Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Loda    14/01/2015    4 recensioni
Quanto poco abbiamo conosciuto le vite di Petra, Auruo, Gunther e Erd e il loro rapporto con lo stesso Levi? Questa fan fiction va un po' indietro nel tempo e propone una possibile versione della loro storia all'interno della legione, con il punto di vista di Petra.
Personaggi: Levi, Petra, Auruo, Gunther, Erd, Hanji, Erwin, Eren più altri inventati.
[dal testo] Petra uscì dalla camera di Levi con circospezione e cercando di camminare piano - i suoi passi le rimbombavano minacciosamente nelle orecchie, le pareva impossibile che nessuno li sentisse. Era mattino presto e in cuor suo sperava che nessuno vedesse l'ennesima delle sue vergogne. Non fu abbastanza furtiva - quando mai era stata capace di nascondere qualcosa - perché incontrò Erd lungo il cammino e la sua colpevolezza le si dipinse in faccia. Erd l'aveva colta in flagrante e lei non seppe mentire. Lui era confuso, lei disse solo: "Non dirlo ad Auruo... Non dirlo a nessuno." La verità era che Erd non l'aveva colta in flagrante, solo che lei aveva voglia di parlare con qualcuno.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auruo, Bossard, Erd, Gin, Gunter, Shulz, Petra, Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La squadra di Levi - capitolo IV
Capitolo IV 
  
  
  


Petra si era sentita osservata dal capitano parecchie volte, sia durante gli allenamenti, sia durante le spedizioni. La cosa la metteva a disagio e continuava a ripetersi che erano solo sue paranoie. 
«In realtà anch’io mi sento il suo sguardo addosso» disse Auruo, fingendo di rabbrividire. 
«Sarà perché ti alleni con me» replicò Petra, azzannando con disinvoltura una fetta di pane. Era passato quasi un anno da quando era entrata nella legione, l’agitazione la veniva a trovare molto meno spesso, e il suo stomaco si era ormai ambientato perfettamente. Soprattutto dopo gli allenamenti, aveva una fame terribile. 
Auruo era scoppiato a ridere in maniera antipatica, per di più a bocca piena. 
«Ehi, ma chi ti credi di essere? Si può sapere perché vuoi che quello ti fissi?» 
Petra arrossì leggermente. «Non ho mai detto che lo voglio…» 
«Voi donne siete così presuntuose» proseguì il suo amico, con un cipiglio di superiorità «Magari guarda me, potrei essere il suo tipo ideale.» Subito dopo rise di nuovo e Petra non poté che unirsi. 
Anche Auruo era visibilmente meno angosciato ormai. Riusciva a scherzare e a dire le sue cretinate; solo qualche mese prima Petra non lo credeva possibile che avrebbe riso così di gusto davanti a un’insipida zuppa di fagioli. 
«Parlate del capitano?» s’inserì vivacemente nella conversazione Gavino, seduto accanto a Petra «Mi dispiace deludervi, ma credo sia proprio immune da desideri sessuali.» 
«E tu come lo sai?» ribatté Petra, con malizia. 
Gavino fece una risata e alzò le mani in segno di resa. «Sul serio, con uno così, se mi fissasse non me ne compiacerei troppo… Anzi, penserei che stia meditando di farmi fuori.» 
Petra ridacchiò, Auruo invece aveva un’espressione leggermente spaventata. 
«Ma credo sia una brava persona in fondo…» 
«Auruo, stavo scherzando.» 
Auruo borbottò qualcosa, mentre una ragazza appoggiava il vassoio del pranzo proprio vicino a lui. «Posso sedermi qui?» chiese, dopo essersi seduta. Si trattava di Sibeal, una ragazza che Petra trovava un po’ troppo esuberante ed eccentrica. La ragazza mulinò i suoi capelli lunghi e incolti prima di mettersi a mangiare. «Sibeal, non conviene che ti tagli i capelli?» chiese Petra. 
La ragazza le puntò addosso i suoi occhi enormi. Erano di un bel colore, azzurro molto chiaro, ma sporgevano come quelli di un rospo, e le davano l’aria di una matta. 
«Me lo dice anche Hanji, il mio caposquadra. Dice che combatterei meglio… Assurdo, anche lei tiene i capelli lunghi.» 
«Ma non così lunghi…» tentò Petra. 
Auruo stava di nuovo ridacchiando. «Hanji non ha certo bisogno di consigli.» 
«A proposito di Hanji» disse Petra, dopo un po’, rivolgendosi a Gavino, visto che Sibeal era di nuovo sprofondata nella sua zuppa «Dici che Levi non ha desideri sessuali… Eppure non credete che potrebbe avere una storia con Hanji?» 
Prima che Gavino potesse rispondere, Sibeal era riemersa con un risucchio dal suo cucchiaio. «No, vi assicuro che non c’è nulla tra quei due.» 
«Come fai ad esserne sicura?» domandò Auruo, che si teneva a debita distanza dalla sua strana vicina. 
«Io sono qui da molto tempo» spiegò lei «Da prima che arrivasse Levi.» 
«Com’è possibile? Da quanto sei qui?» chiese Petra, sinceramente sorpresa. 
«Questo è il mio quinto anno» rispose l’altra «Quando Levi è entrato, tre anni fa, Hanji era un soldato semplice ed era la mia compagna di stanza.» Subito dopo scosse la testa. «L’ho sempre trovato un tipo losco…» 
Gavino sembrava come folgorato dalle novità. «Come ha fatto a diventare capitano così in fretta?!» 
Sibael si avvicinò a lui con sguardo penetrante e labbra sporche di zuppa. «Ve l’ho detto che è un tipo losco.» 
Il ragazzo si ritrasse all’istante e non disse più nulla. Petra moriva dalla voglia di fare altre domande ma la pausa pranzo era ormai finita, allora seguì Sibael lungo il corridoio ma quella pareva tremendamente interessata alle questioni atmosferiche e faceva vagare il suo sguardo inquieto sul vetro di ogni finestra. 
«Credi che pioverà oggi, Petra? La visibilità si riduce notevolmente con la pioggia…» 
Petra sospirò, senza rispondere. Capiva che cinque anni all’interno della legione erano parecchi, pochi soldati potevano vantarli, ancor meno potevano vantare una lucidità mentale perfetta. Le conversazioni diventavano difficili a lungo andare, rimenavano solo gli allenamenti, le spedizioni, il sangue. Petra pensava che fosse così anche per il capitano, che conservasse quello sguardo vacuo e insensibile per assuefazione; venire a sapere che fosse così freddo, e così forte, dopo soli tre anni la inquietava. 
La faceva sentire così piccola. 
  
  

L’anno 847 era entrato già da parecchio nella sua seconda metà, quando Petra venne convocata per la prima volta nell’ufficio del capitano Levi. 
Le era stato riferito da un caposquadra e, curiosamente tranquilla, aveva salito le scale che conducevano al quarto piano. In realtà non era troppo serena, temeva di aver fatto qualcosa di sbagliato o di dover essere sgridata ma aveva imparato a controllare l’agitazione. Se sopravvivi ai giganti, puoi sopravvivere a qualunque cosa, si diceva. Non aveva più senso avere paura al di fuori del campo di battaglia. A dire la verità, non aveva più senso ormai averne neanche lì – l’autocontrollo era tutto. 
Fuori dall’ufficio del capitano c’erano altri tre ragazzi, Petra davvero non se l’aspettava. 
Uno di loro era Auruo e la tensione che la ragazza teneva rigida sotto la divisa poté finalmente essere rilasciata. «Auruo?» 
«Petra? Hanno chiamato anche te?» 
Uno degli altri, un ragazzo che sembrava giovanissimo, fece una smorfia. «Una donna? Che strano.» L’ultimo dei tre se ne stava seduto accanto a lui, in silenzio, con due occhi grandi e timorosi. 
Petra non capì immediatamente l’insinuazione fatta, stava per replicare quando sentì dei passi dietro di sé. Un altro uomo era apparso, alto, biondo e di bella presenza. Anche lui parve sorpreso. «Siete tutti qui per il capitano?» 
«Siamo stati convocati» disse il giovanissimo, con le braccia incrociate sulle gambe. Aveva i capelli castani molto corti, il naso adunco e un’aria non molto amichevole. Il biondo assunse un’espressione gentile, ringraziò e si sedette anche lui in attesa. Auruo e Petra si guardavano incerti: cosa stava succedendo? 
Finalmente la porta dell’ufficio si aprì e comparve il capitano. 
Tutti si alzarono subito in piedi, compreso il ragazzino. Levi fece un passo in avanti e li scrutò con disinvoltura. Petra pensò che era davvero basso, persino il ragazzino troneggiava su di lui. Come se le avesse potuto leggere nel pensiero, lui puntò i suoi occhi severi su di lei. Petra sobbalzò appena, e stava addirittura per scusarsi stupidamente quando lui disse il suo nome: «Petra Ral.» 
Lei non sapeva che fare – neanche immaginava che il capitano sapesse il suo nome e cognome – e si limitò ad annuire; per fortuna lui si concentrò subito su qualcun altro. 
«Auruo Bossard.» 
«Sì.» 
«Toimo Sarinen.» 
«Sì.» Per la prima volta la voce del quinto ragazzo che ancora Petra non aveva sentito parlare si levò, un poco tremolante. 
«Erd Gin.» 
Il biondo fece un cenno col capo, e con «Jeremie Blanc» anche il più giovane annuì. 
Il capitano li invitò ad entrare, dopodiché chiuse la porta e passò dietro alla scrivania, pur rimanendo in piedi. 
«Il motivo per cui vi ho fatti convocare qui è delicato» disse, serissimo «E non mi aspetto che rispondiate subito.» Immobile, con quella voce quasi meccanica, sembrava avesse imparato a memoria quello che aveva da dire. «Vi sarete accorti che vi ho osservato per alcuni mesi, voi ed altri vostri colleghi. Infine ho selezionato voi cinque, con l’intenzione di rendervi parte di un mio progetto» proseguì, continuando a guardare dritto davanti a sé. Non guardava in faccia nessuno, perché era molto basso – Petra, che era poco più bassa di lui, si trovava alla sua destra – o forse lo faceva apposta. 
«Il comandante Erwin ha approvato la mia richiesta di avere una squadra, una squadra che dipenderà totalmente da me.» Fece una pausa e i suoi occhi saettarono per un attimo verso gli sguardi dei soldati, per vedere forse la loro reazione. 
Petra non osava voltarsi per vedere le facce dei compagni – durante gli addestramenti aveva imparato che gli ufficiali si arrabbiavano ogni qualvolta distogliesse lo sguardo. Cercava di mantenere la sua espressione immobile, e cercava di non mostrare alcun fermento, ma sapeva che le parole del capitano significavano che lei valeva qualcosa. Nella sua testa ancora vagavano parole come selezionati e squadraquando Levi parlò di nuovo: «Come potete immaginare, questa squadra non sarebbe banalmente una squadra come le altre; del resto, ognuno di voi ha già la sua squadra. Quello che vi sto chiedendo è di aderire ad una squadra, che si allenerà con me, che sarà sempre in prima linea e che si farà carico delle operazioni più particolari.» 
Sì, pensò Petra, è ovvio, non è una cosa positiva, sta riducendo la nostra prospettiva di vita. Si sgridò mentalmente perché dentro di sé non poteva fare a meno di esultare. 
«Ora, questo da una parte comporta molti più rischi per voi. Incapperete in più responsabilità e in più pericoli, ma del resto voglio sperare che se avete aderito alla legione esplorativa non siate dei vigliacchi.» Il tono di Levi si fece più colorito mentre i suoi occhi assumevano finalmente una qualche luce. «D’altra parte, il più delle volte sarete con me, ed è probabile che vi salvi il culo un po’ di volte. Anche se, e voglio che questo sia chiaro, non sarò la vostra balia.» 
Il silenzio assoluto accolse le parole del capitano, mentre la mente di Petra lavorava febbrile. Forse Levi aveva abbandonato le formalità per far capire loro come fosse fatto? O per rendersi antipatico? Ma non aveva senso, lui voleva che loro accettassero, o no? 
«Avete domande?» 
Il ragazzino alzò una mano e Levi gli fece cenno di parlare. «In base a cosa ci ha scelti? Voglio dire» Lanciò un’occhiata ai suoi compagni. «Sembriamo parecchio diversi.» 
Levi alzò un sopracciglio. «Ti è bastato così poco per capirlo?» 
L’altro non mostrò segno di imbarazzo e il capitano continuò: «Non vi ho scelto perché siete i più forti. Hai ragione, Jeremie, siete tutti molto abili nel combattimento ma è l’unica cosa che avete in comune. Per ognuno di voi ho apprezzato doti particolari che non starò qui ora ad elencarvi.» 
Petra alzò una mano, presa da un improvviso coraggio. 
«Sì, Petra?» 
«C’è un motivo in particolare per cui ha pensato di formare questa squadra? Voglio dire, sono già in programma delle… operazioni particolari 
Levi la guardò fisso e lei cercò di non lasciarsi intimidire. 
«Credo abbiamo il diritto di saperlo» concluse, distogliendo appena lo sguardo. 
«No» rispose lui, dopo un po’ «Niente in programma, per ora.» 
Petra pensava alle catture dei giganti, ma sapeva anche che Levi non era d’accordo coi piani di Hanjie, quindi non riusciva ad immaginare che operazioni potesse avere in mente. 
«Avete tre giorni di tempo per pensarci, vi aspetto qui tra tre giorni alla stessa ora» concluse infine il capitano «Se la vostra risposta sarà negativa, non prendetevi il disturbo di venire.» 
Era chiaro che avrebbe disprezzato a vita chi si fosse tirato indietro, Petra davvero non capiva tutta quella presunzione. Era un onore essere stata selezionata… ma era disposta a lavorare con lui? 
Ricordò quando avevano abbattuto due giganti insieme e la sensazione di euforia che aveva provato. Lei gli aveva coperto le spalle ma la verità – forse se ne rendeva conto solo in quel momento – la verità era che lui l’aveva salvata… Poteva essere davvero più facile con lui? 
Vi salverò il culo più volte. 
Che arrogante. 
«Siete congedati.» 
Petra e gli altri si affrettarono a fare il saluto – mano sul cuore – prima di uscire. 
Una volta fuori dall’ufficio, si guardarono ma Erd fece cenno di fare silenzio e di proseguire. Una volta raggiunte le scale, fu lui il primo a parlare: «Cosa ne pensate?» 
Jeremie reagì con una scrollata di spalle. «Immaginavo fosse una cosa del genere.» Raggiunto l’ultimo scalino si fermò e si voltò indietro a guardare gli altri. Visto che nessuno rispondeva, proseguì: «So di essere abile, e so che lo siete anche voi. Ho visto un paio di voi agli allenamenti… Non mi spiego solo la presenza della ragazza, ma va beh.» Con indifferenza, si rivoltò ma Petra questa volta voleva riuscire a ribattere. «Cosa vorresti dire? Che sono più debole di voi?» 
Jeremie strabuzzò gli occhi, come se la logica che credeva inattaccabile fosse stata scalfita. «Non puoi avere la forza di un uomo.» 
«Ma di un moccioso come te sì, sicuramente» sbottò Auruo. 
«Ehi» intervenne Erd «Non dobbiamo discutere. Avete sentito quello che ha detto il capitano, non ci ha scelti esclusivamente per la forza.» 
«È vero» convenne Jeremie, dopo aver guardato in cagnesco Auruo «Ma non si è degnato nemmeno di dirci i motivi.» Passò un attimo di silenzio, prima che aggiunse: «Io quello non lo sopporto.» 
«È il capitano» ribatté Auruo «Non penso debba rendere conto a te di quello che decide.» 
Toimo se ne stava zitto ma guardava tutti con attenzione. Combattuto, sembrava non volersi perdere una sola parola della discussione. Erd lo interpellò: «Tu che ne dici, Toimo?» 
Quello sobbalzò. «Io… io davvero non so perché mi ha scelto.» 
Jeremie fece una smorfia. Incrociò al petto le braccia esili e aggrottò la fronte, prima di parlare ancora. «Io mi sono fatto un’idea.» Alzò lo sguardo verso il biondo. «Erd è forte, gentile ed è adatto per il lavoro di squadra.» Passò ad Auruo. «Auruo è portato per il combattimento ed è fedele, un po’ lecchino probabilmente.» 
«Ehi, razza di…» 
«Toimo è agile, inoltre è umile e non parla quasi mai… Non dovrebbe dare problemi» proseguì Jeremie, ignorando Auruo. Infine puntò i suoi piccoli occhi indagatori su Petra. «Levi avrà pensato che sarebbe stato opportuna anche una figura femminile nella squadra, forse per le sue qualità intrinseche, o forse per non fare la figura del maschilista.» Sospirò. «Quanto a me, sono abbastanza abile in combattimento e ho un discreto cervello.» 
Nessuno sembrava in grado di ribattere. Agli occhi di Petra, Jeremie non era per niente simpatico, ma poteva anche averci preso. Che si fosse solo illusa pensando che il capitano l’avesse scelta per la sua abilità? Eppure c’erano tante ragazze nella legione, e lei era risultata la quarta del suo anno. Pensò di dirlo a Jeremie, ma le sembrava inutile e infantile stare a discutere. 
«Pare che il capitano abbia fatto bene i suoi calcoli» disse Erd, dopo un po’. 
«Ci ha scelti per poterci ammansire ed usare» disse ancora Jeremie «Con me però ha preso un granchio. Non so cosa farete voi, ma io non accetterò.» 
«E perché? Dovrebbe essere un onore accettare!» disse subito Auruo. 
Il ragazzino fece un sorriso di superiorità. «Ma non l’hai ancora capito? Non ci ha scelto perché siamo i migliori, ci ha scelto in base a dei calcoli.» Strinse i pugni e abbassò lo sguardo, lasciando morire il suo arrogante sorriso. «Io sono entrato nella legione esplorativa per rendermi utile, non per morire subito, e in modo così stupido. Non me ne faccio niente della gloria.» 
Senza aggiungere altro, fece un salto dall’ultimo scalino e si allontanò con passo lento e misurato, come se avesse voluto ostentare la sua disinvoltura. 
Petra non sapeva cosa fare. Jeremie non aveva messo in buona luce il capitano, nessuno l’aveva mai fatto in realtà. Ricordò Sibeal che diceva di come Levi fosse un tipo losco – ma Sibael era matta. 
«Io penso di accettare» disse improvvisamente Toimo «Non mi interessa per cosa mi ha scelto. Se ci ha scelti, ci ha osservati. E se ci ha osservati, l’abbiamo colpito.» 
Guardò i presenti, uno ad uno. La voce gli tremava un po’, sembrava gli costasse fatica parlare, ma i suoi occhi azzurri risplendevano. «Queste operazioni potrebbero essere fondamentali per la nostra guerra… È per questo che sono entrato nella legione, per fare il mio dovere di soldato!» 
Erd gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. 
Petra parlò ancora a lungo con Auruo nei giorni successivi. Il suo amico sapeva già cosa fare, e si meravigliava che non lo sapesse anche Petra. 
«Combattere col capitano! Ne faremo di strada, Petra!» 
Lei non si dava pace. «Per poi morire?» 
Auruo le sorrideva e cercava di essere dolce. «Ci alleneremo con lui, diventeremo sempre più forti. E poi, non credi che sia pericoloso anche per lui? Stare sempre in prima linea, avere una squadra da proteggere… Se ci crede lui, ci credo anch’io!» 
Petra scoppiò a ridere. «Ma sei innamorato di lui?» 
Claire pareva non essere in grado di consigliarle nulla. In realtà si teneva sempre a debita distanza da lei, ma capitava che, a volte, passassero del tempo insieme prima di addormentarsi. Provavano inutilmente a parlare con Aniela, ma quella si limitava a scivolare fuori dalla camera senza dire nulla e a tornare a tarda notte piangendo. 
«Sibeal non ha tutti i torti» spiegava Claire «Levi non è entrato nella legione in maniera del tutto regolare. Lui e i suoi amici erano dei delinquenti, fu Erwin che li introdusse nell’esercito, non so se per punirli o per altro.» Si stiracchiò e fece uno sbadiglio, a Petra invece il sonno era completamente passato. Il capitano, un delinquente? «Immagino fosse perché aveva visto quanto erano abili e non se li voleva lasciar scappare… Quei tre erano davvero forti» proseguì Claire. 
«E com’è diventato capitano?» 
«L’anno dopo. Non lo so, gliel’ha chiesto Erwin, immagino.» 
«I suoi amici? Sono ancora qui?» 
«Sono morti.» 
Claire si alzò dal letto, con un ennesimo sbadiglio. Petra aveva voglia di parlare ancora ma la sua amica stava già camminando verso il suo letto. «Comunque, credimi, non ha senso avere paura di lui, anche se non lo conosci.» Si coricò sotto le coperte e si rigirò. Petra si sdraiò ed ascoltò la sua voce, cercando di fare chiarezza nella sua testa.  «Se Erwin si è fidato e continua a fidarsi di lui, tanto basta.» 
Si svegliò solo quando Aniela rientrò nella camera. Faceva molto rumore, come al solito, e invadeva i sogni di singhiozzi disperati. 
«Aniela? Aniela, tutto bene?» provava a sussurrare Petra. 
Ma quella non rispondeva mai, e lei si diceva che non poteva farci niente; era la legione, e all’interno della legione non ci si poteva fare carico anche dei problemi altrui. La vita non era abbastanza. 
  
  

«Quindi avete accettato in quattro, come supponevo.» 
Il capitano Levi li squadrava, immobile e ingobbito sulla sua scrivania. Aveva ufficialmente abbandonato ogni formalità, non si era neppure alzato quando i quattro ragazzi erano entrati. 
Avevano tutti dichiarato che sarebbero entrati volentieri nella squadra del capitano, con la mano sul cuore e gli occhi dritti in quelli di lui. 
«Vi ho selezionati in cinque, perché immaginavo che qualcuno dicesse di no. Quattro è il numero perfetto.» 
Petra ripensò a quello che aveva detto Jeremie, che Levi avesse fatto calcoli su calcoli. Aveva addirittura previsto che uno di loro, solo uno, avrebbe dato forfait – che sapesse addirittura che si trattava proprio di Jeremie? Levi non aveva mostrato alcun segno di sorpresa. 
Petra cercava di guardarlo in faccia, stava attenta a non distogliere lo sguardo. Un delinquente… Levi era stato un delinquente, e ora combatteva per la salvezza dell’umanità. Era entrato nella legione per scagionarsi, forse, ma perché era rimasto, perché era addirittura diventato capitano? 
Non c’era nessuna risposta sul suo volto inespressivo – Petra aveva la sensazione di essere finita nella morsa di un ragno. 
«I vostri allenamenti cominceranno domattina, alle otto.» 
I quattro, di nuovo, fecero il saluto e uscirono dall’ufficio. 
Auruo strizzò l’occhio a Petra. Voleva incoraggiarla, dirle che avevano fatto la scelta giusta. 
Ora erano insieme, nella stessa squadra – Petra si sentiva meglio quando ci pensava. 
Poi si ricordava la disfatta della sua squadra precedente, le morti che le erano passate davanti agli occhi, Aniela che non l’aveva più guardata in faccia; la sensazione di paura non se n’era mai andata, era stata solo soffocata. Avrebbe voluto desiderare di morire con la sua squadra, ma non era così. 
Desiderava dolcemente che vivessero tutti, il più a lungo possibile.










Sono sincera, non ho mai capito se Levi abbia formato la sua squadra appositamente per la questione-Eren o se l'abbia formata in precedenza. Ho deciso di affidarmi alla seconda ipotesi, spero di non turbare nessuno :) 
Grazie come sempre a chi mi segue, a presto!
   
 
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