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Autore: la luna nera    16/01/2015    3 recensioni
E' trascorso quasi un anno dal ritorno definitivo di Edward Harringhton nella nostra epoca e tutto fra lui e Daisy va per il meglio. Ma all'orizzonte si stanno addensando le nubi minacciose di un temporale. Che non è come tutti gli altri....
Cosa potrebbe accadere se qualcuno nel passato avesse bisogno di lui? Per caso c'è chi lo sta chiamando perché torni indietro nel tempo? E Daisy se ne starà con le mani in mano o farà di tutto per tenerlo accanto a sé?
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SWANLAKE PALACE, UNA SETTIMANA PRIMA DEL RICEVIMENTO
 
 
Miei cari genitori,
unisco all’invito della famiglia Harringhton questa mia lettera per informarvi sulla mia persona e sulla mia vita presso la capitale del regno di Sua Maestà la nostra nobile sovrana Vittoria. La sorte mi sorride e con immensa gioia vi comunico che presto entrerò a far parte del nobile casato degli Harringhton. Vi esorto dunque a raggiungermi prima possibile, affinché si possa dare inizio ai preparativi del mio matrimonio. L’annuncio ufficiale sarà dato in occasione del ricevimento organizzato da Sua Grazia il Duca e desidero ardentemente avervi vicino in un momento per me così importante. Vi informo inoltre che non sarà necessario predisporre alcuna dote consistente, il mio futuro sposo mi ha già nominata proprietaria del suo ingente patrimonio.
Attendo con ansia di potervi abbracciare di nuovo.
Con affetto
Louise
 
 
La ragazza piegò con cura il foglio e lo introdusse in una busta, poi consegnò  il tutto perché fosse recapitato prima possibile alla sua famiglia nel Somerset. Il suo cuore esplodeva di felicità poiché gli avvenimenti degli ultimi giorni le avevano stravolto la vita facendola passare dalla nera disperazione all’apice della gioia. E quello che le era accaduto restava chiuso nel suo cuore, non ne aveva fatto parola con nessuno, specie con i membri della famiglia Harringhton. Si chiuse nella sua stanza vagando con l’immaginazione, vedeva tutto sotto una luce diversa, ogni cosa appariva di colore rosa, il grande giardino le sembrava la cosa più fantastica sulla faccia della Terra così come la stessa villa. Scostò leggermente le tende della finestra e scorse laggiù fra le rose non ancora fiorite, la causa dell’immensa felicità che le aveva invaso anima e cuore. La sua bocca si piegò in un sorriso luminoso: finalmente anche lei aveva trovato la sua serenità.
 
 
SWANLAKE PALACE, DUE GIORNI PRIMA DEL RICEVIMENTO
 
Daisy stava provando l’abito che avrebbe indossato in occasione del gran ballo organizzato dal padre di Edward per gli ultimi ritocchi. Era un autentico capolavoro di sartoria: il bustino la fasciava stretta e dalla vita si dipartiva un’ampia gonna formata da tantissimi strati di seta e organza dal tenue color crema. L’abito le lasciava le spalle scoperte, adornandole con una sorta di stola che si andava a ricongiungere davanti con un elegante cammeo. Nonostante ciò la ragazza era molto pensierosa poiché ancora non aveva trovato una soluzione credibile per giustificare l’impossibilità di presentare al duca la sua famiglia. Le sarte lavoravano senza sosta da giorni per ultimare i preparativi, poco più in là su altri manichini c’erano infatti gli abiti confezionati per Henriette, Rosemary e Louise, tutti meravigliosi. Osservando l’abito della giovane Millstone un altro pensiero per niente tranquillizzante si riaffacciò nella sua mente: nel giro di due giorni il suo destino si sarebbe compiuto e avrebbero saputo chi fra le due avrebbe ricevuto la benedizione della famiglia Harringhton per le nozze. Se avesse perso la sfida, cosa ne sarebbe stato di lei? Sarebbe tornata nel suo tempo da sola o con Edward? Oppure avrebbe vagato per sempre in quella sorta di limbo dove regna l’immobilità? Era preda della più grande preoccupazione mai provata in vita sua, sapeva che la sua rivale partiva avvantaggiata, nonostante i vecchi dissapori familiari, ora superati, poteva contare sulla presenza dei suoi congiunti. Lei era sola, dove poteva trovare nel giro di due giorni delle persone da poter far passare come genitori, parenti più o meno prossimi? Spacciarsi per orfana o appartenente alla classe sociale più bassa era un pessimo biglietto da visita; inventarsi un improbabile ritardo per cause indipendenti era poco credibile. Poteva raccontare che i suoi si trovavano, ad esempio, in India per commerciare the, o al di là dell’oceano Atlantico… E trovare una scusa altrettanto credibile alla domanda quasi automatica Perché non ce lo ha detto prima?
Il tempo passava e l’avvicinava sempre di più a quel momento fatidico e maledetto in cui doveva trovarsi di fronte all’annuncio del fidanzamento ufficiale del suo Edward con quella. Sarebbe mai tornata nel suo tempo se lui avrebbe dovuto sposare l’altra?
 
 
E come ogni uomo alle prese con la fidanzata in giro fra abiti e accessori, Edward era seduto su una sedia nel corridoio presso il salone dove Daisy stava ultimando le prove dell’abito. Attendeva da quasi un’ora e non potendo contare sull’aiuto dello smartphone per ingannare il tempo, faticava a tenere gli occhi aperti. Ogni tanto sbuffava chiedendosi per quanto ancora doveva attendere lì fuori, aveva imparato a mente tutti i particolari del ritratto del suo antenato appeso alla parete, non sapeva più come stare seduto su quel cuscino, aveva contato tutte le pieghe delle tende, tutti gli uccelli che svolazzavano da un albero all’altro del giardino, con quello svampito di suo cugino che vagava di cespuglio in cespuglio, sicuramente ancora in cerca della sua fantomatica creatura. Quest’ultima cosa a dire il vero gli fece piegare la bocca in un lieve sorriso: almeno aveva smesso di corteggiare Daisy fino allo sfinimento!
Pochi istanti dopo un’altra cosa catturò la sua attenzione: una carrozza piuttosto grande trainata da quatto cavalli fece il suo ingresso a Swanlake Palace. C’erano due cocchieri e dei bagagli decisamente voluminosi… Voleva sbagliarsi ma aveva la netta sensazione che i Millstone ne fossero i passeggeri. Perché erano arrivati con due giorni di anticipo rispetto al previsto?
E uno dei due cocchieri non era forse…?
“Ho finito, scusa se ti ho fatto attendere tutto questo tempo.” Daisy era appena uscita dalla stanza e lo trovò con gli occhi incollati alla finestra.
Edward si voltò, non aveva dato ascolto alle sue parole, la guardò un attimo, poi la sua attenzione fu di nuovo per gli ospiti appena arrivati.
“Che succede?” La ragazza guardò fuori. “I Millstone? Che ci fanno già qui?”
“Sai dov’è Rosemary?”
“No, perché?”
“Vedi quel ragazzo alto  che sta scaricando i bagagli?”
“Quello con il mantello verde scuro?”
Annuì con la testa. “E’ Nicholas Leighton.” Fissò la ragazza negli occhi. “Non so cosa si è inventato per venire qui, ma so con certezza che lo ha fatto per lei.”
Negli occhi di Daisy si formarono all’istante miriadi di stelle. “Quant’è dolce…. La ama davvero tanto.” Si lasciò sopraffare dalla sua vena romantica.
“Dobbiamo trovarla velocemente, vieni!”
Si precipitarono mano nella mano al piano di sotto, cercarono in tutte le stanze: Rosemary non c’era.
“Aspetta… Sento qualcosa.” La ragazza si portò una mano alla testa. “E’ in casa ed è in contatto con degli spiriti.”
“Nel sottotetto, svelta! Quando fa quelle cose si nasconde lì!”
Salirono le scale in un lampo raggiungendo i piani più alti del palazzo. Man mano che si avvicinavano alla stanzetta dove si trovava Rosemary, Daisy avvertiva fortissime energie positive e protettive. Le percepiva in modo netto e distinto ed entrò in quell’ambiente in punta di piedi con il massimo rispetto e senza recare il minimo disturbo. Non appena la ragazza riprese il totale controllo delle sue facoltà, si voltò verso il fratello e la sua fidanzata.
“Sento fortissime correnti psichiche, cosa sta accadendo?” Nel suo sguardo c’era tensione.
“Tesoro…” Edward corse a stringerle le mani. “Nicholas è qui.”
Rosemary impallidì, le sue labbra tremavano. “Nich…Nicholas…”
“Tu lo sapevi?”
“Sentivo che doveva accadere qualcosa” deglutì “ma non sapevo che… non credevo che…”
Non terminò la frase, spinse involontariamente il fratello quasi fino a farlo cadere a terra, scese le tre rampe di scale con il cuore in gola e gli occhi spalancati per l’incredulità. Davvero il suo amato Nicholas era lì? Giunse nel piazzale con i capelli quasi completamente sciolti e le guance di nuovo rosee, c’erano solo due bauli da portare nel palazzo. La o le carrozze, non sapeva quanti mezzi fossero stati utilizzati, erano già state spostate e i cavalli forse si trovavano presso le scuderie. E lui non poteva che essere lì a curare gli animali che lo avevano portato a Londra. Con il fiato corto e le gambe tremanti si avviò verso le stalle, la porta era socchiusa, si affacciò titubante con il terrore che stesse sognando tutto. Sentiva dei rumori, qualcuno stava mettendo il fieno nelle mangiatoie, si avvicinò in punta di piedi e per poco non svenne quando, nella penombra, vide che era proprio lui.
Si appoggiò ad una parete e le prime lacrime iniziarono a rigarle il viso. “Nicholas….” L’emozione le aveva lasciato solo un misero filo di voce, flebile ma sufficiente a far voltare il ragazzo e a fargli cadere di mano il forcone non appena la vide. Bisbigliò appena il suo nome, quel nome che sussurrava ogni sera alle stelle sperando che giungesse fino a lei; lei che era lontana, lei che ora stava lì a due passi. Incurante dei rischi che potevano correre corse a stringerla fra le braccia, riempiendo i polmoni della delicata fragranza dei suoi capelli, quel profumo che aveva conservato dentro di sé e che lo aveva aiutato a sopportare quella terribile lontananza. Si scostarono leggermente per guardarsi in faccia, erano ancora increduli. Le accarezzò il viso asciugandole le lacrime, ne descrisse il contorno una, due, tre volte come a volersi sincerare che quella fra le sue braccia non era il frutto della sua fantasia, era lei in carne ed ossa.
“Dio, quanto mi siete mancata….”
“Non ho fatto che pensarvi in queste lunghe settimane…”
“Possibile che siete ogni volta più bella?”
“Possibile che siete davvero qui?”
Le loro labbra si stavano avvicinando pericolosamente, il sapore del loro primo ed unico bacio aveva lasciato impresso in entrambi qualcosa di incancellabile e bramavano di rivivere quegli attimi di magia lì in quel momento, avvolti nella penombra e lontani da tutto il resto del mondo.
“Dovete vedere che cavalli, caro Gilbert!”
“Sono proprio curioso!”
Due voci spezzarono l’incanto. “Oh cavolo, mio padre!” Rosemary si allontanò da Nicholas. “Se ci scopre siamo nei guai!” Fu difficile sciogliere quell’abbraccio, ma necessario.
“Ecco, conoscete il figlio del conte Leighton, è lui che ce li ha forniti e…”
“Rosemary?”
“Padre…” La ragazza si inchinò al genitore. “Lord Millstone…”
“Posso chiederti il motivo della tua presenza nelle scuderie?”
“Beh… sapete che adoro i cavalli e… ho notato poco fa degli animali bellissimi, suppongo siano quelli che hanno accompagnato qui sir Jacob e… insomma, volevo vederli da vicino.”
Il padre ascoltò con attenzione le parole della ragazza, non era troppo convinto e Rosemery se ne rese conto scorgendo una luce strana nei suoi occhi. “Adesso torna a casa, tua madre ti sta cercando.”
Salutò frettolosamente e si allontanò dai tre uomini andandosi a nascondere dietro alcuni montanti che sorreggevano la copertura. Diede un’ultima occhiata a Nicholas muto e immobile mentre gli altri erano persi nel contemplare gli animali, prima di uscire dai locali ed andarsi a sedere sull’ultima panchina del parco, proprio dietro alla chiesetta, con una mano sul cuore. Batteva forte, anzi fortissimo, e non per la corsa che aveva fatto, semplicemente perché ancora era incredula di ciò che era appena accaduto. Poggiò la testa all’indietro e si passò una mano sulla fronte: Nicholas era davvero a Swanlake Palace? Non era un sogno? Se lo fosse stato, nel cielo avrebbe contato le stelle, non gli uccelli che si crogiolavano ai raggi del sole, poiché come sempre, si svegliava nel cuore della notte dopo averlo sognato ed aver creduto che fosse accanto a lei. Restò immobile in assoluto silenzio, aveva bisogno di tranquillità per riprendere il controllo dei suoi nervi e non commettere passi falsi.
“Finalmente vi ho trovata.”
Sussultò. E sorrise.
“Ho girato in lungo e in largo il parco della villa per cercarvi.” Nicholas le prese le mani fra le sue e le portò alle labbra.
“Non posso ancora credere che siete davvero qui. Vi prego, ditemi che non sto sognando, datemi un pizzicotto…”
“Preferirei piuttosto darvi un bacio.”
“E’ pericoloso.”
“Lo so, ma non resisto più. Da quando siete partita non ho fatto altro che pensare a voi, a trovare un espediente per raggiungervi. E’ stato questo difficile periodo che mi ha fatto comprendere che quello che provo per voi non è una semplice infatuazione. Sono tornato ogni giorno nel luogo dei nostri incontri segreti sperando di vedervi arrivare da un momento all’altro, non volevo arrendermi all’evidenza di non potervi più incontrare. Sentivo troppo la vostra mancanza e non appena i Millstone si sono rivolti a mio padre per prendere in prestito dei cavalli e una carrozza sufficientemente grande per venire qui, non ho esitato un istante ad offrirmi per accompagnarli.”
Il volto della ragazza si illuminò, lo accarezzò dolcemente ed impresse un delicato bacio sulle sue labbra.
“Ascoltatemi Rosemary, so di non essere un buon partito per voi, la mia famiglia è inferiore alla vostra e probabilmente vostro padre ha già deciso chi sarà il fortunato che vi avrà come consorte. Malgrado questo, vorrei chiedere la vostra mano non appena mi sarà possibile, sono pronto a tutto per voi e qualunque cosa mi verrà chiesta, io lo farò. E lo farò per voi.”
A queste parole la ragazza non riuscì a trattenere oltre le lacrime, affondò il viso nel suo petto e si lasciò stringere. Anche lei si sarebbe battuta fino allo stremo delle forze per restare con lui, avrebbe fatto di tutto, incluso rinunciare al suo titolo nobiliare, beni, possedimenti di famiglia e quant’altro. Niente aveva più valore della felicità. E la felicità aveva un solo nome: Nicholas Leighton.
 
 
SWANLAKE PALACE, LA SERA DEL RICEVIMENTO
 
Il fior fiore dell’aristocrazia britannica era già nell’enorme salone in attesa dell’ingresso del duca e della sua famiglia. Louise era in compagnia dei genitori e del fratello, Nicholas era in disparte, elegantissimo, Daisy era sola, vicino ad una porta finestra e si rese presto conto di essere nel mirino di molti giovani presenti. Aveva i nervi a fior di pelle perché ancora non si era inventata una valida giustificazione per l’assenza della sua famiglia. Percepiva la presenza degli spiriti degli antenati Harringhton che le sussurravano di restare tranquilla perché tutto si sarebbe aggiustato, ma lei proprio non riusciva a pensare in positivo in quel contesto di sfarzo ed eleganza basata sulle apparenze dedite solo a salvaguardare il buon nome della famiglia o l’appartenenza a questo o quel ceto sociale. Lì, a breve, sarebbe forse stata umiliata davanti a tutti quegli snob le cui conseguenza sarebbero state decisive per il suo futuro.
Il maggiordomo batté tre volte il bastone sul pavimento per richiamare l’attenzione dei presenti che fecero subito silenzio, ed annunciò solennemente l’ingresso di Sua Grazia il duca Gilbert Harringhton, la duchessa Anne, i figli Sir Edward, Lady Henriette e Lady Rosemary. A chiudere il corteo Lord Lawrence.
Daisy sentì un tuffo al cuore pazzesco: Edward era sempre bellissimo, ma quella sera stava superando il limite che credeva insuperabile. Gli altri non esistevano e non esisteva neanche il salone, per lei era buio completo: l’unica fonte di luce era lui e non poteva neanche pensare lontanamente che a breve qualcuno poteva spegnerla per sempre. Nicholas fu costretto ad appoggiarsi ad una colonna non appena scorse la sua amata, tanto era bella e leggiadra in quell’abito color del cielo che era un tutt’uno con i suoi occhi azzurri. Forse il buon senso o forse qualche spirito invisibile lo trattenne dall’andare incontro alla ragazza e urlarle in faccia davanti a tutti quanto era meravigliosa e che avrebbe superato mari e monti pur di averla accanto per il resto dei suoi giorni.
Louise si era avvicinata ai genitori, con gli occhi incollati sulla famiglia Harringhton. “Finalmente…. Finalmente la sorte mi sorride, questo è il momento che sogno da una vita.”
 
 
 
Ciao a tutti!
Chiedo scusa per il mostruoso ritardo… Sono piombata nella pigrizia più assurda che mi ha causato un blocco totale. Non riuscivo più a scrivere un tubo, sono stata più di una volta davanti alla pagina bianca fissando il cursore lampeggiante senza sapere cosa scrivere. Adesso sono tornata in pista ed eccomi di nuovo qua.
Allora… c’è stato un ritorno inaspettato, c’è invece un matrimonio in vista che riguarda Louise e …. Qualcuno l’ha intuito?
Grazie a tutti voi che avete la pazienza di seguire la storia e soprattutto a voi che commentate.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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