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Autore: Daisy Ross    15/01/2015    4 recensioni
I mille (+1) ragionevoli motivi per cui Severus Piton è un vero eroe.
(Ovvero: quando Harry Potter ebbe la spiacevole idea di raccontare a sua figlia una favola della buonanotte e finì, per motivi non precisati, a decantare le virtù dell’adorato ex-professore.)
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Warning: questa è una parodia, una cosa scritta per ridere, insomma, assolutamente non finalizzata ad offendere i gusti di nessuno. I personaggi di questa storia non appartengono a me, ma a J.K. Rowling, of course. E niente, i warnings sono finiti.
 


Cronache di un amabile squilibrato
 
I mille (+1) ragionevoli motivi per cui Severus Piton è un vero eroe.
Ovvero: quando Harry Potter ebbe la spiacevole idea di raccontare a sua figlia una favola della buonanotte e finì, per motivi non precisati, a decantare le virtù dell’adorato ex-professore.
 
 
«Chi era Severus, papà?»
Quella, decretò Ginny, strategicamente nascosta dietro lo stipite della porta, era una domanda pericolosa. Difatti vide Harry agitarsi sul posto, seduto sul letto, proprio accanto alla piccola Lily che, rannicchiata sotto le coperte, lo guardava con estrema curiosità.
Ecco, era finita. Non solo aveva voluto affibbiare quel nome improbabile al loro secondo figlio, ma ora Harry stava per plagiare anche la sua bambina. La sua piccola, innocente bambina.
«L’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.»
Ginny dovette fare uno sforzo non indifferente per non roteare gli occhi al cielo.
Harry Potter sarà anche stato il Salvatore Prescelto del Mondo Magico Che E’ Sopravvissuto Eccetera Eccetera, ma quanto ad originalità non ci sapeva proprio fare.
 Lily aggrottò le sopracciglia. «Perché?»
Oh, no. Ci risiamo. Ginny si batté una mano sulla fronte.
«Perché» cominciò Harry con gli occhi illuminati da un’inquietante adorazione, «ha rischiato la sua vita per quella degli altri, facendo cose pericolosissime, e salvando tante persone.»

Senz’altro, rifletté Ginny, senz’altro. Chi altri avrebbe mai passato i suoi giorni mentendo e tramando, fingendosi fedele ad un mago oscuro potentissimo, per poi tradirlo proprio sotto il suo naso?
(Aveva detto naso? Voleva dire…be’…non importa.)
La risposta è chiara: nessuno. Da qui viene automatico concludere che lui era, a tutti gli effetti, unico nel suo genere.
Severus Piton, l’uomo dal cuore d’oro, dal naso spropositatamente lungo, dalla morale discutibile – comunque vogliate chiamarlo, lui, l’unico e il solo.
E, d’accordo, magari non era sempre stato uno zuccherino.
Insomma, non si poteva negare che avesse avuto tanti difetti. Numerosissimi difetti, a dire il vero, Ginny ne era certa. Ma nessuno era perfetto, giusto?
E sì, forse Severus aveva qualche problemino di igiene, e magari pure un’abbondante dose di pregiudizi, uno o due sintomi di sociopatia, per non parlare poi della sua preoccupante inclinazione alle relazioni ossessive e malsane, o…cosa stava dicendo? Oh, sì, giusto; insomma, poteva anche avere tutte queste cose, ma Ginny sapeva che in fondo al suo cuore, nei luoghi più remoti della sua anima, Severus Piton era un uomo buono.
E coraggioso, non dimentichiamocelo. Il più coraggioso che Harry avesse mai conosciuto (tanto per ricordarvelo, visto che, comuni mortali quali siete, ve lo sarete sicuramente dimenticato).
Talmente coraggioso che arrivò perfino ad essere disposto a sacrificare la vita di un uomo e del figlio neonato pur di salvare la donna che amava. Insomma! Cavolo! Accidenti, se questo non vi sembra coraggio, allora siete proprio degli stolti.

Ma Severus Piton non era solo buono e coraggioso. Severus Piton era, in effetti, anche magnanimo. E autorevole.
Questo era palese anche solo dal fatto che avesse deciso di intraprendere la carriera di insegnante. Una nobile professione, non c’è che dire. E lui sì che la sapeva svolgere come Ministro della Magia comanda.
Anzi, aveva addirittura compreso, lui solo, quale fosse il metodo infallibile per educare i suoi ragazzi al sapere: la brutalità.
Sempre nei limiti di un uomo buono e coraggioso e magnanimo, ovviamente. Lui sapeva che questi ragazzi, questi giovinetti con la testa tra le nuvole avevano solo bisogno di crudeltà gratuita e terrorismo psicologico per emergere dal loro stato di ignoranza.
Sapeva che niente era più efficace di un insulto sull’aspetto esteriore di una fanciulla, o sulle scarse capacità di un ragazzino insicuro, per portare i suoi studenti sulla retta via.
E così, un po’ di minacce di qua, un po’ di palesi favoritismi di là, ed ecco che dalle sue classi sfornava ogni anno schiere di ragazzi modello.
Basti pensare a Neville Paciock. Di chi volete fosse il merito se quel bambino timido, solo e spaventato sia diventato un uomo così valoroso? Ma di Severus, certamente. Non certo di Harry, o dei suoi amici, o di Neville stesso. Sciocchi.

E se credete che la lista dei suoi pregi sia finita qui, vi sbagliate di grosso. Perché oltre che buono e coraggioso e magnanimo, era anche fedele.
Ma del tipo che i cani gli facevano un baffo, capite? Proprio fedelissimo. Talmente tanto che, al suo quinto anno, decise che fosse arrivato il momento giusto per dichiararsi alla sua migliore amica, così, rimanendo devoto alla propria inflessibile morale, la chiamò Mezzosangue, e ci rimase pure male quando lei non gli rivolse più la parola.
E poi, siccome si sentiva tradito e friendzonato, decise anche di voltarle le sue fedeli spalle e, invece che cercarsi un altro hobby che non fosse stalkerare Lily Evans, cominciò ad andarsene in giro con i Mangiamorte (che dal nome potrebbero sembrare delle cattive persone, ma in verità erano tutti come lui. Quindi…insomma. Sì, be’.).
Era leale quasi quanto erano puliti i suoi capelli.

Ma quella, logicamente, era stata tutta colpa di Lily, non sua. E di quel suino di James, Ginny ne era assolutamente convinta.
Quei due avevano letteralmente rovinato la vita del povero Severus, che da tutta quella storia ne era uscito come un martire di guerra.
Perché era ovvio che lui la meritasse più di quel Potter, diamine!
Chi era che aveva sempre amato Lily, sin da bambino? Severus.
Chi era che la spiava da dietro i cespugli, le teneva i libri, le affibiava teneri e simpatici nomignoli quali Sanguesporco o simili? Severus.
Chi era che aveva protetto il suo unico figlio dopo la morte della suddetta, donandogli tutto l’amore e l’affetto e gli abusi psicologici di cui un bambino orfano aveva bisogno? Sempre Severus.
E chi era che aveva sacrificato la propria vita per cercare di proteggerla? Sever- ops, no. Be’, in fondo questa non era poi un granché come motivazione. Anzi, a dirla tutta, è proprio una bazzecola.

Dunque, a conti fatti, Ginny avrebbe potuto affermare con una certa sicurezza che Severus era stato anche un uomo meritevole. Oltre che buono e coraggioso e magnanimo e fedele, certamente.
Grazie al cielo, pensò Ginny, il suo non era un nome unisex, o Harry avrebbe chiamato così anche sua figlia, ne era sicura. Roba che James Potter si stava probabilmente rivoltando nella tomba.
«Allora era un…un eroe?» chiese la piccola Lily, strizzandosi gli occhi stanchi.
«Un vero eroe» concordò suo padre, mentre Ginny ridacchiava dall’angolo della sua postazione.
Un vero eroe. 
  
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