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Autore: Ria A Baalves    15/01/2015    0 recensioni
Una donna corre. Scappa da una verità che non può evitare.
Stretta al suo tesoro più grande non sente fatica e non sente dolore.
Un tempo la definirono madre, ora la chiamavano strega.
Genere: Angst, Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Catturatela! Uccidete quella strega!»

La corsa a perdifiato fino al bosco poco lontano dal villaggio non era servita ad altro se non a fomentare nei suoi inseguitori quella rabbia che d'un tratto li aveva trasformati in bestie bramose di sangue.
Era stanca e il fagotto che ora reggeva tra le braccia sembrava essere diventato di pietra. Eppure avrebbe preferito morire bruciata sulla pira che l'attendeva in piazza piuttosto che lasciarlo andare. Lui era suo figlio, mai l'avrebbe abbandonato.

«Fermati, maledetta! Non potrai sfuggire in eterno al giudizio di Dio Onnipotente!»

Ogni qualvolta quella voce gridava per sovrastare le urla e i respiri affannati degli altri inseguitori, sul suo cuore si andava a creare una nuova crepa, che andava a frantumare in pezzi ancor più piccoli la sua anima già distrutta.
L'uomo che fino alla notte precedente l'aveva amata nel loro talamo, cercando di cancellare il dolore di quella perdita che non sarebbe mai riuscita ad accettare, ora l'inseguiva come un segugio, al seguito dello stesso priore che aveva consacrato la loro unione e benedetto il loro letto.

«Strega! Figlia di Satana!»

Dai meandri più oscuri e nascosti della sua mente stanca, ella udì il bambino che teneva tra le braccia piangere e le si strinse il cuore. Per quale arcano motivo non la lasciavano in pace? Volevano forse che suo figlio morisse di fame? Erano giorni che non lo nutriva e attraverso la stoffa del panno che lo ricopriva poteva iniziare a sentire le ossa del minuscolo bacino sporgere.

“Fermatevi...”

Supplicò nella propria mente. Oramai le gambe iniziavano a cedere e più di una volta rischiò di cadere a causa delle ingannevoli foglie che nascondevano alla vista le radici aggrovigliate dei rami.
Le voci si facevano via via più lontane ma lei non smise mai di correre; non avrebbe mai lasciato che il suo piccolo tesoro cadesse nelle mani di quei malvagi che volevano fargli del male.

“Fermatevi!”

I polmoni, ormai ghiacciati dall'aria gelida della notte, rantolavano ogni qualvolta ansimava, sfinita per quella fuga che ormai da ore la stava facendo addentrare sempre più nelle profondità di quel bosco inesplorato.
Strinse il bambino più forte a sé quando avverti il piede impigliarsi in un ramo, ma non riuscì a salvarlo dalla caduta.

“NO!”

Il fagotto rotolo a pochi passi da lei, perdendo il piccolo lenzuolo che l'aveva avvolto e protetto tra le braccia della donna. Lei lo guardò con occhi sgranati e una mano sul petto, laddove il cuore continuava il suo feroce e doloroso battere.
Rimase a fissarlo, con l'angoscia che sempre più montava dentro di lei, stringendola in una morsa che le impedì di respirare.

«Dio ci assiste!»

Non udì l'urlo trionfante del priore, presa com'era dall'attesa di vedere quella piccola creatura che liberatasi dall'involucro, mostrava il bianco delle ossa sotto un sottile strato di pelle ormai marcia e sbrindellata. Per quale ragione non piangeva? Che fosse morto a causa della caduta?

«No... no! Figlio mio... gioia mia!»

Allungandosi e senza nemmeno provare a liberare il piede dal groviglio di tronchi, acchiappò il braccio di quel bambino che per pochi giorni, settimane e settimane prima, aveva allietato la sua casa e i cuori di lei e suo marito con le sue risa e i suoi pianti; prima della febbre e di quella notte in cui Sua Signoria tentò di strapparlo dalle sue braccia; prima della sua aggressione ai danni del priore che voleva far del male alla sua amata e desiderata creatura.

«State attenti: è una meretrice diabolica! Circondatela!»

Scossa da un pianto disperato, trascinò il piccolo cadavere di suo figlio a sé, ignorando le torce e i crocifissi che quegli uomini, con odio e disgusto davanti alla scena di una strega che piangeva il cadavere putrefatto di un neonato, le puntavano contro.

«Che qualcuno corra a preparare la pira. Non potrà più sfuggirci.»

Fu la voce che un tempo aveva tanto amato ad emettere la sentenza. Quello stesso uomo che fino a pochi giorni prima la stringeva serenamente tra le sue braccia, ora la guardava con il Sacro disgusto di una mente illuminata dalla religione.
La donna... la strega smise di piangere nel momento stesso in cui due braccia la obbligarono a mettersi in piedi, mentre altre due mani ruvide e prive di tentennamenti prendevano e gettavano il piccolo corpicino lontano, tra gli alberi.
Non disse nulla. Non fece nulla. Non aveva più alcuna ragione per lottare.

   
 
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