da un abitino rosa inzuppato, qualche petalo scarlatto umido attaccato alla stoffa.

Davanti a lei, c'era lui... lui che la guardava severo e dispiaciuto, la bocca piegata in una smorfia seccata.

-"Non ti amo."-

-"NO!"- urlò improvvisamente Ino, portandosi le mani sul volto, prendendo a respirare a fatica.

-"Ino!"- trasalì Shikamaru, avvicinandosi a lei, preoccupato da quella reazione improvvisa.

-"No! Lasciami stare, LASCIAMI STARE!!!"- sbraitò la Yamanaka, divincolandosi abilmente dalle braccia del ragazzo e fuggendo in direzione dell'uscita.

-"...Ino..."- sussurrò il Nara, paralizzato.

Avrebbe voluto seguirla, ma lo shock nel sentirsi respingere a quel modo l'aveva bloccato lì senza possibilità di muoversi, né di pensare.

La situazione gli stava sfuggendo di mano troppo velocemente, probabilmente anche a causa della sua superficialità: nessuno aveva capito di quanto Ino stesse veramente male.

 

 

Il ragazzo lasciò scivolare le pagine del suo blocchetto degli appunti fra le dita, studiandone con attenzione le parole scritte nel suo alfabeto, incomprensibile per la maggior parte degli abitanti di Konoha.

Il suo occhio dal taglio felino sostò interessato su una frase appuntata in grassetto sul fondo, e prese a ripeterla sottovoce, quasi la stesse memorizzando.

-"...Shikamaru ha sempre un tono indolente e seccato... ripete in continuazione mendokuse... mendokuse... mendokuse... dovrò ricordarmelo!"- sorrise fra sé e sé il ragazzo, soddisfatto delle sue ricerche.

Forse, aveva preso la situazione con troppa leggerezza. Saltando dalla finestra della camera di Ino, era rimasto fermo in mezzo alla strada, dedito a leggere i suoi interessantissimi appunti raccolti nell'ultima ora.

Venne richiamato alla realtà solo quando percepì un sussultare spaventato davanti a sé.

Il ragazzo sollevò il volto, inarcando le sopracciglia sorpreso quando si ritrovò di fronte proprio Ino.

Quella non se la sarebbe davvero aspettata. Come poteva essere già rientrata, se era uscita da nemmeno un'ora?

Ma il problema, comunque, rimaneva.

I due si guardarono sorpresi, le labbra serrate, senza saper che dire, entrambi messi estremamente a disagio... ma per motivi ben diversi.

Fortunatamente, la prima a parlare fu Ino, levandogli di dosso l'impiccio di dover iniziare un discorso per lo meno sensato.

-"Cosa ci fai già qui... Shikamaru?!"-

Ecco. Bella domanda. Cosa ci fai già qui, Shikamaru?

 

 

 

*Tutti guardano Luly con sguardi di minaccia e fucili carichi in mano*

Ehm… sì… ok, premettendo che amo questa storia perché è incredibilmente divertente far soffrire Ino (e voi), mi dispiace aggiornarla così di rado, perché credo che abbia un grande potenziale ç__ç

Non so come farmi perdonare per il ritardo disastroso, e se vorrete recensire comunque, ne sarei onorata. ù_ù

Uh uh uh… e spero che il mistero si faccia sempre più chiaro (non è vero, spero di confondervi le idee ogni capitolo sempre di più!).

Al prossimo aggiornamento, che mi impegnerò a fare il più presto possibile!

Un bacione,

Luly

 

Grazie a tutti coloro che recensirono (e recensiranno) ç__ç :

InoYamanaka89

Giulia

Andrearomanista

Sissi 4 ever

Diana88

Solarial

Kikkyxx14

  
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