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Autore: Thingsthinker    14/01/2015    3 recensioni
Rinuccio e Nina crescono fra la polvere e il dialetto cattivo di un quartiere poverissimo alla periferia della città.
Le ragazze si sposano a sedici anni e se qualcuno le tocca prima è dovere dei familiari ammazzarlo di botte.
Nina è la più brillante della sua classe; lo sanno tutti che scapperà da quel posto appena possibile e cambierà il suo destino.
Rino nel suo destino ci sta già dentro fino al collo, lo vive tutti i giorni quando si alza e va al cantiere; dodici anni, la pelle bruciata dal sole, le braccia forti - perchè devi essere forte, per fare il muratore.
Non potrà mai averla e lei non potrà mai avere lui.
Forse.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L'AMORE INFAME è un racconto ideato e scritto da Lee, cioè me. Se vi servirà come fonte di ispirazione mi farebbe piacere che me ne parlaste.
Se me lo copiate vi spezzo le gambine. ^_^



3.
NELLA NOSTRA POLVERE (II°)


Pochi minuti dopo Nina si lascia alle spalle il campo da gioco e i suoi fratelli, in mano la pagella che ormai è diventata un po' sgualcita, e attraversa le strade del quartiere. Sulla via principale, vicino l'alimentari, incontra Giulietta.
Sono ancora amiche: anche se Nina preferisce spesso la compagnia delle compagne di scuola non può non ammettere che con Giulietta - che ora si fa chiamare Lula - si trova meglio. Hanno in comune un passato e un presente che scorrono vicini e intrecciati, si sorreggono l'un l'altra, così lontane nei pensieri astratti quanto vicine in quelli concreti: sono colonnine che sorreggono la miseria che le circonda, se si appoggiano a vicenda ce la fanno meglio.
Lula è cresciuta e ha messo un po' di curve, indossa un vestito povero ma pacchiano che però sembra piacerle molto.
"Dove vai" le chiede, ma la sua non sembra una domanda.
"Da Rino." risponde Nina senza problemi. Lula sa del loro rapporto di "amicizia", anche se disapprova. Infatti si rabbuia, poi si piega ad aggiustarsi il vestito e i capelli biondi le coprono il viso. Quando si rialza, gli occhi chiari sono freddi.
"Dovresti smetterla di perdere tempo con quello zotico, Ninè. Quello fa finta di ascoltarti ma ti guarda le tette, credi a me, di quello che dici non gliene fotte un cazzo. Tanto non lo capisce, come non lo capisco io."
Quelle cattiverie la colpiscono in pieno petto come un martello. Perchè lo dice? Nina non capisce. La conosce da sempre, non ha mai capito questo suo esplicito discriminare Rino, questo suo odio profondo verso di lui. La guarda: gli occhi sono gelidi, lo sguardo la trafigge e la fa star male, le labbra sono contratte in una linea sottile. 
"Tu ti stai a fa un futuro bello, luccicante:"dice, accorgendosi del dolore negli occhi di Nina "a noi lasciaci qua con le nostre case e la nostra polvere, che ci gestiamo benissimo. Non vogliamo vedere come è là fuori, qua dentro ci stanno già abbastanza casini."
Nina non risponde, vorrebbe solo scappare, lasciarla indietro con tutte quelle mezze verità dolorose. Lula riattacca a parlare del più e del meno, poi d'un tratto assume un tono confidenziale. 
"Ninè, ti dico un segreto."
"Dimmi."
"Mi sto vedendo con Sandro."
"Sandro il figlio del falegname?" dice Nina, un po' stupita, e per abitudine usa l'italiano. Poi si corregge e ripete in dialetto. Lula l'italiano ovviamente lo capisce, ma le fa fatica parlarlo e non le piace. Dice che il dialetto le appartiene e l'italiano no.
"Si, proprio lui. Però non sono più falegnami. Ora hanno aperto il nuovo mobilificio in un quartiere in centro e stanno facendo molti soldi."
"Certo, però c'hanno i debiti con i criminali."
Lula la guarda male e Nina lo sa, lo sa che sta demolendo tutto, ma non le importa: Lula ha messo a nudo la verità di Nina e Nina sta spogliando la sua.
"E' vecchio" aggiunge.
"Sono solo cinque anni, che vuoi che sia."
"Ha ventuno anni, quindi sono sei. Tu ne hai quindici."
"Stessa roba. Però, Ninè, sapessi quanto è bello."
"Dicevi che aveva il nasone."
"Macchè, è fascino. E poi che fisico!"
"Dicevi che era tutta pancia."
"Non l'ho mai detto. Ma mi fa così ridere, oh, Ninè!"
"Dicevi che le sue spiritosaggini erano stupide e volgari."
Lula finalmente scoppia.
"E chi se ne fotte di quello che dicevo, ero una ragazzina insensata e molto stupida! Lui mi vuole bene, mi fa tante gentilezze e si prenderà cura di me!" Nina sta per dire qualcosa ma Lula la trascina in un vicoletto in malo modo.
"Tu fra un po' te ne vai, capisci?" dice sibilando "Tua madre mi ha detto che vai a vivere da una conoscente in città. Brava. Io no, capisci?! Io non ce l'ho il supercervello, e nemmeno i soldi tengo. Io rimango dentro a questa merda e siccome da sola non ne posso uscire mi serve qualcuno che mi tira fuori. Tu avrai una bella vita con chissà chi, io devo pensare a trovarmi un marito che mi dia meno botte degli altri!" grida a bassa voce, quasi con un rantolo. Ha gli occhi lucidi di rabbia e le braccia strette contro il corpo con i pugni chiusi, quasi a trattenersi dal picchiarla. 
Nina rimane dritta di fronte a lei, lo sguardo duro ma incerto.
"Questa è la mia vita, Ninè, a sta merda ci sono affezionata. Sono i miei muri e le mie strade. Fuori da qui non sono niente."
Nina la fissa.
"Ti voglio un bene che non lo sai." le dice forte, in dialetto, e poi la abbraccia. La abbraccia stretta. E mentre stanno abbracciati, Lula piange.
Piange perchè Nina, la verità, non la saprà mai.

C'è ancora una persona che Nina deve vedere, e quasi corre mentre raggiunge il cantiere. 
Lei e Rino hanno continuato a vedersi ma non troppo, quasi a prendere le distanze: un tentativo forse di limitarsi ad un'amicizia distaccata che però funziona male.
Nina si ferma vicino le impalcature dove lavorano gli operai.
"Ue, bellezza, che cazzo ci fai qua?" dice un uomo grosso dall'aria bonaria. In quel momento si gira un ragazzo con la barba nera:
"Ei, Ninè!" non è Rino ma Cristiano, suo fratello. "Aspetta qua, ti chiamo Rino."
E Rino poi arriva, coperto di polvere bianca, con una vecchia salopette e qualche pezzetto di intonaco fra i riccioli bruni. Nina lo guarda e non può fare a meno di sorridere al suo sorriso.
"Ti aspettavo." dice "Allora, com'è andata?" 
Nina gioisce. Se lo ricorda, lo sapeva che quel giorno le davano la pagella. Se n'è ricordato. 
Gliela mostra. Rino sa ancora leggere e quando ha tempo prende anche dei libri, anche se dei suoi studi Nina non sa più niente ed è convinta che abbia mollato da tempo. 
"Dieci?" dice, alla fine. "DIECI IN ITALIANO? Dio, sei la persona più intelligente che abbia mai conosciuto. Cristiano!" grida "Cristià! Questa ci fa il culo a tutti! Ninetta ha preso dieci in italiano!"
Nina è pervasa da un senso di gioia, di soddisfazione: nulla avrebbe potuto farla più felice di quella frase un po' volgare, urlata in dialetto. Forse, se fosse lucida, noterebbe che Rino, nella polvere del cantiere in cui lavora da sei anni, ha usato un congiuntivo. Un congiuntivo, che è raro nel rione quasi quanto i soldi puliti.
Cristiano si gira. "Brava" urla, poi si volta e riprende a lavorare. 
"Anche io devo dirti una cosa."
"Vai."
E Rino comincia. Un fiume di parole un po' in italiano e un po' in dialetto, incasinate, che si accavallano fra loro. Ma Nina è strabiliata: Rino, a sua insaputa, ha frequentato un corso per corrispondenza di economia base, e ha preso il diploma.
Nina è così felice, così contenta, molto più di quando ha visto il suo misero dieci, che ora le pare inutile accanto al diploma di Rino; Rino che ha lavorato tutta la vita, che ogni sera tornava e con una candela studiava statistica ancora sporco di calcinacci.
E si accorge di una cosa. Si accorge che vedere felice lui rende più felice lei, e viceversa. E questo - sebbene impossibile, sebbene strano, inutile, sbagliato - non fa che aumentare la sua felicità. 
Fa una cosa che non aveva mai fatto: si alza in punta di piedi, e lo abbraccia.

Quando Cristiano si gira di nuovo i due stanno ancora parlando e si scambiano un rapido, rigido abbraccio. Continuano a parlare.
Cristiano smette di guardarli. Gliel'ha detto tante volte, "lasciala stare quella, ti rovini il cuore con st'amore infame", ma lui niente.
Suo fratello era sempre stato un po' pazzo, e ora era anche suicida.




 




Lalalala ve l'avevo detto che ero puntuale...
...no scherzo, non è vero.
Per prima cosa voglio dire che so che "primo" e "secondo", se scritti in numeri romani, non necessitano del pallino in alto a destra. Ma l'ho messo lo stesso perchè avevo paura che potesse sembrare una I. 
Detto questo, in pratica questa qui è la seconda parte del capitolo precedente.
Nina, Lella e gli altri fratelli, Lula, stanno cambiando e stanno crescendo. Se Lella non condivide i pensieri di Nina Lula (il cui stesso cambiamento di soprannome indica la crescita), che prima trovava stupido tutto quel faticare di Nina secondo lei inutile ora in qualche parte di lei sta rimpiangendo di non averne avuto nè la capacità nè i mezzi.
Tutte e tre le ragazze si stanno accorgendo che devono crescere, e rapidamente.
Ma ora lascio a voi le osservazioni e mi dileguo, ho già detto troppo.
Un grande bacio e grazie per aver letto
Lee
  
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