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Autore: Melitot Proud Eye    14/01/2015    5 recensioni
[vecchio titolo -> Doveri]
«Thor, tu hai bisogno di una moglie.»
«Io ho già una moglie» dice lui. «E un marito, e un fratello e un amico. E sei tu. Non ho bisogno di sconosciuti nel mio letto.»

Doveri e desideri di due sovrani.
{Presso fuochi di campo e troni di re incoronati - XII}
[future!fic post-Avengers/TDW] [Thorki-Thunderfrost + Jarnsaxa/Thor]
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Presso fuochi di campo e troni di re incoronati'
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Note: Ce l'ho fatta!! Quasi non ci credo /cry
Quando ho iniziato questa parte (non parliamo della serie intera), non avrei mai immaginato di metterci così tanto a finirla; anni! E soprattutto che diventasse un mostro da quasi 50K. Poco per alcuni, lo so, ma per me che perdo facilmente il filo sono tanti O_o La strada è stata difficile ma piena di soddisfazioni, non ultima quella di aver concluso, per cui non me ne pento; ma è anche un sollievo mettere la parola "end". Fiuu. Dai che si può continuare con la serie!
Voglio ringraziare tantissimo tutti voi recensori, che mi avete sostenuto e incoraggiato quando credevo che nessuno leggesse. I vostri commenti mi hanno riempita di gioia, fatto riflettere e condividere il vostro divertimento :D grazie!
Grazie anche a tutti coloro che hanno solo letto; spero abbiate passato qualche ora piacevole. Se è così, ho restituito al fandom almeno una parte di tutto il divertimento avuto in questi anni :)

Ecco a voi l'ultimo capitolo, un (bel) po' in ritardo rispetto a quello che avevo promesso... ma sicuramente meglio di quel che sarebbe stato tre settimane fa. Spero renda giustizia alle vostre aspettative!

Versione con smut su AO3.
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La Linea d'Oro
 
 

I
 
Sua madre indossa una cintura che Loki associa alla Fontana di Mìmir. Lo abbraccia nello spiazzo del Válaskjálf, in mezzo ai passanti e alle guardie, incurante del suo stato disgustoso.
«Sono orgogliosa di voi.»
Lo bacia sulla fronte, tirandosi sulle punte dei piedi. Quando li riappoggia sul pavimento i suoi occhi brillano.
«Veglierò io sui mondi per voi, stanotte.»
Loki si sente (brinare) arrossire. Non c'è bisogno di chiedere cosa intende... solo da scrollare Thor, se è stato lui a dirglielo. Le madri non dovrebbero sapere certe cose.
Frigga sorride e gli dà un colpetto malizioso sulla guancia, smuovendo qualche cristallo di ghiaccio. Poi se ne va con passo allegro.
 
L'imbarazzo si è trasformato in impazienza quando Loki finisce di rastrellare i suoi hrimthurs per palazzo e cittadella. Non ha tempo da sprecare.
Eppure altro va buttato chiarendo quali Jötnar torneranno con lui e quali rimarranno per gozzovigliare ad Asgard. L'impazienza diventa frustrazione. Con un gesto secco ordina a... ha perso il conto... a chi è interessato, e sarà meglio che le idee siano chiare in questo preciso istante, di correre al Bifröst per partire. Li segue dall'alto come falco per farli rigare dritto.
A Jötunheim la notizia della vittoria è già arrivata. In assenza pro-bellum del re, i burocrati hanno avviato i preparativi per una celebrazione autonoma, come Loki immaginava, e alcuni degli operai che lavoravano alle decorazioni per il Mezzinverno sono stati dirottati sul progetto. Il preavviso è troppo breve perché possano creare chissà cosa, ma almeno una (inaccurata, pacchiana) statua con l'idra sconfitta e lui grande il doppio del reale darà caratterizzazione a quella che, di fatto, sarà la solita orgia cittadina. Gaudio e tripudio.
Comunque Loki ha intenzione di tenere solo un brevissimo discorso, in apertura del banchetto approntato per le strade. Il resto non lo riguarda.
Prima di quel momento, mentre silava nelle sue stanze, parla con messaggeri e proiezioni di seiðrmaðr. Senza la mole dell'idra a sostenerlo, il Pugnale di Hel è imploso: i suoi seiðrmaðr lavorano da qualche ora per stabilizzarlo e una falange di Thrym ripulisce le zone più colpite del Gastropnir. Loki dà qualche direttiva, qualche consiglio. Poi caccia via tutti.
Ancora poche ore – meno di tre. Le lune calano in fretta.
Esce dalla vasca di acqua tiepida, fa dissipare la cortina di nebbia che lo celava. Grazie al piccolo balcone si gode la vista di Utgarð, scintillante sotto i suoi festoni di neve. Si asciuga ghiacciando l'acqua che ha sul corpo e pensa a quello che farà stanotte.
Senza rendersene conto, pian piano diventa un groviglio di nervi.
Si veste con semplicità, scegliendo pochi gioielli: il suo sigillo, alcune cose significative che sono state regali di Thor. Sono le stesse che indosserà per lui.
Meno due ore e un quarto.
Scende nella sala dei banchetti, parla ai suoi nobili e cortigiani. Accetta lo schiocco secco dei loro corni di idromele con un sorriso compiaciuto a ogni brindisi. (Un'ora e mezza.) Poi, dopo qualche boccone che fatica a deglutire, li lascia a ingozzarsi ed esce, accolto dalle voci levate e dagli sguardi un po' increduli del popolo. Un altro discorsetto, semplice ma efficace. Quello che conta è mandar tutti alla baldoria.
Baldoria che condividerà, anche se non come credono.
Un'ora.
Per tutto il tempo, ogni respiro è una tortura. Ora che ha deciso il suo autocontrollo è sparito. Gli tremano le mani, ha il respiro corto e un fremito costante nel sangue; un calore freddo spiraleggia e si concentra nel suo ventre. Il suo corpo oscilla come le grandi maree, pronto a crescere...
Vuole andare da Thor, subito.
Entrare nel suo abbraccio e prenderlo senza esitazione.
Non mostrarlo richiede fino all'ultima goccia del suo autocontrollo. Ma non dovrà resistere ancora a lungo; resta solo una cosa da fare. Non ha dimenticato la meraviglia e il desiderio di Thor alla vista della Linea d'Oro, il piacere viscerale che ha provato sentendo il suo invito quand'erano al Fölkvangar. Dopo tutto quello che ha fatto per allontanarli, vuole donargliela – e, certo, sarà anche un omaggio all'ossessione Jötnar per la tradizione. Il re di una Jötunheim fiorente dovrebbe trascorrere questi giorni chiuso nelle sue stanze col suo compagno, a generare eredi sani. Gli Jötnar sanno indurirsi sino a prosciugarsi, nei momenti di povertà; occasioni come queste non vanno sprecate.
E chi vuole sprecarla?
Rivedrà la fame sul viso di Thor. Sentirà di nuovo i suoi occhi, le sue mani su ogni linea del kýn.
Tre quarti d'ora.
Il sospiro che manda Angantýr quando Loki entra nel suo studio-bottega non potrebbe essere più trasparente. Il guaritore si volta, rabatta sul suo piano di lavoro, afferra le giare delle polveri d'oro e argento e fa mostra di cacciarle nell'armadio alle sue spalle. Poi si ricorda l'inchino.
Loki inarca un sopracciglio.
«Pensavi di non vedermi per un po'?» chiede, buttando il mantello di piume su una sedia. L'unica superficie libera.
«In tutta onestà, Loki-Re?»
«Hm.»
«No. Speravo di vederti tornare per quelle» accenna all'armadio «prima di partire per Asgard, ma potevo riconciliarmi col fatto che non fossero indispensabili. E invece...»
«E invece, eccomi qui.»
Loki vorrebbe sapere perché il suo stato civile (o anche solo riproduttivo) sta tanto a cuore a quel vecchio zitello. Non è stato la sua balia né un tutore né un mentore. Prima di poter elaborare il pensiero, nota che Angantýr sta scuotendo la testa con aria da martire.
«Sono qui per la pittura adesso» fa Loki, spiccio. «E non ho intenzione di aspettare.»
Angantýr alza lentamente la testa e lo fissa come se avesse assistito a un miracolo. O a un massacro. Poi diventa un ciclone di operosità, afferrando ciotole e pennelli. Loki non sa se trovarlo ridicolo oppure offensivo.
Chiude gli occhi e intinge un dito nella pasta d'oro. Si lascia immaginare.
Guarda al passato, poi rivolge la mente al futuro.
 
Thor fa la sua comparsa al banchetto solo per protocollo, ma non se ne pente. L'atmosfera è allegra e nella sua sala siedono alcuni tra i migliori guerrieri dei Nove Mondi, insieme a sua madre e ai suoi amici. Manca soltanto Loki.
Quando l'orologio ha compiuto due giri, uno dei suoi collaboratori si sporge dall'uscio di servizio e gli rivolge un cenno discreto. Thor si alza e offre un ultimo brindisi alle sette tavolate, questa volta in onore degli alleati Jötnar. Tracannato il sidro fra grida di approvazione, annuncia il pezzo forte del banchetto: sette barili di frutta macerata nel più forte liquore prodotto dai nani, direttamente dalle cantine del Válaskjálf. E mentre si scatena il caos, sparisce con un'occhita complice a Sif, Hogun e Volstagg.
Nel bagno degli appartamenti reali lo attende una vasca fumante. L'acqua è degna del Valhalla. Reclinato all'indietro, schiena che sfiora un bordo marmoreo, abbassa le palpebre e lascia che i sali allevino gli ultimi dolori lasciati dalla battaglia.
Non può fare a meno di contare i mesi che l'hanno visto separato da Loki. I minuti che mancano al loro ritrovarsi.
Se Loki verrà.
Scuote la testa. Verrà.
Quando ha finito si veste con abiti comodi ma ricchi, in rosso, oro e camoscio, e s'intreccia i capelli sulle tempie. Non li porta più lunghi come un tempo, ma questo lo può ancora fare. Soprattutto, a Loki piacciono.
Tornato nella sua camera recupera la chiave-sigillo che ha preso dalla tesoreria prima di salire e la infila in una catenina, indossandola al collo. Poi siede sulla sua poltrona preferita con qualcosa da leggere. Gli orologi segnano quasi la mezzanotte.
Passati i suoi rintocchi, un barlume attira il suo sguardo. Thor guarda per terra.
Qualcosa si sta arricciando contro lo zoccolino del muro che confina con l'anticamera, vicino alla porta. Luccica. Da quella voluta spuntano gentilmente virgulti di ghiaccio bianco-azzurrini, che crescono, si arrampicano, fioriscono con grazia sino a trasformare la camera in una pergola bianca, baciata dall'inverno. La chiave di volta contiene effigi di Mjölnir e Laevateinn. Thor espira e sorride con tutto se stesso.
Loki bussa una volta contro lo stipite, suono attutito dai cristalli.
Il suo mantello di piume è aperto. La pittura che abbraccia il suo corpo magnifico cattura subito la luce, brillando insieme al pergolato. Loki non ha il suo rubino né altre gemme, solo familiari anelli intrecciati alle dita e un kjálta di lupo grigio. Sul viso, occhi febbricitanti e un mezzo sorriso. Nonostante la Linea d'Oro il suo aspetto è essenziale e semplice e vero.
«Eccomi.»
«Loki...»
Esitano. È il momento del passo che cambia tutto (o forse non proprio tutto).
«Credevi che non sarei venuto?»
Thor chiude il suo libro e si protende, puntellando i gomiti sulle ginocchia, cuore che batte all'impazzata.
«Pensavi davvero che avrei potuto amare un altro?»
Loki distoglie lo sguardo prima di riuscire a controllarsi. «Immagino» risponde dopo un po', distante «che dubitare sia una parte troppo radicata della mia natura, nonostante i miei sforzi.» Poi aggiunge, eloquente: «Sono accadute molte cose in questi mesi.»
Thor fa una smorfia. «E' vero. Accetto le mie responsabilità... ma hai iniziato tu, Loki.»
Invece di ostilità ottiene un sospiro. Quando è chiaro che Loki non risponderà, Thor appoggia il mento al dorso della mano destra, guardandolo in tralice.
«Dovrei renderti le cose difficili, ora... Tu hai sempre imparato solo così.»
Non sa perché lo ha detto. È felice, e non è il momento, e si sono puniti già abbastanza. (Ma essere sovrano gli ha insegnato la durezza.)
Loki accusa il colpo ma non rinuncia all'ultima parola. Nei suoi occhi, il fuoco che Thor ha sempre amato.
«Vedi? Siamo fatti l'uno per l'altro.»
Si guardano, e un accenno di riso cresce lentamente in sogghigno sulle loro bocche. Thor annuisce di buon grado.
Poi osserva con occhio obiettivo e, all'improvviso, si rende conto di quello che sta facendo. Loki sembra sicuro di sé, ma il suo corpo lo tradisce: i suoi lineamenti sono tirati, i suoi muscoli contratti. Non è pronto. Non è pronto, e Thor non deve–Thor lo sta–
La sua bocca si asperge di amaro. Si alza e va ad abbracciarlo.
Loki si chiude il mantello sulla pittura, un po' rigido. E' liscio e fresco. Odora d'inverno, piume e pigmenti dolci.
«Non tremare così» implora Thor, invaso dal senso di colpa. «Mi dispiace
«Per cosa?» chiede lui, affondando le mani nella stoffa della sua schiena.
«Ho ceduto ai cattivi consigli della guerra. Non avrei dovuto darti quell'ultimatum.»
Una bassa risata. «Io ho fatto lo stesso, Thor. E non è forse tutto lecito in guerra e in amore?»
«No. Non voglio che sia così fra noi.» Thor tira indietro la testa. L'espressione di Loki è ammorbidita. «Non voglio più dover contrattare per la nostra felicità. Perciò, se non sei pronto... e non lo sei... c'è tanto tempo, possiamo–»
Loki lo spinge via.
«Che cosa
Thor accenna un gesto pacificatore. Loki scopre i denti.
«Quante volte te l'ho detto? Non spetta a te stabilire cosa sono o non sono.»
«Hai ragione. Comunque sia, possiamo aspettare.»
Per un attimo Loki è senza parole. Poi emette un ringhio incoerente. «Oh, questo–questo–»
«Ti ho sorpreso di nuovo?»
«Thor» sibila «quello che mi hai fatto passare–»
«Me lo renderai triplicato, lo so.»
Loki lo spinge ancora, poi lo afferra per la tunica, lo scuote e preme le corna contro la sua clavicola. Thor gli passa le mani sulle braccia, attraverso le piume. La calma torna così, tra un respiro e l'altro e la reciproca vicinanza.
«Sai qual è la parte peggiore? O la migliore» dice Loki, alla fine. «Ora voglio davvero un bambino.»
Il petto di Thor si espande con forza.
«Mi fa paura. Ma... quando ti ho visto precipitare... ho temuto che–ho capito... di esser stato uno stupido.» Gira la testa per parlargli contro il collo. «Se possiamo avere tutto, finché sarai qui con me voglio tutto ciò che possiamo avere insieme. Tutto
Thor lo stringe forte tra le braccia, respiro veloce.
«Lo vuoi ancora?»
Quando alza il capo, Thor lo sta guardando con la gioia e il dubbio negli occhi. «Ma tu non devi–»
«Lo vuoi ancora? Uno, e forse altri?» ripete Loki, tirando la stoffa della tunica.
, dicono le labbra di Thor. «Sì» ripete la sua voce.
«Li avrai. Quanti ne vorrai.»
«...Quanti ne vorremo
Si baciano con trasporto. Quando si separano, senza fiato, Loki appoggia la fronte sulla gola di Thor e Thor posa una guancia sulla sua tempia. Ridono, un po' ubriachi.
«Il prossimo toccherà a te, naturalmente. Ma non questo.»
«Sei sicuro?»
«Sono pronto.»
«Allora–»
Huh. Già.
«Vuoi sposarmi?» chiedono all'unisono, e poi sbuffano una risata, fronte contro fronte.
«Sì» dice Loki.
«Sì» risponde Thor. «Sì. Finalmente.»
Quando si sono separati, riluttanti, Thor infila una mano nello scollo della propria tunica e solleva la chiave per la catenina. Gli occhi di Loki vanno subito al monile. Thor può quasi sentire la sua mente perspicace lavorare mentre segue i contorni della chiave, analizza le rune e, soprattutto, riconosce il seiðr intrecciato al suo uru.
«Quella–»
«Una sorpresa per te» dice. «Per noi.»
Tende la mano libera, la destra, e dopo un momento di scherzosa perplessità Loki la afferra.
«Come, non qui? E io che ho decorato la stanza.»
«E' bellissima» dice Thor, inarcando il collo per guardare. «Durerà? Potremo reinaugurarla al ritorno?»
«Sì, certo.» Loki si lecca le labbra. «Mi è mancato farlo qui dentro... ma deduco dalla tua impazienza che hai ben altro in serbo per la nostra notte.»
Thor sorride da un orecchio all'altro. «Tieniti forte.»
Poche parole di potere e l'aria che li circonda implode, risucchiandoli nel buio. 
 
La prima cosa che Loki vede passato il disorientamento – Tesseract, quella chiave è connessa al Tesseract – è il vuoto. Nero, deserto, stelle.
Il respiro gli si mozza in gola. Barcolla e collide con qualcosa. Thor, che lo afferra e lo tiene dritto.
«Loki, stai bene?»
Sopra di loro, l'immensa distesa di galassie si offusca. La sostituisce un soffitto a crociera, basso e chiaro come quello di un salottino.
Gli ci vuole qualche secondo per raccapezzarsi.
«Sì... credo.»
Gira la testa. Thor gli bacia una tempia.
«Forse non è stata una buona idea. Avrei dovuto pensarci–»
La sua solidità lo rilassa.
«Smettila» fa Loki, con un mezzo sorriso. «Sbaverai la pittura.»
Thor lo lascia andare. Ha un'aria davvero troppo preoccupata per l'occasione: Loki è andato da lui per fare la pace e soprattutto l'amore, non per ricordare gli orrori che si nascondono nelle profondità della galassia. 
«Sto bene» lo rassicura, posandogli le mani nell'incavo caldo dei gomiti. «Solo un capogiro. Non mi aspettavo di viaggiare via Tesseract.» Gli lancia un'occhiata. «La prossima volta avvisa, per favore? Avrei potuto reagire e mandarci chissà dove.»
Thor offre uno dei suoi sorrisi impenitenti.
«Scusa. Ero impaziente.»
«Chissà come mai?»
Thor indietreggia fino a poterlo prendere per le mani. «Sicuro di star bene?»
«, Thor.»
«Allora sei pronto per la sorpresa...»
Loki non ha finito di annuire che le pareti tornano trasparenti. Inconsciamente credeva fossero nella stanza che occupa la cima di una torre. Ciò che vede lo lascia senza fiato.
Sono a bordo di un... avamposto sospeso fra le stelle. Vetro e magia ed energia pura, e metallo, ramato e dorato. Gli ambienti sono due, a cupola, collegati da una passerella coperta che si apre proprio accanto a loro, stretta come un tunnel e trasparente oltre il pavimento e il parapetto. Nessuna area è davvero illuminata, per consentire un'agevole osservazione dell'esterno buio, ma emana comunque una luce tenue e calda.
Loro si trovano nella struttura più piccola, paragonabile a una camera. E' il punto di collegamento con Asgard, il portale di viaggio, capisce Loki. Sotto i loro piedi ci sono tarsie geometriche in leghe e pietre speciali, incise con rune di viaggio, solidità, protezione e simboli legati al cuore del Tesseract; quattro circonferenze si dispongono ai punti cardinali del pavimento, il cui cuore a stella irradia strisce di ideogrammi.
L'altra struttura è almeno tre volte più grande, coronata da una cupola i cui spicchi sfaccettati sono rinforzati da nervature di metallo. Come una coppa senza stelo, col suo fondo a cappuccio rovesciato, resta sospesa nel vuoto ruotando dolcemente, stabilizzata da una raggiera di bracci lunghissimi che terminano in sfere o punte. Al suo interno, Loki intravede quella che sembra un'isola di comando. Anche se le strutture portanti sono concluse, sono visibili ovunque parti incomplete. E' un cantiere senza detriti, tirato a lucido e ammobiliato per un'occasione speciale.
Lascia che Thor, camminando all'indietro, lo conduca fino a metà passerella. La visuale è mozzafiato.
Col cuore in gola, riconosce le galassie della loro infanzia. E quando guarda giù, giù, fino all'isola luminosa che è Asgard, sa immediatamente dove sono.
«Il nuovo osservatorio» sussurra.
Il loro progetto segreto, sospeso da tempo perché impossibile. O forse non così impossibile. Si accorge di stringere forte le mani di Thor.
«Come ci sei riuscito?»
«Ti piace?»
«È magnifico.»
«Un giorno ho riletto le nostre vecchie carte. E nelle ore di noia ho avuto un'intuizione davanti al Tesseract...»
Che Loki immagina seguita da molti tecnicismi. Thor ricambia la stretta senza smettere di fissarlo – anche se lui non può smettere di spaziare con lo sguardo sui mondi ai loro piedi... conosciuti e sconosciuti.
«Potremo continuare insieme, ora.»
Lentamente, Thor lo conduce nell'Osservatorio vero e proprio, incompleto e bellissimo. Al centro si trova un albero maestro che raggiunge il soffitto della cupola; alla sua base, una piattaforma a scalini reca i comandi e le coordinate astrali, oltre a spazi che saranno riempiti da strumentazioni e mappe. Tutt'intorno, l'architettura pulita dell'ambiente è stata ammobiliata con un tavolino di rinfreschi, due poltrone, cuscini, tendaggi e un letto sontuoso. Nell'area ridotta creano l'atmosfera di una casa.
Respirano e ascoltano. Non c'è silenzio lì, nonostante le distanze che li separano dal resto di Yggdrasil. Sotto la cupola riverberano echi dei mondi – acqua, vento, il brusio della vita, le voci pacifiche ed eteree degli alberi.
Dalle galassie scende una pioggia di stelle.
«Come ti sembra, come talamo nuziale?»
Loki gira la testa verso Thor, senza parole. Si muovono come una cosa sola, per baciarsi con tenerezza.
Poi Loki lo fa cadere sul letto e gli si arrampica addosso.
«Prendimi ora» sussurra. «Prima che decida di fare da solo.»
 
Thor ride, perché è una minaccia vuota. Loki lo fissa con occhi dilatati, mezzo sogghigno che scompare per lasciare il posto al desiderio. La luce senza sorgente dell'Osservatorio anima le linee di pittura d'argento come se fossero onde su acqua.
Nel momento che li divide da quell'ultima cerimonia, Thor si sente sopraffatto dalla gratitudine.
«Credevo fosse già accaduto... ma è la prima volta che mi offri tutto di te.»
«Sai che non lo farei per nessun altro, vero» dice Loki, slegandogli i lacci della tunica. «A parte me stesso.»
Ridono sommessamente. Poi Thor gli passa il polpastrello del pollice sul collo, lisciandogli la pelle e una linea del kýn; il suo gesto sbava un po' di pigmento. Scuote la testa senza distogliere lo sguardo.
«Se me l'avessero detto quando eravamo giovani e stupidi...»
«Parla per te.»
«Se mi avessero detto come cambiano la vita e le persone–»
«Già.» Loki lo bacia, interrompendo le malinconie. «A chi lo dici.»
Forse si sarebbero risparmiati molta sofferenza. O forse non sarebbero qua. Importa poco ormai, in fondo.
L'importante è che si siano ritrovati, ancora e ancora, per arrivare a congiungersi in questo momento. Thor lo spinge un po' indietro, scosta il suo mantello e avvicina le mani al suo ventre, palmi avanti, dita aperte verso la Linea d'Oro.
Loki inspira con asprezza, assecondando per un attimo l'istinto di ritrarsi, e Thor sorride. Poi, lentamente, le sue mani lo raggiungono per toccarlo dal centro del ventre ai fianchi – grandi, calde – dita che scivolano oltre il suo bacino per unirsi sulla schiena, sfumando la linea dei re. Creando la Cintura dell'Unione.
Loki non può che guardarlo negli occhi, sentire il suo corpo caldo e pronto. L'antica magia cristallizza i colori perché restino invariati fino al giorno in cui mostreranno la sua fecondità. Non è più un sovrano solo, ora. E domani, vedendolo, nessuno potrà ignorarlo.
Siamo uniti.
«Guardati le mani.»
Thor ruota i polsi. I palmi delle sue mani sono coperti di polvere d'oro che, al tatto, non sfuma.
«Lo saprano tutti» fa, divertito.
«Che sei mio?» fa Loki, abbassandosi finchè i loro petti non si sfiorano. «L'idea è questa...»
Gemono. La pittura finisce di cristallizzare con uno scintillio.
«Eccoti, finalmente» gli mormora Thor all'orecchio, dopo averlo baciato.
Loki chiude gli occhi, nascondendo il viso nel suo collo.
«Eccomi.»
È il momento. Lo sente come sente il seiðr che scorre in tutte le cose, sicuro e inarrestabile. Saprà esattamente quando accadrà, perché l'impulso che domina il suo corpo alla vicinanza di Thor – così vicino ora, oh, vicino e suo, soltanto suo, per sempre – quell'impulso affievolirà sino a scomparire, lasciandolo di nuovo padrone di se stesso. O forse non il solo padrone.
Loki deglutisce. Non è stato cresciuto per affrontare questo... ma, forse, la libertà che ha sempre cercato sta anche in quello.
Sarà il figlio di Thor, quello che avrà.
«Thor... Thor.»
La sua mente e il suo corpo sono pieni di lui, può soltanto tenersi aggrappato, tenerlo vicino. E per questo non sa da dove origini la coscienza di cosa accade.
È breve e fuggevole, ma nitida. Avvinghiati l'uno all'altro sotto lo sguardo silenzioso delle stelle, come i sovrani che li hanno preceduti, lui e Thor stanno creando il futuro dei mondi.
 
 
II
 
Mentre le galassie ruotano intorno a loro, Thor ricorda vecchi amici e pensa a tutte le cose e le persone che la mano della vita gli ha portato via. Poi guarda Loki e pensa alle cose che invece non ha perduto, ma conservato o ritrovato. Oggi lo rendono un uomo migliore.
La più importante è lì, accanto a lui – sempre accanto, ormai, nel bene e nel male. La persona con cui condivide ogni giorno la sua vita, con lui sentinella inamovibile nel fiume eterno del tempo.
Con la benevolenza del destino, e la determinazione di Thor, saranno insieme fino alla fine.
Sorride e Loki gli si fa più vicino.
 
 
III
 
Loki si sveglia al riverbero di mondi lontani, ovattati nella cupola dell'Osservatorio. Thor dorme contro di lui, un braccio proteso oltre il suo petto, capelli biondi sparsi sul cuscino. Per qualche tempo Loki guarda la nave. Poi gira la testa verso di lui.
Si sente... felice. In pace.
Credeva che questo tipo di felicità non potesse esistere oltre l'infanzia, che le realtà ciniche dell'età adulta ne sgretolassero l'idea un po' ogni giorno, lasciandola a splendere come miraggio soltanto nella mente degli ottimisti. Credeva che, soprattutto nella vita di persone come loro, non potesse realizzarsi. Ma Thor l'ha resa possibile. Gliel'ha donata con testarda generosità, creandola dal sole che è la sua mente. Oh, non sarà sempre così pura, certo. Dove la luce è più forte, più nere sono le ombre. Ma Loki, nel guardarlo, sente il suo cuore scoppiare ugualmente di mille emozioni.
Non vuole più che debba essere Thor a dare tutto. Potrebbe dare e dare fino a prosciugarsi, e Loki si rende conto che non può permetterlo. È completo, ora... farà la sua parte senza sottrarsi.
E se avrà paura (oh, ne avrà), trarrà forza dalla nozione che il suo amore è il cardine del mondo di Thor.
Loki guarda su, e il peso di Thor lo àncora contro l'oceano di galassie che li sovrasta. Sente che potrebbe perdersi di nuovo se lo lasciasse andare; ma Thor non lo farà. Non l'ha mai lasciato davvero andare, per tutte le loro vite, ed è grazie alla sua ostinata perseveranza che oggi hanno vinto.
Tutto ciò che hanno vissuto, pensa – tutto ciò che hanno accolto e rifiutato, appreso, rinnegato – tutto conduceva lì, a quel momento.
Le vie del destino sono imperscrutabili.
Ti amo, pensa, premendo il viso contro la sua fronte. Mi avrai sino alla fine dei nostri giorni. Questo giuro una volta, questo giuro due volte, questo giuro tre volte.
Loki cinge le spalle di Thor e si tiene stretto, stretto.

 
 

oo FINE oo






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[Bonus]
Quando glielo dicono, Fandral ha un sussulto di singhiozzo. Poi si piega in due e ride, ruggisce – si sgola. I Guerrieri Due e Sif si scambiano un'occhiata.
«Non dirci che non te l'aspettavi» fa Hogun.
E Sif: «Non c'è niente da ridere.»
«Oh, non sono d'accordo, moglie mia» boccheggia Fandral, tirandosi su a fatica. «C'è molto, molto da ridere. Non credevo che Thor fosse così pazzo! Loki? Loki il Possessivo? Loki dalle Mille Risorse? Thor si sta condannando a una vita di monogamia terminale!»
Si ferma a riflettere.
«Non che mi dispiaccia veder diradare la concorrenza.»
Sif gli assesta un cazzotto sul muso. Volstagg scuote la testa, poi sorride.
«L'amor non è bello...»





Non ho saputo resistere XD era un siparietto che avevo scritto da più di un anno. Sentitevi liberi di ignorarlo se vi rovina la sacralità del finale.
*La frase sulla monogamia terminale è un omaggio al bellissimo film Sliding Doors. Se non l'avete visto, dovreste farlo.

Ee... basta. Questa parte della serie è finita. Le prossime le saranno collegate in modo abbastanza stretto, comunque, quindi non temete, ritroverete ancora questa atmosfera. Non credo che sarano altrettanto lunghe però, anche se non si può mai sapere.
E se avete tempo, mi farebbe un gran piacere sentire le vostre opinioni! ❤

Sniff... bye Doveri!
   
 
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